Come lei nessuno mai

I giorni passano e Belias non mi molla. Piccolo, frammentario, riassunto di quasi due settimane di struggle frustrati, di incontri, di chiacchiere, di tormenti. E della dolcezza imprevista di una mano di velluto nascosta in un guanto di acciaio.

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Basta attivare una piccola opzione nelle preferenze, e Second Life registra sul tuo hard disk tutte le conversazioni che hai avuto con chiunque. La chat pubblica va a finire tutta in un immenso file in cui diventa difficile fare ricerche – ma per quanto riguarda gli IM ogni tuo interlocutore ha un suo piccolo file di testo. Li ho ordinati per peso, ed ecco i primi tre risultati: Samy80 Owatatsumi (584KB), Belias Rubble (272KB), Rossella Pintens (228KB).

Considerando che Samy, praticamente, non si collega più da almeno un mese e mezzo (come stai, Samina? Dove sei? Come va il braccio?) il suo record è particolarmente notevole. Come è noto, io odio gli IM, perché ritengo che Second Life abbia senso quando diventa una sorta di film in cui si interagisce con chi è presente nello stesso spazio virtuale – e gli IM distraggono da tutto questo, riportando il tutto ai meccanismi della chat. Eppure, come tutte le regole, le eccezioni sono necessarie. E Samy, Belias e Rossella sono evidentemente state, in questi mesi, le eccezioni più importanti, qualsiasi cosa ciò voglia dire.

f0f9a2ad7c788bd9e36012de22fedc3d.jpgEppure, sulle prime, Belias non mi era parsa affatto una persona con cui avrei passato tanto tempo. Quella sua abitudine di sorridere in inglese (“Belias smiles”) anche quando si trova fra italiani, la famigerata tendenza a usare ogni tanto il “ke” invece del “che”, una propensione eccessiva agli IM (il che talora le provoca ingorghi di conversazioni simultanee, costringendo l’interlocutore presente ad aspettare parecchio prima che lei gli risponda). E poi un carattere non facile da decifrare: perché in teoria era la bestiolina domestica di Happytimes Dawes, che ogni tanto la incaprettava strettamente nel suo dungeon per punirla di questa o di quella disobbedienza – ma poi la trovavo spesso con in mano le chiavi di qualche malcapitato, pronta a sbruciacchiare un prigioniero con la palla di fuoco che a volte le compare nella mano. Si sentiva, fin da allora, che dietro a quell’apparenza di fragile vittima si nascondeva uno spirito molto più aggressivo della media.

Quando, ormai parecchi giorni fa, Belias mi ha acchiappata a tradimento approfittando della mia incauta mossa di aggiungerla ai nomi del plugin “Friends”, era chiaro che non sarebbe stata una passeggiata. Quello che non mi era chiaro affatto era dove questa passeggiata avrebbe finito per portarmi. Inizialmente, Belias ha annunciato che sarei diventata il suo “giocattolo” e mi ha sottoposta a tutte le umiliazioni che già avevo subito ad opera di Cerdita – ma fin da allora, l’obbligo di salutarla in IM non appena l’avessi vista apparire online aggiungeva un elemento potenzialmente più profondo. Mi è capitato un paio di volte di non inviarle subito il saluto richiesto – e di subirne immediatamente il castigo. Ci è voluto poco perché cominciassi a entrare in ansia ogni volta che si collegava, desiderando compiacerla in qualche modo, per cercare di evitare la sua ira.

87675ecc9f7a6fc6ce8d2cf7dea4b7c5.jpg1676a16aa7b80c71cc6e7f37bbdc7fda.jpg Sì, perché Belias, come Mistress, non è facilmente prevedibile. Senza motivo, la sua mano passa dalla carezza allo schiaffo in un attimo, ma altrettanto velocemente torna alla carezza. Per una frase sarcastica, ti molla dieci frustate, poi viene a baciarti sulle labbra. Ti umilia strappandoti via la gonna e lasciandoti esposta al primo che passa, ma poi non lascia avvicinare nessuno e ti fa sentire protetta nella cattività – almeno fino a quando non sparisce per un po’, a vivere avventure con il piccolo harem di prigioniere che, a quanto sembra, sta accumulando. Mi capita di guardarla negli occhi, quasi a cercare un lampo che mi annunci se sto per essere coccolata oppure punita, per una battuta che magari le ha anche strappato un sorriso – e scopro di non avere modo di saperlo prima. Quando quella mano si solleva, non sai mai se scenderà lenta e affettuosa o con un improvviso desiderio di ferire.

Una doccia scozzese, insomma, e non solo in senso fisico. Poche ore dopo aver dichiarato la mia riduzione a suo giocattolo, Belias ha cominciato a parlare di vendermi a qualcuno. C’è un tale Kikko Carnell, un proprietario terriero che fa lo sborone con frasi come “i soldi non sono un problema”, e per un po’ Belias mi ha fatto credere che sarei finita a lavorare per lui in qualche locale pieno di niubbi. C’è Faerie Nitely, una sua cara amica, che ha offerto una cifra per lei abbastanza ingente per fare di me una bambola con cui giocare (esiste, pare, una macchina che ti riveste di plastica e ti rende una marionetta nelle mani della tua proprietaria… che può immobilizzarti, vestirti e svestirti, portarti a spasso – a tutti gli effetti facendo di te una specie di Barbie a grandezza naturale). C’è Pedro, che avrebbe offerto anche lui una qualche sommetta per mettere le sue mani su di me. E c’è, naturalmente, Cielo, che ogni tanto ripropone l’idea perché, a quanto ho capito, il business plan di Villa BDSM consiste nell’affermarsi come agenzia di acquisto e vendita di schiavi.

Però i giorni passano, e Belias non mi vende. Anzi, spesso dice che sta meditando di tenermi per sè. Poi cambia idea: “Mi sa che adesso vengo e ti lascio andare”, mi scrive in IM da chissà dove. E invece arriva accanto a me e mi dà una ripassata a tutti i legami, vanificando in un lampo ore di tentativi per liberarmi. Poi annuncia di nuovo di volermi vendere, ma rinvia il momento a quando sarà riuscita a piegarmi. A quando, finalmente, mi sottometterò al suo volere – cessando i miei tentativi di fuga, arrivando al punto in cui il mio solo desiderio sia appartenerle. “Sto meditando di tenerti tutta per me”, mormora con un tono nella voce che mi mette il cuore in subbuglio. Ma poi la sua voce si abbassa un poco, aggiunge: “Non sarò mai all’altezza” e resta un po’ in silenzio. E io resto lì, confusa, sballottata fra i suoi pensieri come una barchetta nella tempesta, timorosa di contrariarla, incerta su come compiacerla, lacerata fra il desiderio di fuggire e quello di rinunciarvi. Ansiosa, soprattutto, di far sì che prevalga in lei il desiderio di non cedermi a chicchessia.

5cd21401559e5ad5c6c2c6a440cd7b4f.jpg Non so se in me si stia verificando la Sindrome di Stoccolma – io non sono Mystique, non so rinunciare a tentare la fuga. Ogni volta che mi trovo online e Belias non è presente, mi dibatto nelle manette cercando di liberarmi. Sobbalzo quando la vedo ricomparire online, perché ho la certezza che fra pochi istanti si materializzerà davanti a me per ritoccare tutte le serrature – per riconsolidare il suo dominio su di me. Tutto questo accade non una, non due, ma dieci, venti volte, più volte al giorno: tento di liberarmi per un po’, e lei torna a legarmi. Provo di nuovo, e lei torna a legarmi. Rinnovo gli sforzi. Lei torna a legarmi, spietata come una goccia che sa di avere, per scavare una pietra, tutto il tempo del mondo. E la pietra si scava, eccome: ogni volta che Belias torna a resettarmi le manette, la sensazione che provo cambia, lenta, quasi impercettibile ma alla lunga evidente: la disperazione di dover ricominciare ogni volta da zero, piano piano, si affievolisce… e a poco a poco comincio a provare qualcosa di diverso. Qualcosa come una vaga sensazione di ritorno a casa ogni volta che sento lo scatto delle manette attorno ai polsi, come se Belias fosse venuta a… a salvarmi dalla libertà che mi stavo conquistando. A riprendermi, a riabbracciarmi, a rammentarmi che sono sua e che non ho alcuna possibilità di sfuggirle. Fino a quando non sarà lei a volerlo.

Non che questo rallenti i miei tentativi. Ogni volta che lei si allontana, ogni volta che lei va offline, io riprendo freneticamente la serie degli struggle, degli squirm, dei tug. Però, quando lei resta lontana abbastanza a lungo, e io comincio a vedersi avvicinare il momento in cui i miei legami cederanno, in me comincia a crescere una paura ambigua: da un lato la paura che lei ricompaia, da un momento all’altro, per stringermi di nuovo nella morsa di metallo… e dall’altro il vago timore che questo non accada, che lei si distragga, che rimanga lontana da me ancora quel poco che basta perché io possa liberarmi.

Così, una mattina, succede qualcosa che mi turba profondamente. Mi sveglio presto in RL a causa di una zanzara molesta, mi rendo conto che non riuscirò a riprendere sonno, mi collego e riprendo i miei tentativi di liberarmi dai legami. Infilo una serie fortunata, mi libero dal bavaglio (che comunque Belias preferisce in genere tenermi aperto – mostrando di apprezzare la mia conversazione in un modo che mi lusinga più di qualsiasi complimento)… dalle manette… dalle cavigliere…

972172c9bdede2ad36ca84677f1d53e0.jpg …quasi. Sulle cavigliere arrivo quasi fino in fondo. So che mi manca una sola mossa per liberarmi, so che quella mossa è uno struggle. E so anche che ho recuperato le forze, che basta un clic per slegarmi. Ma esito. Se mi slego, adesso, cosa succede? Recuperate le mie chiavi, Belias non avrebbe più in mano nulla per trattenermi. Potrei andare a Stonehaven, a giocare con Cerdita, Forrest, Moss, Mudlark… potrei andare a occuparmi dei miei bane, da troppo tempo trascurati. Potrei tornare a trovare Mystique, vedere che succede fra lei e Jaron, vedere se l’harem sta crescendo.

E invece no. Mi scollego, decido di aspettare più tardi, di collegarmi quando è più probabile che Belias sia online. Per mandarle un IM di saluto, non appena si collega, e avvertirla: “Miss Belias, le mie cavigliere sono quasi aperte. Fai ancora in tempo a chiuderle, se vieni subito. Vuoi farlo?”

Il destino decide altrimenti, e quando torno online, Belias è già lì pronta ad aspettarmi davanti alla croce a cui sono appesa ormai da giorni. Le cavigliere mi vengono richiuse addosso prima ancora che abbia finito di materializzarmi – e benché io le dica subito quale era la mia intenzione, non sono così sicura che lei ci creda. Fatto sta che la sorpresa che volevo farle è andata: l’evidenza è che stavo quasi per sfuggirle, e che lei mi ha riacchiappata appena in tempo. Ci resto male io, forse ci resta un po’ male anche lei, se si limita ad assicurarmi il guinzaglio alle caviglie senza esigere che io le renda le chiavi di manette e bavaglio. Di tutti i legami che ho indosso, le cavigliere sono comunque le più difficili da sconfiggere. E la mia odissea riprende, su quella croce di Villa BDSM che, se va avanti così, rischia di prendere il mio nome.


(Prossimamente: Il gioco di Belias)

I Plugin dei Real Restraints

A oltre dieci giorni di cattività ad opera di Belias, un nuovo post di servizio con informazioni su alcune funzioni poco note dei prodotti Real Restraints – per chi non sa l’inglese o è troppo pigro per leggere le istruzioni.

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Ci sarebbe molto da raccontare su quello che è successo dopo l’ultimo post. Ma sono ancora bloccata a Villa BDSM, Belias Rubble ha ancora le mie chiavi e ogni tanto torna a ritoccarle e a mettere un po’ di sale sulle ferite che mi ha provocato con la sua frusta. Direi che c’è tutto il tempo di ritornarci, mentre è l’ora della promessa seconda parte del post sui Real Restraints, ad uso e consumo di chi ancora non li conosce (gli altri, fra cui la stessa Belias, possono tranquillamente risparmiarsi la lettura che segue).

Per plugin si intende uno script addizionale che estende il potere degli oggetti che lo contengono. Molti sono efficaci solo quando chi indossa le manette utilizza anche il Restrained Life (o RL, ma se ne parla spesso anche come del RR) Viewer, al quale però dedicherò un post specifico in futuro. Gli oggetti di Marine contengono tutti una bella scelta di opzioni piuttosto bastarde – ma poi, come ben sa chi legge con attenzione queste pagine, c’è chi produce in proprio plugin alternativi in grado di aggiungere possibilità di controllo ancora più intense. Poiché è impossibile tener conto di tutti i prodotti che ormai arrivano sul mercato uno dopo l’altro, qui mi limiterò a descrivere meglio la dotazione base di tutti i prodotti RR, sperando di fare cosa utile ai residenti italiani più inesperti. Per i quali segnalo qui en passant che per Restraint (ossia restrizione) si intende, nelle righe che seguono, l’oggetto fisico da indossare – ossia le manette, le cavigliere, le corde, le cinture… eccetera.

2e7560ad9c086e64511276ed4cf1162b.jpg Per accedere ai plugin è necessario cliccare l’omonimo pulsante al centro del menu blu che compare in alto a destra sullo schermo, e di cui abbiamo già parlato. Non c’è un limite al numero dei plugin disponibili – se non si trova nella prima schermata quello che si sta cercando si può andare a vedere nelle altre pagine del menu cliccando  i pulsanti “<< Prev” e “Next >>”. Non tutti i plugin sono accessibili a chiunque, tuttavia: la loro disponibilità è spesso riservata a determinate persone, vale a dire:

– Chiunque (fintanto che le chiavi siano disponibili)
– Solo chi ha le chiavi (o keyholder. Ma attenzione: il keyholder potrebbe essere anche la stessa persona che indossa l’oggetto – supponiamo che si sia legata da sola! Però se il legame è stato chiuso con un timer le chiavi non sono più raggiungibili fino a quando il tempo non sia scaduto)
– Solo chi indossa il restraint (accessibili anche quando questo è chiuso)
– Solo chi NON indossa il restraint (fintanto che le chiavi siano disponibili)

Le scelte riservate a chi indossa il restraint non sono moltissime, ma ce n’è una abbastanza importante che sfugge troppo spesso agli utenti maschi. Il plugin “Gender” serve a far sì che le comunicazioni emesse in chat dai legami siano coerenti col genere di chi le indossa. Poiché i restraint sono, di base, impostati al femminile, non si contano gli uomini che si rendono ridicoli perché non si accorgono che le frasi (ad esempio “Pincopallo squirms in her restraints“, ossia “si contorce nei suoi legami“, dove “suoi” significa in inglese “suoi di lei”) li descrivono in modo per lo meno equivoco. Quanto al “Wriggle“, meglio evitare di usarlo: dovrebbe servire a cercare di cambiare posizione, ad esempio per spostare le mani davanti quando le hai dietro, ma è pensato in modo da funzionare solo occasionalmente – però ogni volta consuma, comunque, uno dei già scarsi tentativi concessi per cercare di liberarsi. Io credo di non averlo mai nemmeno provato a sfiorare, questo pulsante, e altrettanto consiglierei a chi dovesse leggere queste righe.

9147caadf4087a7da1b370f9b67419c7.jpg Chi detiene le chiavi (che, ripeto, può essere e può non essere chi indossa l’oggetto) ha a disposizione altre delizie: “Alarm” garantisce che se qualcuno, barando, si toglie il restraint senza che questo sia stato sbloccato, per un’ora niente potrà togliergli l’onta di una scritta rossa che avvisa tutti di quanto sia imbroglione e poco affidabile. Una cosa molto ma molto umiliante, anche se chi usa il Restrained Life viewer non rischia nulla – perché se il restraint è chiuso è, semplicemente, impossibile toglierselo. Ci torneremo su: ora invece devo citare il comando “Give keys“, che permette a chi ha le chiavi di scegliere, fra gli avatar vicini, qualcuno a cui donare le chiavi. Quando lo si clicca, sul menu appare una serie di bottoni coi nomi di chi si trova nel raggio di pochi metri, e cliccando il nome di qualcuno, costui riceve irreversibilmente le chiavi. Molto utile se ci si trova in mezzo a una folla e si vuole dare le proprie chiavi a qualcuno evitando che altri se ne approfittino… ma anche quando hai acchiappato qualcuno e vuoi passare la preda a un amico. Purtroppo, al momento, questo plugin va in crisi con i nomi più lunghi di 24 caratteri. Pertanto, non solo io non ho mai potuto usarlo, ma nessuno può usarlo se ci sono io nei paraggi. Marine mi ha promesso che risolverà questo problema alla prossima revisione dei suoi prodotti e io aspetto con ansia… anche se è questo piccolo baco ad avermi salvata quella volta che Gloria aveva deciso di passare le mie chiavi a Cielo!

e57785c4119a51faf31dc6365cd0707f.jpgMa siamo solo all’inizio. Cliccando “Leash” si mette al prigioniero un guinzaglio, la cui lunghezza può andare da 70cm a 15 metri. Con “Give handle” si ottiene un manico a cui si può attaccare il guinzaglio, ma è possibile anche legarlo a un anello di metallo nel muro di qualche segreta o a numerosi appigli che in genere si trovano in gran copia nelle sim BDSM. Si possono fare molte cosette carine: ad esempio legare il guinzaglio al manico e poi spostare il manico con edit, trascinando il prigioniero dentro a una gabbia anche se lui non collabora. Il plugin “Long time serve a tre cose utilissime: ad attivare un timer di molte ore, imprigionando qualcuno per periodi estesi… far partire un timer casuale all’interno di un range fissato (i tre bottoni in basso) e, volendo, anche nascondere il timer in modo che il prigioniero non possa sapere quanto tempo gli manca prima di recuperare la libertà. Tutti questi timer, ovviamente, ticchettano solo quando il prigioniero è online, di modo che tre ore significano tre ore di gioco – sarebbe troppo facile, altrimenti, scollegarsi e tornare a giocare tre ore dopo. RL time, invece, serve proprio ad assicurarsi che il prigioniero torni libero a una data ora nel tempo reale. Perché? Beh, mettiamo che si voglia legare qualcuno ma consentirgli di andare, poniamo, a quella certa asta di schiavi che si terrà fra otto ore… con questo plugin, indipendentemente dal fatto che il prigioniero stia o meno online, possiamo garantirgli di essere libero in tempo per non mancare l’appuntamento.

Il plugin “RealKey” è particolarmente importante e voglio dedicargli un paragrafo apposito, perché serve a consentire a qualcuno di divenire, in buona sostanza, padrone del restraint. Pigiando “Give RealKey” si ottiene una chiave fisica – sì, insomma, un oggetto, che appare nell’Inventario e che si può indossare. Quando la indossi, la chiave compare nella mano destra del tuo avatar, con un messaggio da leggere con attenzione: occorre ripetere in chat pubblica la frase di questo messaggio, includendo in esso la password (una serie di numeri) del restraint in questione. Da questo momento, la chiave è sincronizzata con il restraint e d’ora in poi, chiunque, restando vicino al prigioniero, la indossi e ci clicchi sopra vedrà aprirsi il solito menu blu e potrà scegliere se legare o slegare la persona che gli sta davanti… o anche solo se intascarne la chiave per usi futuri. Questo accade indipendentemente da chi aveva le chiavi in quel momento: è una sorta di passepartout. Occorre quindi fare molta attenzione a scegliere chi può tenere le nostre chiavi, perché di fatto gli si dà un potere immenso su di noi. In genere lo si usa solo in casi di vera emergenza, quindi è bene darla solo a persone fidate che possano venire ad aiutarci all’occorrenza – e che non si farebbero venire in mente l’insana idea di cedere la nostra Real Key a qualcun altro! Un consiglio pratico, per chi possiede più di un legame, è di cambiare la password di default e scegliersene una personale che sia la stessa per tutto… in modo che chi verrà a salvarci con la Real Key possa accedere in un istante a tutto, manette, cavigliere, collare, bavaglio, benda e quant’altro. Ah, e ovviamente nessuno può usare la Real Key per sbloccare i propri legami: sarebbe troppo, troppo facile.

2fcc89a1d3f0154f7e3ab45d15dfc3a8.jpg Quello che invece è molto facile è fare in modo che i restraints di qualcuno si chiudano da soli a un tempo stabilito. Basta il pluginAutolock“, con il quale si può decidere fra quanto le manette scatteranno, per quanto tempo resteranno chiuse, la posizione in cui la vittima si troverà all’improvviso, e se sarà o meno Blocked (vale a dire impossibilitata a fare clic – e quindi a interagire con l’ambiente) o in Mouselook (ossia costretta a una visione “in soggettiva”). Chi ha la chiave può fare in modo che il timer vada avanti solo quando la vittima è online, oppure anche quando non è collegata (pulsante RL/Online). Di default, l’autolock è in pausa quindi è necessario, una volta settati tutti i parametri, cliccare “Run” – e il bello è che una volta avviato, il timer diventa inaccessibile alla vittima. L’unico modo che questa ha di interromperlo è chiedere a qualcun altro di andare a cliccare per lei il tasto “Clear“… col rischio concreto che questa persona se ne approfitti!

Dovrebbe essercene più che a sufficienza per spiegare il motivo della mia preferenza per i Real Restraints. E invece no, perché non ho nemmeno cominciato a parlare di quello che si può fare a qualcuno che, oltre a questi oggetti, utilizza il Restrained Life Viewer. Ma ne parlerò in un prossimo post, perché ormai non posso più rinviare quello sui miei ultimi intensi giorni, vissuti sotto lo stretto controllo di Belias Rubble.

(Prossimamente: Come lei nessuno mai)

[AGGIUNTA del 28 AGOSTO 2009] Sull’utilizzo dei RR, vedere anche le lezioni di Marine, pubblicate in italiano su questo stesso blog.

Un fiore rosso per Win

Due successive elezioni a blog del giorno, e la menzione nel blogmazine di Alice non mi avevano preparata a un premio davvero inaspettato e particolarmente gradito. E alla comparsa a sorpresa di una nuova amica.

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Sto per compiere una settimana da quando Belias mi ha rapita, e non ho ancora trovato il tempo di raccontare i dettagli. Per ora dovrà bastare la notizia che sono bloccata a Villa BDSM ormai da giorni, che Belias torna continuamente a vanificare i miei sforzi di fuga ritoccandomi meticolosamente le manette, e che mi ha bloccata su una croce in modo che io non possa staccarmene. In più, il guinzaglio mi inibisce qualsiasi speranza di TelePortarmi altrove, e sono pertanto costretta a subire le visite di tutti i frequentatori della land, alcuni dei quali sono ben lungi dall’essere gentiluomini.

Ma un post dovevo farlo per mostrare la rosa che tengo in mano nella foto qui sopra. Una rosa che mi è arrivata a sorpresa, da un nome che non mi sembrava di conoscere, e che ho quindi contattato appena ho potuto collegarmi di nuovo, per ringraziarla del regalo: “Grazie del pensiero, intanto… ci siamo incontrate?” Mi sarebbe spiaciuto non ricordarmi di una persona così gentile, ma su Second Life capita spesso di incrociare qualche avatar e magari di dimenticarsene – e io non sono fisionomista. Lei mi ha risposto: “No, non ci siamo incontrate, ma leggo sempre il tuo blog”.

Non riporto il resto della nostra breve chiacchierata, ma quella rosa, ancora non schiusa, l’ho presa in mano subito e l’ho tenuta per ore, mentre davanti a me si avvicendavano i passanti, gli amici in visita e anche la mia spietata Belias, che passava a richiudermi le manette. Grazie, cara Valentine Vendetta: la tua rosa è una delle sorprese più dolci che queste pagine mi abbiano regalato. Non sono sicura che un avatar abbia un cuore vero e proprio ma so che il mio, guardando quei petali rossi, ha accelerato un poco.

 

(Prossimamente: I Plugin dei Real Restraints)

In balia di Belias

L’improvviso voltafaccia di un’amica recente conferma che certe sub possono rivelarsi le più spietate fra le domme. E rischia di dare, al sottotitolo di questo blog, un significato molto più letterale.

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In Romantico avventuriero (The Gunfighter, 1950), Gregory Peck interpreta Jimmy Ringo, un pistolero che comincia a sentire il peso degli anni ma che, soprattutto, è perseguitato dalla sua propria fama: la sua abilità con le pistole è così rinomata che tutti i giovani pistoleri cercano a ogni costo un’occasione per misurarsi con lui in un duello – per cercare così di affermare il proprio talento, e farsi conoscere.

849625e8b59d87ed94f33f0838fcfaa0.jpg Questo western di oltre mezzo secolo fa mi è tornato in mente l’altro giorno, durante una chiacchierata a Villa BDSM con Cielo, Gloria e altri, fra cui Belias Rubble. Da qualche tempo, Cielo insiste nell’idea malsana vendermi come schiava, asserendo di aver ricevuto offerte dell’altro mondo da aspiranti acquirenti particolarmente spendaccioni. A quanto ho capito, le offerte sarebbero arrivate a 12.000 L$ per una settimana, ma Cielo è convinto che ci vorrebbe pochissimo per arrivare a 20.000 – solo che io non ho alcuna intenzione di mettermi in vendita, nè tantomeno di regalare le mie chiavi a Cielo perché lui o Gloria possano approfittarsene. Come è noto, Gloria ha avuto per qualche tempo il controllo delle mie manette, ma per fortuna sono riuscita a recuperarle prima che le venisse in mente di mettermi all’asta allo Slave Market.

Nella chiacchierata cui accennavo, Cielo sognava ad occhi aperti di riacchiapparmi, per mettermi in vendita, e io esprimevo stupore su come certa gente spreca il proprio denaro. E Cielo ha esclamato: “Winth, ma tu sei un mito su sl. Molti master ti vorrebbero…” Qui è intervenuta Gloria, facendomi i complimenti per il blog, e Cielo ha commentato: “È un po’ come andare a letto con una diva di Holliwood… ti senti un divo anche tu. La gente si venderebbe un braccio per una roba del genere”. È qui che, a parte il piacere per i complimenti, mi sono resa conto che il mio esperimento comincia ad avere effetti interessanti. Oltre al tentativo di registrare le mie avventure in un diario, per cercare di capire cosa mi spinga a certe esperienze, la mia idea nell’aprire il blog era anche quella di creare un po’ di interscambio fra lettori e frequentatori di Second Life – in modo da vedere cosa succede quando abbatti la soglia fra chi scrive e chi legge.

d1a6e9b8a520f1369c02ea70559a8f08.jpg1e33fddab258d5486b4776c9c04329c6.jpg Il rapporto fra chi scrive qualcosa (che sia un romanzo, un articolo o un blog) è essenzialmente a senso unico: da uno a molti, dall’autore al lettore, senza la possibilità di un’interazione vera, perché tutt’al più potrà succedere che il lettore scriva all’autore per esprimergli critiche o complimenti, o per chiedere maggiori dettagli su questo o quell’argomento. Lo stesso avviene con la televisione, in cui allo spettatore non è concesso che uno sguardo passivo, con una libertà di scelta che si limita al cambiare canale o a spegnere l’apparecchio. O al limite a quelle forme semitruffaldine di partecipazione che si hanno in molti reality show, dove il pubblico è chiamato a votare sull’eliminazione di questo o di quello inviando SMS (per giunta a prezzi piuttosto elevati) a un numero prestabilito, e aspettando i risultati del sondaggio a cui ha partecipato.

Su Second Life le cose possono cambiare, e di molto, perché chi legge un blog su quello che vi accade è solo a pochissimi clic di distanza dal poter entrare nel metaverso con un proprio avatar e, volendo, interagire direttamente con chi il blog lo scrive… con la possibilità di diventarne a sua volta uno dei protagonisti, e partecipare in modo più o meno penetrante ai contenuti dei prossimi post. È successo con il signor Garrigus (che si è spinto, qualche tempo fa, a rapire una ragazza che io avevo estemporaneamente catturato tentando di usarla per attirarmi nuovamente nel suo dungeon – cosa che non è accaduta forse solo perché in quei giorni ero bloccata da qualche altro impegno in-world), è successo con Pedro Gibbs. E, in misura leggermente diversa, è successo con Belias Rubble.

In realtà Belias l’ho conosciuta a Stonehaven prima che diventasse lettrice di questo blog. L’avevo notata per il suo bazzicare, di preferenza, le sim anglofone (nonostante la sua padronanza della lingua lasci ancora un po’ a desiderare), a causa della difficoltà di trovare interlocutori interessanti, ma ci è capitato di rado di giocare insieme, più che altro in quanto lei si è sempre dichiarata proprietà privata di Happytimes Dawes (che ben di rado le dà il permesso, credo, di lasciare le sue chiavi a disposizione di qualcun altro). Dopo aver scoperto queste pagine, più volte Belias mi ha fatto complimenti su questo o quel post, facendomi addirittura arrossire con espressioni affettuose di ammirazione che in qualche caso non si limitavano al blog, ma anche al mio modo di vivere la mia Seconda Vita.

78afe89d9416097b359e47996ba2c4f7.jpg337be1d2ed68b2ece87d2fcd06139af0.jpg2389b65c6fffceaf8f24908f6c426024.jpg Poi, l’altro giorno, mentre con Moondog Merlin esploravo una struttura vagamente fantascientifica vicino a un luogo che mi è caro perché mi ci incontravo spesso con Samy80, Belias è comparsa un po’ all’improvviso nei paraggi e, dopo pochi veloci convenevoli, ha provato a cliccare sulle mie manette. Da tempo, in quanto amica, l’avevo aggiunta alla lista selezionatissima dei Friends autorizzati a rubarmi le chiavi, sicché lei se l’è trovate in mano. In pochi secondi mi ha rubato anche quelle delle cavigliere e del bavaglio e, prima che Moondog (che si trovava in una stanza vicina) potesse raggiungerci e intervenire, mi ha ammanettata strettamente.

Mi sono resa conto subito di essere in guai molto seri. Non prima di quella mattina, Belias mi aveva mandato un IM perché aveva catturato Cerdita e si trovava alle prese con un momentaneo vuoto di ispirazione su cosa farle – un indice evidente dell’ansia da prestazione che a volte coglie una sub che sta comportandosi da Mistress, e che anche io ho provato in passato (con Bunny e con la stessa Cerdita) quando mi è successo di rapire qualcuno senza avere veramente voglia di occuparmene. Per giunta, qualche giorno prima, quando ero riuscita a sfuggire a Gloria, Belias mi aveva scritto di essere stata un po’ delusa dall’inesperienza della mia catturatrice. Abbastanza prevedibile che, a questo punto, fosse determinata a fare di meglio. E infatti Belias ha subito dichiarato a Moondog che io da quel momento sarei stata il suo giocattolo e che potevo dire addio alla mia libertà per un bel pezzo.

Quando Moondog si è dovuta scollegare, la prima mossa di Belias è stata degna di uno dei giovani pistoleri nel film con Gregory Peck, ossia chiamare a raccolta un po’ di gente perché fosse testimone del suo acchiappo. Dopo pochi istanti, nel luogo dove ci trovavamo si sono avvicendati Montgomery Forcella, Pedro, Gloria, Cielo e altri frequentatori di Villa BDSM, mentre la mia catturatrice ed ex amica faceva la ruota mostrando a tutti la sua preda. Cielo ha subito buttato lì l’idea di portarmi allo Slave Market della Villa, e Belias ha detto che per il momento non intendeva farlo ma che quando si fosse stufata di me mi avrebbe messa all’asta lì per fare qualche soldo. E poi mi ha effettivamente trasportata nel prato della land di Cielo e Gloria, ricordandosi di controllare ogni poco i miei legami, per assicurarsi che io non potessi scappare.

086c67ba49ca5d50faec2aad87b97692.jpg Quella sera ho dovuto scollegarmi, ma la mattina dopo Belias mi ha raggiunta poco dopo che mi ero ricollegata – sempre vanificando come prima mossa tutti i miei tentativi di liberarmi dai legami in sua assenza – e ha cominciato a entrare nel vivo di quelli che sembrano i suoi piani nei miei confronti, senza più dare alcun segno di mancanza di ispirazione. Nel corso della giornata è riuscita a farmi passare praticamente tutto quello che mi aveva fatto subire Cerdita, al punto da farmi sospettare che stesse usando come guida il mio post dell’altro giorno: la pulizia delle scarpe, l’umiliazione di bere acqua da una ciotola per cani, il blocco dell’interazione, l’obbligo di stare sempre in ginocchio in sua presenza e chiamarla in un certo modo… il tutto, però, con una sfumatura di sadismo leggermente più intensa: qualche sberla, l’imposizione di mangiare un hamburger dopo che lei l’ha calpestato spiaccicandolo nell’erba, la minaccia di farmi diventare succube di Backbuttoned Bian, un’altra sua prigioniera (che a quanto ho capito Belias ha sfilato senza difficoltà dalle mani forse malferme di Pedro).

Di tutte queste cose, quello che sento di più sono le nuove regole. Belias è stata molto chiara con me: devo sempre rivolgermi a lei chiamandola Miss (non so perché, visto che parliamo italiano, ma non sono nella posizione di discutere), devo restare sempre in ginocchio in sua presenza (e anche qui nulla di nuovo rispetto a quanto impostomi da Cerdita, anche se Belias a volte pretende che io l’attenda in ginocchio anche quando lei non c’è – e si serve di Gloria per farle la spia nel caso io non obbedissi). E soprattutto devo sempre salutarla non appena la vedo comparire online. Sembra una sciocchezza, sembra un dettaglio. Ma posso assicurare che non lo è: è un amo acuminato che mi infilza nel profondo dell’animo e dal quale, al momento, non saprei proprio come divincolarmi.

(Prossimamente: Un fiore rosso per Win)

Real Restraints

Nelle sim italiane sono ancora in pochi a conoscere e usare i prodotti della Real Restraints di Marine Kelley. Prima parte di una piccola guida di servizio per chi vuole saperne di più, con un accenno preliminare al Restrained Life Viewer.

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Qualche anno fa circolava, nelle mailbox, l’annuncio più o meno umoristico di un terribile virus albanese per PC. Un virus che consisteva solo nel testo che segue:

In questa momenta voi avere ricevuto “virus albanese”.
Siccome noi nela Albania no ha esperienza di softuer e programmaziona, questo virus albanese funziona su principio di fiducia e cooperazione.
Allora, noi prega voi adesso cancela tutti i file di vostro ar disc e spedisce questo virus a tutti amici di vostra rubrica.
Grazia per fiducia e cooperazione.

2259f366a632685d4b5cb955dc48ef5c.jpgee109b17c0c903bae736d48f8fd36717.jpg Paura? Immagino di no. Eppure, nel mondo BDSM di SL, capita spesso di trovare dominatori che si propongono come il virus albanese: accostando qualcuno e cominciando a dare una serie di comandi (Spogliati! In ginocchio! Tieni le mani dietro la schiena!) e aspettandosi che li eseguano immediatamente e senza discutere. Per qualcuno, situazioni come queste sono comunque molto eccitanti, ma parecchie aspiranti vittime sono scoraggiate dall’obbligo di fare da sè ciò che vorrebbero subire. Perché è vero che il roleplaying è sempre un elemento fondamentale, ma anche che sottomettersi a qualcuno perché lo si desidera e finché lo si desidera è molto meno emozionante che essere costretta a farlo, magari con metodi più convincenti. Il bello di trovarsi in un ruolo di sottomissione è proprio di non poter prendere l’iniziativa: ma di dover subire le decisioni di qualcun altro che ti controlla, che ti possiede come si possiede un oggetto. E che può aver cura di te ma anche scegliere di tormentarti, in qualsiasi momento, senza che tu abbia alcuna possibilità di reagire o di opporti. Qualcuno che ha in mano il tuo destino in modo assoluto, fino a quando gli gira così e nella misura in cui gli gira così.

Vivere un’esperienza del genere su Second Life non era facile, perché il sistema è studiato in modo da minimizzare il rischio che qualcuno possa imporre alcunché a qualcun altro. Era quindi necessario concordare passo per passo ogni comportamento. Così il dominante parlava e parlava e toccava al succube eseguire, eseguire, eseguire… indossando questo o quello, togliendosi questo o quello, mettendosi e poi restando ferma nella posizione richiesta. Ci voleva, insomma, molta buona volontà da parte della vittima – e a volte ce ne voleva davvero troppa per assaporare davvero il piacere della sottomissione. Poi Marine Kelley ha inventato le manette Real Restraints e tutto è cambiato, e di molto. Perché da quel momento è diventato possibile per chiunque prendere il controllo di qualcun altro, purché la potenziale vittima indossi un oggetto che sia stato reso Lockable.

Il Lockable System è uno script che permette di “bloccare” un oggetto sull’avatar di qualcun altro. Questo script è contenuto in tutti i prodotti della Real Restraints: manette, catene pesanti, cinture, corde shibari, bavaglio a pallina, benda per gli occhi – e ovviamente il casco del banesuit. In circolazione ne esistono ormai molte imitazioni, alcune ottime e altre decisamente non all’altezza. Io, per quel che mi riguarda, ho acquistato fin qui solo la roba di Marine, con una eccezione solo per il banesuit di Sable Janus (che è ottimo ma che, ovviamente, è un giocattolo rispetto alla esperienza offerta dal Banishment Program). Nelle righe che seguono mi limiterò a parlare di quello che conosco bene, riassumendo in breve quello che i Real Restraints sono in grado di fare – e soprattutto di far subire.

b3b9a51b5ce9818a6627005875597704.jpg463014873e6a826418e8cd0aa6c79d63.jpg6536f015f1c7373729d6157eea944c2f.jpg Prima di tutto, quando una persona fa clic su un legame che sia Lockable-enabled, in alto a destra sul suo schermo le compare un menu blu che consente immediatamente di capire:
– Chi ha la chiave in quel momento
– Quante volte l’oggetto è stato staccato senza permesso
– Da quanto tempo l’oggetto è chiuso (solo se è chiuso)
– Il tempo che manca sul timer (solo quando è stato messo un timer)
– Il record di durata fino a quel momento
– Numero delle fughe: il totale delle volte che la persona ha saputo liberarsi dai legami
– Il record di velocità: il tempo più breve totalizzato per liberarsi

Va notato che se l’avatar che indossa l’oggetto può sempre cliccare per attivare il menu, gli altri devono trovarsi ad almeno 3 metri di distanza – questo per rendere la cosa più realistica ed evitare tele-furti di chiavi. Perché, ricordiamocelo, indossare questo tipo di legami è, di fatto, un invito al roleplay: quando qualcuno ti ruba le chiavi si considera, in effetti, che sia lui a metterti indosso quelle manette, corde o quant’altro. E infatti la maggior parte di questi oggetti sono progettati in modo da essere invisibili fino a quando qualcuno ci fa clic sopra. (Invisibili? chiederà qualcuno, e allora io come faccio a vederli? Risposta: cliccate ctrl+alt+T e abilitate gli oggetti trasparenti, che vi appariranno in rosso).

Il menu di base degli oggetti Lockable offre queste possibilità:

Lock: chiude l’oggetto a chiave e inizia a contare il tempo. In genere a questo pulsante se ne affiancano altri che impongono all’avatar una determinata animazione, che consente a chi chiude il legame di costringere la vittima in determinate posizioni (mani davanti, mani dietro, gomiti liberi, gomiti serrati…)
Unlock: apre l’oggetto liberando la vittima. E rimette a posto le chiavi, rendendole disponibili ai malintenzionati, come si è visto ad esempio in Win finisce in Gloria
Take Keys: preleva le chiavi, impedendo a chiunque altro di manipolare l’oggetto. Se a prelevarle è chi indossa l’oggetto, beh, nessun altro può manipolarlo. Se le chiavi vengono rubate da qualcun altro, nessuno è in grado di prelevarle fino a quando non vengono restituite (a meno di effettuare un reset, che però azzera i tempi registrati e i record). Esiste però un modo con cui chi indossa le manette può recuperarle: chiuderle (mediante il pulsante Lock) e poi cercare di liberarsi dimenandosi e contorcendosi. Come sa chi ha letto il mio post sul Bondage Ordeal, tuttavia, può volerci parecchio tempo. Se le chiavi sono state prelevate da qualcun altro in precedenza, chi clicca sulle manette (o altro) si sentirà rispondere “Sorry, pincopallo, you can’t manipulate pallopinco’s handcuffs (o altro)
Leave Keys (accessibile solo a chi è attualmente in possesso delle chiavi): rimette le chiavi a posto consetendo a chiunque, nel raggio di 3 metri, di impadronirsene
Reset: poco da spiegare, resetta l’oggetto e azzera tutto. Può farlo solo chi lo indossa, e in genere lo si considera un imbroglio! Per giunta, il reset annulla tutti gli eventuali record precedenti e quindi è un peccato eseguirlo, salvo che si tratti di un caso di emergenza
No timer: azzera l’eventuale timer
+30 mn: aggiunge 30 minuti (di prigionia online) al timer
+3 h: aggiunge 3 ore al timer
Tug, Squirm, Struggle, Examine (solo per chi indossa l’oggetto, quando questo è chiuso): consente, con molto impegno e parecchio tempo, al prigioniero di liberarsi. Nei miei mesi passati su Second Life sono diventata bravina a spiegare come si gioca, e in genere sono a disposizione per dare a chi lo desidera qualche lezione. Ma attenzione, perché la lezione prevede che lo studente mi conceda l’uso delle sue chiavi, e qualche volta potrebbe venirmi voglia di approfittarne.

ee00daddae23926f31e61491f663af71.jpg Molto in linea di massima, la possibilità di fuga dipende da un sistema complesso di tentativi di indovinare una combinazione di mosse – che cambia ogni volta che il meccanismo di chiusura viene fatto scattare [AGGIUNTA del 10 Luglio 2009: Un’ottima spiegazione, scritta da Costanza Franizzi e altri commentatori, la si trova nei commenti al post A volte ritornano]. A seconda del legame, la forza costrittiva varia… da Bondage Expert, io ci ho messo dalle tre ore alle dieci ore per liberarmi dalle shackles e, ogni volta, il tutto dipende molto dalla fortuna. Per giunta se, mentre ti dibatti, chi ha le tue chiavi arriva lì e ti dà un ritocco alla serratura, tu sei da capo a quindici e riparti da zero. Diciamo quindi che una (o un) dominante che ogni tre o quattro ore viene a controllare come stai andando coi tentativi di fuga ha buone possibilità di tenerti in schiavitù per sempre.

E per schiavitù, se il (o la) dominante si mette a smanettare coi plugin, si intende una serie di restrizioni piuttosto serie. Ne parliamo in un prossimo post, d’accordo?

 

(Prossimamente: In balia di Belias)

La chiamavano Gloria ma il suo nome era Tempesta

Il mio secondo giorno prigioniera della dolce Gloria Oppewall conferma che un po’ di esperienza da sub può sviluppare notevoli tendenze dominatrici. Ma anche che la mancanza di esperienza non è un fattore da trascurare.

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Come annunciato due giorni fa, la mattina mi sveglio ancora incatenata per il bavaglio in una cella chiusa a chiave, nei sotterranei di Villa BDSM. Rispetto a Stonehaven, questa land offre ancora poche alternative, e alcune restrizioni decise da Cielo continuano a lasciarmi perplessa e un po’ irritata (il fatto che non si possa materializzare nulla se non si attiva il tag del gruppo è per me la seccatura più fastidiosa) ma questa gabbia sembra fatta a regola d’arte. Non ho tentato la fuga mediante TelePort perché non mi piace imbrogliare, ma a occhio si direbbe che non ci sia modo di aprire queste sbarre senza il consenso di chi ci ha messo il lucchetto.

Non che ci sia il tempo di provarci. Non appena mi materializzo nella mia prigione, Gloria si avvicina e mi chiede come sto. “Come vuoi che stia?”, provo a bonfonchiarle masticando la pallina di gomma che da ieri pomeriggio mi tappa la bocca, ma le faccio capire che, sebbene legata al muro con un guinzaglio di appena 70 cm, sono riuscita a dormire benissimo. Gloria sorride con dolcezza e dà una ritoccata al bavaglio vanificando le due o tre mosse che avevo fatto per avvicinarmi almeno un poco alla libertà. Accanto a lei c’è anche Belias, che credevo un’amica ma che si gode la mia prigionia – e ogni tanto butta lì anche qualche suggerimento su cosa si potrebbe farmi… ma Gloria ha certe sue idee molto precise e tira avanti dritta per la sua strada senza lasciarsi distrarre.

Chiama Cielo e gli chiede: “Padrone? La Machiavelli è possibile tararla su 20 persone, o 25?” Cielo la guarda perplesso: “Ma con 20 non ce la farà”. Belias è più fiduciosa: “25 per lei saranno uno scherzo”, Gloria ribatte, pronta: “Ecco. Facciamo 30 e non se ne parla più”. La Machiavelli, per chi non lo sa, è una gabbia inventata da Cielo e che ha per obiettivo principale quello di attirare persone nella land dove si trova. Il funzionamento è semplice e ingegnoso: un avatar può chiudercisi dentro da solo, ma poi non è più in grado di uscirne perché il portellone che la chiude è molto pesante. Per liberarsi, il prigioniero deve chiamare a raccolta gli amici in numero sufficiente a spingere. In genere, il portellone pesa 1000 chili e ci vogliono le spinte di dieci persone per smuoverla, ma i settaggi possono essere cambiati a seconda del volere di Cielo. Quando la porta si apre, il prigioniero riceve dalla gabbia il premio stabilito, che di solito ammonta a una decina di Linden Dollars.

Dove sta il trucco? Nel fatto che per spingere il portellone della gabbia occorre prima diventare membri del gruppo Villa BDSM. Il niubbo che spera di mettersi in tasca quei dieci miseri dollarucci dovrà convocare un bel numero di suoi amici, e farli entrare nel gruppo – arricchendo una sorta di mailing list che Cielo usa per promuovere, mediante IM collettivi, le varie iniziative della sua land (alcune delle quali, come la tratta degli schiavi, potrebbero alla lunga anche rivelarsi lucrose e permettere di pagare parte delle spese di gestione). E se gli avatar più navigati evitano di sbattersi tanto per una cifra irrisoria (10L$, per dire, è la somma che si paga per caricare in Second Life una texture del mondo reale: un pagamento simbolico che serve solo a limitare il caricamento indiscriminato di troppa spazzatura sui server del sistema), per i niubbi squattrinati la Machiavelli è un modo per fare qualche soldino sicuramente più divertente (e socializzante) delle famigerate Camping Chairs che si trovano a volte in giro.

Fortunatamente la gabbia non può essere settata per più di 20 spinte (ossia 20 persone). Quanto al premio, Gloria è molto precisa al riguardo e si rivolge a Cielo in termini quasi perentori: “Però con zero linden di premio, se è possibile”. Cielo commenta, pensando a me: “O povera”, ma la sua schiava insiste: “Zero”. La mia amica Belias commenta con filosofia, senza concedermi un’unghia di solidarietà: “Credo che il suo premio sarà la libertà”. Provo a reagire sprezzantemente ma dal bavaglio mi esce un mesto: “Non ho bifogno hei voftwi ffowhi folhi!!!” Gloria mi rimbecca subito: ” Zitta Winth, che ti è andata bene che il massimo sia 20. La prossima volta… meglio che taccia”.

a868c5cdec614c229aa0133447bee748.jpg C’è una piccola colluttazione, mentre Gloria mi trascina nella gabbia: io le mani ce le ho libere e le tiro i capelli, cercando invano di rubarle le chiavi di manette, bavaglio e benda per gli occhi. Gloria finisce a piedi per aria per un attimo ma poi mi sigilla dietro all’oblò della gabbia, richiudendo su di me il pesante portellone. E mi ride in faccia: “Davvero Winth….nulla di personale”. Io non posso che guardarla con odio. Quando toccherà a me acchiapparla la cosa sarà molto, molto personale, e sarà meglio che Gloria se la rida adesso, finché è ancora in grado di farlo.

Le ore passano e ogni volta che sono sola io mi dò da fare per allentare il bavaglio in qualche modo, ma lei è piuttosto attenta a lucchettarlo di nuovo ogni volta che torna a trovarmi. Ricevo anche una visita di Cielo, da solo e piuttosto perplesso: “Sono stupito nel vedere quanto Gloria è decisa con te Winth. Voi donne quando vi ci mettete siete tremende davvero”. Gli spiego che non è una questione di sesso: sono sempre più convinta che  una vera dominatrice non possa essere che una sub – e guarda caso è stata Gloria, e non Cielo, a fregarmi le chiavi l’altra sera. Il punto è che devi essere stata imprigionata per sapere cosa si prova dall’altra parte, e infliggere le cattiverie peggiori. Come quella di chiudermi nella Machiavelli con un bavaglio che mi blocca gli IM e di conseguenza mi impedisce, se anche lo volessi fare, di chiamare a raccolta i miei amici lontani per implorarli di spingere la porta per liberarmi. Gloria lo sa benissimo, naturalmente, ma Cielo no, perché lui un bavaglio non credo l’abbia mai portato. Riporto un po’ di dialogo:

[2008/05/07 5:09]  WinthorpeFoghorn Zinnemann whispers: 10 o 20 few mh non fa hiffewenza. fenza im non foffo hiamawh neffuno (Traduco dal linguaggio del bavaglio: 10 o 20 per me non fa differenza. Senza IM non posso chiamare nessuno)
[2008/05/07 5:10]  Cielo Robbiani: come non puoi chiamare nessuno? sai benissimo che basta che chiami ed arrivano a frotte
[2008/05/07 5:10]  Gloria Oppewall: gli IM non può mandarli :)
[2008/05/07 5:10]  WinthorpeFoghorn Zinnemann scuote la testa
[2008/05/07 5:11]  Cielo Robbiani: si ma se non può mandare gli im come fa?
[2008/05/07 5:11]  Gloria Oppewall: deve pensarci lei, non io
[2008/05/07 5:11]  WinthorpeFoghorn Zinnemann sorride amaramente
[2008/05/07 5:11]  Cielo Robbiani: scusa ma non puoi tenerla qui per sempre
[2008/05/07 5:12]  Gloria Oppewall: quando riuscirà a farsi cliccare da 20 persone uscirà

Capito il tipetto? Cielo, il dominatore, si preoccupa per me, al punto da provvedere lui a scrivere nella chat della Villa che io ho bisogno di aiuto a uscire dalla gabbia (cosa, aggiungo, che mi irrita parecchio: non mi piace essere aiutata da chi mi ha messo in prigione, o dal suo padrone, decidetevi). Gloria, la schiavetta, se la ride e non si smuove di un millimetro, burlandosi delle minacce che le sibilo da dietro la pallina di gomma. E intanto Cielo la difende dai miei insulti: mi rimbrotta quando dico a Gloria di non ridere troppo per non mostrare le otturazioni che ha nei denti, mi rinfaccia per aver parlato di lei in questo blog usando il termine schiavetta. Siamo alla parodia del politically correct, da qui in avanti la chiamerò diversamente libera.

011430d24b3bd567f6300c2addbb4e97.jpgQuello di cui la diversamente libera non si è accorta è che da stamattina, nelle manette (che indosso ma di cui tengo ben nascoste le chiavi) ho aggiunto il suo nome alla lista dei Friends, ossia di coloro che sono in grado di scipparmi le chiavi anche se io non le ho messe a disposizione. Perché l’ho fatto? Forse perché devo riconoscere che è stata molto brava a fregarmi col bavaglio, l’altra sera. Forse perché mi sono accorta che il suo modo di dominarmi merita un rispetto che non mi sento di concedere alla maggior parte dei frequentatori di Villa BDSM. E forse, infine, perché dopo tutto lei il controllo su di me l’ha preso: e una volta che sono imbavagliata e ingabbiata non è irrealistico che la catturatrice decida di ammanettarmi. Se, dopo avermi acchiappata, Gloria mi avesse chiesto di indossare le manette (anche con una frase che affida il tutto al roleplaying, del tipo “Gloria ti afferra i polsi e te li blocca con un bel paio di manette) quasi sicuramente avrei obbedito. Con il plugin Friends, pertanto, l’ho messa in grado di prendermi le chiavi senza che lei potesse scoprirlo fino al momento in cui non avesse provato a cliccare sulle manette.

Fin qui, Gloria non ci ha pensato – invece, quando alla Villa comincia a venire un po’ di gente, è molto veloce a stringermi il bavaglio in modo che quello che dico diventi completamente inintelligibile e io (che già non posso chiamare amici a causa del blocco degli IM) non possa implorare una spintarella nemmeno dagli ospiti di passaggio. Riesco a farmi aiutare, nonostante tutto, dalla cara Novaline Randt e da due sue amiche, ma mi rendo conto che devo fare di più e comincio a fabbricare un cartello che dica qualcosa come “Per favore, attivate il gruppo e cliccate sulla porta”. Gloria si accorge subito che sto facendo qualcosa di strano, viene inquisitoria a chiedere “Che stai facendo?” e… beh, forse per sbaglio, forse per intuizione femminile, clicca sulle mie manette.

[2008/05/07 6:56]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: Sorry Gloria, you can’t manipulate WinthorpeFoghorn’s Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows)
[2008/05/07 6:56]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: But magically Gloria grabs WinthorpeFoghorn’s key from Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows)

A questo punto sono messa veramente male. Con le manette, Gloria può in qualsiasi momento spogliarmi, costringermi a sedermi su qualsiasi cosa (l’infinito, o il palo per la fustigazione o altro), bloccarmi l’inventario e mille altre cattiverie. Per non dire del fatto che oggi ho su anche il plugin Nasty e che, se scopre quello, sono veramente spacciata. Invece, la diversamente libera di Cielo mi fa tirare fuori dalla Machiavelli e si dedica a legarmi in bella vista davanti all’ingresso principale di Villa BDSM, in modo da offrirmi al ludibrio di tutti quelli che arrivano. Imbavagliata e con le mani e i gomiti bloccati dietro la schiena, io taccio. Ormai è evidente che tutto è perduto, e che apparterrò a questa fanciulla per molto, molto tempo.

Poi, dopo un lungo tempo passato, in silenzio, a subire le sue manovre con il guinzaglio, una sua frase mi fa balenare uno spiraglio di luce. Gloria sorride a Cielo e gli fa, testuale: “E se ti passassi le chiavi Padrone?” Drizzo le orecchie. Il mio nome troppo lungo non consente la funzione Give Keys e l’unico modo in cui Gloria potrebbe passare le chiavi a Cielo sarebbe di lasciarle sulle manette e aspettare che lui le raccolga. E forse, forse…

45699c13afc29b73346f14b76e16166c.jpg Accade tutto in pochi istanti, mentre il battito del mio cuore accelera all’improvviso. Cielo clicca le mie manette troppo presto:

[2008/05/07 8:24]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: Sorry Cielo, you can’t manipulate WinthorpeFoghorn’s Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows)

Gloria molla le chiavi:

[2008/05/07 8:25]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: Gloria Oppewall has left WinthorpeFoghorn’s keys on her Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows)…

Io le afferro velocissimamente:

[2008/05/07 8:25]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: WinthorpeFoghorn Zinnemann has taken WinthorpeFoghorn’s keys from her Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows).

Cielo prova a impadronirsene ma arriva troppo tardi:

[2008/05/07 8:25]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: Sorry Cielo, you can’t manipulate WinthorpeFoghorn’s Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows)
[2008/05/07 8:25]  WinthorpeFoghorn Zinnemann whispers: ah-ha!!!!

Nel frattempo, io sto freneticamente smanettando col plugin Friends per togliere a Gloria dalla lista degli autorizzati prima che lei riesca a recuperare le chiavi. E faccio appena in tempo:

[2008/05/07 8:26]  Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows) whispers: Sorry Gloria, you can’t manipulate WinthorpeFoghorn’s Police handcuffs 1.13 (RW) (w/elbows)

Ce l’ho fatta, sono di nuovo padrona delle mie manette! Trionfante, anche se sono ancora imbavagliata, rimbecco la mia persecutrice bofonchiando: “La prima mossa sbagliata della giornata, Gloria”. Cielo subito scatta a difenderla: “Può succedere”, mentre lei mi indirizza un sorriso un po’ verde e commenta: “Mi piace il rischio”. Dentro di me penso: “Ah sì, cocca? Beh, lascia che riesca a togliermi anche ‘sto bavaglio e di rischio ne avrai quanto ne vuoi. Dovrai vivere sotto scorta. E Cielo dovrà per un po’ abituarsi a fare a meno della tua compagnia”.

(…)

d0bb5445d43acab20ffa4d8d37f4eaa9.jpg La delusione si rivela fatale, per il prosieguo dell’exploit domme di Gloria. Circa dieci minuti dopo aver recuperato le chiavi delle mie manette, la dolce diversamente libera non ha ancora pensato a legare il mio guinzaglio a qualcosa di sicuro, e quando mi scollego per andare a dormire rimango imbavagliata ma sostanzialmente libera di muovermi. Potrei teleportarmi via, ma non lo faccio per correttezza e rispetto del roleplaying. Passa una nottata e il mattino dopo, appena mi ricollego, inizio a darmi da fare per cercare di liberarmi. Ci vuole del tempo, ma l’esperienza del Bondage Ordeal e un po’ di fortuna mi vengono in aiuto. Così, quando Gloria torna finalmente online, a me manca una sola mossa per riuscire a sfilarmi quella maledetta pallina di gomma dalla bocca. Lei mi si avvicina, gioca col mio guinzaglio ma stavolta si fa distrarre da Cielo e non si ricorda di controllare il lucchetto. Così si trova a meno di un metro da me quando riesco a piazzare la mossa giusta e a sputare il bavaglio, dopo oltre otto ore effettive da quando Gloria mi aveva fregato, e recuperare le mie chiavi.

“Nooooooo”, grida la diversamente libera mentre io sorrido con cattiveria e soddisfazione. “Winth, sei terribile!”, mi dice sorridendo. Io le afferro il mento fra le mani e la guardo dritta negli occhi: “Oggi c’e’ qui Cielo a proteggerti, ma da ora in poi dovrai fare MOLTA attenzione”. Per me l’incubo è finito. Per Gloria deve ancora cominciare.

(Prossimamente: Real Restraints)

(Intermezzo) Due bane innamorati

Approfitto della mia prigionia a Villa BDSM per una noticina veloce su due care amiche che da poco hanno avviato la loro esperienza come bane. Mano nella mano, come due innamorate avviate all’inferno.

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Nei giorni trascorsi fra La vendetta di Cerdita e Win finisce in Gloria, ho fatto in tempo a sottoporre alla procedura della Kelley Technologies ben tre nuovi bane (fra cui la mia prima italiana, la collega blogger Serenella Abruzzo, a sua volta creatrice di un banesuit che prima o poi mi piacerebbe provare). Ho la sensazione che la maggior parte degli Operatori battano la fiacca, perché c’è gente che attende in fila il suo turno da molti e molti giorni – ma c’è anche chi si sta dando da fare. Io, nel mio piccolo, ho sistemato già ben nove prigioniere. E poi c’è questa Jacolyn Mathy, che abitualmente è una domme e che come Operatrice mi sembra molto brava. Nonostante Moss si fosse candidata per prima (ma lei imbroglia: vuole fare solo le prigioniere che conosce e si era prenotata anche per farsi Challenge Nakamura!), alla fine è toccato a Jacolyn di banificare congiuntamente due mie vecchie amiche, Mudlark Burns e Halle Westland.

Avevo promesso tempo fa di parlare del libro che Halle aveva dedicato a Mudlark – un vero gesto d’amore, realizzato imprigionandola in un attillato catsuit con mascherina di gatto, e chiedendo alle sue dieci amiche più strette di farsi una fotografia con lei e di dedicarle due righe. Logorroica come sempre, io mi sono un po’ allargata, ed ecco quello che ho scritto su Mudlark, con le foto che le ho scattato:
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Mudlark Burns la conosco praticamente da quando per la prima volta ho trovato la via per Stonehaven – una frase che potrei anche riformulare in “la prima volta che ho seriamente passato un po’ di tempo su Second Life”. Fra le tante sub dedicate, come Moss Hastings, Cerdita Piek e Bunny Hastings, mi parve un soggetto minaccioso che avvicinai con qualche timore, forse sperando di mettermi nei guai. Alla fine mi pare che abbia giocato un po’ con le mie manette… ma con l’interesse intermittente di un gatto che gioca con un topo già mezzo morto: un colpetto con la zampa, e poi più niente per un po’…

Ricordo un giorno di averla legata, in non so bene che torre di Psi Merlin, con le corde shibari Real Restraint che si era appena comprata – e di aver capito solo allora che le sue propensioni erano molto più vicine alle mie di quanto non avessi notato fino a quel momento. Dopo quella volta ci è capitato di giocare coi rispettivi legami, ma in genere passavamo molto più tempo chattando, sparando battute e aprendoci un poco una all’altra. So essere chiacchierona fino all’esaurimento dell’interlocutore, ma lei ha saputo non darmi mai l’impressione che l’annoiassi a morte. Mi ha tenuto compagnia per una lunga giornata quando ero stata rinchiusa da Jaron in una gabbia molto isolata, e mi ha tenuto alto il morale facendo liete capriole ogni volta che uno dei miei tentativi di liberarmi dalle manette andava a buon fine.

In tempi recenti, la Vita Reale ha assorbito una parte crescente del suo tempo e ciò significa che ho avuto meno occasioni di passare tempo con lei. Ma ho notato che non fa veramente differenza, perché ogni volta che la incontro di nuovo, anche per pochi minuti, sento la stessa persona brillante, lo spirito affine, e l’appassionata di fantascienza che saprà cogliere alcune delle mie citazioni “culturali”. È qualcosa che chiamo amicizia. Anche in un mondo strano ed effimero come Second Life.

Sono orgogliosa di essere tra le 10 persone chiamate a contribuire a questo libro. Ti voglio bene, Mud!

Win

c31fb9122ce9ca8468d3b01608f24204.jpgCommossa, Halle ha riportato nel libro tutto il testo, occupando ben tre pagine. Poi sono passate le settimane, il Banishment Program è entrato nel vivo e io ho cominciato a ricevere da lei e da Mudlark numerosi IM sulla faccenda. Halle ci teneva moltissimo a farlo, ma Mudlark non era disposta a lasciare che lei le stesse lontana così a lungo e in modo così radicale. Sorvolo sulle trattative fra di loro, sulle ore di isolamento strettissimo che ciascuna ha imposto all’altra, sui messaggi febbrili di Halle, sui commenti di Mudlark circa il libro, che lei ritiene una delle cose peggio scritte che abbia mai letto in vita sua. Poi, l’altro ieri sera, Mud mi ha scritto per avvertirmi che stava entrando nella processing room insieme ad Halle e che se volevo ero benvenuta ad assistere. Mi sono affrettata, naturalmente. Jacolyn Mathy – anzi, l’Operatore Mathy – mi ha salutata e autorizzata a interagire con le sue prigioniere per un salutino. Poi ha ripreso la sua attività, fredda, spietata, professionale in un modo che a me, avessi dovuto trattare due amiche, non sarebbe stato mai possibile.

E… beh, non ho avuto modo di scattare fotografie per l’emozione. Ci sono cose che un’immagine non può spiegare. Vedere Mud e Halle entrare nella detention room tenendosi per mano come due bambine spaventate… sentirle sussultare insieme per la paura quando una porta si chiudeva alle loro spalle, o quando udivano i lucchetti scattare… vederle prendere coscienza della irreversibilità della trappola in cui si erano cacciate… le loro mani che si protendevano una verso l’altra mentre entrambe si trovavano inermi su due tavoli operatori antistanti… le loro voci che ripetevano, ogni poco, “Ti amo, tesoro”… fino a quando il casco del Custodian non è stato calato sulle loro teste, e le ha fatte tacere…

Mi sono dovuta voltare per nascondere le lacrime e le ho salutate un’ultima volta con una sorta di singhiozzo, un attimo prima che la procedura le isolasse completamente dal mondo, sole ciascuna con il suo Custodian e col ricordo dell’altra. E la consapevolezza di doversi stare lontane fino alla fine della sentenza.

Possa Chi Di Dovere regalare a ciascuno di noi poveri avatar un amore così forte, bello, completo… e drammatico. Almeno su Second Life.

(Prossimamente: La chiamavano Gloria, ma il suo nome era Tempesta)

Win finisce in Gloria

Quella che doveva essere una visitina veloce a Belias Rubble, a Villa BDSM, si trasforma in una situazione potenzialmente molto pericolosa – dove rischio di fare una fine peggiore di quella che volevo riservare a Cerdita.

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Lo dico fin da adesso, è stata colpa del lag. Sì, il lag, quel maledetto fenomeno dovuto alla lentezza dei server di Second Life quando ci si trova in una sim sovraccarica di avatar (e, attenzione, per sovraccaricare una sim possono bastare due o tre decine di presenze) e che a volte rallenta la reattività di tutto fino a limiti a volte intollerabili. Con effetti disastrosi per qualcuno, come nel mio caso ieri sera.

Mi ero collegata distrattamente, mentre il mio agente reale guardava con un occhio solo “Dr. House” in televisione. Mi ero teletrasportata nella sala di controllo della Kelley Technologies, con una mezza idea di verificare come se la passassero i miei bane attualmente online. Ma dopo un po’ ricevo un IM da Cielo: “Sono qui con Belias e ci chiedevamo cosa stia combinando la Winth”, aggiungendo che al momento stanno legando una certa Melinda.

0d364d17974a64d255cd6d4f15efd12b.jpgNessuno dei miei bane è online al momento, così decido di fare un saltino a Villa BDSM. Al limite mi sento anche un po’ in colpa dopo aver detto così male dei suoi frequentatori alla fine del post La vendetta di Cerdita. E poi, comunque, Belias la vedo sempre volentieri, e Cielo e Gloria sono due persone simpatiche. Mi diverte ogni tanto insegnar loro qualcosa sui legami di Marine – sono un po’ maestrina, come Belias mi fa notare spesso… mi piace darmi un po’ di arie, anche perché vedo che tanti interlocutori lo trovano estremamente irritante, e alla lunga questo può produrre effetti interessanti.

Quando arrivo, Melinda si è scollegata e trovo solo Cielo, Gloria e Belias. Altri arrivano e se ne vanno nei minuti successivi, mentre si chiacchiera del più e del meno, senza eccessivo coinvolgimento. Cielo mi cattura con quelle sue gabbie magiche in vetro, ma c’è ben poca gloria in un acchiappo del genere (anche se, in questa maledetta land dove solo gli owners possono materializzare oggetti, scopro di non poter contrattaccare con i miei sparagabbie) e alla fine mi lascia andare. Nel frattempo, lo rimprovero per il comportamento dei suoi ospiti l’altra sera, con Cerdita: una ragazza nuda e legata su cui si sono accaniti in tre a suon di frusta, bella forza! Cielo si difende senza troppa convinzione, mentre Pedro Gibbs si mostra un pochino più contrito (anche se la sua scusa è “Ero giovane e inesperto”: andiamo, sono passati appena 4 giorni!) Noto che Gloria sta tentando di sottomettere Belias, che non è affatto in vena (si direbbe anzi di umore nero) e la impegna in qualche schermaglia. Propongo loro un bikini per una bella partita di lotta nel fango, ma a quanto pare non è serata. E alla fine Cielo mi annuncia che sta pensando di organizzare un nuovo concorso, per la migliore ragazza imbavagliata.

Io ho rotto le scatole a troppi amici troppo poco tempo fa per farmi votare al concorso in Latex e annuncio subito che non intendo partecipare, ma l’argomento mi intriga. Belias indossa a scopo dimostrativo un suo bavaglio dall’aria abbastanza cattiva, e bofonchia qualcosa attraverso esso. Gloria si mette il suo ballgag Real Restraint, che Cielo provvede subito a chiuderle addosso. E anche io metto il mio, per una breve sessione di chiacchiere fra imbavagliate. Niente di male, dopo tutto: le chiavi le tengo strettamente in pugno.

1d8dde753b3fea224c9f8f7b2f38121a.jpgMi passa anche per la mente che la situazione è potenzialmente rischiosa. Quando aprirò il lucchetto del bavaglio, solo per un istante, potrei essere vulnerabile a un furto di chiavi. Mi guardo intorno: nel raggio dei due metri entro i quali è possibile interagire coi legami di qualcuno ci sono solo Belias e Gloria. E, in ogni caso, mi basteranno davvero pochi istanti per cliccare, dopo “unlock“, su “take keys” e recuperarle prima che a chiunque possa anche solo venire l’idea di impadronirsene.

Ed è  qui che, invece, il famoso lag ci mette lo zampino. Quando, dopo qualche minuto, decido di togliermi il bavaglio, il menu dei comandi scompare subito dopo che io ho cliccato “unlock” e dopo tre o quattro secondi non è ancora ricomparso. Ovviamente, nella chat pubblica si è sentito chiaramente che io ho appena sbloccato il bavaglio, il che implica che le chiavi sono disponibili. Comincio a sudare freddo e mi affretto a digitare in chat il comando “/77 gag” che dovrebbe riattivare il menu, il quale per qualche altro lunghissimo secondo non si fa vedere. Intorno a me, Cielo sta parlando e probabilmente nemmeno si è accorto del potenziale di questa situazione (ed ecco cosa succede a chi sa fare solo il Master e, palesemente, non ha mai voluto indossare lui stesso un paio di manette). Gloria e Belias sembrano impegnate ciascuna col suo rispettivo bavaglio. Ce la posso fare?

Finalmente il menu del ballgag mi si apre, in alto a destra del mio schermo. Il puntatore del mouse corre rapidissimo al  comando “Take Keys“. Ma nella chat si sente all’improvviso quanto segue:


RR Ballgag 1.13 whispers: Gloria Oppewall has taken WinthorpeFoghorn’s keys from her RR Ballgag 1.13.

324d86b8f58a152ff9e7a110901b99e9.jpg Gloria? Maledizione alle acque chete. È stata un fulmine. Scommetto che era lì in agguato da chissà quanto tempo, con il mio bavaglio sotto il puntatore, pronta a cogliere la sua occasione. Faccio appena in tempo a esclamare: “Gloria, mannaggia, colpa del lag! Fregata!” che lei mi caccia in bocca la pallina di gomma e gira la chiave con uno scatto.

Quello che segue dopo è particolarmente imbarazzante. Cielo ci mette non so quanto a rendersi conto che la sua schiava si è impadronita delle mie chiavi del bavaglio, ma quando lo scopre manca poco che si metta a saltare su e giù per la sim. Di fatto, anzi, fa proprio qualcosa di simile, mandando un annuncio ufficiale urbi et orbi a tutti gli iscritti di Villa BDSM: 

[2008/05/06 14:10]  Cielo Robbiani: udite udite
[2008/05/06 14:10]  Cielo Robbiani: siamo riusciti ad intrappolare winthorpe

Imbavagliata, io minimizzo, ma la situazione è molto grave: con il RR Viewer non ho modo di togliermi il bavaglio, e Gloria sta già collegandolo a un guinzaglio che mi impedirà qualsiasi teletrasporto. Nel frattempo, la sim si popola di personaggi inquietanti attratti dall’annuncio: appare quel Montgomery Forcella che l’altro giorno pretendeva di frustare Cerdita prima che io avessi anche solo fatto in tempo a legarla, ricompare Pedro Gibbs, che si è un po’ scocciato per quel che ho scritto di lui nel post precedente e che ormai da giorni me l’ha giurata, un paio di ragazze e altra gente che non conosco. C’è un tale New Vita che mi fa “Interessante blog, finirò di leggerlo…” e che provo a ringraziare come posso, con la pallina di gomma strettamente incastrata fra i denti.

Cielo minaccia immediatamente di legarmi al palo e io lo rimbecco subito, pensando alla sorte di Cerdita: “E poi quanti energumeni mandate a frustarmi?”. Ma il bavaglio pasticcia tutto e quel che viene fuori è questo mesto bofonchio: “h foi quanti enewgumeni manhath a fwuftawmi?” Per fortuna, il ballgag non ha il comando “Force Sit“, e nessuno può legarmi al palo contro la mia volontà – quanto alle chiavi delle manette, mi guardo bene dal metterle a disposizione. Però, maledizione, adesso sono davvero nei guai: Pedro osserva tutto con eccessivo interesse, Belias sogghigna un poco. E Gloria, soddisfatta come un gatto che ha acchiappato un topolino, impugna il guinzaglio e mi trascina al piano di sotto, seguita immediatamente da un piccolo corteo.

8de7c1afb9c83ee262f8221ec741f1f0.jpgTutto quello che posso dire su quanto accade in seguito, è che io faccio la più strenua resistenza. Nella gabbia mi ci devono trascinare tirandomi per il collo, ma le mani le ho ben libere – e ogni volta che Cielo si avvicina, minacciandomi una drastica sculacciata con una paletta che ha estratto con una prontezza degna di miglior causa, io impugno un’arma analoga e mi metto a menare fendenti su di lui e su Gloria. La lotta dura almeno un’ora, tanto che pian piano gli ospiti si allontanano. Alla fine la questione si riduce a me, la povera Win, imbavagliata e legata a un anello, spesso anche imprigionata in quella cavolo di gabbia magica che Cielo continua a spararmi addosso, contro due persone ben determinate a sopraffarmi.

È’ l’una di notte nel mondo reale quando avverto i due proprietari di Villa BDSM che devo scollegarmi, ben sapendo che domattina mi ritroverò ancora legata, nella stessa gabbia con le sbarre che Cielo è in grado di chiudere a chiave. E dalla quale, a differenza che dal bavaglio, sospetto che potrebbe essere molto difficile fuggire. Domani è un altro giorno, diceva un famoso personaggio del cinema e della letteratura popolare, ma lo intendeva in senso ottimista. Mentre quella che io vedo avvicinarsi è una specie di tempesta.

 

(Prossimamente: Intermezzo – Due bane innamorati)

La vendetta di Cerdita

Lo spirito dominatore di Cerdita Piek, esplode in modo inaspettato facendomi pagare lo scherzetto di qualche tempo fa. Ma il nostro è uno scontro fra titani bastardi del Real Restraint. E mi fa ricordare perché frequento le sim italiane così di rado.

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Sono giorni, ormai, che quasi tutto il mio tempo su Second Life è dedicato a creare nuovi bane e ad amministrare quelli che già vagano prigionieri della diabolica invenzione concepita da Evil Dolly e resa (virtualmente) reale da Marine Kelley. È un’attività che fa felice il mio diavoletto dominatore ma che, alla lunga, è abbastanza pesante: non si tratta solo della procedura di bane-ificazione (che comunque, se si fa un minimo di roleplay, un’oretta e mezza di tempo la richiede tutta) ma anche di tutto quel che segue – è un continuo ricevere comunicazioni: qualche prigioniera che comincia a rendersi conto del guai in cui si è cacciata, Marine che ha bisogno di una mano per gestire emergenze di qualcun altro, nuovi prigionieri che attendono con ansia il loro turno… e oltre a tutto questo c’è l’ordinaria amministrazione, prendere l’iniziativa di controllare come stanno i tuoi bane, vedere che non stiano accumulando punizioni eccessive e se necessario andarli a trovare. Sei il loro unico contatto con il mondo e, almeno una volta ogni due o tre giorni, è meglio che tu vada a darci un’occhiata per qualche parola di conforto e magari un consiglio o due.

282211938ba26d14996b4b8e23f1d043.jpgd2eb7f906b2aca001018f551501fc880.jpg Tutto questo per spiegare come mai, una mattina, non resisto più all’impulso che sento intensificarsi da qualche giorno. E mi rimetto le manette che, mi rendo conto con stupore, praticamente non indossavo più da almeno dieci giorni. Tecnicamente, avere le manette addosso è una finzione: di base, su Second Life, nessuno può costringerti a fare qualcosa contro la tua volontà – nemmeno ammanettarti. Fino all’introduzione dei Real Restraints, anche quando incontravi un aspirante rapitore, da parte tua ci voleva un sacco di buona volontà nel fingerti impotente a reagire, nel toglierti evntualmente gli indumenti che il catturatore voleva strapparti di dosso, nel sederti sulle poseball scelte dall’aguzzino. E in ogni momento era possibile tirarsi indietro, dire di no, rifiutarsi di fare questo o quello. Insomma, non esattamente l’ideale per provare la sensazione di perdere il controllo su se stessa. La grande innovazione delle manette Real Restraint (o di altri legami equivalenti, prodotti da Marine Kelley ma anche da altri) è che consentono invece al primo che ti ruba le chiavi di farti tutto quello che gli pare: e ti offre il brivido di sentirti veramente vulnerabile, pronta per l’avventura, progressivamente trasformabile in un oggetto in balia di qualche persecutore. Nel gioco, poi, sarà cura del catturatore di fingere, con un po’ di roleplaying, di essere lui ad avvolgerti nelle corde, a chiuderti nelle cinture o a incatenarti.

Il mio ritorno alla vita pericolosa dovrebbe avvenire gradualmente: prima di indossarle, ho tolto dalle manette il Nasty, quello script malefico che, fra l’altro, consente al rapitore di toglierti tutti i tentativi di evasione. Per giunta, ho avuto cura di tenere da parte le chiavi delle manette, in modo che un rapitore occasionale non abbia modo di scipparmele a sorpresa. Però non ho tenuto conto di un altro script che ormai abita di default in tutti i miei legami e che permette a un selezionato numero di amici di sfilarmi le chiavi di tasca anche quando le tengo nascoste: si tratta di “Friends” di Chriss Rosca, di fatto ormai uno standard irrinunciabile per chiunque utilizzi i legami di Marine. Ma anche un fattore di rischio elevatissimo, soprattutto quando si bazzicano posti come Stonehaven. Mi materializzo lì dopo giorni e giorni di assenza e, dopo pochissimi istanti, accadono quasi simultaneamente due cose: accanto a me comincia ad apparire la mia vecchia amica Cerdita Piek, e le mie manette scattano all’improvviso, bloccandomi le mani dietro la schiena.

8b17903ba5e7fe6fda94b6f9d7349860.jpgb1150206e1eb5ae408232bd35d00cfe7.jpg5346cd077e94ddecbfcf1d425dbad0a4.jpg 5cfb1d7b6bb88cb27e0884f07bf55789.jpgDi Cerdita ho parlato già più volte – in Mistress si nasce e più recentemente in Cose da non fare durante il roleplaying. Sub storica e sempre nei guai, sempre più spesso ha atteggiamenti deliziosamente aggressivi che col tempo stanno sviluppandosi in una tendenza sempre più dominante. Questa volta, la mia vecchia amica non corre rischi e mi priva immediatamente dell’interazione con l’ambiente, assicurandosi che non possa reagire pasticciando con le corde che ormai porta sempre addosso. Mi costringe in ginocchio con le cavigliere, mi guarda sorridendo e annuncia che da questo momento si dedicherà a fare di me la sua schiava, insegnandomi con le brutte il rispetto per la mia nuova padrona fino a quando non mi sarò piegata completamente ai suoi comandi.

Le prime due regole imposte sono relativamente semplici: posso rivolgermi a lei solo chiamandola Lady Cerdita e, in sua presenza, devo sempre restare in ginocchio. Ma è solo l’inizio della giornata, perché stavolta fa sul serio. E, dato che si deve scollegare per un’oretta, la sua prima mossa è di trascinarmi al labirinto di vetro chee si trova sul tetto della stanza delle gabbie di Stonehaven, sfidandomi a uscirne entro 30 minuti. Se non riesco a uscire in tempo, sibila minacciosamente, sarò punita con 30 minuti di detenzione in gabbia per ogni minuto di ritardo. Per assicurarsi che nessuno possa aiutarmi, Cerdita mi imbavaglia (eliminando così anche la possibilità che io comunichi con qualcuno tramite IM) e mi ficca nelle orecchie certi tappi che bloccano completamente la chat pubblica. Da questo momento in poi, quando qualcuno parla, tutto quel che posso sentire è: “…”. Con le caviglie legate e i polsi serrati dietro la schiena, rimango sola nel labirinto, a strisciare sulle ginocchia per i corridoi, cercando di farcela più in fretta possibile. Non è la prima volta che affronto questa prova, ma l’altra volta ci sentivo bene – e c’era Zahnbuerste Strom che, dal soffitto trasparente, mi aiutava a trovare la strada. Stavolta invece nessuno può aiutarmi – nemmeno le compagne di sventura che, ogni tanto, incontro fra le pareti trasparenti, e che mi guardano con commiserazione per poi passare oltre.

Quando riesco a uscire dal labirinto, di minuti ne sono passati 40 a una piccola folla si è accalcata fuori: fra gli altri ci sono Novaline, che qualche tempo fa ho tormentato un po’ e che da allora mi sta dietro, e un certo Pedro Gibbs, che è venuto a cercarmi a Stonehaven dopo aver trovato per caso questo blog ed esserne diventato uno dei lettori più avidi. Pedro si illude di prendermi come schiava, come del resto il signor Garrigus, ma ancora non mi conosce e l’ho avvertito che si illude se spera di piegarmi con la persuasione. In ogni caso, è davanti a questa e altra gente che Cerdita mi umilia, definendomi stupida come una bionda (e facendomi tingere i capelli di conseguenza), preannunciandomi cinque ore di detenzione in gabbia per la mia lentezza nell’uscire dal labirinto, e infine trascinandomi in un pub lì vicino per farsi un bicchiere prima della mia detenzione.

6af66fe56ae94bff758457701a23c326.jpg 458e102903cc95e9467ad0e2f7b91c94.jpg8764d78af15db59a24b67f5d7565711b.jpg807e86f6cd4d29f51633581cc3c6d60c.jpg e0385e4034cd7bdea3ab751c9702d262.jpgAdesso non vorrei farla lunga, ma qualcosa la devo dire, per evitare che si continui a pensare a Cerdita come alla simpatica e sottomessa damsel in distress: prima di dare da bere anche a me, con la gola secca dopo tre quarti d’ora di bavaglio, l’ex innocente fanciulla pretende che io le pulisca le scarpe – prima coi miei capelli biondi poi addirittura con la lingua. Quindi mi nega la bottiglia d’acqua, obbligandomi a bere come un cane da una ciotola posta sul pavimento. Il tutto, con la proibizione di rimettermi in piedi, e l’obbligo ricorrente di chiamarla Lady. Infine, terminata la serie delle umiliazioni, mi trascina in un sotterraneo a Snark e mi sbatte in una gabbia di sua concezione, decisa a tenermici chiusa per almeno 5 ore – anzi, più a lungo, per farmi scontare il fatto che, durante la prigionia e col suo permesso, ho lasciato che mi raggiungesse una mia bane che aveva urgente bisogno di assistenza. Infine, se ne va per un po’, lasciandomi la sola compagnia di Nitalia, una vecchia conoscenza che qualcun altro ha incatenato nella stessa stanza, e con la quale posso fare due chiacchiere.

Ma non è la conversazione che può distrarmi dalla missione principale, che è sfuggire in qualche modo alle grinfie di Cerdita. Questa volta, a tradire la mia persecutrice è il fatto di avermi chiuso le manette con un timer che, in sua assenza, scatta restituendomi le chiavi… e la sua gabbia, per quanto ben chiusa, è di quelle la cui porta si può forzare con tempo e pazienza – e a me non manca l’uno nè l’altra. Proprio quando Cerdita riappare, un attimo prima che io mi genufletta per evitare ulteriori castighi, la serratura cede al mio ennesimo tentativo di forzarla e la porta si spalanca.

C’è un attimo di silenzio e di esitazione in cui nessuno si muove. Cerdita mi guarda, io guardo lei. Nitalia osserva entrambe. Poi io scatto fuori dalla gabbia e mi avvento verso la scala che porta alla libertà. Sto per slanciarmi verso l’alto, quando Cerdita urla. URLA. Furiosa. “Schiava! Fermati immediatamente! Torna qui!” Il tono di autorità  nella voce mi paralizza per un attimo, e resto immobile alla base delle scale. Guardo la libertà verso l’alto, poi la mia persecutrice, poi di nuovo l’uscita. È così strano, questo momento: niente di fisico mi imprigiona, ma la voce di colei che fino a un momento fa mi teneva prigioniera ha il potere di soggiogarmi. O quasi, perché anche se non scappo su per le scale, nemmeno mi avvicino a lei. Resto lì, ferma, come un coniglietto che in mezzo alla strada fissa i fanali del camion che sta arrivandogli addosso a tutta velocità.

Poi faccio un passo, uno solo, verso Cerdita, che si sta avvicinando. Chino la testa, sento le mie ginocchia che si piegano, cado a terra. Rialzo lo sguardo e vedo la mia padrona avvicinarsi, gli occhi che lampeggiano di rabbia, pronta ad ammanettarmi di nuovo, a punirmi, a farmi rimpiangere questo pomeriggio come se fosse stato una scampagnata. Lei si ferma a un passo da me, mi prende il mento con una mano, mi fissa negli occhi, mi grida in faccia.

E a questo punto in me succede qualcosa che io stessa non mi aspettavo. Sostengo il suo sguardo, le sorrido in modo strano, poi abbasso gli occhi sulle sue mani, che stanno digitando insulti.

Dalle tasche estraggo un rotolo di corda e velocissima glielo avvolgo attorno ai polsi, legandoglieli strettamente dietro la schiena. Con un calcio, la faccio cadere sul pavimento e le sono addosso, con altra corda, che le avvolgo intorno alle gambe. Cerdita strabuzza gli occhi, urla, insulta, ma è troppo tardi: è mia adesso, e tutto quello che mi ha fatto passare glielo farò pagare con gli interessi.

Sì ma… che fare? Cerdita è stata legata in mille modi, umiliata e schiavizzata al punto che stavolta bisogna escogitare qualcosa di veramente terribile per punirla. Mentre ci penso, decido di portarla a Villa BDSM, dove una nuova amica – Belias Rubble – mi ha pregato di recarmi appena possibile per votare una sua amica ad un concorso analogo a quello in latex a cui sono arrivata seconda. Soffoco le urla di Cerdita con un bavaglio, le stringo al collo un guinzaglio di corda e me la porto nella sim italiana dove Cielo ci accoglie con entusiasmo.

Anche troppo, forse: Cielo mi sommerge di proposte – chiudere Cerdita nella Machiavelli (una gabbia di sua invenzione in cui si guadagna qualche dollaro quando si riesce ad uscire), venderla come schiava, legarla a un palo. Intanto la mia prigioniera urla e scalpita, si dimena, strattona il guinzaglio, cerca di prendermi a calci. Sono costretta a trascinarmela dietro incaprettata, poi la lego al palo offerto da Cielo per, diciamo così, convincerla con le buone a votare per chi dico io. La cosa va per le lunghe perché c’è un deficiente, Montgomery qualcosa, che approfitta del fatto che Cerdita sia legata al palo per tirarle qualche scudisciata. Un comportamento che non accetto: Cerdita adesso è mia, e io sola posso decidere che punizioni imporle. Spingo Montgomery via in malo modo, poi torno a dedicarmi alla mia opera di convinzione: a ciascun suo rifiuto, le strappo di dosso un indumento, fino a quando Cerdita piega il capo e accetta di votare per l’amica di Belias. Solo che poi, quando le sblocco l’interazione, si mette a votare tutte le candidate tranne quella che le ho detto io. Ah, è così, eh? Maledetta spagnola. Adesso ti sistemo per le feste.

cb2ecfd33237ec4e9a4630ddaed6a559.jpg1d0df2c7c5a2b7bf4a8e78a8d4d5a7a8.jpg Afferro Cerdita in malo modo e per prima cosa le blocco di nuovo le interazioni. La trascino verso il cosiddetto “Infinito”, un monumento che è l’orgoglio di Cielo e compagnia, e la lego saldamente ad esso (usando la funzione “force sit” delle corde e inibendole lo “stand up” in modo che non possa più staccarsene da sola). La spoglio completamente, e la guardo fissa negli occhi, sibilando: “Adesso chiedi pietà e implorami di liberarti. Se lo farai, forse, ti porterò via con me e quello che ti farò resterà fra noi due. Ma se non lo fai, resterai qui, a disposizione di chi passa a Villa BDSM. Isolata da tutti, oltre che dalle corde, dalla barriera linguistica. Qui nessuno o quasi parla l’inglese!”

Gli occhi di Cerdita dardeggiano: non si piega affatto, anzi, continua a insultarmi da dietro al bavaglio. Non mi resta alternativa se non lasciarla qui. So bene che le corde le impediscono ogni movimento, ma anche che, se appena appena arriva qualcuno che si intende un poco di Real Restraints, ci mette quattro secondi a liberarla, legarla di nuovo e portarsela via, magari in qualche dungeon inaccessibile. Non manco di farglielo notare – ad alta voce, in modo che i presenti possano prender nota e approfittare della situazione. Di fatto, il primo che passa avrebbe a disposizione una schiava –  recalcitrante, è vero, ma vuoi mettere il piacere di domarla? Affido Cerdita a Cielo, perché provveda a offrirla alle cure di qualcuno che abbia voglia di divertirsi, e me ne vado a Stonehaven a tirare il fiato e chiacchierare con gli amici.

Quando torno a Villa BDSM qualche minuto più tardi, la mia delusione è enorme. A quanto pare, nemmeno uno dei visitatori ha saputo impadronirsi della preda che ho offerto loro su un piatto d’argento. Tutto quello che sanno fare è mettersi in fila davanti all’Infinito, tutti con in mano una frusta, e menare scudisciate una via l’altra, senza uno straccio di interazione scritta. Zero roleplay, zero fantasia, zero tutto: solo una serie di tristissimi e ripetitivi clic sulla povera Cerdita. La quale, più annoiata che spaventata, si è semplicemente estraniata dal gioco mettendosi “away“.

So che questo comportamento non è di tutti – Cielo e Gloria, ad esempio, mi sembra si diano un po’ più da fare per mantenere un minimo di interazione fra avatar. Però, guarda caso, sono sempre le sim italiane quelle in cui succedono cose come queste: chat pubblica intasata di messaggi sovrapposti, spesso urlati, tutti che salutano tutti, ridono ed esclamano sciocchezze a ripetizione rendendo impossibile una comunicazione che non sia in IM – e quel ch’è peggio lasciando l’apparenza dell’interazione e di gioco a script automatici che rispondono a ogni clic con qualche frase prestabilita. Possibile che sia una questione di nazionalità? Samy, Rossella, Belias sanno mantenere un alto livello di gioco, e sono tutte italianissime – ma forse non è un caso che le abbia conosciute tutte in sim di lingua inglese, nelle quali di fatto fingevano di non parlare l’italiano.

Dovevo scollegarmi, ormai, e sarei restata offline per qualche giorno. Ho liberato Cerdita da quel noioso passatempo, ma è una situazione puramente temporanea. Lei sostiene di non aver finito, con me, e so che è meglio che le creda. Ma io, con lei, non ho neppure incominciato e la prima volta che ci incontreremo faremo impallidire la sfida all’OK Corral.

Ah, e naturalmente adesso i miei capelli sono tornati al  colore abituale.

(Prossimamente: Win finisce in Gloria)