Fuga da Wicked Dream

A volte succede di voler scappare e di non riuscirvi (e di godersi fino in fondo la deliziosa frustrazione nel vedere sventati i propri tentativi). A volte succede di non voler scappare – ma di trovarsi sul piatto d’argento un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

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Qualcosa è cambiato, fra Belias e me, e se n’era accorta molto bene Lorella, in un suo commento a Belias non c’è. Nei giorni trascorsi da quando il suo offrirsi a Wizard Biedermann aveva fatto evaporare il mio desiderio di inginocchiarmi al suo cospetto, non sono mancate le occasioni di vedersi più o meno fugacemente… per recuperare qualche freebie interessante offerto a Dark Den, per andare a comprare insieme il MystiTool che a lei mancava, per una lunga e laboriosa visita a Pak al fine di aggiornare i nostri Real Restraints dalla versione 1.13 alla 1.14 (un aggiornamento non sostanziale, ma che per me è particolarmente significativo dato che risolve finalmente il bug del plugin Give Keys – adesso, anche in presenza mia o di altri avatar dal nome troppo lungo, il comando funziona perfettamente… sottraendomi finalmente quella indesiderata protezione, che pure mi aveva salvato dalle grinfie di Cielo ai tempi del mio rapimento ad opera di Gloria).

Belias è sempre la prima amica che mi saluta quando mi collego, è la prima che saluto io quando la vedo online. Quando ci vediamo, mi abbraccia sempre: mi salta addosso, aggrappandosi a me come un naufrago a un relitto galleggiante. Oppure mi butta a terra col suo impeto, inchiodandomi i polsi sul pavimento con una forza che non ti aspetti vedendola così piccina. Mi morde, mi graffia, mi bacia, mi odia, mi ama. Mi fa sentire al centro del mondo. Un giorno, a Pak, subisce per me un incantesimo che la pietrifica e la muta in una fontana – e lì mi fa sentire un impulso fortissimo a starle vicina, a coccolarla… a difenderla da un dom deficiente che trova spiritoso minacciare di sfregiare a martellate la statua in cui la mia amica si è trasformata.

e850d14c7c978cab233f9a79c4457489.jpg4863e11ff9be8397880d158ee75eed19.jpge5fa60dc6be1419ac9525c670797e1d5.jpg1fab3ebc46cafcc3f2e62c469d5ec36d.jpgE i giorni passano – fra bane, visite alla nuova sede del Bondage Team, esplorazioni varie (ad esempio, Stormhold, dove Mudlark e Halle, assieme a Moondog, stanno mettend su una casa tutta per loro). Fino a quando, un giorno, Valentine Vendetta non mi dice qualcosa che mi fa pensare: “Win, è  tanto che non ti vedo indossare manette”. È vero, anche se Valentine non l’ho conosciuta che nei miei giorni di cattività. Un tempo andavo in giro per giorni interi con le chiavi a portata di tutti. Looking for Trouble, come diceva una tag frequentemente sfoggiata da Cerdita, sapendo che tutto sommato era ben difficile che di guai ne trovassi davvero – perché per una Tine o una Isabel Schulze, che mi tenevano legata per un paio di giorni, c’erano sempre molte più persone desiderose di rapirmi per un periodo breve e che mi lasciavano, dopo avermi regalato il brivido del rapimento, del tutto libera o quantomeno in condizioni di liberarmi in tempi non lunghi. Con Belias è cambiato tutto, perché due settimane sono un periodo abbastanza lungo da farmi sentire la mancanza della Win che ero prima di incontrarla, libera di andare a fare shopping, di rispondere ai TP degli amici, di occuparmi dei bane, persino di tentare di creare oggetti nonostante la mia incapacità quasi assoluta nell’utilizzare gli strumenti offerti dal client. Per cui, quando sono finalmente riuscita a fuggire da Villa BDSM, quasi inconsapevolmente mi sono trovata a difendere la mia libertà con attenzione decuplicata.

Perché da un lato so che se Belias mi acchiappa di nuovo non me la caverò tanto facilmente… eppure al tempo stesso mi rendo conto che non voglio che le mie chiavi siano disponibili al primo venuto e non lo siano per lei. D’altra parte, accade ormai di rado che riesca a passare su Second Life il tempo che ci passavo qualche settimana fa. Il risultato è che, da quando ero sfuggita al controllo di Belias, mi era capitato di essere legata solo da New Vita (un’esperienza da cui mi ha salvato solo l’intervento provvidenziale di Vale) oppure dalle colleghe del Bondage Team, un ambiente pericoloso ma fondamentalmente protettivo, dove si finisce in genere per imporsi a vicenda timer abbastanza brevi. Così mi è capitato sempre più spesso di scoprirmi a ricordare, con eccitazione crescente, quella volta che mi ero inginocchiata davanti a Belias senza avere addosso manette di sorta, consapevole che sarebbe bastata una sua parola perché le offrissi i polsi col capo chino… in un incantesimo che era durato pochi secondi intensi, e che la comparsa inopportuna di Wizard aveva dissipato.

Una sera, prima di addormentarmi, mi sono collegata. Belias era online e ci siamo scambiate una serie di IM in cui lei faceva finta di mettermi un collare e io lo accettavo, con gratitudine, chiudendo gli occhi, immaginando le sue mani sul mio collo, attendendo lo scatto degli altri legami, sprofondando nel sonno lentamente nella dolce illusione di sprofondare nel suo affettuoso controllo, incapace di reagire, di oppormi, di lottare. Era solo un gioco, ma quella sera mi si è scolpita nella mente. Scavando, scavando, spingendomi a diventare via via meno attenta, meno abbottonata… rivelandomi quanto, ormai, fossi vulnerabile alla volontà di Belias.

Poi, l’elemento decisivo. La scoperta, durante un pomeriggio di intensi rapimenti incrociati alla sede del Bondage Team (nel quale Moss Hastings stava cimentandosi nuovamente nella conquista dello status di Bondage Champion), di una nuova invenzione dalla mente diabolica di Tat1ana – uno script che consente a chi lo scopre di accedere alle cartelle condivise del #RLV, costringendoti a indossare tutto quello che ci hai messo.

dddb026a5b80a5f59729031724e3d6b7.jpg Per me, questo script significa qualcos’altro: vuol dire poter dare a Belias una nuova chance di rapirmi senza abbassarmi a offrirle le mie chiavi – un atto che va proprio contro la mia natura – e senza fidarmi di nuovo del plugin “Friends”, di cui lei aveva approfittato la volta scorsa. E i risultati sono quelli descritti nelle foto del post precedente a questo. Belias che mi mette a forza le catene alle caviglie e ai polsi, chiudendole con i suoi lucchetti. Che mi stringe al collo un collare. E che, quando scopre che l chiavi non sono a disposizione, mi dice con la calma di chi sa di aver vinto: “Chiavi, cara. Sappiamo entrambe che me le darai”. E mi porge la mano, nella quale, senza esitare come se fossi un topolino ipnotizzato da un boa constrictor, adesso lascio cadere quello che lei mi chiede. Chinando poi la testa, e aspettando immobile lo scatto irreversibile del meccanismo.

Quando mi scollego, penso che ormai è fatta. Non riuscirò ad andarmene, stavolta. Tentare di liberarsi da un collare richiede molte più ore di quelle necessarie per togliersi le manette – e stavolta mi trovo proprio nella tana del lupo. Una cosa era essere legata sulla croce di Villa BDSM, e poter approfittare del tempo che Belias passava altrove… ma qui mi trovo in Our Wicked Dream, nel dungeon che Belias condivide con Pony e in cui, ho visto, passa ormai gran parte del suo tempo. Ogni volta che tornerà online, non potrà che comparire qui accanto a me – pronta a verificare che non sia riuscita ad allentare i miei legami, e a stringerli di nuovo. E il guinzaglio che mi ha messo sul collare garantisce che mi sia impossibile teleportarmi altrove. Sono finita, ormai. Sono sua, per sempre.

E poi, quando torno a collegarmi, succede invece l’imprevisto. Una di quelle comunicazioni blu che Second Life manda ai residenti per avvertirli di questa o quella emergenza. E che in questo caso mi avverte che la SIM in cui mi trovo verrà riavviata fra cinque minuti e che è bene che me ne vada se non voglio essere logged off.

Esito. Belias è online. Devo avvertirla? Aspetto un paio di minuti, poi le scrivo.

[2008/06/26 8:06]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Ehi… collegamento veloce… bene… dove sei?
[2008/06/26 8:06]  Belias Rubble: ehm….
[2008/06/26 8:06]  Belias Rubble: mhhh
[2008/06/26 8:06]  Belias Rubble: ehm

Suona imbarazzata, ma perché? Controllo sul suo profilo, ma so già quello che sto per scoprire. Belias si trova nel luogo dove mi aveva portata nella mia breve vacanza dalla croce, il che vuol dire che è con Happytimes Dawes, la sua Mistress. [2008/06/26 8:07]  Belias Rubble arrossisce, mi scrive lei… ma io Happytimes la rispetto e scopro con sorpresa di non provare gelosia per lei – né la delusione che mi aveva ferita quando Belias se ne era andata con Wizard. Però, anche questa volta, Belias non c’è. “Uh! Ti vedo! Eheheh”, le dico, mentre il conto alla rovescia prima del riavvio della sim prosegue. Tre minuti.

“Ma sei nel mio dungeon?”, chiede Belias. Le rispondo subito, mentre il tempo che manca al riavvio scende a due minuti: “Eh, dove, se no? Mi hai messo il guinzaglio, come potevo andarmene?” Lei mi invita a guardarmi intorno: non me n’ero accorta ma nel dungeon c’è una specie di grossa gabbia per pappagalli che contiene un tale RJ, legato e completamente nudo. Mmm, vedo che il concetto di gabbia per uccelli si presta a pesanti doppisensi. Ma il tempo stringe e devo sapere perché Belias non viene da me: “Ma sei legata?”.  “No”, risponde, e io incalzo: “Mmmbeh… puoi muoverti?”. Manca appena un minuto al riavvio della sim in cui mi trovo e se lei non viene presto…

[2008/06/26 8:09]  Belias Rubble: tra un secondo
[2008/06/26 8:09]  Belias Rubble: sto parlando con mia sorella e la mia MIss
[2008/06/26 8:09]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: No, e’ che…
[2008/06/26 8:09]  Belias Rubble: cosa?

Non posso non dirglielo, e glielo dico: la sim sta per ripartire… e ho appena suggerito a RJ di spegnersi prima che accada. “Ora stacco anche io se no mi butta fuori”, le confesso… ma non faccio a tempo. Pochi secondi, e tutto diventa grigio – e appare il famoso messaggio: You have been logged off from Second Life. Ed è qui che prendo la decisione.

Senza dare tempo alla sim di riavviarsi, mi ricollego subito. Il client ci mette un po’, ad accogliermi di nuovo in world, e quando lo fa accade esattamente quello che mi aspettavo. Ricevo un altro messaggio che mi informa: la sim a cui sto cercando di collegarmi non è disponibile, e il sistema mi sta spostando in un altro luogo. Che è quello, già noto, che Second Life ha memorizzato come mia home, e in cui mi ero ritrovata, legata, quando Tine aveva cercato di portarmi a casa di Cerdita senza sapere che l’orb di sicurezza mi avrebbe cacciata via!

Ed è fatta! Ho ancora addosso collare e catene. Ho ancora il guinzaglio, che mi impedisce di teleportarmi. Ma sono fuggita dal dungeon di Belias, e ora è solo questione di struggle, di pazienza e di tempo!

(Prossimamente: Struggling the Collar)

 

Le cartelle condivise del RLV

Mmm, Belias mi ha riacchiappata e immobilizzata nella SIM che condivide con la sua amica Pony Mondschein. Non so se e quando riuscirò ad uscirne e tanto vale che mi metta al lavoro sul post di spiegazione sulla nuova meraviglia del Restrained Life Viewer. Che, ovviamente, è in parte responsabile proprio della mia situazione attuale.

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Come tutti i post con il tag “Didascalie”, anche questo va considerato di servizio – niente di personale, ma quella che spero possa essere una utile guida alle cartelle condivise del RLV per gli avatar italiani che non sanno l’inglese, o che sono troppo pigri per leggerlo. Però due righe di introduzione devo scriverle, visto che scrivo mentre mi trovo nuovamente prigioniera di Belias, in un suo dungeon quasi privato. E che porto al collo un collare d’acciaio che porta il suo nome.

Tutto questo non sarebbe infatti accaduto se la nuovissima edizione del RLV, quella rilasciata nemmeno due settimane fa, non avesse introdotto una funzione molto innovativa, che consente di superare uno dei limiti più grossi dei Real Restraints. Come tutti sanno o dovrebbero sapere, un avatar che volesse avere la possibilità di essere ammanettato da qualcuno doveva per forza indossare le manette e tenerle indosso lasciando le chiavi a disposizione. L’aspirante catturatore doveva poi cliccare su di esse e rubare le chiavi (proprio come ha fatto l’altro ieri sera New Vita) e poi semmai mettere in scena un po’ di gioco, dicendo “Pincopallo ti afferra i polsi e li serra nelle manette” o roba del genere.

75917025b22bd0d3db1edd0e535cc79f.jpgd01521841eb144a957e4e64930535064.jpg Non è più così, o almeno non necessariamente. Il nuovo, diabolico, Viewer di Marine (che si può come sempre scaricare gratis dal sito di eRestraint) ti consente di rendere disponibile a qualcuno una determinata cartella nel tuo inventario, permettendo a questo qualcuno di farti indossare tutto quello che ci hai messo dentro. In questo caso, naturalmente, io in quella cartella avevo messo tutti, ma proprio tutti, i legami che posseggo. Inutile dire che quando Belias – che ero andata a trovare per un abbraccio veloce – l’ha scoperto, mi ha per prima cosa stretto al collo il famigerato Steel Collar in vendita con i catenacci pesanti detti Serious Shackles. Poi ha cominciato a darsi da fare per sistemarmi come si deve polsi e caviglie… e per ora si è fermata lì, anche se ho il sospetto che non le basterà. Come abbia fatto… beh, magari lo spiego in un commento in calce a questo messaggio, che stavolta ho già anche troppa carne al fuoco. Chiudo dunque la parentesi personale e provvedo a spiegare qualcosa di più sulle funzioni del Restrained Life – e soprattutto su quest’ultima.

Prima di tutto, l’installazione. Chi usa un Mac non deve fare nulla di difficile: scarica l’applicazione, la mette dove gli pare e la fa partire. Chi usa un PC deve decomprimere il file zippato, aver cura di copiarne il contenuto nella cartella che contiene il client regolare di Second Life e solo allora avviare l’eseguibile (“RestrainedLife.exe“). La buona notizia è che non ci sono file specifici di configurazione, e che le preferences restano quindi inalterate. La cattiva è che il RLV deve essere installato su una versione del client regolare che non sia troppo differente da quella del nuovo RestrainedLife viewer – altrimenti si rischia che l’eseguibile sia incompatibile con gli altri file contenuti nella cartella. Un esempio? Utilizzando funzioni come Search o About Land, chi aveva installato il Restrained Life v1.18.1.2 sopra il client Second Life v1.18.4.3 provocava un crash, perché i file nella cartella delle Skin erano troppo avanzati.

(Come si fa a installare Second Life su Windows? Beh, qui mi si chiede troppo – nel caso, rinvio alla wiki in italiano sull’argomento, rintracciabile a questo indirizzo: http://www.secondlifeitalia.com/wiki/Traduzione)

Dopo di che… beh, dopo di che, la Second Life BDSM di chi ha fatto l’aggiornamento è pronta per cambiare in modo radicale. Facciamo un primo breve excursus sulle funzioni? Ecco qui, tradotto liberamente dal ReadMe che viene distribuito con il RLV, quello che diventa possibile.

– Rendere un oggetto lockable non distaccabile (una volta chiuso il lucchetto, il sub non ha più alcun mezzo per toglierlo – a meno che non si ricolleghi con il client regolare – fino a quando l’oggetto non viene riaperto… o, più precisamente, unlocked)
– Impedire di spedire IM o di riceverne, o di scrivere o leggere la chat pubblica (con, volendo, alcune eccezioni di emergenza)
– Impedire il teletrasporto (sia tramite mappa che tramite landmark, sia tramite richiesta diretta da parte di qualcuno nella propria lista dei contatti – anche in questo caso è possibile prevedere eccezioni)
– Impedire il rezzing (la materializzazione di oggetti), l’editing di alcunché, l’accesso all’Inventario, la lettura di notecards, l’utilizzo di canali di chat non pubblici (ancora una volta, con possibilità di eccezioni)
– Costringere a sedere e impedire di rialzarsi (sparisce il tasto Stand Up)
– Costringere a indossare abiti, ma anche impedire di indossarne di nuovi o di rimuovere quelli che si indossano. E rimuovere qualsiasi oggetto si indossi (salvo che sia stato reso non distaccabile perché locked)

Tutto questo, se usato con sapienza, può dare al sub una sensazione di impotenza molto realistica e intensa. Che è quella che a tantissimi – a cominciare dalla sottoscritta – impedisce anche solo l’idea di tornare al client normale.

8cca6d7ae447277ccc039458a9d4e74e.jpg29f0b47a082fa940e9d73dc51b230abb.jpg Ma è giunto il momento di spiegare, a chi fosse interessato, come funzioni la novità emozionante delle cartelle condivise. A partire dalla versione v1.11, il viewer può infatti “condividere” alcuni dei tuoi oggetti con gli altri, consentendo loro di farti mettere, o di toglierti di dosso, quello che hai messo in condivisione (oppure anche solo di curiosare nella lista). Nota bene: condividere qualcosa non vuol dire che qualcuno possa rubartelo. Vuol dire solo che può costringerti a usarlo – ossia ciò che ha fatto Belias con me. Ecco come fare in modo che ciò sia possibile.

1) Crea una cartella chiamata “#RLV” (senza virgolette) direttamente in “My Inventory” (click con tasto destro su “My Inventory“, seleziona “New Folder“).
2) Sposta una cartella che contiene legami (o altre cose da indossare) direttamente nella #RLV, ed ecco fatto. Attenzione: la #RLV può contenere altre cartelle, mentre queste devono contenere solo oggetti… eventuali ulteriori cartelle non saranno accessibili, perché il viewer accede solo alla seconda directory della #RLV.

Ecco lo schemino disegnato da Marine per spiegare il meccanismo:

My Inventory
|- #RLV
|  |- manette (cuffs)
|  |  |- left cuff (l forearm)
|  |  – right cuff (r forearm)
|  – bavagli (gag)
|     – gag (mouth)
|- Animazioni
|- Parti del corpo (Body Parts)

…eccetera. Ad esempio: chi possiede le cinture RR (Straps) e vuole che qualcuno possa fargliele indossare, sposterà la cartella Straps BOXED nella #RLV.

È possibile indossare tutti i legami contenuti nelle cartelle appena spostate (una cartella a botta!) o anche ribattezzare singolarmente ogni oggetto, facendo in modo che ciascuno contenga il punto su cui andrà indossato. Ad esempio: “manetta sinistra-left cuff (l forearm)“, “cavigliera destra-right ankle cuff (r lower leg)“. Il punto di attachment è lo stesso che compare nel menu “Attach To” dell’Inventario. Se viene indossato senza ribattezzarlo, verrà rinominato automaticamente – ma solo se si trova in una delle cartelle condivise e se non è stato già indicato un determinato attachment point. Se si desidera usare un nuovo attachment point, occorre ribattezzarlo a mano.

Gli abiti sono trattati allo stesso modo (anzi, volendo si può metterli nelle stesse cartelle dei legami, in modo che possano essere fatti indossare con lo stesso comando). L’unica vera differenza è che i vestiti non sono ribattezzati automaticamente quando indossati.

NOTA BENE:
– Non mettere nella #RLV più livelli di cartelle, perché non funzionerebbero. Ad esempio, evitare una catena di cartelle di questo genere: #RLV —> Restraints —> Straps BOXED. Le cinture resterebbero irraggiungibili. [Integrazione del 7 giugno 2009: Mi è stato fatto notare qualche giorno fa che le due righe precedenti sono state superate dall’evoluzione del RLV. Raccomando a chiunque stia leggendo questo vecchio post di rifarsi al più recente e aggiornato Le cartelle gerarchiche del RLV].
– Non mettere una virgola (‘,’) nel nome delle cartelle contenute nella #RLV, perché manda tutta la lista a catafascio.
– Non dimenticare di ribattezzare i legami nelle cartelle condivise (oppure ricordarsi di indossarli almeno una volta dopo averli inseriti nella #RLV, in modo che siano ribattezzati automaticamente) o i comandi di indossa forzato non avranno effetto.
– Evitare di intasare la #RLV con troppe cartelle – alcuni script utilizzano una lista ottenuta col comando @getinv, e i messaggi di chat si limitano 1023 caratteri. Scegliere con saggezza, e usare nomi brevi.

Finito? Finito, per oggi… mi restano ancora una marea di cose da dire, ma ci tenevo intanto a descrivere questa novità per dare un’idea di quello che può fare – o farsi fare – chi scaricherà quest’ultima versione. Su tutto il resto, sulle funzioni che il RLV offre ormai da tempo, torneremo più avanti… anche se spero che qualcuno non attenderà così a lungo, e avrà il coraggio di scoprirlo da sè.

Io, adesso, vorrei passare qualche minuto con Belias. Sempre se la trovo online, naturalmente.

(Intermezzo) Win? Valentina? Valentine?

Mi sono collegata per poco. Ho avuto una sorpresa. E un’altra. E un paragone sommamente lusinghiero. E una lettera trovata la mattina dopo. Poche righe su una serata insolita per molti versi. E su cui si potrebbe discutere.

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Ieri sera, dopo il cinema. Il sonno che non viene. La decisione di affacciarsi in-world, solo per un momento. Per fare due chiacchiere con chi c’è.

Non c’è Belias, lo vedo subito. Ma ci sono altri: c’è Valentine Vendetta, autrice di simpatiche bamboline e – a quanto mi si dice – cacciatrice sempre più attiva. C’è Domino Lebed, un nuovo lettore venuto allo scoperto un paio di giorni fa, e che ha comprato le sue prime manette. C’è New Vita, che aveva detto che andava in vacanza al mare e che si collega in modo avventuroso – e al quale, come mi dice lusingandomi più di quanto possa immaginare, ricordo la Valentina di Guido Crepax (un grandissimo fumetto italiano, a cui dedico le illustrazioni di questo post). C’è Katia80 Flow, con quella sua pettinatura unica e affascinante.

Ci si trova tutti a Zhora, dove presidio l’area pubblica nel caso, nei pochi minuti che starò online, ci fosse qualche bane bisognoso di aiuto. Si chiacchiera del più e del meno, cercando di usare l’inglese per rispetto a Laida Laval, neo-collega operatrice, che è tedesca e l’italiano non lo capisce nemmeno un po’ (al punto che devo rivelarle come la parola che ha scelto come nome, “laida”, convinta che non avesse significato in alcun luogo del mondo, abbia invece un senso tutt’altro che lusinghiero nella nostra lingua!).

3ba0c8b7d20a08488e38777029856eab.pngNon sto a riportare le chiacchiere. Cerco come sempre di minimizzare gli IM perche’ la chiacchierata sia più possibile realistica, fra persone (virtuali) realmente riunite nello stesso non-spazio. Siamo Katia80, New, Laida e credo basta quando, dopo un poco, mi scollego.

Ma poi la solita zanzara mi disturba, sono di nuovo sveglia, finche non torna il sonno. Mi ricollego. Ed ecco la prima sorpresa. New Vita, che fin qui si era limitato a fare l’osservatore lontano, allunga una mano mentre sono distratta. E riesce a fregarmi le chiavi delle manette. Giuro, non ricordavo di averlo inserito nella lista dei “Friends”, dico sul serio. Ho un soprassalto. Mi dico che lui ha sempre insistito di non voler partecipare, che si è sempre comportato come un gentleman – sia pure con una lieve propensione al Peeping Tom.

Ma passano i minuti e New non accenna a liberarmi. Mentre Katia80 tenta invano di cliccare le mie manette, che ormai sono sotto il controllo dell’ex osservatore, questi accenna qualcosa a proposito di voler esplorare i menu – cosa che non fa presagire nulla di buono. E infatti mi trovo ben presto ammanettata in modi diversi, mentre lui prova le varie posizioni.

Valentine mi vede nuovamente online e mi chiede cosa combino. Glielo dico, ed ecco la seconda sorpresa. Arriva lì immediatamente, e comincia a intimare a New di liberarmi – o quantomeno di vendermi a lei. E, terza sorpresa, Laida – la piccola Laida, operatrice niubba – viene fuori che se io sono in vendita mi compra volentieri lei. Il che, se è vera la voce che le sia stato tolto un bane perché si è rivelata troppo rigida, è una sorte da temere.

New non cede. Non solo, scopre di essere in grado di spogliarmi e, con decisa delicatezza, mi fa sparire camicetta e parte della gonna. Ed ecco che Valentina si scatena in mia difesa, scagliandosi contro New. Lo ingabbia, lo allontana trascinandolo, cerca di tenerlo lontano per darmi il tempo di liberarmi. E alla fine mi grida: “Scappa!”

3a94cbae16040ac095c0a04ce3a169c7.gifNon esito che un istante: mi fiondo sul teletrasporto che mi porta alla Processing Room della Kelley Technologies – una zona protetta da Orb di sicurezza dove potrò con tutta calma liberarmi, in attesa che passi la tempesta.  E lì – il sonno finalmente è arrivato – mi scollego.

Mi ricollego stamani, per liberarmi, e trovo questo messaggio, che riporto integralmente. È di New Vita, che deve averlo scritto prima di andare a letto, mentre mi addormentavo.

Quello che è accaduto stasera è stato inaspettato e di grande emozione.

Lo scatto delle manette è un momento esaltante, vale da solo più di ogni altra cosa.

Appare evidente che è stato un fatto del tutto casuale che mi mette in una posizione di responsabilità, perché sento come un dovere il fatto di non esser un compagno di giochi noioso e privo di attrattiva.

E’ un impegno perché tu sei di grande interesse e ti ho sempre pensato al di fuori della mia portata, un po’ come uscire a cena con Julia Roberts..

Purtroppo il caso mi ha messo in mano le tue chiavi nel momento meno adatto… sono in ferie, collegato via scheda cellulare e certamente non sarò presente per esplorarti come vorrei.

Hai una testa interessante, ed una grande personalità.

Ho preso le tue realkey, o almeno credo, visto che mi ritrovo nell’inventario questo oggetto…

Fatalmente nei prossimi giorni riuscirai a liberarti, perché io non potrò esserti vicino per esplorarci a vicenda e richiudere le chiavi…

Spero di riuscire nuovamente in futuro ad incatenarti ai tuoi desideri, almeno altrettanto saldamente di quanto tu hai fatto con la nostra attenzione verso di te.

Ho sempre pensato che sia molto difficile stabilire chi sia il carceriere e chi il prigioniero e credo che la parte del submissive sia di gran lunga più difficile ed impegnativa.

Da parte mia continuero a cercare di apprendere da te tutto ciò che posso… sono uno che impara in fretta..

Una buona giornata,
Maurizio / new

Mi libero abbastanza facilmente prima di cominciare la mia giornata RL. So che New vorrà sapere se avevo chiesto aiuto a Valentine, so che Valentine avrà paura di essersi intromessa in qualcosa che non la riguardava. E so che niente della serata era stato pianificato, e che proprio per questo è stata sorprendente, inattesa, divertente.

Apprendo poi che fra Vale e New c’è stata qualche discussione. Ma io non c’ero. Dormivo. Sognando, anche se non esattamente come la Valentina di Crepax.

(Prossimamente: Le cartelle condivise del RLV)

Doctor WinKyll and Mistress Hyde

Da qualche settimana, il tempo a mia disposizione per vivere la mia Seconda Vita si è ridotto di molto. Provo a riassumere un po’ delle pochissime puntate mancanti, come accade in quei film al termine dei quali una serie di cartelli neri aggiornano il pubblico su quello che è successo dopo le vicende narrate fino a quel punto.

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La mia attività di Bane Operator, sospesa forzosamente nelle due settimane in balia di Belias, ha ripreso a pieno regime, e ho avuto modo di nuovo di monitorare i miei bane a distanza, utilizzando il telecomando, e facendoli sentire, qualche volta, un po’ meno soli, sia pur con i messaggi gelidi e professionali che il mio ruolo di Operatrice esige. A Zhora, davanti alla sede della Kelley Technologies Inc., ho incontrato e avuto modo di chiacchierare un poco con Moss, che mi ha raccontato orgogliosa di come uno dei suoi bane abbia, a quanto pare, provato in prima persona il fenomeno della nascita del favoleggiato Eudeamon. Noi Operatori siamo istruiti a non credere a questa improbabile leggenda, eppure l’evidenza raccolta da Moss fa sospettare che possa esserci qualcosa di vero nelle voci che circolano fra chi frequenta la Kelley Tech. A chi è in grado di capire l’inglese suggerisco di visitare l’ottimo blog di C-6128, che racconta con dovizia di particolari la sua straordinaria esperienza.

c331f34758547a117331e2ea3859e00c.jpg A proposito di Eudeamon, invece, ho una mezza notiziona per chi ancora non ha provveduto a scaricarselo e leggerselo, e per chi non sa l’inglese: un piccolo editore italiano, su mia segnalazione (!!!) ha mostrato interesse per il romanzo di Erika nonostante questo sia disponibile da molto tempo (in inglese) per il libero download sul sito dell’autrice. Al momento siamo in fase di trattativa per i diritti ma se tutto andasse come si spera non è da escludere che prossimamente Eudeamon esca in libreria in una traduzione italiana. Se accadesse, il nostro sarebbe il primo paese al mondo a rendersi conto del valore di questa storia e a darle una vera chance editoriale. Se ci saranno novità, se ne parlerà prima di tutto su queste pagine.

Nel frattempo ho avuto modo di liberare, dopo taaanto tempo, Wutomoto Yoshikawa, che si è fatta qualcosa come cinque settimane di banishment e la cui sentenza (più che raddoppiata in seguito alle sue violazioni) si era finalmente conclusa. La maggior parte dei miei bane hanno concluso il banishment quando io non ero online, e non era stato dunque possibile mettere in scena il loro ritorno alla vita civile con un minimo di roleplay. Con Wuto, questo è finalmente accaduto e ho avuto il piacere di confortarla dopo tanta solitudine forzata, dandole il bentornato nel mondo con una rosa rossa. Wuto ha cominciato a parlare senza sosta, quasi incredula di riscoprire il piacere del contatto umano e del dialogo… e fra le altre cose mi ha rivelato qualcosa che può far capire a un osservatore esterno quanto possa essere dura la vita del bane. L’occasione è stata una mia domanda: volevo capire come mai, dopo aver osservato nei primi giorni un comportamento impeccabile, Wuto avesse cominciato a commettere alcune evitabilissime infrazioni alle rigide regole imposte dal Custodian, allungando di conseguenza il proprio supplizio:

[2008/06/03 4:11]  Win: All’inizio andavi benissimo… poi è successo qualcosa
[2008/06/03 4:12]  Wutomoto Yoshikawa: È che, a volte, non so, senti che stai perdendo contatto, è come se avessi bisogno di fare qualcosa di sbagliato, solo per sapere che sei ancora viva

Proprio così. Le parole di Wutomoto mi hanno ricordato sensazioni che avevo dimenticato di aver provato nei miei giorni di banishment – nei quali, tuttavia, io avevo la posizione privilegiata di non ricevere estensioni di pena per le violazioni, dato che si trattava solamente di un test. Eppure capitava anche a me, dopo ore passate a vagare nel silenzio e nella solitudine, di provare il bisogno di urlare, metaforicamente, la mia disperazione. E di voler violare consapevolmente le regole perché almeno il Custodian si facesse vivo, con quelle sue frasi automatiche e fredde, con le sue punizioni implacabili, che tuttavia davano l’illusoria sensazione che ci fosse qualcuno che mi guardava, che si curava di me, sia pure con la cattiveria involontaria di un’intelligenza artificiale.

3aaa9554c0d74d43fe08e0d20023898d.jpg Pur essendo un’appassionata lettrice del romanzo di Evil Dolly, la povera Wutomoto mi ha confessato: “Non mi sarei mai immaginata che potesse essere un’esperienza così intensa… ad esempio, quando ho provato per la prima volta a usare la cam… e mi sono beccata una violazione per aver spiato – per aver spiato, tu pensa – non ci potevo credere.  La sensazione era così reale… di essere osservata”. In effetti, la proibizione di usare la telecamera per spostare il proprio punto di vista è una delle restrizioni più terrificanti fra quelle imposte dal Custodian perché, come dice Wutomoto, “la cam la puoi usare… ma ti è proibito farlo”.

Ad abbracciare Wutomoto sono arrivate via via altre persone – alla fine, l’area aperta al pubblico della Kelley Technologies si trasforma spesso in un luogo di incontri, dove gli Operatori hanno modo di chiacchierare e scambiarsi opinioni ed eseperienze, magari aspettando un bane che ha bisogno di conforto o manutenzione. L’ho lasciata con Boy Lane e Kara Pogelmann (una delle mie prime vittime, e recidiva: completato il suo primo periodo di banishment, se n’è fatta un altro mentre io ero in mano di Belias, e sta meditando di partire con il terzo, con l’intenzione di rimanerci un bel po’, stavolta!) e sono andata a farmi un giretto.

E mi sono accorta di una cosa: che il senso di libertà che provavo dopo tanto tempo passato inchiodata su quella croce nel prato di Villa BDSM si accompagnava a uno stimolo nuovo o quasi – un desiderio che avevo provato in passato ma mai con tanto impellente senso di necessità… il desiderio di mettermi in caccia… di sorprendere qualcuno che non se lo aspettasse e impadronirmene… di dominarlo. Essere un Bane Operator implica, inevitabilmente, l’assunzione di un ruolo dominante: ma è un lavoro, un’attività per la quale la Kelley Tech prescrive rigidi parametri di comportamento – senza contare che, roleplay a parte, chi viene sottoposto al banishment lo fa, in effetti, per libera scelta. Invece io volevo l’emozione del rapimento, della sopraffazione, della cattura – ma stavolta dall’altro lato della barricata.

L’ho capito all’improvviso quando Forrest mi ha chiesto una mano per avviare una scena con una sua amica, tale Cheyenne. Senza esitazione, mi sono presentata nel luogo dove si trovavano entrambe, impegnate in una conversazione, e ho fatto amicizia con aria innocente. Poi ho narcotizzato Cheyenne con un trucco e, con l’aiuto di Forrest, l’ho imbavagliata, legata e portata in un luogo sicuro. L’intenzione era di lasciarla nelle mani della mia amica e invece, dopo un po’, ho scoperto quasi all’improvviso che le corde che Forrest indossava erano una tentazione troppo forte. Ho legato anche lei, quindi, e ho sistemato entrambe in una gabbia a Snark, organizzando le cose in modo che ognuna delle due avesse un qualche controllo sull’altra – così che la prima che fosse riuscita a liberarsi avrebbe potuto fare dell’altra quello che voleva. Poi, mi sono scollegata.

0b0642556fdbf965b98aff2a4dcfb2b9.jpg Quando sono tornata online, Forrest e Cheyenne erano sparite entrambe, e la sala sotterranea dove le avevo lasciata era chiusa con un timer che mi costringeva a indugiare lì per qualche minuto… mentre sono lì che aspetto, ad aprire la porta capita una tipa che non ho mai incontrato prima e il cui profilo, in cui si presenta come una escort professionista, non dà l’idea che sia lì per cercare compagni di gioco. Ci scambiamo due convenevoli, poi mi accorgo che le sue manette sono chiuse, così mi offro di vedere se c’è modo di liberarla… scoprendo che per qualche motivo le sue chiavi sono disponibili. E lì, beh, qualcosa succede dentro di me, qualcosa che non mi aspetto. Comincio a ridere, poi chiudo le manette sui polsi della nuova arrivata, parlandole con dolcezza: “Strano che non riuscissi a vedere le tue chiavi, Catherine: avresti potuto prenderle con un click… E ora è troppo tardi, perché adesso sei mia prigioniera”.  In un attimo, le tolgo la possibilità di interagire e lei sbianca all’improvviso: “Oh mio Dio, non posso più toccare nulla”, fa in tempo a mormorare, poi io le avvicino delicatamente un bavaglio alla bocca, stringendole la cinghia sulla nuca, e mettendoci un piccolo lucchetto.

“Adesso vediamo fino a che punto sei nei guai, cara”, le sussurro con un sorriso mentre le spedisco in IM il comando “@version” di cui parlavo nel post precedente. Leggo la risposta, sogghigno e la ripeto ad alta voce, perché Catherine capisca cosa ho appena scoperto: “[2:51] RestrainedLife viewer v1.11.2 (SL 1.19.1.4)”, faccio alla mia prigioniera: “Eh, sì, direi che ci sei dentro fino al collo”. “C-cosa hai visto”, bofonchia Catherine dietro al bavaglio, ma sa bene la risposta: la sua versione del Restrained Life Viewer è la più aggiornata… e mi offre un controllo pressoché totale su di lei, incluso il potere di farle indossare di forza una serie di cose che al momento non ha indosso. Prima che faccia in tempo a scappare via, le metto il guinzaglio, poi comincio a frugare nel suo inventario per scoprire cosa posso farle mettere addosso. “ogoh evewyhing if tightening” (oddio, tutto si sta stringendo), biascica lei. “È solo l’inizio, mia cara”, rispondo: “Hai un po’ di roba nuova che ho voglia di provare”.

80a3412ecead20e4d080bc6c6c95687f.jpg5a706d235c4da07492daa07a8f6c585a.jpg Sto per iniziare a esplorare la cartella condivisa che contiene ciò che posso costringerla a mettere, quando la tipa scrive qualcosa che mi irrita, cercando di usare i cosiddetti emote (ossia le frasi che iniziano con “/me ” per esprimere qualcosa di diverso da un’azione: [2008/06/05 2:55]  Catherine Rodgers si chiede se… Mi irrigidisco subito – detesto gli emote truffaldini e se posso ammettere che si scriva “Catherine fa questo o quello” non accetto espressioni come “Catherine pensa che…” Non sono una telepate. Non apro bocca,  ma le sistemo alcune pesanti catene sulle caviglie e le chiudo con un lucchetto, prima di guardarla severamente: “Vedo che hai la tendenza a usare gli emote per esprimere i tuoi pensieri. Questo non è accettabile. Da ora in avanti aggiungerò 30 minuti al timer del tuo bavaglio tutte le volte che ti beccherò a esprimere con un emote qualcosa che non possa venir espresso con i gesti che le manette ti consentono”.

Catherine Rodgers annuisce, in silenzio. Comincia a rendersi conto del casino in cui si è cacciata, e il bello deve ancora venire. All’improvviso, accanto a me si materializza Moss (una vera professionista quando si tratta di insegnare alla gente ad aver cura delle proprie chiavi), proprio mentre sto concludendo il discorsetto alla mia preda: ” Come bonus di benvenuto, per ora ti metto un timer di un’ora”. Lei sussulta e sbaglia di nuovo, usando un emote per aggirare le restrizioni: [2008/06/05 2:59]  Catherine Rodgers OMG! Please! “Tsk tsk tsk… hai imbrogliato di nuovo, Cate!”, le dico aggiungendo mezz’ora di timer al bavaglio, e lei risponde umilmente: “im fuft *blonhe* lahy zinnemann” (sono solo *bionda*, Lady Z.). Le sorrido dolcemente: “Quando avrò finito con te, Catherine, ti comporterai come se fossi nera come un corvo”. Moss non la incoraggia: “Catherine, mi si dice che Win sia diventata molto rigida, di recente”, e io confermo: “Moss… Belias mi ha tenuta prigioniera così a lungo che ho accumulato un po’ di aggressività”.

Ed è proprio così: la dottoressa WinKyll sembra sparita e Mistress Hyde ha ora il pieno controllo del mio animo e dei miei desideri. Moss ha la cortesia di invitarmi a usare a mio piacimento il dungeon che condivide con Chriss, e che è attrezzato con una serie di script diabolici che consentono di rendere la fuga davvero impossibile. E io non me lo faccio dire due volte: non sto a entrare nei dettagli ma la povera Catherine si ritrova ben presto completamente bloccata. Senza inventory, senza la possibilita’ di mandare IM, di teleportarsi, di muoversi… e perfino impossibilitata a tentare la fuga coi metodi tradizionali, degli struggle contro le manette. Chiusa in una stanzetta insonorizzata, non ha modo nemmeno di far sentire i suoni inarticolati che sfuggono dal suo bavaglio, strettamente chiuso sulla bocca.

Saluto Moss, saluto Catherine, perché adesso ho da fare in RL. So che la mia prigioniera vive negli Stati Uniti e che a quest’ora è molto tardi per lei. La invito ad andare a dormire, perché ho intenzione di tenerla prigioniera per un bel po’ e sicuramente sarò nei paraggi per molte ore. Lei sussulta, balbetta, mi ringrazia, trema, si divincola debolmente, rinuncia e si affloscia sulla sua branda. Sconfitta. Mia.

bef804ec62dc3f92c6af5c53b3a99f0a.jpg Io mi scollego e vivo la mia giornata in RL. Molte ore dopo torno online per un momento, convinta che lei non sia collegata. Invece c’è.

“Cosa diavolo ci fai ancora online?”, le chiedo. “Non sono ormai le sei o le sette di mattina, per te?”. Mi risponde subito, e se potessi udire la sua voce so che sarebbe ansimante: “Sì, Miss Win, lo sono… ma sono rimasta sveglia tutta la notte. Ogni volta che andavo a letto, dopo pochi minuti tornavo a collegarmi. Non mi è mai successo nulla di più eccitante. È stato il mio primo rapimento“.

Le sorrido con tenerezza prima di assicurarmi che si scolleghi, finalmente, prima di staccare anche io. Mi torna in mente quello che mi è accaduto tanto tempo fa, con Bunny: la prima a rapirmi, la prima a farmi provare la sindrome di Stoccolma, l’avatar a cui sono rimasta in qualche modo più affezionata.

Penso che anche Catherine adesso avrà una sua Bunny da ricordare per sempre.
E si chiamerà Win.

(Prossimamente: Tutti i segreti del Restrained Life Viewer)

Restrained Life – il viewer di chi fa sul serio

Nelle sim italiane sono ancora in pochi a conoscere e usare il Viewer Restrained Life (anche noto come Real Restraint Viewer) e quasi nessuno sa come scoprire chi invece lo utilizza. Una piccola guida per chi vuole saperne di più.

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Per chi sta leggendo queste righe nello stesso momento in cui è collegato a Second Life: facciamo insieme un piccolo esperimento? Scegli un avatar di qualcuno che conosci e, in qualche modo, ti interessa, e mandagli via IM l’espressione “@version” (senza le virgolette), e aspetta qualche istante per vedere cosa succede. Se lì per lì non accade niente, probabilmente l’avatar ti risponderà incuriosito, chiedendoti che diavolo significa il messaggio sibillino che ha visto apparire nella sua chatbox. In quel caso, puoi scegliere se far finta di niente, minimizzare oppure ancora offrirgli il link diretto a questa pagina, in modo che possa capire cosa stavi cercando di sapere.

Ma se il destinatario è una persona seria, del tuo messaggio non si accorgerà nemmeno – mentre a te arriverà un IM automatico che dovrebbe dire qualcosa di questo tipo: RestrainedLife viewer v1.10.5.2 (SL 1.19.1.4). Traduzione: quella persona non sta usando il client standard, quello che si scarica dal sito di Second Life, ma una versione particolare modificata da Marine Kelley (con l’aiuto di Mo Noel per la versione Mac, quella che uso io, e di Loom Kish per quella Linux) che funziona in modo molto, ma molto, diverso. È il più volte citato visore Restrained Life, per brevità chiamato RLV (o RL Viewer), oppure anche RR Viewer per associazione con i Real Restraints. Ed è pensato per rendere più realistica, su Second Life, l’esperienza di ritrovarsi sotto il controllo di qualcun altro.

76fd2c2f3eacb1cd38d92d9eb41f52d0.jpg Di fatto, il programma “Second Life” altro non e’ che una sorta di browser che invece di visualizzare pagine HTML come Firefox o Safari ti visualizza i paesaggi, gli avatar e gli oggetti. Però, come si diceva in Real Restraints, tutto il sistema ideato da Linden Lab è studiato per minimizzare la possibilità che qualcuno possa forzare qualcun altro a fare alcunché – tanto che gli oggetti lockable sono studiati proprio per far sì che chi sceglie di indossarli si trovi alla mercè di chi ne ottiene le chiavi. Solo che i legami di Marine non sono esattamente a prova di fuga: tutto quel che un prigioniero cialtrone deve fare è toglierseli di dosso, e l’unica conseguenza che dovrà subire sarà, quando li rimetterà di nuovo indosso, il ludibrio di una scritta rossa che lo accusa di aver barato… e che comunque scomparirà dopo poche decine di minuti.

Col Restrained Life viewer, questa illecita via di fuga diventa, semplicemente, impossibile: la vittima è impossibilitata a togliersi di dosso gli oggetti che sono stati locked ed è costretta, se proprio vuole slegarsi, a implorare chi l’ha catturata, oppure a darsi da fare cercando di divincolarsi (sperando che il keyholder non arrivi in tempo a stringere di nuovo i legami prima che questi cedano).

È necessario, naturalmente, che gli strumenti costrittivi di cui si parla siano compatibili, vale a dire che siano stati realizzati seguendo alcuni parametri tecnici su cui non mi dilungo – sia perché non ne capisco quasi nulla io stessa, sia perché potrebbero interessare solo chi è già discretamente abile con gli script (costoro farebbero bene a dare un’occhiata ai post sull’argomento nel blog di Marine, e consultare la wiki da lei pubblicata sull’argomento), ed è chiaro che chi proprio vuole barare può sempre chiudere il client e ricollegarsi usando quello standard. Ma l’effetto emotivo è straordinario: manette, corde, collari – ma anche molte gabbie e altri generi di trappola – possono davvero restituire molte di quelle deliziose sensazioni di impotenza e di frustrazione che, sospetto, sono ben note a chi ha preso l’abitudine di leggere queste pagine.

4643783eab316d08a06e49fedde16eac.jpg Ma è solo l’inizio, perché il nuovo viewer ha una quantità di modi diversi per rendere un avatar molto più vulnerabile di quanto progettato nei Linden Lab. Proprio per avere una prima idea, il RL viewer consente a chi lega qualcun altro impedire, con appositi tasti, IM in entrata o in uscita, teleport, emotes (tipo “/me sorride”), udito (della chat senti solo “…”), apertura dell’Inventory, capacità di rezzare cose, notecards e altro che ora mi sfugge ma che approfondirò in un prossimo post.

Per ora, ecco qua tutte le indicazioni per ottenerla, questa meraviglia. E ottenerla gratis, a proposito:

WINDOWS: http://www.erestraint.com/realrestraint
MACOS X: http://www.erestraint.com/realrestraint
LINUX: http://www.loomiverse.net/RestrainedLife

Per chi ha Mac, basta scaricare il file e avviarlo. Per gli utenti Windows ci vuole un momento di più, ma è comunque un’impresa facile: decomprimere il file, leggere le istruzioni nel Readme e installare l’eseguibile secondo le specifiche. E poi, naturalmente, buttare via il client tradizionale, per non avere più tentazioni. Io uso Restrained Life da mesi, ormai, e non mi sono mai guardata indietro.

(Prossimamente: Dr. Winkyll & Mistress Hyde)

Crashed iBook Life – il blocco definitivo

Manette? Corde? Bavagli? Restrained Life Viewer? Bazzecole per chi ha la sfortuna di aver optato, a suo tempo, per un iBook G4, un esempio di quando il design va a discapito della qualità. Due righe per spiegare i motivi di un prolungato silenzio.

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Sono stata da sempre una sostenitrice accanita dei prodotti Apple, e mi sono sempre trovata molto meglio usando i Macintosh rispetto ai rari casi in cui sono stata costretta dalle circostanze ad accontentarmi di Windows. Ho il vago ricordo di uno slogan molto azzeccato in cui si diceva che chi utilizza un computer di solito vuole fare un sacco di cose, fra le quali non c’è imparare a usare un computer. Io sono così: niente affatto smanettona, mi piace accendere ed essere pronta a scrivere, giocare, fare qualcuna delle mille attività per cui il computer è da tempo diventato necessario. E Apple mi ha sempre dato tutto questo, con macchine robuste, affidabili, veloci e versatili.

Con gli iBook, però, qualcosa è cambiato, in peggio. Il mio primo iBook G3 ha fatto, nell’arco del periodo di garanzia, ben tre viaggi in assistenza per sostituire la scheda logica, che ogni poco tempo andava a donne di facili costumi facendo sì che lo schermo si spegnesse all’improvviso. Apple ammise che si trattava di un difetto riconosciuto della macchina e continuò a sostituirla anche a garanzia scaduta… ma alla fine sospetto che tutti questi viaggi avanti e indietro, le continue riparazioni, aperture e chiusure si siano fatte sentire. La macchina morì, quasi all’improvviso, dopo nemmeno cinque anni di vita, con sintomi leggermente diversi da quelli coperti dall’estensione della garanzia ma comunque imputabili, mi dissero constatando il decesso, alla famigerata scheda logica.

Nel frattempo, impossibilitata a lavorare, avevo acquistato un iBook G4, che per un po’ mi è stato fedele. Con esso, poco più di sei mesi fa, ho iniziato a esplorare Second Life, rassicurata dal funzionamento regolare nonché dal fatto di aver investito una cifra considerevole nell’estensione della garanzia da uno a tre anni. Questa estensione scadeva lo scorso ottobre, però, e ricordo che al passare della data ho provato un vago strizzotto allo stomaco. Ormai ero in mare aperto, senza più protezioni, in balia non di Belias ma dei gremlin che ogni tanto prendono possesso delle macchine. Ho ignorato la paura come irrazionale, e ho tirato avanti.

Poi, un paio di mesi fa, le prime avvisaglie sporadiche che qualcosa non andava. Il Mac che ogni tanto si spegneva quando osavo sollevarlo (il che, trattandosi di un portatile, mi accadeva spesso). Il Mac che a volte recalcitrava e non si riavviava al primo colpo. Il Mac che si avviava mantenendo lo schermo nero. Il Mac che NON si avviava – ma in compenso faceva partire a manetta la ventola che dovrebbe servire a refrigerarlo se la temperatura fosse salita troppo.

Da due giorni, l’unica cosa del mio iBook che funziona è quella maledetta ventola: lo schermo resta ostinatamente nero, l’hard disk non si avvia, il computer non si accende più. Quel che è peggio, pare che anche questo sia un difetto ben conosciuto e dovuto a scelte di design – anche se Apple in questo caso non ha pensato fosse il caso di sostituire gratuitamente i pezzi difettosi. C’è chi sa dove mettere le mani ed è riuscito a risolvere con mezzi di fortuna, e chi come me ha portato la macchina in assistenza, rassegnata a sentirsi dire che l’unica via è di comprare una nuova scheda logica – il che significa, dato che il prezzo di questa equivale al 90% del costo di un computer nuovo, cambiare computer.

Fino ad allora, niente Second Life e niente blog, naturalmente. Ho sentito tante di quelle volte la ventola che si avvia che il suono adesso mi fa imbestialire almeno quanto lo scatto delle manette Real Restraint mi faceva partire l’adrenalina rimescolandomi piacevolmente lo stomaco. Niente più mail, niente più Skype, niente più Word Processor, niente più newsgroup, niente più web, niente più blog. Niente più Second Life. Peggio che nella peggiore situazione di cattività, senza Inventory, senza IM, senza interazione. Peggio che nel banishment. Peggio che diventare un oggetto, una statua, un pezzo di arredamento.

Mi sono collegata fortunosamente ieri, dal Mac di amici. Con il client standard, sentendomi handicappata, senza aver voglia di giocare. Nei giorni precedenti avevo messo le grinfie su Backbuttoned Bian, che avevo intenzione di tenere prigioniera per un bel po’ in modo da farle vedere i sorci verdi… ma sapendo che non avrei avuto modo di collegarmi se non sporadicamente ho preferito lasciar perdere. L’ho beccata online, l’ho liberata, l’ho affidata alle amorevoli cure di Belias (che, ne sono certa, saprà occuparsi di lei come merita) e mi sono scollegata, invidiando il suo destino di prigioniera di Second Life… Io, che al momento sono prigioniera della Vita Reale e della qualità declinante di un marchio che ho a lungo adorato. Restrained Life? Real Restraints? Niente in confronto al Crashed-iBook Life – il blocco definitivo. Che posso assicurarlo,  non ha proprio nulla di eccitante.

(Prossimamente: Restrained Life – il viewer di chi fa sul serio)

Belias non c’è

Sono libera. Lo so che non dovrei spararmi questa notizia nell’occhiello, se ci tengo a mantenere qualche lettore. Ma devo dirlo subito: sono libera ormai da diverse ore – e con più accezioni di quanto non mi sarei aspettata. Fra esaltazione e un filo, sottile, di rimpianto.

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Chi legge con attenzione persino i commenti di questo blog potrebbe aver inarcato un sopracciglio curioso nel leggere una frase sibillina di New Vita (“Vedo che sorvoli su quanto attiene alla tua permanenza nel dungeon… So che avete apprezzato.. io anche“) che maliziosamente mi accusa di aver sorvolato, nel post Il gioco di Belias, su qualcosa di cui è stato indiscreto testimone (e, sospetto, anche paparazzo). Nessuna omissione, in realtà: semplicemente, non avevo altro da dire in quel momento. E questo diario online è già fin troppo prolisso, senza che io debba sentirmi obbligata a riportare tutto, ma proprio tutto quello che mi succede. In realtà l’episodio a cui allude lo spione si differenziava, da quanto accaduto il giorno prima, solo per il fatto che per la prima volta Belias ha deciso di portarmi in qualche posto dove potessimo trovarci completamente sole e indisturbate, nel dungeon della sua Miss, Happytimes Dawes (provvidenzialmente assente, anche se un paio di volte ha fatto capolino, per poi allontanarsi con la rapida e silenziosa discrezione della perfetta padrona di casa).

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I dettagli di quella breve visita non riguardano che Belias e me (ed, eventualmente, New – per fortuna nessuna rivista scandalistica avrebbe il benché minimo interesse per le foto che sostiene di averci scattato col suo teleobiettivo). Certo, un dungeon privato e chiuso al pubblico non è esattamente come il prato di Villa BDSM, che pure ne vede quotidianamente di cotte e di crude. In quei momenti sapevo che nessun amico poteva venirmi a trovare, a meno che Happytimes non autorizzasse la visita aggiungendo il nome alla white list dell’Orb di sicurezza… e fin dal primo momento, Belias aveva deciso di negarmi qualsiasi indumento, sicuramente per indulgere alla sua malsana abitudine di passare il dito sulle ferite inferte a suo tempo dalla sua frusta. Con polsi e caviglie stretti dalle manette, imbavagliata e bendata, sono a lungo rimasta agganciata a un anello invisibile, in una cella completamente buia. Quando Belias mi ha tirata fuori, togliendomi benda e bavaglio e facendomi capire con dolce fermezza perché aveva deciso di liberarmi la bocca, mi è parsa quasi una liberazione. E anche questa volta – anzi, questa volta più che quella precedente – quello che è successo subito dopo è stato lontanissimo da quello che cerco o credo di cercare… e anche travolgente, un po’ spaventoso, tenero brevissimo e interminabile, marchiato a fuoco nella memoria. Nella mia, almeno.

2be39289c97e6a84d7d938777b10ddc1.jpg369f5178079b44392b3a4a67e4c0e95d.jpg Una volta ripreso fiato, mi illudevo di essermi resa – se non necessaria – almeno un po’ più preziosa, invece Belias è tornata a parlare dell’idea di vendermi. C’è mancato poco che facesse l’affare la sua amichetta Faerie Nitely (che voleva mettermi in una macchina infernale capace di plastificarmi facendo di me una specie di Barbie)… ma alla fine l’affare è sfumato, e Belias mi ha riportata a Villa BDSM con l’idea di chiudere finalmente l’accordo con quei fantomatici acquirenti spesso vagheggiati dall’avido Cielo. Però, vuoi perché a quell’ora questi ipotetici clienti non erano online, vuoi perché forse forse Belias davvero non se l’è sentita, la giornata si è conclusa con me di nuovo sulla solita croce, ad aspettare le periodiche visite della mia catturatrice, e a salutare con gratitudine i visitatori disposti a fare un po’ di conversazione. Visitatori fra i quali voglio citare Luigi Numanox, che avevo già notato come frequentatore discreto e silenzioso della Villa, e che mi si è avvicinato, al termine di una mia intensa sessione di IM con Belias, per affrontare con una cortesia fuori dal comune qualche discorso personale. Vorrei riportare solo un piccolo estratto del nostro dialogo:

[4:49]  Luigi Numanox: ti và di fare due chiacchiere wint o sei sempre in im
[4:49] Win: No, sono libera adesso, per qualche minuto… si fa per dire…
[4:49]  Luigi Numanox: mi piacerebbe conoscerti meglio… mi interessa la tua personalità
[4:50]  Win inarca un sopracciglio: “Non la conosco molto bene, quella personalita’, Luigi”
[4:51]  Luigi Numanox: o nn vuoi conoscerla……..
[4:51]  Win: Non so… vivo le mie avventure e mi osservo, cercando di capirmi… è per quello che le annoto in un diario…
[4:52]  Luigi Numanox: sdoppiamento della personalità…………..
[4:52]  Win: Non credo si tratti di questo, Luigi… Diciamo che annoto quello che mi succede – non solo fisicamente ma anche nella mia testa e nel mio cuore – e poi a posteriori cerco di ragionarci sopra. Per quanto mi e’ possibile…
[4:52]  Luigi Numanox: ti osservi dal di fuori cercando di capirti… osservandoti dall’esterno…  eliminando il coinvolgimento… un’analisi il piu’ fredda possibile
[4:54]  Win scuote la testa sorridendo: “Oh, la mia Second Life mi coinvolge eccome, Luigi”
[4:54]  Luigi Numanox: non intendevo quello. :-) Che sei coinvolta in SL è chiaro… forse piu’ di tutti noi messi insieme
[4:55]  Win: Hmmm… forse dovrei dire che non cerco una relazione, su SL… perché nella mia vita reale ne vivo già una che mi piace molto… E quindi il coinvolgimento resta sempre un po’ giocoso… mi affascina il ruolo, mi affascina il fantastico, quello che nella vita reale non c’e’ perche’ ci sono le limitazioni fisiche…
[4:55]  Luigi Numanox: parlavo della situazione corrente nella quale sei
[4:56]  Win: Eh… infatti non riesco ancora a scriverne. O quasi
[4:56]  Luigi Numanox: ti osservi dall’esterno e poi ti analizzi nel modo piu’ scientifico oserei dire
[4:56]  Win: Mmm… magari, Luigi… Invece, non mi capisco, in questi giorni… sono combattuta fra pulsioni diverse…
[4:57]  Luigi Numanox: tipo?
[4:57]  Win: L’altro giorno ero quasi fuggita e invece mi sono praticamente lasciata ricatturare da Belias… Mi mancava solo un colpo per togliere le manette… avrei potuto collegarmi apposta di notte, per slegarmi… invece mi sono connessa sapendo bene che a quell’ora Belias era sicuramente online
[4:58]  Luigi Numanox: interessante……..
[4:58]  Win: Eppure voglio scappare, voglio andarmene, non ne posso piu’ di stare su questa croce, di non vedere i miei amici a Stonehaven… di occuparmi dei banes, del mio moneypig
[4:59]  Luigi Numanox: ti interessa di piu’ la sfida con Bellas… Sapevi di aver vinto… e allora ripeti la sfida
[5:01]  Win: Non so se sia una sfida… o qualcos’altro, Luigi. Chiunque puo’ scappare dalle manette se si impegna abbastanza… se vuole davvero andarsene… chiunque! E… no… credo che sia stata Belias a vincere qualcosa… in una gara che non sapevo stessimo combattendo
[5:02]  Win: Diciamo che una cosa del genere mi era successa solo un’altra volta, prima, Luigi. Ho la sensazione, Luigi, che Belias mi abbia messo addosso qualcosa che tiene… piu’ delle manette, forse…
[5:05]  Win: …e forse, quando ho… quando non ho fatto TUTTO il possibile per scappare… forse era un modo per dirglielo…

Perché, allora, adesso sono libera? Sarei ingiusta se volessi insinuare che Belias non ha saputo capire. Tutto il contrario, invece: nonostante la tentazione reiterata dello Slave Market, so che le sue manette chiuse sui miei polsi non legano solo me a lei, ma anche viceversa. Eppure, come dice il saggio, la vita è quello che ci succede mentre stai progettando altro. E una serie di circostanze ha fatto sì che, pur con qualche riluttanza, alla fine non potessi evitare di evadere.

L’elemento fondamentale è, come purtroppo spesso accade, l’interferenza della Vita Reale – questo fastidioso corollario che spesso interferisce in modo devastante nelle nostre vite virtuali. Alcuni ostacoli hanno a lungo tenuto Belias lontano da Second Life, impedendole di tornare a legarmi con la frequenza abituale. Io stessa ho passato online molto meno tempo di prima, e i nostri incontri si sono diradati parecchio. Senza contare che, oltre a occuparsi di me, Belias ha continuato la sua vita normale – e ci sono stati casi in cui, pur essendo entrambe online nello stesso momento, abbiamo dovuto limitarci a parlare in IM, perché lei si trovava legata in qualche dungeon lontano ad opera di mani a me sconosciute. Sapere che chi ha in mano le mie chiavi è a sua volta prigioniera di qualcuno, per me, diventa una motivazione forte per intensificare i miei sforzi per liberarmi – non so se sia una forma di gelosia, o se si tratti di una forma di frustrazione che non mi sento di accettare. Ma durante quelle chiacchierate a distanza, non potevo fare a meno di dibattermi come una disperata, con rabbia, come se la mia fuga potesse punirla per il tempo che non mi stava dedicando, riuscendo pian piano a eliminare alcuni dei legami che mi trovavo indosso.

1d11981235e381ebb2df35205ad42739.jpg Le ore passavano, la libertà si avvicinava, e così quella vertigine in cui si mescola la speranza di fuggire e quella di essere riacchiappata. Ma Belias restava offline, o bloccata altrove. Fra lunghe chiacchierate con Rei e Vale (due tesori, che oltre a fare il tifo per me hanno persino proposto di fare una colletta per comprarmi e lasciarmi libera) ho anche ricevuto, a sorpresa, la visita di Happytimes. Si è parlato ovviamente della sua pet, Belias – Happytimes è molto compiaciuta della sua crescita, ma mi ha autorizzata ufficialmente, qualora si presentasse l’occasione, a farle pagare caro lo scherzetto che mi ha combinato. E poi, finalmente, gli ultimi legami hanno finalmente ceduto. Sono caduta dalla croce, massaggiandomi polsi e caviglie, sentendo finalmente il sangue fluire di nuovo nelle membra indolenzite. Libera. Libera! Poiché le uniche testimoni erano Rei e Vale, ho chiesto loro di mantenere il segreto – non volevo che Belias venisse a sapere della mia fuga da qualcun altro, e per qualche giorno ho vissuto in semiclandestinità, nascondendomi a Zhora, occupandomi dei miei bane, evitando accuratamente le aree italiane.

Sono passati alcuni giorni, e mi è parso che un velo di polvere si depositasse sulle due settimane passate su quella croce. Belias era lontana, assente, scomparsa. Da lei non ricevevo nemmeno qualche riga in mail – solo, ogni tanto, qualche laconica risposta a IM che le avevo spedito quando non l’avevo trovata online, quasi ad alleviare il senso di colpa che il solo fatto di essermi slegata mi faceva provare. Allora, gli effetti della Sindrome di Stoccolma erano così effimeri? Bastava qualche giorno di abbandono perché Belias tornasse ad essere per me una semplice conoscenza? Era stata tutta una breve e intensa illusione? Me ne stavo quasi convincendo…

Poi, improvvisamente, nella lista dei contatti ricompare quel nome. Belias Rubble. “Eccola”, penso, mentre una scarica di adrenalina mi perfora lo stomaco. Non so se sono io la prima a salutarla con un IM, o se fa lei il primo passo. Non so se mi ricordo di chiamarla Miss Belias – probabilmente no, dato che ormai non ha su di me alcun controllo fisico… Quello che so per certo è che quando, pochi istanti dopo, lei mi raggiunge a Pak, provo un impulso irresistibile. Mi avvicino a lei, silenziosamente. E mi metto spontaneamente in ginocchio davanti a lei, chinando la testa, aspettando di sentire la sua mano su di me, con un brivido di emozione lungo tutto il corpo.

In quel momento, sono sua. Completamente. Più che in qualunque istante delle settimane passate.

E poi, come sempre, la vita riprende il suo corso. Nella bellissima Autogrill, Francesco Guccini canta: “E in un attimo, ma come accade spesso / cambiò il volto di ogni cosa“. Dapprima Belias comincia a rispondermi più lentamente, segno che sta comunicando con qualcun altro via IM. Pochi istanti e cominciano ad apparire altri visitatori: Faerie Nitely, per prima, poi Gloria… e infine anche Wizard Biedermann, una vecchia conoscenza che non vedo da mesi. Mi affretto a rialzarmi, ripulendomi la gonna dalla polvere rimasta sulle ginocchia. Wizard mi ha catturata, tanto tempo fa, in un giorno di noia, tenendomi prigioniera per un poco, ma l’esperienza non mi è piaciuta affatto: ossessionata dai catsuit e dai buttplug, mi ha fatto passare alcuni giorni niente affatto gradevoli, che si sono conclusi quando mi ha mollata in mano a Blackbear Babii. In pratica, dalla padella nella brace.

Sapevo da Belias che Wizard ha fatto passare a lei e a Happytimes qualche brutto quarto d’ora nei giorni precedenti, ma tutto è accaduto lontano dai miei occhi. Ora invece assisto inorridita alla scena di Belias che le si avvicina. C’è un lungo silenzio, in cui verosimilmente le due comunicano via IM. Poi, Belias lascia le sue chiavi sulle manette che indossa e resta immobile davanti a Wizard, per qualche lunghissimo secondo. Vorrei scollegarmi ora, finché sono in tempo. E rimango invece online, ipnotizzata, come davanti a un incidente stradale. Fino a quando lo sento:

[2008/06/04 0:55]  Steel Shackle (RA) 1.13 low leg whispers: Wizard Biedermann has taken Belias’s keys from her Steel Shackle (RA) 1.13.

Sento qualcosa che evapora, dentro di me. Forse è la parola Miss.
Sospiro. Mi scollego.
Ci vorrà un po’ di tempo, adesso, prima che le mie ginocchia si pieghino ancora volontariamente.

(Prossimamente: Crashed iBook Life – il blocco definitivo) 

Il gioco di Belias

Non mi collego a Second Life ormai da qualche giorno, e la mia situazione resta quindi invariata come in un libro di cui nessuno sfogli più le pagine. Ma i giorni con Belias sono stati densi abbastanza da far sì che ci sia ancora molto da raccontare…

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I giorni passano e ogni volta che mi collego mi ritrovo a Villa BDSM. A Stonehaven, dove avrei tanti vecchi amici che non vedo ormai da tempo, Belias non mi ci porta – la punizione per aver osato scrivere, nel post In balia di Belias, che il suo inglese lascia ancora a desiderare. In compenso, davanti alla mia croce sfila ogni giorno una quantità di personaggi. C’è chi vorrebbe approfittare della situazione: come Erik Easterman, un amico di Pedro che quando mi trova legata si prende sempre qualche libertà di troppo. Come Francis Garrigus, che un giorno compare davanti a me apostrofandomi con i suoi IM silenziosi, lo sguardo nascosto dietro a quelle sue lenti bicolori. Come Ronin Ansaldo, che si dichiara scrittore ma che sembra interessato soprattutto a tirarmi i capelli e incalzarmi con domande indiscrete.

ac5cec0d3fd295c5cca15adf7f93a7c7.jpg E poi tanti, tanti altri volti nuovi, che non posso elencare tutti ma che in parte entrano a fare parte dei miei contatti, forse per incontrarci di nuovo se e quando questa mia prigionia dovesse finire. Ci sono Mistress curiose e affascinanti come Moltotaku Jewell o Katia80 Flow, le mie affezionate lettrici Valentine Vendetta e Rei Schulman (sono colleghe in RL e si connettono da due computer affiancati!), la biondissima Schlong Boccaccio (che si collega da Dubai e a cui devo fornire io il RR Viewer perché lì il sito di eRestraints – da cui potrebbe scaricarlo – è considerato pornografia ed è pertanto inaccessibile), Ashlee Vollmar, vampirofila ma anche l’unica persona che vedendomi lì inchiodata da giorni abbia avuto il pensiero gentile di offrirmi qualcosa da mangiare (un gelato molto buono, fra l’altro).

cbf730973f4e29287024750aa61f2cf0.jpgcaed8ce40cda9fe49bfea10b1a20296f.jpg Tra le tante scene che si svolgono davanti ai miei occhi – l’unica parte del corpo che sia libera di muovere su questa scomoda croce – noto una certa attività da parte di Gloria e Cielo. Non so se c’entri anche la mia linguaccia, ma so di per certo di aver commentato più volte ad alta voce che, per essere una schiavett… una diversamente libera, Gloria si muove invece in Villa BDSM come una padrona di casa, e che Cielo mi pare un padrone che ha dimenticato come si usano le manette. Magari non saranno state queste parole a cambiare le cose, sta di fatto che in poche ore mi tolgo ampiamente lo sfizio di vedere Gloria legata, appesa all’infinito o costretta in ginocchio. Sotto sotto, mi piace illudermi di aver spinto i due piccioncini a voler dimostrare qualcosa a me… e continuo a pregustarmi il giorno in cui riuscirò a prendere io possesso delle chiavi di Gloria, in modo da farle pagare care le umiliazioni che mi ha fatto subire qualche settimana fa.

Intanto i giorni passano, uno dopo l’altro, scanditi dai miei disperati tentativi di fuga e le ripetute visite di Belias, metodica e implacabile nel legarmi ogni volta di nuovo. Se il 16 maggio, parlando con Cielo, l’avevo sentita dire “La sua volontà è forte… occorre molto lavoro per spezzarla”, quattro giorni dopo mi confidava in IM: “Il mio obbiettivo prncipale è quello di costringerti ad un bellissimo cheat… grazie al quale potrò sfotterti per un bel pezzo”. E poi ancora: “Se vuoi che ti liberi basta che dici la safeword: l’accetterò come la tua sconfitta”. Ma non sarà certo con Belias che io potrei violare la mia regola di non usare mai una safeword – la mia risposta (pronunciata simulando una sicurezza in me stessa che, confesso, comincia a incrinarsi) è: “Se fra un mese ancora non sono riuscita a liberarmi ne riparliamo”. La mia ex amica, e attuale spietata aguzzina, è ben decisa a piegarmi… e anche se sono ancora convinta che questo non succederà, è da qualche tempo che, con inquietudine, comincio a provare più intensamente quelle sensazioni insolite di cui ho già parlato in Come lei nessuno mai

Mi chiedo cosa proverebbe Mystique nella mia situazione: riconosco a tratti i sintomi della famigerata Sindrome di Stoccolma, eppure le variazioni di umore di Belias mi spingono continuamente in direzioni contrapposte… facendomi desiderare la fuga e la cattività nello stesso tempo. Il desiderio di conquistarmi la sua fiducia dimostrandole che ormai le appartengo anima e corpo si alterna a quello di riuscire a ingannarla, facendola restare lontana da me per un tempo sufficiente a liberarmi da manette e cavigliere… e allontanarmi, e nascondermi, sperando di recidere così anche i tentacoli invisibili che in tutto questo tempo ha continuato ad avvolgermi attorno al cuore.

cde2fa2de2baf4dc23a33ffbbde3ecd1.jpg E non solo attorno a quello, perché a un certo punto l’atteggiamento di Belias comincia a cambiare prendendo una piega che da lei non mi aspettavo… una nuova intraprendenza, un superare le frequenti carezze sulla guancia per far scivolare la mano anche altrove… esplorando zone fin qui mai sfiorate, osando avanzare su territori che i miei legami mi impediscono di difendere, costringendomi ad affrontare sensazioni che su Second Life avevo sempre cercato di evitare, più fisiche, più… inequivocabilmente… carnali. A parte la breve esperienza con Jaron, un’intensa serata con Mystique e qualche giocosa occasione con Forrest, non mi è mai capitato fin qui di vivere un’esperienza del genere – tantomeno in un luogo di pubblico passaggio come Villa BDSM… è meno male che quasi nessuno è testimone di quello che Belias mi fa mentre io sono appesa, impotente e vulnerabile, ai due legni incrociati, costretta ad assistere mentre la mia resistenza si scioglie piano piano come la proverbiale neve al sole, a scoprire con un misto di fascinazione e paura come le reazioni del mio corpo stiano sfuggendo progressivamente al mio controllo… abbandonando l’orgoglio del rifiuto, abbracciando la sensazione travolgente di un piacere che diventa impossibile lasciare inconfessato.

Ci troviamo a sorridere in due, alla fine, io con gli occhi un po’ più aperti del solito, Belias con gli occhiali appannati, entrambe con il respiro che riprende lentamente il suo ritmo abituale, i cuori che tornano a battere il tempo nel modo consueto dopo aver corso all’impazzata per lunghi e brevissimi minuti… mentre nessuno, per fortuna, era presente per assistere alla scena – nessuno tranne Erik Easterman, che tuttavia era “away” e quindi impossibilitato a intervenire o commentare a quel che gli accadeva a pochi metri di distanza. Ma la carezza sulla guancia che Belias mi fa dopo aver ripreso fiato ha una morbidezza che non avevo avvertito mai fino ad ora, e i suoi occhi nei miei occhi sembrano brillare di un bagliore caldo che stavolta non lascia spazio a quei suoi improvvisi rabbuiarsi.

E si parla, di nuovo, e scopro cose che non sapevo. Che Belias si è fatta così piccoletta perché ci teneva ad essere più bassa di Happytimes, la sua adorata Miss… che le ha parlato di me alcune volte, ottenendo il permesso di portarmi, ed eventualmente tenermi, nel suo dungeon… e perfino che, come dice lei stessa…

[2008/05/26 9:40] Belias Rubble: mi spiacerà venderti
[2008/05/26 9:40] Win: Ti faro’ passare la voglia di vendermi
[2008/05/26 9:40] Belias Rubble: già non è molta…
[2008/05/26 9:40] Win: :-)
[2008/05/26 9:40] Belias Rubble: avevo deciso di venderti dopo 2 giorni… prima di catturarti, intendo

b20345b2ca932383651e8d57371d94df.jpg …che fin qui le è mancato il coraggio di fare davvero quello che ha minacciato di farmi… forse per paura di rompere qualcosa che anche lei sta sentendo… o forse, più semplicemente, perché non se la sente di cedermi a qualcun altro e perdere un controllo su di me a cui anche lei comincia ad affezionarsi. I legami di Stoccolma, credo, si allungano in due sensi – non è solo chi è prigioniera a scoprirsi dipendente da chi gli ha tolto la libertà, ma è anche quest’ultima che comincia ad aver paura di perdere la sua vittima. Un’ipotesi che mi si conferma quando penso all’ansia continua di Jaron, divorato dal terrore che Mystique prima o poi faccia a lui lo scherzo che ha fatto a tante Mistress precedenti, sfuggendo al loro controllo perfino a costo di barare. Forse Belias comincia a non aver più tanta voglia di costringermi al cheat, forse proverebbe una piccola fitta se, violando la regola che mi sono imposta, le chiedessi, seriamente, OOC, ((fra doppie parentesi)), di restituirmi la libertà? 

(Prossimamente: Belias non c’è)