Come battere l’astensionismo

Proprio due righe due, a quattro giorni dalle presidenziali americane, per segnalare un sito magari poco utile… ma che di sicuro ha attratto tutta la mia attenzione.

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Me l’ha segnalata, via mail, New Vita. L’ho visitata all’istante e l’ho condivisa con i pochi contatti che ho su Facebook. Poi ho pensato che non bastava, che era troppo bella e che dovevo fare una deroga a una delle mie mille regole autoimposte – ossia di scrivere un post sul blog solo quando ho veramente qualcosa da raccontare. E allora, ecco qui.

La pagina si chiama http://www.declareyourself.com/ e ha come scopo quello di spingere gli americani a votare. Per Obama o per McCain? Non importa: basta che votino, che non abdichino al potere di scelta. Soprattutto se sono giovani, se hanno il diritto di voto per la prima volta, perché non ci rinuncino.

Ricordo che quattro anni fa, quando si scontravano Bush e Kerry, un’iniziativa analoga era http://www.tellanamericantovote.com – un dominio ancora attivo ma che linka oggi a http://www.votefromabroad.org/ . Ricordo che allora la convinzione era che gli americani all’estero avrebbero votato più volentieri Kerry che Bush e che quindi ricordar loro di esercitare il loro diritto avrebbe favorito il candidato dei democratici. Vinse Bush, invece, come ben sappiamo tutti.

Immagine 2.pngFrancamente ignoro se questa nuova iniziativa possa servire a facilitare Obama o McCain. Ma sono rimasta colpitissima dal linguaggio scelto e dalla disponibilità di una giovane starlet come Jessica Alba a prestarsi per una campagna così scioccante. Tanto di cappello a lei ma anche a una società che, per quanto puritana, a quanto pare è matura per utilizzare un tipo di immaginario che qui da noi mi sembra ancora costretto in larga misura nell’underground.

Visto che ormai il post l’ho scritto, aggiungo solo qualche annotazione sull’unica piccola novità. Che Backbuttoned fosse finalmente uscita da Pandora, lo avevo scritto già alla fine del post su “Martyrs” , ma quando l’ho vista apparire online stamattina ero convinta che sarebbe stato il momento, per lei, di esigere le 48 ore che le avevo promesso come premio del suo Ordeal estivo. Back ha rifiutato, però, e mi ha dato l’impressione di preferire la sua situazione attuale di completa sudditanza a me. Ne sono stata sorpresa fino a un certo punto e, per il momento, ho sospeso la faccenda, sapendo che avrei passato il weekend ben lontana da Internet e da Second Life. Back adesso è al sicuro fino a lunedì nel dungeon di un’amica, in una cella insonorizzata e, per buona misura, senza IM, nè chat nè altro. Ma lunedì dovremo parlare seriamente. Non posso passare la vita ad aspettare che lei decida di prendersi il premio, ma non posso nemmeno costringerla a farlo.

Qualche idea?

Un pomeriggio al cinema: “Martyrs” (2008)

Qualche riflessione scatenata da un film agghiacciante che ho visto ieri alla Festa del Cinema di Roma. Un’orgia di sangue e violenza, ma che per qualche motivo mi ha toccata da vicino. Anche troppo.

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Comincia con una bambina coperta di sangue che, urlando di terrore, riesce a sfuggire da una specie di costruzione industriale semiabbandonata. Prosegue con delle immagini girate in super8 in cui si descrive una stanza buia con una sedia, catene, manette. Ci presenta un’altra bambina, Anna, amica della prima, che si chiama Lucie.

Poi salta avanti di quindici anni, e ci fa ritrovare le due bambine, ormai adolescenti, ancora molto amiche. Lucie tormentata da incubi, armata di un fucile da caccia, decisa a compiere una missione di violenza, forse per sè, forse per qualcosa che la spinge, che la costringe ad agire.

E c’è una tragedia, che dura pochi secondi e sembra esaurirsi lì. Sangue, urla, fucilate, rasoiate, pioggia e poi silenzio. E tu dici argh, mamma mia, che roba angosciante, meno male che è finita. E poi guardi l’ora e ti accorgi che non sei nemmeno a metà. E intanto il film va avanti ancora… l’unica superstite esplora quella casa, scende nel sotterraneo, trova qualcosa di terribile. E all’improvviso tutte le regole cambiano, e diventa un’altra cosa, del tutto fuori dagli schemi dei film di paura. Qualcosa di malato, di davvero orribile, che scava e tira fuori roba davvero tremenda.

 

Ieri pomeriggio ero alla Festa del Cinema di Roma e ho visto “Martyrs” (2008), un film franco-canadese. Sapevo che era un horror, e sapevo che aveva a che fare, almeno in parte, con il tipo di avventure che mi capita di vivere su Second Life. Ma non ero preparata a uno shock come quello che ho provato. Sono ancora scossa. E, beh, non so se consigliarlo a qualcuno perché è un film davvero impressionante. Però chi vuole vederlo, insomma, eviti di leggere questo post: dal prossimo paragrafo rivelerò elementi cruciali della trama. E questo è un film, davvero, da vedere senza sapere prima di cosa parla. Leggete solo, per favore, se non avete alcuna intenzione di vederlo, oppure se l’avete già visto. Magari, per decidere, date un’occhiata ai trailer, prima, okay?

 

La storia del film la ricostruiamo poco a poco. Le scene di Lucie, la bambina insanguinata, sono un prologo che si svolge nel 1971. Si capisce che è stata tenuta prigioniera per settimane da qualcuno che le ha inferto ogni sorta di tormento. Niente di sessuale: ci viene detto molto chiaramente, grazie al cielo, che nessuno ha nemmeno provato a violentarla. Ma è una magra consolazione perché la poverina ha passato giorni incatenata al buio su una sedia, di quelle con la padella per consentirle di fare pipì senza alzarsi. In tutto il periodo della prigionia, è stata presa a schiaffi, presa a pugni e calci, torturata con una lametta in ogni parte del corpo. Non sappiamo chi o perché abbia compiuto una simile infamia, ma sappiamo che ha paura, che è sconvolta e che viene ancora visitata da una specie di mostro che ogni tanto l’aggredisce e la ferisce di nuovo. Ha un’amichetta, quella Anna di cui dicevo prima, che le vuole bene e che non sa come fare per aiutarla.

Quindici anni dopo, le ritroviamo cresciute. Lucie, armata di un fucile, va a fare visita a casa di quella che sembra una famigliola felice, madre, padre e due figli che stanno facendo colazione. Senza pietà, in pochi secondi, abbatte i due adulti e poi, piangendo, urlando “Lo sai cosa mi hanno fatto i tuoi genitori?”, ammazza anche i due ragazzini. Si bagna la mano di sangue e comincia a girare per la casa: “Vedi? L’ho fatto!”… ma la cosa a cui sta parlando a quanto pare non è soddisfatta. Salta fuori all’improvviso e si rivela pian piano: un corpo tumefatto, massacrato di orrende ferite, cicatrici, segni di mesi, mesi e forse anni di tormenti ininterrotti. Le salta addosso, l’aggredisce a rasoiate, a pugni, con una violenza ancestrale.

Martyrs35.jpgAnna, l’amichetta di un tempo, arriva di corsa per aiutare Lucie. Scopriamo che il mostro che aggredisce Lucie non esiste: è frutto della sua mente, della follia scatenata dai tormenti che ha dovuto subire. Ma alla fine è il mostro a vincere, perché Lucie si taglia la gola davanti all’amica che resta sola, in questa casa piena di sangue, di cadaveri e di orrore.

Anna non se ne va, però. Esplora. Trova una botola, la apre, scende sotto terra e trova… trova un dungeon. Un po’ simile a quelli dove su Second Life passiamo tanto del nostro tempo. Un dungeon privato, nella cantina di una casa che da fuori sembrava normale. Ma con un’aria asettica, da laboratorio di esperimenti. Da vivisezione. Agghiacciante. Vuoto. Salvo che per una sedia come quella che abbiamo visto all’inizio: con le manette, il buco per la padella. Una sedia da tortura. E per terra c’è una catena.

La catena si tende all’improvviso. C’è qualcuno. Anna sussulta, poi va a vedere. E nel buio trova un corpo vivente di quella che è stata, chissà quanto tempo prima, una donna. Qualcosa che indossa una cintura di castità, una sorta di cilicio stretto attorno alla vita in modo da mordere a sangue la carne. E, sulla testa, una orrenda morsa di metallo che le copre gli occhi e che in pratica le è stata inchiodata sul cranio in modo irreversibile. Non è più una persona ma una cosa, una macchina per provare sofferenza, ormai incapace di parlare, da chissà quanto tempo.

È stato qui che ho cominciato a sentirmi veramente a disagio. Fino a questo punto, Martyrs mi sembrava un horror… impressionante, ma abbastanza tradizionale. Nell’angoscia mi sentivo su territori conosciuti: una famiglia di psicopatici torturatori, una bambina traumatizzata che cresce e che si vendica.

Martyrsa.jpgMa nel vedere quella prigioniera… nel vedere quell’essere che viveva nel buio, incatenata, da anni e anni, fino a perdere ogni natura umana… beh… non ho potuto fare a meno di pensare a certe fantasie che ho vissuto su Second Life. Essere prigioniera, senza speranza di fuga, nelle mani di qualche aguzzino… un rischio con cui ho flirtato spesso, pur senza mai arrivare a viverlo, nemmeno nel metaverso. Ho preso un po’ di frustate, un po’ di schiaffi… ma sempre da qualcuno che di me, fondamentalmente, si prendeva cura. Eppure ho sempre un po’ sognato di essere catturata e fatta prigioniera in modo irreversibile. Diventare una cosa, perdere la mia identità, essere trasformata, riplasmata, posseduta in modo totale.

Sto divagando, ma sono le rilfessioni che il film mi ha risvegliato. Conosco persone che, su SL, sono diventate oggetti in modo irreversibile. Conosco il fascino di questa fantasia anche se, per me, evidentemente è troppo estrema anche su SL… altrimenti mi sarebbe successo… alla fine mi rendo conto che, anche senza ricorrere alle safeword, i miei limiti li ho scoperti e li sto scoprendo. So di non essere particolarmente estrema, come sub, e di non essere molto sadica come domme. Mi piace il bondage, non mi piace la violenza – anche se devo confessare di aver provato emozioni che non mi aspettavo in qualche caso in cui l’ho subita. In questo film mi sono trovata trascinata in una storia che i miei limiti li trascendeva in modo radicale… gli americani dicono too close to the bone quando una situazione, una storia, un evento ci tocca più da vicino di quello che ci aspettavamo… un po’ troppo vicino all’osso. Ecco, “Martyrs” arriva all’osso… e non si ferma nemmeno lì.

Anna libera la prigioniera superstite… cerca di toglierle i ferri, di lavarla in una vasca… ma anche questa poveraccia è in preda ad allucinazioni che la spingono a comportamenti autolesionistici orrendi. Mentre Anna cerca di aiutarla il film prende la piega più inaspettata e tremenda: nella casa irrompe un piccolo commando che fa secca la donna massacrata, la sbatte in una fossa comune coi cadaveri di Lucia e dei quattro membri della famiglia. Quanto ad Anna, l’acchiappano, l’ammanettano, la portano di nuovo giù nel dungeon, la legano con catene pesantissime, la costringono sulla solita sedia.

Da qui in avanti, tutto quello che succede è un rosario di sofferenze continue. Ogni giorno, Anna viene visitata da un energumeno che le apre le manette, la prende a pugni e schiaffi, la incatena di nuovo. Ogni giorno, viene nutrita a forza da una guardiana che le caccia in bocca cucchiaiate di una sbobba verde dall’aria disgustosa. Giorno, dopo giorno, dopo giorno. Un lavoro metodico, scientifico, per spezzarla. E per tentare di farne, come ci viene detto, una martire.

Una martire? Sì… tutta questa serie di orrori, scopriamo, sono organizzati da un gruppo di persone che da diciassette anni tortura giovani prigioniere per riuscire a portarle a una sorta di ascesi… per cercare di spingerle alle soglie del trascendente in modo che possano, chissà, riuscire a vedere quello che c’è dopo la morte. Il tutto basandosi su una convinzione fondata sulle immagini di alcune persone fotografate un attimo prima della morte dopo lunghissime sofferenze. Quegli sguardi rivolti verso l’alto, ormai quasi sereni dopo che l’orrore ha raggiunto un punto di non ritorno, dopo che la mente e il corpo hanno superato la loro capacità fisica di soffrire.

Tutti sono vittime, dice ad Anna l’orrenda Mistress che le spiega l’operazione (e che sembra essere una degli organizzatori) ma pochissimi sono i martiri. E ad Anna toccherà essere la prima, fra le persone brutalizzate in questa casa degli orrori, a raggiungere quel momento di estasi del dolore – e sopravvivere abbastanza a lungo per comunicarlo a qualcuno. Un’estasi che passa attraverso quelle ore di tormento e, alla fine, e lo dico rabbrividendo di nuovo al ripensarci, addirittura a un completo scuoiamento. Orrore senza fine.

Immagine 1 11-23-22.pngEppure. Eppure, “Martyrs” mi è piaciuto, e ne sono spaventata io stessa… non è uno di quei terribili film pornohorror che detesto… come quelli tipo “Saw” o “Hostel”, di cui non ho mai retto più che una decina di minuti… film che usano la tortura per fare spettacolo, inventandosi sempre nuovi modi per rappresentare la sofferenza. Sarebbe stato così se il regista si fosse messo a mettere in scena torture sempre diverse. Invece qui no: a parte il finale spellamento (che, grazie a dio, ci viene risparmiato nei dettagli, e anche qui si capisce che l’intenzione non è il compiacimento gratuito nella violenza) Anna viene picchiata e torturata sempre allo stesso modo. Il punto non è tanto la messa in scena della violenza in quanto tale, ma solo come mezzo per spezzarla, annullarla, farne una cosa. Ed è questo che mi ha turbata tanto.

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Alla fine, su Second Life, forse mi è capitato di cercare le stesse cose – sia pure per una strada diversa. Ho sempre subito poca o nessuna violenza, e non ho mai usato violenza su qualcuno nemmeno quando, in tempi recenti, ho scoperto che il mio lato da Mistress tendeva a svilupparsi più di un tempo. (Con Useme, forse, sono stata sadica: ma, devo dire, un po’ a forza, sapendo che lui quello desiderava e pensando che, visto che lo derubavo dei suoi soldi, dovevo cercare di dargli quello che voleva… e infatti lui lo ha capito, credo, visto che da tempo frequenta soprattutto un’altra Mistress che, se ho capito bene, è una sadica naturale) Però, ad esempio, nei giorni scorsi ho sbattuto Backbuttoned a Pandora, dove so che le hanno fatto ogni sorta di orrore: le avevo imposto una cintura di castità per proteggerla dal peggio, ma ho la certezza che in quelle celle la povera Back è stata fustigata, presa a schiaffi e a pugni (qui sopra e qui sotto un’immagine del trattamento a cui è stata sottoposta da Darknight, una Warden durissima anche se, OOC, molto simpatica). Non me l’hanno conciata come le protagoniste del film… e la sua sentenza era limitata a una settimana… ma devo dire che sono stata contenta quando l’hanno finalmente rilasciata. Contenta di poterla legare di nuovo io, curarle le ferite, e tenerla sotto un controllo che continuo a considerare una forma di protezione.

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Eppure a Back io ho sempre dato quello che mi chiedeva. Era stata lei a propormi di essere mia prigioniera nelle tre settimane della mia vacanza estiva – io mi ero limitata a bloccarle gli IM e la chat e a ordinarle di scrivere sul blog. È stata Back a chiedere di visitare Pandora – io mi sono limitata a fissare la sentenza (e, per quel poco che potevo fare, proteggerla a distanza spiandola tramite il suo collare e, ogni tanto, parlando con le Warden che se ne occupavano) e a rifiutarmi poi di liberarla in anticipo, o unirmi a lei, pretendendo che vivesse l’esperienza fino in fondo. Ma con un dubbio: è giusto dare a qualcuno quello che vuole? È stato giusto dare a Backbuttoned l’esperienza di Pandora, sapendo che sarebbe stata una sofferenza, che sarebbe stato diverso da quello che lei voleva veramente? Back, ti avevo avvertita che saresti stata sola, senza di me, e succube delle voglie sadiche delle guardiane. backpandhug.jpgTu hai insistito, ma poi, una volta lì, avresti voluto scappare. Sei rimasta perché te lo ordinavo, un’ennesima prova nei miei confronti. Un ennesimo atto col quale ti sei legata a me ancora più strettamente… diventando, fin quando durerà, qualcosa di mia proprietà e a cui ormai tengo.

Vedendo “Martyrs” ho provato emozioni profonde e sconvolgenti. La violenza mi ha scioccata, sì, ma sapevo di potermi tirare indietro e proteggermi pensando “tanto sono solo effetti speciali”. Quello che sconvolgeva non era quello, quindi: era il veder visualizzati i potenziali effetti di quello che potrebbe succedere se le mie fantasie sfuggissero al mio controllo… o meglio… se io diventassi l’oggetto delle fantasie malate di qualcuno. Ho avuto, davvero paura: sia del potenziale aguzzino, sia di me stessa. Cosa cerco davvero? Quali sono i miei limiti? Quali sono le conseguenze delle mie fantasie?

Frammenti sparsi di ottobre

Consegnata la traduzione di Eudeamon, e dopo un pomeriggio consumato follemente su Facebook, è giunta l’ora di completare il riassunto delle puntate precedenti. Prima che la storia ricominci a correre.

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Il tempo vola e io mi collego molto meno di quanto non facessi un tempo. Per giunta, il lavoro sul libro è stato lungo e impegnativo e molte volte ho dovuto rinunciare ad avviare Second Life e chiudermi invece nel Banesuit di Katrina Nichols per fare in modo che l’edizione italiana potesse diventare una realtà il prima possibile. Adesso sono felice di poter annunciare che il lavoro è finito e che quando l’editore avrà finito la sua revisione, e provveduto a un eventuale minimo di editing, la strada per le librerie sarà finalmente spianata. Nell’attesa, per capitoletti brevi, tante cose che dovevo dire e che continuavo a rinviare.

1653943089.jpg4382371.jpg624251361.jpgSANTANA THIBEDEAU

Un vecchio amico, anche se agli inizi mi sembrava insopportabile… forse per il famoso pregiudizio nei confronti degli avatar maschi. Ma poi col passare dei mesi ho imparato a conoscerne l’umorismo, la simpatia e l’inventiva. Fatto sta che, verso metà dell’estate scorsa, Santana mi ha fatto capire che – data l’attenzione con cui proteggevo da lui le chiavi delle mie manette – aveva deciso di ricorrere ad altri mezzi. A quanto lui stesso mi ha detto con un certo compiacimento, aveva convinto un certo numero di persone di cui mi fido ad approfittare di questa fiducia per rapirmi… e poi consegnarmi a lui legata e impotente. Ne abbiamo parlato durante una sua visita a Villa BDSM: non era un bluff, perché la cara Moss mi ha avvertito di aver ricevuto da parte di Santana una proposta del genere – e di aver declinato. Sospetto fortemente che fra le persone reclutate ci fosse Bunny, anche se lei gli uomini li detesta proprio e sarebbe forse stato strano… In buona sostanza, le settimane successive sono state contraddistinte da una buona dose di paranoia, fino al giorno in cui non ne ho potuto più e ho pensato io ad acchiappare il mio persecutore: l’ho chiuso in un Dungeon che conoscevo bene e, per la prima volta nella sua Seconda Vita, l’ho costretto a indossare un bavaglio piuttosto efficace facendogli passare qualche brutto quarto d’ora. Ma complotti come questo sono spesso così forti da non avere più bisogno dell’input di chi li ha organizzati, per cui ancora oggi mi capita di guardarmi le spalle, soprattutto quando sono a Stonehaven, con un certo livello di paranoia. Tanto da non aver potuto evitare di innalzare un sopracciglio sospettoso quando ho ricevuto un IM da…

627683370.jpgMUDLARK BURNS

La mia cara amica dei primi tempi nella vecchia Stonehaven è difficile da incontrare, ormai, perché passa con Halle tutto il poco tempo che la RL le lascia per collegarsi. Un giorno, però, mi fa la sorpresa di invitarmi a casa sua. Ha, dice, un regalo da farmi. Esito: non sarà parte delle trame di Santana? Mud l’ha catturato abbastanza spesso e si sa come vanno queste cose: familiarità, chiacchiere e, hai visto mai, salta fuori l’idea di fare uno scherzetto a una vecchia amica. Invece no: Mud e Halle mi fanno un sacco di feste e Mudlark mi offre un paio di manette nuovissime che ha creato per la sua adorata compagna. Si tratta di un tipo speciale, che a quanto pare è assai popolare in Germania. Poiché Halle è tedesca, il modello è stato creato per lei, ma Mud ha deciso di farmene grazioso dono in nome della nostra amicizia, e da allora mi ero ripromessa di parlarne sul blog facendole pubblicità. Lo faccio ora: chi volesse darci un’occhiata le trova a Mesmerize Dungeon (ma anche al piano dei vendor di Stonehaven). Sono solo manette, quindi gli script vanno aggiunti da chi le acquista… la soluzione costosa è di usare lo script di un paio comprato da Marine – ma per chi volesse evitarsi una spesa addizionale posso fornire un buon indirizzo dove rimediare certe manette freebie che funzionano molto bene. Sono le stesse che mi aveva passato Belias e che avevo usato per legare Jaron, quella famosa volta della vendetta, quando mi trovavo nel castello di…

1373632083.jpg560004109.jpg219862949.jpgMYSTIQUE AEON

Lo so, lo so, la mia storia con Mystique è rimasta ancora ai tempi di Claven… ma la verità è che la mia romantica ossessione di tanto tempo fa è sempre più inaffidabile, volatile, indecisa, e non si riesce a starle dietro. Ripromettendomi per l’ennesima volta di tornare a colmare i vuoti, qui posso solo dire che la sua carriera di Baronessa si è interrotta all’improvviso quando è diventata di proprietà di Maironi Slade, uno stranissimo gatto-elfo quasi sempre tutto blu che ho conosciuto in condizioni particolari. Insistendo perché venissi a conoscerla, Mystique mi ha tippata nella casa in cui Maironi la teneva prigioniera e ha fatto in modo che mi materializzassi dirattamente in una gabbia infernale fabbricata da Cerdita e capace di bloccare ogni TP a chi come me usa il RLV. Una volta catturatami in questo modo, certo poco ortodosso, Maironi ha cominciato a pretendere da me comportamenti di sottomissione che sicuramente non avevo alcuna voglia di adottare. La mia prigionia lì dentro è durata una settimana: ogni giorno Maironi insisteva a ordinarmi, nell’ordine, che mi togliessi tutti i vestiti… che mi inginocchiassi davanti a lei… e soprattutto che accettassi il suo collare. La situazione era strana: ci tenevo a seguire il gioco nonostante tutto, ma finire in gabbia per un TP non è quello che io intendo per un roleplay coinvolgente. Pertanto, una volta uscita dalla gabbia di Cerdita e ritrovatami in un’altra gabbia più grande ma molto meno sicura, non ho esitato a uscire e andarmene in giro quando Maironi era offline, limitandomi a farmi ritrovare ad aspettarla quando si avvicinava l’ora in cui sapevo si sarebbe connessa. Ho ricevuto visite gradite: Moss, Valentine, la Bravin e, naturalmente, Belias, la sola persona che sia riuscita finora a ottenere quello che Maironi pretendeva da me. In questo modo ho fatto un po’ quello che mi pareva: ho sottoposto i Bane al trattamento, ho contribuito a far vincere a Belias il concorso dei reggicalze a Villa BDSM, ho fatto shopping, gironzolato e via dicendo. Poi, per uscire da una situazione che stava diventando pesante, pian piano ho ceduto alle pretese di Maironi – anche perché avevo scoperto che il collare che voleva farmi indossare era quello da cui una Bondage Champion come me sapeva, avendone il tempo, come liberarsi. Per farla breve, l’accettazione del collare è stata solo l’inizio della mia libertà, sebbene Maironi adesso mi ritenga comunque sua debitrice. E si sia affezionata a me al punto da attivarsi lei per darmi…

1342233766.jpgUNA NUOVA PELLE

Da quando sono nata su Second Life, ho sempre indossato una skin freebie che avevo trovato non so dove. Andava benissimo, ma mi ero accorta che in certe situazioni, diciamo, private, c’era chi mi guardava con un poco di compatimento. Non avevano tutti i torti: la mia pelle era poco dettagliata, aveva un colore poco naturale e mancava di… uhm… di alcuni dettagli che per qualcuno avevano una certa importanza. Solo che il mio viso faceva parte integrante di quella pelle e io ero certa che non sarei mai stata capace di riprodurlo su un’altra. Grazie a Maironi che l’ha ingaggiata, una modder di talento mi ha adattato con cura una delle pelli disponibili nel suo negozio, riuscendo a produrre qualcosa che è nuovo, più bello e dettagliato, e che tuttavia è sempre “me”. Mi guardo e mi riconosco, insomma, anche se qualcosa cambia. Persino Belias, quella che ha avuto modo di conoscermi meglio al… al naturale… quella della cui opinione avevo più paura perché è sicuramente la persona che più mi ha saputa tenere al guinzaglio… persino Belias mi ha detto che la nuova Win era bellissima. E sebbene sapessi che in cuor suo lei conosce e apprezza la Win vecchia, questa sua approvazione mi ha convinta di non aver sbagliato. La mia nuova pelle la ritengo quindi un regalo per celebrare un paio di novità che mi riguardano, la prima delle quali è il mio passaggio a…

687027476.jpgBONDAGE CHAMPION

Ne avevo parlato nel post riassuntivo precedente, ma ancora non avevo ricevuto l’uniforme. Adesso, invece, posso andare in giro sfoggiando il colore rosso delle campionesse di Bondage – al momento il grado più elevato che si possa raggiungere al Bondage Team, a meno di diventare un Trainer… o di essere la proprietaria Aimee Riptide, che si è autoinvestita Miss Bondage e che sicuramente non cederà lo scettro tanto facilmente. So che proprio in questo periodo tenterà l’Ordeal per diventare campionessa Nicki Georgette, la sub finlandese che mi sono fatta sfilare sotto il naso da Moss, e che ora è ufficialmente di sua proprietà. L’ho rivista proprio l’altro ieri, durante una visita al club, e sono felice di poter dire che non ho più provato alcuna forma di gelosia nei suoi confronti. Moss è una cara Mistress, Nicki resta un’amica, e quella punta di rimpianto che provo sempre quando vedo allontanarsi qualcuno che ho avuto nelle mie mani ormai è temperato dalla presenza di…

11522484.jpgANDROMEDA SAWSON

Ho poco di nuovo da raccontare su Andromeda, che ho conosciuto perché candidata al Banishment, che ho dovuto salvare dagli orrori di Pandora e che al momento sta scontando la sua sentenza sigillata strettamente nel Banesuit della Kelley Tech, col suo nuovo nome di A-3381. Anche se Andromeda è ora di mia proprietà, mi sforzo di comportarmi con lei come un Operatore imparziale e di non riservarle trattamenti di favore. Devo dire, anzi, che mi è capitato di dover utilizzare con lei punizioni che nessun altro Bane aveva mai subito da parte mia… ma è anche vero che nessun altro Bane aveva avuto la sfacciataggine di cercare di liberarsi dal Custodian con gli struggle mentre era al mio cospetto! Non posso negare che, ogni tanto, mi sia capitato però di confortare la sua solitudine con un veloce abbraccio. Sempre facendo attenzione che non ci fosse in giro qualcuno in grado di andare a fare la spia. Non posso permettermi di mettere a rischio questo mio posto di lavoro. E non posso permettere che anche piccoli cedimenti come questo possano macchiare la mia nuova reputazione come…

38632828.jpg717177141.jpg1734370011.jpgSTONEHAVEN WARDEN

Ho tenuto la notizia più grossa per ultima, anche se risale ormai a diverse settimane fa. Prima dell’estate avevo avuto una conversazione con Dirk Massiel, mitico fondatore di Stonehaven, che mi avva proposto di entrare nella squadra dei Guardiani di Stonehaven. I guardiani hanno potere di bannare i disturbatori, di resettare le gabbie, di materializzare oggetti che non saranno soggetti ad autoreturn, e servono ad assicurare in qualche modo che Stone continui ad essere, come ci dicevamo con Rossella, la Disneyland del BDSM – il luogo ideale per conoscere gente che ha queste stesse passioni, per capire se ci piacciono di più le gabbie o le corde, i bavagli o le catene, le celle sotterranee o le macchine da tormento. E per cominciare a capire se ci piace legare, essere legate o anche solo restare a guardare lo spettacolo. Per me tutto è cominciato a Stone e fare parte della squadra è stato da sempre un sogno che non ho mai osato confessare nemmeno a me stessa. Al punto che, dopo quella volta, non mi decidevo nemmeno più a rivolgere a Dirk la parola, per paura che capisse quanto fortemente volevo sapere se l’offerta valeva ancora. Quando Dirk mi ha chiamata lui per chiedere se ci avessi pensato, e quale fosse la mia risposta, mi sono sentita al settimo cielo e ho, ovviamente, accettato. L’investitura è stata ufficializzata a Snark, dato che i Guardiani di Stone hanno gli stessi potere anche sull’isola gemella di Psi Merlin, che di Dirk è da sempre socia, amica e, forse, anche altro. Ho subito cominciato a sfoggiare il tag di Warden davanti a tutti – nonostante proprio in quel momento fossi in mano a Belias, che mi teneva al guinzaglio. Ma che mi guardava con occhi che mi sembravano leggermente lucidi di orgoglio.

603341391.jpgAvrei ancora qualcos’altro da raccontare, ma la RL incombe. Però voglio chiudere segnalando a chi è interessato che, da qualche giorno, sono riuscita ad aprire un mio account su Facebook*, il dilagante social network che, sebbene in rallentamento negli USA, sta conoscendo in Italia ed Europa una diffusione esponenziale che fa quasi paura. Chi volesse aggiungersi è strabenvenuto, anche perché ho provato a creare un gruppetto chiamato Virtual BDSM che, chissà, potrebbe diventare uno spazio per discutere di quello che ci fa passare tanto tempo nel metaverso, confrontando le reciproche esperienze. Ho già nella lista dei contatti amiche come Belias, la Bravin, Erikah Jameson, Costanza… più una talentosa creatrice di collari raffinati che si chiama Brite Johin e che ho conosciuto proprio su Facebook. E anche qualcuno che conosco su Second Life ma che su Facebook mi ha aggiunto senz’altro ai suoi contatti, togliendosi la maschera dell’avatar e rivelando il suo vero volto. Ne parleremo, un giorno, delle maschere. Per me, vale la frase di Oscar Wilde che ho trovato tempo fa citata nel profilo di qualcuno, e la cui lectio esatta mi è stata fornita dall’autore di un blog non BDSM che spesso vado a leggere:

Man is least himself when he talks in his own person. Give him a mask, and he will tell you the truth – Oscar Wilde

La mia nuova pelle, la mia personalità, questo blog e persino Facebook sono la maschera che io indosso per essere libera di dire la verità. E per guardarmi allo specchio sperando di riconoscermi… e magari sperando che a riconoscersi sia anche qualcun altro.

* [AGGIUNTA IL 22 APRILE 2011] L’account Facebook mi è stato poi cancellato: l’invito qui sopra riportato, pertanto, non è purtroppo più attuale.

Il caso Pandora – risolto

Solo poche righe per segnalare la conclusione della vicenda di cui ho parlato ieri. Una conclusione decisamente animata, per chi era presente, ma che si è fortunatamente risolta con una sospensione delle ostilità e nuovi rapporti di amicizia.

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Una delle regole velenose del giornalismo è che le denunce, gli scandali e le accuse vanno sempre in prima pagina, ma le smentite (quando arrivano) sono relegate a un trafiletto nella pagina della posta. Ma questo è un diario, non certo una rivista. Ed ecco perché ci tengo a dedicare un post, sia pur minimo, a rettificare il tiro decisamente critico di quanto ho scritto ieri.

Confermo, prima di tutto, di aver incontrato a Pandora alcune Guardiane molto simpatiche. Una, durante una pausa dal lavoro, mi ha persino accompagnata su un transatlantico enorme, bellissimo, in partenza per una crociera e dal nome rassicurante. Si chiama “Titanic” e sento dire che sia praticamente inaffondabile. Abbiamo giocato insieme a sporgerci dalla tolda e poi abbiamo brevemente esplorato i negozi eleganti che si trovano dentro, vicino alla gigantesca sala da ballo.

Confermo anche tutto quanto descritto ieri: il fatto che Andromeda fosse entrata nel carcere senza permesso, che si fosse comportata in modo molto provocatorio, che fosse stata arrestata. E anche che le fosse stata fissata unilateralmente una sentenza di una settimana, e che mi fosse stata chiesta una somma esagerata come cauzione per un rilascio anticipato, nonostante la mia sub avesse optato per la pena ridotta che il Banishment offre ai prigionieri.

Voglio ribadire quando spiegato in uno dei commenti al post di ieri: uno spostamento inatteso della sim, ieri, ha reso liberi per errore tutti i prigionieri. Nè io nè Andromeda potevamo accettare una fuga di quel genere, tanto più che lei indossava ancora manette chiuse a chiave dal personale di Pandora e non avrebbe potuto togliersele senza barare – un’opzione che non abbiamo minimamente preso in considerazione. L’ho riportata quindi nel carcere e l’ho affidata alle Guardiane, in attesa di parlare con Mechelle Oceanlane, la proprietaria, per il rilascio anticipato. Le ho inviato la lettera postata nei commenti di ieri e sono rimasta in attesa all’ingresso della prigione.

Quando la signora Oceanlane è tornata online stamattina, abbiamo avuto un lungo ed intenso scambio di IM. Lei, io, e Andromeda, in una infernale triangolazione di trattative a cui si aggiungeva la curiosità – in public chat e in IM – di alcune Guardiane preoccupate per la tensione che era a tratti palpabile. La signora Oceanlane, alla fine, ha portato Andromeda nell’atrio, legata a un guinzaglio. Sono volate parole grosse, da una parte e dall’altra. Ci sono state accuse, recriminazioni e anche qualche insulto più o meno velato. Fino al momento in cui, in seguito a due battute pronunciate OOC, prima la sottoscritta e poi Andromeda ci siamo viste eiettate fuori dalla SIM.

Che qualcuno potesse interrompere una discussione in questo modo mi ha profondamente irritata, lo ammetto, ma ho voluto dirlo alla padrona di casa: “Mechelle… Mi dispiace se quanto detto ti ha offesa. Mi rendo conto che Andromeda è insolente. Per questo chiedo scusa – naturalmente sono abituata a dare per scontato che l’ ((OOC)) sia un codice condiviso in ogni SIM. Detto questo, ritengo che eiettarci abbia privato sia te che me… in effetti, tutte e tre… di una conclusione soddisfacente del RP, e me ne dispiace. Io non metto mai in mute NESSUNO nè mai eietterei qualcuno nel mezzo di una conversazione”.

2017155206.jpgSono felice di poter dire che la discussione non è finita lì. Sia io che Andromeda siamo convinte che qualsiasi litigio fra persone civili non possa essere, alla fine, che il frutto di un malinteso o di una cattiva comunicazione, ed entrambe abbiamo continuato a discutere con Mechelle a lungo, mantenendo le nostre posizioni ma esprimendo rammarico per come la faccenda si fosse conclusa. Non sto a riportare tutti i dialoghi, ma alla fine Andromeda ha avuto la soddisfazione di sentirsi dire che a Pandora sperano di rivedere presto lei e il suo carattere scatenato e pestifero. E io ho avuto la gioia di ricevere da Mechelle scuse sentite, e di avere il permesso di aggiungerla ai miei contatti… ai miei amici.

Adesso Andromeda è al sicuro a Zhora, assicurata al lettino nella stanza degli impianti, addormentata in attesa che il Custodian che le ho appena installato nel cervello si radichi bene nella sua rete neurale. Domattina completerò la procedura che farà di lei un Bane uguale a tutti gli altri. Ma so che Pandora ci rivedrà abbastanza presto. E che quando questo accadrà ci saranno i fuochi artificiali.

Il vasino di Pandora

Attenzione alla prigione di Pandora. C’è, in genere, gente ottima nel RP – ma la proprietaria è meglio evitarla, a quanto vedo.

422440732.jpg

Due premesse molto veloci. Da qualche giorno ho quella che si dice una sub – si tratta di Andromeda, una candidata Bane che ho conosciuto quando l’ho invitata a Villa BDSM per farle votare Belias al concorso per le ragazze in reggicalze (Belias è arrivata prima, a proposito! qui sotto qualche foto della premiazione) e che poco dopo mi ha ceduto tutte le sue chiavi. Non so se e quanto questa cosa durerà, e se sarà il caso ne riparleremo. Ma il punto non è questo.

1352069037.jpg762573950.jpgIl punto è che durante il weekend, Andromeda si è messa nei guai. È andata a curiosare a Pandora, ha insultato qualche guardia ed è finita rapidamente ai ceppi. Quando l’ho saputo sono venuta a trovarla e ho parlamentato con alcune delle guardiane. Sono state tutte molto collaborative. Qualcuna al punto da cercare di attirarmi in trappola per sbattere dentro anche me, nientemeno!

Tuttavia c’è RP e RP. I guardiani sostengono che nessuna pena è mai imposta dall’alto e che i prigionieri acconsentono a determinare una sentenza – che poi, naturalmente, viene eseguita in modo ferreo. Un po’ come accade per il Banishment, in cui i candidati indicano (OOC, ossia Out Of Character, fuori personaggio) il numero di ore che, salvo estensioni, passeranno nel banesuit – e a nessun Operatore è consentito fissarne anche solo una di più.

I guardiani, dicevo, sostengono questo. Ma Bojo Auer, la padrona di casa, la pensa diversamente. A meno che Andromeda non stia mentendomi, Bojo le ha fissato unilateralmente una sentenza di sette giorni. E non ha alcuna intenzione di farla uscire prima.

Intendiamoci: un atteggiamento del genere mi sta benissimo, se lo si porta avanti con un RP che abbia senso. Per questo, ho passato un po’ di tempo a cercare di trovare una via di uscita. Il Banishment è, costituzionalmente, una pena alternativa alla prigione – e io ho passato non so quanto a perorare la causa di Andromeda, che ovviamente passerebbe dalle celle di Pandora direttamente al Banesuit. Invece pare che la signora Auer sia ben poco interessata al RP e punti invece direttamente al soldo. Riporto qui la nostra ultima, sgradevole, conversazione, seguita al consiglio da parte di una Guardiana gentile, di rivolgermi alla Auer per discutere il rilascio anticipato.

[2008/10/14 0:43]  Win: Miss Auer. Warden Bashly said I should fill up forms E423 and E512412. I need a release of prisoner Andromeda Sawson on account of her opting for a reduced sentence going into banishment
[2008/10/14 1:05]  bojo Auer: who the hell is  wanrden bashly
[2008/10/14 1:05]  Win: Good day, Miss Auer. That would be Emme Bashly
[2008/10/14 1:07]  Win: I would appreciate you collaboration in releasing this prisoner. Banishment would ensure she serves all the time she owns to society
[2008/10/14 1:08]  Win: I would process her right away. As soon as you release her into my hands. I would even allow a Warden of your trust to make sure the processing takes place as it’s supposed to
[2008/10/14 1:08]  bojo Auer: sorry i dont  have time for your rp
[2008/10/14 1:09]  Win: ((Then  please just release her))
[2008/10/14 1:09]  Win: I will now come to the Prison to pick her up
[2008/10/14 1:10]  bojo Auer: what cell does she as ?
[2008/10/14 1:10]  bojo Auer: has
[2008/10/14 1:12]  Win: I understand her cell is d125, Miss Auer
[2008/10/14 1:13]  bojo Auer: [3:38]  D-125:  Name: Andromeda Sawson Sentence: 7days Locked time: 0 days Inactive: 0 days Locked by: bojo Auer
[2008/10/14 1:14]  bojo Auer: that is from 2 days ago
[2008/10/14 1:14]  Win: Yes, I am aware of that.
[2008/10/14 1:14]  Win: However, she can’t get out without cheating unless she gets her cuffs unlocked
[2008/10/14 1:14]  bojo Auer: so her sentence is still 5 days
[2008/10/14 1:15]  bojo Auer: she agreed with our rules
[2008/10/14 1:15]  Win: Miss Auer? If her sentence was up I’d have no reason to come and ask for her release.
1586337228.jpg[2008/10/14 1:15]  bojo Auer: she agrred with    joning us
[2008/10/14 1:15]  Win: ((I thought you had no time to RP))
[2008/10/14 1:15]  bojo Auer: she agreed with her sentence
[2008/10/14 1:16]  Win: As you will undoubtedly know, Banishment is an alternate option to jail
[2008/10/14 1:16]  bojo Auer: this is  no RP,this is reality
[2008/10/14 1:16]  bojo Auer: she agree  with all of these things or she wouldnt  be there
[2008/10/14 1:17]  bojo Auer: now she  has to   do the things seh commited hersel to,  end her sentence
[2008/10/14 1:17]  Win: Ok, here’s the thing
[2008/10/14 1:18]  Win: I am an officer of Kelley Tech. We do provide banishment as an alternative to jail
[2008/10/14 1:18]  bojo Auer: there is  however one way to get her out sooner
[2008/10/14 1:18]  Win: What would be that?
[2008/10/14 1:19]  bojo Auer: buy her remaining  days free. and i dont care what other prisons do, so save  me that information.
[2008/10/14 1:20]  Win: Ok, this conversation is over. Thanks for your time
[2008/10/14 1:24]  bojo Auer: you started the conversation,  but it is over when i say it is over.
[2008/10/14 1:26]  Win: It’s not a conversation if you keep going alone. But since you say so I will contribute the idea that asking someone to pay her way out after she has NOT agreed to those terms it’s what I call a scam. I will not give you a penny, and I will RP this my way (as I am no cheater) but I am rather disappointed to the way all this is organized. I thought of Pandora as a much better place.

Solo qualche annotazione finale. La signora Auer ha ogni diritto a rifiutare il piano di comunicazione OOC, naturalmente: questo rende Pandora un posto di gran lunga più credibile e suggestivo, con un senso serio di perdita di controllo.

Ma allora non può permettersi di esordire con frasi del tipo Non ho tempo per il vostro RP. Se la sua vuole essere una prigione “reale”, non si capisce perché dovrebbe venirle in mente un’espressione del genere. E il fatto che non abbia tempo per il RP ma ce l’abbia per chiedere soldi in cambio di un rilascio anticipato, beh, mi sembra piuttosto miserevole.

2040627825.jpgAvrei lasciato volentieri una mancia sostanziosa alla struttura, prima di andarmene via con Andromeda. Avrei probabilmente anche potuto riportarla in cella a fine banishment, nel caso si fosse rivelato necessario. Il posto è bello e le Guardiane che ho conosciuto finora mi sembrano toste, piacevolmente bastarde e capaci di un ottimo RP. Loro sì, non la padrona di casa, purtroppo. Che da me (o da Andromeda) non vedrà una lira. Siamo noi a non avere il tempo per i suoi calcoli. Mi informerò sulla somma che avrei dovuto spendere per liberare Andromeda in anticipo, e la verserò al Cafè Casablanca di Daedalus Lemuria, il mio preferito fra i locali a tema non-BDSM, attualmente a rischio di chiusura.

E visto che devo aspettare qualche giorno prima di poter sottoporre Andromeda al trattamento che la renderà un Bane… beh, può darsi che Pandora abbia presto una nuova prigioniera. Sempre che la meschinità della signora Auer non si spinga a bannare chi osa contraddirla, naturalmente, cosa che a questo punto non mi sento affatto di escludere.

Eudeamon – in corso di pubblicazione

Sono passati diversi mesi da quando ho letto per la prima volta Eudeamon. E da allora sono successe parecchie cose. Fra cui una di cui vado particolarmente orgogliosa.

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Questo sarà un post breve, quasi di servizio, ma ho una notizia che mi rende molto orgogliosa e voglio condividerla con tutti. In molti si sono accorti che ho rallentato drasticamente la mia attività su Second Life – e di conseguenza anche quella di questo blog. A parte il post su Serenella, ho pubblicato solo un aggiornamento sul pochissimo che mi è successo dopo le vacanze… e l’ho fatto comunque con enorme ritardo, lasciando per giunta in sospeso un po’ di fatti che conto di recuperare prossimamente.

Questa assenza ha diversi motivi di cui non sto a parlare qua. Ma ce n’è uno di una certa importanza che invece ci tengo a sottolineare perché è legato strettamente a gran parte di quello che sto scrivendo su queste pagine ormai da diversi mesi. L’ho accennato un po’ fugacemente mesi fa, nel post Doctor Winkyll and Mistress Hyde e credo di averne riparlato nei commenti di non so che altro post. Ma ora posso dirlo in via ufficiale: l’accordo con l’autrice di Eudeamon è stato raggiunto da tempo e l’edizione italiana del libro sarà presto una realtà.

Di più: gran parte del tempo che negli ultimi mesi ho sottratto a Second Life è stato dedicato alla traduzione e sono orgogliosa di annunciare che proprio ieri sera ho ultimato la prima stesura della versione italiana. Una prima bozza, con una traduzione abbastanza letterale e, di conseguenza, ancora scarsamente leggibile (come ben sa qualcuno a cui ho inviato qualche capitolo di assaggio). Da oggi mi dedico, come si dice, a metterla in bella, ricominciando dall’inizio e cercando di rendere tutto il testo più scorrevole, come si addice a un romanzo.

Non sto a ripetere quello che ho scritto a suo tempo su questo romanzo straordinario: rinvio al post Eudeamon, in cui ne ho parlato più diffusamente. Era lo scorso marzo – il tempo passa veloce e sono sbalordita di tutto quello che è successo da allora. Provo a riassumerlo per tappe. All’autrice Erika Moak (alias Evil Dolly) io avevo scritto subito dopo aver letto il romanzo, il 24 febbraio scorso, e già allora ho buttato lì l’idea di cercarle un editore italiano. Mi è parsa scettica, ma non ha detto di no, così ne ho parlato con un po’ di persone che conoscevo.

L’editore interessato l’ho trovato tre mesi dopo, e ho mandato una nuova mail a Erika il 25 di maggio. Le trattative per il contratto si sono protratte fino all’inizio di luglio, e il 18 di quel mese ho saputo che alla fine l’accordo c’era stato e che potevo cominciare a lavorare. Da allora, ho dedicato a Eudeamon molte ore. Fino a ieri sera, quando ho potuto finalmente tradurre “The End” in “Fine”.

Da oggi, come ho detto, si riprende dall’inizio. E intanto io mi dedico alla mia attività di Bane Operator: ho sottoposto al trattamento cinque nuovi bane, nelle ultime settimane, e intendo continuare. Finora, i soli italiani che mi sono capitati sono stati la compianta Serenella e Luca Beres, che dopo le violazioni commesse all’inizio mi sembra si sia finalmente dato una regolata e stia scontando la pena accumulata senza più mettersi nei guai. A tutt’oggi, nessuno dei miei bane ha sviluppato un Eudeamon, mentre Moss credo sia arrivata ad averne quattro o cinque (una di loro, Em Debevec, sta tenendo fra l’altro un blog molto interessante). Chissà se l’uscita del libro in italiano servirà ad aumentare i partecipanti dal nostro paese – e magari offrirmi l’occasione di essere testimone, in diretta, di un evento miracoloso?

Riassunto delle puntate precedenti (incompleto)

Un post iniziato un mese fa e rimasto incompiuto. Lo pubblico per togliermelo dal sistema, perché le cose sono cambiate. Ancora. Poi vedremo il da farsi – ho ancora qualche arretrato da raccontare. E qualche novità.

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only constant in sl is change, mi ha detto ieri in IM Green Geary, una collega conosciuta al Banishment Project: Il cambiamento è la sola costante di SL. Si potrebbe estendere l’aforisma anche alla vita reale, naturalmente, ma mi rendo conto che quattro settimane di assenza si sono fatte sentire pesantemente. Se ci si aggiungono anche alcuni cambiamenti radicali nella mia 1st Life (tutti positivi, grazie!), la notevole riduzione del tempo che posso concedermi di passare nel metaverso e il fatto che tutto scorre di qua e di là dallo schermo, ecco spiegato il perché questo blog finisce per essere aggiornato molto meno di quanto non avvenisse prima dell’estate.

Gran parte del poco tempo che ho potuto passare in-world di recente è stato consumato nel ritrovare vecchi amici e vecchie amiche, nell’aggiornarsi reciprocamente, nel salutarsi e riabbracciarsi. Nel fare qualche primo, timido, tentativo di riprendere a “giocare”, senza forzare le cose, senza pretendere di ritrovare al volo certe intensità di emozione che non si possono programmare… e cercando di capire cosa è cambiato, in questi mesi, cosa è rimasto lo stesso… cosa è andato perduto e cosa bisognerà reinventare da capo. Ho bisogno di provare a riordinare un po’ le idee, riassumere in pochi punti quello che mi è successo nei giorni scorsi. Cominciando da Backbuttoned.

1772577341.jpgChi ha continuato a seguire queste pagine in agosto (e sono stati tanti: sono rimasta stupefatta nel notare che le visite quotidiane al blog non sono calate che in misura minima nonostante per ben quattro settimane non ci fosse stato nemmeno un nuovo post) sa ormai che la mia prigioniera si è comportata eroicamente: ha continuato a collegarsi, anche se non ogni giorno, restando sempre muta e immobilizzata sulla sua mattonella a Villa BDSM, e riportando le sue esperienze nei commenti al post che la riguardava. Molti l’hanno ignorata, qualcuno l’ha confortata e le ha tenuto compagnia, c’è perfino chi ha tentato di approfittarne per tirarle qualche vile frustata. Fatto sta che, al mio ritorno, l’ho ritrovata lì ad aspettarmi, docile, in ginocchio, con i legami intatti. Niente l’aveva spostata da lì: nessuna SIM restart, nessuna tentazione, nulla.

Chi non è attratto dal BDSM non può capire, ma quelli che visitano queste pagine mi crederanno: ritrovarla lì, in attesa ubbidiente, nonostante tutte le limitazioni che le avevo imposto, dopo tutto questo tempo, mi ha veramente commossa. Si scopre qualcosa di profondo, quando trovi qualcuno che accetta il tuo volere in modo così completo, al punto di accettare di divenire per te poco più di un oggetto. Ed è per questo che, nel liberarla dalle catene che la costringevano ormai da tre settimane, ho esitato, prendendomi il tempo necessario… assaporando la sensazione di progressiva rinuncia che lo scatto di ogni lucchetto mi faceva provare… slegandola proprio quando più la sentivo mia, lasciandola andare nel momento in cui più capivo quanto strettamente fossimo ormai legate una all’altra. E tutto questo, nonostante Back scalpitasse, per qualche pressante impegno in RL, perché io mi sbrigassi a restituirle la libertà che aveva saputo guadagnarsi.

772217069.jpgC’era un po’ di gente, quel giorno, in Villa, ma forse solo Mandrashee Aeon conosceva Backbuttoned e me da prima che iniziasse il suo tormento. E forse solo Mandrashee poteva capire che cosa provavo quando l’ultimo lucchetto è caduto, quando Back si è alzata in piedi in un lieve scricchiolio di giunture… e quando io mi sono inginocchiata davanti a lei, pronta a mantenere la mia promessa. Back ha vinto, e a questo punto io sono tenuta a concederle tutte le mie chiavi per 48 ore, e a eseguire senza esitazione qualsiasi comando lei deciderà di impartirmi.

Ma Back aveva davvero fretta, quel giorno – e sapeva che io stessa mi sarei collegata ben poco nella settimana che stava cominciando. Mi ha sorriso, mi ha detto di alzarmi e mi ha congedata, rinviando a data da destinarsi il giorno in cui potrà riscuotere il suo premio. Da allora mi sento libera ma sotto condizione: in attesa del suo richiamo, del momento in cui schioccherà le dita e mi richiamerà, qualsiasi cosa io stia facendo, a mantenere la promessa che le ho fatto tante settimane fa. In un certo senso, è come se con questo impegno sospeso già mi stesse tenendo legata perché, da allora, riesco a stento a farmi coinvolgere al cento per cento da quello che mi succede – ed è un legame che si prolunga perché, dal giorno in cui le ho reso la libertà, Back è ricomparsa online due o tre volte soltanto, entrambe per un pugno di minuti in cui mi ha fatto sapere di essere molto impegnata dalla sua RL, in questi giorni, e di voler aspettare il momento propizio per godersi la sua ricompensa.

Confesso che, dopo la scomparsa estiva di Serenella, ho temuto per qualche giorno che anche Back potesse fare la stessa fine: invece sono stata confortata dal suo riapparire, raro ma periodico, per rassicurarmi e farmi sapere che, fino a quando verrà il momento, posso sentirmi libera di fare quello che più desidero. E allora ecco qui, per sommi capi, le ultime novità che mi riguardano. In attesa che giunga il momento e la mia Second Life riprenda a scorrere senza più spade di Damocle.

510894804.jpg679392599.jpgCAMPIONESSA!

1984916671.jpgIn assenza di Backbuttoned, e anche pensando che fosse un gioco relativamente sicuro, che non mi avrebbe messo alla mercé di qualcuno che poi magari avrebbe potuto impedirmi di mantenere le promesse, la prima cosa che ho fatto è stato recarmi alla Clubhouse del Bondage Team per affrontare la prova che mi avrebbe fatto guadagnare il titolo di Bondage Champion, campionessa di Bondage. A differenza dell’Ordeal che assegna lo status di Expert, questa non prevede alcun bavaglio, ma richiede la fuga da pesanti catene rinforzate da uno script malefico che rende molto più difficile ottenere nuovi tentativi. È il tristemente famoso 4.4.1, dal quale non ero ancora mai riuscita a liberarmi e su cui, pertanto, non avevo i dati necessari per una lotta ben calibrata. La mia Bondage Trainer, ancora una volta, è stata Moss – che, come le altre volte, mi ha fatto compagnia per gran parte della prova, facendo il tifo per me e assicurandosi che non restassi sola troppo a lungo.

Ma il vero evento, per me, era la presenza, nella gabbia accanto all’anello a cui ero ammanettata, di Belias. Da tanto tempo ci eravamo reciprocamente promesse di tentare l’Ordeal congiuntamente, e finalmente il sogno si è realizzato: mentre io mi divincolavo fra le catene, Belias cercava di togliersi di dosso manette e bavaglio nel tentativo di liberarsi da sola prima che scadessero le sette ore del timer. Non le è andata bene, ma per me è stata una fortuna, perché mi ha assicurato la sua compagnia per ben sei ore… alle quali poi è seguito un piccolo fuori programma.

Ho detto che il mio Ordeal non prevedeva il bavaglio, ma quando Belias si è liberata ci siamo ritrovate sole dietro al muro di energia che impedisce a chiunque di avvicinarsi a chi è impegnato nella prova. Non ci è voluto molto, quindi, perché Belias approfittasse del fatto che non potevo reagire per imbavagliarmi strettamente e godersi lo spettacolo. Quando Moss è riapparsa, ormai le chiavi del mio bavaglio erano perse e tutto quel che ha potuto fare è stato trascinare Bel di là dal muro, punendola con un’altra oretta di manette e guinzaglio, e regalando a me ancora un po’ di compagnia.

281398043.jpg591376133.jpg837752431.jpgNaturalmente, dal bavaglio mi sono poi liberata molto in fretta a paragone del tempo che ci è voluto per far cadere le catene. Credo che il record di velocità dalle 4.4.1 sia, ad oggi, di ben 17 ore (e la campionessa più sfortunata ce ne ha messe ben 52!). Io sono riuscita a liberarmi in poco piu’ di 26 ore di tentativi e devo confessare che, alla fine, davvero cominciavo a non poterne più. Ma ora posso fregiarmi del titolo di Bondage Champion e bullarmene in giro.

IL RITORNO DI MISTRESS HYDE

Non sono quello che si dice una domme, chi mi conosce lo sa bene. Ma saprà anche che, in genere, una lunga prigionia mi fa accumulare una certa tendenza all’aggressività. Non era passato un giorno da quando avevo conquistato il titolo di campionessa, che Belias ha deciso di fare un secondo tentativo di acquisire lo status di Expert – e io sono stata ben lieta di tornare alla Clubhouse per farle compagnia e tifare per lei. Ma le regole del Bondage Team impongono che ogni membro sia tenuto a legare immediatamente qualsiasi altro membro che abbia i polsi liberi. Ecco perché Moss si è impadronita all’improvviso delle chiavi mie e di una ragazza nuova, Nicki Georgette, e ci ha ammanettate una accanto all’altra rimettendo poi le chiavi al loro posto. La prima che si libera, ha commentato sogghignando, potrà prendere le chiavi dell’altra. Non ci voleva altro per scatenare la gara: sia Nicki che io ci siamo date da fare per slegarci prima dell’altra e, alla fine, sono stata io a vincere. Non sto ad entrare nei dettagli: basterà dire che non ho perso un momento per metterla sotto chiave e legarla ben bene sul materasso che si trova al piano di sotto rispetto alla stanza degli Ordeal.

1857337690.gifIntendiamoci: Nicki questo desiderava. Abbiamo parlato un po’ e ho scoperto che lei pure è una grande appassionata di Penelope Pitstop (anche lei possiede l’imperdibile cofanetto DVD delle sue avventure) e che da poco aveva rotto con non so bene che master. Ed era chiaro da come si era impegnata nella gara di struggle, che il suo modo di giocare aveva qualche punto in comune con il mio: a lei piace il ruolo della Damsel in Distress, della fanciulla innocente che si trova, suo malgrado, in situazioni pericolose. Ho buttato lì che non l’avrei mollata tanto presto e che avrei anche potuto donarla a Belias, che al piano di sopra stava ancora lottando contro le sue manette, nel caso fosse riuscita a conquistarsi il tag di Expert. Le ho quindi chiuso anche il collare e ne ho approfittato per toglierle il canale /77, di fatto impedendole di cercare di liberarsi da alcunché fino a quando non si fosse tolta le manette.

358752795.jpgPoi però ho dovuto scollegarmi e, per stare tranquilla, ho chiesto a Moss di tenermela d’occhio. Moss ha promesso che l’avrebbe messa al sicuro nelle celle che lei e Chriss hanno a Dolores, e io le ho passato tutte le chiavi di Nicki. Tutte, in effetti, tranne quelle del collare… un’omissione significativa, perché in me si era svegliato il desiderio di tenermela, questa Nicki, almeno per un poco. Almeno il tempo di conoscerla meglio.

690718079.jpgInvece le cose sono andate diversamente. Il giorno dopo sono stata fatta prigioniera da Belias (ci vorrebbe un intero post su questa avventura ma, perdonate, non oggi) e ho scoperto che – beh, che la situazione si era modificata pesantemente. Quando Moss è venuta a trovarmi nella cella dove ero stata rinchiusa a Our Wicked Dream, beh, ho capito subito che stava lì a chiacchierare ma che aveva in mente qualcosa. E solo dopo parecchio, e solo rispondendo a una domanda di Belias, è venuta fuori la verità: Win ha una chiave che vorrei avere, ha detto Moss. Spiegandomi poi in privato che, nel trattenere Nicki a Dolores aveva avuto la sensazione che la ragazza si trovasse bene con lei… e che lei stessa sarebbe stata contenta di farla sua.

Ho risposto, come faccio di solito, fingendo che non mi importasse e dicendo a Moss che se avesse portato Nicki lì sarei stata lieta di passarle la chiave del collare… ma mentirei se negassi di aver provato una certa irritazione nel sentire le parole della mia amica. Ma come: Nicki l’avevo legata io, gliel’avevo anche affidata… ed ecco che lei me la sfila da sotto il naso? Non mi pareva giusto, e questo nonostante la mia situazione in quel momento – di nuovo, completamente, in balia del volere di Belias – fosse ben lungi dal consentirmi di aver cura di una sub.

Ne ho parlato con Bel, poco dopo… e con Moss il giorno seguente, perché non volevo che ci fossero rancori segreti fra di noi. Sì, sono stata gelosa, e sì, mi rendo conto che non ha senso: Nicki l’avevo appena incontrata, prima di tutto, e secondo poi era palese che non fossi in grado di occuparmi di lei. Eppure accorgermi che stava per diventare di Moss mi ha fatto soffrire: come ho sofferto quando ho saputo che Catherine Rodgers, la mia vittima di qualche mese fa, era divenuta proprietà esclusiva di Deirdre Criss. O come ho sofferto quando Kira Skytower ha proibito a Trish Roux di continuare ad andarsene in giro con le chiavi a disposizione mia o del primo che passava. Gelosia, possessività: ma come possono conciliarsi sentimenti del genere con un’indole che, lo riconosco, tende più alla sottomissione che alla dominazione?

1694523354.jpg302795233.jpgBelias me lo ha chiesto espressamente, durante le ore in cui mi ha tenuta di nuovo ben impacchettata:  Hai mai rimpianto l’avere questa “relazione” con me? Ho risposto senza esitare: Spesso. Ogni volta che mi faceva perdere qualche occasione, Belias. E ho aggiunto subito: E quel rimpianto era parte del piacere che mi dava… Belias ha sorriso, ascoltandomi comprensiva. Mi conosce abbastanza bene, ormai. Ho proseguito: Belias… per me… voglio dire, se tu mi tieni prigioniera… parte della frustrazione e’ anche il non poter avere una sub mia… o perderla, come con Nicki, quando ho l’occasione… se no che senso ha la prigionia? Belias ha sorriso di nuovo. Lo fa sempre, quando parliamo. Ma sapevo che in quel caso non era solo un riflesso condizionato.

E poi il dialogo con Moss. A un certo punto, ho saputo da Nicki che era riuscita a toglierselo da solo, il collare, restando pertanto libera di sottomettersi alla mia amica. Avrei potuto lasciar perdere, ma dovevo pur dirglielo, a Moss che ci ero restata un po’ male: non puoi non essere sincera con un’amica così. E allo stesso tempo dovevo essere sicura di non fare con lei l’errore che ho fatto con Belias quando sono stata gelosa di Costanza: avvelenando quello che poteva esserci fra di loro seminando, col mio comportamento. sensi di colpa cattivi, stupidi e inutili. È come camminare sulle uova, maledizione… e stavolta spero di esserci riuscita.

[2008/09/18 23:57]  You: Ciao Moss!
[2008/09/18 23:57]  Moss Hastings: Ciao Win
[2008/09/18 23:57]  You: Nicki mi ha scritto che è riuscita a togliersi il collare da sola. Per cui mi sembra di capire che non serve più che io ti passi le chiavi
[2008/09/18 23:58]  Moss Hastings: sì, è stata brava. adesso ho tutte le sue chiavi. sono sicura che vuole sottomettersi a me
[2008/09/18 23:59]  Win annuisce
[2008/09/18 23:59]  Moss Hastings: Ho già 2 sub. Non voglio una collezione. Non sono proprio una domme
[2008/09/18 23:59]  You: Lei era molto contenta e continuava a ripetere che mi deve un favore per aver in qualche modo facilitato il vostro incontro
[2008/09/18 23:59]  Moss Hastings: è una brava ragazza
[2008/09/19 0:01]  You: Non so come ti senti… forse sono un po’ come te… a volte catturo la gente… ma poi non so veramente trovare la domme in me… però mi sento comunque un po’ gelosa quando qualcuno me le porta via
[2008/09/19 0:10]  Moss Hastings: la gelosia è una forza potente
[2008/09/19 0:10]  You: Lo è davvero. Vorrei tanto poterla spegnere. Ma sono stata un po’ gelosa di Nicki… che conoscevo, credo, da poco più di dieci minuti… lo ero stata anche di Catherine, di cui magari ti ricordi, visto che l’avevo imprigionata a Dolores… però so bene che nella mia situazione non potrei dar loro quello che cercano, e mi rendo conto che non ha senso. Le emozioni sono così irrazionali…
[2008/09/19 0:11]  Moss Hastings: Perché eri gelosa di Nicki?
[2008/09/19 0:12]  You: Ti prego di non dare importanza alla cosa… Sto cercando di essere più sincera possibile perché tu sei una cara amica.
[2008/09/19 0:12]  Moss Hastings: anche tu sei una cara amica ma al momento quello che dici non ha molto senso
[2008/09/19 0:13] Lo so… Ma l’avevo catturata, legata e in un certo senso le avevo detto che sarebbe stata mia prigioniera… e appena me ne sono andata ho scoperto che voleva venire da te…
[2008/09/19 0:13]  Moss Hastings: Capisco
[2008/09/19 0:13]  You: Così sono stata felice per voi due ma non ho potuto fare a meno di sentirmi un po’ rifiutata
[2008/09/19 0:13]  Moss Hastings: Mi dispiace
[2008/09/19 0:13]  You: Ti prego, non farlo
[2008/09/19 0:13]  Moss Hastings: Ora mi sento come una che ruba le sub
[2008/09/19 0:13]  You: No, no, per favore, non sentirti così! Te l’ho detto perché ti voglio bene e so che tu me ne vuoi e so che voglio essere sincera
[2008/09/19 0:13]  Moss Hastings: Non sapevo che fossi affezionata a Nicki
[2008/09/19 0:14]  You: Non lo ero, la conoscevo a stento. È questo che intendo quando dico che la gelosia è irrazionale
[2008/09/19 0:14]  Moss Hastings: sì, lo è
[2008/09/19 0:14]  You: E poi guardami ora: non posso occuparmi di una sub… Mi chiedo anzi se lo sarò mai. Ma non voglio nasconderti nulla, ecco tutto
[2008/09/19 0:14]  Moss Hastings: Beh, non sarà questo ad allontanarci. Grazie per la tua onestà.
[2008/09/19 0:15]  You: Non ci allontanerà, Moss, e lasciami aggiungere una cosa
[2008/09/19 0:15]  You: Ieri mi sono scambiata un po’ di IM con Nicki… Volevo scusarmi per essere stata forse troppo rigida con lei… …e tu le piaci molto – continuava a ripetere che gran favore le avessi fatto a farvi conoscere meglio… …e io le ho detto che da quanto avevo capito tu eri abbastanza dell’idea di tenertela… …e lei continuava a fare le fusa come un gattino felice
[2008/09/19 0:16]  Moss Hastings: carino da parte sua
[2008/09/19 0:17]  You: Per cui, spero che ci sia davvero qualcosa fra di voi e non lasciare che la mia stupida gelosia possa essere un ostacolo… mi spiacerebbe… So che sarò sempre gelosa di chiunque mi capiti di legare anche una sola volta e che poi finirà con qualcuno che può davvero farla felice!
[2008/09/19 0:17]  You: Siamo d’accordo?
[2008/09/19 0:17]  Moss Hastings: lo dici come se pensassi di non poter essere tu a fare felice qualcuno
698289175.jpg[2008/09/19 0:18]  You: Non lo so… Forse sono troppo… Magari faccio troppe cose? Sono troppo avida per fare davvero felice qualcuno… Mi rendo conto che Belias è felice quando mi ha come sua… ma come sai a volte voglio disperatamente sfuggirle… tuttavia, mi piace molto e mi piace farla felice
(…)
[2008/09/19 0:25]  You: E, davvero… ti prego, dimenticati di Nicki e me… veramente, non ha tanta importanza… sarà felice con te… sempre se riesci a tenere tutto chiaro con Chriss
[2008/09/19 0:25]  Moss Hastings: Adesso ho una sub di cui devo occuparmi. Ci vediamo dopo.
[2008/09/19 0:25]  You: Grazie, ti voglio bene… per me sei davvero una cara amica
[2008/09/19 0:25]  Moss Hastings sorride
[2008/09/19 0:25]  Moss Hastings: e tu lo sei per me
[2008/09/19 0:25]  Moss Hastings: arrivederci, per ora

(Prossimamente: Il resto del riassunto)