La prova di Andromeda

Ad appena due giorni dal post precedente, voglio tornare sul discorso avviato, anche per riprendere degnamente l’intervento, come sempre puntuale, di Mandrashee. Partendo da Andromeda.

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L’incidente con la Mistress A.K. di cui ho scritto qualche giorno fa non mi interessava tanto come aneddoto in sè ma per gli argomenti che solleva quando si tratta dei rapporti di dominazione e sottomissione che, almeno qui su Second Life, ci affascinano tanto. Che fare la Mistress non sia affatto facile lo so da tanto tempo, nonostante una mia cara amica mi ripetesse da mesi che in me riconosceva una personalità più dominante di quella che fin qui avevo manifestato, ma è solo da quando Andromeda ha scelto di sottomettersi completamente a me che mi sono resa conto della pressione a cui anche una sub ideale come lei non può che sottoporre qualcuno che diventa la sua padrona.

galveston_001.jpglantern_001.jpgIntendiamoci: Andromeda è anche una schiava particolare, perché è un vulcano di iniziative. Non si limita a restarsene legata ad aspettare che io mi colleghi ma mi fa trovare, ogni volta, una sorpresa. Inizialmente aggiungeva alla sua piattaforma nel cielo una gabbia qui, un cestino là, una nuova poseball. Poi ha messo su una deliziosa casetta. Infine si è scatenata e in pochi giorni ha fabbricato nel sotterraneo un’intera prigione – per la quale sta adesso finendo di ultimare le uniformi… in attesa, forse, di spostare tutto da Galveston alla land di Jelena (un’altra fucina di creatività su cui tornerò prestissimo). Star dietro ad Andromeda significa confrontarsi continuamente fra il desiderio di tenerla ben legata, come lei ama stare, e quello di non frenare le sue iniziative – oltre all’esigenza di lasciarle ogni tanto la libertà di occuparsi dei suoi affari, di aprire e chiudere i negozi in cui vende le sue creazioni, pagare affitti e stringere accordi di distribuzione con altri produttori di abiti o oggetti di altro genere. Per giunta, Andromeda è una che non bara mai e diventa molto difficile trovare un’occasione per punirla. Così, dopo diversi giorni in cui mi ritrovavo ogni volta a salutarla, la sera, lasciandola slegata, ho deciso che era tempo di affermare un po’ di arbitraria autorità dandole un compito che non fosse troppo scontato, e minacciando di tenerla prigioniera finché non l’avesse compiuto.

handbraorig.pngFra le tante menate che Facebook propone, mi sono appassionata di recente a un giochino infernale chiamato “Owned” che, in breve, permette di comprare, vendere e contendersi con altri acquirenti le foto di amici, conoscenti e anche di sconosciuti. Potete immaginare il sottile brivido di dominio che sfiora quando riesci ad aggiudicarti l’immagine di qualcuno a cui tieni un poco: per quello che mi riguarda, sono particolarmente gelosa di un Eudeamon fotografato da Brite, di una bella foto di Lorella, di una fanciulla che non conosco (Jennifer Guarino) che ci ho messo un bel po’ ad assicurarmi, e dei primi piani degli occhi di Manuela – anche se Luca Spoldi continua a fregarmela con offerte sempre più vertiginose. Sia come sia, mi capita spesso di acquistare foto solo come investimento, sperando  che altri le ricomprino da me aumentando i miei profitti.

Facebook.jpgFra queste foto è comparsa, ieri mattina, quella che rappresentava il reggiseno molto particolare che si vede qui sopra. L’ho comprata immediatamente e senza pensarci, poi ho cominciato a rifletterci e mi è venuto in mente un modo per costringere Andromeda a fare, per una volta, qualcosa che avevo deciso io senza che questo limitasse la sua creatività. L’ho quindi spinta in una delle gabbie che lei stessa ha messo nella sua prigione, ce l’ho chiusa a chiave e le ho detto di visitare la pagina del mio profilo su Facebook, ordinandole di leggere lì quello che volevo da lei. Andromeda ha visitato la pagina, ha deglutito, per un attimo credo abbia pensato che pretendessi da lei di creare un oggetto del genere in RL. E poi ha detto che si sarebbe messa al lavoro, ma che non sarebbe stato facile. L’ho autorizzata a chiedere aiuto a chi voleva, purché nessuno entrasse nella gabbia con lei. Non sarebbe uscita dalla gabbia finché non avesse creato un reggiseno come quello che avevo pubblicato nel profilo – e se si fosse dimostrata non all’altezza del compito avrebbe subito una punizione per avermi illusa di essere più brillante di quanto non fosse realmente. L’ho salutata e me ne sono andata a letto, convinta di averle dato pane per i suoi denti.

handsbra_001.jpghandsbra_002.jpgSono felicissima di poter dire che Andromeda non ha perso tempo. Mi sono ricollegata brevemente a notte fonda e l’ho trovata online, nella sua gabbia, con addosso un reggiseno identico a quello che le avevo mostrato. Ho già visto che me ne ha mandato una copia e non vedo l’ora di entrare in-world per provarmelo e vedere come mi sta. Ma nel frattempo, le ho sciolto il guinzaglio, ho aperto la gabbia e le ho fatto trovare, pur nella prigione, un letto comodo su cui passare la notte in luogo dei materassi sporchi che si trovano nelle varie celle. Un gesto che, come spiegherò nei prossimi giorni, ha un significato molto più profondo di quel che può sembrare a prima vista e che, lo confesso, ho compiuto non senza un po’ di apprensione. Perché Andromeda ha anche una specie di pretendente, che io ho incontrato e che ho anche aggiunto ai miei contatti. E nei confronti del quale, come si può immaginare, ho un atteggiamento ambivalente che non mi lascia completamente tranquilla. Chi mi conosce sa che conosco bene la gelosia. Ma non sono, non voglio essere come A.K. – terrorizzata di perdere il suo dominio sulla sua sub se non appena la lascia allontanarsi dalla sua orbita per un poco. E sono convinta, voglio esserlo, che se si ama qualcuno sia importante lasciarlo libero.

Ma come si fa a lasciare libero qualcuno a cui piace essere legato? Dove si traccia la linea? Che cosa è giusto consentire e che cosa non lo è? E ancora: se una sub è tenuta ad essere fedele, sempre e comunque, alla sua padrona, non è forse vero che anche alla sua padrona spetta qualche obbligo? Fino a che punto è lecito, per una sub, essere gelosa di eventuali altri rapporti che la sua padrona intreccia con altri? Ne riparleremo, perché adesso devo raccontare quello che è successo, recentemente, quando Backbuttoned mi ha chiesto di lasciarla libera per qualche giorno. Ed è scoppiata la tragedia.

(Prossimamente: La scappatella di Backbuttoned Bian)

La prova di Andromedaultima modifica: 2008-12-11T09:51:00+01:00da winthorpe
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8 pensieri su “La prova di Andromeda

  1. Cavallo.. giumenta.. ma che razza di esempio New :D

    Bellissima idea quella del reggiseno e sembra anche ottima la sua realizzazione :-)
    Essere una Mistress non è facile e sicuramente alla fine un rapporto tra dom e sub è fatto di compromessi che implicano necessariamente degli obblighi tra i due.
    Credo che un’intesa si possa trovare solo dopo svariati tentativi ed errori ma fa parte del gioco.
    Ognuno ha le sue esigenze e desideri, la gelosia fa parte anche lei del gioco e se moderata spesso aggiunge un po di pepe al tutto.

    Non avendo mai provato credo però (a rigor di logica) che in RL sia la stessa cosa, non si può mettere qualcuno in gabbia tenendola lontano dai suoi impegni lavorativi e dagli affetti, almeno non per troppo tempo.
    Da questo punto di vista direi che SL e RL coincidono soprattutto quando si ha a che fare con persone molto impegnate in vari progetti personali ma l’idea di abbinare le due cose (creatività e dominazione) è comunque ottima.

  2. Caro Lucif3ro… se alludi alla prigione che stiamo costruendo, in realtà non si tratta di una vera community ma nasce dalla iniziativa della mia vulcanica sub, che è partita con l’idea di una prigioncina privata sotto casa sua e pian piano sta espandendola aggiungendo celle, una uniforme, stamattina un logo. Dovrei anzi riformulare la frase e correggere “stiamo costruendo” in “stanno costruendo”, un plurale che include per adesso Andromeda, Pene Seetan (che parla inglese e che si sta occupando delle porte e dei lucchetti) e Jelena Kiranov (che invece è italianissima e ci ha offerto lo spazio accanto al club bellissimo che sta costruendo lei).

    Per ora gli ospiti sono ben equilibrati linguisticamente – Costanza è italiana, Laziter Twine inglese. Compliant parla inglese ma per ora se ne resta ben impacchettata nel mio appartamento (che però a questo punto non è lontano)… dubito che la metteremo in prigione perché ci vorrebbero ore a toglierle tutto il lattice, le maschere e gli aggeggi infernali che la ricoprono quasi completamente, per farle indossare l’uniforme. Faccio prima, credo, a tenerla in cantina, o magari ancora accanto alla mia porta, come bambola da guardia. Se hai voglia di venire a trovarci una volta di queste, fammi un fischio in-world!

    Si stanno anche preparando delle regole di base – ma l’essenziale è che lì non si bara, e si usa solo ed esclusivamente il Restrained Life (o il Cool Viewer), indossando ovviamente un relay.

    Per tornare al tema del post, New, sarei felice di indossare davvero quell’oggetto – sempre che non sia freddo come sembrerebbe dalla fotografia. Nel frattempo, Andromeda ne ha creato altre due versioni, una più argentea e una dorata, e credo che intenda metterle in vendita nei suoi negozi. Sono orgogliosissima di avere in qualche modo contribuito a una creazione, io che in un anno di vita su SL sono riuscita solo (e con enorme fatica, e l’aiuto della Kelley!) a creare una mela d’oro che mi era stata richiesta da Belias.

  3. Mia cara Win, non sapevo che mi avessi addirittura citato nel tuo sancta sanctorum. Purtroppo per te mi ero scordato di dirti un paio di cosette: sono stato (per il momento mi considero “in riserva”) un Master su SL con una carissima persona cui sono tuttora molto affezionato, dunque gli occhi di Manuela puoi come dire.. ehmmm … scordarteli :p
    A parte questa (scontata no?) punzecchiatura complimenti per il blog e per le “vertiginose” contro offerte, sarà interessante vedere come andrà a finire.
    Sul Bdsm e sul D/s in particolare vorrei dire tante cose ma sarei prolisso e te le risparmio, una sera magari avremo occasione di riparlarne, certo l’argomento è per alcuni aspetti interessante (in particolare il rapporto psicologico di stretta dipendenza tra Dom e sub oltre che viceversa) per altri di una noia mortale (alla fine è un modo di ruolare e dopo averne sperimentato varie sfumature e constatatone i limiti ti stanca, almeno personalmente).
    I migliori auguri per la tua seconda vita e un saluto alle tue subs, debbono essere persone interessanti con cui interagire, ancora una volta come nel caso degli occhi di Tay hai scelto bene. Un abbraccio, a presto.

  4. Uh, Luca, che sorpresa trovarti anche qui! La lotta per gli occhi di Manuela è ben lungi dall’essersi conclusa. Quando me l’hai soffiata ieri, portando il suo prezzo all’astronomica cifra di 260 milioni di dollari, ho deciso di tirare il fiato per un attimo, concentrandomi invece sul consolidare il valore di altre foto a cui tengo in modo particolare. Ma sono ripartita in caccia e sarà bene che tu non ti riposi sugli allori. Non mi arrendo, anche perché, francamente, sto rosicando per aver speso una fortuna, in un atto d’impulso, per una foto quasi uguale a una a cui tenevo abbastanza (l’unica in cui il volto Manuela apparisse intero) ma compressa in modo da non renderle onore.

    Quanto all’argomento che tanto mi affascina, sempre lieta di ascoltare te e le tue esperienze, e magari anche di sentirti raccontare come la cosa possa averti stancato. Allora forse esiste una luce in fondo al tunnel? Io vedo che sto cambiando, vedo che sempre più di rado sento in me la vocazione della sub e sempre più sento crescere un desiderio di dominio su persone che mi piacciano. Ma mi accorgo anche, nella mia possessività terribile (che, temo, venga fuori fin troppo chiaramente dal post che sto per pubblicare sulla scappatella di Backbuttoned) sto riuscendo, con persone di cui mi fido, a essere molto meno rigida. Continuo a trovare un caleidoscopio di emozioni nuove, su SL: un incrocio di sguardi che mi suggerisce, forse, uno sviluppo nuovo di un rapporto vecchio, un’amica che si scopre diversa da quello che credeva di essere e da quello che io credevo che fosse… e anche nuovi e intensi colori di emozioni negative, purtroppo. Ecco, sono quelle, forse, che mi stancano. I drammi, le ripicche, le provocazioni, i tentativi di stuzzicare la gelosia.

    Sono qui perché voglio parlarne e perché, se qualcuno ha voglia di parlare, voglio ascoltarne. Altrimenti mi basterebbe viverla, la mia seconda vita. E limitarmi a godermi delle persone irripetibili che ho la fortuna di incontrare. Qui sul blog, su Second Life e anche, da qualche tempo, su Facebook. Grazie del tuo intervento, che spero il primo di una lunga serie. Mi sa che cercherò di ricambiare lasciandoti, ancora per qualche giorno, la dolce illusione che gli occhi di Manuela stiano guardando te. :-P

  5. Forse non sono adatta ad un tema simile, forse sono un po troppo “atipica” per queste cose e non faccio testo…in fondo scrivo questo commento per parlare dell’acqua calda. Tu ti chiedi che obblighi abbia una domme, non riesco a pensare ad “una” risposta, mi viene invece in mente che in fondo è la sub che si sceglie la domme. Rapimenti e sindromi di Stoccolma a parte (che personalmente trovo di dubbia fondatezza), è la sub che concede potere su di sè alla domme. Questo almeno è quello che è successo a me. In realtà forse è più corretto dire che ci siamo trovate l’un l’altra. Però nel rapporto con lei, io sapevo bene che il suo potere su di me era una mia concessione (per questo “forse” non faccio testo io non avevo dubbi che per quanto appartenessi a lei io ero “padrona” di me stessa). Il fatto che il ruolo dovrebbe automaticamente includere la fedeltà…beh…se avesse anche solo posato gli occhi su un’altra non ci sarebbe stato lucchetto in tutta sl che mi avrebbe impedito di togliere il collare. Insomma io sceglievo lei come domme ogni giorno (è una scelta che si rinnova soprattutto magari di fronte a certe “prove” o sacrifici che ti può chiedere, dire di no significa che smetti di scegliere di stare con lei) e conoscendomi via via lei poteva imparare quali erano i termini, impliciti, della mia sottomissione a lei (come la sua fedeltà a me). Perchè una domme dovrebbe avere l’onestà di riflettere sul fatto che il potere che ha sulla sua sub non se l’è dato da sola, ma le viene concesso. Perciò più è grande il suo desidero di tenersi la sua sub, più a lei sarà “sottomessa” a sua volta, se tiene a chè non le venga “revocata” la concessione. In fondo per quanto tu fossi arrabbiata con Beck alla fin fine… L’idea che mi son fatta è che la domme di solito abbia meno coscienza di questo fatto. E’ un po un’illusione che la domme non abbia obblighi semplicemente in virtù del fatto che fa lei le regole, perchè o alla sub piace la sottomissione in sè per sè oppure è per affezione alla domme che sta con lei, e quindi sarà si gelosa della sua domme e la pretesa che per obbedienza la gelosia sparisca… è forse necessario che dica che è un’illusione un bel po’ cieca? Insomma, per me gli obblighi della domme sono quelli dettati dalla sua coscienza (eh sì sempre di mezzo lei), cioè da quanto si rende conto di, desiderare che la sua sub le rimanga fedele, desiderare che la sua sub non soffra, desiderare che la sua sub sia contenta, o desiderare di volerla rendere felice. Volutamente elencati in climax, perchè quello che alla fine ti puoi aspettare dalla tua sub non può discostarsi molto da quello che le offri tu. La fedeltà completamente “disinteressata” è un’altra “dolce” illusione (io direi terribile illusione perchè non si può desiderare, o almeno senza un’indole puramente sadica, che sia fedele pur trattandola male). Forse mi sbaglio, forse io l’ho visttuta troppo sentimentalmente, però comunque mi pare che anche per le altre non si tratti semplicemente di lucchetti che si chiudono, c’è di mezzo un’affezione, è quella che rende “schiave” dopo un eventuale inizio più giocoso, è quella che fa nascere la paura di perdere la sub.
    Direi che il mio intervento è abbastanza confusionario per come è venuto fuori meglio che mi fermo. Un abbraccio, ciao Win.

  6. Cara Costanza, confusionario ma chiaro, se posso permettermi una specie di ossimoro (e bentornata da queste parti, a proposito). Ogni tanto è giusto ricordarlo, quello che dici: sì, è sempre la sub che decide davvero, soprattutto in un mondo come quello di Second Life, dove puoi essere legata se e solo se sei TU a indossare qualcosa di legabile, sei TU a metterti un relay, sei TU (nei casi di chi non usa il Restrained Life) a scegliere di obbedire ai comandi che ti vengono dati.

    E anche questa è la pressione che può pesare sulla domme: ricordo che Belias, quando mi tanti mesi fa mi catturò e mi “tenne”, mi confessò lo stress iniziale, il desiderio di “essere all’altezza”, di darmi quello che, capiva benissimo, io volevo da lei come lo volevo da chiunque mi rubasse le chiavi. Ricordo lo stress che io stessa avevo avuto quando mi ero “forzata” a rapire Bunny. E ricordo anche di aver accusato te di una natura fondamentalmente dominante nel modo in cui era nato e si era sviluppato il tuo rapporto con la tua padrona. Sono rapporti complessi e le decisioni, certo, le si prende in due.

    Il punto è conciliare questa verità indiscutibile con l’elemento di gioco che questi rapporti hanno. Anche la Sindrome di Stoccolma è una manifestazione in un certo senso del RP, o del modo in cui questo rapporto – sempre bilateralmente consensuale – si articola e si declina per cercare di dare a entrambe le parti questa illusione dolce di vero dominio e di vera sottomissione. Il difficile a volte è saper tenere sveglia questa illusione comportandosi in realtà sulla base della realtà. E infatti le regole cambiano di rapporto in rapporto: Andromeda è la sub più sottomessa che abbia mai incontrato, e PROPRIO PER QUESTO mi rendo conto che la lascio molto più libera di quel che avrei immagnato di dover o voler fare (se guardi l’indirizzo di questo post vedrai che il titolo iniziale, che poi ho corretto, era “Andromeda è mia, quindi è libera”). Laziter e Compliant sono state “catturate”, ma perché per settimane mi si sono sostanzialmente gettate in braccio sperando che prendessi le loro chiavi e le facessi sparire. Back (vedi post di oggi, “La scappatella di Back”) mi fa disperare perché si comporta spesso in un modo che rende privi di senso i meccanismi a cui sono abituata – convinta com’è di desiderare una sottomissione che però è sempre la prima a trasgredire, salvo poi pentirsene… e forse è proprio questo suo essere contraddittoria e in balia delle sue emozioni che trasmette quanto sia, in fondo, vero il suo sentimento. Jelena… beh, Jelena merita un post tutto suo e ci arriverò.

    E mi viene in mente anche una cara amica che non nomino che ha una domme infedele, spesso assente, e verso la quale ha spessissimo da ridire. Ma è la sua padrona: se l’è scelta lei e se l’è confermata ogni volta, nonostante tutto. E ci resta perché, evidentemente, è lei la persona a cui si è legata – a cui ha SCELTO e sceglie ogni giorno di restare legata. Come succedeva a me ai tempi di Belias, quando mi vantavo di non avere limiti – e poi ho scoperto che i miei limiti ce li avevo eccome, come ce li hanno tutti.

    Ora che ci penso, forse è anche per questo che, oggi, mi trovo sempre più spesso a voler essere io quella che sonda i limiti altrui e non viceversa.

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