Goodbye Facebook

La sospensione a sorpresa del mio account Facebook mi ha provocato un dolore molto superiore a quello che mi sarei immaginata. Facendomi riflettere su quanto la nostra vita virtuale sia appesa a un filo. E reagire, a mia volta, in modo irrevocabile.

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Domenica sera ho avuto un’amara sorpresa quando ho provato a collegarmi, prima di dormire, con il mio account Facebook. “Your account has been disabled”, diceva la pagina, rinviando alle faq per le spiegazioni. Andando sulle faq, però, non si scopriva molto di più: ti dicevano che l’account poteva essere stato disabilitato senza preavviso per una serie di ragioni, senza dire quale fosse il tuo caso. E quando ho provato a scrivere per avere notizie, convinta che si trattasse di un errore, il messaggio che ho ricevuto in risposta è stato una laconica circolare e, inizialmente, piena di condizionali. Il mio account potrebbe essere stato sospeso per aver creato o caricato contenuti pornografici, sessualmente suggestivi, o che contengono nudità… per aver molestato altre persone con un linguaggio sessualmente esplicito… o per aver spedito richieste di amicizia non desiderate, o messaggi privati a persone che non conoscevo.

Non credo di aver fatto mai nulla di tutto questo, a meno di non considerare “sessualmente suggestive” alcune immagini di avatar in versione bondage – peraltro, mi sembra, molto tranquille – ma i signori di Facebook non specificano. Ma dal condizionale passano a un ferreo indicativo per la seconda parte della mail:

You will no longer be able to use Facebook. This decision is final and cannot be appealed.

Please note that for technical and security reasons, we will not provide you with any further details about this decision.

Thanks,

Laura

User Operations

Facebook

La cosa, lì per lì, mi ha dato fastidio ma fino a un certo punto. Posso fare a meno di Facebook, ho pensato: la mia vera vita è su Second Life e quello che non posso esprimere lì lo scrivo su questo blog. Anzi, a pensarci bene, l’attività su Facebook aveva fatto sì che sfogassi lì gran parte delle mie pulsioni comunicative. Basta vedere quanti post scrivevo prima di aprire l’account e quanti ne ho scritti dopo. Facebook ti spinge a frantumare le cose che devi dire in tantissime piccole frasi, una foto qui, un link là. Ci sono cose, forse, che in un blog non diresti perché sono troppo piccole, ma ce ne sono anche tante che, una volta messe su Facebook, nel blog non le metti più. Ed ecco che scrivi un post in meno. Non sto dicendo che sia di per sè un bene nè che sia di per sè un male, ma non posso fare a meno di pensare che un post qui sul blog abbia, in genere, una forma, un senso e anche una sua durevolezza nel tempo che qualche status su Facebook difficilmente può avere. Non lo dico perché mi illudo di fare della letteratura ma perché, molto banalmente, vedo come va il traffico su queste pagine e so che anche i post più vecchi continuano ancora oggi a ricevere visite.

Immagine 3.pngInsomma, mi sono detta “pazienza” e non ci ho pensato più. Ma poi, il giorno dopo, mi sono sorpresa più volte, durante la giornata, ad aprire il browser senza pensarci e a cercare di visitare la mia bacheca e quella delle persone a cui voglio bene. E ogni volta, di nuovo, trovavo quella porta che mi era stata chiusa, irrevocabilmente, in faccia. Anzi, nemmeno in faccia: perché al posto del mio viso, l’account riporta adesso l’avatar vuoto. Ed è la cosa peggiore: sono diventata un volto bianco. Sono un bane che, a differenza di quelli di Eudeamon, non ha nemmeno più il diritto ad aggirarsi muto fra i cittadini liberi.

E mi sono tornati in mente due episodi più o meno recenti. La cancellazione dell’account di Andromeda su Second Life, prima di tutto. Per Andro è stata una mazzata che per poco non l’ha convinta ad abbandonare il metaverso, nonostante avesse diversi alt già pronti a prendere il posto di quello che era stato giustiziato. E poi un incidente che risale ormai a parecchi mesi fa, quando Ewyn Raymaker scoprì di non riuscire più a collegarsi a Second Life perché il suo account si era come incantato – facendo sì che lei risultasse sempre online, ma muta e immobile, per tutti gli altri, ma che dal suo client risultasse chiusa fuori. Ricordo che Ewyn mi aveva scritto, allora, di aver pianto dalla rabbia e di avere, anche lei, deciso che se non si fosse sbloccata la situazione avrebbe abbandonato Second Life. Immagino che fosse perché anche lei, come me, si identifica in modo totale con la sua identità virtuale. E quando si muore, quale che sia il motivo, si muore e basta.

Le nostre vite reali, lo sappiamo, sono sempre e comunque appese a un filo. L’elemento nuovo della nostra vita virtuale è che, sempre più spesso, questo filo è alla mercé delle forbici di Parche molto più umane di Atropo ma altrettanto tetragone alla comunicazione. Sia Facebook che Second Life (ma, se è per questo, anche Google) sono sistemi proprietari e chiusi, a cui accediamo solo fino a quando chi ne ha le chiavi non decide di buttarci fuori per qualsiasi motivo, fondato o meno che sia. Noi siamo abituati a considerarli casa nostra, e ci mettiamo tanto di nostro, ma quando la porta viene chiusa non abbiamo modo di recuperare niente. Nei server ora inaccessibili del mio account Facebook io lascio centinaia di fotografie, solo parte delle quali ho messo su questo blog. Centinaia di momenti cristallizzati in un’istantanea che, ogni tanto, mi capitava di andarmi a rivedere e che ora sono per sempre perduti. Senza appello perché, come spiegava bene una puntata di Report che l’amica Francesca Allen mi ha segnalato ieri, non è che Facebook fornisca a noi un servizio gratuito: siamo noi, semmai, il prodotto che loro forniscono ai loro clienti, che sono, ovviamente, le aziende che vogliono farsi pubblicità. E il prodotto viene gestito come tale: buttando via quello che si decide essere difettoso.

Nel mio caso, dopo averci pensato bene, credo di essere arrivata a capire il motivo della mia sospensione. L’ultima cosa che ricordo di aver postato sulla mia bacheca è stata un link a un server su cui avevo caricato la puntata di Secret Diary of a Call Girl di cui ho parlato nel mio ultimo post. Senza dubbio una grave sciocchezza da parte mia e un atto di cui mi pentirei anche se non fosse stato questo il motivo scatenante della mia messa al bando. Ma la policy di Facebook è pensata in modo che io non possa averne la certezza. Sono stata sbattuta fuori e basta, senza spiegazioni che mi avrebbero potuta aiutare a capire se e in cosa avessi sbagliato.

E allora ho preso una decisione. Anche se il motivo della mia esclusione non fosse quello, mi comporterò come se lo fosse. Ammetto di aver sbagliato e accetto per questo errore la pena capitale Facebookiana: non rientrerò con nuovi account di posta, non tornerò a girare per le bacheche degli amici, a postare link, a guardare e taggare le foto degli altri. Continuerò ad esistere su Second Life, naturalmente, e continuerò a scrivere su questo blog, ma senza più regalarne i contenuti a Facebook. Scommetto che le persone che mi sono vicine continueranno a esserlo. Forse anche più di prima.

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Ho provveduto a sostituire tutti i link pubblicati al mio profilo FB con questa pagina, tranne qualcuno che punta alla pagina-memoriale che mi sono creata su Seppukoo.com. Se vi diverte visitarla, questo è il link: http://www.seppukoo.com/memorial/Win-Zinnemann/66902541

Ma questo non è un addio: ci rivediamo in-world! :-)

GreenZone: La privacy non ha prezzo

Una decisione importante per il futuro del GreenZone: da oggi, lo strumento per difendersi dal Red Zone è a disposizione di tutti gratuitamente. Per molti motivi, che cerco di riassumere.

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Unya_005.jpgLa battaglia contro il Red Zone, questo malefico strumento scansiona-IP, ha occupato la maggior parte della scorsa settimana. Esperimenti portati avanti con Anna e con Fart, prima di tutto (in un’area Winsconsin lontana da qualsiasi visitatore occasionale), ma anche incontri e lunghe discussioni con altre persone preoccupate per gli effetti nefasti che il diffondersi del Red Zone stanno avendo sul mondo di Second Life. Fra queste, due nuovissime conoscenze già citate in queste pagine: Forceme Silverspar (autrice del blog che ha pubblicato l’indagine più approfondita e completa sulla faccenda) e Unya Tigerfish, di cui ho tradotto qualche giorno fa un’analisi dettagliata.

Sia Forceme che Unya sono persone d’azione: nemmeno cinque minuti dopo che, con Forceme, avevamo buttato lì l’idea di un blog apposito che serva da bacheca per segnalare le sim controllate da un Red Zone, il blog era già pronto online e io avevo ricevuto l’invito a contribuirvi come coautrice. Anche se lo avevo linkato già nel post precedente, lo segnalo di nuovo qui per dargli evidenza:

http://greenzonemouthpiece.blogspot.com/?zx=db190e571e6b75cb

Unya_006.jpgUnya_007.jpgL’obiettivo di GreenZone MouthPiece non è, naturalmente, di criminalizzare le sim che utilizzano il Red Zone. Ognuno ha diritto di ricorrere agli strumenti che gli pare, anche quando sono imprecisi come questo. Tuttavia, siamo convinte che l’uso di un sistema così subdolo, e la creazione di liste segrete, in stile Inquisizione spagnola, sia da segnalare a chi non ne è al corrente. Questo blog servirà quindi da lista, indicativa e non esaustiva, delle land compromesse. Chi, utilizzando il GreenZone, ne individuasse altre, è caldamente invitato a segnalarle.

Nel frattempo, il creatore del Red Zone, evidentemente sentendo tremare le fondamenta del suo impero, è passato al contrattacco. Se visitate la pagina del GreenZone su Marketplace e andate a leggere le recensioni, ne troverete una scritta molto negativa scritta da zFire Xue. Oddio, chiamarla recensione è già un azzardo: si tratta per lo più di un attacco diretto ad Anna (il nuovo avatar di Andromeda), arricchito da sproloqui circa il fatto che il GreenZone sarebbe uno strumento per aiutare i copybotters.

Unya_010.jpgUnya_009.jpgOvviamente non è così: come credo di aver spiegato molto chiaramente negli ultimi post (incluso quello in cui racconto la condanna a morte di Andromeda) non sono affatto a favore del copybotting, nè tanto meno dell’utilizzo di alt per dare fastidio a qualcun altro. I motivi per cui il Red Zone è uno strumento da combattere sono altri, vale a dire: che è inefficace (basta disattivare il Media Streaming per non farsi beccare), che produce più danni che vantaggi (identifica gli avatar come alt su basi risibili, come dimostra il post di Unya) e di fatto può servire più come mezzo di griefing che altro. È uno strumento che viola la privacy (e probabilmente anche il ToS di Second Life) e la privacy è un diritto che va rispettato – soprattutto in un luogo, come Second Life, dove andiamo per sognare quello che nella vita reale non possiamo avere.

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È anche per questo che, soprattutto su istanza di Unya e di Forceme, abbiamo parlato a lungo di quale fosse la scelta migliore per far sì che il Red Zone venga neutralizzato. Ne ho discusso con Anna, che lo vende, e con Fart Admiral, che l’ha fabbricato. E siamo arrivati alla conclusione che il GreenZone deve essere uno strumento alla portata di tutti, non solo a quella di chi se lo può permettere.

freebie!_001.jpg250 L$ sono pochi spiccioli, è vero. Ma tutti siamo stati niubbi senza un soldo in tasca, pronti a passare ore seduti in qualche land deserta per tirare su qualche Linden col camping. Pertanto, da oggi in poi, abbiamo deciso che il GreenZone sarà in vendita dappertutto alla cifra di 0L$. Gratis. Freebie.

Voglio sottolineare che, da parte di Anna e di Fart, questa decisione è stata presa in totale libertà. Anche se Anna porta il mio collare, non ho voluto esercitare su questa faccenda la mia autorità perché ci tenevo che fosse una scelta libera della sua coscienza. Anche perché il GreenZone si stava rivelando un prodotto alquanto proficuo: in meno di una settimana, ne erano state vendute già 174 copie, senza contare le copie omaggio che avevamo spedito alle persone che ne avevano fatto richiesta su questo blog. In prospettiva, rinunciare alla vendita di questo strumento significa, per Anna e Fart, dire addio a un potenziale discreto gruzzoletto. Ma, come diceva la stessa Anna durante la discussione:

AnnaAlarm.jpg[2011/01/27 09:07]  Anna (anastasia.howlett): Will make me have done something for humanity

Ho sorriso, passandole la mano nei capelli e giocando col guinzaglio che tengo attaccato al suo collare. Ecco la mia Andromeda: qualcuno che sa di aver sbagliato, che ha pagato il suo conto con la società (e in modo salatissimo) e ha capito molto bene quanto sia importante dissociare la nostra crociata contro il Red Zone da qualsiasi sospetto di avidità. Anna continuerà a guadagnare, su SL, tramite i suoi prodotti e il GreenZone diventerà invece un bene di uso comune. Di dominio pubblico, come dovrebbe essere tutto ciò che tutela i diritti fondamentali.

Ci sono altre novità che bollono in pentola ma parlarne è prematuro… basterà dire che si parla già di implementare il sistema creato da Fart in una delle nuove edizioni di un client di uso molto comune. Ma sono ancora solo ipotesi e bisogna vedere se e quando accadrà. Da oggi, comunque, voglio ripeterlo ancora una volta: il GreenZone è in vendita gratis su Marketplace e anche su ogni vendor disponibile in world (ne trovate uno proprio a Winsconsin, vicino alla rezzing area). E per giunta è, da ora, copy e trans: vale a dire che potete darne voi stessi una copia a chi vi pare, contribuendo a diffonderlo più rapidamente.

freebie!_003.jpgChi vorrà sostenere la ricerca necessaria a mantenere il GreenZone potrà sempre donare qualcosa alla causa tramite i vendor in-world, ma si tratterà di un contributo puramente volontario e opzionale: il GreenZone continuerà comunque ad avere tutte le sue funzionalità anche se acquistato a 0L$. Le quasi 180 persone che ne hanno acquistata una copia prima che prendessimo la decisione di distribuirlo gratuitamente sappiano che il loro supporto è stato fondamentale per la ricerca e che è anche grazie al loro contributo che ora possiamo permetterci di offrire il GreenZone a tutti gli altri residenti di Second Life. Qualcosa, io credo, di cui andare orgogliosi.

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(Qui sotto: la comunicazione inviata a tutti coloro che avevano già acquistato il GreenZone prima del passaggio a Freebie)

After long discussion, we have decided GreenZone is too important for the sake of privacy for it to be only available to paying customers. From now on, the tool will thus available for 0L$ both on marketplace and on affiliate resellers. This would not have been possible without the support of early customers, whose patronage covered all our research and development costs in less than a week. GreenZone wishes to thank all these generous people for supporting its fight against privacy scammers.

Dopo lunga discussione, abbiamo deciso che il GreenZone è troppo importante come strumento di difesa della privacy perché possa essere disponibile solo a chi può pagarlo. Da ora in poi sarà pertanto disponibile a 0L$ sia su marketplace che sui rivenditori affiliati. Ciò non sarebbe stato possibile senza il sostegno dei primi clienti, il cui denaro ha coperto tutti i nostri costi di ricerca e sviluppo in meno di una settimana. GreenZone vuole ringraziare tutte queste persone generose per il sostegno alla lotta contro i ladri di privacy.

Zona rossa, zona verde

Segnalazione importante: su Second Life si è diffuso un prodotto di grande successo che, tuttavia, ha più controindicazioni che lati positivi. E di cui ho scoperto l’esistenza in seguito alla morte di Andromeda Sawson.

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Solo chi cade può risorgere, diceva il titolo di un vecchio film con Humphrey Bogart, e in nessun luogo questo è vero come su Second Life. Se c’è chi se n’è andato senza più tornare (o almeno senza farsi riconoscere) come Costanza o Serenella, la mia Andromeda è risorta quasi subito dopo essere stata terminata dai Linden e, naturalmente, è venuta subito da me a farsi rimettere il collare. In questi giorni ci siamo viste poco, perché ha tutta la sua rete di negozi da rimettere in piedi con il nuovo account. Ma il tempo per riabbracciarsi c’è stato, nella piccola sala cinematografica di Winsconsin, ed è stato in quell’occasione che mi ha buttato lì una frase stupefacente. “So chi è stato”.

Snapshot_003.jpgSnapshot_004.jpgSnapshot_005.jpgHo capito all’istante a cosa si riferisse: sapeva chi era stato a farle la spia alla Linden Labs. E lo sapeva, molto semplicemente, perché questa persona glielo aveva detto direttamente, scrivendo un IM al suo nuovo avatar. Un messaggio che, nella sostanza, diceva: “Ciao Andromeda, non farti più vedere al mio negozio con i tuoi alt o ti faccio chiudere anche quegli account“.

Non riporto il nome di questa persona, perché è la proprietaria di uno dei negozi da cui Andromeda aveva illegalmente copiato diversi oggetti. Voglio ribadirlo ancora una volta: non approvo il furto di proprietà intellettuale e non mi sento di contestare la decisione di infliggere alla mia sub la pena capitale. Se riportassi qui il nome della persona che l’ha denunciata, o segnalassi il suo negozio, sarebbe come se invitassi la gente a boicottarla per solidarietà con me e con Andro, e questo non deve succcedere. Non sono il Presidente del Consiglio, anzi, chi mi legge da tempo sa quanto poco mi piaccia il suo atteggiamento di rifiuto del giudizio. Sia io che Andro accettiamo il verdetto severo della Linden Lab senza per questo delegittimare chi l’ha emesso.

Qual è, allora, il punto di questo post? È un punto delicato, perché ha a che fare con l’attendibilità dello strumento con cui Andromeda è stata smascherata. Uno strumento che in questo caso, sicuramente, ha sortito effetti positivi (per la giustizia) ma che, in realtà, sta da tempo provocando problemi a centinaia di avatar innocenti.

Si chiama Red Zone ed è uno scanner di IP. In certe condizioni permette a chi lo controlla di scansionare gli avatar che gli vengono a tiro e individuare l’IP da cui ciascuno si collega. Viene venduto come uno strumento per individuare gli alt (gli avatar alternativi con cui certe persone hanno l’abitudine di tormentare i loro nemici, o compiere atti illegali, come copybottare) e quindi bannarli e, come prodotto, ha un successo notevole. Traduco qui alcune righe di un post molto documentato sull’argomento, pubblicato lo scorso 3 settembre dal blog di Forceme Silverspar:

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Al momento, in-world ci sono 3005 di questi scanner attivi. Uno è il mio. Il prezzo è di L$3999 a scanner. Mi sembra che L$12.016.995 [Nota di Win: circa 48.000 €!] siano un bel po’ di soldi per chi l’ha creato. Ogni scanner controlla al massimo l’area di un’intera sim, mentre in altezza arriva alla quota di 4096 metri (più 96m, per ragioni che a me sfuggono). 63 sim hanno scelto di rendere pubblico sul sito della REDZONE il fatto che utilizzano questo scanner. 1476732 sono stati scansionati. Piu aumenta il numero degli scanner in-world, più cresce il numero dei collegamenti, i dati raccolti, le connessioni fra avatar e, di conseguenza, la quantità di alt identificati. Sono stati individuati 687941 IP collegati. 828 sono stati scoperti. Quando compri uno scanner (o ne diventi amministratore) ottieni l’accesso a un sito in cui vengono rivelati gli alt della gente che passa dalle tue parti.

Tutto molto bello, no? Solo che non funziona – o non funziona in modo attendibile. A quanto spiega molto bene Forceme, che ne ha comprato uno per poter dare informazioni attendibili, il Red Zone è alquanto zoppicante di per sè, ma soprattutto parte da un presupposto infondato: vale a dire che gli IP siano unici per ciascun utente che si collega alla rete. Sulla base di questa premessa sbagliata, cento, duecento, trecento persone che si collegano dallo stesso IP sono la stessa persona.

Ewynskybox2.jpgEwynskybox.jpgNon è così. Per restare solo all’italia, tutte le persone che si collegano con Fastweb risultano collegate a un IP unico per tutti. Basterebbe quindi che un solo utente Fastweb si facesse bannare come copybotter per fare sì che tutti gli altri utenti Fastweb siano esposti a subire la stessa sorte, solo perché l’ineffabile Red Zone ha stabilito che sono tutti alt di quell’unico imbroglione. Questo avviene in molte altre nazioni: leggete questo post (in inglese) per vedere cosa succede a chi si collega a internet dagli Emirati Arabi). E ci sono altre controindicazioni, come quelle che spiegavo stamattina a Ewyn che, diciamo, mi faceva compagnia mentre scrivevo queste righe:

[2011/01/21 02:09]  Win: Il RedZone è uno scanner di IP che in teoria servirebbe a tanare gli alt… È lo strumento, fra l’altro, con cui hanno beccato Andromeda! Ma anche se sulla carta è un’ottima idea, di fatto è molto poco affidabile
[2011/01/21 02:10]  Ewyn Raymaker: e io che me ne faccio? :O mica ho alts?
[2011/01/21 02:10]  Win: No, no, aspetta… il punto è esattamente questo… anche se non hai alt, rischi di essere bollata come alt se viene registrato qualcuno che usa il tuo stesso IP. Per dire… se tu usi Fastweb, TUTTI quelli che usano Fastweb hanno il tuo stesso IP
[2011/01/21 02:10]  Ewyn Raymaker: oddio… in passato il mio ragazzo si è collegato alcune volte da casa mia. una volta mi collegai da casa sua
[2011/01/21 02:11]  Win: Ma che provider avete?
[2011/01/21 02:11]  Ewyn Raymaker: no, ho alice
[2011/01/21 02:11]  Win: Alice credo che cambi IP ogni volta che riavvii il router…
[2011/01/21 02:12]  Ewyn Raymaker: È ip dinamico
[2011/01/21 02:12]  Win: Quindi se avessi un alt ti basterebbe riavviare il router per farla franca
[2011/01/21 02:12]  Ewyn Raymaker: ma per farla franca di cosa?
[2011/01/21 02:12]  Win: Immagina di avere un alt con cui fai copybot… come faceva Andro
[2011/01/21 02:12]  Ewyn Raymaker: ho capito
[2011/01/21 02:12]  Win: Sei colpevole, meriteresti di non poter rientrare nemmeno con gli alt puliti… ma riavvii il router e sei a posto
[2011/01/21 02:13]  Ewyn Raymaker: quindi sto sicura ;-)
[2011/01/21 02:13]  Win: Al contrario, immagina di essere Ewyn e di usare un IP che poi verrà usato da qualcun altro (o che lo è stato da qualcuno prima di te) e che si è fatto beccare con le mani nella marmellata…
[2011/01/21 02:13]  Ewyn Raymaker: si si capito
[2011/01/21 02:13]  Win: Ecco che ti trovi, innocente, a essere bannata da questo o da quello
[2011/01/21 02:14]  Ewyn Raymaker: si…
[2011/01/21 02:14]  Win: Sto mettendo a punto il post… il tema è difficile, perché è chiaro che Andro ha creato ‘sto oggetto per vendetta che l’hanno tanata… Ma da quel che leggo in giro è vero che ‘sto RedZone è pericoloso
[2011/01/21 02:15]  Ewyn Raymaker: perché frega pure gli innocenti?
[2011/01/21 02:15]  Win: Sì. Per esempio, ho letto che tutti gli utenti degli Emirati Arabi hanno anche loro un provider a IP unico, come Fastweb
[2011/01/21 02:15]  Ewyn Raymaker: tutti bannati? :O
[2011/01/21 02:16]  Win annuisce
[2011/01/21 02:16]  Ewyn Raymaker: vabbe’, e quanti saranno… :O li conterei sulle dita della mano, se potessi…
[2011/01/21 02:16]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Vabbe’, è il principio che conta… e poi, quanti saranno gli utenti di Fastweb?

Snapshot_001.jpgSnapshot_002.jpgDicevo che scrivere questo post è particolarmente delicato perché, senza dubbio, nel caso di Andro il sistema ha funzionato egregiamente nel farla individuare e diffidare dal farsi rivedere con un alt. È probabilmente solo l’irritazione per essere stata beccata che l’ha spinta a indagare sul Red Zone, e sarebbe legittimo sospettare in lei un desiderio di vendetta.

Eppure, quale che sia stato il motivo per cui l’indagine è stata avviata, la verità è che il Red Zone rischia di essere uno strumento più distruttivo che altro. Tanto per cominciare, pur individuando (e permettendo l’eliminazione di) Andromeda Sawson, non ha beccato l’alt che Andro usava da sempre come copybotter principale, con tanti saluti alle pretese di affidabilità. È come se un sistema infallibile di lotta al crimine avesse individuato un piccolo contrabbandiere di sigarette e non si fosse accorto dell’esistenza di Totò Riina. (Per la cronaca: ci ho pensato io a pretendere da Andro che il suo Riina venisse abbandonato)

Ma la cosa più grave, come spiegavo prima a Ewyn, è che un ban a tutti i presunti alt individuati tramite Red Zone si estende automaticamente a tutti coloro che hanno la sventura di condividere l’IP con qualcuno che si comporta male: tutti gli utenti di un provider “mono-IP” come Fastweb, oppure tutti coloro che si collegano da un medesimo Internet Cafè o, ancora, da una connessione wi-fi condivisa fra più utenti. In prospettiva, insomma, il rischio è di trovarsi una Second Life puntellata di aree proibite, senza motivo, a centinaia di visitatori che non sapranno mai il perché. Una situazione che trovo inaccettabile in un mondo che mi ha conquistata per come ti permette di sognare. Combattere la pirateria e i griefers va bene: ma non quando il risultato coinvolge chi non c’entra affatto.

Un modo molto semplice per difendersi dalla scansione c’è già. Il Red Zone riesce (quando ci riesce) a tracciare l’IP attraverso la funzione di Media Streaming. Se non vi è necessario ascoltare musica o vedere video quando siete in world, per evitare di essere tracciati vi basterà andare nelle Preferenze e disabilitare Play Streaming Media When Available.

fart1.jpgSe proprio dovete ri-abilitare la funzione, controllate prima che la land non sia sotto controllo di un terminale Red Zone. Uno strumento utile è quello che proprio Andromeda e il suo collaboratore Fart Admiral (un nome che, per chi sa l’inglese, è tutto un programma… ma anche il suo aspetto, come potete vedere, è fascinoso!) hanno messo a punto nei giorni scorsi: un piccolo HUD che, indossato, permette di verificare automaticamente se il luogo in cui ci si trova è o meno sotto controllo del Red Zone. Si chiama Green Zone e lo si può acquistare sul Marketplace a questo indirizzo:

https://marketplace.secondlife.com/p/GreenZone-Detect-zF-RedZone-Keep-your-privacy/1907392

GreenZone prod.pngIl prezzo, come vedrete, è molto basso (soprattutto se si pensa che serve a rendere innocuo un mastodonte da 4000 L$) ma, per evitare che si possa accusare Andromeda di sfruttare la sua disavventura a fini di lucro, ho chiesto e ottenuto di rendere il Green Zone disponibile in modo gratuito per un tempo limitato… anche perché il creatore di Red Zone, contattato da Andromeda, ha avuto un atteggiamento alquanto indisponente. Pertanto, una copia no transfer verrà inviata gratuitamente a chiunque me ne farà richiesta entro questo weekend. Basterà scrivere un commento qui sotto, entro e non oltre domenica 23 gennaio 2010 (farà fede la data del commento) e indicare il vostro nome in-world. Penserò io a inviarvi la vostra copia personale gratuita del Green Zone.

E un’ultima nota: anche se non giudico negativamente chi sceglie di utilizzare questo strumento, finché ci sono io il Red Zone non entrerà mai a Winsconsin. Preferiamo di gran lunga rischiare di avere qualche alt di troppo fra le scatole (e magari qualche copybotter pronto a rubacchiare) che tener fuori dalla nostra land chi non ha fatto nulla di male.

Andromeda Sawson: Account Terminated

Pensiamo sempre di avere ancora del tempo davanti a noi. E poi, un giorno, scopri all’improvviso che è finito. Così, da un giorno all’altro, col cambiare di una data.

 http://win.myblog.it/media/00/01/2110590173.mp3
(prima di leggere quanto segue, per favore, cliccate qui sopra per far partire la colonna sonora appropriata)

Tomba_002.jpg

Lo scopro così, all’improvviso, da un messaggio dell’amica Ewyn Raymaker. Ewyn, che risponde al piccolo scambio avviato dagli auguri che Jelena ha voluto fare, a tutte noi, dal suo esilio nel mondo reale. E che, col suo tono inconfondibile, solo apparentemente distaccato e asciutto, sgancia una bomba:

Tomba_Andro-1.jpgRicambiando -sebbene con ritardo- gli auguri per un felice 2011 a voi tutte, sparo il primo botto dell’anno nuovo: camminando per la spiaggia mi sono imbattuta nella presunta lapide tombale di Andromeda con incisa la scritta “Killed by LL” (vedi foto allegata). Analizzando i dati sembra che il cippo sia stato messo da Pene in data 2 gennaio alle 21:10 circa; inoltre il profilo di Andromeda non compare più nel search. Se due indizi fanno una prova, stimo che Andromeda sia stata epurata dai Lindens a causa delle sue “attività illecite” di cui noi tutte conosciamo la natura. Tuttavia per averne certezza spero di incrociare Pene quanto prima, visto che pare sia l’unica al corrente dei fatti.

Mi sento come se il pavimento mi sprofondasse sotto. Potrebbe sembrare una balla, ma purtroppo è fin troppo plausibile. La mia Andromeda, creatrice di apprezzate linee di abbigliamento e, insieme a Pene Seetan, di ingegnose trappole e strumenti RLV, da un po’ di tempo aveva scoperto il piacere di certi client illegali che permettono di copiare abusivamente gli oggetti altrui. E si era scatenata.

mggrieving.jpgVoglio precisare che nessuno dei furti di Andromeda è mai avvenuto a fine di lucro. Gli oggetti da lei duplicati andavano a finire nella sua collezione personale. Nei casi sporadici in cui decideva di farne dono a qualcuno, si assicurava di renderli  non ulteriormente copiabili, per evitare di danneggiare l’autore. Questo lo so di per certo, perché io sono stata destinataria di un paio di regali del genere: un bellissimo anello realizzato con una squisita attenzione ai dettagli, e una sciarpa che avevo visto indossata proprio da Ewyn. Andro diceva di non sentirsi colpevole perché le cose che si procurava in quel modo non le avrebbe comunque mai comprate, e quindi l’autore non avrebbe mai ricevuto il denaro di cui lei lo defraudava. Io credo di averle risposto che la sola forza di un creatore di qualcosa è produrre negli altri il desiderio di acquistarlo: e che se lei questo desiderio lo soddisfava in modo illegale, il furto era avvenuto comunque. Ma devo dire che la discussione fu breve: passavo con Andro troppo poco tempo per aver voglia di mettermi a dibattere questioni di principio. Anche quando avevo beccato Jelena in attività affini non ero riuscita a trovare il momento giusto di affrontare il problema, e poi Jel se n’è andata prima che fosse possibile farlo.

Tomba_001.jpgSo che non avrei dovuto io per prima accettare da Andro quei due doni “sporchi”: a mia tenue discolpa posso solo dire che quando mi diede l’anello non avevo capito che fosse stato da lei rubato (anche se forse, a pensarci bene, l’avrei accettato lo stesso: come fa una ragazza a rifiutare un anello che qualcuno ha rubato pensando a te?). E quanto alla sciarpa di Ewyn, mi era parso di capire che era stata offerta per un tempo limitato, come gadget speciale, e che non era mai stata, nè sarebbe stata mai, in commercio – per cui, contraddicendo me stessa e gli ammonimenti che impartivo ad Andromeda – ero stata felice che lei potesse rubarmene una copia.

Ma la giustizia della Linden Lab è, se non velocissima, efficiente e implacabile. Ed ecco il messaggio che Andromeda ha ricevuto nelle prime ore del 2011. Da un indirizzo, fra l’altro, che per il modo stesso in cui è strutturato, non ammette repliche:

From: no-reply@secondlife.com
Sent: Saturday, January 01, 2011 5:24 PM

This email is notification that Linden Lab has terminated
your access to the Second Life virtual world due to severe
or repeated violations of the Second Life Terms of Service
or Community Standards. Your (account name ‘Andromeda
Sawson’) and alternate Second Life accounts have been
made permanently inaccessible.

Appeal Process: The decision to terminate your Second Life
access was reached after investigation of your use of the
Second Life software and service. If you would like to
appeal your termination, you may contact Second Life
Support, by opening a new support ticket with a subject of
“abuse appeal,” or in writing, at the address below:

…eccetera eccetera.

Qualcuno penserà che scrivo tutto questo per polemizzare. Non è così. La Linden Lab ha preso, temo, l’unico tipo di misura che possa arginare almeno in parte la piaga della pirateria che affligge ormai da anni qualsiasi bene digitale. Certo, la pena di morte decretata così, a sorpresa, dopo un’indagine avvenuta segretamente, sembra una misura draconiana. Ma va anche detto che in queste faccende la velocità è essenziale – e anche la chiusura dell’account rischia sempre di avvenire dopo che i proverbiali buoi sono scappati dalla stalla.

Tomba_003.jpgCome che sia, anche se si trattava di una sorta di taccheggio collezionistico, Andromeda era sicuramente colpevole del reato di cui è stata accusata. Contro questa decisione dei Linden non ci sarà appello da parte sua. E non c’è bisogno che sia io a vietarlo: lo sa benissimo anche lei. Andromeda Sawson è stata condannata e a noi che le abbiamo voluto bene non resta che ricordarla – magari portandole qualche fiore virtuale sulla tomba che, davanti all’ingresso della prigione, le ha preparato Pene Seetan.

Dove hanno fallito i rigori di Pandora e quelli della RR Prison, insomma, è riuscito il tribunale supremo di Second Life. Mentre nel cielo sopra Winsconsin, si alzano le note dell’Ave Verum di Mozart, Andromeda sta già preparando il suo rientro con un avatar nuovo, pulito ma, stavolta, votato a un comportamento irreprensibile. Per quanto mi riguarda, ho già messo da parte i L$ per ricomprarle al negozio di Marine Kelley, collare, manette e tutti gli accessori Real Restraints. E magari anche qualcosina d’altro. Le promesse di rigare dritto sono una bella cosa, ma sono stata una padrona troppo assente, negli ultimi mesi, e ho paura che sia tornato il tempo di imporre un po’ di disciplina.

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Togliendo il tappo

Cosa succede quando si toglie il tappo? Succedono grandi novità – tali da far pensare che, in qualche caso, il non esistere per un po’ sia cosa buona e giusta. Per tutti.

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Nel suo studio sulla forma che il masochismo assume nell’uomo moderno, Theodor Reik avanza un’ipotesi interessante. Il masochismo è più diffuso di quanto non ci rendiamo conto perché assume una forma attenuata. La dinamica fondamentale è la seguente: un essere umano vede qualcosa di brutto che sta giungendo inevitabilmente. Non ha alcun potere di impedirlo; è impotente. Questo senso di impotenza genera la necessità di assumere un certo controllo sul dolore incombente… qualsiasi genere di controllo va bene. Questo ha un senso; la sensazione soggettiva di impotenza è più dolorosa dell’incombente infelicità. Così la persona afferra il controllo della situazione nell’unico modo che le resta: collabora nel tirarsi addosso l’infelicità incombente; l’affretta. Questa attività fornisce la falsa impressione che goda del dolore. Non è così. È solo che non può più sopportare il senso di impotenza, o di supposta impotenza. Ma nel processo di assumere il controllo dell’inevitabile infelicità, diventa automaticamente anedonico (ossia incapace o restio a godere del piacere). L’anedonia si insinua di nascosto. Con gli anni, assume il controllo dell’individuo. Questi, per esempio, impara a differire la gratificazione; è il primo passo lungo il triste processo dell’anedonia. Nell’imparare a differire la gratificazione, sperimenta una sensazione di autocontrollo; è diventato stoico, disciplinato; non cede agli impulsi. Ha il controllo. Controllo sui suoi impulsi e controllo sulla situazione esterna. È una persona controllata e che controlla. Ben presto, allarga la sua sfera, e controlla altre persone, come parte della situazione. Diventa un manipolatore. Naturalmente non è consapevole di questo; tutto quello che vuole fare è attenuare il suo senso di impotenza. Ma nel corso di questa operazione, insidiosamente sopraffà la libertà altrui. Tuttavia non ricava alcun piacere da questo, nessun guadagno psicologico; tutto quello che ottiene è essenzialmente negativo.

tratto da “Valis” di Philip K. Dick (traduzione italiana di Delio Zinoni) pagg. 104-105 dell’edizione Piccola Biblioteca Oscar, Mondadori, settembre 2000

VALIS(1stEd).jpgIl passaggio qui sopra, tratto da un libro che ho letto durante le mie vacanze di quest’estate, mi ha colpita moltissimo. L’ho detto fin dal principio: per me, Second Life è anche un modo di conoscere meglio me stessa, perché tutto vi avviene in modo più schematico, veloce e, sotto certi punti di vista, intenso – ma le persone che animano ciascuno di noi avatar sono persone reali e restano se stesse, quale che sia il ruolo che si sono scelte (o che ha scelto loro) all’interno del metaverso.

È su Second Life che ho imparato a dare un nome e una radice alle mie fantasie e alle mie fisse, a guardarle in faccia e, senza rifiutarle, a fare qualche sforzo per correggere quello che posso migliorare, accettando quello che non riesco o non voglio cambiare. Su queste pagine ho accennato a come il banishment possa esprimere, fra le altre cose, la paura della morte e il tentativo di esorcizzarla o illudersi di controllarla anticipandone alcuni elementi. Dick è, naturalmente, un grande scrittore di fantascienza a cui il libro di Erika Moak sicuramente deve molto, e una parte delle considerazioni che ricicla da Theodor Reik mi toccano direttamente.

Inutile che mi metta a dire “questa parte sono io, questa parte no” (altri si riconosceranno in modo diverso, qualcuno troverà la situazione descritta agli antipodi del suo carattere).Ewyn 25 (Trio).jpg Quel che per me conta è che, in generale, riconosco in me la tendenza a tirare il freno – e, spesso, a tirarlo anche alle persone che mi hanno dato e mi rinnovano la loro fiducia. Questo può avere un senso, cum grano salis, in un rapporto nel quale io prendo le chiavi del collare di qualcuno, ma può diventare pernicioso quando ti trovi ad essere a capo di qualcosa di complesso e articolato quale, nel mio caso specifico, una prigione come il Winsconsin Correctional Facility. All’inizio, a inventarsi sempre nuove follie era solo Andromeda, e accettare o (quasi mai) respingere le sue invenzioni era un impegno che ero in grado di gestire. Però, da qualche tempo, ci sono alcune persone dello staff il cui impegno si è fatto sempre più costante e propositivo. Ed è venuto il momento di riconoscerlo – e annunciare alcune decisioni importanti.

tribunale.jpgI nomi chiave di questa trasformazione sono Jelena Kiranov, Ewyn Raymaker e Nightwish Sveiss. Jelena ha preso, qualche tempo fa, l’iniziativa di costruire tutta un’area di negozi che occupa adesso il centro di Winsconsin – l’area più lontana dal mare, che restava per lo più sfitta. Poi, con l’aiuto di Travestroia Azalee, ha eretto in pochi giorni un tribunale adiacente all’area delle celle. Nell’ultimo mese però (forse anche grazie alla mia lunga assenza causa lavoro e vacanza) si è davvero scatenata, prendendo di petto alcuni problemi che si erano andati accumulando nel tempo. Qualcuno lo si è risolto, su qualcuno si sta lavorando dietro le quinte proprio in questi giorni, e non è detto che si riesca a superarlo: ma si deve alla forza di volontà di Jelena se, alla fine, sono stata costretta ad affrontarli, e dentro di me so di dover rendere soprattutto a lei il merito di qualsiasi soluzione. Non sto ad andare nei dettagli – fra di noi, com’è noto, ci sono questioni personali ancora tutte da risolvere. Ma nessuno più di Jelena, nei giorni scorsi, si è battuta per il bene generale di tutta la sim che porta il mio nome e nessuno più di me può sentirsene più felice e piena di gratitudine.

macelleria_001.jpgQuanto a Night ed Ewyn, entrambe sono comparse a più riprese su queste pagine, anche se spesso in ruoli apparentemente di fianco. Ewyn, da quando ci conosciamo (a proposito: non è oggi che la tua casa a Winsconsin compie un anno? Tantissimi auguri, visto che mi sono clamorosamente scordata il tuo compleanno, qualche giorno fa!) mi tiene aggiornata sulla sua vita, mi invia fotografie, suggerimenti, considerazioni che più volte sono stata tentata di utilizzare qui sul blog e che molte volte ho fatto mie in-world. È una roleplayer accanita, a volte feroce, spesso incline a estrema violenza. Anche se ormai alquanto lontano nel tempo, il periodo in cui è stata, diciamo, ospite forzata in casa mia resta a tutt’oggi una delle esperienze più complesse, gratificanti e stimolanti della mia Second Life. Nel suo profilo, qualche tempo fa, ha messo anche un mio ritratto commentando “il meglio deve ancora venire” e sono convinta che così sarà. Quanto a Nightwish, è comparsa in un periodo in cui la mia presenza su Second Life si stava già diradando e fin dall’inizio provavo quel lieve rimpianto preventivo che hai quando ti rendi conto che stai incrociando la strada di qualcuno che vorresti avere il tempo di conoscere meglio. Sono stata contenta quando è riuscita a convincere Lella a prenderle le chiavi del collare e voglio sottolineare che mai e poi mai ho avuto anche la minima sensazione che il loro rapporto potesse interferire col dominio che ho sulla mia Demonia preferita: come sub, Nightwish è discreta e paziente, e ha una vena dom molto forte che, in assenza di Lella, si scatena in mille modi.

Snapshot_001.jpgSoprattutto, di recente, alla nostra prigione: negli ultimi mesi, Nightwish ed Ewyn sono diventate una coppia di guardie inseparabile e perfettamente assortita. Il loro è un gioco perversamente divertente di “bad cop – bad cop”: molti prigionieri sono stati segnati profondamente e in modo indelebile dalla loro recente permanenza al WCF. In qualche caso, come Sophii Calamity, arrivando a perdere completamente la ragione, in una disintegrazione della personalità registrata, giorno per giorno e spietatamente, nel suo blog, che per chi legge l’inglese è una lettura affascinante. Un prodotto collaterale di tutto questo lavoro è anche anche la costruzione delle nuove aree di gioco che si vedono in alcune delle foto con cui illustro questa pagina – costruite, finanziate e attrezzate soprattutto da Ewyn, Night, Jelena e Andromeda.

Snapshot_339.jpgDa due giorni, come riconoscimento della loro attività instancabile, Ewyn e Night sono state ufficialmente promosse da Guardie a Warden: hanno quindi ora, oltre ai poteri tradizionali della Guardie WCF, anche quello di nominare nuove guardie o licenziarne di vecchie – che finora era riservato a me soltanto. Ma è solo l’inizio, perché le iniziative fervono. Pene Seetan e Andromeda stanno implementando alcune novità a livello di script e di attrezzatura, Elenaslv lavora a certi nuovi badge al momento ancora top secret e si è candidata come infermiera del WCF. In più, mi risulta che Malbert Greenfield, Francesca Miles, Nemesis Lourbridge e parecchie altre persone pullulino di proposte. Credo, grazie a Jelena, Ewyn e Night, di essere riuscita in qualche modo a, se mi consentite la metafora, togliere il tappo che io stessa imponevo, senza accorgermene, al WCF. E non vedo l’ora di vedere dove tutto questo ci porterà.

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Come? Ah, dite la riunione annunciata nel post precedente? Giusto, non va dimenticata. C’è stata, eccome, e la foto qui sopra documenta quanto sia stata affollata. Segnalo qui soltanto che è stata lunghissima e accesa, veemente, con più di una polemica, come forse è giusto che sia una riunione in cui per la prima volta si cerca di affrontare un problema. Ma è stata, soprattutto, costruttiva e utile a iniziare una discussione e una trattativa in mail di cui non ha senso rendere conto qui, anche perché al momento ancora lungi dall’essersi conclusa. La vita di una sim è fatta anche di diplomazia, di confronti, di proposte, e il lavoro delle owner non può non essere anche il tentativo costante di conciliare i rapporti personali con le esigenze delle comunità. Ecco, questo mi sembra che stia avvenendo da entrambe le parti. I risultati finali li giudicherà la Storia, con la S maiuscola, di questa nostra minuscola vita virtuale.

 

Ritorno amaro

Un mazzo di chiavi restituite. Un caso diplomatico urgente. Una riunione a cui, già lo so, non posso partecipare. I frutti avvelenati di una lunga assenza.

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Non pensavo mai che avrei dovuto pubblicare una foto come quella qui sopra. Jelena e io, faccia a faccia. Lei senza collare, io che lascio cadere nella sua mano un piccolo mazzo di chiavi. E due persone molto importanti della nostra Second Life, Belias e Nemesis (alias Clelia, alias Frine), che assistono imbarazzate.

Qualcuno dice che certe situazioni vanno risolte in IM – una sorta di variazione tecnologica del concetto per cui i panni sporchi si lavano in famiglia. Ma ci sono rapporti che coinvolgono anche il prossimo e, fra questi, sicuramente c’è il tipo di rapporto che prevede un collare. Due persone si appartengono intimamente, ma il collare è un segno rivolto all’esterno. E quando non c’è più è giusto – e, aggiungerei, sano – che se ne conosca il motivo.

Snapshot_002 2.pngSnapshot_001 4.pngSnapshot_006.pngHo dovuto togliere il collare a Jelena per necessità tecniche, quando l’ho sottoposta al banishment. La pena che le avevo imposto, secondo le regole della Kelley Tech, superava le cento ore. Abbastanza, facendo una stima, per non esaurirsi prima del mio ritorno dalle vacanze – sempre che Jelena non incrementasse le ore quotidiane in cui era solita collegarsi.

Però, una volta tornata, ho scoperto due cose. Prima di tutto che nel corso del banishment Jelena, con la complicità di un altro personaggio chiave del WCF (di cui, per il momento, preferisco non fare il nome) ha tentato di manipolare il suo Custodian. E poi che durante la mia assenza si è collegata molto più a lungo del normale, riuscendo pertanto a completare legalmente la sua sentenza – incluse le non poche estensioni automatiche impartite dal meccanismo.

Il risultato? Al momento del nostro incontro dopo due settimane, Jelena era uscita dal banishment. E non accennava a rimettere addosso il collare che ha portato, senza interruzione, dal giorno in cui si era sottomessa a me e che sarebbe stato suo dovere rimettere allo scadere della pena.

A tutto questo si aggiunge, mi si dice, un aggravarsi di certe tensioni fra il Femdom e il WCF. Qualche scontro fra singole persone è sempre stato all’ordine del giorno – e fa parte dell’ordine naturale delle cose. Ma stavolta sento voci insistenti che parlano di un possibile abbandono della land da parte della bella community di Fujiko. Una situazione da chiarire, più che un problema vero e proprio, ma che comunque bisogna affrontare – soprattutto per quello che riguarda chi riveste ruoli di responsabilità in entrambe le strutture. Potrebbe rendersi necessario, per mantenere buoni rapporti, introdurre una sorta di separazione delle carriere.

Infine, anche il WCF ha bisogno di qualche intervento. Da tempo, un paio di guardie benemerite hanno dedicato alla prigione un’attività particolarmente valida, costante e affidabile, ed è giunta l’ora di riconoscerlo in modo ufficiale. Ci sono alcune nuove stanze da inaugurare, un nuovo e più incisivo metodo di restrizione da implementare. Nuove regole, nuovi manuali. Un sacco di lavoro, insomma.

Non c’è tempo, adesso, per le questioni personali fra me e Jelena. Stasera, 22 luglio 2010, tutte le guardie e le co-owners (oltre a Jel e me, Lella Demonia e Andromeda Sawson) sono convocate a una riunione nell’aula del tribunale per ascoltare (ed, eventualmente, discutere) alcune delle novità che riteniamo necessario introdurre. Sarà Jelena a condurre l’incontro, a partire dalle 22.00 ora italiana, perché io so fin d’ora che non mi è possibile intervenire. Leggerò poi la trascrizione completa della discussione e valuterò di conseguenza come comportarsi. Per quanto riguarda le decisioni relative al WCF, lo metto nero su bianco (anzi, azzurrino su nero, visto il formato di questo blog), Jelena ha la mia totale fiducia: abbiamo discusso l’ordine del giorno di questa sera via mail e sono certa che lo rispetterà nel modo più assoluto. Chiunque sia interessato a partecipare, anche se non fa parte dello staff, è il benvenuto.

chiaviaddio_003.jpgQuanto alle questioni più personali… con lei, di lei e me, ne riparleremo una volta affrontate e risolte queste emergenze. Per adesso, non ha senso che io tenga in tasca un mazzo di chiavi a cui non corrisponde una situazione più che cristallina. La fiducia non si può dare per scontata ma deve essere riacquistata, giorno per giorno. E, soprattutto, bisogna volerlo fare.

È Second Life, bellezza, e nessuno può farci niente. Non siamo che bolle di sapone soffiate dal vento. E tutto può finire in qualsiasi momento, soprattutto la proprietà di un collare.

Partire è un po’ morire

Fra 24 ore sarò di nuovo su un aereo, stavolta per andare a passare due settimane di vacanza. E allora perché mi sento tutte queste farfalle nello stomaco?

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È una giornata lenta, oggi, in ufficio. A Roma, il 29 giugno è vacanza e molti colleghi sono via per il ponte. E io stessa sono sul piede di partenza. Domani mi aspetta un aereo che mi porterà, finalmente, in vacanza. Non tornerò online fino al 14 luglio e mi resta ancora oggi per finire le ultime faccende, chiudere una valigia leggerissima e salutare tutti.
La cosa curiosa è che sto cercando di salutare con più cura le persone che conosco su Second Life di quelle reali. Di partire mi capita ormai abbastanza spesso, e ancora più spesso mi succede di non sentire per giorni, settimane e anche mesi persone a cui sono vicina nella vita reale: eppure non mi viene da fare tutte queste telefonate in giro, nemmeno stessi partendo emigrante per un altro continente. Invece, stamattina, sto facendo tutto quel che posso per non lasciare cose in sospeso: vedere per un momento Andromeda, Jelena, Lorella, Lella (non Frough, ma solo perché si sta prendendo una vacanza da Second Life per motivi che un giorno forse potremo raccontare), aggiornare il mio profilo segnalando che non ci sarò per qualche tempo, capire se ci sono questioni in sospeso da affrontare prima di andare offline per quindici giorni.
malesophii_001.jpgMi sono fatta qualche domanda e credo che quest’ansia di avvertire abbia a che fare con la fragilità estrema dei nostri rapporti virtuali. Abbiamo spesso parlato del fatto che su Second Life quando fai log off cessi letteralmente di esistere, e che quindi ogni volta che spegnamo il programma è come se consapevolmente scegliessimo lo shakespeariano non essere… ma in questo caso il punto è il non essere per qualcuno, il terrore di sparire, di lasciare qualche persona sospesa nell’incertezza di dove sei sparita… Esisti ancora? Tornerai online? Quando?
makingof.jpgIn questi giorni sto leggendo un libro interessante sulla nascita del nostro metaverso preferito. Si intitola “The Making of Second Life” ed è scritto da un giornalista che ha seguito i lavori alla Linden Lab fin dall’inizio, dapprima come incaricato degli stessi Linden e poi come blogger specializzato nei mondi virtuali… e una delle cose che mi ha colpita di più fra quello che scrive l’autore è l’importanza che ha, in questo mondo fatto di pixel, la continuità. Su Second Life chiunque può essere bello, giovane e sexy, perché basta comprare gli accessori giusti… ma quello che differenzia le persone è da un lato la capacità creativa (i builder, gli scripter, i designer) oppure la costanza con cui si è rintracciabili online. Con cui, appunto, si esiste. Perché è inevitabile: in un mondo in cui si scompare da un secondo all’altro, in cui non c’è differenza fra quando cade la connessione o manca la luce e quando si fa “quit”, si cerca tutto quello che ci offre almeno un’illusione di stabilità. Si tratti di luoghi oppure, soprattutto, di persone.
Per me, in questo periodo, partire è più difficile perché gli impegni di lavoro mi hanno tenuta a lungo lontana da Second Life e dalle persone a cui tengo – persone a cui, in qualche caso, sono più attaccata che a molte mie conoscenze nella vita reale. Persone che mi piace pensare abbiano bisogno di me quanto io ne ho di loro e che, anche se sanno bene che tutto questo è solo un gioco, sentiranno la mia mancanza.
E quindi, questo post è per salutare e per avvertire chi è interessato a saperlo: parto domani. Anche senza esistere, so che vi penserò, quando prenderò il sole su un’isoletta spartana (uhm… in realtà tecnicamente sarebbe più ateniese… ma, vabbe’, intendevo un’altra cosa) dove so che Internet non arriva manco a piangere in greco. Ma il 14 luglio ritorno e spero, finalmente, di poter recuperare un po’ di tempo virtuale perduto.
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Il giorno della vendetta

Un Bane Operator deve essere freddo, professionale, ma soprattutto imparziale. Io, stavolta, non lo sono stata. La prima parte di una ricostruzione della catena di eventi che mi hanno portata a diventare, da Operatrice, bane io stessa.

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Potrebbe sembrare un lavoro di routine, ma non lo è. Sono già quasi due anni che lavoro come Bane Operator per la Kelley Technologies, e sotto le mie mani sono passati più di sessanta condannati. Ma anche se gran parte delle attività previste dalla complessa procedura di banishment sono ormai in grado di svolgerle quasi ad occhi chiusi, non c’è volta che non provi piacere nell’osservare lo sbigottimento e la disperazione dei prigionieri affidati alle mie cure.

gloriamal_001.jpgPer mesi e mesi, queste emozioni sono riuscita a tenerle bene o male sotto controllo. Sì, è vero, qualche strappo alla regola mi è capitato di farlo. Quando trasformai in Bane Andromeda, che da poco mi aveva dato le chiavi del suo collare, la mia condotta non fu sempre del tutto professionale: usai il Vox spesso, per consentirle di parlarmi, e approfittai spesso del fatto che l’Operatore è l’unico essere umano che possa avvicinare il suo bane, per il puro piacere di tenerla fra le braccia e renderle la pena più sopportabile. Ma era l’eccezione che conferma la regola: il banishment è solitudine e in qualità di Operator ho sempre ritenuto che fosse mio dovere gestire la procedura di impianto nel modo più asettico e impersonale possibile – per poi intervenire solo quando strettamente necessario, lasciando che i miei Bane scontassero la loro pena con la massima indipendenza, senza interferire nel loro destino.

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gloriamal_007.jpgAll’inizio, quando ho saputo che avrei dovuto sottoporre alla procedura Malbert Greenfield e Gloria Oppewall, non mi sono preoccupata più di tanto. Il fatto che fossero entrambi vecchie conoscenze non avrebbe dovuto turbarmi. Dopo tutto, nel corso della mia carriera di Operator mi sono occupata spesso di persone a me vicine, o vicine a persone che conoscevo bene: penso a Mudlark e Halle, al cui banishment assistetti come spettatrice, ma anche, più recentemente, a Shibari Hobble, a Nixus Braveheart (una delle mie guardie al WCF!), a Stefany McAndrews (schiava prima di Belias e poi di Francesca72), addirittura a Ewyn Raymaker (il cui banishment si è svolto velocissimamente e, caso quasi eccezionale, senza alcun coinvolgimento emotivo da parte sua). In tutti questi casi, la conoscenza personale non aveva intaccato quasi per nulla la mia freddezza. Perché stavolta avrebbe dovuto essere diverso?

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gloriamal_008.jpgEppure, e l’ho scoperto piano piano, le differenze c’erano eccome. Malbert lo conoscevo da molto prima di iniziare questo blog, quando mi guadagnavo qualche Linden Dollar facendo la pole dancer a House Nishi. Credo che al club lui fosse il solo ballerino maschio, il che già lo rendeva unico, e le molte ore passate uno a fianco all’altra a cercare di intrattenere i clienti di Mistress Nishi aveva creato fra noi una familiarità abbastanza rara, che è sopravvissuta anche a un lunghissimo periodo in cui i nostri destini hanno seguito strade diverse. Malbert lo avevo ritrovato di recente, durante una visita al WCF, scoprendo che aveva avuto il dono di essere accolto come schiavo da una mia amica di data più recente, Elysa Renfold. Ed è stata proprio lei a parlarmi per prima del desiderio di Malbert di aderire al Banishment Project per scontare in quel modo un comportamento che lui stesso definiva “troppo sovversivo”.

gloriamal_011.jpgNon è la prima volta che lo dico: più che per il bane stesso, il banishment può rivelarsi un’esperienza durissima soprattutto per chi gli vuole bene, soprattutto quando si tratta di una padrona. Un bane non può portare su di sè nulla che non siano il collare posturale con la targhetta e il casco che contiene il Custodian. Solo l’Operatore gli si può avvicinare, ed è bene che lo faccia il meno possibile se non vuole vanificare lo scopo della pena. E l’esperienza di isolamento è intensa al punto che ben di rado se ne esce senza trovarsi profondamente cambiati. Mi sono capitati bane affetti da Sindrome di Dipendenza, che una volta liberati non desideravano altro che tornare ad essere fasciati e racchiusi nella loro prigione di lattice. Molti altri, senza arrivare a trasformazioni così estreme, hanno dovuto ricominciare la loro Second Life da zero, rescindendo tutti i rapporti affettivi o sociali che avevano costruito fino a quel momento. Checché possa credere chi non l’ha provato, il banishment non è affatto un pic-nic: è un viaggio verso una destinazione sconosciuta. Il fatto che Elysa, anche se decisamente a malincuore, fosse disposta a permettere a Malbert di affrontarlo, mi è apparsa subito una prova di profonda generosità da parte sua. Perché chi ama davvero sa capire anche quando deve allargare le braccia per permettere a qualcun altro di seguire il suo destino. No, il banishment di Malbert non sarebbe stato come gli altri perché, anche se non mi riguardava direttamente, sentivo in parte il groviglio di emozioni che ci stava dietro.

gloriamal_010.jpgCon Gloria, poi, il coinvolgimento era più diretto. Anche se non ci vedevamo da molti e molti mesi, io non avevo mai dimenticato lo scherzetto che mi aveva fatto a Villa BDSM, imbavagliandomi e trascinandomi in una gabbia fabbricata da Cielo Robbiani, che all’epoca era il suo padrone. Dirò di più, mi ero tenuta da parte la trascrizione di un dialoghetto particolare. Era il 7 maggio 2008, lei aveva le mie chiavi e sembrava avere tutte le intenzioni di non mollarmi tanto facilmente:

[6:15]  Gloria Oppewall: dimmi
[6:15]  Gloria Oppewall: vedi via d’uscita da questa situazione?
[6:16]  Win fa sì con la testa
[6:16]  Gloria Oppewall: bene
[6:16]  Gloria Oppewall: sono contenta per te
[6:16]  Win whispers: quefta gabbia è un folabwoho, in wealtà
[6:16]  Gloria Oppewall: certo
[6:17]  Gloria Oppewall: ma non ammetti imbrogli tu
[6:17]  Win whispers: imbwogli? io no… h tu?
[6:18]  Gloria Oppewall: nessun imbroglio
[6:18]  Win: mai a neffun fofto?
[6:18]  Gloria Oppewall: se l’ho mai fatto con qualcuno?
[6:19]  Win: no, hel faffato non mi inteweffa fafewh
[6:19]  Gloria Oppewall: parlando di sl mai con nessuno
[6:19]  Win sorride: mi wifowhewò hi quefth fawolh

gloriamal_012.jpg“Mi ricorderò di queste parole”, le avevo bofonchiato mordendo il bavaglio, pregustando il giorno in cui avrei avuto in mano le sue chiavi e le avrei fatto pagare l’umiliazione pubblica che mi aveva imposto, strofinandole quel musetto strafottente nel suo impegno a non barare mai. La vendetta è un piatto che si mangia freddo e io sono pronta ad aspettare anche la prossima era glaciale, quando è necessario. A dire il vero non avevo mai immaginato Gloria come bane, ma l’idea di impacchettarla nel banesuit mi stuzzicava parecchio: per farle provare finalmente, a lei che allora era sempre marcata strettissima da Cielo, cosa significa davvero usare il RLV. Senza un padrone dietro che ti protegge e che ti lascia libera di rapire impunemente la prima Win che passa.

Quando Malbert e Gloria si sono presentati al WCF per essere tradotti a Zhora, ho sentito immediatamente che, stavolta, la cosa sarebbe stata personale. L’atteggiamento beffardo di Gloria poco dopo l’arresto ha fatto evaporare qualsiasi altro scrupolo. Con Malbert, avrei deciso con calma il da farsi, ma con lei mi sarei finalmente tolta qualche soddisfazione. Subito dopo aver congedato Malbert, approfittando del fatto di essere rimaste sole, mi sono avvicinata a lei e invece di spiegarle, come faccio sempre, i comportamenti da evitare per evitare estensioni di pena le ho… beh, ecco il nostro dialogo:

gloriamal_013.jpg[2010/01/14 6:41]  Win: Ora dovrei spiegarti un po’ di cose…
[2010/01/14 6:41]  Win: “… ma non lo farò…”
[2010/01/14 6:41]  G-7328: perché?
[2010/01/14 6:41]  Win: Mi piace pensare che imparerai a tue spese, G-7328… anzi… Gloria!
[2010/01/14 6:41]  G-7328: capito
[2010/01/14 6:41]  MystiTool HUD 1.3.1: [Gloria Oppewall – Ch.1]: capito
[2010/01/14 6:41]  Win si guarda attorno e abbassa la voce: “Per me, tu non sei G-7328… ricordo bene chi sei tu…”
[2010/01/14 6:42]  G-7328: non ho paura
[2010/01/14 6:42]  Win: Sono passati molti, molti mesi da quando mi hai umiliata… a Villa BDSM… ma io non ho dimenticato…
[2010/01/14 6:42]  G-7328: pensi di farmene?
[2010/01/14 6:43]  Win: Non avrò bisogno di fare nulla, Gloria… non io
[2010/01/14 6:43]  Win: …ci penserà il Custodian a punirti come meriti
[2010/01/14 6:43]  G-7328: io sono venuta da te di mia spontanea volontà
[2010/01/14 6:43]  G-7328: tienilo a mente
[2010/01/14 6:43]  Win sente le parole di Gloria e cambia espressione
[2010/01/14 6:43]  G-7328: infatti tu ancora nn ci sei riuscita direttamente
gloriamal_014.jpg[2010/01/14 6:43]  Win si morde le labbra, spasmodicamente… con voce tremante di rabbia pronuncia un comando: “custodian, default punishment level 5”
[2010/01/14 6:44]  G-7328: Executing order from Operator.
[2010/01/14 6:44]  Gloria Oppewall sente una scossa dolorosa e prolungata in tutto il corpo
[2010/01/14 6:44]  Win ride in modo sguaiato
[2010/01/14 6:44]  G-7328: mezzucci
[2010/01/14 6:44]  Win: Che tu sia venuta da me volontariamente oppure no, Gloria, non cambia il fatto che adesso sei lì dentro… e io sono qui fuori… e ho ogni potere su di te!
[2010/01/14 6:45]  G-7328: perché sono stata io a volertelo dare
[2010/01/14 6:45]  G-7328: mai protetta da nessuno
[2010/01/14 6:45]  Win: Invece sì, Gloria: dal tuo non usare i relay aperti… dal tuo non essere mai vulnerabile…
[2010/01/14 6:46]  Win: Ma adesso è finita, Gloria… o meglio… adesso comincia davvero!
[2010/01/14 6:46]  Gloria Oppewall sorride irritata
[2010/01/14 6:46]  G-7328: ti lascio assaporare questo momento win
[2010/01/14 6:47]  Win ride cattiva: “Non è un momento, Gloria…”
[2010/01/14 6:47]  Win: …è il resto della tua vita!

gloriamal_015.jpggloriamal_016.jpggloriamal_017.jpgCon queste parole, e senza alcuna esitazione, le ho strappato il Vox di dosso, rendendola completamente muta, murata nel casco in cui avevo appena imprigionato Malbert, incapace di comunicare con chiunque – me inclusa. L’ho portata nell’area di rilascio, ho attivato tutti i protocolli del Custodian, ho spalancato la saracinesca, ho spinto Gloria fuori con falsa cortesia. E mi sono goduta subito un primo risultato della mia decisione di non avvertirla di quello che il Custodian avrebbe sanzionato.

[2010/01/14 7:01]  Gloria Oppewall saluta con la ma

È un emote. Il Custodian si sveglia subito e un dolore assurdo, lancinante, percorre il corpo di Gloria. Lo vedo scuotersi per alcuni brevi ma insopportabili spasimi di agonia. Rido, gustandomi il mio trionfo. Ora posso anche dirgliela, questa cosa.

[2010/01/14 7:02]  Win: E attenta agli emote da ora in poi…
[2010/01/14 7:02]  Win: Questo era un assaggio di punizione
[2010/01/14 7:02]  Win: Non mia, del tuo amico
[2010/01/14 7:02]  Win: Del tuo Custodian
[2010/01/14 7:02]  Win allontana Gloria con un calcio nel sedere
[2010/01/14 7:03]  Win ride e sparisce


(Prossimamente: Hubrys)

 

A Francesca Miles

Più o meno 24 ore dopo aver avuto l’ordine di scriverla, ecco il prodotto di qualche ora di insonnia ma, soprattutto, di emozioni molto forti vissute solo in parte a causa di una RL sempre, inevitabilmente, tiranna. Dei versi artificiosi, forse, ma completamente sinceri in quello che cercano di comunicare. E che sono stati consegnati a Chiara Haalan durante una connessione molto fugace, dall’ufficio, mentre fuori dalla casa di Moordon in cui Win era tenuta prigioniera si erano da qualche ora asserragliate forze d’attacco del WCF pronte a scatenare l’inferno.


FrancescaMilesprofiloFB.jpg

 

A Francesca

 

Ti ho vista, ti ho acchiappata, ti ho tenuta
per qualche ora, forse neanche un giorno
e fosti come mia, legata, muta,
capelli e fiore rossi, mentre attorno
avevo dolci amiche, prigionieri,
turisti, s’una spiaggia ch’era un forno,
e Lella, senza i suoi stivali neri.

 

***Francescaaitempi.jpg francescaitempi2FB.jpg francescaitempiFB.jpgfralegataaitempiFB.jpg

Molt’acqua è poi passata sotto al ponte
che gli oggi nostri ognora muta in ieri
fin quando ognuna, sola, su Acheronte,
debba salpar. Ma delle nostre strade
da allora si incrociarono le impronte.
Se Fato le occasioni facea rade
la Volontà era pronta a rimediare.
Non ci fu, forse, mulinar di spade
a fianco una dell’altra, ma più care
d’ogni avventura sono certe storie
che solo il metaverso può ospitare.

DungeonMardiGras_001.jpg


Per chi non sa, null’altro son che scorie
quei giochi nostri di manette e celle,
e di sconfitte dolci, e ambigue glorie,
e corde, e il lattice come seconda pelle.
Per noi quel mondo, che talun spaura
è forte sì da renderci sorelle,
amiche, amanti: ché non c’è tortura
peggior di soffocare nella culla
le proprie fantasie. Ah! Com’è dura
la sorte di una povera fanciulla
che se si pensa presa e prigioniera
sente il cuor suo che all’impazzata rulla.

Giorno4_002.jpgGiorno4_003.jpgGiorno4_005.jpg Giorno4_007.jpg


Francesca, lo sapevi, e l’altra sera,
venuta ad abbracciarmi alla prigione,
scattasti con l’audacia di una fiera
cogliendo (anzi creando) l’occasione.
In ceppi mi hai costretta in pochi istanti,
travolta di sorpresa e d’emozione,
sì che da pochi son poi stati tanti
gli attimi che ho rubato a quella notte.

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Tu, Chiara e Travestroia, le Baccanti,
con DoctorLover, François la mascotte,
non mi avete lasciato alcuno scampo,
avvinta come certe galeotte.
haalan4.jpgSol che ci pensi tutta in viso avvampo
non tanto perché nuda tu mi hai esposta
nel tuo salotto. No! Perché in un lampo
sapesti ritrovar sotto la crosta
la Win che china il capo in soggezione.
Tu mi parlavi, e lo facevi apposta,
come le spire avvolge un gran pitone
attorno al coniglietto ipnotizzato
di cui si sta per fare un sol boccone.
Fui tua, sospesa al minimo tuo fiato,
fin quando fui connessa, ed anche dopo,
col mio pensiero ch’era imprigionato
da un gatto che giocava con un topo.
Legata, priva ancor della favella,
spogliata di un futuro e di uno scopo
che non ti contemplasse, proprio in quella
sentii una nuova forza nella schiena.

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Dei volti. Nomi. Sussultai. “Frough! Lella!”
E ancor: “Lorella! Andromeda! Jelèna!”
Lo so: la vita vera ci è di freno
in questi tempi, ché per tutte è piena,
ma non per questo può venire meno
l’amor con cui codesti miei gioielli
coloran la mia vita arcobaleno.

Lellanitenite.pngandrotentacoli_004.pngaggiornamento_001.jpg bee_003.jpg

Francesca, tu puoi farmi anche a brandelli,
tenermi al tuo guinzaglio come i cani,
mi puoi stringere il cuore od i capelli,
negarmi ancora l’uso delle mani…
ma adesso so per certo: sottomessa
tu non mi avrai nè oggi nè domani.
Più facile sarebbe farmi lessa,
perché color di cui tengo la chiave
mi rendono più forte di me stessa.

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Io non mi piegherò, Francesca. Cave!
Dirtelo voglio grata, e con dolcezza,
ma intendo andare con la prima nave.
Flettermi non potrai: sol mi si spezza
se troppo vien tirata la catena.
Ma allor gaudio e emozione alla tristezza,
all’odio ed al rancor lascian la scena.
Sei pronta pure a ciò? Come in un fuoco
tu puoi bruciarmi tale e qual falena
ma l’esito finale di quel giuoco
sarebbe devastante, e molto amara
la vita mi farebbe. Qui t’invoco:
quello ch’è rotto più non si ripara
e d’uopo e che qui te ne faccia accorta
con questi versi che mi ha chiesto Chiara.

lorellalegata.jpgAndrolella_001.jpgFrinesera_003.jpegbane Stefany fine_003.jpg

Francesca Miles: vuoi tu vedermi morta?
Spero e credo di no ma se sì fosse
non hai che da tener chiusa la porta
e stringermi il collar senza più mosse.
Io sento la distanza delle amiche
che sono mie. Lo dico a gote rosse
ma a fronte alta: tutte le fatiche
per prendermi fra le tue damigelle
non otterran l’alloro della Nike.
Giammai potrò scordar quell’ore belle
in cui mi desti ciò cui in parte anelo.
Ma ora lasciami andar, verso le stelle
che, pur di pixel, brillano nel cielo.

Win

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Festa di nozze

Poche righe e molte immagini per catturare una serata irripetibile a casa dell’idolo di tutte le persone che conoscono e utilizzano il Restrained Life Viewer.

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Per intense che possano essere, le esperienze che viviamo su Second Life hanno molte cose in comune con i sogni: la tendenza a interrompersi in modo inaspettato (quando un crash, un restart o il richiamo della Real Life – nostra o delle persone con cui ci troviamo – fanno sparire qualcuno sul più bello), la possibilità di sviluppi surreali e sorprendenti e, forse sopra tutto, l’evanescenza. Se i sogni svaniscono all’alba, lasciandoci impressioni che di solito evaporano molto rapidamente mentre cerchiamo di avviare la nostra giornata, le avventure vissute nel metaverso svaniscono in fretta non appena ci scolleghiamo – soprattutto se questo accade a causa di una irruzione imperiosa della RL.

MarineOllalla_002.jpgMarineOllalla_003.jpgMarineOllalla_004.jpgMarineOllalla_006.jpgMarineOllalla_007.jpgMarineOllalla_008.jpgMarineOllalla_012.jpgMarineOllalla_016.jpgMarineOllalla_018.jpgMarineOllallaPoker_003.jpgMarineOllallaPoker_005.jpgMarineOllallaPoker_007.jpgMarineOllallaPoker_009.jpgMarineOllallaPoker_011.jpgMi sono resa conto che, ancora prima del desiderio di condividere con qualcuno i miei pensieri, lo scopo ultimo di questo blog è affine a quello dei quadernetti che qualcuno tiene accanto al comodino per cercare di fermare almeno qualche frammento di ciò che ha sognato quella notte. Qualche volta si tratta di vicende articolate e complesse ma altre, come stavolta, solo del desiderio di avere da qualche parte un piccolo, personale, album fotografico che, un giorno, mi permetta di ricordare una serata che, pur essendo stata relativamente priva di sviluppi, diciamo, narrativi, mi spiacerebbe dimenticare.

Chi segue il blog di Marine Kelley lo sa già: la settimana scorsa, la creatrice della linea Real Restraints ha deciso di sposarsi con Ollalla “Sugar” Sugarbeet, sua compagna di SL da tre anni. A questo indirizzo trovate un post riccamente illustrato sulla cerimonia, a cui hanno partecipato pochi intimi. Per quello che mi riguarda, io sono stata invitata alla festa che si è tenuta a casa loro dopo le nozze, e ho fatto il diavolo a quattro in RL per trovare un po’ di tempo per affacciarmi in-world e cogliere l’occasione di partecipare.

Per una felice (e di questi tempi rara) combinazione di circostanze, hanno potuto raggiungermi in successione Lella, Lorella e anche Andromeda. La serata è stata priva di eventi rimarchevoli eppure deliziosa anche per l’occasione di rivedere dopo tanto tempo persone come Isabel Schulze, Chorazin Allen (un talentuoso creatore di gabbie e di plugin per i Real Restraints), Tania Owatatsumi (un’affascinante Mistress che domina spesso Moss, Chriss e la loro famiglia), Daisy Rimbaud (un’altra creatrice di gabbie che conoscevo ai tempi di Stonehaven) e diverse altre vecchie conoscenze. Ma soprattutto, almeno per me, è stata un’occasione per vedere insieme, per la prima volta insieme Marine e Ollalla.

Credo di dovere a Marine Kelley il fatto di aver deciso di restare su Second Life dopo le mie prime, deludenti, sperimentazioni. L’invenzione degli oggetti lockable – ossia legami che, una volta indossati, permettessero a un avatar di cedere il controllo di se stesso a qualcun altro – è, insieme alle gabbie, l’elemento che mi ha fatto capire che in questo mondo potevo trovare qualcosa di più che una cattiva imitazione di una vita reale fatta di discoteche e locali esclusivi dove però entrano tutti. Ricordo che il mio primo paio di manette Real Restraint mi fu regalato da un’amica di Stonehaven, Untameable Wildcat (scomparsa da tempo ma molto attiva, al di fuori del BDSM, in iniziative di ascolto e supporto psicologico per gli avatar più sensibili o bisognosi di contatto e conforto). L’idea che qualcuno potesse, usando quelle manette, legarmi e portarmi al guinzaglio fu una folgore che mi fece capire come, su Second Life, avrei potuto fare tutto quello che, per paura o per mancanza di occasione, nella mia Real Life non avevo mai tentato.

Ricordo che non molto tempo dopo (ero stata fatta prigioniera da Yasmin Heartsdale) ricevetti per la prima volta un IM col messaggio “@version”, e scoprii che qualcuno aveva inventato una versione modificata del client di Second Life pensato in modo che fosse impossibile togliersi di dosso un oggetto lockable che fosse stato locked. Quel qualcuno era, ovviamente, Marine Kelley, e il suo Restrained Life Viewer. Dopo aver capito bene di che si trattasse, lo scaricai e da allora non mi sono più voltata indietro – e non si contano le persone che come me hanno scoperto, grazie al RLV, un modo completamente diverso di vivere il metaverso, ovviamente se lo si utilizza per esplorare in modo sicuro le proprie fantasie di sottomissione o controllo.

Chi segue queste pagine sa che devo a Marine anche la scoperta di Eudeamon, il libro straordinario che sono riuscita a far pubblicare nel nostro paese, e il mio lavoro come Bane Operator. Sono cose per me importantissime, ma alla fine tutto torna alla mia stessa esistenza su Second Life. Senza i prodotti Real Restraint, senza il RLV… in breve, senza Marine Kelley, Win non sarebbe mai uscita da quella brutta crisalide che era WinthorpeFoghorn Zinnemann e sarebbe sicuramente finita a ingrossare le liste delle centinaia di account Second Life aperti e abbandonati dopo qualche giorno di esplorazione. Anche se la nostra frequentazione resta su basi quasi esclusivamente professionali (io sono prima di tutto una cliente affezionata, poi sua dipendente alla Kelley Technologies, e infine la traduttrice – autoinvestita – delle sue lezioni di RLV) provo per Marine un’ammirazione quasi sconfinata e mi sforzo di evitare, quando la incontro, quell’atteggiamento di rispetto esagerato che, come ben spiega nel suo profilo, le dà tanto fastidio. Ma incontrarla, quando accade, è per me sempre un privilegio.

Quanto a Ollalla, che posso dire? L’ho conosciuta grazie ad Andromeda, che la contattò (o fu da lei contattata) quando decise di iscrivere la nostra prigione alla Grey List. Durante uno dei nostri primi incontri a Penning, Ollalla mi raccontò l’origine del suo bizzarro nome (che si legge alla francese: Oh la là) spiegandomi di avere avuto, a differenza della maggior parte di noi avatar, una madre RL – nel senso di qualcuno, diverso da lei, che le ha creato l’account decidendo il nome per lei e poi glielo ha ceduto. Ollalla è una persona molto attenta e evitare i drammi – mi diede qualche buon consiglio, ad esempio, per affrontare in modo indolore la situazione di quando Andromeda rapì e arrestò la schiava di Sylestra (Andro e io decidemmo di non seguirli, quei consigli, perché non volevamo dare l’impressione di voler aggirare il problema – da cui la complessa serie di eventi che culminarono con la sua espulsione dal WCF e una lunga detenzione alla RR Prison) ma è anche una organizzatrice nata: si occupa lei dei negozi di Marine (lasciandola libera di dedicarsi solo allo scripting) e, oltre a gestire un centro di aggregazione e coordinamento delle prigioni di Second Life, sta mettendo su un sistema di confederazione che consentirà alle guardie di un carcere di effettuare arresti anche per le altre strutture confederate, favorendo un’applicazione della legge molto più efficace – ma soprattutto ampliando il RP in modo che ogni prigione non sia necessariamente un mondo a sè.

Non scrivo altro e lascio che a parlare siano le immagini. Anche se in gran parte imperfette a causa del lag provocato dall’affollamento, mi serviranno a ricordare la gioia di aver partecipato, con alcune delle persone a me più care, a una festa così bella. E anche a ricordarmi che devo informarmi per sapere se quel tavolo da strip poker si trova in vendita da qualche parte. La partita che sono stata invitata a giocare quella sera, e in cui ho rischiato seriamente di avere la peggio, è stata – come si può vedere – particolarmente divertente. A Marine e a Sugar, anche se queste pagine non le leggeranno mai, tanti, tanti, tantissimi auguri per la loro unione. Keep up the good job, girls: and thanks for making all this possible for us!

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