Ritorno amaro

Un mazzo di chiavi restituite. Un caso diplomatico urgente. Una riunione a cui, già lo so, non posso partecipare. I frutti avvelenati di una lunga assenza.

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Non pensavo mai che avrei dovuto pubblicare una foto come quella qui sopra. Jelena e io, faccia a faccia. Lei senza collare, io che lascio cadere nella sua mano un piccolo mazzo di chiavi. E due persone molto importanti della nostra Second Life, Belias e Nemesis (alias Clelia, alias Frine), che assistono imbarazzate.

Qualcuno dice che certe situazioni vanno risolte in IM – una sorta di variazione tecnologica del concetto per cui i panni sporchi si lavano in famiglia. Ma ci sono rapporti che coinvolgono anche il prossimo e, fra questi, sicuramente c’è il tipo di rapporto che prevede un collare. Due persone si appartengono intimamente, ma il collare è un segno rivolto all’esterno. E quando non c’è più è giusto – e, aggiungerei, sano – che se ne conosca il motivo.

Snapshot_002 2.pngSnapshot_001 4.pngSnapshot_006.pngHo dovuto togliere il collare a Jelena per necessità tecniche, quando l’ho sottoposta al banishment. La pena che le avevo imposto, secondo le regole della Kelley Tech, superava le cento ore. Abbastanza, facendo una stima, per non esaurirsi prima del mio ritorno dalle vacanze – sempre che Jelena non incrementasse le ore quotidiane in cui era solita collegarsi.

Però, una volta tornata, ho scoperto due cose. Prima di tutto che nel corso del banishment Jelena, con la complicità di un altro personaggio chiave del WCF (di cui, per il momento, preferisco non fare il nome) ha tentato di manipolare il suo Custodian. E poi che durante la mia assenza si è collegata molto più a lungo del normale, riuscendo pertanto a completare legalmente la sua sentenza – incluse le non poche estensioni automatiche impartite dal meccanismo.

Il risultato? Al momento del nostro incontro dopo due settimane, Jelena era uscita dal banishment. E non accennava a rimettere addosso il collare che ha portato, senza interruzione, dal giorno in cui si era sottomessa a me e che sarebbe stato suo dovere rimettere allo scadere della pena.

A tutto questo si aggiunge, mi si dice, un aggravarsi di certe tensioni fra il Femdom e il WCF. Qualche scontro fra singole persone è sempre stato all’ordine del giorno – e fa parte dell’ordine naturale delle cose. Ma stavolta sento voci insistenti che parlano di un possibile abbandono della land da parte della bella community di Fujiko. Una situazione da chiarire, più che un problema vero e proprio, ma che comunque bisogna affrontare – soprattutto per quello che riguarda chi riveste ruoli di responsabilità in entrambe le strutture. Potrebbe rendersi necessario, per mantenere buoni rapporti, introdurre una sorta di separazione delle carriere.

Infine, anche il WCF ha bisogno di qualche intervento. Da tempo, un paio di guardie benemerite hanno dedicato alla prigione un’attività particolarmente valida, costante e affidabile, ed è giunta l’ora di riconoscerlo in modo ufficiale. Ci sono alcune nuove stanze da inaugurare, un nuovo e più incisivo metodo di restrizione da implementare. Nuove regole, nuovi manuali. Un sacco di lavoro, insomma.

Non c’è tempo, adesso, per le questioni personali fra me e Jelena. Stasera, 22 luglio 2010, tutte le guardie e le co-owners (oltre a Jel e me, Lella Demonia e Andromeda Sawson) sono convocate a una riunione nell’aula del tribunale per ascoltare (ed, eventualmente, discutere) alcune delle novità che riteniamo necessario introdurre. Sarà Jelena a condurre l’incontro, a partire dalle 22.00 ora italiana, perché io so fin d’ora che non mi è possibile intervenire. Leggerò poi la trascrizione completa della discussione e valuterò di conseguenza come comportarsi. Per quanto riguarda le decisioni relative al WCF, lo metto nero su bianco (anzi, azzurrino su nero, visto il formato di questo blog), Jelena ha la mia totale fiducia: abbiamo discusso l’ordine del giorno di questa sera via mail e sono certa che lo rispetterà nel modo più assoluto. Chiunque sia interessato a partecipare, anche se non fa parte dello staff, è il benvenuto.

chiaviaddio_003.jpgQuanto alle questioni più personali… con lei, di lei e me, ne riparleremo una volta affrontate e risolte queste emergenze. Per adesso, non ha senso che io tenga in tasca un mazzo di chiavi a cui non corrisponde una situazione più che cristallina. La fiducia non si può dare per scontata ma deve essere riacquistata, giorno per giorno. E, soprattutto, bisogna volerlo fare.

È Second Life, bellezza, e nessuno può farci niente. Non siamo che bolle di sapone soffiate dal vento. E tutto può finire in qualsiasi momento, soprattutto la proprietà di un collare.

Si fa presto a dire

Per dare una vaga idea di come a volte le situazioni su SL possano aggrovigliarsi, breve e schematico resoconto di una strana giornata di questa settimana.

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Chi lo legge, l’ha capito da tempo: anche se cerco di non omettere alcuno degli eventi più importanti, il diario che tengo su queste pagine non può e non vuole essere la trascrizione completa di tutto quello che mi accade su Second Life. Sono costretta a selezionare, sia perché il tempo passato a scrivere è tempo tolto al piacere di stare online (come accennavo in Vivere o raccontarla?) sia perché, ancora più importante, la RL deve sempre avere la precedenza. Per cui tante piccole avventure, molti rapporti, molte situazioni emozionanti, divertenti o che per qualche motivo potrebbero essere degne di nota restano consegnate solo alla memoria mia e di chi le ha vissute con me.

Immagine 1.pngE poi ci sono casi particolari… di storie che sono a tal punto intricate che solo cercare di sbobinarle e renderle comprensibili a chi non le ha vissute sarebbe una fatica improba per me e, con ogni probabilità, costituirebbe per chi non c’era una lettura mortalmente priva di interesse. Provo ad esemplificare con la ricapitolazione, per punti schematici, dell’intreccio relativamente semplice di situazioni che, lo scorso martedì, ha avuto come esito la scena rappresentata dalla foto qui sopra: la sottoscritta al guinzaglio di Fujiko Atlas, con al collo la rossa scritta della vergogna che mette alla berlina le sub che si sono tolte, barando, un Restraint che era locked (cosa impossibile da fare se non usando il client normale di Second Life e non il RLV). E che è finita in una situazione di scacco reciproco fra me e Lella Demonia. Ecco, notarilmente enumerati, i fatti.

1) Qualche giorno fa, Fujiko Atlas cattura a sorpresa la mia vicina di casa Francesca72 Allen, moglie di Mandrashee Aeon, unica mistress italiana delle Latex Dolls e che tuttavia solo da qualche giorno (per mio interessamento personale) ha scoperto i poteri malefici di un relay su Auto-ON. Fujiko la rapisce e poi si scollega, lasciando Francesca, presso La Fortezza, ben legata su una scomoda spalliera. Qualche ora dopo, Francesca72 fa relog e si ritrova in piedi, per un problema abbastanza comune degli script di Force Sit. Gandalf, che è nei paraggi e curiosamente slegata, cerca di approfittarsi della situazione. Francesca mi chiede di darle una mano per tenerla al sicuro in attesa che Fujiko possa tornare online e io non me lo faccio dire due volte. Piombo alla Fortezza, trovo Francesca indifesa e, mediante qualche giocattolino segreto, le sbatto addosso le pesanti catene RR Serious Shackles e la immobilizzo, portandomela su a casa.

fuga_001.jpgfuga001002.png2) Prima che Fujiko torni online, e io le restituisca la prigioniera, scopro che le catene che questa indossa sono addirittura arcaiche. Basterà dire che la versione attuale è la 1.16 e che Francesca ha ancora la 1.11 – addirittura, lo script è ancora quello che non permette il “Give Keys” ad avatar con nomi lunghi come il mio… parliamo di roba dei tempi in cui Gloria Oppewall mi aveva catturata a Villa BDSM, nientemeno! Francesca dice che di aggiornarle non ne ha proprio voglia – e Fujiko gliene compra peraltro un set nuovo. Così, qualche ora dopo, mi arriva un pacchettino che contiene le sue manette arrugginite: un simpatico souvenir della sua breve permanenza da me. Poiché ho qualche minuto libero, decido di andare a Pak ed aggiornarle, in modo da poterne fare dono a qualcuno – Kadira, forse, che se l’è meritate. Oppure qualcun altro. Sono pur sempre 1000 L$, una bella cifretta.

3) Arrivata a Pak, senza esitare, indosso le Shackles ricevute da Francesca per procedere all’aggiornamento e mi ritrovo coi polsi legati dietro la schiena. Maledizione: Francesca le ha evidentemente rimosse senza perdere tempo ad aprirle – dopotutto era con Fujiko, la sua keyholder, ed evidentemente lei l’ha autorizzata. Fatto sta che adesso io mi trovo legata, e su di me aleggia la scritta che mi indica come un’imbrogliona, una “Naughty Sub” che ha rimosso illegalmente manette chiuse a chiave. Io, proprio io che il client regolare di SL l’ho da mesi rimosso dal mio hard disk e che mi do tante arie di non barare mai! Qualcuno mi passa accanto e mi guarda col disprezzo che si riserva ai bari. Io cerco di non pensarci e provo a liberarmi da sola: niente da fare, le manette sono così arrugginite che non posso nemmeno provare a liberami col gioco degli struggle. E la chiave è in mano a Fujiko, che è offline.

4) Ci penso sopra un attimo. Di riloggare col client normale non se ne parla. Aggiornare le manette, finché sono chiuse, non è possibile. Tornare a casa mi è inibito perché alle manette è appeso un guinzaglio che mi impedisce di teleportarmi. A regola, dovrei aspettare Fujiko, ma ho saputo che per lei sono giorni difficili e temo che non si colleghi per chissà quanto. Poiché si tratta evidentemente di un incidente, decido che posso sentirmi autorizzata a farmi liberare con la Real Key senza che la cosa si configuri come una violazione di qualche RP. La cosa è complessa, perché la vetustà delle manette fa sì che si debba utilizzare un modello di RK ormai desueto, ma di cui, per fortuna, ho ancora una copia rimasta ad arrugginire in inventario. Convoco Andromeda, che fa quel che può, ma dato che si collega dall’ufficio (remotando da lì il suo computer di casa) non riesce a risolvere la situazione. Sono nei guai. Ma a quel punto, in rapida successione, si collegano sia Fujiko che Lella.

5) Lella mi raggiunge per prima. Sogghigna per la situazione, e fa anche un veloce tentativo per capire se può liberarmi. Non può, ovviamente. Poi ci raggiunge Fujiko, con Francesca ancora ben legata e al guinzaglio. Sorvolo sullo scambio di epiteti: io vengo accusata di essere una pasticciona perché ho indossato le manette senza prima resettarle, io ritorco la critica su Francesca ribattendo che mai avrei creduto di ricevere in regalo manette così arrugginite da bloccarmisi addosso – e rincaro la dose facendole notare che la scritta rossa della Naughty Sub, che da un po’ di tempo mi fa additare dai passanti come una niubba cialtroncella, è in realtà lei a meritarsela perché è stata lei a togliersi le manette illegalmente. Fujiko mi fa pesare un po’ la sua situazione di vantaggio, facendomi dondolare le chiavi davanti al naso per un po’, ma alla fine ha la bontà di slegarmi. Saluta e se ne va, strattonando Francesca e trascinandosela dietro.

fuga_002.jpg6) Faccio qualche tentativo per aggiornare i legami, ma qualcosa non funziona. Si tratta forse di lag? Spesso, a Pak, il traffico fa sì che gli aggiornamenti vadano a rilento. Acchiappo Lella, che continua a sghignazzare sotto i baffi (che, voglio precisare, non ha: è solo una di quelle frasi fatte) e me la porto al Little Shop of Kink per provarci con calma. Lì faccio diversi tentativi, resettando, aprendo e chiudendo le manette rugginose di Francesca, ma senza risultati: forse sono Restraint davvero troppo vecchi per poterli aggiustare senza rimandarli in fabbrica per una sostituzione. Mentre sto dandomi da fare, sento una manina che mi sfiora il polso, mi volto di scatto e vedo Lella che ha in mano le chiavi delle mie manette. Per chi non lo sa, un Restraint appena resettato ha, di default, le chiavi a disposizione. E quella briccona ne ha approfittato.

7) Devo agire in fretta. Mi divincolo e faccio scattare la serratura delle manette di Lella legandole le mani. Le blocco immediatamente l’interazione con l’ambiente (il cosiddetto “touch”) perché non possa fare altri danni, ma soprattutto per avere una leva che mi metta in grado di trattare la restituzione delle chiavi. Mi accingo a ordinarle di slegarmi, ma Lella cede al raptus: in un attimo, mi ritrovo ammanettata, anche io con l’interazione bloccata. E per giunta costretta in mouselook, vale a dire la modalità per cui posso vedere il mondo solo “in soggettiva” e non in terza persona. Come è possibile? In teoria, senza “touch”, Lella non avrebbe potuto più toccarmi le manette. Ma i menu dei Restraint restano aperti per svariati secondi e a quanto pare Lella ce lo aveva ancora aperto. Quando i nostri due menu si chiudono, non c’è più nulla che possiamo fare per riaprirli, ed ecco il bel risultato. Lella legata da me, senza touch. Io legata da lei, senza touch. Se giocassimo a scacchi, dovremmo dirla patta, ma poiché siamo entrambe legate la situazione assomiglia di più a uno scacco matto incrociato.

8) Per liberarmi, ci vorranno delle ore e non voglio farlo qui. Ma come posso tornare a casa? Se mi teleportassi a Winsconsin mi ritroverei, legata, nello spiazzo davanti alla prigione, che è il landing point della sim. Salire a casa, sulla mia nave volante, mi sarebbe impossibile, perché così legata non posso volare… e le manette che indosso sono talmente vecchie che mi impediscono anche di usare il MossTP per arrivare a destinazione. Non mi pare il caso, non col traffico che, in questo lungo ed entusiasmante agosto, c’è nella nostra land: già mi immagino le risate dei prigionieri e dei visitatori nel vedere la terribile Win legata come una carcerata qualsiasi. Poi, però mi viene un’idea. Per una felice combinazione, il giorno prima ho rapito Franca Poper e l’ho legata ben bene, assicurandola a una colonnina sulla tolda della mia nave. Ci vorrebbe tutto un altro post per spiegarne i motivi, ma il fatto è che ora Franca è online. Grazie al cielo, pur avendole bloccato praticamente tutto, le ho lasciato aperto un canale di comunicazione IM con me, così posso chiederle un TP.

scacco1.jpg9) Arrivo sul ponte di casa mia. Franca, legata, mi guarda incuriosita. Tippo a mia volta Lella, e ci ritroviamo in tre, tutte legate, tutte impossibilitate a liberarsi a vicenda, ma almeno nella sicurezza di casa mia. Ma a me resta ancora una possibilità: il Mars Ring di Lella posso controllarlo anche via chat e, ovviamente, lo faccio, limitando i suoi movimenti a un raggio di 5 metri. Ora so che non potrà andarsene fino a quando non lo vorrò io. E, ovviamente, nevicherà all’inferno prima che io la lasci fare un passo senza essermi prima slegata. Passano così molti minuti, durante i quali faccio quel che posso per slegarmi. Ma sono fuori allenamento, e queste manette sono davvero rugginose. Né Lella né Franca possono fare niente per me e Andromeda è offline. Passeranno ore prima che riesca a liberarmi.

scacco2.jpgscacco3.jpg10) Richiamata dalla sua RL, Lella saluta e si scollega. Resto sola con Franca, ad aspettare di riprendere le forze per liberarmi, quando, sorpresa, compare online Kadira DeCuir. La convoco subito e, mentre Franca a sua volta si scollega, io passo a Kadira una copia della Real Key antica e le spiego come deve comportarsi. Kadira non ha esperienza di queste cose, e le spiegazioni sono lunghe e laboriose. Quella sera, mi scollego restando legata. Ma la mattina dopo ritrovo la mia canadesina online e riprendiamo il lavoro. Fino a quando, proprio un attimo prima che debba nuovamente staccare per un impegno RL, Kadira riesce a slegarmi. È finita. Sono di nuovo libera e quando Franca e Lella torneranno online mi ritroveranno pronta a raccogliere le loro chiavi e a fare di loro ciò che mi dice l’ispirazione del momento.

Ecco tutto. Sembra complicato? Beh, niente in confronto con certe situazioni ancora più aggrovigliate: e anche questo breve e schematico racconto sfiora senza approfondirle una serie di storie parallele molto complesse. Il motivo per cui Franca si trovava e si trova tuttora legata sulla tolda della mia nave, ad esempio. Quello per cui, mentre mi trovavo a Pak con Fujiko che mi teneva per il guinzaglio, ho ricevuto da Belias un IM ironico in cui mi faceva uno sberleffo. E Kadira? Due giorni dopo i fatti che ho appena finito di raccontare, ho scoperto che una delle nuove guardie del WCF, Nixus Braveheart, è padrona del suo Mars Ring e ha sofferto molto quando io l’ho collarata: un’altra situazione complessa, risolta poi a colpi di IM, di incontri e di scambi di notecard (dico solo che Kadira ora è tenuta a portare il mio collare solo quando è al WCF ma che Nixus ha diritto di convocarla a sé in qualunque momento, col mio benestare).

wanted.jpgE nel frattempo, Jelena è tornata dal suo viaggio di nozze. Ieri è ricomparsa Lorella. Clelia e Franca, che si erano sposate e poi avevano divorziato, sono tornate insieme e al momento si trovano entrambe ben legate, una di fronte all’altra, su a casa mia. E qualcuno ha cominciato ad affiggere, alla prigione, manifesti in cui la sottoscritta e alcune delle guardie più attive risultano ricercate per crUmini cont_o l’umanitTà! Tutto accade velocemente, e nessun diario può tenerci dietro. Non è anche questo il bello della nostra Seconda Vita?

Grandi novità in famiglia: Lella

A volte ci creiamo delle regole. Dei limiti. Delle strategie, perfino. Ma poi c’è quello che senti che è giusto fare e che, alla fine, fai. Contro ogni buonsenso o ragionamento. Scontato, forse, per molti. Ma non per me.

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Ci sono occhi che si poggiano su di te come una farfalla. Ti sfiorano senza chiederlo, più impalpabili di un sussurro in una notte d’estate, ma quando si spostano altrove è come se si portassero dietro una scia di polverina magica che è quasi impercettibile ma si porta con sé un pochino della tua attenzione.

Poi sbatti gli occhi e non si vede più niente di strano. Però, qualche minuto, qualche ora o anche qualche giorno più tardi ti capita di sentirli di nuovo su di te, quegli occhi. E di nuovo, dopo un attimo, volano via velocemente, ma stavolta quella polverina ti sembra di vederla balenare per un attimo più a lungo. Hai visto davvero qualcosa che scintillava? Forse no, però, mah, sembrava proprio…

Lellautoritratto.jpgQuando il soffio di quello sguardo torna ancora una volta a farti vibrare la leggera peluria che, sulla tua nuca, separa il collo dall’attaccatura dei capelli, cominci a sentire che non è un’impressione o un film che ti stai facendo. Ed è lì che scateni – che scateno, dai, sto parlando di me stessa, dopo tutto, e lasciamo perdere la retorica. È lì che scateno il ragionamento, che chiedo aiuto alle regole, che mi metto a tracciare a terra linee rosse che non voglio superare.

Nel suo post di qualche giorno fa, Rossella riporta un brano di una nostra conversazione in IM di qualche tempo fa in cui mi invita a legare una conoscenza comune che, secondo lei, ne ha bisogno. Io le rispondo che ho già Andromeda e Jelena e che davvero non sto cercando nuove sub e giuro non lo dico per tirarmela, ma perché è vero: mi trovo spesso in mano più chiavi di  quante non abbia tempo di gestire – senza contare che il mio lavoro alla Kelley Tech (la procedura di Banishment non dura mai meno di un’oretta e mezza) e la stessa prigione di cui sono la direttrice richiedono a volte energie non indifferenti.

jelandro.jpgQuando comincio ad accorgermi di come quegli occhi mi stanno guardando, quando noto la maggiore frequenza con cui compaiono a Penning, sul piazzale davanti alla prigione, cerco di scuotermeli di dosso. Penso ad Andromeda e a Jelena e all’attenzione eccessiva che ho sempre dedicato a evitare che provassero, l’una per l’altra, quel sentimento di gelosia che appartiene molto più a me che a loro (e per far fare loro la pace quando avevano litigato). Penso a certe sedicenti Mistress che ho incontrato, che vanno in giro con codazzi di persone al guinzaglio come fanno le carampane con troppi cagnolini che sembrano tutti uguali. Penso al desiderio di possesso che mi divora e mi fa bramare di sapere tutto sulle persone che mi stanno a cuore – al punto che farei qualsiasi cosa per poter leggere e raccogliere da qualche tutti i loro pensieri… e al tempo che passo, ogni volta che resto offline per un giorno o due, a leggere i rapporti degli Spy, i microfoni indiscreti che tengo sempre accesi nei collari di Andromeda e Jelena.

E poi comincio a pensare anche alla persona che quegli sguardi me li sta regalando. Penso che anche se passassi sopra a tutti i ma precedenti (ed eccolo, quel periodo ipotetico che comincia a incunearsi nella mia determinazione: anche se…) non sarei mai capace di dare a quella persona quello che si aspetta, quello che spera, quello che si illude io possa darle. Perché io sono una sola, e già la mia anima è un po’ divisa fra la mia vita reale e quella, di fantasia, che vivo nel metaverso, e non ho altre ore da dare, non ho altre emozioni da regalare. No, non sarebbe giusto. Sarebbe una delusione, per lei.

LellaCreek.jpgMa è un ragionamento che già alle fondamenta mostra qualche crepa. Perché dovrebbe importarmi qualcosa di non deludere una persona a cui non devo nulla? Mi capita ormai così spesso di conoscere persone bellissime con le quali solo la tirannia del tempo e della RL mi impedisce di approfondire le relazioni che ho imparato a ignorare il sottile rimpianto delle occasioni che perdiamo ogni giorno. E allora come mai per questa mi sto facendo tanti problemi invece di farle capire con gentilezza che non è cosa?

Passano i giorni, e Lella continua a venire a trovarmi. Ogni tanto, non tutti i giorni. Il suo sguardo è sempre carezzevole ma discreto, e il desiderio che esprime è tranquillo. Mi saluta senza imporsi ma senza chiedere scusa, non resta mai un minuto di troppo nè uno di meno: capace di apprezzare con serenità il poco tempo che passa in mia compagnia, con una rassegnazione che non sembra esprimere rimpianto di un qualcosa di più che nessuno le promette, ma che invece coglie quello che può avere senza chiedere di più, allo stesso modo in cui non chiedi nulla di più all’erba che ti fa solletico sotto ai piedi, alla pioggia leggera che ti bagna il viso o al sole che sulla spiaggia ti nutre la schiena.

E io, lo capisco, questa discrezione mi sta seducendo, piano piano. Mi fa sentire come una stellina piccola piccola che si accorge della fioca luce che riesce a trasmettere a un pianetino che le orbita attorno. E che comincia a pensare che, tutto sommato, non c’è nulla di male se quel pianetino riesce a cogliere, nei coni d’ombra roteanti dei pianeti più vicini, qualche tua alba e qualche tuo tramonto. Magari regalandoti ogni tanto l’illusione di essere tu stessa un piccolo sole.

Angels.jpegFaccio resistenza per un poco attaccandomi alle mie regole. Mai e poi mai allungare le dita su persone che già appartengono a qualcuno, e Lella ha rapporti da chiarire con persone che conosco e a cui voglio bene. Alcune delle sue chiavi sono in mano a Rossella, e io mai e poi mai le prenderei se avessi anche un solo dubbio che Ross sta davvero considerando l’idea di tenerle. Il Mars Ring è sotto il controllo di Fujiko, e anche in questo caso non sarei capace di mettere anche solo un dito sulla bilancia che sta decidendo dei loro rapporti. Glielo dico, la rimando a casa, la invito a chiarirsi le idee con loro, non le prometto niente. Ricevo le sue confidenze su quello che succede con quelle persone, non le offro consigli, mi tengo indietro. Ma comincio a sperare.

Quando questi ostacoli, piano piano, svaniscono, comincio a non sapere più a cosa attaccarmi. Forse al fatto che Lella ha una persona di cui deve avere cura – Angels Svenska, la dolce schiava di Vales DeCuir che, attualmente lontana da SL, l’ha affidata alle cure di Lella perché la tenga ben legata, protetta, fuori dai guai. Eppure la dolcezza con cui Lella tiene sempre serrati i polsi di Angels, anche quella mi conquista lentamente. Quella dolcezza potrei volerla per me, credo. Angels viene accompagnata in una delle celle al piano di sopra del WCF, ringrazia quando sente lo scatto della porta della cella, ci sorride con gratitudine. Ci saluta.

Prendo il collare di Lella, come avevo fatto per Jelena, davanti a un vendor di Marine: lei lo compra, lo indossa, lascia le chiavi lì per me, socchiude gli occhi quando le raccolgo.

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Tutto il resto non conta. Non conta il momento dello scatto, non il fatto che la rimprovero, con molta dolcezza, quando scopro che, di sua iniziativa, su quel collare ha scritto il mio nome prima che fossi io a ordinarglielo. Non conta il tempo che ci metto a raccogliere tutte le chiavi di una tale collezione di legami che mi ci vorrebbe una terza e una quarta vita ad esplorarli tutti. Conta, invece, la frase che Lella scrive in un weekend in cui io sono lontana da SL e che, da allora, campeggia nel suo profilo.

La sottomissione non è qualcosa che si può chiedere o costringere, ma una cosa volontaria. Una sub si sottomette per scelta propria, non perchè altre persone la forzano. Sottomissione non è schiavitù, una sub non ha rinunciato al proprio potere decisionale, ma ha ceduto il diritto di decidere per se ad un’altra Persona.
Io ho ceduto questi dirittti, la mia anima ed il mio corpo alla Signora WinthorpeFoghorn Zinnemann il giorno 7 maggio 2009

Adesso, ho un terzo Spy da ascoltare. Il tempo per farlo, beh, in qualche modo lo troverò.