Festa di nozze

Poche righe e molte immagini per catturare una serata irripetibile a casa dell’idolo di tutte le persone che conoscono e utilizzano il Restrained Life Viewer.

MarineOllalla_015.jpg

Per intense che possano essere, le esperienze che viviamo su Second Life hanno molte cose in comune con i sogni: la tendenza a interrompersi in modo inaspettato (quando un crash, un restart o il richiamo della Real Life – nostra o delle persone con cui ci troviamo – fanno sparire qualcuno sul più bello), la possibilità di sviluppi surreali e sorprendenti e, forse sopra tutto, l’evanescenza. Se i sogni svaniscono all’alba, lasciandoci impressioni che di solito evaporano molto rapidamente mentre cerchiamo di avviare la nostra giornata, le avventure vissute nel metaverso svaniscono in fretta non appena ci scolleghiamo – soprattutto se questo accade a causa di una irruzione imperiosa della RL.

MarineOllalla_002.jpgMarineOllalla_003.jpgMarineOllalla_004.jpgMarineOllalla_006.jpgMarineOllalla_007.jpgMarineOllalla_008.jpgMarineOllalla_012.jpgMarineOllalla_016.jpgMarineOllalla_018.jpgMarineOllallaPoker_003.jpgMarineOllallaPoker_005.jpgMarineOllallaPoker_007.jpgMarineOllallaPoker_009.jpgMarineOllallaPoker_011.jpgMi sono resa conto che, ancora prima del desiderio di condividere con qualcuno i miei pensieri, lo scopo ultimo di questo blog è affine a quello dei quadernetti che qualcuno tiene accanto al comodino per cercare di fermare almeno qualche frammento di ciò che ha sognato quella notte. Qualche volta si tratta di vicende articolate e complesse ma altre, come stavolta, solo del desiderio di avere da qualche parte un piccolo, personale, album fotografico che, un giorno, mi permetta di ricordare una serata che, pur essendo stata relativamente priva di sviluppi, diciamo, narrativi, mi spiacerebbe dimenticare.

Chi segue il blog di Marine Kelley lo sa già: la settimana scorsa, la creatrice della linea Real Restraints ha deciso di sposarsi con Ollalla “Sugar” Sugarbeet, sua compagna di SL da tre anni. A questo indirizzo trovate un post riccamente illustrato sulla cerimonia, a cui hanno partecipato pochi intimi. Per quello che mi riguarda, io sono stata invitata alla festa che si è tenuta a casa loro dopo le nozze, e ho fatto il diavolo a quattro in RL per trovare un po’ di tempo per affacciarmi in-world e cogliere l’occasione di partecipare.

Per una felice (e di questi tempi rara) combinazione di circostanze, hanno potuto raggiungermi in successione Lella, Lorella e anche Andromeda. La serata è stata priva di eventi rimarchevoli eppure deliziosa anche per l’occasione di rivedere dopo tanto tempo persone come Isabel Schulze, Chorazin Allen (un talentuoso creatore di gabbie e di plugin per i Real Restraints), Tania Owatatsumi (un’affascinante Mistress che domina spesso Moss, Chriss e la loro famiglia), Daisy Rimbaud (un’altra creatrice di gabbie che conoscevo ai tempi di Stonehaven) e diverse altre vecchie conoscenze. Ma soprattutto, almeno per me, è stata un’occasione per vedere insieme, per la prima volta insieme Marine e Ollalla.

Credo di dovere a Marine Kelley il fatto di aver deciso di restare su Second Life dopo le mie prime, deludenti, sperimentazioni. L’invenzione degli oggetti lockable – ossia legami che, una volta indossati, permettessero a un avatar di cedere il controllo di se stesso a qualcun altro – è, insieme alle gabbie, l’elemento che mi ha fatto capire che in questo mondo potevo trovare qualcosa di più che una cattiva imitazione di una vita reale fatta di discoteche e locali esclusivi dove però entrano tutti. Ricordo che il mio primo paio di manette Real Restraint mi fu regalato da un’amica di Stonehaven, Untameable Wildcat (scomparsa da tempo ma molto attiva, al di fuori del BDSM, in iniziative di ascolto e supporto psicologico per gli avatar più sensibili o bisognosi di contatto e conforto). L’idea che qualcuno potesse, usando quelle manette, legarmi e portarmi al guinzaglio fu una folgore che mi fece capire come, su Second Life, avrei potuto fare tutto quello che, per paura o per mancanza di occasione, nella mia Real Life non avevo mai tentato.

Ricordo che non molto tempo dopo (ero stata fatta prigioniera da Yasmin Heartsdale) ricevetti per la prima volta un IM col messaggio “@version”, e scoprii che qualcuno aveva inventato una versione modificata del client di Second Life pensato in modo che fosse impossibile togliersi di dosso un oggetto lockable che fosse stato locked. Quel qualcuno era, ovviamente, Marine Kelley, e il suo Restrained Life Viewer. Dopo aver capito bene di che si trattasse, lo scaricai e da allora non mi sono più voltata indietro – e non si contano le persone che come me hanno scoperto, grazie al RLV, un modo completamente diverso di vivere il metaverso, ovviamente se lo si utilizza per esplorare in modo sicuro le proprie fantasie di sottomissione o controllo.

Chi segue queste pagine sa che devo a Marine anche la scoperta di Eudeamon, il libro straordinario che sono riuscita a far pubblicare nel nostro paese, e il mio lavoro come Bane Operator. Sono cose per me importantissime, ma alla fine tutto torna alla mia stessa esistenza su Second Life. Senza i prodotti Real Restraint, senza il RLV… in breve, senza Marine Kelley, Win non sarebbe mai uscita da quella brutta crisalide che era WinthorpeFoghorn Zinnemann e sarebbe sicuramente finita a ingrossare le liste delle centinaia di account Second Life aperti e abbandonati dopo qualche giorno di esplorazione. Anche se la nostra frequentazione resta su basi quasi esclusivamente professionali (io sono prima di tutto una cliente affezionata, poi sua dipendente alla Kelley Technologies, e infine la traduttrice – autoinvestita – delle sue lezioni di RLV) provo per Marine un’ammirazione quasi sconfinata e mi sforzo di evitare, quando la incontro, quell’atteggiamento di rispetto esagerato che, come ben spiega nel suo profilo, le dà tanto fastidio. Ma incontrarla, quando accade, è per me sempre un privilegio.

Quanto a Ollalla, che posso dire? L’ho conosciuta grazie ad Andromeda, che la contattò (o fu da lei contattata) quando decise di iscrivere la nostra prigione alla Grey List. Durante uno dei nostri primi incontri a Penning, Ollalla mi raccontò l’origine del suo bizzarro nome (che si legge alla francese: Oh la là) spiegandomi di avere avuto, a differenza della maggior parte di noi avatar, una madre RL – nel senso di qualcuno, diverso da lei, che le ha creato l’account decidendo il nome per lei e poi glielo ha ceduto. Ollalla è una persona molto attenta e evitare i drammi – mi diede qualche buon consiglio, ad esempio, per affrontare in modo indolore la situazione di quando Andromeda rapì e arrestò la schiava di Sylestra (Andro e io decidemmo di non seguirli, quei consigli, perché non volevamo dare l’impressione di voler aggirare il problema – da cui la complessa serie di eventi che culminarono con la sua espulsione dal WCF e una lunga detenzione alla RR Prison) ma è anche una organizzatrice nata: si occupa lei dei negozi di Marine (lasciandola libera di dedicarsi solo allo scripting) e, oltre a gestire un centro di aggregazione e coordinamento delle prigioni di Second Life, sta mettendo su un sistema di confederazione che consentirà alle guardie di un carcere di effettuare arresti anche per le altre strutture confederate, favorendo un’applicazione della legge molto più efficace – ma soprattutto ampliando il RP in modo che ogni prigione non sia necessariamente un mondo a sè.

Non scrivo altro e lascio che a parlare siano le immagini. Anche se in gran parte imperfette a causa del lag provocato dall’affollamento, mi serviranno a ricordare la gioia di aver partecipato, con alcune delle persone a me più care, a una festa così bella. E anche a ricordarmi che devo informarmi per sapere se quel tavolo da strip poker si trova in vendita da qualche parte. La partita che sono stata invitata a giocare quella sera, e in cui ho rischiato seriamente di avere la peggio, è stata – come si può vedere – particolarmente divertente. A Marine e a Sugar, anche se queste pagine non le leggeranno mai, tanti, tanti, tantissimi auguri per la loro unione. Keep up the good job, girls: and thanks for making all this possible for us!

Marinecasa_002.jpg

Le schiave di Isabel Schulze

Anche per una Bondage Expert come me, la fuga dalle manette non è sempre garantita. E il ritorno online di Isabel non porta con sé un collare, ma una minaccia ben più grave venuta dal passato.

252117516959b583355dc37e2c18ff9e.jpg

Ero partita troppo male, stavolta, e lo sapevo che non potevo farcela. A furia di dibattermi, mentre ancora Moss era lì che mi teneva compagnia, ieri sera ero riuscita a togliermi il bavaglio e recuperare perciò la possibilità di comunicare a distanza con gli IM – ma la stretta delle manette e delle cavigliere era ancora abbastanza salda da impedirmi di uscire dalla cella e magari teleportarmi da Forrest per una serata bollente, o da Samy per fare due chiacchiere. Nessuna delle due era online, comunque, e io mi stavo scrivendo qualche IM con Rossella Pintens, un’amica che avrò incontrato al massimo due o tre volte ma con cui ci scambiamo ogni tanto opinioni a distanza sul concetto di bondage.

Rossella sembra abbastanza interessata all’evoluzione che il mio modo di giocare sta avendo. Ha sempre un po’ disprezzato la mia tendenza a cercare di liberarmi dai legami, liquidandolo come mera “escapologia” e di fatto sostenendo che il bondage è altro. Ecco un estratto della nostra chiacchierata la sera del 26, subito prima che Isabel mi imbavagliasse, di fatto stroncando la nostra comunicazione.

[2008/03/26 12:12]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Intanto pero’ a me mi ha acchiappata una tipa…
[2008/03/26 12:12]  Rossella Pintens: ma tanto te ti liberi in un baleno
[2008/03/26 12:13]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Tsk tsk… ho messo un plugin con cui mi possono togliere TUTTI gli struggle con un clic…
[2008/03/26 12:13]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: E la tipa che mi ha preso ha creato degli script che rendono le manette “no escape”…
[2008/03/26 12:13]  Rossella Pintens: secondo me è una strada particolare quella sulla quale ti stai avventurando
[2008/03/26 12:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Davvero?
[2008/03/26 12:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Essere un bane mi ha turbata parecchio
[2008/03/26 12:14]  Rossella Pintens: si perchè ovviamente stai andando verso l’impossibilità di scappare
[2008/03/26 12:14]  Rossella Pintens: cosa possibile
[2008/03/26 12:15]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Eh…
[2008/03/26 12:15]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: E’ quello che mi piace… provarci e non riuscire
[2008/03/26 12:16]  Rossella Pintens: :):)

Un altro paio di battute e Isabel mi aveva messo il bavaglio (Rossella aveva commentato laconica: “Perfetto. Fine della radio”). Lei intende il bondage come donarsi a qualcuno. Io no: non posso andare da una persona a chiedere di legarmi… mi sembrerebbe di legarmi da sola e non sarebbe una vera perdita di controllo. Ed è anche per questo che non fisso regole, non comunico i miei limiti e non uso la Real Key, tenendola per i casi veramente di emergenza. Perché altrimenti il gioco non vale. Il giorno dopo, eliminato il bavaglio, la nostra conversazione è ripresa

[2008/03/27 12:00]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Salutino veloce che sono riuscita a togliermi il bavaglio
[2008/03/27 12:00]  Rossella Pintens: mi fa piacere
[2008/03/27 12:00]  Rossella Pintens: grazie del saluto :)
[2008/03/27 12:01]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Mi era spiaciuto interrompere a meta’, ma la Isabel ha deciso cosi’
[2008/03/27 12:01]  Rossella Pintens: capisco :)
[2008/03/27 12:01]  Rossella Pintens: ma tutte te le trovi?
[2008/03/27 12:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: In realta’ e’ lei che ha trovato me… tempo fa avevo catturato e tenuto per un po’ legata una tizia…
[2008/03/27 12:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Poi e’ venuto fuori che costei era una sua schiava… e forse in effetti addirittura un suo avatar alternativo!
[2008/03/27 12:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Quindi puoi capire, me l’ha giurata
[2008/03/27 12:17]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Azz, arriva la tipa che avevo legato e che probabilmente e’ l’alternavatar di Isabel! Saluto finche’ posso farlo

L’avatar sopraggiunto nel frattempo si chiama Tine Rhode. Tanto tempo fa aveva rapito me e Samy insieme mentre provavamo non so che nuove manette, e ci aveva fatto vedere i sorci verdi, separandoci e trattenendoci per un po’ in un dungeon che non conoscevamo. Mi era capitato di incontrarla di nuovo a Stonehaven e, con un colpo segreto, ero riuscita ad addormentarla per una ventina di minuti – tutto il tempo per ammanettarla, metterle un collare e catene pesanti, un bavaglio, e chiuderla in una gabbia in un sotterraneo. Esaltata per il colpaccio, non so nemmeno cosa mi aveva preso… ma avevo fatto in modo di tenere d’occhio le volte che lei si trovava online, e andare ogni tanto a vedere come andava la sua lotta coi legami per lucchettarla nuovamente ogni volta che, dopo ore di tentativi, era lì lì per liberarsi. Fino a quando, in un momento in cui io ero caduta prigioniera di qualcun altro, mi era piombata addosso Isabel con intenzioni bellicose e io avevo appreso che Tine era una sua schiava, e che forse addirittura era una sua seconda personalità, diciamo così. Con un trucchetto poi Tine era riuscita a farmela pagare tenendomi alla corda per un paio di giorni, fino a quando mi aveva abbandonata al mio destino, consentendomi finalmente di slegarmi e fuggire.

6af72e7fca1a8f4acfc5f5fc9f232a1f.jpg Tine mi si avvicina e sorride sardonica, ma non riesce a mettere le mani sulle mie manette (le chiavi le ha tenute Isabel) e si allontana silenziosa. Isabel arriva qualche minuto dopo, scopre a che punto sono arrivata nella mia lotta per liberarmi, mi mette un guinzaglio e dice che è tempo che io conosca le mie nuove coinquiline. Trascinata per lunghi corridoi, mi trovo alla fine sulla spiaggia tropicale che circonda casa sua, vicino a due ragazze che l’aspettano inginocchiate: si chiamano Sandrine e Fuu e sono due delle sue schiave. Parlano tutte tedesco, fra di loro, e la lingua per me incomprensibile aggiunge al senso di impotenza che mi attanaglia.

Isabel dice loro che io resterò lì per settimane, forse mesi. Le ragazze mi consigliano di avvertire gli amici più cari con un IM finché posso ancora farlo. Fuu si scollega poco dopo, mentre Sandrine viene legata, nuda, a quattro pali piantati sulla spiaggia. Isabel mi stringe di nuovo le manette e le cavigliere, annullando con un click ore di sforzi per allentarne la morsa, e mi blocca, impedendomi qualsiasi interazione. Poi lascia le mie chiavi sulle manette per allontanarsi, abbandonandomi legata a un guinzaglio che si direbbe attaccato alle parti intime di Sandrine. Evito di fare domande o di approfondire l’impressione.

Poi Isabel si scollega e io rimango a parlare con Sandrine. Per poco tempo, tuttavia, perché di lì a poco ricompare Tine. Scambia due chiacchiere di cortesia, ma sappiamo tutte e due cosa è venuta a cercare. Poco dopo, infatti, raccoglie le chiavi che Isabel le ha gentilmente lasciato sulle mie manette e mi trascina via al guinzaglio annunciando di avere intenzione di vendermi a una mia vecchia mistress per la misera cifra di 1 L$. Sparisce lasciandomi lì bendata, quindi mi manda un teletrasporto con destinazione misteriosa. Impossibilitata a fare altro, accetto. E a questo punto succedono un paio di cose impreviste.

58815bca5c223253f0c2ba99d8ec28c6.jpg Prima cosa: anche se sono bendata, la finestra di Second Life mi informa del luogo dove mi trovo. Tine mi ha teleportata a casa di Cerdita – proprio quella mia cara amica che qualche giorno fa ho vanamente tentato di trasformare in bane, e che ha una splendida villa sul mare, con una ricchissima collezione di gabbie e strumenti di restrizione. Cerdita è offline, o comunque altrove, però.

Seconda cosa: la casa di Cerdita ha anche lei un Orb di sicurezza come quello che Isabel aveva messo accanto alla mia cella… ma a quanto pare questo funziona benissimo. Il mio nome non è registrato fra quelli autorizzati e una voce minacciosa mi intima di andarmene entro 30 secondi. Non sono in grado di fare niente in quei pochi istanti, e poco dopo il meccanismo scatta implacabile. Mi ritrovo nel limbo dell’iperspazio, proiettata verso chissà dove. Legata mani e piedi, bendata e imbavagliata.

(Prossimamente: Incubo ad occhi aperti, bendati)

Nell’antro di Isabel Schulze

Un primo accenno agli script alternativi con cui modificare gli strumenti di costrizione che si trovano in vendita. E il racconto di come uno di questi mi abbia consegnata nelle mani teutoniche della temibile Isabel Schulze.

55700dbf23fed0dbc7be6cc43771fd92.jpg

Da qualche tempo, le mie manette contengono uno script segreto e terribile. L’ha inventato Tat1ana Pera, una brava scripter che fa coppia fissa con Challenge Nakamura, e che con lei si alterna nel ruolo di dominatrice o di succube. La prima volta che ho incontrato Tat1ana, lei era incaprettata, imbavagliata e chiusa dentro un’angusta gabbia trasparente ai piedi del letto di Challenge. Ma nonostante questo, appena ha scoperto che disponevo di un piccolo radar che mi consentiva di sentire certe conversazioni a una distanza maggiore dai canonici 20 metri, mi ha rifilato un aggeggio che, indossato, me l’ha bloccato per alcuni giorni.

Lo script segreto di Tat1ana si chiama Nasty, è stato ideato per rendere più estremi i giochi fra lei e Challenge, e tiene perfettamente fede al suo nome. Chi indossa manette col Nasty non può nemmeno esplorarne il menu… ma il primo che riesce a chiudrle quelle manette, purché perda due minuti a pasticciare coi pulsanti, scopre ben presto di poter disporre della vittima per un tempo potenzialmente illimitato. Basta premere un pulsante per impedire qualsiasi tentativo di fuga, per limitare o proibirle il recupero delle chiavi anche se libera… e altre cosucce che ancora non conosco. Inizialmente inserivo il Nasty solo per brevi periodi, e solo quando ero in compagnia di Samy80… poi, progressivamente, ho diradato le occasioni in cui lo rimuovevo, al punto che ormai Nasty risiede stabilmente sui miei polsi. Solo che, in genere, chi mi cattura non sta ad esplorare i plugin con troppa attenzione, così finora nessuno (a parte Samy) si era accorto di niente.

Ieri mattina, però, sono andata a fare un giretto a Stonehaven. Non avevo quasi fatto in tempo a materializzare tutto che Cannis Carter, una vecchia conoscenza, mi ha fregato le chiavi (che io avevo “dimenticato” di prendere) e mi ha ammanettata. Cannis è una schiava, ma non disdegna di acchiappare la vittima occasionale. L’avevo già incontrata svariati mesi fa quando un aspirante stupratore mi aveva incautamente lasciata legata in un luogo pubblico, in attesa di avere il tempo di spassarsela con me. Trattandosi allora di corde (e non di strumenti dotati di chiavi) Cannis ci aveva messo ben poco a slegarmi – ma mi aveva subito legata di nuovo, per poi lasciarmi in bilico su un trespolo, con un cappio al collo che mi impediva di muovermi se volevo evitare di impiccarmi da sola. In teoria, quella volta, l’idea di Cannis era di lasciarmi lì come regaluccio per Roper, il noto mercante di schiave. Ma la mia amica Alison Balut era venuta a salvarmi prima che Roper mi trovasse lì in attesa, come una ciliegia che aspetta solo di essere colta.

53ec8e284ae186fe6fab07b5f8f6fc42.jpgdb0d0a706fd7b042ccd6c87a526ed44f.jpg Stavolta Cannis ha deciso di offrirmi alla comunità: mi ha tolto i vestiti e mi ha legata, nuda, a un palo a metà del ponte di Stonehaven. Ha trespolato un po’ coi timer delle manette e mi ha detto di aver settato, per errore, un tempo estremamente lungo… forse una settimana. Non so se fosse vero o se bluffasse… sta di fatto che mi ha mollata li’, con le braccia crudelmente incatenate al palo, bloccata, costretta in mouselook (la funzione che ti fa vedere tutto in soggettiva, dagli occhi del tuo avatar, e non da una telecamera virtuale che puoi spostare a tuo piacimento) e con le chiavi delle manette in bella vista, a disposizione del primo che passava.

Per mia fortuna, la prima a passare è stata TJ Yering. Ha fatto un po’ di conversazione, poi ha raccolto le mie chiavi, mi ha staccato dal palo di Cannis e si è messa a sua volta a giochicchiare con le mie manette. Lei, del Nasty, se n’è accorta e mi ha chiesto a cosa servisse – minacciando, se non avessi risposto alla domanda, di tentare di scoprirlo da sola, per tentativi. Che potevo fare? Le ho spiegato tutto e lei ha fatto subito qualche prova – senza utilizzare le funzioni più bastarde, bontà sua. Infine mi ha chiesto se volevo essere liberata. Ho risposto di sì e lei, gentilmente, mi ha aperto le manette e reso le chiavi… lasciando però attiva una funzione del Nasty – quella che mi impedisce di recuperare le chiavi anche se slegata.

b90ebd19d7164f4a2e33fdfe69128b68.jpg Ecco perché, quando nel pomeriggio ho incontrato Isabel Schulze, ho cercato di tenermene a distanza. La prima volta che ci eravamo incontrate, lei mi aveva ammanettata al volo e bloccata per un po’ in una sorta di gogna (con l’ulteriore umiliazione della presenza di Teck Paine, un cagnolino abbastanza affettuoso se non avesse l’abitudine birichina di piazzarsi sotto le gonne di ragazze legate e indifese – per poi sbirciare verso l’alto). Poi, beh… qualche tempo dopo mi era capitato di fare prigioniera una tipa che conoscevo, e di tenerla ben legata per un paio di giorni… solo che poi era venuto fuori che costei era una delle schiave proprio di Isabel, che me l’ha subito giurata, promettendo di chiudermi in una cella sotterranea sotto casa sua e di tenermi lì per un bel po’ di tempo. Magari imponendomi un collare che avrebbe sancito il suo dominio irreversibile su di me.

Isabel, fra l’altro, è anche lei una scripter e, a differenza di Tat1ana, le sue creazioni le vende. Proprio qualche giorno fa sono apparsi sul mercato i suoi plugin No Escape, che impediscono alla vittima di liberarsi da sola… e il suo Lock Key, in vendita da un paio di mesi, ha una funzione analoga a quella del Nasty: quella di impedire a chi indossa le manette di togliere le chiavi. Un suo collare potrebbe rivelarsi impossibile da rimuovere, anche per una Bondage Expert come me.

È stato un attimo. Distratta per un momento da uno scambio di IM con un’amica lontana, ho abbassato la guardia e Isabel si è impadronita delle mie chiavi esposte, e dei miei polsi. Sorridendo maligna mi ha sussurrato: “Click”. Subito dopo ho sentito lo scatto del meccanismo e mi sono trovata in suo potere.b2fe9f8485ff335e12ee965869f4cd90.jpg

Pochi istanti dopo mi trovavo già a Rheinland, al guinzaglio di Isabel che mi spiegava ghignando: “Questa è la mia casa, e adesso sarà anche la tua”. Isabel è proprietaria dell’intera SIM, un’isola dalla quale non posso uscire finché non lo decide lei perché, tramite le manette (credo) mi ha disabilitato il teletrasporto. Sta ancora costruendo, ma da qualche parte ci sono le stanze dedicate alle ragazze a cui ha messo il collare… e alle quale ha intenzione di offrirmi, per il momento, come animaletto domestico con cui poter giocare. Mi ha trascinata giù per corridoi sotterranei che sembravano non finire mai… il posto è enorme e temo che se, non mi molla lei, nessuno sarà più in grado di trovarmi. Alla fine mi ha chiusa in una cella, mi ha messo il bavaglio e si è scollegata da Second Life sfidandomi a fuggire. E salutandomi con una frase che l’inglese stentato non rende affatto meno sinistra.

[2008/03/26 12:36]  Isabel Schulze: next time you see the sun, you wear my collar

(prossimamente: Visitatori in cella)