Grandi novità in famiglia: Jelena

Il primo di una serie di tre post che non mi decidevo a scrivere per una serie di motivi (nessuno dei quali particolarmente fondato) e che finalmente mi sento di affrontare in un giorno molto importante per la mia RL.

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Sono felice. Lo voglio dire prima di tutto: oggi cammino a un metro da terra perché stamattina sono uscita da un periodo di stasi professionale, non assoluta ma grave, che si protraeva ormai da troppo tempo. È accaduto all’improvviso, e intendo proprio all’improvviso: ho avuto la prima avvisaglia ieri mattina, la conferma ieri pomeriggio, e stamane ero già al lavoro. Questo non dovrebbe avere molto a che fare con la mia Second Life, eppure ce l’ha. In senso positivo, perché fin da oggi mi sento più tranquilla e contenta di me e di conseguenza più positiva in tutto quello che faccio sia in RL che su SL. In senso negativo perché è inevitabile che avrò meno tempo da passare in-world. Ancora di meno di quello degli ultimi tempi, già ampiamente ridotto rispetto a un annetto fa, quando mi trovavo a passare collegata davvero troppe, troppe ore. E questo proprio nel momento in cui la mia seconda vita ha raggiunto quello che forse è il momento più felice da quando mi collego al metaverso, per una lunga serie di motivi che non so nemmeno da che parte cominciare ad affrontare… ma che hanno a che fare sia con la crescita del Winsconsin Correctional Facility, sia con le persone che mi trovo accanto – e parlo di interazione occasionale ma anche e soprattutto di rapporti nuovi oppure che hanno preso di recente una piega nuova, a volte inaspettata e a volte meno, ma sempre, incredibilmente, positiva.

Statuafontana_003.jpegStatuafontana_001.jpegIl post che Rossella mi ha chiesto di pubblicare ieri ha fatto il resto. Raccontare il dramma e le avventure forse è più facile, da un lato perché lo scrivere può diventare uno sfogo e un modo per confrontarsi con gli amici, e dall’altro perché situazioni come quelle che sto vivendo nelle ultime settimane sono spesso fatte di atmosfere difficili da catturare e che, tutto sommato, preferivo assaporare e basta, imbavagliando dentro di me la giornalista che, mentre vive, prende appunti su quello che le accade già cominciando a dargli una forma di articolo. Ho cercato invece di stare in-world ogni volta che la RL me lo consentiva e godermi ogni possibile istante con alcune persone che mi stanno più care di quanto non sappia esprimere… di vivere quello che mi sentivo nel momento in cui me lo sentivo, cercando di farmi meno paranoie e di reprimere solo i miei sentimenti più negativi. Godendomela di più e, spero, lasciandola godere. Ma quando ho letto la forza di quello che stanno vivendo Ross e Costanza ho capito che la mia era solo pigrizia e che fissare da qualche parte almeno un’ombra di quello che sta capitandomi in questo periodo è qualcosa che devo a me stessa, alle persone coinvolte e anche a chi continua a leggere queste pagine.

La storia di Andromeda, me e Stevie Llanfair è rimasta un po’ sospesa, nell’ultimo paio di mesi, e questo soprattutto perché la mia cara Andro ha ridotto sensibilmente la sua presenza su SL: da un lato, la crisi economica (e la conseguente eliminazione di alcuni suoi colleghi) ha reso due volte più pesante il suo lavoro in RL. Dall’altro, il bel tempo estivo e l’allungarsi delle giornate (che nell’estate scandinava ha un senso per noi inimmaginabile di liberazione da inverni oscuri e interminabili) la spinge, con la mia benedizione e incoraggiamento, a passare più tempo all’aperto e in compagnia dei suoi bambini, restando, quindi, lontana dalla tastiera e dallo schermo che ci permettono di incontrarci. Ma dopo Andromeda, anche la mia Jelena aveva cominciato negli ultimi tempi a confessarmi certe tentazioni che inizialmente mi lasciavano perplessa.

Qualche frase civettuola buttata là, il gusto di provocare per vedere se e chi si faceva avanti… l’accettare e a volte anche un po’ fomentare la corte discreta di questa o di quella… sempre ripetendo che le sue chiavi erano tutte in mano mia, e che lei quindi mi apparteneva completamente, anima e corpo come dice nel suo profilo… anche se, beh, chissà che Win… magari per sfizio, magari come punizione… dopo tutto, se Win ti prestasse le chiavi io non potrei mica oppormi… sarei costretta a obbedirti… Queste cose, Jelena, ogni tanto a qualcuno le diceva – le diceva sapendo bene che io ascoltavo tutte le sue parole mediante lo Spy che tengo sempre attivo nel suo collare… e le diceva, voglio aggiungere, avendone parlato prima con me. Non era quindi un tentativo di scatenare la mia gelosia ma solo una nuova fase del rapporto che abbiamo fin dall’inizio: un rapporto che è di amicizia e di enorme affetto l’una per l’altra, molto più che di sottomissione e dominazione… e che, fin da quel giorno emozionante in cui lei mi disse di voler provare un’esperienza di slave (mio Dio, sono già passati sei mesi da quel post!) è stato sempre improntato alla più assoluta sincerità reciproca.

Katia_001.jpgInsomma, credo che la prima sia stata Katia80, vecchia amica già citata su queste pagine, ancora alla ricerca di se stessa e sempre in perenne bilico fra la tentazione della sottomissione e quella del dominio. Durante una visita a Penning, e dopo qualche provocazione di Jelena che, evidentemente, le ha fatto scattare dentro qualcosa di forte, Katia mi ha stordita per qualche minuto con un ben assestato colpo alla nuca e, prima che mi riavessi, mi ha sfilato dalle mani le chiavi della mia schiava/amica/architetta. Non ho capito bene se, alla fine, sia stata Katia a portarsi via Jelena o viceversa, ma mi risulta che un paio di serate in cui io ero impegnata in RL non siano, per così dire, andate sprecate.

Dopo Katia80 è toccato a Rabbah Inkpen, una rumena rude ma schietta che frequenta l’Italian Lesbian Club e che avevo incontrato durante una visita preliminare alla serata dedicata (anche) a Eudeamon. Le avance esplicite di Rabbah hanno trovato un terreno abbastanza fertile nella civetteria di Jelena, che le ha spiegato molto chiaramente come, qualora la sua pretendente fosse riuscita ad ottenere le sue chiavi, avrebbe dovuto piegarsi a qualsiasi suo desiderio. Ma lo scarso interesse di Rabbah per il RLV, e la sua quasi nulla curiosità per come funzionano chiavi e Real Restraints e per tutto ciò che implicano, sembravano destinati a portare a nulla: i giorni passavano e Rabbah non faceva nulla per contattarmi. Per me, tuttavia, era chiaro che Jelena ci teneva a fare questa esperienza e per lei mi sono spinta a fare in modo io di incontrare Rabbah: sono capitata per caso all’Italian Lesbian, ho ascoltato col cuore un po’ in tumulto le sue richieste, ho portato avanti una trattativa per me estenuante e anche un po’ destabilizzante, reprimendo la Win più possessiva, superando alcune incomprensioni dovute a un atteggiamento di Rabbah che a tratti trovavo irritante (non voleva ammettere, anzi negava, di essere venuta in visita da Jel su a casa nostra, in mia assenza – e io, che avevo le prove dell’incontro, volevo da lei una prova di sincerità prima di decidere il prestito). Ma infine, durante un breve incontro a tre, ho ceduto a Rabbah alcune delle chiavi (non quelle del collare, ovviamente: quelle sono sacre!) e ho fatto in modo di restare offline in modo da consentirle un incontro con la mia amatissima.

Rabbahvisit_001.jpegOffline? Non proprio. Approfittando del fatto che Jelena non conosce benissimo il funzionamento dello Spy, mi sono nascosta a Zhora e sono rimasta a chiacchierare con Aimee Riptide e alcuni visitatori mentre, su a Penning, Rabbah si dedicava a dominare Jelena – e per mortificare la mia ben nota gelosia mi sono persino spinta, all’inizio, a dare a Rabbah qualche suggerimento a distanza, via IM, su come prendere possesso di quelle manette in un momento in cui la sentivo imprecare accusandomi ingiustamente di averla imbrogliata. Rabbah si è rivelata senza speranze quanto a utilizzo dei Real Restraints, ma con una bella personalità dominante. Ascoltare la sua lunga sessione con Jelena, per giunta nell’intimità del mio stesso appartamento, è stata per me una nuova lezione di autocontrollo e, tutto sommato, la prima volta che ho davvero applicato il principio secondo cui se ami davvero qualcuno, almeno su Second Life, la cosa migliore è lasciargli un certo livello di libertà. Di quello che è successo ho poi parlato a lungo con Jelena e il nostro rapporto ne è uscito, se possibile, ancora rafforzato.

Jelvendita2.jpegNelle ultime settimane, il poco tempo che con Jel riesco a passare quotidianamente, soprattutto approfittando della sua sempre brevissima pausa pranzo, ha acquistato più intensità: ci siamo rimesse a parlare di ampiamenti e modifiche da fare alla prigione, ma soprattutto ho ricominciato a usare su di lei manette e legami che erano diventati sempre meno necessari – o perché lei aveva bisogno di libertà per costruire qualcosa, o perché io sapevo di non poterle stare vicina quella certa sera e, conseguentemente, non volevo lasciarla bloccata e impedirle di andare a trovare Rafflesia, Tayra, Annagavina o altre amiche sue… o di fare shopping. E invece adesso ho ritrovato il piacere di far scattare i lucchetti, di farle qualche scherzetto con gli autolock, per farle riscoprire una certa vulnerabilità e avere il piacere di notare che quando si trovava in difficoltà veniva a rifugiarsi su a casa. Mi sono spinta addirittura a chiuderla, davanti all’entrata del carcere, in una gabbia di Chorazin Allen che avevamo comprato per Costanza Paulino e che mi permette di mettere in vendita chi vi è chiuso dentro.

Qualche giorno prima, la gabbia aveva ospitato Marita Wayans, una nuova amica del WCF di cui parleremo presto, e Marita era riuscita in pochissime ore a farsi comprare, per 24 ore, da un visitatore italiano (Maurizio Wylder, in questi giorni ospite di una delle nostre celle) per la bella somma di 2500 L$. Ho deciso di vedere se le pretendenti di Jelena sarebbero state disposte a investire qualcosa su di lei e ho fissato, per l’apertura della gabbia, la stessa cifra, utilizzando il Nasty per impedire  che Jel potesse mettere al sicuro le chiavi delle manette che indossava e renderla davvero alla mercé del primo che passava.

MaritaPeneLorella.jpgMa Second Life, come quello reale, è un mondo dove non succede quasi mai quello che hai previsto. In partenza per un lungo weekend RL, ho autorizzato Jelena a farsi liberare dalla paying cage 48 ore dopo la cattura, e lei ne è uscita intatta riuscendo, tramite la collaborazione di Annagavina, a mettere al sicuro le sue chiavi da eventuali malintenzionati. Ho avuto la sensazione che anche questa esperienza, unita a quelle precedenti con Katia e Rabbah, abbiano convinto Jelena che quanto stava cercando non era, tutto sommato, il sentirsi in balia di qualcun altro. E chissà che non sia stato questo a prepararla a un’esperienza completamente diversa e inattesa per entrambe – e forse l’unica che non potevo essere io a darle.

Qualche giorno fa, entra in campo una nuova figura. Frine Sapphire, che compare un giorno alla prigione e ci racconta una storia interessante. È un nuovo avatar, ma nasce dalle ceneri di qualcuno che ha scelto di abbandonare SL e qualche esperienza sbagliata, desidera espiare non so che colpe, viene arrestata dalle nostre guardie, passa diverse ore nelle nostre celle, alla fine viene rilasciata.

Ma torna spesso nei paraggi, si fa notare con discrezione, ascolta moltissimo, osserva con attenzione gli equilibri, le persone che frequentano la nostra land, rivela una personalità interessante, interessata, discreta. Si capisce che sta cercando qualcosa. Fa amicizia con una nostra nuova guardia, Echo Foxclaw, ma poi mi rivela di volergli bene al massimo come a un fratello. E poi, beh, anche lei scopre Jelena. Non, come le pretendenti delle scorse settimane, come un oggetto da usare. No, tutto al contrario: come una possibile padrona, una casa per la sua anima, qualcuno in grado di completarla, di aver cura di lei.

Quando Jelena mi parla di Frine, quando mi fa leggere i loro scambi di lettere, sento che sta crescendo in lei la paura e il desiderio. Ho conosciuto Jelena che era una Mistress e ho sempre saputo che, in lei, quella natura sopravviveva, da qualche parte. Ho capito presto che nel nostro rapporto quell’elemento non avrebbe mai potuto svilupparsi, eppure c’era, e avevo anche avuto modo di apprezzarlo personalmente quella volta che mi ero collegata a Second Life con la password di Costanza Paulino. E, tutto sommato, questa tendenza a voler controllare il gioco l’ho sentita molto forte anche nelle sessioni di Jelena con Katia80 e con Rabbah. Altro che tentazione di sentirsi rapita da qualcuna meno protettiva della sua Win: comincio a capire solo adesso che forse Jelena si stava misurando con altre potenziali Mistress per esplorare in realtà la dominatrice che è dentro di lei e che mai, nemmeno in quelle due brevi avventure, ha davvero accettato di sottomettersi a qualcuno che non fossi io.

FrineJel_001.jpegLo sappiamo entrambe: Jelena è mia per sempre – sia pure l’effimero per sempre di Second Life. Ma i ruoli non possono confondersi, fra di noi. Sono io che ho le chiavi, è lei che mi offre i polsi e china la testa. E per quanto le voglia bene, per quanto sia pronta a qualsiasi cosa per donarle emozioni, c’è un’emozione che io sono l’unica a non poterle donare: quella della sottomissione assoluta e incondizionata che lei ha donato a me quando mi ha dato le chiavi del suo collare, quella dell’abbandono completo alle mie mani e al mio cuore. Quella che può darle solo qualcuno come Frine.

Paura e desiderio. Jelena è tentata ma, ci scommetto, è un po’ spaventata. Dell’emozione enorme di sentire qualcuno che ti si dona, ma anche della sconfinata responsabilità che questo comporta. Ma la paura si supera presto, ho imparato, se sai liberarti dal timore di non essere all’altezza delle aspettative, se sai essere sempre te stessa, e quando la superi scopri, all’improvviso, come tutto sia facile e bello. Come, su Second Life ma mica solo su Second Life, tutto sia tanto più facile di quanto non tendi a credere. E sento allargarsi dentro di me una nuova dimensione di felicità. È chiaro che il sangue, nelle vene di Jelena, sta scorrendo più forte: riconosco in lei sentimenti che conosco bene, capisco che Jelena è sulla soglia di ricevere da Frine quel dono che io ho ricevuto da lei, che sta per fare un salto di qualità e, soprattutto, capire sulla sua pelle il piacere che provo io quando la vedo.

Nei giorni scorsi, svariate volte, trovo Frine in casa mia (anzi, come non manco di ripetere spesso a Jelena, correggendola, in casa nostra). Sta su quel tappeto davanti a quel caminetto. Legata, docile, vinta e felice di esserlo. Desiderosa di sciogliersi nella volontà di Jelena.

Benvenuta in famiglia.

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(Prossimamente: Lella Demonia, Lorella Bravin, Shibari Hobble bane e neomistress… e la seconda parte di Mystique e Claven)