Lezione di umiltà

Qualche vecchia notecard polverosa, ritrovata sul fondo dell’inventario, rende necessario un piccolo mea culpa su un episodio marginale di qualche settimana fa.

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Stavo ripulendo l’inventario, stamattina, quando ho ritrovato due vecchie notecard di tanto tempo fa. Mi piace rituffarmi nel passato, ogni tanto, e le ho rilette con curiosità per la Win di oltre un anno fa… ai tempi in cui ero innamorata cotta di Mystique ma, incapace di darle il controllo di cui aveva bisogno, le ronzavo attorno soffrendo ogni volta che qualcun altro la isolava impedendomi di vederla… e nel frattempo mi mettevo nei guai a mia volta. Anche a causa di un certo integralismo. Ecco la prima, datata del 2008-01-22 23:14:29, in cui rispondevo alla mia amica dopo aver ignorato a bella posta alcuni suoi IM:

Cara Mystique, mi spiace se non posso rispondere ai tuoi IM… Prima ho crashato e mi ci è voluto un po’ a tornare online. Al momento sto cercando di sfuggire a un tizio che ieri mi ha legata e che intende violentarmi. Non mi piace affatto l’idea, ma la mia decisione di non barare continua a restare salda nonostante questo. Spero, prima che torni online, che riuscirò a liberarmi dalle corde con cui mi ha assicurata a un palo. Sentiti libera di parlarmi, ma perdonami se non ti rispondo… perfino spedirti questa nota mi sembra un po’ come barare. Mi rendo conto di quanto la cosa debba sembrarti cretina, ma bisogna che ne esca in modo legittimo, come ho fatto con quelle manette con la configurazione 4.4.0. Vorrei essere vicina a te, spero che lo sarò presto. Adesso ti spedirò questo messaggio per vedere se ci riesco… ma anche se funzionerà non scriverò altro fino a quando non riuscirò a uscire da questa situazione… in qualche modo. Baci,
Win

lezioni di scripting_002.jpgIl problema della definizione di un RP legittimo impegnava all’epoca gran parte delle mie discussioni con Mystique. L’avevo vista uscire dalle celle con dei sit-TP (ossia, per chi non lo sa, il sedersi su oggetti fuori dalla cella, approfittando delle possibilità offerte da Second Life, in modo da fuggire), passare attraverso porte chiuse e anche togliersi manette chiuse a chiave da persone che non le piacevano. Senza giudicarla, mi rendevo conto che per me questo era impensabile, perché avrebbe distrutto completamente l’illusione dell’impotenza che tanto mi eccitava… e mi facevo – mi faccio ancora – un punto d’onore di non barare mai, per nessun motivo… ed usare solo ed esclusivamente il Restrained Life Viewer per essere sicura che non accadesse per sbaglio.

Un anno e mezzo fa non era ancora possibile bloccare gli IM, e certamente non era ancora possibile impedire a un prigioniero di scrivere e spedire una notecard. Eppure, mi sembravano entrambi modi poco legittimi per comunicare, dato che mi consentivano di chiedere aiuto. Per questo, mettermi a scambiare IM con la mia amica mi pareva inappropriato alla situazione in cui mi trovavo: avevo scritto la lettera lì sopra solo per evitare di turbare Mystique, che non capiva perché non le rispondessi e, essendo a sua volta prigioniera chissà dove, non poteva certo raggiungermi.

24 ore dopo, tuttavia, mi trovavo ancora in guai grossi… con un’altra amica, Alison Balut, che mi scriveva messaggi sempre più allarmati chiedendo se avessi bisogno di aiuto. E scrissi un’altra lettera, stavolta più articolata.

23 gennaio

Cara Alison, in effetti sono nei guai…

Un certo Duncan Oliver mi ha rapita, a Stonehaven, 2 giorni fa. Mi ha portata in un posto chiamato Roper’s Playground per abusare di me… abbiamo perso del tempo per certi problemi di rezzing, così alla fine mi ha lasciata legata a un guinzaglio con l’intenzione di tornare il giorno dopo per riprendere il RP.

Ieri sono rimasta online per un po’ mentre lui non c’era… così mi sono dibattuta nelle corde e sono riuscita ad allentarle parecchio. Sono andata offline proprio metre lui si ricollegava (ma ha scritto in IM che ha fatto appena a tempo a vedermi prima che io svanissi).

Solo oggi sono riuscita a tornare online e ho continuato a lottare contro i nodi… finché è arrivata una ragazza che non conoscevo, ha finito di slegarmi e immediatamente mi ha legata di nuovo. Mi ha appesa in una posizione molto pericolosa, in punta dei piedi su un’asse e con un cappio al collo, dicendo che mi lasciava lì per il suo padrone, che è anche proprietario della land. A quanto pare, ha l’abitudine di collarare di forza e tatuare tutte le ragazze che trova qui. Per fortuna, non è ancora online.

È da un pezzo che combatto con le corde, ma ho esaurito le forze… il bavaglio (chiuso da Duncan) sono quasi riuscita a togliermelo, perché non è mai tornato a richiudermelo… le corde, però, sono ancora molto strette.

Vedo che mentre ti scrivevo questa nota sei andata offline… Non so se e quando tornerai ma se trovassi il tempo per venire a tirarmi fuori te ne sarei grata. Dovresti poter riuscire a slegarmi almeno le corde, così posso togliermi il guinzaglio e almeno liberarmi dal rischio di scivolare da quest’asse e impiccarmi da sola…

Dovresti essere in grado di vedermi sulla mappa, Alison. Ti prego, aiutami, sei la mia unica speranza.

(Tutto quello che precede, Alison, è da intendersi come RP… se hai di meglio da fare, non sentirti obbligata di venire a salvarmi… ma questo sembra un posto mica male per mettersi in guai seri)

Win

androstone.jpgandrostone2.jpgandrostone3.jpgMi viene da sorridere a rileggere quella lettera. La nota finale per evitare che Alison si sconvolgesse troppo, quel desiderio-paura di finire in guai degni di nota… e la voglia di essere salvata per non essere costretta a subire uno stupro – ma anche la consapevolezza di volere, qualora quel Duncan fosse arrivato in tempo a riacchiapparmi, seguire il mio destino fino in fondo nonostante tutto… Perché la scelta di non barare mai – e, per me, anche di non usare una safeword – era e rimane fondamentale, su Second Life, per diversi motivi.

Il primo è, ovviamente, che nel metaverso siamo comunque protetti. Nessuno può, fisicamente, farci nulla nel mondo reale… e per me Second Life ha senso proprio perché mi consente di provare sensazioni che nella realtà non posso e nemmeno desidero provare. Una di queste è il senso di minaccia, di essere preda di qualcuno e di non poter reagire in alcun modo. È una sensazione che cercano in molti… ma molti pongono anche mille limitazioni, scrivendo nel profilo cose del tipo: “Legami pure, ma non tenermi più di mezz’ora”, oppure “non sopporto il mouselook, o essere bendata, o non poter parlare, o subire questo o quello”.

Io questo non lo chiamo perdere il controllo: lo chiamo dettare la scena, o, in certi casi limite, topping from the bottom (vale a dire fingere una posizione sottomessa che in realtà cela il desiderio di controllare tutto ciò che accade). Visto che mi trovo in un mondo di finzione, almeno qui voglio potermi lasciare andare all’avventura in modo totale. E questo significa, appunto, non avere diritto di scelta. La realtà non ha safeword e quando ti succede qualcosa di imprevisto non puoi spegnere e aspettare che il pericolo si trovi offline, oppure, come quando eravamo piccoli, alzare le mani e dire “pace! pace!” e sperare che il problema si volatilizzi. Poche cose danno una sensazione di realtà come essere disposta ad affrontare qualsiasi situazione – e magari fare il possibile per uscirne senza mai ricorrere a parole d’ordine o a conversazioni fuori personaggio… a costo di passare ore a discutere come ai tempi della famosa diatriba di Pandora.

E poi c’è un’altra considerazione: così come fuggire via da una situazione sgradevole barando, anche interrompere una scena, invocando la safeword o pretendendo che l’interlocutore si studi bene tutti i suoi limiti, corrisponde a violare il diritto al gioco di quella persona… che in ogni caso, ti piaccia o no, ti sta dedicando del tempo togliendolo a qualcun altro. Chi è nuovo sa bene (e chi è stato nuovo ricorderà) che per farsi prendere sul serio e trovare persone con cui giocare in modo un po’ più che estemporaneo ci vuole tempo e pazienza. Ma io credo che sia importantissimo anche dimostrare una disponibilità quasi assoluta a rispettare il tempo che gli altri ci stanno dedicando. E, perciò, saper stare al gioco.

Androstandard.jpgÈ per questo che la mia intepretazione del concetto di “cheat” è esagerata, estremista, talebana. È per questo che uso pochissimo le Real Key dei legami di Marine Kelley, è per questo che rifiuto di giocare con chi non usa il Restrained Life, è per questo che ai famosi tempi dello scontro fra Belias e Jaron per il possesso delle mie chiavi, dopo aver barato tornai a capo chino da Jaron pur rendendomi conto di quanto questo avrebbe fatto soffrire Belias (o forse anche sapendolo, dato che in quel momento ero un grumo di emozioni contrastanti e, lo riconosco oggi come lo riconoscevo allora, una parte di me desiderava farle male). È per questo che oggi, a differenza di un anno fa, se finisco nei guai non chiedo più aiuto, pur sperando che qualcuno mi venga a salvare (appena un mese fa Jelena mi ha salvata in extremis dalle attenzioni sgradite di un cane che mi aveva trovata presa in una trappola in una land che non conoscevo… e che si stava rivelando molto meno discreto di quel bricconcello di Teck Paine)… è per questo che Andromeda si è fatta dieci giorni lontana da me alla RR Prison. E, infine, che a tutti i prigionieri del WCF togliamo immediatamente gli IM e, di norma, anche le notecard. Perché l’esperienza sia vera e perché nessuno debba rimpiangere il tempo che le ha dedicato.

frough2.jpgEppure, qualsiasi regola deve avere la sua eccezione e devo confessare, qualche giorno fa, di aver fatto qualcosa di peggio che barare. Ho accettato, anzi, guardiamo in faccia la realtà, ho praticamente costretto un’amica a farlo… per superare un mio errore. Mi trovavo con Frough Spad  ad esplorare Enslaved, una sim segnalatami da Samy80 e in cui non conosco quasi nessuno – il che, speravo, mi avrebbe forse consentito di essere solo una possibile preda (o predatrice) tra la folla, e non la reginetta sul piedistallo del Winsconsin Correctional Facility. In realtà c’ero andata da sola, ma Frough, ricomparsa dopo molti mesi di assenza, mi aveva raggiunta trovandomi sulla mappa. Frough è in genere una Mistress (qui accanto una foto di una volta in cui sperimentava su di me i poteri del RLV)  ma da qualche tempo la scopro sempre più spesso a sperimentare il suo lato più sottomesso. Stavamo curiosando in giro, quando, per vedere come funzionasse una certa gabbia, l’ho costretta, tramite il Force Sit del suo Steel Collar, a sedersi in una scatola di vetro, le ho settato il timer a 70 ore online e poi, cliccando un certo pulsante di cui non mi era chiaro il significato, ho disattivato qualsiasi comando.

Quando me ne sono resa conto, era ormai troppo tardi: la gabbia era inattaccabile, e mi impediva di toccare il collare che inibiva alla mia amica la possibilità di alzarsi. Nessuna interazione era più possibile fra noi, se si eccettuava la chiacchiera. E con settanta ore da scontare, dati i ritmi con cui Frough si collega, non ne sarebbe uscita fino a questo autunno. Di fatto, lasciarla lì dentro non era molto diverso da ucciderle l’avatar, condannandola a ore e ore E ORE di inattività. Le ho provate tutte: niente TP, niente altro. Mi sono sentita sprofondare. Frough mi ha guardata timidamente, mentre avvampavo di vergogna. E ho capito che dovevo affrontare il problema togliendole il peso di dover fare una scelta sgradevole. Mi sono schiarita la voce e, prendendola un po’ vigliaccamente alla lontana, le ho detto: “Beh… ti dirò… dato che NON avevo alcuna intenzione di lasciarti qui bloccata per 72 ore, se volessi “barare”, potresti farlo col mio permesso”.

frougheudeamon.jpgHo fatto una smorfia: stavo ancora rifuggendo dalla mia responsabilità, scaricando su Frough il peso di una decisione che dovevo prendere io. Ho ripreso a parlare: “La verità”, ho aggiunto, “è che, devo andare a letto fra poco e questa situazione è molto al di là di quello che avevo pianificato”. Frough ha sorriso, ha capito, ma io sapevo di dover andare fino in fondo. E alla fine gliel’ho chiesto. Le ho chiesto, per favore, di rientrare col viewer normale… perché potessi liberarla e andare a letto senza il senso di colpa di averle rovinato la serata.

È uscita. È rientrata. Poi siamo rimaste un po’ a guardarci le punte dei piedi, in silenzio. È stata lei a ricominciare a parlare.

[2009/05/06 15:28]  Frough Spad: Una cosa piuttosto imbarazzante per entrambe.
[2009/05/06 15:29]  Win: La considero una sconfitta personale, Frough. Per me, non per te
[2009/05/06 15:29]  Frough Spad: Beh, entrambe. Dovremmo avere abbastanza esperienza per avere una idea di quello che facciamo.
[2009/05/06 15:30]  Win: È molto umiliante per me… Io probabilmente sarei stata troppo orgogliosa per barare… ma il mio senso di colpa ha fatto sì che spingessi te a barare, il che non è stato bello. Ti chiedo scusa
[2009/05/06 15:30]  Frough Spad: Sì, probabilmente avrei dovuto restare nella gabbia, dopo tutto.
[2009/05/06 15:30]  Win: Non avrei potuto andarmene lasciandoti semplicemente lì.
[2009/05/06 15:31]  Frough Spad: Sì, lo apprezzo.
[2009/05/06 15:31]  Frough gives WinthorpeFoghorn a sweet kiss.
[2009/05/06 15:31]  Frough Spad: mmmmmmmmmmmm
[2009/05/06 15:31]  Win sorride: “Mmmm… beh… forse alla fine ne è valsa la pena lo stesso”
[2009/05/06 15:32]  Frough Spad: Forse tutte e due ci siamo fidate troppo della nostra esperienza dimenticando che non basta fidarci di noi stesse, ma che bisogna fidarsi anche della sim.
[2009/05/06 15:32]  Win: Io sono più colpevole di te… ma non ho saputo accettare che fossi tu a subire punizione per la mia presunzione
[2009/05/06 15:32]  Frough Spad sorride.
[2009/05/06 15:33]  Win: Immagino che questo mi insegni ad essere più umile e a infrangere qualche regola, qualche volta
[2009/05/06 15:33]  Frough Spad sogghigna: “Ok, la prossima volta mi devi il favore di dominarmi. Sii gentile e prendi una delle mie chiavi, per la prossima”.

frougheud.jpgSorrido. Le faccio vedere le chiavi del suo collare: “Ho già tutto quello che mi serve”, ribatto. Le intasco, ci abbracciamo. “Non penso che dovremmo avere un rapporto a lungo termine”, sorride Frough, “ma, beh, almeno un’altra volta”.

[2009/05/06 15:38]  Win: Grazie di aver capito – e di aver condiviso un’esperienza
[2009/05/06 15:38]  Frough Spad sorride.
[2009/05/06 15:38]  Win: Buona notte, Frough… sogni dorati di prigionia
[2009/05/06 15:39]  Frough Spad: Buona notte.
[2009/05/06 15:39]  Frough Spad: Mi ricollego col RLV.

Ci scambiamo un sorriso di intesa e gratitudine, poi spengo e vado a letto. Anche stasera ho imparato qualcosa di nuovo su me stessa.

Un abbraccio per Tomiko

A poche settimane da Costanza, se n’è andata da SL un’altra persona che conoscevo. Poche righe per un saluto e qualche considerazione su questioni importanti sollevate da una sua lettera di addio.

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Da ieri mattina, il WCF ha perso una delle sue guardie. Tomiko Pobieski, che già da tempo si faceva vedere poco a Winsconsin a causa di altri impegni su SL, ha mandato a me – e credo a tante altre persone – una bella lettera in cui spiega i motivi per cui ha deciso di chiudere il suo account SL. La pubblico qui sotto, rimuovendo tutti i riferimenti personali: perché i motivi contingenti di questa decisione riguardano solo Tomiko e le persone a lei più vicine, ma le sue considerazioni hanno, mi sembra, un valore più generale e sollevano alcune questioni sul rapporto che SL ha o può avere con la vita reale.

Il messaggio si intitola, semplicemente, “ciao ciao”. Eccolo.tomikoverticale.jpg

allora la situazione è questa, vorrei spiegarla un po’.
Come già detto ho scoperto di non essere in grado di gestire serenamente la mia SL in quanto quello che succede qui la riporto scioccamente in RL. Questo è in linea di massima.
Voglio dire, ognuna di noi porta inevitabilmente un po’ di se stessa qui dentro e mi pare ovvio in quanto sono le persone che gestiscono gli avatar.
Sbagliato ovviamente far si che quanto accade qui però, anche se a mio parere per certi versi abbastanza ovvio, faccia si che destabilizzi fuori.
Io almeno non riesco, se mi arrabbio in SL difficile che facendo off line  la cosa finisca lì.
SL poi è un po’ una droga e quindi ti prende un po’ la smania a volte di fare, di entrare a tutti i costi, e gli affetti sono reali come in RL anche se un po’ diversi.
I miei scazzi con Xxxxx non sono riuscita a tenerli fuori dal mio reale, la mia amicizia nemmeno e questo mi ha dato ovviamente qualche problemino anche in famiglia. Troppo tempo qui trascurando qualcosa là e quindi non va bene.
(omissis)
Quello principale è l’aver capito che Xxxxx o meno io con qualsiasi persona sarei la stessa e la mia incapacità di separare le cose sarebbe la medesima. Io a dare il massimo per qualcosa in cui credo, a fare i numeri per esserci a scapito di altre cose fuori. Io a dare la mia amicizia totale e sentirmi inadeguata spesso e volentieri in quanto la mia amicizia solo su SL (mai messo in dubbio questo e sempre fatto di tutto per non far si che la cosa possa essere trasferita in RL, capitato una volta e giurato mai più …. uno dei periodi più bui della mia vita) quindi a dare tutto quello che posso su SL quasi per farmi perdonare il non poterla dare fuori.

tomikotestimoni.jpg

Scema si ma non abbastanza da non capire che la cosa non è giusta e che è un meccanismo autolesionista. Ma non riesco a essere abbastanza distaccata per fare come tanti che entrano, si fanno i cavoli loro ed escono senza tanti problemi.
Quindi da qui il pensiero di cancellare l’account, se una cosa non va e non si riesce a modificarla meglio chiudere.
Però non è facile, ho incontrato persone e fatto cose che mi piacciono e divertono, persone che mi hanno dato tempo, simpatia e perchè no affetto e lasciarle spiace.
(omissis)
Ripeto cmq che il mio problema è molto più generale è proprio la difficoltà di gestirmi la second life a prescindere dalle persone che incontro.
Quindi ho cancellato l’account quando ho visto che mi ha subito tolta e certamente esco più serena …in fondo mi ha aiutato e facilitato la decisione. SL non fa per me per cui saluto e tolgo il disturbo buona vita a te.
Se ti ho fatto del male ti prego di perdonarmi, se beh, mi hai apprezzato in qualche modo ne sono felice.
Discorso difficile da capire? Confuso ? Senza dubbio si ma non sono mai stata molto lineare di mio e non riesco sempre a far capire chiaramente quello che penso.
(omissis)
Ora tolgo i gruppi, azzero il profilo chiudo e disinstallo il programma inutile quindi mandarmi degli IM non potrei leggerli.
Se qualcuno dovesse chiederti di me in modo magari un po’ confuso ho cercato di spiegare puoi dire loro tranquillamente che fine ho fatto e perchè.
Bacio e buon proseguimento :)

Tomiko_001.jpgIl messaggio si chiude con un sorriso, e non mi sembra un sorriso forzato. Tomiko ha fatto una scelta ma, come Costanza qualche tempo fa, non ha voluto sparire nel nulla, ben sapendo quanto la sparizione di qualcuno possa turbare le persone che a quel qualcuno hanno voluto almeno un po’ di bene. Perché Second Life è un gioco, sì, ma un gioco molto più serio di quelli in cui si interagisce con un programma di computer: qui interagiamo con altri esseri umani, ognuno diverso da tutti gli altri, e sappiamo molto bene che questi esseri umani, a differenza dei personaggi dei cosiddetti videogiochi, non cessano di esistere quando noi facciamo log off. Al contrario: sentono il distacco, sentono la nostra sparizione, sentono la solitudine, sentono l’abbandono.

Il nome Second Life è giusto e sbagliato al tempo stesso. È vero, senza dubbio, che chi si collega e supera l’iniziale diffidenza o difficoltà d’uso – ma soprattutto trova una sua dimensione – ben presto si può trovare a gestire tutta una rete alternativa di rapporti, affetti e magari anche antipatie e problemi di relazione che costituisce, davvero, una seconda vita. Ma quel che non si pensa è che, poiché la persona che sta dietro all’avatar – l’agente, come dice qualcuno in modo un po’ burocratico – ha già una sua vita reale, di fatto Second Life possa rischiare di succhiare alla RL tempi, attenzione e a volte anche affetti. Ed ecco che il nome diventa un’illusione, una promessa che non si può mantenere: paradossalmente, si potrebbe dire che una seconda vita non possa che puntare a dimezzare la prima. O quantomeno a interagirvi in modo inestricabile, quantomeno a livello emotivo.

 

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Chi continua a leggere queste mie paginette lo sa: è vero che racconto avventure, fatti, dialoghi… ma quello che mi interessa di più è cercare di catturare le emozioni, mie e delle persone con cui ho la fortuna di interagire. Ci sarà anche chi si appassiona alla mera narrazione, alla mia piccola telenovela, ma non credo proprio che il mio diario continuerebbe a ricevere tutte queste visite se non si sentisse che le emozioni che racconto sono tutte vissute davvero… non nella virtualità ma nel corpo della persona che sta seduta al computer a scrivere queste righe. E che è Win, certo, ma certo è anche qualcun altro. Sempre “me stessa”, esattamente come Tomiko e, se devo giudicare i miei comportamenti del passato, con la stessa difficoltà a staccare la spina. Perché il cuore e il cervello di Win sono e non possono essere che tutt’uno con quello dell’agente che le dà la vita, appunto. L’ho scritto nelle due righe di descrizione di me stessa per Networked Blogs, un’applicazioncina che rimbalza sul mio profilo Facebook i post di questo blog: “I live in the metaverse, I write in this world. My soul is split between two bodies”. Vivo nel metaverso, scrivo in questo mondo. La mia anima è divisa in due corpi.

Samydomme_002.jpgÈ anche per questo, per porre un argine a emozioni che vivo sempre con enorme intensità, che ho sempre tenuto ferma la regola della separazione fra SL e RL. È per questo che ho sempre rifiutato di usare il Voice, di rivelare il mio nome reale agli amici di SL (o di chiedere a qualcuno di dirmi il suo). Non vivo nel mistero e molti amici in-world sanno benissimo in che città abito e conoscono alcuni dettagli della mia vita privata – ma ho sempre fatto attenzione ad evitare qualsiasi indicazione che possa davvero permettere a qualcuno di trovarmi. Non è paranoia: non è che abbia paura che un maniaco mi si apposti sotto casa per spiarmi o magari, visto anche il tipo di giochi che mi piace fare nel metaverso, fare qualcosa di peggio. È, davvero, che mi conosco bene e so quanto le emozioni di un gioco possano essere coinvolgenti: ricordo bene i tumulti emotivi che ho vissuto quando giocavo, tanti anni fa, a giochi di ruolo in teoria molto più innocenti come Dungeons & Dragons. Con Second Life, in cui entrano in gioco una serie pulsioni molto più profonde e liberatorie (soprattutto grazie al fatto di non interagire con amici e amiche che conosco nel mondo reale, e davanti a cui, quindi, non sempre saprei mettermi a nudo come accade qui) il rischio può essere molto più alto. E poiché sono ben consapevole che la RL deve essere sempre al primo posto, l’unica autodifesa che posso avere, per consentirmi di vivere le emozioni del gioco, è assicurarmi che in nessun modo il gioco possa avere qualche effetto concreto sulla mia vita reale.

tomiko1.pngMi accorgo che non mi sto spiegando come vorrei, ma Tomiko ha ragione, non è facile. Anche tenendo rigorosamente separate le due vite, l’interazione è inevitabile: a me, senza dubbio, è capitato di provare impazienza nei confronti della RL e delle persone con cui vivo quando questo entrava in conflitto con qualche situazione in-world che per me era irrisolta. Mi è capitato di collegarmi a tarda notte per slegare qualcuno che avevo fatto prigioniero e non farlo sentire abbandonato, per scrivere due righe a una persona che ne aveva bisogno, per spiegare a qualche avatar un comportamento che poteva essere equivocato. Lo scorso Natale, mentre con la mia famiglia RL preparavo il cenone, mi sono dovuta nascondere in bagno per scrivere una mail di auguri a Chloe Tomorrow, un’amica ammalata che non sentivo da tempo e per la quale temevo il peggio. Non mi ha mai risposto, ma la sapevo in ospedale e, fra i tanti SMS di auguri che ricevevo a sciami dai miei amici reali, ci tenevo a che questa persona, che in RL non vedrò mai, sentisse il calore del mio pensiero e delle mie speranze che potesse guarire o, almeno, soffrire il meno possibile. (Voglio annotare qui che proprio l’altro giorno sono capitata sul suo blog e ho letto un post breve ma molto confortante: “Just to let every on know that im fine and getting better thanks for all the support ive got”. Evviva, Chloe, so che qui non mi leggerai, ma sul tuo blog non posso commentare senza un account msn – però adesso so che starai meglio e questo mi basta, che ti si riveda su SL o meno).

tomikomonique.jpgÈ anche vero che, anche se a me non è capitato mai, ho sentito storie inquietanti di quello che può succedere quando RL e SL si confondono. Sia Jelena che Ewyn, due persone che mi sono, in modi diversi, molto vicine, mi hanno raccontato di recente esperienze più o meno personali che, fossero capitate a me, con ogni probabilità avrebbero reso anche me molto più sospettosa e circospetta. Non vado nei dettagli dei loro racconti, perché non sono affari miei: ma non so come potrei reagire se scoprissi che qualcuno che conosco su Second Life sa chi sono e dove abito. So però che, in passato, è capitato a me di trovarmi in mano indizi sufficienti da individuare con assoluta certezza l’identità reale di una mia cara amica americana – parlo del suo vero sesso (era in realtà un uomo sposato) ma anche di nome, cognome, indirizzo di casa e numeri di telefono. Non ho mai avuto la tentazione di contattarla, ovviamente, ma mi sarebbe piaciuto mandarle una cartolina affettuosa, firmata Win. Poi ho deciso, non solo di non farlo, ma anche di non dirle mai quello che avevo scoperto di lei. Ne parlavo l’altro ieri sera con Jelena e Lella:

[2009/05/17 13:39] Win: Insomma, tante volte mi sono chiesta se dirle che sapevo tutto di lei/lui… poi ho deciso che la mia regola di tenere separate RL e SL doveva valere nei due sensi… e che non volevo rischiare di spaventarla
[2009/05/17 13:39]  Jelena Kiranov: hai fatto bene a mio parere
[2009/05/17 13:40]  Win: Non mi sarei mai perdonata se – che ne so – avesse lasciato SL dopo essersi accorta di essersi scoperta così tanto…
[2009/05/17 13:41] Win: E poi, soprattutto… beh, perbacco, io ho il suo numero di casa e indirizzo!
[2009/05/17 13:41] Win: Anche se si fosse cancellata… che faceva, traslocava? Avrebbe vissuto sempre con l’incubo che potessi essere una pazza… che so, ricattarla… non si sa mai

Compliant_003.jpgCompliant_005.jpgCompliant_006.jpgÈ vero che c’è chi invece questo brivido lo cerca consapevolmente. Compliant Breen, ad esempio, da mesi e mesi vive esclusivamente chiusa in una gabbia magnetica all’interno del WCF, sospesa nel vuoto e, all’interno di essa, immobilizzata da un armbinder, resa muta da una maschera a gas chiusa col lucchetto, ridotta a un oggetto in perpetua e frustrante attesa di qualche minuto della mia attenzione, avida ormai anche, di una breve frase, di un solo sguardo fugace o almeno un cenno. Ma è anche pronta, e me l’ha detto in modo chiaro svariate volte, a compiere per me “missioni” nel mondo reale… cose che possano metterla a rischio di farsi scoprire dalle persone che le stanno vicine, sia al lavoro sia negli affetti. Cose che, manco a dirlo, io non mi sono mai sognata di chiederle, perché il ricatto non fa parte della mia natura, ma che so che lei sarebbe felice di fare per me. Certo, magari lo farebbe per me e non per altri proprio perché si rende conto che io non andrò mai oltre certi limiti ben precisi. Ma resta il fatto di aver offerto la sua disponibilità a rivelarmi… potrei dir meglio a lasciarsi estorcere… dettagli che in mani irresponsabili potrebbero metterla in vera difficoltà.

Però c’è anche chi queste cose le cerca ma poi si tira indietro. Penso a Sunset Quintessa, che proprio ieri mattina ho allontanato dalla nostra prigione. Per settimane si è fatto dominare da Andromeda, che nella sua veste di guardia sa essere molto dura (per la gioia di molti prigionieri maschi). Sunset le ha ripetuto fino alla nausea frasi tipo: “Ormai ti appartengo”, “sono obbligato a obbedire”, “questa è la schiavitù completa”, “ormai sono tuo anche in RL” fino a farsi assegnare, appunto, una missione da compiere nel mondo reale. Nulla di impossibile, ma qualcosa di piuttosto umiliante per un uomo, anche se Andro l’aveva studiata proprio sui gusti che lui aveva espresso. Ma Sunset, alla fine, non ne è stato capace e non mi è rimasto che mandarlo via – perché è vero che ognuno di noi ha i suoi limiti e che nessuno ha diritto di forzarli oltre il lecito… ma è vero anche che la parola data va rispettata. E continuare a ripetere “farò qualsiasi cosa” senza poi compiere una missione facile come quella, beh, non era davvero più accettabile.

Ma persone come Compliant e Sunset sono le eccezioni a una regola che per quello che mi riguarda rimane d’oro: SL e RL, soprattutto per chi come noi trova in SL la libertà della maschera, dell’avventura e del rischio, è bene che restino rigorosamente separate. Questo comporta a volte scelte che possono essere dolorose, come quando ci si costringe ad allentare certi legami che, ci si rende conto, stanno diventando troppo forti. So di per certo che a me è successo – sia come sub che come padrona o potenziale tale. So che la mia disponibilità a concedere ad Andromeda un certo livello di libertà (e non solo ad Andromeda: negli ultimi due giorni ben due diverse persone hanno avuto in mano le chiavi di Jelena: una vecchia amica come Katia80 Flow e una nuova conoscenza come Rabbah Inkpen) si deve in parti eguali a un mio tentativo di reagire alla mia gelosia, al desiderio di sfiatare un pochino i sentimenti molto forti che provo per loro, nello sforzo di mantenere salda la nostra amicizia anche a costo di indebolire un pochino l’attrazione reciproca, e anche alla consapevolezza che non posso essere online tanto quanto dovrei esserlo se questa, davvero, fosse la mia Seconda Vita. Perché di vita ce n’è una sola, e occorre ricordarlo sempre. E anche perché, ogni tanto è bene ripeterselo, su Second Life ogni persona che conosciamo è solo in parte opera della persona che gli dà la vita: l’altra metà è frutto della nostra immaginazione e di quello che siamo noi a proiettare nei moltissimi spazi indefiniti che qualsiasi maschera lascia sempre a disposizione di chi la guarda dall’esterno.

Samy_001.jpgPer questo, almeno su Second Life, anche il rapporto più stretto è in parte un’illusione e occorre ricordarlo nel momento in cui questo dovesse mettere in crisi la vita reale. Tomiko, forse, era arrivata a un punto in cui questo equilibrio non era più sostenibile e ha fatto una scelta decisa – sicuramente sofferta per lei, così come per tutte le persone che erano felici di incontrarla su SL o su Facebook, ma da accettare senza giudizi, senza angoscia e senza sentirci rifiutate come amiche. Così come senza giudizi va presa la scelta opposta di chi decide di restare, o quella di chi, dopo aver fatto scelte analoghe, ha cambiato idea, magari anche più di una volta.

So che Tomiko leggeva queste pagine e quindi ho privilegio di poterle usare per mandarle un saluto che forse potrà ancora leggere pur avendo lasciato sia FB che SL. Questo saluto non è necessario a lei, che sa bene quanta gente si fosse affezionata alla sua avatarina, ma lo è forse solo per me che lo scrivo. Adesso la so in famiglia, più tranquilla, più serena, anche se, forse, con un po’ di inevitabile nostalgia per questo nostro strano mondo di pixel dietro a cui, come dice un’altra persona profondamente coinvolta in questa storia, “ci stanno delle persone con sentimenti veri”.

Ma mi rende felice sapere che, in qualche punto dello scaffale RL di Tomiko ha trovato posto una copia di “Eudeamon”, il libro che ho trovato nel metaverso e che sono riuscita a portare nel mondo reale. Mi piace pensare che quel libro resterà in qualche modo un ricordo tangibile non certo di me sola, ma di tutta Second Life: amici e nemici, amori e sofferenze, momenti indimenticabili, illusioni e realtà di sentimenti a volte belli e a volte brutti ma sempre forti. E che, per questo, sono da conservare in qualche scrigno della mente, come piccoli tesori preziosi.

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