Grandi novità in famiglia: Lella

A volte ci creiamo delle regole. Dei limiti. Delle strategie, perfino. Ma poi c’è quello che senti che è giusto fare e che, alla fine, fai. Contro ogni buonsenso o ragionamento. Scontato, forse, per molti. Ma non per me.

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Ci sono occhi che si poggiano su di te come una farfalla. Ti sfiorano senza chiederlo, più impalpabili di un sussurro in una notte d’estate, ma quando si spostano altrove è come se si portassero dietro una scia di polverina magica che è quasi impercettibile ma si porta con sé un pochino della tua attenzione.

Poi sbatti gli occhi e non si vede più niente di strano. Però, qualche minuto, qualche ora o anche qualche giorno più tardi ti capita di sentirli di nuovo su di te, quegli occhi. E di nuovo, dopo un attimo, volano via velocemente, ma stavolta quella polverina ti sembra di vederla balenare per un attimo più a lungo. Hai visto davvero qualcosa che scintillava? Forse no, però, mah, sembrava proprio…

Lellautoritratto.jpgQuando il soffio di quello sguardo torna ancora una volta a farti vibrare la leggera peluria che, sulla tua nuca, separa il collo dall’attaccatura dei capelli, cominci a sentire che non è un’impressione o un film che ti stai facendo. Ed è lì che scateni – che scateno, dai, sto parlando di me stessa, dopo tutto, e lasciamo perdere la retorica. È lì che scateno il ragionamento, che chiedo aiuto alle regole, che mi metto a tracciare a terra linee rosse che non voglio superare.

Nel suo post di qualche giorno fa, Rossella riporta un brano di una nostra conversazione in IM di qualche tempo fa in cui mi invita a legare una conoscenza comune che, secondo lei, ne ha bisogno. Io le rispondo che ho già Andromeda e Jelena e che davvero non sto cercando nuove sub e giuro non lo dico per tirarmela, ma perché è vero: mi trovo spesso in mano più chiavi di  quante non abbia tempo di gestire – senza contare che il mio lavoro alla Kelley Tech (la procedura di Banishment non dura mai meno di un’oretta e mezza) e la stessa prigione di cui sono la direttrice richiedono a volte energie non indifferenti.

jelandro.jpgQuando comincio ad accorgermi di come quegli occhi mi stanno guardando, quando noto la maggiore frequenza con cui compaiono a Penning, sul piazzale davanti alla prigione, cerco di scuotermeli di dosso. Penso ad Andromeda e a Jelena e all’attenzione eccessiva che ho sempre dedicato a evitare che provassero, l’una per l’altra, quel sentimento di gelosia che appartiene molto più a me che a loro (e per far fare loro la pace quando avevano litigato). Penso a certe sedicenti Mistress che ho incontrato, che vanno in giro con codazzi di persone al guinzaglio come fanno le carampane con troppi cagnolini che sembrano tutti uguali. Penso al desiderio di possesso che mi divora e mi fa bramare di sapere tutto sulle persone che mi stanno a cuore – al punto che farei qualsiasi cosa per poter leggere e raccogliere da qualche tutti i loro pensieri… e al tempo che passo, ogni volta che resto offline per un giorno o due, a leggere i rapporti degli Spy, i microfoni indiscreti che tengo sempre accesi nei collari di Andromeda e Jelena.

E poi comincio a pensare anche alla persona che quegli sguardi me li sta regalando. Penso che anche se passassi sopra a tutti i ma precedenti (ed eccolo, quel periodo ipotetico che comincia a incunearsi nella mia determinazione: anche se…) non sarei mai capace di dare a quella persona quello che si aspetta, quello che spera, quello che si illude io possa darle. Perché io sono una sola, e già la mia anima è un po’ divisa fra la mia vita reale e quella, di fantasia, che vivo nel metaverso, e non ho altre ore da dare, non ho altre emozioni da regalare. No, non sarebbe giusto. Sarebbe una delusione, per lei.

LellaCreek.jpgMa è un ragionamento che già alle fondamenta mostra qualche crepa. Perché dovrebbe importarmi qualcosa di non deludere una persona a cui non devo nulla? Mi capita ormai così spesso di conoscere persone bellissime con le quali solo la tirannia del tempo e della RL mi impedisce di approfondire le relazioni che ho imparato a ignorare il sottile rimpianto delle occasioni che perdiamo ogni giorno. E allora come mai per questa mi sto facendo tanti problemi invece di farle capire con gentilezza che non è cosa?

Passano i giorni, e Lella continua a venire a trovarmi. Ogni tanto, non tutti i giorni. Il suo sguardo è sempre carezzevole ma discreto, e il desiderio che esprime è tranquillo. Mi saluta senza imporsi ma senza chiedere scusa, non resta mai un minuto di troppo nè uno di meno: capace di apprezzare con serenità il poco tempo che passa in mia compagnia, con una rassegnazione che non sembra esprimere rimpianto di un qualcosa di più che nessuno le promette, ma che invece coglie quello che può avere senza chiedere di più, allo stesso modo in cui non chiedi nulla di più all’erba che ti fa solletico sotto ai piedi, alla pioggia leggera che ti bagna il viso o al sole che sulla spiaggia ti nutre la schiena.

E io, lo capisco, questa discrezione mi sta seducendo, piano piano. Mi fa sentire come una stellina piccola piccola che si accorge della fioca luce che riesce a trasmettere a un pianetino che le orbita attorno. E che comincia a pensare che, tutto sommato, non c’è nulla di male se quel pianetino riesce a cogliere, nei coni d’ombra roteanti dei pianeti più vicini, qualche tua alba e qualche tuo tramonto. Magari regalandoti ogni tanto l’illusione di essere tu stessa un piccolo sole.

Angels.jpegFaccio resistenza per un poco attaccandomi alle mie regole. Mai e poi mai allungare le dita su persone che già appartengono a qualcuno, e Lella ha rapporti da chiarire con persone che conosco e a cui voglio bene. Alcune delle sue chiavi sono in mano a Rossella, e io mai e poi mai le prenderei se avessi anche un solo dubbio che Ross sta davvero considerando l’idea di tenerle. Il Mars Ring è sotto il controllo di Fujiko, e anche in questo caso non sarei capace di mettere anche solo un dito sulla bilancia che sta decidendo dei loro rapporti. Glielo dico, la rimando a casa, la invito a chiarirsi le idee con loro, non le prometto niente. Ricevo le sue confidenze su quello che succede con quelle persone, non le offro consigli, mi tengo indietro. Ma comincio a sperare.

Quando questi ostacoli, piano piano, svaniscono, comincio a non sapere più a cosa attaccarmi. Forse al fatto che Lella ha una persona di cui deve avere cura – Angels Svenska, la dolce schiava di Vales DeCuir che, attualmente lontana da SL, l’ha affidata alle cure di Lella perché la tenga ben legata, protetta, fuori dai guai. Eppure la dolcezza con cui Lella tiene sempre serrati i polsi di Angels, anche quella mi conquista lentamente. Quella dolcezza potrei volerla per me, credo. Angels viene accompagnata in una delle celle al piano di sopra del WCF, ringrazia quando sente lo scatto della porta della cella, ci sorride con gratitudine. Ci saluta.

Prendo il collare di Lella, come avevo fatto per Jelena, davanti a un vendor di Marine: lei lo compra, lo indossa, lascia le chiavi lì per me, socchiude gli occhi quando le raccolgo.

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Tutto il resto non conta. Non conta il momento dello scatto, non il fatto che la rimprovero, con molta dolcezza, quando scopro che, di sua iniziativa, su quel collare ha scritto il mio nome prima che fossi io a ordinarglielo. Non conta il tempo che ci metto a raccogliere tutte le chiavi di una tale collezione di legami che mi ci vorrebbe una terza e una quarta vita ad esplorarli tutti. Conta, invece, la frase che Lella scrive in un weekend in cui io sono lontana da SL e che, da allora, campeggia nel suo profilo.

La sottomissione non è qualcosa che si può chiedere o costringere, ma una cosa volontaria. Una sub si sottomette per scelta propria, non perchè altre persone la forzano. Sottomissione non è schiavitù, una sub non ha rinunciato al proprio potere decisionale, ma ha ceduto il diritto di decidere per se ad un’altra Persona.
Io ho ceduto questi dirittti, la mia anima ed il mio corpo alla Signora WinthorpeFoghorn Zinnemann il giorno 7 maggio 2009

Adesso, ho un terzo Spy da ascoltare. Il tempo per farlo, beh, in qualche modo lo troverò.

Rapimenti, bane e bastardate

Un breve riassunto di due o tre avventurette, occasionali eppure intrecciate, avvenute ai margini delle mie due attività principali – quella di Bane Operator e quella di proprietaria del Winsconsin Correctional Facility.

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Qualcuno ricorda il film Ladyhawke? I protagonisti, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, sono due innamorati che vivono in un medioevo fiabesco e sono condannati a non incontrarsi mai, se non per pochi istanti, a causa dell’incantesimo di un vescovo/mago cattivo: di giorno, lei è un falco e riassume le sue sembianze umane solo al tramonto – momento in cui lui si trasforma da uomo in un lupo, per rimanere tale fino all’alba.

Ora, sarebbe un’esagerazione dire che gli ultimi mesi del mio rapporto con Jelena sono stati altrettanto difficili. Anche se la sera mi collego molto di rado, qualche volta riesco a sgattaiolare online per un saluto veloce e soprattutto, da qualche tempo, abbiamo preso l’abitudine quando possibile di incontrarci nella sua ora di pausa in ufficio. Solo che, anche se un’ora al giorno può sembrare lunga, non si tratta mai di sessanta minuti tranquilli: a volte si collega tardi lei, a volte non posso io, e basta un collega che rientra in anticipo perché lei debba staccare all’improvviso – oppure comunque minimizzare Second Life o ridurre la nostra interazione a poco più di un semplice scambio di IM, perdendo il potere immersivo e ipnotico che il metaverso è in grado di offrire.

jelenapool_001.jpgEcco perché, quando Jelena e io riusciamo a incontrarci in quel breve momento comune, tendo ad avere ancora meno pazienza del solito nei confronti degli IM che ricevo proprio in quei momenti. Ed ecco anche perché ero particolarmente seccata quando un mio Bane, S-5876, mi ha mandato i 3 IM bloccati che costituiscono il segnale per chiedere l’assistenza del proprio operatore per affrontare qualche situazione di emergenza. Dopo troppi giorni di impegni reciproci, avevo finalmente portato Jelena in cima alla torre di Snark, l’avevo legata strettamente e stavo assaporando l’istante – insomma, di tutto avevo voglia meno che di sciupare i pochi minuti che ci restavano occupandomi di qualcun altro, tanto più che qualcosa mi faceva sospettare che non di vera emergenza si trattasse. Ma sono una Bane Operator professionista e ho deciso che non potevo non rispondere all’appello. Ho appoggiato delicatamente a terra la testa di Jelena, che stavo accarezzando, e ho tippato S-5876 vicino a noi, disattivando per qualche minuto le funzioni che ne avrebbero punito la prossimità con la mia schiava e amica, e attaccandole al casco il Vox che le avrebbe permesso di comunicare con noi.

Ma il mio sospetto era fondato: S-5876 non aveva alcuna vera emergenza da affrontare. L’ho capito in pochi istanti e ho reagito con tutta la glaciale freddezza di cui ero capace in quel momento. Senza ascoltare i suoi balbettii, le ho sibilato che durante il suo banishment l’avevo avvertita di non abusare della chiamata di emergenza. Le ho detto che non sarei stata disponibile a parlarle fino all’ora in cui Jelena non si fosse disconnessa. Poi ho riattivato tutte le funzioni del suo Custodian, aggiungendo in più una pesante restrizione delle funzioni visive (di fatto quasi accecandola). Le ho strappato di dosso il Vox e, d’impulso, l’ho spinta nel vuoto. La torre di Snark è molto alta e sono quasi sicura che lo sfortunato Bane fosse ancora in caduta libera mentre io già stringevo di nuovo Jelena fra le mie braccia.

Ho scoperto dopo che il Bane, come me tanto tempo fa, aveva iniziato anch’esso un blog per raccontare la sua esperienza, e ho avuto la sorpresa di ritrovarmi citata in un post che raccontava tutta la situazione. Chi fosse curioso di leggerlo (ed è in grado di leggerlo in inglese) lo può trovare a questo indirizzo. Qui mi limito a riportare, tradotto, un estratto del mio commento di risposta:

(…) Non ho con [Jelena] che un’ora al giorno e ci vuole una vera emergenza per spingermi a interrompere quel momento e sprecarne un poco. Quindi, lo ammetto. Ero irritata fin dall’inizio. E mi sono imbestialita quando ho realizzato che l’emergenza era stata per te solo un tentativo di sfuggire alla solitudine che costituisce l’elemento chiave della sentenza che stai scontando. Si chiama “banishment”, non “cocktail party”.

Il fatto che fin qui tu ti fossi dimostrata uno dei miei Bane più disciplinati non ti dà diritto ad alcun tipo di indulgenza da parte mia… così come a nulla vale che ci si conosca da tanto tempo. Spero di essere stata molto chiara in proposito, oggi, e confido che saprai completare la tua pena senza altri errori.

Impegnati di più, S-5876.

ShibariJel.jpegDevo dire che il Bane la lezione l’ha imparata e il giorno dopo, quando la sua sentenza si è esaurita, nella stessa fascia oraria, mentre di nuovo mi trovavo con Jelena, non ha osato nemmeno chiedermi di andare a liberarla, come sarebbe stato suo diritto. Ci ho pensato io, quella volta, a tipparla e, dopo averle fatto provare qualche brivido minacciando di impartirle una estensione arbitraria della pena, l’ho liberata e restituita alla vita civile (anche questa scena è finita nel suo blog, naturalmente), restituendole il nome con cui era conosciuta prima del banishment, Shibari Hobble.

Ora cambiamo, per il momento, pagina e giorno, anche se non fascia oraria o sim. Ero sempre con Jelena e sempre a Snark, quando mi è capitato di ritrovare alcune vecchie conoscenze e di farci due chiacchiere. Non avevo intenzioni cattive, all’inizio: il mio cuore e soprattutto il mio portachiavi sono ormai impegnati da persone a cui dedico tutto il tempo che posso, e l’idea di rapire qualcuno di nuovo era lontanissima da me. Ma ho da sempre un debole per le minigonne jeans, e una certa Alina Henhouse si stava burlando di un’amica legata dicendo che lei, per fortuna, non aveva addosso manette, e però aveva un relay attivo e io sapevo di poterlo usare, tramite un aggeggino avuto in regalo da un’amica, per rimediare al volo a quell’assenza, ed era simpatica, spiritosa, impertinente. Insomma, in pochi secondi mi sono ritrovata con Alina al guinzaglio, immobilizzata, in ginocchio, in mano mia. L’ho trascinata a Penning e l’ho assicurata a un paletto davanti all’ingresso e lì l’ho tenuta per giorni, giorni e GIORNI, limitandomi a chiacchierarci quando avevo tempo libero e, costantemente, inesorabilmente, vanificando ogni poche ore i suoi disperati tentativi di liberarsi, rinnovando ogni volta i legami che la stringevano e le impedivano di andarsene.

Alina_001.jpegNon ho mai pensato di tenerla per sempre, Alina. Ma era tanto che non sperimentavo i meccanismi implacabili della Procedura Stoccolma e con lei mi sono voluta sbizzarrire. Nessuna libertà: solo il guinzaglio che le impediva di allontanarsi e la inchiodava lì a Penning, esposta alla vista e alle domande dei sempre più numerosi frequentatori della nostra prigione. Con la speranza di riuscire a fuggire che svaniva ogni volta che le piombavo addosso, serrandole di nuovo le manette quando magari le mancavano ormai solo due o tre tentativi. Dopo qualche giorno, Alina ha smesso di insultarmi, poco tempo dopo ha cominciato a ringraziarmi quando, arbitrariamente, le toglievo un bavaglio che le avevo imposto per futili motivi – e sentivo che era gratitudine vera, non un atteggiamento per cercare di ottenere qualcosa. Perché ogni minuto che passava Alina sentiva più forte la consapevolezza del fatto che solo da me dipendeva il suo destino.

E siccome l’appetito viene mangiando, prima ancora che Alina trovasse (approfittando di un lungo weekend di mia assenza) la via della fuga, le avevo procurato compagnia, ed ecco dove questa storia si ricollega all’inizio di questo post un po’ sconclusionato. Un bel giorno capita nel piazzale del WCF una certa Eniper1 Repine, che io subito saluto come “Benvenuta, palindroma”. Mi sorride, nonostante io stia evidentemente trattenendo Alina contro la sua volontà, mantiene le distanze ma, piano piano, si rilassa nella conversazione con me e la mia prigioniera. E si lascia scappare qualcosa sul fatto che le manette che porta addosso, e da cui sta cercando goffamente di liberarsi, le sono state messe addosso da Shibari Hobble.

Eniper1_001.jpegEniper1_002.jpegOra, chi mi conosce in world sa che, se appena ho tempo, non nego mai a chi vuole imparare qualche consiglio su come ci si libera dai legami di Marine. Sono pur sempre una campionessa del Bondage Team, dopo tutto. Ma l’idea di aiutare a liberarsi qualcuno che è stato legato da una persona che conosco, tanto più una a cui, pochissimi giorni prima, ho fatto qualche bastardata, beh, mi mette un po’ a disagio. Per cui, dopo aver dato a Eniper1 tutti i miei migliori consigli di fuga, attivo a sorpresa una delle tante trappole disseminate all’ingresso della prigione e la catturo senza darle tempo di prendere fiato.

Insomma, se con Alina mi stavo divertendo a rispolverare dopo tanto tempo le tecniche del Metodo Stoccolma, con Eniper mi scateno. Sia lei che Alina hanno una personalità abbastanza ironica e giocosa, ed entrambe condividono la mia assoluta determinazione a non barare mai. Ma mentre Alina conosce abbastanza bene i legami, Eniper ne capisce pochissimo e si trova completamente in balia del mio volere. La interrogo senza tregua e scopro che Shibari – trasformata dall’esperienza del banishment in una nuova dominatrice – sta lavorando su di lei per farla sua… un progetto che per Eniper è fonte di grande eccitazione ma al quale, allo stesso tempo, sta facendo di tutto per sfuggire.

La capisco più di quanto lei possa immaginare: anche io, nel mio lunghissimo periodo sub, anelavo a qualcuno che mi rapisse e mi trattenesse contro la mia volontà, che riuscisse a frustrare i miei tentativi di allontanarsi fino a spezzare la mia volontà. Anche io sognavo di essere catturata con forza da qualcuno a cui non fossi stata io a chiederlo, e ogni volta che riuscivo poi a fuggire sospiravo dentro di me rendendomi conto che, anche quella volta, il sogno che non potevo confessare senza distruggerlo, non si era realizzato. Fino a quando le mie chiavi non finirono in balia di Belias, naturalmente.

Eniper1_003.jpegCon tutti questi pensieri ben chiari nella mia mente, Eniper non ha scampo. Ogni volta che prova a disobbedirmi, scopre che sono in grado di aumentare ulteriormente il mio controllo su di lei. In poco tempo, la costringo a indossare il collare del WCF e, di fatto, a bloccarla sul posto in modo assoluto, con un guinzaglio a cui non si può fuggire. Preparo il cartello che si vede nella foto qui accanto e mando un IM a Shibari perché, quando ha tempo e voglia, venga a riprendersela.

Quel che è accaduto dopo è storia, non di questo blog ma di quello di Shibari. Chi è rimasto con la curiosità potrà seguirne l’esito qui. Io, per questa settimana, passo e chiudo. E comincio a pensare al secondo e al terzo dei post dedicati a quelle novità che mi riguardano più direttamente.

 

Grandi novità in famiglia: Jelena

Il primo di una serie di tre post che non mi decidevo a scrivere per una serie di motivi (nessuno dei quali particolarmente fondato) e che finalmente mi sento di affrontare in un giorno molto importante per la mia RL.

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Sono felice. Lo voglio dire prima di tutto: oggi cammino a un metro da terra perché stamattina sono uscita da un periodo di stasi professionale, non assoluta ma grave, che si protraeva ormai da troppo tempo. È accaduto all’improvviso, e intendo proprio all’improvviso: ho avuto la prima avvisaglia ieri mattina, la conferma ieri pomeriggio, e stamane ero già al lavoro. Questo non dovrebbe avere molto a che fare con la mia Second Life, eppure ce l’ha. In senso positivo, perché fin da oggi mi sento più tranquilla e contenta di me e di conseguenza più positiva in tutto quello che faccio sia in RL che su SL. In senso negativo perché è inevitabile che avrò meno tempo da passare in-world. Ancora di meno di quello degli ultimi tempi, già ampiamente ridotto rispetto a un annetto fa, quando mi trovavo a passare collegata davvero troppe, troppe ore. E questo proprio nel momento in cui la mia seconda vita ha raggiunto quello che forse è il momento più felice da quando mi collego al metaverso, per una lunga serie di motivi che non so nemmeno da che parte cominciare ad affrontare… ma che hanno a che fare sia con la crescita del Winsconsin Correctional Facility, sia con le persone che mi trovo accanto – e parlo di interazione occasionale ma anche e soprattutto di rapporti nuovi oppure che hanno preso di recente una piega nuova, a volte inaspettata e a volte meno, ma sempre, incredibilmente, positiva.

Statuafontana_003.jpegStatuafontana_001.jpegIl post che Rossella mi ha chiesto di pubblicare ieri ha fatto il resto. Raccontare il dramma e le avventure forse è più facile, da un lato perché lo scrivere può diventare uno sfogo e un modo per confrontarsi con gli amici, e dall’altro perché situazioni come quelle che sto vivendo nelle ultime settimane sono spesso fatte di atmosfere difficili da catturare e che, tutto sommato, preferivo assaporare e basta, imbavagliando dentro di me la giornalista che, mentre vive, prende appunti su quello che le accade già cominciando a dargli una forma di articolo. Ho cercato invece di stare in-world ogni volta che la RL me lo consentiva e godermi ogni possibile istante con alcune persone che mi stanno più care di quanto non sappia esprimere… di vivere quello che mi sentivo nel momento in cui me lo sentivo, cercando di farmi meno paranoie e di reprimere solo i miei sentimenti più negativi. Godendomela di più e, spero, lasciandola godere. Ma quando ho letto la forza di quello che stanno vivendo Ross e Costanza ho capito che la mia era solo pigrizia e che fissare da qualche parte almeno un’ombra di quello che sta capitandomi in questo periodo è qualcosa che devo a me stessa, alle persone coinvolte e anche a chi continua a leggere queste pagine.

La storia di Andromeda, me e Stevie Llanfair è rimasta un po’ sospesa, nell’ultimo paio di mesi, e questo soprattutto perché la mia cara Andro ha ridotto sensibilmente la sua presenza su SL: da un lato, la crisi economica (e la conseguente eliminazione di alcuni suoi colleghi) ha reso due volte più pesante il suo lavoro in RL. Dall’altro, il bel tempo estivo e l’allungarsi delle giornate (che nell’estate scandinava ha un senso per noi inimmaginabile di liberazione da inverni oscuri e interminabili) la spinge, con la mia benedizione e incoraggiamento, a passare più tempo all’aperto e in compagnia dei suoi bambini, restando, quindi, lontana dalla tastiera e dallo schermo che ci permettono di incontrarci. Ma dopo Andromeda, anche la mia Jelena aveva cominciato negli ultimi tempi a confessarmi certe tentazioni che inizialmente mi lasciavano perplessa.

Qualche frase civettuola buttata là, il gusto di provocare per vedere se e chi si faceva avanti… l’accettare e a volte anche un po’ fomentare la corte discreta di questa o di quella… sempre ripetendo che le sue chiavi erano tutte in mano mia, e che lei quindi mi apparteneva completamente, anima e corpo come dice nel suo profilo… anche se, beh, chissà che Win… magari per sfizio, magari come punizione… dopo tutto, se Win ti prestasse le chiavi io non potrei mica oppormi… sarei costretta a obbedirti… Queste cose, Jelena, ogni tanto a qualcuno le diceva – le diceva sapendo bene che io ascoltavo tutte le sue parole mediante lo Spy che tengo sempre attivo nel suo collare… e le diceva, voglio aggiungere, avendone parlato prima con me. Non era quindi un tentativo di scatenare la mia gelosia ma solo una nuova fase del rapporto che abbiamo fin dall’inizio: un rapporto che è di amicizia e di enorme affetto l’una per l’altra, molto più che di sottomissione e dominazione… e che, fin da quel giorno emozionante in cui lei mi disse di voler provare un’esperienza di slave (mio Dio, sono già passati sei mesi da quel post!) è stato sempre improntato alla più assoluta sincerità reciproca.

Katia_001.jpgInsomma, credo che la prima sia stata Katia80, vecchia amica già citata su queste pagine, ancora alla ricerca di se stessa e sempre in perenne bilico fra la tentazione della sottomissione e quella del dominio. Durante una visita a Penning, e dopo qualche provocazione di Jelena che, evidentemente, le ha fatto scattare dentro qualcosa di forte, Katia mi ha stordita per qualche minuto con un ben assestato colpo alla nuca e, prima che mi riavessi, mi ha sfilato dalle mani le chiavi della mia schiava/amica/architetta. Non ho capito bene se, alla fine, sia stata Katia a portarsi via Jelena o viceversa, ma mi risulta che un paio di serate in cui io ero impegnata in RL non siano, per così dire, andate sprecate.

Dopo Katia80 è toccato a Rabbah Inkpen, una rumena rude ma schietta che frequenta l’Italian Lesbian Club e che avevo incontrato durante una visita preliminare alla serata dedicata (anche) a Eudeamon. Le avance esplicite di Rabbah hanno trovato un terreno abbastanza fertile nella civetteria di Jelena, che le ha spiegato molto chiaramente come, qualora la sua pretendente fosse riuscita ad ottenere le sue chiavi, avrebbe dovuto piegarsi a qualsiasi suo desiderio. Ma lo scarso interesse di Rabbah per il RLV, e la sua quasi nulla curiosità per come funzionano chiavi e Real Restraints e per tutto ciò che implicano, sembravano destinati a portare a nulla: i giorni passavano e Rabbah non faceva nulla per contattarmi. Per me, tuttavia, era chiaro che Jelena ci teneva a fare questa esperienza e per lei mi sono spinta a fare in modo io di incontrare Rabbah: sono capitata per caso all’Italian Lesbian, ho ascoltato col cuore un po’ in tumulto le sue richieste, ho portato avanti una trattativa per me estenuante e anche un po’ destabilizzante, reprimendo la Win più possessiva, superando alcune incomprensioni dovute a un atteggiamento di Rabbah che a tratti trovavo irritante (non voleva ammettere, anzi negava, di essere venuta in visita da Jel su a casa nostra, in mia assenza – e io, che avevo le prove dell’incontro, volevo da lei una prova di sincerità prima di decidere il prestito). Ma infine, durante un breve incontro a tre, ho ceduto a Rabbah alcune delle chiavi (non quelle del collare, ovviamente: quelle sono sacre!) e ho fatto in modo di restare offline in modo da consentirle un incontro con la mia amatissima.

Rabbahvisit_001.jpegOffline? Non proprio. Approfittando del fatto che Jelena non conosce benissimo il funzionamento dello Spy, mi sono nascosta a Zhora e sono rimasta a chiacchierare con Aimee Riptide e alcuni visitatori mentre, su a Penning, Rabbah si dedicava a dominare Jelena – e per mortificare la mia ben nota gelosia mi sono persino spinta, all’inizio, a dare a Rabbah qualche suggerimento a distanza, via IM, su come prendere possesso di quelle manette in un momento in cui la sentivo imprecare accusandomi ingiustamente di averla imbrogliata. Rabbah si è rivelata senza speranze quanto a utilizzo dei Real Restraints, ma con una bella personalità dominante. Ascoltare la sua lunga sessione con Jelena, per giunta nell’intimità del mio stesso appartamento, è stata per me una nuova lezione di autocontrollo e, tutto sommato, la prima volta che ho davvero applicato il principio secondo cui se ami davvero qualcuno, almeno su Second Life, la cosa migliore è lasciargli un certo livello di libertà. Di quello che è successo ho poi parlato a lungo con Jelena e il nostro rapporto ne è uscito, se possibile, ancora rafforzato.

Jelvendita2.jpegNelle ultime settimane, il poco tempo che con Jel riesco a passare quotidianamente, soprattutto approfittando della sua sempre brevissima pausa pranzo, ha acquistato più intensità: ci siamo rimesse a parlare di ampiamenti e modifiche da fare alla prigione, ma soprattutto ho ricominciato a usare su di lei manette e legami che erano diventati sempre meno necessari – o perché lei aveva bisogno di libertà per costruire qualcosa, o perché io sapevo di non poterle stare vicina quella certa sera e, conseguentemente, non volevo lasciarla bloccata e impedirle di andare a trovare Rafflesia, Tayra, Annagavina o altre amiche sue… o di fare shopping. E invece adesso ho ritrovato il piacere di far scattare i lucchetti, di farle qualche scherzetto con gli autolock, per farle riscoprire una certa vulnerabilità e avere il piacere di notare che quando si trovava in difficoltà veniva a rifugiarsi su a casa. Mi sono spinta addirittura a chiuderla, davanti all’entrata del carcere, in una gabbia di Chorazin Allen che avevamo comprato per Costanza Paulino e che mi permette di mettere in vendita chi vi è chiuso dentro.

Qualche giorno prima, la gabbia aveva ospitato Marita Wayans, una nuova amica del WCF di cui parleremo presto, e Marita era riuscita in pochissime ore a farsi comprare, per 24 ore, da un visitatore italiano (Maurizio Wylder, in questi giorni ospite di una delle nostre celle) per la bella somma di 2500 L$. Ho deciso di vedere se le pretendenti di Jelena sarebbero state disposte a investire qualcosa su di lei e ho fissato, per l’apertura della gabbia, la stessa cifra, utilizzando il Nasty per impedire  che Jel potesse mettere al sicuro le chiavi delle manette che indossava e renderla davvero alla mercé del primo che passava.

MaritaPeneLorella.jpgMa Second Life, come quello reale, è un mondo dove non succede quasi mai quello che hai previsto. In partenza per un lungo weekend RL, ho autorizzato Jelena a farsi liberare dalla paying cage 48 ore dopo la cattura, e lei ne è uscita intatta riuscendo, tramite la collaborazione di Annagavina, a mettere al sicuro le sue chiavi da eventuali malintenzionati. Ho avuto la sensazione che anche questa esperienza, unita a quelle precedenti con Katia e Rabbah, abbiano convinto Jelena che quanto stava cercando non era, tutto sommato, il sentirsi in balia di qualcun altro. E chissà che non sia stato questo a prepararla a un’esperienza completamente diversa e inattesa per entrambe – e forse l’unica che non potevo essere io a darle.

Qualche giorno fa, entra in campo una nuova figura. Frine Sapphire, che compare un giorno alla prigione e ci racconta una storia interessante. È un nuovo avatar, ma nasce dalle ceneri di qualcuno che ha scelto di abbandonare SL e qualche esperienza sbagliata, desidera espiare non so che colpe, viene arrestata dalle nostre guardie, passa diverse ore nelle nostre celle, alla fine viene rilasciata.

Ma torna spesso nei paraggi, si fa notare con discrezione, ascolta moltissimo, osserva con attenzione gli equilibri, le persone che frequentano la nostra land, rivela una personalità interessante, interessata, discreta. Si capisce che sta cercando qualcosa. Fa amicizia con una nostra nuova guardia, Echo Foxclaw, ma poi mi rivela di volergli bene al massimo come a un fratello. E poi, beh, anche lei scopre Jelena. Non, come le pretendenti delle scorse settimane, come un oggetto da usare. No, tutto al contrario: come una possibile padrona, una casa per la sua anima, qualcuno in grado di completarla, di aver cura di lei.

Quando Jelena mi parla di Frine, quando mi fa leggere i loro scambi di lettere, sento che sta crescendo in lei la paura e il desiderio. Ho conosciuto Jelena che era una Mistress e ho sempre saputo che, in lei, quella natura sopravviveva, da qualche parte. Ho capito presto che nel nostro rapporto quell’elemento non avrebbe mai potuto svilupparsi, eppure c’era, e avevo anche avuto modo di apprezzarlo personalmente quella volta che mi ero collegata a Second Life con la password di Costanza Paulino. E, tutto sommato, questa tendenza a voler controllare il gioco l’ho sentita molto forte anche nelle sessioni di Jelena con Katia80 e con Rabbah. Altro che tentazione di sentirsi rapita da qualcuna meno protettiva della sua Win: comincio a capire solo adesso che forse Jelena si stava misurando con altre potenziali Mistress per esplorare in realtà la dominatrice che è dentro di lei e che mai, nemmeno in quelle due brevi avventure, ha davvero accettato di sottomettersi a qualcuno che non fossi io.

FrineJel_001.jpegLo sappiamo entrambe: Jelena è mia per sempre – sia pure l’effimero per sempre di Second Life. Ma i ruoli non possono confondersi, fra di noi. Sono io che ho le chiavi, è lei che mi offre i polsi e china la testa. E per quanto le voglia bene, per quanto sia pronta a qualsiasi cosa per donarle emozioni, c’è un’emozione che io sono l’unica a non poterle donare: quella della sottomissione assoluta e incondizionata che lei ha donato a me quando mi ha dato le chiavi del suo collare, quella dell’abbandono completo alle mie mani e al mio cuore. Quella che può darle solo qualcuno come Frine.

Paura e desiderio. Jelena è tentata ma, ci scommetto, è un po’ spaventata. Dell’emozione enorme di sentire qualcuno che ti si dona, ma anche della sconfinata responsabilità che questo comporta. Ma la paura si supera presto, ho imparato, se sai liberarti dal timore di non essere all’altezza delle aspettative, se sai essere sempre te stessa, e quando la superi scopri, all’improvviso, come tutto sia facile e bello. Come, su Second Life ma mica solo su Second Life, tutto sia tanto più facile di quanto non tendi a credere. E sento allargarsi dentro di me una nuova dimensione di felicità. È chiaro che il sangue, nelle vene di Jelena, sta scorrendo più forte: riconosco in lei sentimenti che conosco bene, capisco che Jelena è sulla soglia di ricevere da Frine quel dono che io ho ricevuto da lei, che sta per fare un salto di qualità e, soprattutto, capire sulla sua pelle il piacere che provo io quando la vedo.

Nei giorni scorsi, svariate volte, trovo Frine in casa mia (anzi, come non manco di ripetere spesso a Jelena, correggendola, in casa nostra). Sta su quel tappeto davanti a quel caminetto. Legata, docile, vinta e felice di esserlo. Desiderosa di sciogliersi nella volontà di Jelena.

Benvenuta in famiglia.

Frine_001.jpeg

(Prossimamente: Lella Demonia, Lorella Bravin, Shibari Hobble bane e neomistress… e la seconda parte di Mystique e Claven)

Rossella Pintens: Lezione di umiltà 2

Il post che segue è molto particolare. Per la prima volta non si tratta di qualcosa che ho scritto io o che mi riguarda. No: le parole che seguono sono state scritte da Rossella Pintens, un’amica e confidente di vecchissima data, e anche se io vi compaio brevemente come interlocutrice di uno scambio di IM riguarda soltanto lei e un’altra mia vecchia conoscenza. Dato che il suo post prende le mosse dal mio Lezione di umiltà qualcuno potrebbe chiedersi come mai non l’abbia invitata a usare lo spazio dei commenti. Non ho una risposta univoca. Forse perché nei mesi scorsi diverse persone mi hanno proposto di scrivere ogni tanto su queste pagine, ma poi non l’hanno fatto, mentre lei sì. Forse perché Rossella è Rossella. Forse perché mi stanno a cuore entrambe le protagoniste di questa storia. E forse anche perché in questo periodo non sto trovando il tempo di raccontare alcuni eventi recentissimi che hanno reso la mia SL particolarmente felice. Non mi giustifico: il meccanismo è sempre quello per cui a volte vivere e raccontare quello che vivi non è sempre facile, soprattutto quando ti viene la paura che scrivere di qualcosa di magico mentre accade possa distruggerla, o peggio ancora ferire qualcuno che vi rimane coinvolto. Ma il post di Rossella mi serve da sprone per decidere che è ora che quel tempo di raccontare io lo trovi. Lo prometto a me e lo prometto alle persone che di fatto hanno reso, stanno rendendo, la mia Second Life un piccolo paradiso. Non accadrà stavolta, però. Oggi faccio un passo indietro e lascio questa pagina alla storia di Rossella e di qualcun altro. Molte persone che mi sono vicine sanno benissimo di chi si tratta, ma dato il modo e l’impeto con cui Rossella ha scritto le righe che seguono ho deciso di non rivelarlo in questa breve introduzione. A te la parola, Rossella. L’unico mio intervento sulle tue parole qui sotto è stato quello di impaginare le foto che mi hai mandato, di aggiungere qualche corsivo e i pochissimi link che mi sono sembrati necessari.

 

Amangasette 0,203,23.jpg

 

Win, un saluto a te e a tutte le belle persone del tuo blog di cui Astor ed io siamo lettrici fisse.  Stavolta ti scrivo per un fatto accadutomi recentemente ma che forse ha radici lontane. Anzi, senz’altro. Le mie avventure con le persone submissive hanno tutte straordinaria importanza per me. Mi forniscono la possibilità di conoscere caratteri diversi dal mio e siccome sono innamorata di questa favola magica che è SL, mi assicurano anche un po’ di quella compagnia che è indispensabile in world se il tuo Amore, quello con la A maiuscola ha problemi in Real e purtroppo ha poco tempo per starti vicina in world. Sono sempre stata, come lo sei tu, accanita sostenitrice della totale possibilità di convivenza tra relazioni separate di tipo bdsm e sentimentale. La maturità di un Amore completo e strappapelle quello che urla e lacera il cuore può convivere benissimo con lo slancio emozionale e vibrante  di storie di manette, di bavagli, maschere, bende, hoods, fetish in cui fai all’altra persona proprio quello che non si aspetta da te. Potrebbe sembrare un paradosso imprigionare una persona, toglierle la libertà, esibirla legata, stringerle i nodi, “proprio tu” che le sei vicina, ma lo diventa meno quando questa persona cerca proprio questo. E lo cerca proprio da te. E tu lo vuoi fare allo stesso modo di come lei lo voglia ricevere.

Io poi, e tanti ragazzi e ragazze te lo possono confermare (parlo di Lella, di Erikah, ma anche di Carrozza Baroque, Fabio, parlo di Hadiya, parlerei di Giada se ci fosse, parlo di Tina Vollmer, di Carmelishko, di Corinne Rabeni, di Kariin, Antonella, Matteo e tante altre), ho una soglia ben precisa. Per me BDSM è bondage. Bondage puro. Non contemplo l’uso di accessori che portino dolore fisico, detesto togliere vestiti alle persone sub, detesto abusare di loro sessualmente, detesto scene di nudismo e nudità (sottile differenza) in pubblico e…. anche in privato con loro. Bondage puro. I legami di amicizia, di lealtà, di rispetto, di sottomissione reali, quelli che si hanno dentro al cuore, in un certo senso proseguono nelle corde, in un foulard che ti imbavaglia, nelle manette; diciamo che è un modo per estenderli e per portarli fuori dal cuore nel mondo concreto. Quindi il mio non è un bdsm convenzionale anche se quelle corde mi piace molto farle sentire e quei bavagli mi piace stringerli parecchio, anche se le punizioni se le beccano e non sono di certo legami o restrizioni ma la libertà. Sono sadica almeno quanto loro sono masochisti e devono tremare al pensiero che se fanno qualcosa che non va la loro punizione è “non” legarli,e farli sedere al tuo fianco come se niente fosse ma senza la minima traccia di manetta o restrizione addosso. Se ti lego ti piace, che punizione è? Essere sub, lo dico sempre, non è l’Hotel a cinque stelle dove sei servita e coccolata. E’ servire ed essere servite, ma è anche ubbidienza, rispetto totale, sincerità assoluta, devozione e interesse verso me stessa sia come avatar che come persona. Molti sub si interessano poco all’avatar, alla persona, mentre pensano solo a “cosa mi farà oggi”. Cioè privilegiano le sensazioni ricevute rispetto al resto. Egoismo. Se non ti interessi a me, dal mio cervello a come sono vestita, almeno quanto lo faccio io su di te, ti mollo e ti ignoro. Non posso farne a meno. Mi assale il pensiero che se a legarti fosse un orsetto di Dark realm per te sarebbe la stessa cosa. Che a te interessi solo il click della manetta e non chi la faccia scattare. Di questo devono stare molto attente le persone che mi frequentano. Premessa necessaria per dire che ho un certo ego, a volte ipertrofico, a volte imbarazzante. Ma stavolta lo prendo a calci nel sedere come merita per la cantonata che ha preso. Ho delle attenuanti, senz’altro. Ma non bastano. E’ condanna pura. Mi sono auto sentenziata colpevole e questa lettera è la punizione. E lo spunto è venuto dal tuo ultimo argomento. Lezione di umiltà. E ora è il turno di Lezioni di umiltà 2

Rivulet (212, 167, 22).jpgLa storia inizia da lontano, molto lontano. Forse il primo Stonehaven. C’era Giada con me, la mia sub storica e perfetta. E c’erano due niubbe appena arrivate che dissertavano di bdsm. Le ascolto, parlo, credo di colpirne molto una e invece si fa avanti l’altra. Due ragazze meravigliose.  Scelgo appunto “l’altra”. “L’altra” pero’ dopo un po’ diventa insofferente, vive a 300 all’ora, vuole “fare” tutto e lo fa. Ogni tipo di esperienza che vola da Gor alla modella professionista, alla builder, al gruppo bdsm ai locali, le sfilate, la sub, la Miss, la disc jockey, i negozi, tutto. Vola alto non si ferma, è brava, riesce, lo fa bene. E non si ferma nemmeno con me. La scusa sono due guanti a palloncino, troppo umilianti secondo lei. Giusti e sacrosanti per me. La cosa bella è che ci lasciamo bene e con rispetto, come merita perché mi ha voluto bene e cosa molto rara, mi ha sempre portata in palmo di mano. Però io avevo persa di vista la prima, la tentennante per eccellenza, la signorina Perfettini, la portabandiera dell’indecisione, la maniaca del particolare nocivo in RL del bondage, quella che urta i nervi, che ti irrita che vorresti zittire con una bandana in bocca, un bavaglio tra i denti e una fascia sopra per non sentire il minimo lamento o parola da parte sua. Eh eh io lo chiamo Nautilus questo bavaglio per inciso (Molto molto efficace e silenzioso come il sottomarino). La perdo di vista ed evidentemente qualcosa dentro mi salta e mi rompe l’equilibrio. Ogni tanto nel tempo la incontro. Sempre vestita più o meno in toni di marrone. Terribile. Con la gonna quando servono i pantaloni, con i pantaloni quando serve la gonna. Con i fiori in testa, con cespugli da bambina  al posto dei capelli, filiforme, secca e i lineamenti giusti dei 19 anni che ha o avrebbe. Sempre acida e puntigliosa come le comari pinzute ma con la testa abbassata e quelle frecce di occhi che sparano laser dal basso verso l’alto. Ha una storia con una mia amica che ora è fuori da SL. Questa storia un po’ la subisco evidentemente, anche se non me ne accorgo, mentre non considero assolutamente importanti tutti i suoi approcci bdsm con altre persone a lei attorno, approcci per me totalmente permeati di egocentrismo e del tutto confusi tra sub e dom che si mescolano in un assurdo brodo primordiale. Bdsm, bondage invece sono disciplina e ordine. La confusione male alloggia. Intendo che tu domme puoi anche porgere i polsi, ma si sa molto bene chi comanda, si deve sapere. La sua storia va avanti. Un giorno la incontro al Ranch e scoppia una litigata epocale che abbraccia temi a me a me cari. Dal modo di imbavagliare alla mia cara Ingegneria. Sembrava Porta a Porta. Quello che dicevo io non andava bene mai. Riusciva a trovare problemi anche nei lembi della bandana che  potrebbero scivolare nell’esofago e soffocarti. Assurdità a catena, tanto per contestarmi. Io dubito della sua età e della sua integrità fisica e mentale e da quel giorno è guerra termonucleare totale. Se posso ne parlo male. Se posso dico alla mia amica di punirla peggio. La ignoro. La ghettizzo.

MA

Athen Shire (162, 190, 21).jpgMi accorgo di guardare spesso il suo profilo dove ovviamente si auto insulta la furbacchiona vipera. Si auto umilia la viscida. Ma invece quanto strillava con me, come urlava e pontificava la signorina, la umile, la povera, la dimessa… un accidente!!!…..Bene, dico la classica persona che gode a farsi compatire e ad umiliarsi per poi sotterrarti col suo ego da migliore della classe. Divento devastante. Ne parlo male con chiunque. Il mio Amore lo sa e i miei amici anche. 
Pero’ in tutto questo rimango fiera e orgogliosa di una cosa. Non sono stata di certo io a farle lasciare. Anzi io volevo che la cosa durasse. Perché volevo bene alla sua Miss. Tanto bene.  Eccone un esempio

[2008/08/11 11:49]  Rossella Pintens: ciao Xxx… in gamba e non deludere Alexya
[2008/08/11 11:49]  Xxxxxxxx Xxxxxxxx: non la voglio deludere assolutamente
[2008/08/11 11:49]  Rossella Pintens: buona serata
[2008/08/11 11:49]  Rossella Pintens: e ricorda i miei consigli
[2008/08/11 11:50]  Xxxxxxxx Xxxxxxxx: li terrò a mente
[2008/08/11 11:50]  Rossella Pintens: sei sub non partner
[2008/08/11 11:50]  Rossella Pintens: devi avere pazienza

Ma in lei vedevo falsità ed esagerazione. Non le perdonavo niente di niente. Insomma, poi  si lasciano. La vedo al ranch, immo Win:

[2009/03/14 16:02]  Rossella Pintens: c’è la XXXXXX qua al ranch, perchè non vieni e la leghi per bene?
[2009/03/14 16:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Io non lego la XXXXXX,  non credo di piacerle
[2009/03/14 16:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Non cerca una come me :-)
[2009/03/14 16:02]  Rossella Pintens: io credo invece di si
[2009/03/14 16:03]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Non ho mai avuto la sensazione che potesse funzionare, fra noi… e con Andromeda e Jelena… non credo di potermi permettere altre sub o schiave :-)
[2009/03/14 16:04]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Già così a volte sento la pressione
[2009/03/14 16:04]  Rossella Pintens: per smuovere un po’ le acque sarebbe stata un’ottima mossa :):):):)

E la storia continua. Sento disagio pero’ al solo sentirne il nome. Comincio a sentire disagio. Ma come io, che mi vanto di essere gentile e carina con tutti,una  bi che non rifiuta niente e nessuna, anzi una B con un ego monstre purtroppo, ma  con un debole per le persone a modo, io devo stare litigata con una ragazzina di 19 anni? Nel frattempo Giada mi ha lasciata (la sub perfetta), sparita senza un motivo dopo piu’ di un anno, senza una spiegazione, lasciando “morti e feriti” dietro di se in una scia di cloni e di cose belle e irripetibili. Il groppo in gola è grande. Lo capisce Astor, sempre vicina e con la quale il rapporto ha raggiunto dimensioni davvero da RL. Sintonia, telepatia. Sempre nei pensieri una dell’altra. Ma Astor è un po’ lontana da SL per via della RL. Che me la porta via spesso e volentieri. Desidero compagnia, desidero “legare”. Lo voglio. Non posso legare una moglie che quando entra proprio perché entra poco ehm…..ti ispira di fare altro, diciamo di stare abbracciate su un divano a raccontarsi flirtando le tante novità avide l’una della bocca dell’altra. Giada mi manca terribilmente. Ma forse mi mancano le sub. Che mi completano. Passa il tempo. Ho delle storie, una gran bella storia incompiuta con Lella con la quale ancora non mi sento pronta, un altro approccio meraviglioso che ancora continua in modo positivissimo con la signorina XY del quale non posso e non voglio parlare qua ora perché il topic deve essere il mio sputtanamento, e la sera mi attacco ad Astor, sempre a lei. Astor. Unica. Ma non posso stressarla o ucciderla con la mia solitudine dom. Io lei la voglio vivere fino all’ultima goccia, respirarla, amare quindi non ho tempo per parlarle di questo, cerco solo la sua bocca. Ma spesso in world sono sola.

Ripenso a questo acidume…era settembre. Beh si è lei. COSTANZA FRANIZZI.

[2008/09/03 3:07]  Costanza Franizzi: buongiorno Miss Rossella
[2008/09/03 3:07]  Rossella Pintens: salve Costanza
[2008/09/03 3:07]  Costanza Franizzi: suppongo che ora tu preferisca che usi Miss per rivolgermi a te vero?
[2008/09/03 3:08]  Rossella Pintens: da dove viene questa considerazione?
[2008/09/03 3:09]  Costanza Franizzi: tu sei Mistress, io sono sub

Che sfocia in questo capolavoro dopo due ore serrate

[2008/09/03 4:44]  Rossella Pintens: spero ti serva questa discussione
[2008/09/03 4:44]  Rossella Pintens: a farti capire che gli altri e le altre non sempre sono sceme e si bevono tutto
[2008/09/03 4:45]  Costanza Franizzi: io…..
[2008/09/03 4:45]  Costanza Franizzi: tu non puoi dire questo di me
[2008/09/03 4:45]  Costanza Franizzi: e questa discussione mi ferisce solo, sei….  Sei…. quasi crudele!
[2008/09/03 4:45]  Costanza Franizzi: e non posso nemmeno più rimanere
[2008/09/03 4:46]  Rossella Pintens: a me non intenerisci nemmeno un po’, costanza
[2008/09/03 4:46]  Rossella Pintens: oramai ti ho capita

Uh….. e tanto tanto amaro in bocca.

Amagansette 2,203,23.jpgPoi un giorno quei lampi. A ciel sereno che ti legano, ti immobilizzano. La trasformazione. Eudeamon. Prendono il controllo. Agiscono loro. Paralizzano il cervello. Ti fanno ubbidire. Diventi Rossella/Libeccio a tutti gli effetti. Alexya non c’è più non solo nella sua vita da sei mesi, ma anche in sl è sparita da due mesi. Il libeccio squassa tutto, spazza, soffia, popola la spiaggia di legni, granchi, datteri, alghe, rifiuti e cose belle, e anche di gente che…. raccoglie i doni del vento e del mare. Bandana in testa c’è anche la Pintens. Il Libeccio porta via tutto. Anche il rancore. E parte un im come una spada, una stilettata. Giugno, caldo, mare, Libeccio. Si vedono la Capraia e la Gorgona ma anche il Tino e il Tinetto. Si’ è tutto limpido, tutto chiaro quaggiu’ lontana da Roma. Parte……. E ……arriva. Certo che  arriva.

[2009/06/05 17:50]  Rossella Pintens: tregua?
[2009/06/05 17:51]  Costanza Franizzi: a che proposito?
[2009/06/05 17:51]  Rossella Pintens: lo sai
[2009/06/05 17:51]  Rossella Pintens: abbiamo litigato male noi due
[2009/06/05 17:51]  Costanza Franizzi: non ne sono sicura
[2009/06/05 17:51]  Costanza Franizzi: allora ho scritto male
[2009/06/05 17:51]  Costanza Franizzi: per quale proposito
[2009/06/05 17:52]  Rossella Pintens: abbiamo un’amicizia comune che è sparita
[2009/06/05 17:52]  Rossella Pintens: cercavo il motivo e se ne avevi notizie
[2009/06/05 17:53]  Rossella Pintens: da persone serie stavolta, responsabili
[2009/06/05 17:53]  Rossella Pintens: tutte e due
[2009/06/05 17:53]  Rossella Pintens: te ed io
[2009/06/05 17:53]  Costanza Franizzi: devo darti atto che hai meno orgoglio di me, avrei voluto chiederti lumi perchè sapevo che ti aveva lasciato un messaggio prima dell’ultima volta che ha loggato
[2009/06/05 17:53]  Rossella Pintens: invece no

…..

Jiminy 3 (215, 186, 441).jpg

[2009/06/05 18:11]  Rossella Pintens: la vita riservasorprese
[2009/06/05 18:11]  Costanza Franizzi: questa…tregua
[2009/06/05 18:11]  Rossella Pintens: siediti Cos
[2009/06/05 18:11]  Rossella Pintens: o mettiti in ginocchio, fai quello che ti senti di fare
[2009/06/05 18:11]  Rossella Pintens: io quello che mi sentivo di fare l’ho fatto
[2009/06/05 18:11]  Rossella Pintens: e ti ho baciata
[2009/06/05 18:12]  Costanza Franizzi: il mio rancore non è mai forte come i miei litigi
[2009/06/05 18:12]  Rossella Pintens: è triste tutto questo
[2009/06/05 18:12]  Rossella Pintens: odio vederti cosi’
[2009/06/05 18:13]  Rossella Pintens: odio avere litigato
[2009/06/05 18:13]  Costanza Franizzi: odio pensare quello che può esser successo

 

E come il libeccio travolge me, travolge anche lei e in poco, pochissimo tempo si arriva a questo:

[2009/06/06 10:28]  Costanza Franizzi: ahia…son fregata
[2009/06/06 10:29]  Rossella Pintens:  non cambiare mai
[2009/06/06 10:29]  Rossella Pintens: ciao
[2009/06/06 10:29]  Costanza Franizzi: ma sei la stessa con cui ho litigato :) ?
[2009/06/06 10:29]  Costanza Franizzi: ciao Rossella :)

Rossella senza Miss. Capito che lezione?

E infine lei mi chiede il collare. 8 giugno. Lo chiede lei, formalizza lei, firma lei. Chiuso, click. Non puoi più tornare indietro.

Jiminy (215, 186, 441).jpgJiminy2 (215, 186, 441).jpgBene. Costanza, scusa. Il succo di questo post è che prima di parlare e di spargere veleno si deve pensare. Ma non solo scusa a Costanza. Scusa a tutti quegli amici e amiche che hanno sentito cosa ne dicevo e ora mi vedono con lei legata e in ginocchio a fianco. Mi bastano per tutti gli occhi strabuzzati di Corinne ieri notte a Stone. Bella buffona la Pintens.

Sparate pure. Stavolta l’ho meritata tutta. E tu con quella faccia da ragazzina non ti credere di essere arrivata all’Hotel cinque stelle di Saturnia.  Te lo faccio vedere io, te lo faccio…..

Il Libeccio ha spazzato via tutto. Si riaprono gli ombrelloni al bagno Genova, al Lidino, al Teresita in Darsena. Cosa rimane? Rimane l’Amore. Rimane Astor che ha la A di Amore per iniziale, quello con la maiuscola. Rimane XY (grazie mia amica comprensiva, Regina del deserto). Rimane le perfezione attuale della mia SL. Rimane la ferita che col salmastro brucia da morire. Rimane il dolore dentro. Rimane la perdita di un’amica. Ciao Alexya. Anche Giada è stata spazzata via del tutto, il che non è male.

E rimane la figura di cioccolata che ho fatto con mezzo web.  E grazie a tutte per avermelo fatto capire sopportando i miei sfoghi. Grazie, Lella, non sembra ma mi sono accorta che con te erano le prove generali e mi dolgo del tuo sacrificio, ma la vita è lunga, su SL siamo eterne poi, no?

Scusa, Costanza, sono una vera BIP BIP BIP e poi ancora BIPPPPP. Ma io ora ti stringo il bavaglio. Lo devo fare.

/me accarezza il capo chino della sua sub.

/me finalmente ride.

Dimenticavo. Rimane anche Costanza. Beh, legata cosi, ma dove si crede di andare?

/me ride, ma ride tanto…….

Complimenti, Cos e ancora scusa

Rossella/libeccio

p.s. Win stavolta ci hai visto lungo tu.