Rapimenti, bane e bastardate

Un breve riassunto di due o tre avventurette, occasionali eppure intrecciate, avvenute ai margini delle mie due attività principali – quella di Bane Operator e quella di proprietaria del Winsconsin Correctional Facility.

Jelenabuild_003.jpg

Qualcuno ricorda il film Ladyhawke? I protagonisti, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, sono due innamorati che vivono in un medioevo fiabesco e sono condannati a non incontrarsi mai, se non per pochi istanti, a causa dell’incantesimo di un vescovo/mago cattivo: di giorno, lei è un falco e riassume le sue sembianze umane solo al tramonto – momento in cui lui si trasforma da uomo in un lupo, per rimanere tale fino all’alba.

Ora, sarebbe un’esagerazione dire che gli ultimi mesi del mio rapporto con Jelena sono stati altrettanto difficili. Anche se la sera mi collego molto di rado, qualche volta riesco a sgattaiolare online per un saluto veloce e soprattutto, da qualche tempo, abbiamo preso l’abitudine quando possibile di incontrarci nella sua ora di pausa in ufficio. Solo che, anche se un’ora al giorno può sembrare lunga, non si tratta mai di sessanta minuti tranquilli: a volte si collega tardi lei, a volte non posso io, e basta un collega che rientra in anticipo perché lei debba staccare all’improvviso – oppure comunque minimizzare Second Life o ridurre la nostra interazione a poco più di un semplice scambio di IM, perdendo il potere immersivo e ipnotico che il metaverso è in grado di offrire.

jelenapool_001.jpgEcco perché, quando Jelena e io riusciamo a incontrarci in quel breve momento comune, tendo ad avere ancora meno pazienza del solito nei confronti degli IM che ricevo proprio in quei momenti. Ed ecco anche perché ero particolarmente seccata quando un mio Bane, S-5876, mi ha mandato i 3 IM bloccati che costituiscono il segnale per chiedere l’assistenza del proprio operatore per affrontare qualche situazione di emergenza. Dopo troppi giorni di impegni reciproci, avevo finalmente portato Jelena in cima alla torre di Snark, l’avevo legata strettamente e stavo assaporando l’istante – insomma, di tutto avevo voglia meno che di sciupare i pochi minuti che ci restavano occupandomi di qualcun altro, tanto più che qualcosa mi faceva sospettare che non di vera emergenza si trattasse. Ma sono una Bane Operator professionista e ho deciso che non potevo non rispondere all’appello. Ho appoggiato delicatamente a terra la testa di Jelena, che stavo accarezzando, e ho tippato S-5876 vicino a noi, disattivando per qualche minuto le funzioni che ne avrebbero punito la prossimità con la mia schiava e amica, e attaccandole al casco il Vox che le avrebbe permesso di comunicare con noi.

Ma il mio sospetto era fondato: S-5876 non aveva alcuna vera emergenza da affrontare. L’ho capito in pochi istanti e ho reagito con tutta la glaciale freddezza di cui ero capace in quel momento. Senza ascoltare i suoi balbettii, le ho sibilato che durante il suo banishment l’avevo avvertita di non abusare della chiamata di emergenza. Le ho detto che non sarei stata disponibile a parlarle fino all’ora in cui Jelena non si fosse disconnessa. Poi ho riattivato tutte le funzioni del suo Custodian, aggiungendo in più una pesante restrizione delle funzioni visive (di fatto quasi accecandola). Le ho strappato di dosso il Vox e, d’impulso, l’ho spinta nel vuoto. La torre di Snark è molto alta e sono quasi sicura che lo sfortunato Bane fosse ancora in caduta libera mentre io già stringevo di nuovo Jelena fra le mie braccia.

Ho scoperto dopo che il Bane, come me tanto tempo fa, aveva iniziato anch’esso un blog per raccontare la sua esperienza, e ho avuto la sorpresa di ritrovarmi citata in un post che raccontava tutta la situazione. Chi fosse curioso di leggerlo (ed è in grado di leggerlo in inglese) lo può trovare a questo indirizzo. Qui mi limito a riportare, tradotto, un estratto del mio commento di risposta:

(…) Non ho con [Jelena] che un’ora al giorno e ci vuole una vera emergenza per spingermi a interrompere quel momento e sprecarne un poco. Quindi, lo ammetto. Ero irritata fin dall’inizio. E mi sono imbestialita quando ho realizzato che l’emergenza era stata per te solo un tentativo di sfuggire alla solitudine che costituisce l’elemento chiave della sentenza che stai scontando. Si chiama “banishment”, non “cocktail party”.

Il fatto che fin qui tu ti fossi dimostrata uno dei miei Bane più disciplinati non ti dà diritto ad alcun tipo di indulgenza da parte mia… così come a nulla vale che ci si conosca da tanto tempo. Spero di essere stata molto chiara in proposito, oggi, e confido che saprai completare la tua pena senza altri errori.

Impegnati di più, S-5876.

ShibariJel.jpegDevo dire che il Bane la lezione l’ha imparata e il giorno dopo, quando la sua sentenza si è esaurita, nella stessa fascia oraria, mentre di nuovo mi trovavo con Jelena, non ha osato nemmeno chiedermi di andare a liberarla, come sarebbe stato suo diritto. Ci ho pensato io, quella volta, a tipparla e, dopo averle fatto provare qualche brivido minacciando di impartirle una estensione arbitraria della pena, l’ho liberata e restituita alla vita civile (anche questa scena è finita nel suo blog, naturalmente), restituendole il nome con cui era conosciuta prima del banishment, Shibari Hobble.

Ora cambiamo, per il momento, pagina e giorno, anche se non fascia oraria o sim. Ero sempre con Jelena e sempre a Snark, quando mi è capitato di ritrovare alcune vecchie conoscenze e di farci due chiacchiere. Non avevo intenzioni cattive, all’inizio: il mio cuore e soprattutto il mio portachiavi sono ormai impegnati da persone a cui dedico tutto il tempo che posso, e l’idea di rapire qualcuno di nuovo era lontanissima da me. Ma ho da sempre un debole per le minigonne jeans, e una certa Alina Henhouse si stava burlando di un’amica legata dicendo che lei, per fortuna, non aveva addosso manette, e però aveva un relay attivo e io sapevo di poterlo usare, tramite un aggeggino avuto in regalo da un’amica, per rimediare al volo a quell’assenza, ed era simpatica, spiritosa, impertinente. Insomma, in pochi secondi mi sono ritrovata con Alina al guinzaglio, immobilizzata, in ginocchio, in mano mia. L’ho trascinata a Penning e l’ho assicurata a un paletto davanti all’ingresso e lì l’ho tenuta per giorni, giorni e GIORNI, limitandomi a chiacchierarci quando avevo tempo libero e, costantemente, inesorabilmente, vanificando ogni poche ore i suoi disperati tentativi di liberarsi, rinnovando ogni volta i legami che la stringevano e le impedivano di andarsene.

Alina_001.jpegNon ho mai pensato di tenerla per sempre, Alina. Ma era tanto che non sperimentavo i meccanismi implacabili della Procedura Stoccolma e con lei mi sono voluta sbizzarrire. Nessuna libertà: solo il guinzaglio che le impediva di allontanarsi e la inchiodava lì a Penning, esposta alla vista e alle domande dei sempre più numerosi frequentatori della nostra prigione. Con la speranza di riuscire a fuggire che svaniva ogni volta che le piombavo addosso, serrandole di nuovo le manette quando magari le mancavano ormai solo due o tre tentativi. Dopo qualche giorno, Alina ha smesso di insultarmi, poco tempo dopo ha cominciato a ringraziarmi quando, arbitrariamente, le toglievo un bavaglio che le avevo imposto per futili motivi – e sentivo che era gratitudine vera, non un atteggiamento per cercare di ottenere qualcosa. Perché ogni minuto che passava Alina sentiva più forte la consapevolezza del fatto che solo da me dipendeva il suo destino.

E siccome l’appetito viene mangiando, prima ancora che Alina trovasse (approfittando di un lungo weekend di mia assenza) la via della fuga, le avevo procurato compagnia, ed ecco dove questa storia si ricollega all’inizio di questo post un po’ sconclusionato. Un bel giorno capita nel piazzale del WCF una certa Eniper1 Repine, che io subito saluto come “Benvenuta, palindroma”. Mi sorride, nonostante io stia evidentemente trattenendo Alina contro la sua volontà, mantiene le distanze ma, piano piano, si rilassa nella conversazione con me e la mia prigioniera. E si lascia scappare qualcosa sul fatto che le manette che porta addosso, e da cui sta cercando goffamente di liberarsi, le sono state messe addosso da Shibari Hobble.

Eniper1_001.jpegEniper1_002.jpegOra, chi mi conosce in world sa che, se appena ho tempo, non nego mai a chi vuole imparare qualche consiglio su come ci si libera dai legami di Marine. Sono pur sempre una campionessa del Bondage Team, dopo tutto. Ma l’idea di aiutare a liberarsi qualcuno che è stato legato da una persona che conosco, tanto più una a cui, pochissimi giorni prima, ho fatto qualche bastardata, beh, mi mette un po’ a disagio. Per cui, dopo aver dato a Eniper1 tutti i miei migliori consigli di fuga, attivo a sorpresa una delle tante trappole disseminate all’ingresso della prigione e la catturo senza darle tempo di prendere fiato.

Insomma, se con Alina mi stavo divertendo a rispolverare dopo tanto tempo le tecniche del Metodo Stoccolma, con Eniper mi scateno. Sia lei che Alina hanno una personalità abbastanza ironica e giocosa, ed entrambe condividono la mia assoluta determinazione a non barare mai. Ma mentre Alina conosce abbastanza bene i legami, Eniper ne capisce pochissimo e si trova completamente in balia del mio volere. La interrogo senza tregua e scopro che Shibari – trasformata dall’esperienza del banishment in una nuova dominatrice – sta lavorando su di lei per farla sua… un progetto che per Eniper è fonte di grande eccitazione ma al quale, allo stesso tempo, sta facendo di tutto per sfuggire.

La capisco più di quanto lei possa immaginare: anche io, nel mio lunghissimo periodo sub, anelavo a qualcuno che mi rapisse e mi trattenesse contro la mia volontà, che riuscisse a frustrare i miei tentativi di allontanarsi fino a spezzare la mia volontà. Anche io sognavo di essere catturata con forza da qualcuno a cui non fossi stata io a chiederlo, e ogni volta che riuscivo poi a fuggire sospiravo dentro di me rendendomi conto che, anche quella volta, il sogno che non potevo confessare senza distruggerlo, non si era realizzato. Fino a quando le mie chiavi non finirono in balia di Belias, naturalmente.

Eniper1_003.jpegCon tutti questi pensieri ben chiari nella mia mente, Eniper non ha scampo. Ogni volta che prova a disobbedirmi, scopre che sono in grado di aumentare ulteriormente il mio controllo su di lei. In poco tempo, la costringo a indossare il collare del WCF e, di fatto, a bloccarla sul posto in modo assoluto, con un guinzaglio a cui non si può fuggire. Preparo il cartello che si vede nella foto qui accanto e mando un IM a Shibari perché, quando ha tempo e voglia, venga a riprendersela.

Quel che è accaduto dopo è storia, non di questo blog ma di quello di Shibari. Chi è rimasto con la curiosità potrà seguirne l’esito qui. Io, per questa settimana, passo e chiudo. E comincio a pensare al secondo e al terzo dei post dedicati a quelle novità che mi riguardano più direttamente.

 

Rapimenti, bane e bastardateultima modifica: 2009-06-13T02:14:00+02:00da winthorpe
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “Rapimenti, bane e bastardate

  1. Trovo sempre difficile iniziare un contatto e non sempre il modo che trovo è quello giusto, ma non posso ceto esimermi di contattare colei che ha in un certo qual modo condizionato le mie giornate negli ultimi tempi. Premetto che avevo fatto l’iscrizione su SL oltre un anno fa, poi vuoi perchè non avevo capito nulla, vuoi perchè non avevo mai avuto tempo avevo abbandonato l’avatar dopo qualche giorno. Poi, qualche settimana fa apro il suo blog, e ne rimango affascinata, non pensavo che SL potesse offrire questo, ossia rendere più concrete le fantasie che sempre, ritengo fin da piccola, ho avuto. essere rapite, trattenute contro la propria volontà, pensieri questi che mi hanno sempre accompagnata, ma che ovviamente nella RL non saranno mai messi in pratica (per fortuna forse). a questo punto ho riaperto di nuovo SL, ho cercato di capirci qualcosa e per fortuna sono andata su italy island resort,dove ho trovato persone molto gentili che mi hanno consentito di trasformare un po l’aspetto, mi hanno regalato abiti ed accessori, quindi ho iniziato a vagabondare a caso nei luoghi a tema bdsm, tutti in inglese e purtroppo io di inglese ne capisco ben poco, poi ho mandato qualche richiesta di amicizia alle persone che vedevo citate nei suoi blog, unica risposta, dovuta al fatto che probabilmente era online è stata quella di Belias, non avevo ancora letto della vostra rottura, la quale dopo avermi rimproverato per il fatto che è considerata maleducazione il mio modus operandi, mi ha comunque teleportata da lei e mi ha spiegato alcune cose facendomi in breve diventare sua. E’ da molto poco che ho iniziato questa esperienza di slave, per ora non sono mai stata portata fuori dalla casa di Belias e fungo solo da oggetto d’arredo, ma a me sta bene, sono io che ho scelto ciò. Non so se ho fatto la scelta giusta, ma volevo iniziare e non ci crederà ma le emozioni che provo sono davvero forti, come se il mio alter ego virtuale fosse veramente parte di me. La ringrazio quindi per avermi fatto conoscere questo mondo e spero un giorno di poterla incontrare in SL

  2. Cara Marzia, rispondo in ritardo al tuo bel commento – solo oggi sono rientrata in pianta più o meno stabile a casa e sul blog… so che Belias la conosci già molto meglio e so tutto quello che Bel può dare a chi le appartiene.

    La nostra “rottura”, beh… diciamo che il nostro è stato sempre, e in modi diversi, un rapporto molto tempestoso. Bel sostiene che abbiamo rotto e ci siamo riavvicinate, io che non abbiamo mai rotto davvero… in questi giorni siamo di nuovo ai ferri corti ma io credo, voglio e credo di poter credere, che sia solo un momento.

    Anche io ho “scoperto” questa dimensione di SL molto dopo l’iscrizione e molto dopo aver abbandonato l’avatar dopo qualche giorno di noia… ti auguro di scoprire sempre di più quanto questo mondo possa essere affascinante. Alla fine, come giustamente dice Belias, questo blog racconta solo le mie emozioni – dopo tutto è il MIO diario, ed è di parte, dichiaratamente e inevitabilmente. E leggere è interessante, ma vivere, anche se si tratta di una Seconda Vita, è un’esperienza insostituibile. Sono orgogliosa di aver contribuito anche io a farti nascere la curiosità per qualcosa che mi ha donato ore di emozioni e non accenna ancora a stancarmi.

Lascia un commento