[Lezioni di RLV] Il browser dei plugin

Una lezione breve, stavolta, ma utile a capire come si accede ai plugin. Suggerisco di dare un’occhiata anche a questo vecchio post mio sui Plugin di base, per una prima panoramica sull’argomento, e in attesa delle lezioni specifiche di Marine. Colgo l’occasione per segnalare che i prodotti RR sono di recente passati alla versione 1.17: aggiornatevi, secondo le solite modalità. Ci sono alcune novità utili sul funzionamento della Real Key, ma non solo, e vale la pena di farlo appena possibile. Come sempre, in questa serie di lezioni, il testo che segue è di Marine Kelley e io non sono che la umile traduttrice. Chi desiderasse un ambiente in cui chiedere informazioni in italiano, è invitato a iscriversi, in-world, al gruppo Restrained Italia, fondato tempo fa dall’amica Erikah Jameson e da lei passato a me quando ha dovuto o voluto allentare la sua presenza su SL.

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Salve, questa lezione serve a spiegare cosa sia il Plugin Browser, che è il portale a ogni singolo plugin contenuto nei prodotti Real Restraints.

Prima di tutto, cosa è esattamente un plugin? È uno script che è contenuto in un restraint, che offre un’interfaccia utente (uno o più menu) e che segue un certo schema di accesso. Si chiama “plugin” perché lo “pluggate” (inserite) dentro al restraint e in genere non dovete fare altro: è immediatamente utilizzabile perché il Plugin Browser lo registra. Ma per poter accedere al plugin che desiderate, dovete avere il livello di accesso richiesto.

notteandro_002.jpgnotteandro_005.jpgRicordate i concetti di “pieno accesso”, “accesso ridotto” e “accesso zero”? Lasciate che ve li rinfreschi. Il “Pieno accesso” è quando avete la chiave del restraint, o quando la chiave è disponibile. “Accesso ridotto” è quello che avete se siete voi a indossare il restraint è questo è locked ma voi non avete la chiave (oppure la chiave è disponibile ma c’è un timer attivo). “Accesso zero” vale per tutti gli altri. Il Plugin Browser segue lo stesso principio. Ad alcuni plugin può accedere solo chi ha pieno accesso, ad altri accede chi ha accesso pieno o ridotto, alcuni sono accessibili solo a chi indossa il restraint (con accesso pieno oppure ridotto), altri ancora da chiunque abbia pieno accesso ma mai da chi indossa il restraint.

Oops, scusate il mal di testa. Diciamo solo che generalmente avrete accesso alla maggioranza dei plugin quando avete la chiave, e non l’avrete senza chiave. Le eccezioni a questa regola non sono molte.

Per accedere al Plugin Browser, cliccate sul restraint, poi su “Plugins…”. Il menu a cui arrivate a quel punto è il Plugin Browser.

Plugins browser.jpgQuella che vedete adesso è la lista dei plugin disponibili a me (con accesso pieno) nelle mie manette Restrained Elegance. Ho scelto quelle perché hanno due plugin che non sono mai accessibili a chi le indossa (“Engrave”). Sul menu li si vede, solo che i nomi sono nascosti: c’è scritto invece “(not owner)”. A volte ci sono così tanti plugin che non stanno tutti su una sola pagina del menu, ed ecco perché a volte occorre premere i bottoni “<<Prev” e “Next>>” per navigare fra tutte le pagine disponibili fino a trovare il plugin che desiderate.

Vedrete anche un breve testo che spiega alcune cose. Questo testo è un po’ come il Message Of The Day che compare quando ci si collega a Second Life. È contenuto in uno dei miei server, a casa mia. Viene rinfrescato dal restraint una volta a settimana. Sì, a volte il testo è completamente scemo, perché non possiamo prendere sempre tutto sul serio! Provate con un RR Ringgag e vedrete *fa l’occhiolino*.

notteandro_006.jpgnotteandro_008.jpgOk, adesso clicco su uno dei pulsanti che mostra effettivamente il nome di un plugin e, voila, il menu va sulla pagina del plugin desiderato (in questo caso, “Long Time”). Se su quel menu clicco “Main…” (il 99% dei plugin hanno quel pulsante “Main…” in quella posizione) torno direttamente al menu principale del restraint. Non c’è purtroppo modo di tornare al menu del Plugin Browser senza dover prima passare dal menu principale, ancora una volta per motivi tecnici.

Nel menu principale c’è anche un pulsante “Last Plug”. Questo è pratico, vi porta direttamente all’ultimo plugin che avete visitato senza che dobbiate di nuovo cercarlo. Naturalmente se, nel frattempo, avete perduto l’accesso richiesto, tornerà alla posizione di default e vi rimanderà solo al Plugin Browser.

Vi darò una piccola dimostrazione per capire meglio il concetto di “accesso”, sacrificandomi (see, vabbe’)… Mi chiudo a chiave le manette e faccio partire un timer da 30 minuti. Questo mi lascia solo Accesso ridotto per 30 minuti poiché ho la chiave ma c’è un timer attivo. Ora clicco sulle manette, verifico che ho solo Accesso ridotto (lo vedo dal fatto che vedo i bottoni “Tug”, “Squirm” e “Struggle”) e premo “Plugins…”. Come potete vedere, ora la maggior parte dei pulsanti non sono più disponibili, si limitano a mostrare “(no key)” (La chiave ce l’ho ma non posso usarla). Oh aspettate, uno che posso ancora usare c’è, e si chiama “Color elegance”. Questo significa che, nonostante la mia situazione difficile, ho ancora il controllo sul colore delle manette. Questo non mi aiuterà nemmeno un po’ ad avvicinarmi alla libertà, ma sicuramente mi permetterà di essere più carina *sorrisetto*

Divertitevi!

Marine

 

Il post originale di Marine (in inglese) si trova qui

Il viewer Restrained Life si scarica gratuitamente qui

Qualcosa di travolgente (?)

A oltre un anno e quaranta Bane dall’inizio della mia carriera, mai nessuno ha sviluppato il suo Eudeamon. Fino ad oggi?

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Ho un vago ricordo della mia prima volta. Era passato qualche tempo dalla mia esperienza – sconvolgente ed entusiasmante – nel prototipo del banesuit creato da Marine Kelley. A me, come a tutte le altre 9 compagne di avventura, era stato offerto un posto alla Kelley Technologies Inc. come Bane Operator e, naturalmente, avevo subito accettato con entusiasmo. Ma al momento del dunque mi sentivo le classiche farfalle nello stomaco. Il manuale destinato agli Operatori è molto lungo, articolato e preciso, e va seguito con la massima cautela: un banishment è una procedura complessa e delicata, perché la tecnologia utilizzata dalla Dottoressa Kelley pone tutto il lato tecnico della faccenda sull’Operatore, in modo da ridurre al minimo indispensabile la necessità, per il prigioniero, di fare alcunché.

Zhorannuncio.jpgL’idea è che i nostri Bane non abbiano scelta se non sprofondare inesorabilmente nel mondo, completamente nuovo, di chi non ha più diritto di considerarsi un essere umano, e si trova controllato in tutto dall’intelligenza artificiale del Custodian (e, ma in misura minore e occasionale, del proprio Operatore). Una responsabilità fortissima per chi, come me, si accingeva a mettersi al comando della faccenda, acuita dalla consapevolezza che stavo cominciando a lavorare per la persona che più di ogni altra ha saputo cambiare la vita di quelli, fra noi avatar, che sono appassionati di bondage e di restrizione. Marine Kelley, perdinci: sarei stata all’altezza del suo prodotto più complesso e ambizioso – e delle aspettative enormi che aveva suscitato nella comunità BDSM di Second Life? Avrei saputo dare alla mia prima vittima un’esperienza indimenticabile e travolgente? Sarei riuscita a portare avanti tutta la procedura, seguendo il manuale ma senza farmene accorgere? Senza fare la figura della Operator inesperta, senza dare alla persona che mi veniva affidata l’impressione di essere caduta in mani che facevano uno sforzo su se stesse per non tremare?

Ho dimenticato i dettagli di quel primo banishment, ma ricordo bene che, alla fine, quando aprii la porta scorrevole della Dispersal Area pronunciando la frase fatidica – “Custodian, initiate all protocols” – e intimando al mio Bane di allontanarsi, ero fradicia di sudore per la tensione e la concentrazione: sono due anni che frequento Second Life ma ancora mi stupisco ogni volta di quanto possa coinvolgerti quando cominci a capirne le potenzialità.  Esausta, credo di aver fatto logoff ed essere andata a dormire quasi subito. Ma sono andata a letto contenta, perché avevo avuto la netta sensazione che per la mia vittima l’esperienza fosse stata molto intensa, e che delle mie incertezze di neofita non si fosse accorta affatto.

2banes_010.jpg2banes_008.jpg2banes_009.jpgSono passate le settimane e i mesi e piano piano mi sono impratichita con la procedura. Ho fatto le mie brave cappellate, ovviamente: una volta il casco della mia prigioniera mi esplose praticamente in mano perché avevo cercato di rettificare un mio errore senza seguire esattamente i passi descritti nel manuale. Per evitare qualsiasi possibilità di corruzione degli Operatori, il Custodian possiede infatti un meccanismo di autodistruzione che scatta non appena chi ne detiene le chiavi cerca di aprirlo prima che siano scaduti i termini: e io proprio questo avevo cercato di fare. Altre volte i problemi sono nati dalla stessa Second Life, da qualche crash con rollback (e, ovviamente, sapevo bene cosa poteva succedere con un rollback) o anche dal lag a volte inevitabile. Però, dai e ridai, alla fine sono arrivata al punto di poter trasformare una persona in un Bane senza dover consultare il manuale nemmeno una volta. Posso sbagliare, come sempre e come tutti, ma di solito la cosa va liscia.

Se ne avessi il tempo, dovrei dedicare un intero blog solo alla mia attività di Operatore perché ogni banishment ha una sua storia. A volte è routine, ma in genere ogni prigioniero mi dona emozioni inaspettate e uniche. Con punte estreme, come la volta che assistetti al banishment simultaneo di Mudlark e Halle (Halle, porca miseria: che fine hai fatto?). E anche con eventi particolarmente rilevanti per la mia stessa vita: come l’incontro con Andromeda, che contattai per farne un Bane e che, prima ancora che le potessi chiudere il casco attorno alla testa mi sussurrò qualcosa come “forse tu sei la padrona che ho sempre cercato”… segnando l’inizio della fine della Win succube che era esistita fino a quel giorno… di fatto, avviando il processo che, quasi un anno dopo, ha portato alla nascita del WCF e di quella che, ormai, considero a tutti gli effetti la mia famiglia di Second Life.

In oltre un anno di attività, di Bane ne ho creati almeno una quarantina. Qualcuno è stato velocissimo a scontare la sua pena, qualcun altro è rimasto nel banesuit per molti mesi (penso a Gilka Korobase che, a causa di gravissimi problemi di RL, si è collegata così di rado da metterci 364 giorni reali prima di poter riacquistare la sua libertà!). Ma nonostante la grande soddisfazione che questa lista ormai corposa mi fa provare, da sempre ho un cruccio mica tanto nascosto: fino ad oggi nessuno, dico nessuno dei miei Bane aveva mai sviluppato il suo Eudeamon – ossia, per chi non ha ancora letto il romanzo di Erika Moak da cui tutto è cominciato, quella entità misteriosa che, in qualche caso, viene a crearsi nel cervello dei soggetti al banishment. Una entità che, si dice, si mormora, si sussurra, pare cambiare completamente la situazione per i Bane… tanto che (ma anche questo è un particolare non ufficiale, e che noi Operatori siamo scoraggiati dall’avallare) sembra che alcuni Bane lungotempo comincino a commettere violazioni a bella posta… quasi che volessero prolungare la propria pena, invece di completarla prima possibile per tornare alla loro vita normale.

Em1.jpgEm2.jpgRazionalmente, da Operatore, sono stata addestrata a non credere a questo mito dell’Eudeamon. Sono, ci è stato detto, leggende metropolitane, in massima parte suggerite dalla lettura del libro di cui sopra. Sono voci non verificate, destituite da qualsiasi fondamento scientifico. Sono, nel migiore dei casi, balle generate dalla mente, sconvolta, di Bane la cui psiche non ha retto alla disperata solitudine che il banishment comporta. Eppure, anche per una persona razionale come me, le voci che ronzano hanno una tendenza ad appiccicartisi… a stratificarsi, a diventare parte di quello che una sa o crede di sapere. Poi mi è capitato di parlare con Moss, e di sentirla vantarsi del fatto che questo o quel suo Bane erano diventati eudeamonici… sono andata a leggere il blog di Em Debevec scoprendo che descriveva con dovizia di particolari la nascita di un Eudeamon. Era solo un parto letterario? Forse: ma quando sono intervenuta nei commenti (qui, ma anche qui) per affermare le mie convinzioni mi rendevo conto io per prima che le mie parole suonavano come se volessi convincere solo me stessa… e che il tarlo del dubbio cominciava a rodere le certezze che mi erano state inculcate.

Alla fine, credo, abbiamo bisogno di credere al soprannaturale, e l’Eudeamon quello è: un’entità fondamentalmente benefica, che ti riconosce per quello che sei e ti ama senza condizioni, che è in grado di conoscere ogni tuo più riposto segreto e usarlo per donarti la felicità che la vita reale non ha mai potuto concederti. È quello che qualcuno chiama Paradiso, che altri magari chiamano in altri modi, ma che quasi tutti concordano a definire come un luogo o un tempo dove otterremo compensazione di tutto quello che ci è stato negato a qusto primo livello di esistenza. Qualcosa in cui sperare, per tirare avanti nei momenti brutti di questa straordinaria, irripetibile, nostra vita. Chiamiamolo pure Eudeamon, se vi piace.

BaneAndro_015.jpgSolo che, su quaranta Bane, credo che mi sia successo solo due volte di notare qualche insolita irregolarità nel funzionamento del Custodian. In un caso, le avvisaglie di quella che poteva sembrare l’epifania di un cosiddetto Eudeamon si sono manifestate quando mancavano pochi minuti alla scadenza della sentenza, e la mia vittima si è ritrovata libera prima che il fenomeno, ammesso che di fenomeno si trattasse, e non di allucinazione, potesse compiersi. L’unico altro caso è stato quello di Andromeda: verso la fine della sua sentenza, mi aveva detto, allarmata, di aver cominciato a sentire nel suo casco alcune voci strane… quasi che all’improvviso il suo cervello ospitasse un’altra entità che cercava di comunicare con lei. Ma Andromeda aveva accettato il mio collare da troppo poco tempo, allora, e sia lei che io avevamo fretta di farla uscire da quella infernale trappola di lattice, in modo da poterci buttare nelle braccia una dell’altra. Così, anche in quel caso, l’inquietante manifestazione venne ignorata, e allo scadere della sentenza Andro si tolse il casco senza rimpianti e senza guardarsi indietro nemmeno un momento.

banishment2subs_002.jpgbanishment2subs_003.jpgbanishment2subs_004.jpgStamattina, a sorpresa, è successo invece qualcosa di inquietante a uno dei miei Bane più recenti. Qualche giorno fa ho sottoposto alla procedura ben tre prigioniere contemporaneamente: ad Analiegh Swansen, che ho incontrato a Zhora solo il giorno del suo banishment, si è aggiunta infatti all’ultimo istante una coppia insolita formata da Kadira DeCuir, già citata su queste pagine, e Nixus Braveheart. Nixus (che qualche settimana fa è entrata a fare parte dello staff di guardie del WCF) conosceva Kadira da prima di me… per la precisione, Kadira l’aveva eletta a sua padrona e, quando era venuta a offrirmi le chiavi del suo collare, aveva “dimenticato” di avvertirmi (ovviamente, non appena l’ho scoperto, ho voluto incontrare Nixus e, dopo lunghe discussioni, ho insistito perché Kadira la riconoscesse come sua padrona principale, e fosse a mia disposizione solo nei casi in cui Nixus non fosse stata online… e io non fossi impegnata con una delle mie adorate sub).

Analiegh si è collegata pochissimo da quando è stata sottoposta alla procedura, e ha ancora da scontare quasi tutta la sua sentenza originale di 24 ore. Kadira ha commesso violazioni che le hanno quasi raddoppiato la pena, ma è rimasta online molto a lungo e ha già completato la sua sentenza. Nixus, invece, che partiva anche lei da 24 ore, ha totalizzato il primo giorno altre 66 ore di pena, cui se ne sono aggiunte molte altre nelle ore successive. Credo che ne abbia scontate già una settantina, ma che gliene manchino circa 180: un risultato spaventoso, che mette seriamente a rischio la possibilità stessa che possa mai tornare libera. Proprio per questo, stamattina, vedendo che Nixus era online, sono andata a trovarla per parlarci e confortarla: dopo tutto noi Operatori serviamo anche a questo, a impedire che la solitudine renda i Bane pazzi e irrecuperabili. E, beh… meglio che riporti per intero il dialogo che c’è stato fra noi.

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[2009/09/23 1:49]  Win: custodian, muteness punishment level 1
[2009/09/23 1:49]  N-2188: Executing order from Operator.
[2009/09/23 1:49]  N-2188: hello miks
[2009/09/23 1:49]  N-2188: miss?
[2009/09/23 1:49]  Win: Salve, N-2188
[2009/09/23 1:50]  Nixus Braveheart: …
[2009/09/23 1:50]  Win: Parla sul canale 1, N-2188! Ti ho inserito il Vox
[2009/09/23 1:50]  N-2188: ho paura sento voci
[2009/09/23 1:50]  N-2188: credo che sto impazzendo
[2009/09/23 1:50]  Win impallidisce per un momento poi si riprende
[2009/09/23 1:50]  Win: Voci? Voci in che senso…?
[2009/09/23 1:51]  N-2188: ho allucinazioni il custodian mi parla
[2009/09/23 1:51]  Win: Stronzate, N-2188!
[2009/09/23 1:51]  N-2188 arretra spaventata
[2009/09/23 1:51]  Win appare nervosa
[2009/09/23 1:52]  Win: Mmm… Io… che cosa ti – che cosa CREDI che questa cosa ti dica?
[2009/09/23 1:52]  N-2188: io.. io… non so cosa fare credo che divento matta a parlare da sola
[2009/09/23 1:53]  N-2188: mi dice che lo minaccio e che ha paura di me
[2009/09/23 1:53]  gli occhi di Win si spalancano per lo stupore
[2009/09/23 1:53]  N-2188: ho panicato e ha avuto ancora più paura mi ha detto
[2009/09/23 1:53]  Win: È… Io… stai avendo allucinazioni… non può succedere…
[2009/09/23 1:54]  Win: Sta parlandoti adesso?
[2009/09/23 1:54]  N-2188: credo aver bisogno di aiuto professionale
[2009/09/23 1:54]  N-2188: mi….mi….chiede che gli dia un nome
[2009/09/23 1:54]  Win: Cosa?!?
[2009/09/23 1:54]  N-2188 cerca di darsi un pizzicotto ma non sente nulla
[2009/09/23 1:54]  Win: Io… dovremo riportarti alla centrale, credo
[2009/09/23 1:55]  Win: Ma sta… cioè, credi che lo stia facendo in questo momento?!?
[2009/09/23 1:55]  N-2188 comincia a essere scossa da un tremito
[2009/09/23 1:55]  N-2188: non riesco nemmeno a parlare bene
[2009/09/23 1:55]  N-2188: cosa mi succede?
[2009/09/23 1:55]  Win: È… non è niente!
[2009/09/23 1:56]  Win: Stai solo – probabilmente hai letto qualche stupido libro…!
Nixus_003.jpgNixus_004.jpg[2009/09/23 1:56]  N-2188 cerca di tirare il lattice della tuta
[2009/09/23 1:56]  Win: C’è un libro… intitolato “Eudeamon”… molti lo leggono…
[2009/09/23 1:56]  Custodian sussurra: Nixus tugs on her restraints a little… to no avail.
[2009/09/23 1:56]  Custodian sussurra: Nixus struggles fiercely in her restraints… she feels she’s making progress.
[2009/09/23 1:56]  Custodian sussurra: Nixus squirms in her restraints… to no avail.
[2009/09/23 1:56]  Win: È pieno di stronzate… balle… è – ehi. Smettila!!
[2009/09/23 1:56]  N-2188 smette di lottare contro il casco, spaventata dalle parole
[2009/09/23 1:57]  N-2188 piange all’interno del suo banesuit
[2009/09/23 1:57]  Custodian sussurra: Nixus Braveheart’s Custodian has been locked by WinthorpeFoghorn Zinnemann (Type Lock).
[2009/09/23 1:57]  Win: Non lo toccare!
[2009/09/23 1:57]  N-2188 singhiozza più forte sapendo che sta diventando matta
[2009/09/23 1:58]  Win: Lo sei davvero, N-2188… Io… controlleremo la situazione… Ritengo che la tua sia un’allucinazione!
[2009/09/23 1:59]  N-2188: io…io mi sono nascosta in questa foresta troppi pesta-bane che mi attaccavano.
[2009/09/23 1:59]  Win: Mi sembra un luogo abbastanza sicuro… Ora so dove trovarti…
[2009/09/23 1:59]  N-2188 si aggrappa alla giacca di Win implorando che la rilasci…. e viene scossa da convulsioni a causa delle punizioni
[2009/09/23 1:59]  il volto di Win diventa più severo
[2009/09/23 2:00]  N-2188 si getta a terra
[2009/09/23 2:01]  Win: Resta qui… tornerò quando posso… tieni a mente quello che succede
[2009/09/23 2:01]  Win: …o quello che CREDI che ti dica
[2009/09/23 2:01]  Win: custodian, muteness punishment level 10
[2009/09/23 2:01]  N-2188: Executing order from Operator.
[2009/09/23 2:05]  Win: Ma non illuderti di essere liberata in anticipo!
[2009/09/23 2:05]  Win: Ti farai tutta la sentenza..
[2009/09/23 2:05]  Win: …e adesso è veramente LUNGA!
[2009/09/23 2:07]  Win: Ora devo andare…
[2009/09/23 2:07]  Win scatta qualche foto al Bane
[2009/09/23 2:09]  Win fa un cenno di saluto al Bane e scompare

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So che il mio ruolo dovrebbe essere di minimizzare, fingere di credere davvero a quello che ho detto a Nixus/N-2188: sostenere che si tratta di allucinazione, che l’Eudeamon non esiste… e appena posso riportare Nixus alla centrale della Kelley Tech, legarla sul tavolo, estrarle chirurgicamente il Custodian guasto… e sperare che il suo cervello non sia rimasto danneggiato.

Ma non ce la faccio. In tutto questo tempo, questo potrebbe essere il miracolo che stavo aspettando. Non ce la faccio a far finta di niente. Non ce la faccio a coprire tutto. A costo di venir meno all’impegno di sostenere la versione ufficiale. Se nasce davvero l’Eudeamon, stavolta, voglio esserci. Voglio vedere cosa succede.

Nixus è online, ora… mi sa che mi collego. Devo andare a vedere come sta.

Essere o non essere

Riflessioni di fine estate: sugli addii e sulle assenze, sul logoff e su come la vita nel metaverso ci cambia, forse preparandoci in anticipo ad alcune novità imminenti o già parte del nostro quotidiano.

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Avendo quest’anno suddiviso le vacanze in due diversi scaglioni, ed essendo poi dovuta partire per una decina di giorni per motivi di lavoro, nell’ultimo mese e mezzo mi è capitato già tre volte di assentarmi da Second Life per periodi di una settimana o più. Ogni volta mi sono trovata a dover risolvere, prima di “staccare”, una serie di situazioni: liberare certi prigionieri occasionali, sciogliere alcuni nodi emotivi, chiudere certi discorsi rimasti aperti, rinviarne altri. E salutare: salutare le persone che vedo più spesso, ma soprattutto Andromeda, Jelena, Lella e Lorella.

lellajelverdi_002.jpglellajelverdi_003.jpglellajelverdi_001.jpgQuando ti allontani solo una volta l’anno non ci fai troppo caso, ma quando succede tre volte in così poco tempo (tre volte a cui si aggiungono, per giunta, le vacanze RL di Andromeda prima, e di Jelena – in viaggio di nozze RL – e Lorella poi) cominci ad essere in grado, se non ad analizzare, a poter almeno osservare in modo più accurato le emozioni che provi nel momento in cui prepari il distacco. Dice un proverbio che partire è un po’ morire, ma quando ti trovi su Second Life questa frase fatta acquista immediatamente un significato molto più letterale, riportandoci al dilemma del buon vecchio Amleto, citato spesso a memoria senza coglierne la spettacolare, perfetta, bellezza. Essere, o non essere.

È la trappola infernale di Second Life, quella di cui si parla poco ma di cui siamo consapevoli tutte noi che, almeno una volta, ci siamo trovate travolte da qualche conversazione o qualche avventura e trascinate nel profondo della notte, senza vedere più l’orologio, senza più pensare a che ora suonerà la sveglia: facendo l’una di notte, le due, le tre, magari le quattro di mattina o anche peggio. Quando sei coinvolta, non stacchi, non vuoi staccare, non puoi staccare. Perché staccare significa spegnere, sparire, scegliere il non essere. Quando ci scolleghiamo da Second Life, il nostro avatar non rimane lì, fermo, a esistere sia pur passivamente… come facciamo noi quando nella realtà dormiamo. Quando ci scolleghiamo da Second Life, e ce ne accorgiamo bene quando capita a qualcun altro che resta vittima di un crash improvviso, semplicemente il nostro avatar scompare, si dissolve senza lasciare traccia. Cessiamo, letteralmente, di esistere. E anche se, al nostro ricollegarci, saremo ancora in quel luogo preciso, in quella stessa gabbia, o letto o salotto, la vita di SL sarà andata avanti senza di noi. Potremmo ritrovarci sole dopo esserci scollegate in compagnia. Potremmo ritrovarci in una compagnia inattesa. Ci troveremo, sempre, a dover gestire il piccolo enorme shock di essere di nuovo ammesse all’esistenza dopo un periodo di nulla assoluto. L’essere, dopo il non essere… ma un essere che deve riprendere il ritmo con un mondo che è andato avanti senza di noi.

Se su Second Life stai vivendo, ogni volta che premi il tasto “quit” senza aver detto “brb” (be right back, torno subito) scegli di non esistere e questo è vero soprattutto quando sai che non potrai ricollegarti per un pezzo, come succedeva qualche decennio fa se si partiva per luoghi distanti. Allora, forse, partire era più morire di quanto non sia diventato negli ultimi anni. Oggi possiamo andare dall’altra parte del mondo e portare con noi il cellulare per riattivare in modo istantaneo i rapporti con i nostri cari. Possiamo vederli, con un Internet Café e Skype, con Facebook o in mille altri modi, perché rispetto a, che so, appena quindici anni fa, abbiamo conquistato nuovi modi di comunicazione istantanea. Che hanno cambiato, e continuano ogni giorno a cambiare, non solo il modo in cui ci rapportiamo con il nostro prossimo, ma anche il modo in cui vediamo noi stessi e definiamo la nostra identità. Siamo, e saremo sempre più, una umanità accresciuta: una stirpe a cui le nuove tecnologie regalano costantemente nuovi poteri, tanto che, rispetto a chi è venuto prima di noi (le generazioni precedenti, ma anche i noi stessi di qualche anno fa) siamo paragonabili a supereroi.

granierilibro.gifÈ la tesi di un libriccino interessante che ho letto in spiaggia in una mattinata della settimana scorsa: si intitola per l’appunto Umanità accresciuta ed è opera di una persona, Giuseppe Granieri, che dimostra di conoscere bene ciò di cui scrive. Fra tante articolesse su Second Life i cui autori, è palese, avranno dedicato a SL sì e no qualche ora, ecco invece un intero saggio che pullula di spunti interessanti sulle implicazioni sociali ed emotive dei mondi virtuali (o, per seguire la lectio dell’autore, che rifugge da una parola così generica e sputtanata, “mondi metaforici”). Ne consiglio senz’altro l’acquisto a chi, come me e, immagino, chi segue queste pagine, può capire fino a che profondità Second Life possa modificare non solo o non tanto i nostri comportamenti RL ma il nostro modo di porci nei confronti della stessa realtà.

Io che sono un’appassionata di cinema noto questa differenza soprattutto quando vedo film o immagini sullo schermo del computer. Non so quante volte, vedendo una fotografia, provo l’impulso di spostare il punto di vista per avvicinarmi a un dettaglio, ruotare attorno al soggetto o magari arretrare per far entrare più sfondo. Lo stesso su certi film meno coinvolgenti e nei quali vorrei poter essere io a muovere la “camera” a mio piacimento. In un certo senso, cinema e web sono anch’essi mondi metaforici (anche se rispetto Second Life non hanno la possibilità dell’interazione diretta con altre persone/avatar) e forse è per questo che la tendenza alla confusione fra questi mondi viene più facile. Eppure chi non ha desiderato, qualche volta, potersi tippare da un luogo all’altro nella RL?

L’esempio, a ben pensarci, è mal scelto, perché le probabilità che il teletrasporto RL sia inventato davvero sembrano, ad oggi, praticamente nulle – eppure molte cose a cui SL ci abitua sono in realtà a portata di mano in determinati contesti. Per dire, in questi giorni mi trovo a lavorare a un Festival dove praticamente tutte le persone che incontri ovunque tu vada portano al collo l’accredito, una tesserina che serva ad accedere a questa o quella proiezione o a determinate aree riservate, e sulla quale appare la foto (l’avatar!) e il nome. Non ci avevo fatto caso in passato, ci faccio caso oggi: quando scambi due parole con qualcuno, ci vuole un attimo prima che il suo sguardo saetti al tuo tesserino per sapere chi sei, perché a differenza che su Second Life, nella vita reale non andiamo in giro col nostro nome in evidenza su una scritta che fluttua qualche centimetro sopra la testa. Dall’accredito si vede anche che ruolo hai – gli accrediti “Cinema” danno un accesso inferiore a quelli “Periodici”, che a loro volta sono più deboli di quelli “Daily” – e quindi basta un’occhiata al colore per capire a che gruppo appartieni… in pratica, una versione supercondensata del profilo.

Andromedadawn_001.jpegAbbraccioJelena.jpgLorellanewhome.jpgDel resto, durante un festival vigono anche una serie di codici di abbigliamento più o meno codificati che contribuiscono, più che nella vita reale, a identificarci rispetto agli altri frequentatori: per certe categorie di frequentatori giovani può bastare la scelta oculata di una maglietta per segnalare la propria preferenza per questo o quel regista (come nelle Picks), altre si affidano a messaggi più complessi e sofisticati, fra il range degli elegantoni volgari da red carpet agli spettatori kulturny più o meno sofisticati, giù giù fino ai trasandati emuli dell’ultimo Enrico Ghezzi. A un festival, più che altrove, ognuno indossa e porta in giro un suo avatar che serve ad aiutare gli interlocutori a definirlo e a facilitare incontri, conoscenze e nuovi rapporti.

È vero, succede anche nella vita di tutti i giorni, e forse è solo l’uso massiccio di Second Life che mi fa notare questi particolari. Quindi chiudo la divagazione e torno all’argomento che mi sta a cuore in questi giorni. Giorni in cui io non esisto, perché mi collego nei rari momenti che ho un attimo di tempo libero dal lavoro, e mai abbastanza a lungo per fare qualcosa di più che dire “ciao”. È un saluto veloce che, non posso fare a meno di confessarmelo, è in realtà un “ehi, guardate che io esisto ancora” – rivolto, forse più che alle persone a cui voglio bene, a me stessa. Perché di loro lo so che posso fidarmi ciecamente. Mentre è di me stessa e delle mie emozioni che non sono sempre così certa di potermi fidare.

Per esempio, un paio di settimane fa, ho scoperto un giorno che Daid5 Pontecorvo, che da qualche tempo frequenta con una certa assiduità il WCF, ha escogitato un bel marchingegno-trappola in grado di rapire all’istante chi lo sfiora con le dita. Una meraviglia, sulla carta, ma qualcosa che mi è piaciuto poco visto che una delle prime vittime è stata Lella. L’idea che la mia Lella si fosse trovata in una gabbia altrui, in una land che non conosceva, e soprattutto durante una settimana in cui io non esistevo, mi ha scossa in un modo che non mi aspettavo – tanto che in un successivo incontro con Daid5 l’ho, praticamente, diffidata dal riprovare anche solo a sfiorarla.

Poi sono partita per una settimana di vacanza. Andavo in una zona in cui potevo sporadicamente scaricare la posta ma sicuramente non collegarmi in-world, e sapevo che se avessi sentito qualche dialogo che mi turbava avrei perso il sonno sapendo di non aver alcun modo di intervenire. Ho deciso quindi di spegnere, temporaneamente, gli SPY di tutte le mie sub – quasi un esperimento per cercare di allentare il controllo. Se dovevo “non essere”, allora che davvero il mondo virtuale andasse avanti senza che ne sapessi niente e senza che, tornando, dovessi passare due giorni a districarmi fra tutte le registrazioni.

Immagine 1.jpgMa non avevo fatto i conti con Facebook. Qualche giorno dopo, sul profilo di Lella su Facebook appare questo suo post:

quando il “gatto” è in vacanza i topi ballano

ieri pomeriggio mentre stavo facendo il solito controllo a Winsconsin sono stata “casualmente” rapita da una persona che frequenta il penitenziario. E’ successo che “maldestramente” ho cliccato un oggetto che mi ha tippata direttamente in una gabbia fuori dalla SIM, raggiunta subito dopo dalla padrona di casa.

Dopo un primo momento di confusione sono stata invitata a mettermi a mio agio, mi ha offerto il te e gentilmente mi ha offerto “alloggio”. Lei è uscita subito dopo (RL) e mi ha lasciata a casa sua fino ad oggi pomeriggio quando e rientrata. Ho passato tutto ieri pomeriggio, la sera e oggi a pensare cosa potesse accadere al suo rientro e…….
Nel pomeriggio arriva, mi fa prendere una boccata d’aria e con mia somma sorpresa mi porta a fare un giro in gondola

Siamo rimaste un po a chiaccherare in questa SIM molto romantica

poi sono tornata a Winsconsin a sistemare un po di cose.
Queste sono le mie giornate movimentate aspettando il ritorno di Miss Win :)

LellaconDaid.jpgLellaconDaid2.jpgLe foto erano inequivocabili: la rapitrice era Daid5. Ho commentato la notizia un po’ più seccamente di quanto non mi sarebbe piaciuto, con un tono che non riusciva a sembrare distaccato quanto volevo:

Win Zinnemann Mmmm… credevo di aver parlato chiaro abbastanza, con quella persona. Vedo che non è bastato. È ora che il gatto torni a casa…
21 hours ago · Delete
Lella Demonia devo ammettere che è stata un po provocata (non è per prendere le sue difese). Magari lo ha fatto apposta per farsi rinchiudere e potermi stare vicina eheheheheheh
12 hours ago
Win Zinnemann So leggere fra le righe, Lella… fra le righe e le virgolette di frasi come << sono stata “casualmente” rapita>>… e più che con QUELLA persona, è soprattutto con un’altra, che devo fare un bel discorsetto.
11 hours ago · Delete
Lella Demonia so bene che sa leggere tra le righe…. avrò un fine settimana molto impegnato ….. e probabilmente anche la settimana prossima sarà impegnativa….. e sicuramente quella dopo ancora :))
11 hours ago

lellalast.jpglellastatua.jpglellastatua_001.jpgEro stata preda di un nuovo attacco di gelosia? Ma come posso provare gelosia per una come Lella? Non certo perché penso che non possa far gola a qualcun altro oltre che a me: credo anzi che ben difficilmente Lella possa non piacere (come Lorella, Jelena e Andromeda, del resto: lo so quanto sono fortunata ad averle), ma perché la mia fiducia in lei è assoluta. Però, se non di gelosia si trattava, da dove nasceva la mia difficoltà ad affrontare quella situazione in modo equilibrato? Me lo sono chiesto. Ho trovato una risposta possibile, anche se tutta da verificare.

Un comportamento del genere, da parte di una persona obbediente come Lella, posso interpretarlo solo come una richiesta di attenzione. Una cosa che ordinariamente mi rinnoverebbe la felicità di avere le chiavi del suo collare (vabbe’, anche quelle delle sue manette, delle cavigliere, della benda, del bavaglio, del… ci siamo capiti, insomma): dopo tutto sono stata assente davvero a lungo e chiedere attenzione è un modo per dire “Signora, mi è mancata”. Però tornare su SL per poche ore, sapendo di dover ripartire per un altro periodo di non esistenza, questo scatena in me una frustrazione profonda: il tempo, il tempo che non basta mai, nemmeno per prendersi il piacere di imporle qualche punizione estrema e dolce, di accorciarle il guinzaglio come senza dubbio meritano la sua sventatezza durante la mia assenza e qualcuna delle parole poco rispettose che mi ha indirizzato nei commenti a Si fa presto a dire.

Credo che il problema fosse questo. Se è vero che scollegarsi da Second Life significa non essere, collegarsi, essere, a volte può, scusate il gioco di parole, non essere abbastanza. Fra il ritorno dalla vacanza e la partenza per il lavoro ho avuto, in pratica, solo il tempo di parlare un poco con Lella e di farmi raccontare meglio quanto era successo: ossia che quello che sembrava un rapimento era in realtà un guaio in cui si era cacciata da sola, tocchicciando trappole di vario tipo fra cui una in grado di togliere alcuni capi di abbigliamento, mettendosi in condizioni di vulnerabilità di cui Daid5, sarebbe ingiusto non riconoscerlo, aveva saputo non approfittare.

lorella_last.jpgDovrei concludere, ma una conclusione forse non ce l’ho. Tutto sommato, anche se questi sono giorni di forzata lontananza, la posta riesco a seguirla con assiduità e seppure per momenti brevi riesco quasi sempre ad affacciarmi in-world abbastanza spesso da non avere la sensazione che il mio non essere mi faccia sgretolare fra le mani l’effimera realtà della mia Seconda Vita e di tutto quello che ci ruota attorno sempre più vorticosamente. Con queste premesse, tutto sommato, anche il non essere diventa un problema relativo. E l’angoscia metaforica del tasto quit è bilanciata dal fatto che quando esci da Second Life, alla fine, sai che con ogni probabilità potrai di nuovo riavviare il programma. E questo, dato che tutti sappiamo che in un futuro speriamo lontano c’è un tasto quit che ci aspetta, è uno dei regali più sottili che questo gioco infernale e bellissimo ci elargisce, giorno, dopo giorno, dopo giorno.

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