Una specie di epilogo

At the end of a story, there’s no more to be told, diceva una vecchia canzone. Anche se nella vita, che sia la prima o la seconda, le regole non sono mai così precise.

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Siamo tutti lanciati ormai verso il turbine natalizio, ma ci tenevo troppo a non lasciare in sospeso la vicenda a cui sono stati dedicati gli ultimi post. Non certo per l’esito dell’avventura, che dubito abbia lasciato qualcuno col fiato sospeso (anche perché dichiarato fin dal principio) ma perché quello che è successo mi ha insegnato molte cose, su me stessa e su quello che faccio, più o meno consapevolmente, alle persone a cui voglio bene.

Voglio partire proprio dal finale: dal giorno in cui Francesca mi ha liberata. Quella mattina mi sono connessa, fugacemente, col solo obiettivo di consegnare a Chiara la poesia che mi aveva chiesto: ero bloccata dal lavoro in RL e non ero in grado di venire su Second Life e dedicarvi l’attenzione necessaria… sarei dovuta restare afk, sapevo che non sarei stata in grado di gestire in alcun modo la situazione, e  ci tenevo troppo ad evitare che una avventura così emozionante si chiudesse in maniera frettolosa. Per questo, anche se la mia composizione era palesemente una richiesta a Francesca di lasciarmi andare, volevo evitare di collegarmi fino a quando non avessi avuto la possibilità di parlarci con calma e discutere la mia situazione.

Froughlutto.pngMa dal metaverso mi arrivavano segnali incalzanti e anche un po’ allarmanti. Avevo appreso da Facebook che Frough Spad  si era messa a portare il lutto per la mia scomparsa e che, a un certo punto, aveva anche incontrato Francesca cercando invano di capire che cosa fosse stato di me. Dopo che Pene era riuscita a ritrovarmi e aveva portato al WCF la mia disperata richiesta di aiuto, Lella, Jelena e molte altre persone si erano scatenate per organizzare la mia liberazione. Adesso attorno alla casa di Francesca e famiglia si stava addensando una tempesta senza precedenti: interi commandos armati di trappole di ogni tipo stazionavano nei paraggi, e Lella si era spinta fino ad acquistare un terreno adiacente a quello dove sorgeva il luogo della mia prigionia in modo da poterci piazzare una base attrezzata di radar, cimici e strumenti vari per tenere la situazione sotto controllo. E nel frattempo, Francesca mi inviava IM che io, off-world, ricevevo via mail, e in cui mi chiedeva di collegarmi prima possibile, anche solo per due minuti.

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con Traves2Lellapiccolina.jpgNon so se sarò mai in grado di ricostruire tutto quello che è accaduto in quei giorni. So che Francesca aveva pronta una destinazione alternativa dove teleportarmi, ma so anche che la RL non mi avrebbe permesso di restare online abbastanza a lungo per vivere con calma quella parte di avventura. Ma era impensabile anche lasciarmi portare altrove e rinviare il tutto a quando il lavoro non mi avesse permesso di collegarmi con la giusta calma: perché il gioco, ormai, non riguardava più me e Francesca solamente. Così come era avvenuto a me ai tempi di Mystique e Claven, allo stesso modo alcune delle mie amiche più care non erano disposte a lasciare nulla di intentato per salvarmi, che io fossi online o meno. Francesca, Chiara, Travestroia e Francois erano quindi diventati i ricercati numero uno, il che tuttavia creava un problema difficile considerando che nessuna di loro ha l’abitudine di indossare relay su Auto-ON.

haalan3.jpgCome ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, un relay è uno strumento che può mettere un avatar alla mercé di oggetti che non gli appartengono. Gabbie, ad esempio, trappole come la bolla di Francesca o come quelle create da Pene e Andromeda. Un relay rende vulnerabile un avatar senza che questi debba acquistare ed indossare da solo manette, bavagli o collari, e tenerlo, come faccio sempre io, su Auto-ON (ossia nella modalità in cui accetta sempre qualsiasi richiesta da parte di qualunque oggetto) è una scelta di vulnerabilità che, tuttavia, ognuno è libero di fare o di non fare.

Detto questo, però, dal punto di vista delle persone che cercavano di liberarmi, il fatto che io fossi vulnerabile e che le mie catturatrici non lo fossero allo stesso modo appariva come una situazione inaccettabile. Francesca e famiglia sono state accusate di essere delle imbroglione, e io, impegnata nella mia RL, mi trovavo nella situazione difficile di parteggiare per entrambe le fazioni. Capivo benissimo la rabbia di chi voleva liberarmi e non trovava, nelle mie carceriere, la stessa disponibilità ad essere catturate, e al tempo stesso potevo immaginare che le mie aguzzine, dopo aver messo in atto un piano così audace, non fossero disposte a farsi spazzare via dalla forza soverchiante del numero. Senza contare che non si può veramente accusare di barare qualcuno con cui non si sono, a priori, negoziate le regole del gioco. Nè il solo fatto che io usi il relay implica necessariamente che debbano farlo tutti.

con Traves.jpgFatto sta che fra il gruppo delle rapitrici e la squadra di soccorso stavano crescendo sentimenti di rabbia reali e molto forti e la colpa di tutto questo era solo mia, nonostante fossi io la vittima del rapimento: ero stata io a rifiutarmi di rassicurare le mie amiche con i mezzi che Francesca mi aveva lasciato a disposizione (gli IM, all’inizio, le notecard dopo) oppure con strumenti esterni (Facebook, il blog o la posta elettronica). Certo, l’avevo fatto per rendere più realistica la mia esperienza, ma facendolo, e per giunta pubblicando sul blog quel post laconico sulla mia scomparsa, avevo più o meno consapevolmente voluto coinvolgere nell’evento più gente possibile.

È vero che Francesca, nel rapirmi, poteva immaginare che si sarebbe scatenato un putiferio (e, ancora una volta, la devo ringraziare per aver deciso di farlo ugualmente) ma è vero anche che se avessi voluto giocare davvero in modo realistico avrei dovuto astenermi completamente dal postare sul blog. Avrei dovuto togliere a tutte le persone che conosco anche la possibilità di vedere quando ero online e avrei dovuto accettare di lasciare che le persone a cui volevo bene fossero completamente all’oscuro della mia sorte. Non ce l’ho fatta: un po’ per esibizionismo, un po’ per condividere una bella avventura, un po’ per i motivi che spiega bene Tomiko nel suo bel commento a questo post, un po’ infine forse anche per il desiderio di vedere chi e in che modo avrebbe cercato di rintracciarmi. Sentirmi cercata, sentire persone che parlavano di me, che elaboravano strategie era qualcosa che da un lato rendeva la mia prigionia meno stringente, ma dall’altro mi faceva sentire ancora più forte l’amore di cui, come chiunque altro, sono così golosa.

perquisita.jpgMa ho capito molto presto che nessuna di queste reazioni, per me così appaganti, valeva il malessere reale che provocava nelle persone che si stavano polarizzando le une contro le altre. Non era giusto godermi da un lato la gratitudine che provavo per Francesca, Chiara e Francois, che mi tenevano prigioniera, dall’altro quella che provavo per Jelena, Lella e Nightwish, e Pene (ma anche Desdemona e chissà quanti altri) che cercavano di salvarmi – non se il prezzo egoistico di questo mio piacere raddoppiato era il sorgere di sentimenti di inimicizia fra di loro. Accanto ai dubbi che avevo messo a fuoco negli appunti pubblicati col titolo Guardandomi allo specchio, me ne nascevano ora di nuovissimi che costituivano l’altra faccia di quelli espressi molti mesi fa in I limiti del RP. Allo stesso modo in cui, lo scorso marzo, avevo dovuto allentare la mia presa su Challenge Nakamura per evitare di far soffrire la nostra comune e carissima amica Moss Hastings, adesso era giunto il momento di rinunciare a portare avanti un’avventura che rischiava di avere conseguenze sgradevoli per tutte le persone coinvolte. Per tutte tranne la sottoscritta, naturalmente, che stava lì e si godeva i mille nuovi modi in cui persone che la circondano riuscivano a declinare il loro affetto per lei.

libera_001.jpglibera_004.jpgPer tutti questi motivi, avevo deciso di ingoiare l’orgoglio e chiedere a Francesca, OOC, di liberarmi. Ho cercato e trovato una decina di minuti liberi e mi sono collegata, trovandola subito online. Prima che potessi chiederglielo, Francesca mi si è avvicinata e mi ha slegata senza esitare. Forse grazie alla preghiera che le avevo rivolto nella poesia, forse perché lei stessa aveva sentito l’addensarsi di una negatività che nessuna di noi voleva scatenare… non lo so, e alla fine forse non è così importante. Ma in quel momento ho sentito che l’avventura si stava fermando, stavolta, qualche passo prima di diventare pericolosa per tutti. E che se lo scioglimento della vicenda era senza dubbio poco soddisfacente da un punto di vita strettamente narrativo (ma non per Frough, che aveva capito ben poco e che ci ha raggiunte, ancora in gramaglie, per celebrare subito la liberazione) lo era invece dal punto di vista delle emozioni che tutte stavamo vivendo.

lella a shiradin_001.jpglella a shiradin_004.jpgHo letto, e mi riservo di commentare direttamente, il commento di Francesca al post Arrivano i nostri, ma qui voglio riportarne un passo particolarmente importante: “quando pianifichi un RP in cui non tutti i partecipanti conoscono il finale sei come un compositore che immagina i gesti di un’orchestra sinfonica che suona senza lo spartito”. Come la vita reale, SL non si può vivere con una sceneggiatura ma solo, per continuare a usare la metafora di Francesca, in un modo più jazz, improvvisato momento per momento, seguendo l’ispirazione, i suggerimenti delle persone che trovi online, i limiti e le occasioni dettati dalla loro RL, il destino, l’imprevedibile. Ma anche sapendo che, ogni tanto, è importante dire chiaramente cosa si sta cercando da una determinata situazione, perché a giocare si è sempre almeno in due e nessuna di noi è una telepate. Trovare l’equilibrio magico fra l’improvvisazione, il senso di avventura e la chiarezza reciproca è un esercizio che non ha regole sempreverdi, eppure credo sia quello che dobbiamo cercare se vogliamo vivere la nostra Second Life con l’intensità che, ormai è dimostrato, è in grado di regalarci.

tornata al WCf.jpgCredo di aver imparato molto, in questa intensa settimana: ho imparato da Francesca e dalla sua famiglia, ho imparato da Jelena, Lella e Frough, ho imparato da Tomiko e dal suo bellissimo commento, sincero e articolato, a Guardandomi allo specchio. Qualcosa forse l’ho imparata anche da me stessa eppure so che, alla fine, si impara soprattutto dagli altri. Per questo, in quello che molto probabilmente sarà l’ultimo post prima del Natale (e forse anche l’ultimo dell’anno) vorrei davvero ringraziare tutte le persone con cui ho avuto a che fare, non solo in questa ma anche nelle altre avventure, anche quelle mai raccontate su questo blog. Grazie a tutte e tutti voi di esistere, di regalarmi  ogni volta una parte della vostra vita, di avermi concesso e concedermi a volte di esserne parte.

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Una specie di epilogoultima modifica: 2009-12-21T18:31:00+01:00da winthorpe
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3 pensieri su “Una specie di epilogo

  1. Commento rapido e fugace …con riserva, se mai, di ulteriore commento .
    Le tue parole Win ” Ma anche sapendo che, ogni tanto, è importante dire chiaramente cosa si sta cercando da una determinata situazione, perché a giocare si è sempre almeno in due e nessuna di noi è una telepate” direi che sono perfette a chiarire almeno in parte la situazione di chi stava cercando Win.
    Ovvio che si sapeva che Win se la stava godendo un mondo ma non essendo dotate di poteri telepatici non si capiva se si avesse, almeno per quanto mi riguarda, l’autorizzazione a cercarti.
    Di questo devo averne anche parlato ma non ricordo con chi …. ma personalmente ho proseguito perchè non avevo segnali che la ricerca non fosse gradita.
    Ho immaginato che potesse essere interessante allargare un qualcosa che era partita da due persone soprattutto quando è stato evidente che la rapitrice aveva aiuti ;)
    Mi scuso da subito se ho sbagliato essendo stata la prima a voler “partecipare” pur non invitata se ho creato involontariamente qualche problema.
    Per i relay Win a mio parere, punto di vista di una persona inesperta di RP di kidnap, posso essere d’accordo sul fatto che chi rapisce a sua volta non usi relay …ma a mio vedere, fatemi cambiare idea se sbaglio dato che sono aperta a ogni forma di dialogo e posso tranquillamente cambiare idea se convinta, nel momento in cui viene ad allargarsi il numero di persone che partecipano al gioco stesso con una squadra di “salvataggio” chi rapisce dovrebbe mettersi in condizione di essere, se scoperta, catturata a sua volta.
    Ripeto che è solo il mio parere da inesperta e non vuole essere una critica nel modo più assoluto. Spero di essermi spiegata …cosa non facile essendo notoriamente una “stordita” di default :)
    Bacini a coriandolo

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