“L’autre monde” ovvero “Black Hole” ovvero “Second Life”

Solo un pretesto per un nuovo post. Per segnalare agli amici che oggi pomeriggio, inchiodata a casa, entro almeno per aggiornare i Real Restraint.

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Ho visto un bel film che parla, anche, di Second Life. In realtà l’ho visto non oggi e nemmeno ieri ma molti e molti mesi fa. Ma ne parlo oggi solo per scrivere un nuovo post dopo quello, remotissimo, dello scorso gennaio, e interrompere un silenzio che ogni volta si allunga ma che non significa affatto che io mi sia dimenticata del mondo virtuale.

Il film è francese e si intitola L’autre monde in patria ma il titolo internazionale è Black Hole, il nome minaccioso che nella vicenda vene dato allo specifico mondo virtuale di cui si parla. E non c’è niente da spiegare, credo, per chi frequenta queste pagine. Second Life, lo sappiamo (e ce lo ricorda il nome stesso) è davvero un altro mondo – almeno per chi riesce a viverla con l’abbandono quasi totale dello spirito e dell’emozione. Col rischio di cadere, come è successo un poco a me e altrettanto certamente a tante persone che ho conosciuto, in un vero e proprio buco nero, che assorbe una parte enorme delle energie e dell’attenzione normalmente destinata alla vita reale. La capacità di perdersi in un gioco coinvolgente è un dono, ma di quelli a doppio taglio. 

autremondeposter.jpgNel film, che racconto a memoria e che quindi potrei ricordare in modo non esatto, c’è un ragazzo che, attratto da una fanciulla affascinante e misteriosa incontrata nel mondo reale, scopre di dover andare a cercarla in un metaverso oscuro. Nel quale ognuno vive la vita che più gli aggrada – come da noi – e nel quale – come da noi – c’è chi fa leva sui sentimenti di altri giocatori per manipolarli e indurli anche a comportamenti pericolosi.

La storia si sviluppa secondo i dettami noir di un discreto thriller di atmosfera e non ne racconterò altro (anche perché i dettagli ormai mi sono svaporati dalla testa). Però negli anni in cui frequentavo Second Life mi è successo più di una volta di incontrare persone che sostenevano di aver fatto cose potenzialmente pericolose per questioni di lealtà, di amore o di sottomissione a persone che avevano conosciuto solo su Second Life. Nella vecchia Stonehaven, una ragazza mi volle raccontare di aver perso la verginità con un fidanzatino virtuale che non aveva mai incontrato dal vivo ma che le aveva chiesto di dargli questa prova d’amore. Non mi raccontò i dettagli di come la cosa si fosse svolta ma mi disse che provava dolore, così feci tutto il possibile per convincerla ad andare a farsi vedere da un medico. Non ho mai saputo se ci sia andata, nè se la sua storia fosse vera e non una millanteria. Ma mi suonava credibile – e comunque ho imparato che è meglio rischiare di farsi prendere per il naso da una persona che si crede furba (o semplicemente che porta un po’ troppo all’estremo il roleplaying) piuttosto che negare un consiglio a qualcuno che magari ne ha bisogno davvero.

Per quel che vale la mia opinione, comunque, L’autre monde è forse l’unico film che abbia visto finora che riesce a parlare dei rischi del virtuale in un modo che, senza rinunciare allo spettacolo e alla tensione narrativa, evita i facili sensazionalismi e dà l’impressione che gli autori sappiano di cosa stanno parlando. Oltre a questo, contiene numerose scene che si svolgono nel Black Hole e che sono visivamente splendide. Con una grafica che potete gustare nella prima immagine di questo post e che assomiglia al tipo di cose che, se avessi avuto il tempo e il talento, mi sarebbe piaciuto creare io stessa.

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Ma ora basta parlare del film. Questo post è in realtà praticamente solo un pretesto per avvertire gli amici che mi accingo ad entrare per un’oretta, con l’obiettivo intanto di controllare i miei Real Restraints e vedere se, come credo, hanno bisogno di essere aggiornati. Lag permettendo, vorrei andare al negozio storico di Pak, ma alle brutte ripiego invece su Lineside. Ci vediamo fra poco, forse?