Catene

Qualche riga scritta fra il primo e il 2 aprile scorsi ma che solo adesso riesco a pubblicare, per impegni di RL prima e, dopo, per un lungo down della piattaforma MyBlog.

191395_213480148662042_100000001761761_940140_121407_o.jpg

Photo: © Calypso Ageram

Lo so che a pubblicarla l’altro ieri, primo aprile, non ci avrebbe creduto nessuno, ma dopo tutto stento a crederci anche io. Ho le mani legate dietro la testa con luccicanti manette di metallo. Le caviglie sono anch’esse bloccate e incatenate a qualche anello. Non riesco a capire se l’anello sia sul pavimento oppure sul soffitto perché sento addosso a me catene che tirano in tutte le direzioni e sugli occhi ho una benda, legata non troppo stretta ma abbastanza da non permettermi di vedere nulla. In bocca ho qualcosa di morbido e resistente che mi impedisce di chiuderla ma anche di parlare.

Calyfra_001.jpgCalyfra_002.jpgE sento qualcosa di pesante sul collo. Un collare, che ho visto luccicare quando mi è stato chiuso addosso ieri – poche ore che sembrano già tantissime durante le quali non sono riuscita più a vedere nessuno. Nessuno salvo le persone, o meglio la persona, che mi ha legata.

Non mi succedeva da molti mesi. Per essere più precisa, credo che non succedesse dal dicembre dello scorso anno quando, proprio nel piazzale del WCF, Francesca Miles mi rapì a sorpresa e mi trascinò a casa sua, sottoponendomi per alcuni giorni ad ogni sorta di umiliazione. Fra cui quella più estrema, concepita dalla sua schiava Chiara, e di cui fecero le spese anche i lettori di queste pagine, di scrivere per lei addirittura una poesia.

Ma stavolta è diverso. In questa casa ci sono venuta io, di mia spontanea volontà, e l’ho fatto per un gesto di amicizia e preoccupazione proprio verso quella persona che, approfittando di un momento in cui ero distratta da qualche IM, mi ha presa all’improvviso e trascinata in una grande stanza, rinchiudendomi prima in una teca di vetro poi, pochissimo dopo, trasformandomi in una statua di marmo nero immobilizzata in una posa che avrebbe fatto l’orgoglio di Fidia (e con un globo da reggere che avrebbe dato qualche brivido persino ad Atlante).

Immagine 1.png

Sembra che io stia cercando di creare della suspense, ma in realtà non ci sono segreti, questa volta. La mia rapitrice non ha esitato a pubblicare le prime foto sul suo profilo Facebook e il giorno dopo ho sentito che me ne stava scattando altre. Del resto, solo chi non ha mai vissuto Second Life in questo modo può pensare che un rapimento possa assomigliare a un altro. In questo caso, ad esempio, la mia aguzzina è qualcuno che conosco ormai da parecchio tempo e che, sebbene abbia cambiato non so quante identità, non ha mai finto di essere qualcuno di diverso da quello che era. Semplicemente, per motivi che ci vorrebbe un po’ a spiegare, ogni tanto si reincarnava, continuando però a frequentare le stesse persone e gli stessi luoghi di prima e, anzi, assicurandosi ogni volta che le persone che conosceva prima del cambiamento la riconoscessero subito.

Calyfra_007.jpgCalyfra_011.jpgAll’inizio di chiamava Frine, Frine Sapphire. Era arrivata alla vecchia Winsconsin, era stata collarata da Jelena e, per un po’ di tempo, era stata sua. Quando quel rapporto si era concluso, avevo conosciuto Franca Poper – ossia la persona che, fin da prima, le era stata vicina e che è da sempre al suo fianco attraverso ogni trasformazione: quando si chiamava Ariadne, quando divenne Clelia Saxondale, Nemesis Lourbridge e (ma magari ne dimentico una) l’incarnazione attuale, Calypso Ageram. Da allora, Franca e Clelia/Nemesis/Calypso sono sempre state per me una cosa sola, e la loro relazione sempre tempestosa qualche volta ha provocato echi anche importanti nelle nostre vite.

Calypso ha, del bondage, un’idea abbastanza vicina alla mia – non è tipa da torture, ma è sicuramente tipa da controllo, affettuoso ma ferreo. Eppure è anche molto diversa da me: con lei, quello che a volte chiamiamo RP è un costante entrare e uscire dal ruolo o, se volete, una sorta di OOC in-character. In qualche strana maniera, avere a che fare con lei ti costringe ad accettare la possibilità che si sciolga senza troppi problemi dalla situazione che con te sta vivendo in quel momento, ma le emozioni che prova sono quasi sempre trasparenti. Mi è capitato di legare sia lei che Franca, e con meno frequenza mi era capitato anche di esserne catturata – anche in tempi recentissimi, visto che la casa delle due matte è (o era) costellata di trappole automatiche, ma il più delle volte erano situazioni che, per quanto emozionanti, non sopravvivevano al tramonto o all’alba. Cambiava l’umore, cambiava la situazione, cambiava l’idea e si voltava pagina.

calyfra3_001.jpgcalyfra4_001.jpgcalyfra5_001.jpgA metà della scorsa settimana, Calypso mi ha mandato un IM per salutarmi. Non era il primo addio che dava a me o alle altre persone che sono a qualche titolo parte della sua vita, ma non per questo ho pensato di non prenderla sul serio. Ognuno può sembre avere ottimi motivi per lasciare un mondo intenso e travolgente come Second Life e ognuno ha sempre diritto di cambiare idea. Ci siamo salutate con un abbraccio, poi sono tornata a casa con Andromeda, rassegnandomi a risentire Calypso magari via mail o su Facebook, nel caso fosse davvero riuscita a chiudere il suo account senza tornare con una nuova identità. Ma poi, il giorno dopo, mi è parso di vederla andare offline e sono passata a vedere cosa fosse successo, con l’idea magari di fare due chiacchiere con Franca e farmi aggiornare sulla situazione. Mentre ero lì, Calypso si è materializzata all’improvviso, dicendo tuttavia che si trattava solo di un rinvio e che per lei Second Life era un’avventura conclusa.

Abbiamo fatto qualche chiacchiera ma poi, mentre stavo per congedarmi, le è successo qualcosa. Non ho idea di cosa possa esserle scattato, anche perché ero impegnata in uno scambio di IM con Kadira, ma all’improvviso mi sono trovata trascinata nella teca di vetro, poi sul piedistallo, e infine coperta di catene.

calyfra5_002.jpgHo provato sorpresa, ma ho provato anche un po’ di eccitazione. Non mi capita più molto spesso di perdere il controllo ma so che, dentro di me, dorme sempre la Win dei post più vecchi di questo blog: quella che, nella situazione giusta, si sente tremare piacevolmente le gambe quando sente lo scatto di un lucchetto. Calypso si è divertita a scattare qualche foto, e ne ha pure postata qualcuna su Facebook mettendo in scena un’improbabile situazione in cui a rapirmi era stata Franca. Nel complesso, un pomeriggio emozionante ma che, ne ero convinta, si sarebbe risolto senza problemi il giorno dopo quando, come ogni volta precedente, sarei stata liberata.

Quello che invece è successo l’altro ieri è stato ben diverso. Nonostante io restassi online molto a lungo per cercare di liberarmi dalle catene con le tecniche di cui più volte abbiamo parlato, Calypso si è ricollegata un paio di volte per tornare implacabilmente a serrare di nuovo le mie catene. Poi, quando abbiamo avuto un po’ di tempo da passare online insieme, ha mostrato tutte le intenzioni di non cambiare affatto idea, questa volta. Con l’aiuto di una Franca sempre tenuta al guinzaglio corto mi ha portata in una sorta di grande stanza adibita a prigione, mi ha spinta con ferma gentilezza dentro una grossa gabbia, mi ha letteralmente coperta di catene pesanti. E poi, quando ha constatato la mia scarsa disponibilità a chiamare lei e la sua compagna “Signora”, ha completato l’opera, spogliandomi, rasandomi a zero e stringendomi sugli occhi una fitta benda.

Win 02.jpg

Photo: © Ewyn Raymaker

Da quel momento, non posso far altro che tirare con rabbia le catene che mi stringono, divincolarmi per cercare di far cadere la benda, mordere il bavaglio che mi impedisce di comunicare con l’esterno. Riesco solo a muovere le dita delle mani e a mugolare. E osservare con una certa preoccupazione come, accanto al desiderio di scappare appena possibile, si affacci subdolamente una sensazione che credevo di aver dimenticato. Una sensazione niente affatto spiacevole ma che, proprio per questo, mi sembra tanto più pericolosa.

Regalo di compleanno

Non me ne sarei ricordata se non fosse stato per Facebook, ma oggi è il mio quarto rez day. Festeggiato, a sorpresa, con una visita inaspettata.

Snapshot_003.jpg

Come sa chi ricorda il vecchio post “Mille giorni“, la mia Second Life iniziò con una falsa partenza: alla creazione del mio avatar seguirono infatti molti mesi di letargo prima che scattasse quel  qualcosa che mi fece finalmente capire che cosa potevo fare nel metaverso. Ecco perché il mio rez day l’ho sempre festeggiato di rado – al punto che da sola non mi accorgerei nemmeno della ricorrenza se non fosse per gli amici che mi fanno gli auguri.

Snapshot_005.jpgDa quando sono su Facebook, gli auguri si moltiplicano, ovviamente, visto che il social network provvede a segnalare queste date a tutti i tuoi contatti. Eppure ci deve essere qualcosa di più… una qualche speciale convergenza di stelle … perché stamane, nel collegarmi, ho visto che online c’era qualcuno che non vedevo da… oddio: dallo scorso ottobre!

Come aveva promesso, Jelena non se n’è andata per sempre. Diciamo che ha sentito il bisogno di rimettere i piedi un po’ per terra e concentrarsi un poco di più sulla sua Real Life. Un’esigenza che a volte ho sentito anche io e che credo sia comune a quasi tutte le persone che su Second Life riescono a farsi trasportare dalla fantasia in modo totalizzante. Saperlo fare è, senza dubbio, un dono – ma che a volte rischia anche di diventare una trappola e, soprattutto in certi periodi della nostra vita, è in grado di stimolare un distacco dalla realtà che può essere molto pericoloso.

Snapshot_007.jpgJelena, in questo periodo, sta riprendendo contatto con la sua RL – ma evidentemente, e per nostra fortuna, noi di SL le manchiamo abbastanza da farle venire voglia di tornare a salutarci anche durante questo periodo di letargo. E stamattina ho avuto la gioia di poter festeggiare il mio quarto compleanno proprio con lei. Un’oretta di abbracci, di chiacchiere con alcune delle persone più importanti della sua vita virtuale: Calypso, che fu Frine, e la sua Franca… Michela, sua assistente e sub (e non solo!)… e la sottoscritta.

settembre.jpgInutile perdere tempo nei dettagli delle nostre chiacchiere di stamattina: lascio parlare le fotografie. E me ne torno in-world, che ci sono parecchie novità che, per così dire, bollono in pentola. Lavoro e RL permettendo, vorrei che questo 2011 restituisse a me e alle persone a me vicine il tempo di sognare nel metaverso. Coi piedi per terra, ma con la testa saldamente ancorata nelle nuvole.

(qui accanto: una pagina del calendario 2011 della Fortezza. Grazie ancora, Fujiko, per avermi chiesto di posare ed aver utilizzato questa mia foto con Jelena)

Mille giorni

Un post scritto di getto, dopo aver ricevuto auguri che non mi aspettavo. E che mi hanno fatto ripensare a cosa cercavo quando ho creato il mio account su Second Life. E a cosa, invece, ci ho trovato.

Immagine 2.png

Io non me n’ero accorta per niente. Se ne sono accorte Daid5 Pontecorvo e Franca Poper, che ieri sera mi hanno fatto affettuosamente gli auguri: oggi compio 1000 giorni di Second Life. Un anniversario che cade, abbastanza curiosamente, a pochissimi giorni dal compimento del mio primo anno con Andromeda e che, come tutti gli anniversari, non ha alcun significato reale ma certamente ne ha uno emotivo. Sebbene molti di questi 1000 giorni non li abbia passati in-world, mille è sempre un numero tondo, grosso, suggestivo – anche se non ci si mette nello stato di chi pensava che il mondo sarebbe finito col primo millennio.

casaclelia_001.jpgHo solo un vago ricordo di quando, mille giorni fa, mi sono collegata al sito di Second Life e ho deciso di provare a creare un mio avatar, ma quello che ricordo molto bene è l’idea originale – quella che ancora oggi mi condanna a portarmi dietro un nome lungo, quasi impossibile da digitare senza fare errori e che, per giunta, continua a mandare in crisi alcuni degli script meno sofisticati. Da poco avevo letto l’affascinante “Snow Crash” di Neal Stephenson, e avevo tanto sentito parlare di questa Second Life che mi sembrava fosse giunto il momento di provare a entrarci. Sapevo solo che, una volta collegata, sarei stata chiamata a creare una specie di pupazzetto elettronico, a dargli una forma e un carattere, e poi a vivere una vita virtuale e andare in giro ad esplorare un mondo creato dagli utenti. Ci ho pensato un po’ su e ho deciso che, beh, se questa doveva essere una seconda vita, tanto valeva che in essa potessi diventare qualcosa che non ero nella realtà. La mia Seconda Vita sarebbe stata una sorta di elaborato gioco di ruolo, in cui avrei interpretato un personaggio di mia invenzione e sarei rimasta a vedere che cosa gli succedeva.

Pedro!_001.jpgMi ero sempre chiesta come sarebbe stata la mia vita se fossi nata maschio, per cui la mia prima scelta fu quella di creare un avatar uomo. Ma non mi bastava: volevo qualcosa di ancora più lontano da me e avevo deciso di diventare un personaggio detestabile. I motivi, francamente, ancora non me li so spiegare, ma posso fare una ipotesi: se avessi creato un avatar dal carattere predefinito avrei avuto delle regole da seguire nella mia interazione con gli altri… avrei avuto un ruolo in un mondo che ancora non conoscevo e che quindi mi intimidiva. Essere antipatica mi sembrava più facile che cercare di capire cosa potevo e non potevo fare. E poi, se fossi stata antipatica e spocchiosa avrei potuto liberarmi da un impulso che so di avere, nella vita reale: quello di farmi voler bene da tutti. In qualche modo, un personaggio odioso, e per giunta maschio, mi avrebbe resa totalmente libera dalla me stessa reale, pronta per iniziare, veramente, una Seconda Vita che non si sovrapponesse alla mia vita reale in alcun dettaglio.

Belias_001.jpegFra i cognomi disponibili in quel periodo sul sito di Second Life scelsi Zinnemann per vari motivi – un po’, forse, perché iniziava con l’ultima lettera dell’alfabeto, un po’ come omaggio a un regista americano ma di origini europee che aveva fatto, in tarda età, un bellissimo film sulla montagna. Ma anche e forse soprattutto perché, nella lista dei nomi, era quello che suonava più roboante e adatto al personaggio che avevo in mente. Per caricare ancora l’effetto volevo avere un doppio nome di battesimo. Il primo, Winthorpe, lo scelsi pensando al personaggio di Dan Aykroyd in “Una poltrona per due”: un figlio di papà presuntuoso, spocchioso, che sarebbe da prendere a schiaffi dalla mattina alla sera (e che infatti nel film ne passa, meritatamente, di tutti i colori).

foghorn.jpgPer il secondo nome, ricordando la mia antica passione di bambina per i cartoni animati della Warner Brothers (molto prima, naturalmente, che le disavventure di Penelope Pitstop cominciassero a formare il mio gusto per corde, trappole e bavagli), ricorsi al personaggio di Foghorn Leghorn: mi piaceva il suono rimbombante della parola Foghorn e, considerata la mia tendenza a chiacchierare troppo, anche il suo significato di “corno da nebbia”… ma credo di essere stata attratta anche dal fatto che Foghorn è un gallo. Usare il suo nome, pensavo, avrebbe rafforzato un poco la credibilità mascolina del mio personaggio – o quantomeno avrebbe aiutato me a crederci un po’ di più.

Ma la vita, dice il saggio, è quello che ti succede quando fai altri piani. Una volta creato l’account, e dopo essere atterrata per la prima volta, come tutti noi il primo giorno di Second Life, alla Help Island, impiegai quasi una settimana nel tentativo di dare al mio avatar un aspetto fuori dal comune. Mi feci subito crescere la barba (ma la tinsi di verde) e poi mi misi a cercare luoghi dove cominciare a recitare il ruolo che mi ero scelta: di un avatar supponente, arrogante, egoista, superficiale e vanitoso.

Lorellatornata_001.jpgDurai due, tre giorni. Forse nemmeno tanto. Ricordo che andai alla presentazione di un libro (e rimasi stupitissima – anzi, stupitissimO – nello scoprire che quando ci si scollega da Second Life il proprio avatar scompare nel nulla) poi in giro per varie sim, prima italiane e poi, quando vidi che lì il cazzeggio era tale da affogare anche qualsiasi mio tentativo di farmi notare comportandomi da stronza, in qualche sim di lingua inglese. E poi mollai, come mollano gran parte delle persone che si affacciano su Second Life con una lista della spesa.

Rimasi nel non essere per mesi. Quell’inverno finì, passarono la primavera, l’estate e l’autunno, arrivò un altro inverno e, con esso, una influenza che mi bloccò a letto per qualche giorno. Non avevo voglia di leggere, vedere la televisione, come sempre, mi rendeva irritabile e frustrata. Riaccesi il computer, mi dissi: “Bah, vediamo un po’ di farci un giro su Second Life“.

Jelena_003.jpegMi ritrovai nella pelle di WinthorpeFoghorn, quel barbuto che non aveva nemmeno saputo distinguersi per la sua antipatia, quel personaggio finto che avevo voluto creare per chissà che motivo e che forse stava troppo antipatico anche a me per meritare di succhiare parte del mio tempo. Cominciai a usarlo come puro veicolo, per rimbalzare da una sim all’altra. E poi… davvero, può sembrare una balla ma davvero non ricordo cosa successe. Non so cosa avvenne prima: non ricordo quando scoprii che su Second Life potevo esplorare fantasie che non avevo mai confessato a nessuno, e non ricordo quando decisi di restituire al mio avatar il sesso che avrebbe dovuto avere fin dall’inizio. Ricordo vagamente che non presi nemmeno in considerazione l’idea di buttarlo via per crearne uno nuovo: si chiamava Second Life, non Third Life, e avrei dovuto cambiare quello che potevo cambiare senza ripartire da zero, perché anche gli errori che abbiamo commesso sono parte del nostro passato. Anche WinthorpeFoghorn, il barbuto antipatico, in fondo in fondo in fondo, qualcosa di mio evidentemente doveva avercelo. Chiamatela scaramanzia, chiamatela come vi pare. Ma non potevo ucciderlo.

Samydomme_004.jpgHo cominciato a gironzolare, a osservare, ad ascoltare… con molta più timidezza ho cominciato a parlare, pian piano, a tentoni, provando a capire dove e come potevo inserirmi, con chi potevo fare amicizia e, quando ho cominciato a capire davvero cosa potevo combinare in questo strano mondo, dove dovevo andare per mettermi nei guai. Senza recitare un personaggio deciso a tavolino, però, bensì comportandomi come il mio istinto e la mia personalità mi suggeriva a seconda della situazione e – beh, di quella che a volte chiamo “coerenza del ruolo” ma che, di fatto, è solo coerenza (anzi un tentativo di coerenza) tout court. Capii piano piano che il mio errore, quando avevo deciso di entrare in Second Life con un ruolo da recitare, era stato illudermi che questa fosse una sorta di festa mascherata in cui ognuno recitava un ruolo. Ci ho messo settimane a capire che non era così ma che era, invece, un luogo dove, protetto dietro alla maschera di un avatar, ciascuno poteva vivere i suoi sogni, o i suoi incubi, purché fosse disposto ad abbandonarvisi con tutta la sincerità emotiva di cui era capace.  Perché recitare è divertente, senza dubbio, ma non si può recitare per sempre. E l’interazione fra le persone diventa possibile, interessante e preziosa solo quando lasci che le persone vedano come sei veramente, nel bene e nel male, e che, se lo vogliono, ti vogliano bene per quello che sei davvero.

Strom26_001.jpgQualcuno, credo a Stonehaven (ai tempi a cui risale questa vecchissimissima foto, che mi ritrae con l’amico Zahnbuerste Strom) cominciò a chiamarmi Win. “I have a long name, and Win is shorter”, spiegavo, quando i miei nuovi amici mi chiedevano se era okay usare quel diminutivo, e rilanciavo, sentendomi molto spiritosa: “and I also like that Win sounds like a lucky name: so it’s a Win-win situation”. Ecco, se WinthorpeFoghorn ha compiuto oggi 1000 giorni, Win probabilmente non ne ha ancora più di 7/800 ma, alla fine, è stata davvero lei a vincere. Nella vita reale non sono alta due metri e venti, non porto un fiore bianco su un caschetto di capelli rossi e ho passato ormai da un po’ di tempo quei vent’anni o giù di lì che dimostro su Second Life: ma il mio carattere è quello di Win, non quello di quel detestabile WinthorpeFoghorn Zinnemann che Win ha saputo, per fortuna, legare e imbavagliare in qualche profonda segreta. Buttandone via, per sempre, la chiave.

Si fa presto a dire

Per dare una vaga idea di come a volte le situazioni su SL possano aggrovigliarsi, breve e schematico resoconto di una strana giornata di questa settimana.

casinototale.jpg

Chi lo legge, l’ha capito da tempo: anche se cerco di non omettere alcuno degli eventi più importanti, il diario che tengo su queste pagine non può e non vuole essere la trascrizione completa di tutto quello che mi accade su Second Life. Sono costretta a selezionare, sia perché il tempo passato a scrivere è tempo tolto al piacere di stare online (come accennavo in Vivere o raccontarla?) sia perché, ancora più importante, la RL deve sempre avere la precedenza. Per cui tante piccole avventure, molti rapporti, molte situazioni emozionanti, divertenti o che per qualche motivo potrebbero essere degne di nota restano consegnate solo alla memoria mia e di chi le ha vissute con me.

Immagine 1.pngE poi ci sono casi particolari… di storie che sono a tal punto intricate che solo cercare di sbobinarle e renderle comprensibili a chi non le ha vissute sarebbe una fatica improba per me e, con ogni probabilità, costituirebbe per chi non c’era una lettura mortalmente priva di interesse. Provo ad esemplificare con la ricapitolazione, per punti schematici, dell’intreccio relativamente semplice di situazioni che, lo scorso martedì, ha avuto come esito la scena rappresentata dalla foto qui sopra: la sottoscritta al guinzaglio di Fujiko Atlas, con al collo la rossa scritta della vergogna che mette alla berlina le sub che si sono tolte, barando, un Restraint che era locked (cosa impossibile da fare se non usando il client normale di Second Life e non il RLV). E che è finita in una situazione di scacco reciproco fra me e Lella Demonia. Ecco, notarilmente enumerati, i fatti.

1) Qualche giorno fa, Fujiko Atlas cattura a sorpresa la mia vicina di casa Francesca72 Allen, moglie di Mandrashee Aeon, unica mistress italiana delle Latex Dolls e che tuttavia solo da qualche giorno (per mio interessamento personale) ha scoperto i poteri malefici di un relay su Auto-ON. Fujiko la rapisce e poi si scollega, lasciando Francesca, presso La Fortezza, ben legata su una scomoda spalliera. Qualche ora dopo, Francesca72 fa relog e si ritrova in piedi, per un problema abbastanza comune degli script di Force Sit. Gandalf, che è nei paraggi e curiosamente slegata, cerca di approfittarsi della situazione. Francesca mi chiede di darle una mano per tenerla al sicuro in attesa che Fujiko possa tornare online e io non me lo faccio dire due volte. Piombo alla Fortezza, trovo Francesca indifesa e, mediante qualche giocattolino segreto, le sbatto addosso le pesanti catene RR Serious Shackles e la immobilizzo, portandomela su a casa.

fuga_001.jpgfuga001002.png2) Prima che Fujiko torni online, e io le restituisca la prigioniera, scopro che le catene che questa indossa sono addirittura arcaiche. Basterà dire che la versione attuale è la 1.16 e che Francesca ha ancora la 1.11 – addirittura, lo script è ancora quello che non permette il “Give Keys” ad avatar con nomi lunghi come il mio… parliamo di roba dei tempi in cui Gloria Oppewall mi aveva catturata a Villa BDSM, nientemeno! Francesca dice che di aggiornarle non ne ha proprio voglia – e Fujiko gliene compra peraltro un set nuovo. Così, qualche ora dopo, mi arriva un pacchettino che contiene le sue manette arrugginite: un simpatico souvenir della sua breve permanenza da me. Poiché ho qualche minuto libero, decido di andare a Pak ed aggiornarle, in modo da poterne fare dono a qualcuno – Kadira, forse, che se l’è meritate. Oppure qualcun altro. Sono pur sempre 1000 L$, una bella cifretta.

3) Arrivata a Pak, senza esitare, indosso le Shackles ricevute da Francesca per procedere all’aggiornamento e mi ritrovo coi polsi legati dietro la schiena. Maledizione: Francesca le ha evidentemente rimosse senza perdere tempo ad aprirle – dopotutto era con Fujiko, la sua keyholder, ed evidentemente lei l’ha autorizzata. Fatto sta che adesso io mi trovo legata, e su di me aleggia la scritta che mi indica come un’imbrogliona, una “Naughty Sub” che ha rimosso illegalmente manette chiuse a chiave. Io, proprio io che il client regolare di SL l’ho da mesi rimosso dal mio hard disk e che mi do tante arie di non barare mai! Qualcuno mi passa accanto e mi guarda col disprezzo che si riserva ai bari. Io cerco di non pensarci e provo a liberarmi da sola: niente da fare, le manette sono così arrugginite che non posso nemmeno provare a liberami col gioco degli struggle. E la chiave è in mano a Fujiko, che è offline.

4) Ci penso sopra un attimo. Di riloggare col client normale non se ne parla. Aggiornare le manette, finché sono chiuse, non è possibile. Tornare a casa mi è inibito perché alle manette è appeso un guinzaglio che mi impedisce di teleportarmi. A regola, dovrei aspettare Fujiko, ma ho saputo che per lei sono giorni difficili e temo che non si colleghi per chissà quanto. Poiché si tratta evidentemente di un incidente, decido che posso sentirmi autorizzata a farmi liberare con la Real Key senza che la cosa si configuri come una violazione di qualche RP. La cosa è complessa, perché la vetustà delle manette fa sì che si debba utilizzare un modello di RK ormai desueto, ma di cui, per fortuna, ho ancora una copia rimasta ad arrugginire in inventario. Convoco Andromeda, che fa quel che può, ma dato che si collega dall’ufficio (remotando da lì il suo computer di casa) non riesce a risolvere la situazione. Sono nei guai. Ma a quel punto, in rapida successione, si collegano sia Fujiko che Lella.

5) Lella mi raggiunge per prima. Sogghigna per la situazione, e fa anche un veloce tentativo per capire se può liberarmi. Non può, ovviamente. Poi ci raggiunge Fujiko, con Francesca ancora ben legata e al guinzaglio. Sorvolo sullo scambio di epiteti: io vengo accusata di essere una pasticciona perché ho indossato le manette senza prima resettarle, io ritorco la critica su Francesca ribattendo che mai avrei creduto di ricevere in regalo manette così arrugginite da bloccarmisi addosso – e rincaro la dose facendole notare che la scritta rossa della Naughty Sub, che da un po’ di tempo mi fa additare dai passanti come una niubba cialtroncella, è in realtà lei a meritarsela perché è stata lei a togliersi le manette illegalmente. Fujiko mi fa pesare un po’ la sua situazione di vantaggio, facendomi dondolare le chiavi davanti al naso per un po’, ma alla fine ha la bontà di slegarmi. Saluta e se ne va, strattonando Francesca e trascinandosela dietro.

fuga_002.jpg6) Faccio qualche tentativo per aggiornare i legami, ma qualcosa non funziona. Si tratta forse di lag? Spesso, a Pak, il traffico fa sì che gli aggiornamenti vadano a rilento. Acchiappo Lella, che continua a sghignazzare sotto i baffi (che, voglio precisare, non ha: è solo una di quelle frasi fatte) e me la porto al Little Shop of Kink per provarci con calma. Lì faccio diversi tentativi, resettando, aprendo e chiudendo le manette rugginose di Francesca, ma senza risultati: forse sono Restraint davvero troppo vecchi per poterli aggiustare senza rimandarli in fabbrica per una sostituzione. Mentre sto dandomi da fare, sento una manina che mi sfiora il polso, mi volto di scatto e vedo Lella che ha in mano le chiavi delle mie manette. Per chi non lo sa, un Restraint appena resettato ha, di default, le chiavi a disposizione. E quella briccona ne ha approfittato.

7) Devo agire in fretta. Mi divincolo e faccio scattare la serratura delle manette di Lella legandole le mani. Le blocco immediatamente l’interazione con l’ambiente (il cosiddetto “touch”) perché non possa fare altri danni, ma soprattutto per avere una leva che mi metta in grado di trattare la restituzione delle chiavi. Mi accingo a ordinarle di slegarmi, ma Lella cede al raptus: in un attimo, mi ritrovo ammanettata, anche io con l’interazione bloccata. E per giunta costretta in mouselook, vale a dire la modalità per cui posso vedere il mondo solo “in soggettiva” e non in terza persona. Come è possibile? In teoria, senza “touch”, Lella non avrebbe potuto più toccarmi le manette. Ma i menu dei Restraint restano aperti per svariati secondi e a quanto pare Lella ce lo aveva ancora aperto. Quando i nostri due menu si chiudono, non c’è più nulla che possiamo fare per riaprirli, ed ecco il bel risultato. Lella legata da me, senza touch. Io legata da lei, senza touch. Se giocassimo a scacchi, dovremmo dirla patta, ma poiché siamo entrambe legate la situazione assomiglia di più a uno scacco matto incrociato.

8) Per liberarmi, ci vorranno delle ore e non voglio farlo qui. Ma come posso tornare a casa? Se mi teleportassi a Winsconsin mi ritroverei, legata, nello spiazzo davanti alla prigione, che è il landing point della sim. Salire a casa, sulla mia nave volante, mi sarebbe impossibile, perché così legata non posso volare… e le manette che indosso sono talmente vecchie che mi impediscono anche di usare il MossTP per arrivare a destinazione. Non mi pare il caso, non col traffico che, in questo lungo ed entusiasmante agosto, c’è nella nostra land: già mi immagino le risate dei prigionieri e dei visitatori nel vedere la terribile Win legata come una carcerata qualsiasi. Poi, però mi viene un’idea. Per una felice combinazione, il giorno prima ho rapito Franca Poper e l’ho legata ben bene, assicurandola a una colonnina sulla tolda della mia nave. Ci vorrebbe tutto un altro post per spiegarne i motivi, ma il fatto è che ora Franca è online. Grazie al cielo, pur avendole bloccato praticamente tutto, le ho lasciato aperto un canale di comunicazione IM con me, così posso chiederle un TP.

scacco1.jpg9) Arrivo sul ponte di casa mia. Franca, legata, mi guarda incuriosita. Tippo a mia volta Lella, e ci ritroviamo in tre, tutte legate, tutte impossibilitate a liberarsi a vicenda, ma almeno nella sicurezza di casa mia. Ma a me resta ancora una possibilità: il Mars Ring di Lella posso controllarlo anche via chat e, ovviamente, lo faccio, limitando i suoi movimenti a un raggio di 5 metri. Ora so che non potrà andarsene fino a quando non lo vorrò io. E, ovviamente, nevicherà all’inferno prima che io la lasci fare un passo senza essermi prima slegata. Passano così molti minuti, durante i quali faccio quel che posso per slegarmi. Ma sono fuori allenamento, e queste manette sono davvero rugginose. Né Lella né Franca possono fare niente per me e Andromeda è offline. Passeranno ore prima che riesca a liberarmi.

scacco2.jpgscacco3.jpg10) Richiamata dalla sua RL, Lella saluta e si scollega. Resto sola con Franca, ad aspettare di riprendere le forze per liberarmi, quando, sorpresa, compare online Kadira DeCuir. La convoco subito e, mentre Franca a sua volta si scollega, io passo a Kadira una copia della Real Key antica e le spiego come deve comportarsi. Kadira non ha esperienza di queste cose, e le spiegazioni sono lunghe e laboriose. Quella sera, mi scollego restando legata. Ma la mattina dopo ritrovo la mia canadesina online e riprendiamo il lavoro. Fino a quando, proprio un attimo prima che debba nuovamente staccare per un impegno RL, Kadira riesce a slegarmi. È finita. Sono di nuovo libera e quando Franca e Lella torneranno online mi ritroveranno pronta a raccogliere le loro chiavi e a fare di loro ciò che mi dice l’ispirazione del momento.

Ecco tutto. Sembra complicato? Beh, niente in confronto con certe situazioni ancora più aggrovigliate: e anche questo breve e schematico racconto sfiora senza approfondirle una serie di storie parallele molto complesse. Il motivo per cui Franca si trovava e si trova tuttora legata sulla tolda della mia nave, ad esempio. Quello per cui, mentre mi trovavo a Pak con Fujiko che mi teneva per il guinzaglio, ho ricevuto da Belias un IM ironico in cui mi faceva uno sberleffo. E Kadira? Due giorni dopo i fatti che ho appena finito di raccontare, ho scoperto che una delle nuove guardie del WCF, Nixus Braveheart, è padrona del suo Mars Ring e ha sofferto molto quando io l’ho collarata: un’altra situazione complessa, risolta poi a colpi di IM, di incontri e di scambi di notecard (dico solo che Kadira ora è tenuta a portare il mio collare solo quando è al WCF ma che Nixus ha diritto di convocarla a sé in qualunque momento, col mio benestare).

wanted.jpgE nel frattempo, Jelena è tornata dal suo viaggio di nozze. Ieri è ricomparsa Lorella. Clelia e Franca, che si erano sposate e poi avevano divorziato, sono tornate insieme e al momento si trovano entrambe ben legate, una di fronte all’altra, su a casa mia. E qualcuno ha cominciato ad affiggere, alla prigione, manifesti in cui la sottoscritta e alcune delle guardie più attive risultano ricercate per crUmini cont_o l’umanitTà! Tutto accade velocemente, e nessun diario può tenerci dietro. Non è anche questo il bello della nostra Seconda Vita?

La lunga estate calda di Winsconsin

Dopo una grande inaugurazione, la nuova prigione è pienamente operativa e in piena campagna acquisti. Qualche annotazione sparsa su queste prime settimane di agosto e su quello che verrà.

Dall'alto_001.jpg

Per una che, come me, non sa costruire quasi niente, è una meraviglia che ogni volta si rinnova e che questa volta è più intensa del solito. È passato poco più di un mese dal sorgere della sim Winsconsin, ma le mie costruttrici di mondi si sono date da fare in modo forsennato – e quel deserto dove, all’inizio di luglio, vedevo sorgere il sole su un orizzonte irraggiungibile è diventato, oggi, una land in continua evoluzione.

viaspettiamo_001.jpgPrima di tutto, naturalmente, la nostra prigione. Jelena e Lella si sono date un da fare maledetto nei giorni delle mie vacanze estive e in quelli che precedevano il matrimonio RL di Jelena – che in questo preciso momento è in pieno viaggio di nozze: anzi, se mi leggi, tesoro… vergognati! Spegni subito il browser ed esci da quell’Internet Café, è un ordine! ;-) Una volta finito il grosso dei lavori, abbiamo aspettato qualche giorno per consentire ad Andromeda di tornare dalle sue vacanze RL e finalmente, lo scorso 29 luglio, la nuova sede del Winsconsin Correction Facility è stata inaugurata con una grande festa. L’immagine qui accanto mostra la facciata con il cartello che annunciava l’evento (e, sullo sfondo, lo schermo gigante che campeggia sulla facciata principale, su cui i cinefili esperti riconosceranno Annabella Sciorra in una bella sequenza bondage del film “Perversione mortale“).

Inaugurazione_009.jpgIo le feste in genere le detesto – in RL ma soprattutto su SL – ma l’inaugurazione del WCF è stata una serata davvero memorabile: è arrivata una tale quantità di amici che siamo riusciti a far crashare la sim, complici anche i bengala e fuochi d’artificio che Jelena aveva piazzato dappertutto e acceso tutti insieme, rischiando fra l’altro di abbattere la casa che mi ha regalato… una stupenda mongolfiera sospesa in perpendicolare proprio sopra alla prigione. Abbiamo ballato, naturalmente, alla musica del DJ Sirius, ma soprattutto ho avuto modo di rivedere persone che da troppo tempo erano diventate solo dei nomi nella mia, sicuramente troppo affollata, lista dei contatti. Alexander Chapman, ad esempio, un vecchissimo compagno di giochi della prima Stonehaven, è venuto insieme alla fidanzata/per Pan Swindlehurst – ed è stato bello riabbracciarlo e ridere di nostalgia pensando a quando, mentre esploravamo insieme i primi rudimenti dei guinzagli RR, lo trascinai in volo sopra una zona no script perdendolo lungo la strada e lasciandolo, abbandonato e legato, in una zona sconosciuta dove non riuscivo più a rintracciarlo.

simcrash_031.jpgsimcrash_029.jpg

Fra le visite più inattese e gradite, quella di Claven Albatros, giunta verso la fine della festa accompagnata da una sua schiava ridotta a poco più che un oggetto. Abbiamo, ovviamente, parlato dei tempi di Mystique. Quando poi, al WCF, ci hanno raggiunte Rossella con Costanza ben legata al guinzaglio, ho avuto l’emozione di assistere all’incontro fra le due mistress che, senza (quasi mai) toccarmi, più hanno segnato in un modo o nell’altro la mia seconda vita.

simcrash_005.jpgsimcrash_009.jpgÈ venuta a salutarmi velocemente anche Mudlark Burns, ormai da tempo definitivamente bionda e, purtroppo, orfana di Halle Westland. Dopo un lunghissimo periodo in cui praticamente non si collegava più, Halle è definitivamente scomparsa da Second Life – voglio dire svanita, cancellata, rimossa dall’esistenza come era successo, quasi un anno fa, a Serenella Abruzzo, inghiottita dal nulla senza un fiato e, almeno da me, mai dimenticata. Sono cose che succedono e che dovrebbero ricordarci come, al di là della nostra personale fragilità di esseri umani mortali, gli avatar di Second Life siano ancora più evanescenti, pronti a dissolversi da un momento all’altro come i sogni all’alba, indipendentemente da quanto ci abbiano saputo far soffrire, gioire o battere il cuore. Perché qualcuno scelga di andarsene senza salutare, non lo sapremo mai: forse manca il coraggio di affrontare il momento dell’addio, forse si fugge da una situazione che si ritiene inestricabile, forse, con crudele superficialità, semplicemente si decide di cambiare vita e ci se ne infischia delle persone che ci hanno voluto bene. Chi lo sa: per quel che mi riguarda, non c’è nulla di peggio che svanire lasciando rapporti in sospeso, lasciando gli amici nel dubbio angoscioso che ci sia successo qualcosa in RL. Penso a Challenge Nakamura, che non si collega a SL dallo scorso marzo e la cui sorte in RL preoccupa me ma ancor di più Tat1ana, l’altra storica Bad Cat, e la mia dolce amica Moss. Challenge, if you ever happen to read these lines, dammit, give us a line in mail, or post a comment down here. Let us kow you are well, please!

Frine.pngUn avatar che è scomparso di recente, ma non senza salutare, è Frine Sapphire. Non provo nemmeno a riassumere tutto quello che le è successo, perché sebbene abbia seguito tutta la storia come testimone e confidente sua, di Jelena e di Franca Poper (una nuova, preziosa, amica della nostra famiglia) non ne sono stata coinvolta al punto da poter arrogarmi il diritto di raccontarla. Sarebbe, del resto, un racconto troppo intricato per le mie modeste capacità di narratrice. Basterà dire che Frine non è più, che si è mutata da qualche settimana in Clelia Saxondale – e che sia lei che Franca vivono ora in due terreni adiacenti nella nostra sim. Tutte e due fanno parte, in qualche modo, della grande famiglia che attorno a Winsconsin sta velocemente coagulandosi, e che include anche diverse altre persone che a vario titolo sono comparse in queste pagine.

Ewyncantina_001.jpegEwyn Raymaker, ad esempio. Dalle prime, timide visite, ai due mesi passati sotto il mio controllo quasi assoluto, ai lunghi allenamenti per un Bondage Ordeal che a tutt’oggi non ha ancora affrontato, Ewyn è diventata sempre più parte del gruppo: ha avuto modo di conoscere e spolpare a dovere Useme, è divenuta la prima delle guardie del WCF che abbia avuto l’incarico nella nuova sede e infine, assieme al fidanzato, ha preso dimora anche lei a Winsconsin, spostando qui una casa che contiene una quantità di opere d’arte che anche il Louvre si sogna. Non ho ancora capito come sia riuscita a convincere  il suo ragazzo – tutt’altro che sottomesso – a seguirla in una land dove, accanto al WCF, sorge il club femdom della nostra Fujiko Atlas, il che rende la zona alquanto a rischio per gli avatar maschi. Ma Ewyn sa essere molto persuasiva, quando occorre, e averla come vicina è un piacere particolare.

FrancescaZhora_002.jpegInfine, proprio accanto alle mura della prigione sorge la casa di Mandrashee Aeon e Francesca72 Allen, la prima una lettrice e postatrice regolare di questo blog, la seconda (sua moglie) la sola Mistress italiana delle Latex Dolls, il gruppo di cui fa parte anche Caliope Mah (nella vita reale, Erika Moak, l’autrice di Eudeamon). Se Mandrashee mi capita in questo periodo di incontrarla raramente, Francesca l’ho incrociata già almeno un paio di volte – cosa che fra l’altro mi ha spinta un giorno a curiosare a Circe in un’area dove mi sono trovata ridotta a bambola muta, sorda e immobilizzata per quasi un’oretta. Un’esperienza che non avevo programmato ma che si è rivelata intensa, riposante come un mini-banishment e che su cui varrà la pena di ritornare in futuro. Forse. Devo dire che la breve disavventura si inscrive nella tentazione che ogni tanto mi riprende di tornare, anche solo occasionalmente, la Win di un tempo…

rapita_001.jpgrapita_002.jpgScacco_001.jpgQuesta tentazione forse è stata risvegliata la settimana scorsa dall’ennesima marachella combinata da Andromeda. La settimana scorsa, per darle un po’ di sollievo dopo mesi di astinenza, le avevo temporaneamente tolto la cintura di castità e lei ne ha immediatamente approfittato per godersi un paio di incontri bollenti. Solo che quando la mattina dopo, appena sveglia, ho letto i log di quanto registrato dallo SPY che tengo sempre attivo nel suo collare, ho scoperto che era stata acchiappata da tale Greennote Freenote. Il quale, dopo averla illusa che le avrebbe mostrato non so ben che diavoleria, l’aveva intrappolata in casa sua e stava procedendo a bloccarle gli IM e ogni altra forma di comunicazione con l’idea di tenerla prigioniera. Mi sono collegata come una furia, ovviamente, ho localizzato Andro, e poi la skybox del rapitore – che ho affrontato con decisione, tenendo a freno la rabbia che mi faceva rimbombare le tempie, decisa a non usare la RK a nessun costo. Solo che Greennote non aveva alcuna intenzione di mollare la preda tanto facilmente e, dopo una lunga serie di schermaglie, ha sospeso Andromeda nel vuoto, a 4000 metri di altezza, minacciando di lasciarla cadere nel vuoto. L’alternativa, mi ha detto, sarebbe stata liberarla: ma l’avrebbe fatto dopo che io avessi accettato di offrire il collo al collare che mi porgeva.

In quasi due anni di Second Life non mi ero mai trovata di fronte a un aut aut del genere. Ho esitato, traccheggiato, ho cercato di guadagnare tempo mentre affannosamente studiavo se ci fosse un modo di liberare Andromeda – la quale, piangendo, mi gridava di non sacrificare per lei la mia libertà perché non se lo sarebbe mai perdonato. Ma quando Greennote ha cominciato a contare da uno a dieci, avvisando che se non gli avessi obbedito, alla fine avrebbe fatto cadere Andro nel vuoto, alla fine ho capitolato. Ho dovuto avvicinarmi, chinare la testa e lasciare che il collare mi scattasse al collo, preparandomi al peggio.

Inaugurazione_002.jpgInaugurazione_003.jpgUn peggio che, fortunatamente, non c’è poi stato: Greennote, somma umiliazione, non usa nemmeno il RLV – ma proprio questo ha probabilmente fatto sì che sia abituato a sessioni di gioco autoconclusive. Insomma, per farla breve, quando la RL lo ha richiamato e ha dovuto scollegarsi, ha liberato sia me che Andromeda, auspicando di riacchiapparci in una futura occasione. Gli ho detto che la futura occasione, almeno finché usa il client regolare, è meglio che smetta di sognarsela. Ma con Andro siamo tornate a casa scosse ed eccitate come non ci succedeva da tanto tempo (al punto da trovarci coinvolte in un rarissimo furto reciproco di chiavi che per qualche minuto ci ha messe entrambe sotto scacco, sotto lo sguardo perplesso di Pene). Di rado capita di incontrare rapitori in grado di gestire un RP decente e non convenuto in precedenza, e Greennote aveva saputo farci paura. Un sentimento che, prese dagli impegni della prigione e di altro, ci è capitato sempre più di rado di provare. E che, lo so per esperienza personale, spesso lascia a covare sotto la cenere dell’eccitazione la brace del desiderio di una dose più forte.

Sarà più forte la tentazione o il senso di responsabilità? Staremo a vedere. Per il momento, Andro è tornata a creare, con Pene, nuove diavolerie da usare nella prigione ma anche da mettere in vendita mentre io mi sto dedicando a rinnovare i ranghi delle guardie del WCF con qualche nuovo acquisto. Ci sono parecchie code da smaltire, visto che le candidature di nuovi prigionieri sono tornate ad affluire copiose nella nostra buca delle lettere. Per fortuna, anche se Tomiko, Lorella e Jelena in questi giorni sono in vacanza, e Fujiko è un po’ presa da altri impegni, alcune nuove guardie come Ewyn e xSandrax Savira stanno dedicandosi a dar nuovo lustro alla fama pericolosa del WCF, il tutto mentre Erie Waffle ed Echo Foxclaw macinano prigionieri con l’energia che già avevano messo in mostra alla vecchia sede.

dopofesta_006.jpglellaggiorna.jpgTra un nuovo prigioniero e un altro, io dedico il mio tempo a Lella, quando la sua RL convulsa le lascia qualche minuto per restare online, o ad amici che hanno bisogno i consigli sul funzionamento del RLV – ormai non passa giorno senza che qualcuno venga a chiedermi qualche lume su come funzionano le Real Key, come si usa questa o quella funzione dei Real Restraint, a cosa serve questo o quel plugin. Quando ho tempo, dare spiegazioni mi piace molto, ma ci saranno periodi in cui non mi sarà più possibile farlo – eppure non voglio rinunciare alla mia opera di evangelizzazione all’uso del RLV. Anche per questo, ho deciso che dal prossimo post questo blog ospiterà la traduzione in italiano delle lezioni che Marine Kelley ha cominciato a pubblicare sul suo blog e che mi ha ufficialmente autorizzata ad adattare nella nostra lingua. I Real Restraints sono ancora troppo poco diffusi nel nostro paese, ed è ora di rimediare. Ne riparliamo da domani.