Partire è un po’ morire

Fra 24 ore sarò di nuovo su un aereo, stavolta per andare a passare due settimane di vacanza. E allora perché mi sento tutte queste farfalle nello stomaco?

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È una giornata lenta, oggi, in ufficio. A Roma, il 29 giugno è vacanza e molti colleghi sono via per il ponte. E io stessa sono sul piede di partenza. Domani mi aspetta un aereo che mi porterà, finalmente, in vacanza. Non tornerò online fino al 14 luglio e mi resta ancora oggi per finire le ultime faccende, chiudere una valigia leggerissima e salutare tutti.
La cosa curiosa è che sto cercando di salutare con più cura le persone che conosco su Second Life di quelle reali. Di partire mi capita ormai abbastanza spesso, e ancora più spesso mi succede di non sentire per giorni, settimane e anche mesi persone a cui sono vicina nella vita reale: eppure non mi viene da fare tutte queste telefonate in giro, nemmeno stessi partendo emigrante per un altro continente. Invece, stamattina, sto facendo tutto quel che posso per non lasciare cose in sospeso: vedere per un momento Andromeda, Jelena, Lorella, Lella (non Frough, ma solo perché si sta prendendo una vacanza da Second Life per motivi che un giorno forse potremo raccontare), aggiornare il mio profilo segnalando che non ci sarò per qualche tempo, capire se ci sono questioni in sospeso da affrontare prima di andare offline per quindici giorni.
malesophii_001.jpgMi sono fatta qualche domanda e credo che quest’ansia di avvertire abbia a che fare con la fragilità estrema dei nostri rapporti virtuali. Abbiamo spesso parlato del fatto che su Second Life quando fai log off cessi letteralmente di esistere, e che quindi ogni volta che spegnamo il programma è come se consapevolmente scegliessimo lo shakespeariano non essere… ma in questo caso il punto è il non essere per qualcuno, il terrore di sparire, di lasciare qualche persona sospesa nell’incertezza di dove sei sparita… Esisti ancora? Tornerai online? Quando?
makingof.jpgIn questi giorni sto leggendo un libro interessante sulla nascita del nostro metaverso preferito. Si intitola “The Making of Second Life” ed è scritto da un giornalista che ha seguito i lavori alla Linden Lab fin dall’inizio, dapprima come incaricato degli stessi Linden e poi come blogger specializzato nei mondi virtuali… e una delle cose che mi ha colpita di più fra quello che scrive l’autore è l’importanza che ha, in questo mondo fatto di pixel, la continuità. Su Second Life chiunque può essere bello, giovane e sexy, perché basta comprare gli accessori giusti… ma quello che differenzia le persone è da un lato la capacità creativa (i builder, gli scripter, i designer) oppure la costanza con cui si è rintracciabili online. Con cui, appunto, si esiste. Perché è inevitabile: in un mondo in cui si scompare da un secondo all’altro, in cui non c’è differenza fra quando cade la connessione o manca la luce e quando si fa “quit”, si cerca tutto quello che ci offre almeno un’illusione di stabilità. Si tratti di luoghi oppure, soprattutto, di persone.
Per me, in questo periodo, partire è più difficile perché gli impegni di lavoro mi hanno tenuta a lungo lontana da Second Life e dalle persone a cui tengo – persone a cui, in qualche caso, sono più attaccata che a molte mie conoscenze nella vita reale. Persone che mi piace pensare abbiano bisogno di me quanto io ne ho di loro e che, anche se sanno bene che tutto questo è solo un gioco, sentiranno la mia mancanza.
E quindi, questo post è per salutare e per avvertire chi è interessato a saperlo: parto domani. Anche senza esistere, so che vi penserò, quando prenderò il sole su un’isoletta spartana (uhm… in realtà tecnicamente sarebbe più ateniese… ma, vabbe’, intendevo un’altra cosa) dove so che Internet non arriva manco a piangere in greco. Ma il 14 luglio ritorno e spero, finalmente, di poter recuperare un po’ di tempo virtuale perduto.
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A Francesca Miles

Più o meno 24 ore dopo aver avuto l’ordine di scriverla, ecco il prodotto di qualche ora di insonnia ma, soprattutto, di emozioni molto forti vissute solo in parte a causa di una RL sempre, inevitabilmente, tiranna. Dei versi artificiosi, forse, ma completamente sinceri in quello che cercano di comunicare. E che sono stati consegnati a Chiara Haalan durante una connessione molto fugace, dall’ufficio, mentre fuori dalla casa di Moordon in cui Win era tenuta prigioniera si erano da qualche ora asserragliate forze d’attacco del WCF pronte a scatenare l’inferno.


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A Francesca

 

Ti ho vista, ti ho acchiappata, ti ho tenuta
per qualche ora, forse neanche un giorno
e fosti come mia, legata, muta,
capelli e fiore rossi, mentre attorno
avevo dolci amiche, prigionieri,
turisti, s’una spiaggia ch’era un forno,
e Lella, senza i suoi stivali neri.

 

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Molt’acqua è poi passata sotto al ponte
che gli oggi nostri ognora muta in ieri
fin quando ognuna, sola, su Acheronte,
debba salpar. Ma delle nostre strade
da allora si incrociarono le impronte.
Se Fato le occasioni facea rade
la Volontà era pronta a rimediare.
Non ci fu, forse, mulinar di spade
a fianco una dell’altra, ma più care
d’ogni avventura sono certe storie
che solo il metaverso può ospitare.

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Per chi non sa, null’altro son che scorie
quei giochi nostri di manette e celle,
e di sconfitte dolci, e ambigue glorie,
e corde, e il lattice come seconda pelle.
Per noi quel mondo, che talun spaura
è forte sì da renderci sorelle,
amiche, amanti: ché non c’è tortura
peggior di soffocare nella culla
le proprie fantasie. Ah! Com’è dura
la sorte di una povera fanciulla
che se si pensa presa e prigioniera
sente il cuor suo che all’impazzata rulla.

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Francesca, lo sapevi, e l’altra sera,
venuta ad abbracciarmi alla prigione,
scattasti con l’audacia di una fiera
cogliendo (anzi creando) l’occasione.
In ceppi mi hai costretta in pochi istanti,
travolta di sorpresa e d’emozione,
sì che da pochi son poi stati tanti
gli attimi che ho rubato a quella notte.

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Tu, Chiara e Travestroia, le Baccanti,
con DoctorLover, François la mascotte,
non mi avete lasciato alcuno scampo,
avvinta come certe galeotte.
haalan4.jpgSol che ci pensi tutta in viso avvampo
non tanto perché nuda tu mi hai esposta
nel tuo salotto. No! Perché in un lampo
sapesti ritrovar sotto la crosta
la Win che china il capo in soggezione.
Tu mi parlavi, e lo facevi apposta,
come le spire avvolge un gran pitone
attorno al coniglietto ipnotizzato
di cui si sta per fare un sol boccone.
Fui tua, sospesa al minimo tuo fiato,
fin quando fui connessa, ed anche dopo,
col mio pensiero ch’era imprigionato
da un gatto che giocava con un topo.
Legata, priva ancor della favella,
spogliata di un futuro e di uno scopo
che non ti contemplasse, proprio in quella
sentii una nuova forza nella schiena.

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Dei volti. Nomi. Sussultai. “Frough! Lella!”
E ancor: “Lorella! Andromeda! Jelèna!”
Lo so: la vita vera ci è di freno
in questi tempi, ché per tutte è piena,
ma non per questo può venire meno
l’amor con cui codesti miei gioielli
coloran la mia vita arcobaleno.

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Francesca, tu puoi farmi anche a brandelli,
tenermi al tuo guinzaglio come i cani,
mi puoi stringere il cuore od i capelli,
negarmi ancora l’uso delle mani…
ma adesso so per certo: sottomessa
tu non mi avrai nè oggi nè domani.
Più facile sarebbe farmi lessa,
perché color di cui tengo la chiave
mi rendono più forte di me stessa.

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Io non mi piegherò, Francesca. Cave!
Dirtelo voglio grata, e con dolcezza,
ma intendo andare con la prima nave.
Flettermi non potrai: sol mi si spezza
se troppo vien tirata la catena.
Ma allor gaudio e emozione alla tristezza,
all’odio ed al rancor lascian la scena.
Sei pronta pure a ciò? Come in un fuoco
tu puoi bruciarmi tale e qual falena
ma l’esito finale di quel giuoco
sarebbe devastante, e molto amara
la vita mi farebbe. Qui t’invoco:
quello ch’è rotto più non si ripara
e d’uopo e che qui te ne faccia accorta
con questi versi che mi ha chiesto Chiara.

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Francesca Miles: vuoi tu vedermi morta?
Spero e credo di no ma se sì fosse
non hai che da tener chiusa la porta
e stringermi il collar senza più mosse.
Io sento la distanza delle amiche
che sono mie. Lo dico a gote rosse
ma a fronte alta: tutte le fatiche
per prendermi fra le tue damigelle
non otterran l’alloro della Nike.
Giammai potrò scordar quell’ore belle
in cui mi desti ciò cui in parte anelo.
Ma ora lasciami andar, verso le stelle
che, pur di pixel, brillano nel cielo.

Win

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Festa di nozze

Poche righe e molte immagini per catturare una serata irripetibile a casa dell’idolo di tutte le persone che conoscono e utilizzano il Restrained Life Viewer.

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Per intense che possano essere, le esperienze che viviamo su Second Life hanno molte cose in comune con i sogni: la tendenza a interrompersi in modo inaspettato (quando un crash, un restart o il richiamo della Real Life – nostra o delle persone con cui ci troviamo – fanno sparire qualcuno sul più bello), la possibilità di sviluppi surreali e sorprendenti e, forse sopra tutto, l’evanescenza. Se i sogni svaniscono all’alba, lasciandoci impressioni che di solito evaporano molto rapidamente mentre cerchiamo di avviare la nostra giornata, le avventure vissute nel metaverso svaniscono in fretta non appena ci scolleghiamo – soprattutto se questo accade a causa di una irruzione imperiosa della RL.

MarineOllalla_002.jpgMarineOllalla_003.jpgMarineOllalla_004.jpgMarineOllalla_006.jpgMarineOllalla_007.jpgMarineOllalla_008.jpgMarineOllalla_012.jpgMarineOllalla_016.jpgMarineOllalla_018.jpgMarineOllallaPoker_003.jpgMarineOllallaPoker_005.jpgMarineOllallaPoker_007.jpgMarineOllallaPoker_009.jpgMarineOllallaPoker_011.jpgMi sono resa conto che, ancora prima del desiderio di condividere con qualcuno i miei pensieri, lo scopo ultimo di questo blog è affine a quello dei quadernetti che qualcuno tiene accanto al comodino per cercare di fermare almeno qualche frammento di ciò che ha sognato quella notte. Qualche volta si tratta di vicende articolate e complesse ma altre, come stavolta, solo del desiderio di avere da qualche parte un piccolo, personale, album fotografico che, un giorno, mi permetta di ricordare una serata che, pur essendo stata relativamente priva di sviluppi, diciamo, narrativi, mi spiacerebbe dimenticare.

Chi segue il blog di Marine Kelley lo sa già: la settimana scorsa, la creatrice della linea Real Restraints ha deciso di sposarsi con Ollalla “Sugar” Sugarbeet, sua compagna di SL da tre anni. A questo indirizzo trovate un post riccamente illustrato sulla cerimonia, a cui hanno partecipato pochi intimi. Per quello che mi riguarda, io sono stata invitata alla festa che si è tenuta a casa loro dopo le nozze, e ho fatto il diavolo a quattro in RL per trovare un po’ di tempo per affacciarmi in-world e cogliere l’occasione di partecipare.

Per una felice (e di questi tempi rara) combinazione di circostanze, hanno potuto raggiungermi in successione Lella, Lorella e anche Andromeda. La serata è stata priva di eventi rimarchevoli eppure deliziosa anche per l’occasione di rivedere dopo tanto tempo persone come Isabel Schulze, Chorazin Allen (un talentuoso creatore di gabbie e di plugin per i Real Restraints), Tania Owatatsumi (un’affascinante Mistress che domina spesso Moss, Chriss e la loro famiglia), Daisy Rimbaud (un’altra creatrice di gabbie che conoscevo ai tempi di Stonehaven) e diverse altre vecchie conoscenze. Ma soprattutto, almeno per me, è stata un’occasione per vedere insieme, per la prima volta insieme Marine e Ollalla.

Credo di dovere a Marine Kelley il fatto di aver deciso di restare su Second Life dopo le mie prime, deludenti, sperimentazioni. L’invenzione degli oggetti lockable – ossia legami che, una volta indossati, permettessero a un avatar di cedere il controllo di se stesso a qualcun altro – è, insieme alle gabbie, l’elemento che mi ha fatto capire che in questo mondo potevo trovare qualcosa di più che una cattiva imitazione di una vita reale fatta di discoteche e locali esclusivi dove però entrano tutti. Ricordo che il mio primo paio di manette Real Restraint mi fu regalato da un’amica di Stonehaven, Untameable Wildcat (scomparsa da tempo ma molto attiva, al di fuori del BDSM, in iniziative di ascolto e supporto psicologico per gli avatar più sensibili o bisognosi di contatto e conforto). L’idea che qualcuno potesse, usando quelle manette, legarmi e portarmi al guinzaglio fu una folgore che mi fece capire come, su Second Life, avrei potuto fare tutto quello che, per paura o per mancanza di occasione, nella mia Real Life non avevo mai tentato.

Ricordo che non molto tempo dopo (ero stata fatta prigioniera da Yasmin Heartsdale) ricevetti per la prima volta un IM col messaggio “@version”, e scoprii che qualcuno aveva inventato una versione modificata del client di Second Life pensato in modo che fosse impossibile togliersi di dosso un oggetto lockable che fosse stato locked. Quel qualcuno era, ovviamente, Marine Kelley, e il suo Restrained Life Viewer. Dopo aver capito bene di che si trattasse, lo scaricai e da allora non mi sono più voltata indietro – e non si contano le persone che come me hanno scoperto, grazie al RLV, un modo completamente diverso di vivere il metaverso, ovviamente se lo si utilizza per esplorare in modo sicuro le proprie fantasie di sottomissione o controllo.

Chi segue queste pagine sa che devo a Marine anche la scoperta di Eudeamon, il libro straordinario che sono riuscita a far pubblicare nel nostro paese, e il mio lavoro come Bane Operator. Sono cose per me importantissime, ma alla fine tutto torna alla mia stessa esistenza su Second Life. Senza i prodotti Real Restraint, senza il RLV… in breve, senza Marine Kelley, Win non sarebbe mai uscita da quella brutta crisalide che era WinthorpeFoghorn Zinnemann e sarebbe sicuramente finita a ingrossare le liste delle centinaia di account Second Life aperti e abbandonati dopo qualche giorno di esplorazione. Anche se la nostra frequentazione resta su basi quasi esclusivamente professionali (io sono prima di tutto una cliente affezionata, poi sua dipendente alla Kelley Technologies, e infine la traduttrice – autoinvestita – delle sue lezioni di RLV) provo per Marine un’ammirazione quasi sconfinata e mi sforzo di evitare, quando la incontro, quell’atteggiamento di rispetto esagerato che, come ben spiega nel suo profilo, le dà tanto fastidio. Ma incontrarla, quando accade, è per me sempre un privilegio.

Quanto a Ollalla, che posso dire? L’ho conosciuta grazie ad Andromeda, che la contattò (o fu da lei contattata) quando decise di iscrivere la nostra prigione alla Grey List. Durante uno dei nostri primi incontri a Penning, Ollalla mi raccontò l’origine del suo bizzarro nome (che si legge alla francese: Oh la là) spiegandomi di avere avuto, a differenza della maggior parte di noi avatar, una madre RL – nel senso di qualcuno, diverso da lei, che le ha creato l’account decidendo il nome per lei e poi glielo ha ceduto. Ollalla è una persona molto attenta e evitare i drammi – mi diede qualche buon consiglio, ad esempio, per affrontare in modo indolore la situazione di quando Andromeda rapì e arrestò la schiava di Sylestra (Andro e io decidemmo di non seguirli, quei consigli, perché non volevamo dare l’impressione di voler aggirare il problema – da cui la complessa serie di eventi che culminarono con la sua espulsione dal WCF e una lunga detenzione alla RR Prison) ma è anche una organizzatrice nata: si occupa lei dei negozi di Marine (lasciandola libera di dedicarsi solo allo scripting) e, oltre a gestire un centro di aggregazione e coordinamento delle prigioni di Second Life, sta mettendo su un sistema di confederazione che consentirà alle guardie di un carcere di effettuare arresti anche per le altre strutture confederate, favorendo un’applicazione della legge molto più efficace – ma soprattutto ampliando il RP in modo che ogni prigione non sia necessariamente un mondo a sè.

Non scrivo altro e lascio che a parlare siano le immagini. Anche se in gran parte imperfette a causa del lag provocato dall’affollamento, mi serviranno a ricordare la gioia di aver partecipato, con alcune delle persone a me più care, a una festa così bella. E anche a ricordarmi che devo informarmi per sapere se quel tavolo da strip poker si trova in vendita da qualche parte. La partita che sono stata invitata a giocare quella sera, e in cui ho rischiato seriamente di avere la peggio, è stata – come si può vedere – particolarmente divertente. A Marine e a Sugar, anche se queste pagine non le leggeranno mai, tanti, tanti, tantissimi auguri per la loro unione. Keep up the good job, girls: and thanks for making all this possible for us!

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Winsconsin Rising

L’ultima notte prima delle vacanze, visita alla nuova land acquistata da Lella. La nostra nuova casa, ancora tutta da costruire. E al riparo dalle censure della Linden Lab.

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Come quasi tutti sanno, da giugno scorso la Linden Lab ha introdotto nuove regole per assicurarsi che l’accesso alle aree del metaverso in cui si praticano attività per adulti sia riservato ai maggiorenni la cui età sia stata verificata. Da quando la notizia si è diffusa, le proteste si sono moltiplicate, soprattutto perché la definizione Linden del concetto per adulti si è dimostrata quantomeno incerta. L’unica certezza era che, da una certa data in poi, e in seguito al rilascio della nuova versione del client, il teletrasporto di chiunque non fosse age verified in una zona considerata Adult è semplicemente impossibile… allo stesso modo in cui le aree adulte non appariranno nei risultati di search di chiunque non abbia fornito ai Linden la prova della propria maggiore età.

4winazhora_001.jpeg4winazhora_002.jpeg4winazhora_003.jpeg4winazhora_004.jpeg4winazhora_007.jpeg4winazhora_009.jpegAnche se al Winsconsin Correctional Facility tendiamo a evitare situazioni esplicite, non c’è dubbio che quello che vi accade dentro sia da raccomandare solo a un pubblico maturo. Siamo una prigione, dopo tutto, e se dobbiamo cominciare a censurarci allora tanto vale chiudere baracca e burattini elettronici e rinunciare alla fuga dalla realtà che Second Life ci offre. Ma per quel che mi riguarda io sarei stata dell’idea di andare avanti senza troppo preoccuparci ed affrontare il problema solo se e quando le policy dei Linden si fossero chiarite a sufficienza da farci capire se siamo troppo hard oppure se potremmo tranquillamente andare avanti con i nostri giochi.

La mia Lella Demonia, però, la pensava diversamente e ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Con un colpo di mano, ben consapevole che con la fine di giugno sarebbero scattate tariffazioni più onerose per gli acquirenti di terreno virtuale, lo scorso 29 giugno Lella si è assicurata la proprietà di un’isola in mezzo a un mare bellissimo. Ha settato l’intera sim su Adult ed è pronta a lottizzare. Parte del terreno sarà messo in vendita o in affitto – e le trattative sono già avanzate con alcuni amici molto vicini al WCF. Il resto ospiterà una nuova versione accresciuta della prigione e le nostre abitazioni private.

La sera del 30 ho aspettato che Lella si collegasse prima di andare in visita e dopo un breve incontro nel parco di Zhora ho potuto gironzolare un poco nella land in compagnia di Jelena, Lella e Lorella – tre dei quattro motivi che rendono la mia Second Life così felice. Mancava solo Andromeda, giustificata dal fatto di essere in vacanza RL (have a great trip to New York, sweetie!). L’area assomiglia a un nuovo pianeta appena formato, al momento. Spazi sconfinati, una quantità enorme di prim disponibili per costruire. Una eccitante tabula rasa su cui, piano piano, dalla notte più fonda abbiamo visto sorgere il sole.

E Lella l’ha chiamata Winsconsin. :-)

Adesso io sono in partenza per qualche giorno. Resterò offline fino a metà di luglio, e della prigione si occuperanno le mie bravissime guardie. Ma al mio ritorno so che ci sarà da rimboccarsi le maniche. Oggi Winsconsin è vuota, ma lo è come un foglio bianco: una enorme tavolozza elettronica per la fantasia scatenata di persone piene di talento e passione. Persone che hanno dato vita alla prigione che porta il mio nome ma anche a molte altre realtà, pur virtuali, dove in tanti vengono a divertirsi. Costruttori di mondi, di giochi, di sogni, come nel film che abbiamo visto qualche settimana fa.

Siete pronti? Siete age verified? E che aspettate? Winsconsin sta arrivando. Ci vediamo lì da metà di questo mese. E nel frattempo, se state cercando un posto per realizzare qualcosa di interessante, andate a parlare con Lella, ditele pure che vi manda Win.

Grandi novità in famiglia: la Bravin

Mesi, mesi e mesi di attesa. Altre regole rispettate con una testardaggine degna di miglior causa. Ma alla fine, almeno su SL, l’attrazione vince su tutto, come un fiume che alla fine sfonda gli argini.

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Una delle cose che più mi attiravano, quando ho iniziato questo blog, era l’idea di creare un ponte verso chiunque lo avesse scoperto. Mi seduceva la possibilità che qualcuno, leggendo, ne fosse incuriosito al punto da intuire quanto Second Life sia ben altro rispetto a quello che crede chi non la conosce. E magari si creasse un avatar e venisse in-world, a visitare qualcuno dei luoghi che descrivevo, a conoscere me o le persone di cui parlo e, chissà, a partecipare all’azione diventando, da lettore, personaggio.

Lorella_003.jpgLorella_001.jpgLorellaclub_003.jpegL’unico caso in cui, mediante queste pagine, ho dato ai lettori un appuntamento esplicito in-world (perché venissero a votarmi al concorso della defunta Villa BDSM) non ha sortito praticamente alcun effetto. Ma l’interazione fra il mio blog e il metaverso c’è stata eccome: basterebbe ricordare come ho conosciuto Jelena, naturalmente, ma potrei fare decine di esempi di incontri anche fugaci con gli avatar di persone che mi avevano dedicato un po’ della loro attenzione: alla rinfusa, cito solo Albinia Koba (che prende il nome da una simpatica cittadina vicina all’Argentario), KatieScarlett Helendale (figlia in RL di una vecchia conoscenza) e, somma emozione, Miles Lectar – qualcuno di cui ero stata io un’ammiratrice quando, svariati anni fa, pubblicava su web disegni e racconti bondage sotto il nome di Miles Hendon.

Solo che avere un blog in cui racconti gran parte della tua vita può avere anche altri effetti che all’inizio non avevo previsto perché, se è vero che un lettore può diventare personaggio, è quasi inevitabile che i personaggi diventino lettori. Parlare di emozioni non risolte, in qualche caso contraddittorie, non è facile quando sai che quello che scrivi viene letto anche dalle persone che di queste emozioni sono partecipi o addirittura corresponsabili, e a volte ti viene la paura che parlare di certe cose diventi un modo di fare pressione sugli altri. Sempre più spesso, quindi, mi sono imposta di aspettare, prima di scrivere di qualche situazione particolarmente complessa, che questa avesse trovato una sua soluzione in-world… o per mio intervento diretto o per suo naturale sviluppo. So bene che questo è Win – La prigioniera di Second Life, non certo il sito di Repubblica: ma quando ti metti a scrivere di situazioni ancora aperte basta un niente per influenzarne l’esito, commettendo una sorta di minuscolo abuso di potere. Ed è per questo – solo per questo, davvero – che fino ad oggi ho parlato pochissimo di una persona speciale benché, ormai da tempo, avessimo cominciato a scriverci e frequentarci con intensità crescente.

Loriwhite.jpgLorella Bravin mi era stata simpatica dalla prima volta in cui aveva postato un commento su queste pagine firmandosi “la Bravin”, come se si fosse a scuola. Non so se sia stato questo, oppure quel cognome dalla musicalità veneta… o l’ironica civetteria con cui fin dall’inizio dribblava le attenzioni del buon Pedro Gibbs… so però che ricordo molto bene la prima volta che la vidi in-world, mentre passeggiava fra i negozi della oggi scomparsa Villa BDSM. I tempi di una Win molto diversa da quella attuale: alla ricerca di se stessa, sempre a caccia di guai, sospesa fra i batticuori senza speranza per Mystique e l’intenso dominio da parte di Belias. Una Win che aveva tanti amici ma nessuna radice, nessun rapporto consolidato – e che, anzi, di questo quasi si vantava, a volte esprimendo con una certa antipatica sicumera la sua disapprovazione per certe “famiglie”… in cui una persona appartiene a un’altra, che a sua volta appartiene a un’altra, via via creando catene di potere che, spesso, scatenavano drammi, gelosie, rancori.

Mi sembra di ricordare che, al nostro primo incontro, fui io a rivolgere la parola a Lorella. Credo fosse la prima volta che incontravo in-world qualcuno che conoscevo solo perché aveva postato sul blog, e la cosa mi emozionava molto. Forse cercai per qualche secondo di resistere alla tentazione, da pseudoscrittrice che sotto sotto (ma nemmeno poi tanto) muore dalla voglia di essere riconosciuta da un suo lettore senza dover fare lei il primo passo… forse speravo che fosse lei a parlarmi per prima, e poi, quando vidi che questo non succedeva, abbassai la metaforica cresta e le feci io un saluto veloce, ringraziandola per il commento come fanno i blogger novellini. Non ricordo molto altro che un veloce scambio di convenevoli – può darsi che alle belle calcagna di Lorella ci fosse già qualcuno (Pedro, magari?) e che non io volessi disturbare, oppure che lei avesse di meglio da fare o fosse troppo timida per portare avanti la conversazione. Fatto sta che la cosa si esaurì lì. Alla fin fine, sia SL che la RL ci offrono in genere più persone da conoscere che tempo per farlo davvero, e bisogna imparare ad accettare il fatto che non può nascere un rapporto con tutti quelli che incontriamo, di qua o di là dallo schermo.

collaratagwen.jpgEppure. Eppure, anche se col passare dei mesi la nostra frequentazione restava molto occasionale, la Bravin continuava ad essere per me qualcosa di più di un semplice nome in una lista di contatti. Non mi spiegherei altrimenti perché mi restassero tanto in mente certe notizie apprese per vie traverse: tipo che era divenuta la schiava di una certa Gwendalina Tedeschi (che avevo anche lei incontrato en passant a Villa BDSM), che assieme a lei condivideva una villetta con Erikah Jameson e con la sua compagna di allora, Asuka… e perfino che Lorella e Gwendalina si erano sposate, diventando, beh, moglie e moglie. Durante il mio terzo e a tutt’oggi ultimo banishment, mi capitò di incrociarla in Villa BDSM e di decodificare, nonostante la distorsione del mio Custodian, qualche sua frase affettuosa che mi colpì abbastanza da volerla riportare qui sul blog. Niente che non fosse accaduto tante volte con altre persone, lo so. Eppure.

Per mesi, quando Lorella mi vede online, mi saluta con un “Ciao” in IM. Io odio gli IM, e odio i “Ciao” a secco, eppure quelli di Lorella non mi infastidiscono mai. Anzi: ne nascono in genere conversazioni a distanza sempre più lunghe nelle quali cominciamo a scambiarci confidenze sulle nostre esperienze personali. Io le racconto di Belias, all’inizio, ma con Lorella comincio a parlare soprattutto dopo, quando Bel e io ci allontaniamo. E il dialogo si intensifica quando, per via di un TP intenzionalmente malizioso di Mystique, finisco per un poco nelle mani di Maironi Slade. Si tratta di un’avventura relativamente breve durante la quale sperimento la nostra compatibilità come sub (io) e Mistress (Maironi), prima che l’incontro con Andromeda mi faccia capire che la Win che sto diventando non vuole e non può avere più una padrona. Ma intanto è Lorella a sorbirsi, quasi in diretta, i racconti di tutto quello che succede fra me e Maironi – racconti che ricambia fornendomi aggiornamenti quasi quotidiani su lei e Gwendalina. Aggiornamenti che, fra l’altro, cominciano a farmi pensare che sia un peccato che siano sposate: perché io non alzerei mai lo sguardo su qualcuno che appartenga a qualcun altro, eppure non riesco a scacciare la convinzione, sempre più forte, che Gwen, Lorella, non se la meriti.

Samy_002.jpgSamysnark.jpgSono pensieri che tengo per me e che non esprimo neanche con la più piccola allusione, ma non riesco a scacciarli. Mi racconta situazioni che, se fossero accadute a me, mi avrebbero mandata su tutte le furie, e lo fa con una pacatezza che non posso non ammirare. Tradita in modo smaccato nella fiducia, ne resta sempre degna. E il suo non è distacco, perché sotto il tono pacato e spesso autoironico con cui mi racconta le sue disavventure si sente vibrare a volte un po’ di rabbia, a volte il dispiacere, il senso di abbandono. Non posso fare a meno, mentre la ascolto, di chiedermi come faccia, qualcuno che ha le chiavi del suo collare, a sciuparla in questo modo. Di chiedermi se si rende conto di quanto Lorella sappia sempre esserci, per le persone a cui tiene, e di quanto sia difficile trovare qualcuno armato di simili riserve di dolce pazienza. Io so che è Lori la prima che mi viene a trovare nel dungeon di Maironi, è lei la prima che viene ad aiutarmi un giorno in cui, a Snark, rimango felice vittima di uno scherzetto della rediviva Samy80.

E poi, anche se in genere per me l’aspetto di un avatar ha una rilevanza molto relativa, beh, va detto che quello di Lorella è quasi sempre stupefacente. Quando la incontro sono colpita dalla sua eleganza: da quei suoi soffici golf di cachemire, dall’ampio soprabito bianco, dalle camicie perfette. Anche se in genere trovo un po’ buffo fare o ricevere complimenti sull’aspetto di qualcuno, nel caso di Lorella faccio volentieri eccezione, anche per farmi dare qualche buon indirizzo dove andare a fare shopping il giorno che dovessi avere un po’ di tempo online libero da impegni e RP… Così a Natale, fra l’altro proprio nei giorni in cui parto per le vacanze, sotto l’albero mi trovo un generoso buono da spendere in uno dei suoi negozi di fiducia. Dove mi reco, ovviamente, solo una volta tornata, e in sua compagnia per farmi consigliare… col risultato che alla fine spendo allegramente una cifra pari a forse tre volte il regalo.

Lorella_001.jpegFaccio fatica a rimettere ordine nelle ultime settimane dello scorso anno… ricordo Lorella che comincia un lungo lavoro per liberarsi dal collare di Gwendalina… in realtà, palesemente, per risvegliare la sua attenzione, tanto che, dopo averlo aperto, torna da lei e le cade di nuovo in ginocchio davanti, facendole riprendere le chiavi. Ricordo, di quel periodo, lunghe discussioni sulle strane e strategiche scomparse di Gwendalina dalla lista dei contatti online di Lorella, scomparse che non sempre tornavano con il suo status online (uno status che, a un certo punto, ho cominciato a verificare io mediante un radar speciale) quasi che Gwen a volte si volesse rendere invisibile a Lorella. Ricordo gli IM confusi che Lori mi mandava in quel periodo, l’indecisione fra il rapporto difficile con la sua padrona e moglie, da un lato, e dall’altro la tentazione di Belias, che le proponeva i suoi suggestivi RP via IM. E poi una richiesta di consigli senza averne l’aria, un nuovo attacco a quel collare sempre più pesante… il mio desiderio inespresso di essere presente agli ultimi struggle, non tanto per rubargliele, quelle chiavi, una volta che le avesse recuperate… ma magari per metterle al sicuro, sempre che Lorella lo desideri, lasciandole collare e manette aperte ma in modo che nessun altro possa riprenderle tanto facilmente. Soprattutto quella Gwen…

batgirlgs_001.jpgNon l’avevo incontrata quasi mai, Gwendalina, io. E anche le poche volte che era successo, non dovevo averle lasciato una grande impressione, dato che non sembra riconoscermi la volta che mi becca in compagnia di sua moglie. Accade un giorno che Lorella mi invita non so bene dove per prendermi le misure. Le misure? Eh, sì, perché io vivevo da sempre in una shape che avevo pasticciato in modo irreparabile agli inizi della mia avventura nel metaverso, e che ero riuscita a rendere immodificabile. Qualsiasi tentativo di ritrovare l’esatta combinazione dei mille parametri che determinano la fisionomia di un avatar si scontrava contro la mia incapacità di mantenere esattamente le fattezze del mio viso… e Lorella, dedicandomi una bella fetta del troppo tempo libero che le veniva lasciato dal suo matrimonio, aveva offerto di cimentarsi lei nello sforzo. Insomma, quella volta Gwen si materializza a sorpresa mentre Lorella mi scatta alcune fotografie che le serviranno come guida per cercare di riprodurre una shape che mi assomigli. La comparsa improvvisa mi fa gelare come se ci avesse colte in un atto particolarmente intimo – anche se forse, a pensarci bene, lo è davvero. E Gwen non esita a rivolgersi a entrambe con autorità e prima che me ne renda conto mi ritrovo in ginocchio davanti a lei, incapace di reagire mentre le sue mani mi esplorano con una rapacità che sembra foriera di sviluppi imbarazzanti. Proprio non riesco a muovermi, e meno male che l’incontro dura poco perché Gwen, come spesso le accade, a un certo punto si scollega in modo repentino.

DueWin.jpgNuovashape.jpgPer completare la mia nuova shape, Lorella ci mette non so quante settimane di lavoro. Varie volte ci incontriamo per qualche nuova misura, per metterci una davanti all’altra e fare qualche confronto, per scattare altre foto, ma a questo lavoro lei dedica gran parte delle sue ore di connessione. Io, grata e anche un po’ imbarazzata, che vorrei trovare le parole per dirle di non sentirsi obbligata, che se decide di desistere non ci resto male… e lei che mi fa arrossire, dicendo che studiare la mia faccia e lavorarci le dà un senso di tranquillità, nientemeno. E quando decide che è pronta, che è venuto il momento in cui deve smettere perché ormai continua a ritoccare sempre gli stessi dettagli… quando questo accade, indosso la nuova me stessa e sento il calore di un corpo cesellato in ore di cura affettuosa, proprio per me, solo per me. Ci entro dentro, e so che sono a casa, e che quella casa è stata Lorella a crearla, così come l’edificio dietro di noi è nato tutto dal talento e dal cuore di Jelena.

È proprio in quella casa, a Penning, che Lorella viene a trovarmi qualche tempo dopo per stare al sicuro mentre combatte ancora una volta quel suo collare maledetto… perché Gwen ha continuato a ignorarla, a dimenticarla, a lasciarla indietro. L’aria davanti al caminetto, quando la porta si chiude dietro di noi, è carica di potenziale… non sappiamo bene quanto possiamo sederci vicine… e io, stupida, continuo a restare zitta… ormai divorata da un desiderio che non riesco a nascondere nemmeno a me, ma ancora schiava della mia regola di non insidiare mai, per nessun motivo, una coppia preesistente. Nemmeno quando, come è evidente in questo caso, la cosa si sta sgretolando da sola. Nemmeno quando dovrei aver cominciato a sospettare che non è certo un caso se Lorella è ospite da me. Nemmeno adesso. Invece la mia mente continua a fantasticare scenari inutilmente macchinosi: di griglie alternative a Second Life, quelle per i test, che ho scoperto grazie a Psi Merlin, una specie di Third Life dove Gwendalina non esiste e dove, forse, Lorella e io saremmo finalmente sole, senza regole autoimposte, come due adolescenti in una stanza da letto la cui porta, per un soffio di vento malandrino, si sia chiusa con uno scatto chiudendo fuori il resto del mondo. Siamo lì, insieme, in quel momento, e io sogno chissà che altra realtà. Scema. Scema.

LorellaOwned.pngInfine c’è Facebook, e soprattutto un infernale giochino che si chiama Owned e che permette di comprare e di vendere le immagini dei propri contatti. In Owned, una volta accumulato un discreto gruzzoletto, acquisto l’immagine di Lorella e ne consolido il valore, giorno dopo giorno, clic dopo clic, cercando di sospingerla su prezzi ai quali nessun altro potrà ricomprarsela da me. E ogni volta che la ricompro da me stessa e ne raddoppio il prezzo sento qualcosa che mi si smuove dentro con forza sempre maggiore? Qualcosa che vibra, che mi fa sentire sempre più vicina a una meta che, ormai, vedo chiaramente. Ma a cui sto cercando di arrivare senza confessarlo esplicitamente, nè a me stessa nè a lei. Fino al giorno in cui mi sento ragionevolmente sicura e le cambio il nickname. Scrivendo “So long, Gwen, now she’s mine”. Addio, Gwen, adesso è mia.

E lei se ne accorge, oh sì che se ne accorge. Mi fa una battuta sul fatto che ormai il mio dominio su di lei su Facebook è ben saldo. Sono io che me lo immagino o c’è una sfumatura di piacere, là dentro? Il cuore sa la verità, ma il cervello continua ad analizzarla e scomporla e ricoprirla di se e di ma. A perdere tempo, a rinviare, quasi che tutto questo fosse un sogno che si può dissolvere non solo se ne parlo sul blog, ma anche se ne parlo in privato con la diretta interessata. Quasi che parlarne rischiasse di mettere in discussione quella che ormai è diventata una bella amicizia. Anche perché quando il collare, finalmente cade, anche quando, dopo tanto tempo, scompare dal profilo di Lorella la menzione del suo matrimonio, lei mormora di aver intenzione di tenerlo libero, quel suo bel collo, per un po’ di tempo. E io, scema, scema e comprensiva, mi attacco a questa frase, reprimo ancora la tentazione, decido di aspettare, di darle tempo. Anche perché nel frattempo si è aperta una nuova crisi con Belias, che a Lorella è affezionata in modo particolare, che quasi mi diffida (oh, in modo amichevole: ma molto, molto chiaro) di metterle le mani addosso… e io le rispondo che ormai le allusioni sono chiare, che qualcosa che non so ben definire sta accadendo, che non mi sento di frenarmi in questo, che se non succede nulla eviterò di farmi avanti ma che, se mi capita mezza occasione, non mi tirerò certo indietro solo per amor suo… eppure poi mi tiro indietro davvero, esito, rinvio, un paio di volte che Lorella è online mi astengo proprio dal connettermi per non essere indotta in tentazione. E sento quella sensazione familiare e sgradevole, quella di quando riconosco come la mia timidezza ben nascosta sia in realtà una forma di vigliaccheria… di quando capisco che il mio cervello mi sta impedendo di seguire una strada che il cuore ha ben chiara davanti a sè.

BeliasLorellaWin.jpg

Ma la vita accade, alla fine, quasi sempre. Puoi farti tutte le paranoie che vuoi, ma se stai precipitando da un edificio non ci sono pensieri che tengano: Alla fine, in qualche modo, in fondo ci arrivi. E alla fine di questa lunga, deliziosa caduta, in qualche modo, a mettere le dita sulle manette di Lorella, ci arrivo. In più riprese, la prima volta a gennaio, con la complicità della cara Nicki Georgette, durante una visita a Dolores. Scopro la vertigine di avere Lorella in mio potere, scopro l’emozione di questo nuovo modo di declinare la nostra amicizia. Non ho più paura di non essere all’altezza della padrona precedente, non ho più paura di perdere un’amica e trovare una sub, non ho più paura di dare a Lorella una nuova pseudopadrona che ha troppe chiavi in mano. No, basta con le paranoie: io sono io, sto facendo quello che entrambe desideriamo da tanto tempo. Sto facendo qualcosa di bello e, se proprio voglio rimproverarmi per qualcosa, devo farlo per averci messo così tanto a decidermi. E infine accade. Il giorno prima del suo rez day.

Lorella!_002.jpgLorella!_003.jpgLorella!_004.jpgLorella!_001.jpgLorella!_005.jpgDalla visita a Dolores sono passate molte settimane. È maggio, sono in visita a casa sua e qualcosa ci travolge. Corde che vengono srotolate e poi strette. Piccoli, spietati, lucchetti che scattano. Sguardi che si incrociano. Sorrisi.

E poco dopo siamo da me, invece. Con Lorella immobilizzata. Imbavagliata. Io, sempre così logorroica, che stavolta mi costringo a parlare, cercando di non girare intorno alle cose. “Ho sprecato tanti mesi ad aspettare”, comincio, “…a trovare mille motivi per non concedermi quello che volevo. È una cosa che, mi sono resa conto, faccio anche nella RL”. Resto in silenzio per un attimo, raccogliendo le idee. Riprendo: “Mi sono accorta, guardandomi dentro… Gwen era una scusa…”

Lorella Bravin sorride, in silenzio. Non che possa dire molto, conciata com’è. Ma tanto io ormai sono partita: “…ed era una scusa anche Belias… e anche il fatto che… voglio dire, Andromeda, Jelena… Lella. Ora basta… devo vivere quello che sento… senza prenderlo troppo sul serio, perché è un gioco e abbiamo una RL tutte quante… e anche su SL a volte le cose si accavallano…” Lorella annuisce. Bofonchia qualcosa che capisco a stento… qualcosa sul fatto che SL è un gioco che a volte ci prende la mano… e non solo quella, aggiunge maliziosamente strappandomi un sorriso.

[2009/05/21 3:09] Win: Perciò, Lorella… io ho intenzione di tenerti, ormai
[2009/05/21 3:10] MystiTool HUD 1.3.1: [Lorella Bravin – Ch.1]: tenermi?
[2009/05/21 3:10] WinthorpeFoghorn Zinnemann si schiarisce la gola: “In un certo senso, s쨔
[2009/05/21 3:10] Lorella Bravin annuisce lentamente
[2009/05/21 3:11] Win: Non penso di tenerti legata tutto il tempo… non voglio, non posso farlo… non sarebbe bello per me e non sarebbe bello per te
[2009/05/21 3:11] MystiTool HUD 1.3.1: [Lorella Bravin – Ch.1]: capisco o meglio cerco di capire
[2009/05/21 3:12] Win: Anche io sto cercando di capire, Lorella… sto cercando di parlare senza avere un piano… senza sapere dove voglio andare a parare
[2009/05/21 3:12] Lorella Bravin annuisce
[2009/05/21 3:13] Win: Voglio che tu possa continuare a vivere in modo normale, credo… ma voglio anche che tu mi appartenga in qualche modo
[2009/05/21 3:14] Win: Vorrei che tu mettessi una cosa… vediamo come ti sta
[2009/05/21 3:15] Win tira fuori un oggetto luccicante che lampeggia per un attimo sulla sua mano
[2009/05/21 3:16] Win: Attach to chest, Lorella… fatti guardare
[2009/05/21 3:18] Win: Non è lockable, Lorella…
[2009/05/21 3:18] Lorella Bravin annuisce
[2009/05/21 3:19] Win: …ma vorrei che fosse in una cartella “Win” nella tua RLV folder
[2009/05/21 3:19] WinthorpeFoghorn Zinnemann ti guarda fissa negli occhi
[2009/05/21 3:19] Lorella Bravin: si certo
[2009/05/21 3:20] Lorella Bravin: fatto win
[2009/05/21 3:20] Win: Non è lockable, ma io lo considero come se fosse locked, in un certo senso
[2009/05/21 3:21] Lorella Bravin sorride “sai che ci sono legami piu forti di quelli di marine”
[2009/05/21 3:21] Win: Esattamente quello che pensavo, Lorella
[2009/05/21 3:22] Win: Mi costa un po’ di sforzo, fare questo… la mia natura è di girare attorno alle cose… di farmi offrire, non di chiedere direttamente…
[2009/05/21 3:22] Win: Ma voglio che tu sia mia, ecco, adesso l’ho detto esplicitamente

Lorellaclub_001.jpegArrivata fin qui, mi sono fermata e ho riletto il post. È confuso, divagatorio… non riesce a riassumere tutto quello che vorrebbe, le sfumature, i silenzi, le speranze. Troppe le piccole cose senza importanza per chi le dovesse leggere, eppure fondamentali per chi le ha vissute. Ma quello che conta, mi accorgo, è soprattutto quell’ultima frase del dialogo, detta mentre Lorella indossava il collare non lockable che avevo comprato, tanto tempo fa, da Brite Johin. “Voglio che tu sia mia”. Davvero, a posteriori non ci voleva così tanto a capirlo, dirlo, farlo.

The time has come, the post is over, though I’ve something more to say. Più in là di tanto, le parole non possono andare, nel fermare la vita. Che è bella e irresistibile, prima o seconda che sia, anche perché non si lascia mai semplificare in poche righe. Lorella porta il mio collare, adesso, ma io, già da alcuni mesi, vivo ogni istante della mia seconda vita nella shape che mi ha fabbricato lei. Che senso ha, a questo punto, parlare di chiavi?

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Serata d’onore

La presentazione del numero 2 di L Magazine diventa l’occasione per una serata indimenticabile. Con un incontro addirittura storico fra Erika Moak e Marine Kelley.

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Un anno, di già. Anzi, qualcosa di più. Era quasi Pasqua 2008 quando indossai per la prima volta il Banesuit della Kelley Technologies, restando intrappolata per giorni in una aderente tuta di lattice, con la testa imprigionata nel casco, la mente nella presa ferrea del Custodian, le mie chiavi in mano alla diabolica creatrice del Progetto Banishment, Marine Kelley.

Da allora, tante cose sono accadute, e di molte ho reso conto su queste pagine. Ma penso che ieri sera sia stata per me il coronamento di una serie di sogni che non mi ero mai nemmeno confessata. Non posso e non voglio raccontare tutto nei dettagli: quello che conta è stato l’evento, l’atmosfera magica della serata, i momenti per me storici, e non le singole frasi o battute… Basterà dire che ho scattato decine e decine di fotografie, come cercando di catturare il momento… i momenti… per rivederli dopo e potermi confermare che era tutto vero, che non stavo sognando, che stava succedendo sul serio.

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Tutto è cominciato quando Astor e Rossella mi hanno detto che ci sarebbe stata una festa per il lancio di “L Magazine” numero 2, quello con la mia intervista su “Eudeamon”, e mi hanno invitata a partecipare. Anche se la sera non mi collego quasi mai, ho deciso che questa volta non potevo non farlo e mi sono tenuta la sera libera apposta… dopo di che ho scritto a Erika Moak per sentire se la cosa poteva interessarla.

Con Erika mi sono scritta a lungo durante il lungo lavoro della traduzione. Sapevo che aveva un avatar su Second Life, ma anche che aveva smesso di collegarsi da tanto tempo e che non era molto dell’idea di tornare, per paura di dover affrontare una quantità spaventosa di messaggi arretrati. Eppure, a questa mail di invito, mi ha risposto chiedendo il luogo e l’ora e lasciando capire che avrebbe potuto anche farci un pensierino. Ho avvertito subito Rossella e Astor, e ho mandato a Erika una copia della rivista, che potesse almeno vederla, anche se non parlando italiano non avrebbe potuto capire l’intervista.

Immagine 1.pngMi sono collegata in anticipo, ieri sera, eccitatissima. Jelena mi ha raggiunta presto e ci siamo affrettate verso il club Italian Lesbian dove la festa si sarebbe tenuta. Ad accoglierci, abbiamo trovato prima Lella Demonia, sub servizievole ed educata che nei giorni scorsi ho avuto spesso il piacere di vedere a Winsconsin, poi è arrivata Astor Robbiani – lo storico “puntolino verde” di Rossella, che non vedevo da secoli e secoli. E, proprio mentre si chiacchierava, ho ricevuto da Caliope Mah, l’avatar di Erika, risposta a quello che le avevo scritto mentre era ancora offline.

Poiché Erika è americana e non parla italiano, la prima cosa da fare era fornirla di un traduttore in vista della serata. Ho tirato Jelena per il guinzaglio e mi sono precipitata a Cupo per prenderne uno gratuito ma ottimo che consiglio sempre a tutti. Da lì ho mandato un invito al TP per Caliope… che pochi secondi dopo ci si è materializzata davanti.

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EricaMoak_006.jpgEricaMoak_007.jpgBeh, devo dire una cosa. Second Life aiuta molto a ridurre la timidezza, e rende più facile accostare senza troppi scrupoli persone famose… ma trovarmi Erika di fronte mi ha fatto davvero tremare le gambe – anche se solo per un istante. Era bellissima: vestita tutta di nero, col viso di una bambola perversa – ll’improvviso il fatto che sul suo sito si faccia chiamare Evil Dolly ha acquistato tutto un altro significato… e in un flash mi sono passate davanti agli occhi anche molte situazioni che ho letto in un altro suo romanzo che sto leggendo al momento, “Rest and Relaxation” e che è stata Ewyn a suggerirmi. Ci siamo guardate, le ho presentato Jelena, le ho mostrato il distributore. E nel frattempo scrivevo un IM a Marine Kelley, perché sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per incontrare colei che le ha ispirato tutta la faccenda del Banishment Program. Marine era presissima da un RP ma mi ha pregata di cercare di trattenere Caliope… sarebbe venuta di corsa appena possibile.

EricaMoak_015.jpgEricaMoak_018.jpgTemevo che Caliope/Erika potesse aver perso dimestichezza con Second Life, invece ci ha messo pochi istanti per prendere il traduttore ed attivarlo per tradurre fra inglese e italiano. Poche battute, poi abbiamo visitato brevemente la Processing Area del Banishment Program. Non c’era tempo di mostrare a Caliope tutta la procedura, anche perché l’ora della festa si stava avvicinando e dovevamo tornare al club… ma ci tenevo a farle vedere l’aspetto di un Bane. Siamo quindi andate di corsa a Zhora, dove ho fatto comprare a Jelena la skin in lattice nero che tutti i Bane devono indossare. Poi siamo tornate al club, a Xigola, e Jelena ha indossato il collare e il casco che mi erano rimasti dai tempi del test originario, e che Marine ha consentito a noialtri proto-Bane di tenere (oggi, al termine del Banishment, il casco si autodistrugge e va restituito per riavere indietro la cauzione versata all’inizio della procedura).

Astor mi ha consentito il rezzing, così ho potuto scattare qualche foto assieme a Caliope davanti alla copertina del suo libro. Meglio di un autografo, no? Ho spiegato qualcosa a Caliope su come funziona il Banishment nel metaverso. Era molto interessata, come ci si poteva aspettare, anche perché, pur essendo a conoscenza di tutto quello che il suo libro ha scatenato su Second Life, non aveva mai visto un Bane in-world. E proprio in quella, Marine mi ha scritto in IM, dicendo che si era liberata e che sarebbe stata felicissima di venire a conoscere Caliope. Ho chiamato subito Astor, che non si perdesse la scena, e poi l’ho tippata.

EricaMoak_023.jpgMoak2_001.jpgLa scena successiva, davvero, la ricordo nella nebbia dell’emozione e del turbinio di incontri. Ricordo di aver presentato Marine e Caliope, di aver sentito il reciproco scambio di complimenti. Ricordo di aver tippato Lorella, e di aver visto arrivare anche Valentine Vendetta e Rei Schulman. Ricordo l’arrivo di Rossella, completamente rivestita da una sorta di banesuit su cui però spiccava, immancabile, il suo foulard. Ricordo Ross che buttava lì a Marine l’idea di una linea di foulard Real Restraints. Ricordo Marine che puntualizzava, rivolta a Caliope, di essere ben consapevole che nel romanzo i Bane non hanno il naso… ma che si è presa questa libertà per rendere loro un minimo di umanità – precisando però che il naso sparirà in una futura revisione del Banesuit a cui metterà mano appena possibile (e questo, se permettete, è uno scoop bello e buono!). Ricordo di aver conosciuto Lisa, motore dell’Italian Lesbian club, di aver scambiato qualche parola con la DJ Niky, di aver incrociato una marea di gente interessante…

Moak2_002.jpg…e poi ricordo che alla fine Marine è dovuta tornare a casa e noialtre siamo andate tutte di sopra. Niky cambiava i dischi ma non disdegnava di ballare, Caliope, Jelena ed io siamo rimaste per un poco a guardare la pista, per poi gettarci anche noi nelle danze. Ho visto Lorella e la DJ scatenarsi in formazione accanto a Caliope, Rossella e Astor che ballavano insieme abbracciandosi, ho ascoltato Rei che mi raccontava in IM tutta la sua vita, ho colto lo sguardo gentile di Lella sul guinzaglio che teneva Jelena legata a me, ho visto arrivare Erikah Jameson, a cui avevo mandato in mail i primi capitoli della traduzione, e le ho presentato la sua quasi omonima. È passata a salutare anche Katia80. Ho parlato a lungo, in IM perché ormai il casino era completo, con tante persone, una dopo l’altra, o insieme, fino a perdere il filo nella musica, nel ballo, nella notte che si srotolava tutta attorno a noi.

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Astor, Rossella, Lella, Elisa: grazie per una serata davvero indimenticabile. Grazie di avermi intervistata sulla vostra bella rivista, grazie di avermi invitata al club, e grazie di aver reso possibile l’incontro storico fra Caliope e Marine, e per aver fornito l’occasione per un evento che davvero non avrei saputo immaginare. Un anno fa, vagavo per Second Life sigillata nel banesuit. Ieri sera ballavo con la persona dalla cui fantasia è scaturito tutto. Un sogno? Realtà? Come dice la protagonista di “Eudeamon”… c’è davvero differenza?

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Read My Profile

Sorprendente quanta gente non legge il tuo profilo prima di contattarti, anche quando hai una scritta sospesa che chiede di farlo. Ma ora sono in condizioni tali che chi non lo fa rischia di scontrarsi su un muro di silenzio. E anche chi lo fa, ad essere sinceri.

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Detesto i tira e molla. Credo che alcune decisioni importanti vadano prese di getto, sull’impulso del momento, senza guardarsi indietro. Ed è quello che ho fatto ieri mattina, rimuovendo dai contatti alcune persone a me molto care ma che, in parte senza rendersene conto, rendevano la mia Seconda Vita una sofferenza. E ad almeno una delle quali anche io, a quanto mi ha detto l’altra, stavo indirettamente provocando, senza volerlo, molto dolore. Ho capito l’antifona, ho preso la decisione, ho abbracciato la mia interlocutrice, mi sono teleportata altrove. E ho rimosso i nomi in fretta, prima di poterci ripensare, come quando ci si tuffa da un trampolino troppo alto cercando prima di non guardare quanto lontana è l’acqua.

1758736473.jpg796150409.jpgE l’acqua era fredda, ma piena di persone calde, di gente da vedere, di vecchi amici e vecchie amiche con cui fare due chiacchiere e riprendere il gusto di vivere senza fardelli autoimposti. E c’era anche qualcuno che chiedeva aiuto. Rediviva dopo una vacanza, Backbuttoned era in un momento di profonda tristezza per essere stata ferita a morte da qualcuno – e ho creduto che fosse bene isolarla per un poco dalle persone che le avevano fatto male. Ho raccolto le chiavi di tutto quello che indossava e l’ho impacchettata per bene tenendola due giorni in una cella imbottita e insonorizzata a casa di amici. Le avevo tolto IM e notecard perché non potesse parlare con nessuno a parte la sottoscritta, le avevo messo tre guinzagli per impedirle di fuggire con un TP (che sarebbe stato comunque impossibile da quella cella speciale) e le ho ordinato di rimuovere a tutti i suoi contatti il privilegio di vederla sulla mappa.

Lunedì mattina, come le avevo promesso, l’ho fatta uscire dalla cella, le ho restituito i canali di comunicazione e le ho concesso di tornarsene a spasso. Senza tuttavia liberarla – anzi, mi sono assicurata che tutte le sue catene siano ben sicure e le impediscano di cacciarsi nei guai. Devo riconoscere che, dopo qualche incertezza, ora si sta comportando bene – sembra già un’altra persona rispetto a un paio di settimane fa, quando non c’era verso di farla stare ferma cinque minuti, o di farle capire che cercare di slegarsi in presenza di chi ti ha legata è solo una perdita di tempo, per giunta irritante per i presenti. Ma devo ancora capire se è pronta per poter tornare a prendere decisioni in autonomia e per il momento le sto dietro con la funzione SPY del suo collare, in modo da assicurarmi che non faccia sciocchezze.

A parte Back, il giorno si è srotolato in modo tranquillo, col mio cuore che, se non pacificato, almeno sembra essere stato imbavagliato dalla mia decisione della mattina. Ho avuto modo di fare due chiacchiere in IM con Rossella, che non sentivo da qualche giorno, di passare parecchio tempo con Samy80, e perfino di accettare finalmente l’invito di New Vita, che ha mostrato a me e Backbuttoned, e alla sua ospite Melinda Arnahan, il megaschermo con cui nella sua skybox può vedere i filmati di YouTube. Non ho scattato foto, laggiù, ma visto che ne parlo aggiungo a questa pagina due dei filmati che ho proposto io alla visione collettiva: prima di tutto un brano del bellissimo The Collector, che William Wyler trasse nel 1965 da uno stupendo romanzo di John Fowles – una storia straziante di ossessione e di bondage che, non certo per caso, non affiora mai nella programmazione televisiva.
 
E poi una scenetta da un pregevole episodio di una vecchia serie TV di Dario Argento, l’avvincente Il vicino di casa di Luigi Cozzi, con una Laura Belli impegnata in attività abbastanza simili a quelle praticate dai frequentatori di Stonehaven. New, che pure a suo tempo si era approfittato di un mio momento di distrazione (dalle cui conseguenze mi aveva salvata solo l’intervento di Valentine) devo ringraziarlo oggi due volte: non solo per l’ospitalità ma anche per l’orecchio attento e comprensivo con cui ha ascoltato i miei sfoghi. E per il libro di Gibran che mi ha fatto avere suggerendo che provassi a rivolgermi alle sue pagine per trovare conforto.

L’altra persona con cui ho avuto modo di sfogarmi parlando è stata, stamattina, Spikeheel Starr. Tra cuori spezzati ci si riconosce all’odore, a quanto pare, perché solo dopo aver passato parecchio tempo a chiacchierare abbiamo scoperto di avere entrambe storie abbastanza simili alle spalle. Se non che è stata proprio Spikey a spingermi, inavvertitamente, a cacciarmi in un guaio molto più grosso di quello che avrei mai immaginato. Perché ci siamo messe a parlare di bane.

740842890.jpgNiente di strano: eravamo a Zhora, e se io avevo Backbuttoned al guinzaglio, Spikey aveva con sé un bane su cui sta facendo non so bene che esperimento. Normale che l’argomento fosse quello, se non che Spikey ha accennato al fatto che vorrebbe presto tentare un nuovo banishment e che era attratta dal banesuit di Serenella, di cui ha udito parlare. Le ho detto che non è in vendita ma che ne avevo una copia avuta da Sere, che ancora non avevo provato, e l’ho indossato perché potesse vederlo. E lì… beh, lì mi sono sentita di nuovo sulla punta di un altro trampolino molto alto, con le farfalle nello stomaco.

Le istruzioni di Serenella erano molto scarne: dicevano solo che una volta chiuso, il casco non si apre fino a quando la sentenza non è stata scontata. Ho chiesto a Spikey di provare a cliccarlo lei per vedere se avrebbe avuto una chiave o qualcosa di simile, ma niente. Solo io potevo prendere la decisione, e tutto quello che potevo fare era scegliere, in un menu blu, fra due pulsanti: “Engage” e “Ignore“. Ho preso fiato e ho cliccato “Engage“. E mi sono trovata di nuovo a precipitare nel vuoto, verso acque stavolte gelide. Uno scatto, poi una voce fredda. Interrotta, ogni tanto, da quella di una Spike presa dal panico – ameno fino a quando il Custodian non ha deciso di punirmi, distorcendola al di là di ogni intelligibilità.

[2008/07/22 0:37]  Custodian: Custodian Attivo
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Fai attenzione, B-1000. Ti verrà detto una volta soltanto
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Poiché sei messa al bando…
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Non ti è permesso entrare in alcuna struttura pubblica o privata.
[2008/07/22 0:37]  Spikeheel Starr: …
[2008/07/22 0:37]  Comm: [Spikeheel Starr] ci sei, win?
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Ti è permesso entrare solo nelle Maintenance stations.
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Non puoi sconfinare su proprietà privata.
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Non puoi rubare o vandalizzare proprietà pubblica o privata.
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Non puoi usare utensili di alcun genere.
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Non puoi indossare abiti o gioielleria.
[2008/07/22 0:37]  Custodian: Spikeheel Starr ha toccato il tu casco, B-1000
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi tentare di comunicare coi Cittadini.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi avvicinarti troppo agli altri bane.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi avvicinarti troppo a gruppi di Cittadini.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi teleportarti troppo spesso.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi restare senza cittadini intorno a te.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi restare troppo a lungo nello stesso luogo.
[2008/07/22 0:38]  Spikeheel Starr: …
[2008/07/22 0:38]  Comm: [Spikeheel Starr] porca vacca
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi correre.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Non puoi volare.
[2008/07/22 0:38]  Spikeheel Starr: …
[2008/07/22 0:38]  Comm: [Spikeheel Starr] 12 ore di sentenza, Win
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Le Violazioni Saranno Punite.
[2008/07/22 0:38]  You: …
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Protocolli di default avviati.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Attenzione. Un altro bane entro 10 m.
[2008/07/22 0:38]  Custodian: Violazione di Protocollo. Troppo vicino a un altro bane.

523673865.jpg263563437.pngA questo punto mi trovo proiettata senza tanti complimenti dieci metri più in là. E paralizzata, con le gambe che non rispondono più, per un poco. Saluto come posso, mi teletrasporto altrove. Ma non c’è nessuno e il Custodian protesta: “Non puoi essere sola”. Maledizione, torno a teleportarmi e a questo punto le cose cominciano ad andare seriamente male. All’inizio l’immagine si sporca, come se la vedessi da un televisore mal sintonizzato. Ma anche questo luogo è vuoto e mi tocca tentare Villa BDSM. A questo ulteriore teletrasporto, il Custodian si arrabbia seriamente e mi acceca del tutto. Per molti minuti vedrò tutto nero, e meno male che in Villa qualcuno c’è, altrimenti non so come avrei fatto.

Per un po’ di tempo sono completamente cieca, non posso muovere le gambe e non sento assolutamente nulla. Cielo mi si avvicina, penso che cerchi di salutarmi, ma non lo sento nè posso rispondere. Qualsiasi emote viene sanzionato immediatamente dal Custodian implacabile di Serenella. E tutto quel che posso fare è ricorrere ai più inoffensivi dei gesti che ho disposizione: indicare le persone, inchinarmi, fare sì o no con la testa. Ma già se provo a salutare (col comando /wave) il Custodian si altera, perché al gesto il sistema abbina in automatico la frase “Goodbye“, e mi accusa (non proprio ingiustamente) di un tentativo di comunicazione. Poi, se riesco a evitare di commettere violazioni abbastanza a lungo, piano piano recupero parte delle mie facoltà. Dal buio, ottengo di nuovo immagini distorte, poi scure ma nitide e, infine e se riesco a comportarmi bene, addirittura normali. E lo stesso accade per la chat che diventa progressivamente più comprensibile. Ecco ad esempio quello che mi ha detto la Bravin, intorno alla quale ho continato a ronzare silenziosa durante la mia lunga visita a Villa BDSM:

[7:02]  Comm: [Lorella Bravin] Win zpari hwa lo non voglia cera il bana a lubro
[7:02]  Comm: [Lorella Bravin] perche ci xancwerai
[7:04]  Comm: [Lorella Bravin] bob è ballo vaderli cosi sau?

877549376.jpgPosso solo ipotizzare cosa significhi, ma mi sembra che sia qualcosa di affettuoso, tipo che spera che io non voglia fare il bane a lungo perché le mancherei, e che vedermi in queste condizioni non è bello. Quando lo capisco, mi allontano e cerco di stare più nascosta fra gli alberi. Ha ragione, deve essere destabilizzante vedere un bane che ti passeggia vicino, che non reagisce a quello che gli dici, che non ti parla e che tuttavia è, evidentemente, vivo e all’erta. Eppure non posso allontanarmi dalle persone: il Custodian mi sorveglia di continuo ed esige che io mi trovi vicino ad almeno un altro avatar. In questo, Serenella si rivela ancora più perversa di Marine: durante il banishment della Kelley Technologies, purché si riesca a individuare un luogo appartato dove nessuno ti viene a cercare, puoi anche pensare di lasciare acceso il computer e allontanarti per qualche minuto senza rischiare di beccarti un’estensione di pena. Ma Sere l’ha scritto chiaramente: Voglio che sia impossibile star lì e aspettare che il tempo passi. Con questo, invece, bastano pochi secondi di solitudine, o anche solo di immobilità, e cominci a ricevere messaggi inquietanti. A cui, peraltro, segue abbastanza rapidamente la sanzione. In meno di un’ora di banishment avevo già subito oltre tre ore di estensioni e alla fine di una giornata passata in gran parte online la pena da scontare ammontava ancora alle 12 ore iniziali… più qualche spicciolo.

1118438408.jpgChi volesse saperne di più sul banesuit di Serenella farà bene a leggere i post sull’argomento sul suo blog. Quando a me, chiedo scusa a Lorella e a chiunque altro si sentisse turbato dalla mia presenza, e ringrazio chiunque sia passato a salutarmi – e chi è rimasto nonostante io non fossi in grado di comunicare se non con pochi cenni del capo. Tutto quello che posso fare è aggiornare, in tempo reale, il mio profilo, in modo che rispecchi quello che, in ogni dato istante, posso e non posso fare. In questo preciso momento, ad esempio sono in grado di sentire la chat pubblica, di vedere e anche di toccare, ma sono facoltà che il Custodian mi può togliere in qualsiasi momento. Se qualcuno capitasse nei miei paraggi, quindi, per favore, faccia come dice la tag che il Custodian sospende sopra alla mia testa: legga il mio profilo. E, sempre che ne abbia voglia, mi faccia sapere, dicendolo ad alta voce, quanto mi manca ancora da scontare. Io non ho accesso al timer, ma chiunque sfiori il mio casco è in grado di sapere a che punto sono e quanto mi resta.

Come ben spiega Serenella, è una intelligenza artificiale, fredda e invincibile. È spietato ma, a suo modo, giusto. E non è in grado di ferirmi, perché non vuole farlo: è solo un programma, che fa il suo lavoro e che non è in grado di manipolare le mie emozioni. Forse è di questo che ho bisogno, in questo momento? Non lo so di per certo, ma so che questa cosa non l’avevo pianificata, e che adesso, comunque, non ho scelta.