Il vantaggio del Curfew è che il suo effetto restrittivo è limitabile a ben determinate finestre temporali. Il che, soprattutto quando a utilizzarlo è un’amica come Moss, può lasciare spazio a qualche avventura estemporanea. Anche se persino fra amiche non sempre ci si intende sulle modalità di un buon roleplaying.
Per qualche motivo, quando mi capita di giocare con Cerdita finisce sempre che commetto qualche sciocchezza. Prendiamo quest’ultima volta – dato che attualmente il Curfew mi costringe nel faro per periodi di non oltre mezz’ora, sono andata a perdere tempo in chiacchiere al patio di Stonehaven, dove si va a cercare guai quando non si ha in mente di preciso che cosa fare. Lì ho incontrato la simpaticissima spagnola che, dopo qualche minuto, ha cominciato a interessarsi dei miei polsi. Credevo volesse osservare il Curfew, e invece Cerdita aveva deciso che fosse arrivato il momento della vendetta per lo scherzetto del banesuit che le avevo fatto qualche giorno fa, e mi ha velocemente ammanettata, iniziando a profferire oscure minacce sul mio futuro prossimo.
Se non che, certo fidandosi troppo della mia inesperienza (o forse immaginando che il mio modo di giocare sia più simile al suo), lì per lì Cerdita non ha pensato a bloccarmi i clic – lasciandomi pertanto in grado di pasticciare un poco con le sue manette che, come quasi sempre, avevano le chiavi a disposizione di tutti. Come misura precauzionale, le ho piazzato un autolock programmato per scattare mezz’ora dopo, sia sui polsi che sulle caviglie… e poi me ne sono dimenticata, convinta che avrei fatto in tempo a rinviare la cosa più tardi.
Cerdita si è un poco indispettita per il tiro che le ho giocato: per lei il bondage è soprattutto una occasione di roleplaying e quello che più le piace è condurre una scena dall’inizio alla fine. Un autolock programmato dalla sua vittima, per lei, è solo marginalmente meno grave di un imbroglio perché ritiene (non del tutto a torto) che una ragazza ammanettata non dovrebbe aver più modo di reagire contro chi l’ha fatta prigioniera… Io invece confesso che qualche volta trovo che il dover recitare lo sgomento nel sentirmi catturata da qualcuno che in realtà conosco molto bene finisca per rendere il gioco di ruolo tutto sommato rassicurante – e quindi che il mio piccolo trucco sia stato utile a creare una variazione interessante a uno scenario che avevo l’impressione di poter anticipare con una certa esattezza. Anche se devo ammettere che l’ultima volta che Cerdita mi aveva catturata mi aveva sistemata piuttosto bene, molto al di là di quella che si sarebbe potuta considerare l’ennesima schermaglia fra vecchie amiche. Forse, questo mio sabotare il gioco di ruolo più tradizionale finirà per spingere la mia amica a incattivirsi un poco, producendo risultati che alla lunga possono rivelarsi interessanti.
(Prossimamente: Bunny e la sindrome di Stoccolma)