Il periodo di assenza quasi totale dal metaverso sta per finire, ed è quasi ora. Perché, come al solito, anche quando tu non esisti per un po’ gli altri esistono eccome.
Speravo meglio, lo confesso: alla vigilia di un importante impegno RL, mi illudevo che avrei avuto qualche occasione in più per mantenere il contatto con l’al di qua virtuale e con le persone che, su Second Life, mi sono vicine.
Non è stato così: mi sono trovata chiusa fuori molto più di quello che era successo all’inizio di settembre. Lontana da vite che continuavano a evolversi, ansiosa di tenermi informata ma, ogni volta che ricevevo informazioni, ancora più ansiosa nel vedere che non potevo dedicare il tempo che avrei voluto ad affrontare una situazione, ad ascoltare una confidenza o a congratularmi per una novità. È per questo che voglio buttare giù qui qualche appunto personale – quasi un promemoria, un aggiornamento, un riassunto di puntate precedenti che non ho vissuto di persona ma di cui mi sento partecipe. Questo sarà uno di quei post-sanatoria, insomma. Suddiviso in capitoletti dedicati ciascuno a persone i cui destini si intrecciano, per un motivo o per un altro, col mio.
Clelia Saxondale è apparsa su queste pagine per la prima volta con la sua precedente incarnazione, Frine Sapphire, e già questo cambio di identità può far intuire i tumulti che hanno scosso lei e quasi tutte le persone che con lei hanno avuto a che fare. Già una volta ho accennato al fatto che il suo rapporto con Franca Poper si sviluppa con una velocità e a una complessità che scoraggia qualsiasi tentativo della mia tastiera di starci dietro. Dirò solo che, nell’ultimo paio di mesi, ho sentito o incontrato l’una, l’altra o entrambe quasi quotidianamente, e che sono stata parecchio coinvolta nelle loro storie. Basterebbe osservare con attenzione le foto con cui illustro questa pagina, e che raccontano alcune delle fasi in cui la mia e le loro vite si sono intrecciate. Clelia in ginocchio per sua libera scelta, coi polsi liberi, nella mia vecchia casa di Penning. Franca in mano mia in un momento in cui avevo deciso di mettere alla prova, a modo mio, il suo rapporto con Clelia. Scene dal primo matrimonio fra queste due dolcissime ragazze, attratte irresistibilmente una dall’altra e al tempo stesso troppo diverse per riuscire a restare a lungo insieme in modo pacifico. E anche un momento in cui Clelia si trova a casa mia, e stavolta non più per sua libera scelta, perché i polsi sono legati strettamente, e così le caviglie. Un momento fugace, tuttavia, perché – e questo è chiaro da tempo, negli alti e nei bassi – il suo rapporto con Franca è quello che alla fine vince sempre su tutto, inclusa la coerenza del cosiddetto RP. Come nella vita reale, e forse anche più che nella vita reale, anche su Second Life qualsiasi regola vale solo fino a quando ha un senso che valga e la questione è solo ed esclusivamente cercare di capirsi e accettarsi e regolarsi di conseguenza. Faccio un esempio? Sebbene sia un’amica e parte della nostra famiglia, Clelia l’ho denunciata senza esitare alla Grey List quando è evasa dal WCF utilizzando il Viewer normale. Ma questo nulla ha cambiato nel nostro rapporto – anzi, sono convinta che abbia contribuito a metterne in chiaro le basi. In questi mesi ho cercato di capire di cosa queste due avessero bisogno per trovarsi, e mi sono trovata spesso a raccogliere confidenze come una specie di Donna Letizia del metaverso: ma sarei disonesta se negassi il piacere che questa richiesta di consigli mi ha procurato. Il controllo sulle persone non passa mai solo da corde, collari e manette e sia Clelia che Franca, in modi e tempi diversissimi, mi hanno dato accesso a una parte profonda della loro anima. A volte è questo che conta, molto più delle chiavi: e se legare una persona, in questo nostro strano mondo di appassionate del bondage virtuale, diventa a volte una sorta metafora dell’amore (nelle sue varie declinazioni che vanno dall’amicizia, alla passione all’affetto più profondo), raccoglierne le confidenze può diventare a sua volta una metafora del legare. Troppe capriole, troppe pippe mentali? Forse sì: ma il rimescolio che mi capita spesso di sentire quando incontro queste due, quando soffro per una loro separazione e al tempo stesso sfrutto l’occasione per togliermi qualche sfizio, oppure quando gioisco per il loro ritrovarsi apprestandomi a ridurre la mia presenza fra di loro, questo rimescolio è inequivocabile e rivelatore. Almeno su Second Life, non sta scritto da nessuna parte che i rapporti famigliari debbano per forza essere codificati nello schema tradizionale dominatrice/sottomessa. L’amore, l’affetto, l’amicizia lega tutti a tutti, anche quando non si capisce a che gioco si sta giocando.
Visto che stiamo parlando delle possibili declinazioni dell’idea di famiglia, devo dedicare almeno due righe a Francesca. Entrata da diverse settimane nello staff del WCF, e dotata di una cartella RLV perfettamente organizzata (che ho avuto modo di esplorare in uno dei primi giorni del nostro incontro), Francesca mi ha comunicato a sorpresa di essere incinta. Anche se questo post si intitola “Le vite degli altri”, non intendo aggiungere qui alcun dettaglio personale sull’altro genitore – tanto più che mi sembra di aver capito che la cosa sia, nel frattempo, sfumata. Tuttavia, mi ha colpita molto scoprire, in qualcuno che mi è vicino la disponibilità ad aprire, nella propria Second Life, una dimensione che fin qui non avevo mai conosciuto. Non so davvero immaginare come potrebbe essere vivere una maternità digitale: so che alcune delle persone di cui ho cura le sento, a volte, come se fossero figlie mie. Però a volte le sento come amiche, altre volte come amanti, altre ancora come prigioniere, docili o a volte recalcitranti. A volte mi chiedo quanto le categorie che utilizziamo nella vita reale siano adeguate a descrivere le relazioni che si creano nei mondi virtuali: cosa significa qui matrimonio, cosa significa un rapporto a due e cosa possa significare la molteplicità di rapporti complicatissimi che Second Life stimola ogni giorno. Di certo so che, mentre nella RL sono assolutamente, felicemente e rigorosamente monogama, su SL mi sono trovata senza averlo pianificato ad avere rapporti molto stretti ed esclusivi con persone diverse – e di scoprirmi aperta, pur con molta cautela e non senza qualche difficoltà dovuta alla mia natura possessiva, a concedere anche alle MIE persone una qualche misura di libertà.
Certo, bisogna essere preparate a tutto. Per esempio, nel corso di quest’ultima settimana ho avuto notizia che la gonna “Bad Day” che Andromeda indossa da un po’ di tempo (e che già le aveva procurato qualche brutta disavventura) stavolta l’ha fatta cadere fra le grinfie di qualcuno che potrebbe avere su di lei intenzioni un po’ più articolate. A differenza di certi rapitori recenti, che hanno fatto passare alla mia Andro (e non solo a lei) dei brutti quarti d’ora per poi lasciarla libera di tornare a casa a farsi coccolare, Vicki Kowalski è decisamente più pericolosa: avvocato della RR Prison, aveva avuto un ruolo importante in quella brutta storia di alcuni mesi fa, quando Andromeda (e io con lei) pagò duramente la leggerezza con cui aveva abusato del suo ruolo di guardia del vecchio WCF. Non ricordo bene in che rapporti Vicki fosse con la ragazza che Andromeda aveva rapito ma l’impressione è che, nonostante siano passati molti mesi, sia tuttora animata da intenzioni vendicative. Fatto sta che Andro, da alcuni giorni, si trova ben legata in una cella, spesso imbavagliata e bendata e comunque impossibilitata a teleportarsi (o lasciarsi teleportare) altrove. Una visita di Pene, che ha cercato di liberarla, pare abbia scatenato le ire della Kowalski – e i dialoghi che lo SPY mi riporta via mail non mi fanno certo dormire sonni tranquilli: Vicki si comporta come se Andromeda fosse ormai una sua proprietà e sembra decisa a cercare di spezzare la sua volontà – mentre io, da questa parte dello schermo, e con una connessione che mi consente a stento di leggere la posta ma mi rende impossibile collegarmi a Second Life, friggo, smaniando di poter trovare un momento per entrare in world e correre ad esigere la restituzione immediata di quello (anzi, di quella) che mi appartiene. Il tutto mentre altre nubi sembrano addensarsi all’orizzonte.
Come è accaduto in passato, anche stavolta le mie speranze di essere testimone della nascita di un Eudeamon si sono infrante contro la scadenza naturale della sentenza di Nixus. Non ho ancora avuto modo di parlare con calma con lei per farmi raccontare cosa, esattamente, sia successo: ma temo proprio che, alla fine, la presa di coscienza del suo Custodian non sia stata abbastanza rapida. Terminato il tempo stabilito, come da procedura, Nixus è stata riportata alla Kelley Technologies e l’oggetto innestatole nel cervello è stato pertanto rimosso chirurgicamente, restituendola alla vita civile e alle sue amate schiave (fra cui quella briccona di Kadira, che in un certo senso è diventata, fra noi, una specie di multiproprietà). Nel frattempo, da giorni e giorni non ricevo più notizie di Vanish Ethaniel, un Bane che aveva manifestato intenzioni di rivolta piuttosto inquietanti. Ogni volta che la trovavo online, mi premuravo di andare a trovarla per controllare che la chiusura del suo casco fosse ancora ben solida, perché in qualche caso l’ho colta mentre cercava con tutte le forze di liberarsene – un fatto per me senza precedenti. Nessuno, a memoria di Operator, è mai sfuggito al proprio Custodian: ma come tutti i prodotti di Marine anche questo ha in sè la possibilità intrinseca della fuga mediante struggle. Come se non bastasse, da qualche tempo Green Geary mi riporta voci strane, accennando a minacce ricevute dalla Kelley Technologies, Inc., parlando di ex Bane che desiderano vendetta, annotando la frequenza con cui i Bane della concorrente AlterTech bazzichino il Kelley Park. Conoscendo Green è più che probabile che si tratti solo di allarmismo, ma in questi casi è sempre meglio raddoppiare l’attenzione. E l’attenzione si può raddoppiarla solo sapendo di potersi collegare quando necessario, per controllare la tenuta del Custodian e per evitare che, mentre tu non esisti, chi trama nell’ombra possa organizzarsi. Nei prossimi giorni dovrei sottoporre alla procedura Stefany McAndrews (una ex schiava di Belias, che ora appartiene a Francesca72 Allen) e una cara amica come Ewyn Raymaker, che finalmente sembra essersi decisa ad affrontare l’esperienza… e so bene che non appena metterò piede a Zhora dovrò tenere gli occhi bene aperti.
Fra tante preoccupazioni, l’evento più positivo avvenuto in questo lungo periodo di quasi astinenza è la ricomparsa di Challenge Nakamura. Durante la sua lunga permanenza come mia ospite, più volte le avevo sibilato all’orecchio che tanto valeva che lasciasse qualsiasi speranza di tornare libera: che la sua sottomissione a me era ormai senza ritorno, che piano piano l’avrei isolata sempre più da tutti i suoi contatti. Fino al giorno in cui sarebbe appartenuta solo a me e si sarebbe ritrovata a passare tutto il suo tempo online legata, bendata, imbavagliata, invisibile a chiunque. U