Stacey Westminster: “Le mie prigioni”

Dopo quaranta ore passate al WCF, un’ospite americana ci ha mandato le sue impressioni con una lettera articolata e ricca di lodi, critiche e suggerimenti. Al punto che credo sia il caso di condividerla con tutti – e di dare una risposta pubblica.

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L’attività della Winsconsin Correction Facility ferve, nel protrarsi di questa estate 2009, in un modo che nessuna di noi immaginava anche solo un mese fa. Nonostante la cospicua assenza dal metaverso di tanta gente che si sta godendo le ferie, ci sono momenti (soprattutto il pomeriggio nel fuso orario italiano, ma anche la seconda serata e, spesso, la mattina) in cui il cortile di ingresso pullula letteralmente di guardie, prigionieri al guinzaglio e visitatori occasionali o affezionati e recidivi (penso in particolare a Gandalf Willenov e a Mascherich Gackt, che ci seguono fin dai tempi di Penning). Grazie a numerosi acquisti recenti (e anche alla rinuncia di qualcuno che non ha voluto o potuto seguirci nel trasloco) possiamo vantarci, almeno in questo periodo, di essere una delle poche prigioni di SL dove il numero delle guardie attive supera di gran lunga quello dei prigionieri incarcerati… e nonostante questo sono orgogliosa di annunciare che ormai da giorni abbiamo le celle tutte occupate – al punto che abbiamo dovuto ospitare qualcuno in nuove gabbie prefabbricate e, in qualche caso, sistemare più di un prigioniero in una cella.

MG_001 [800x600].jpgPer me, questo significa prima di tutto che, a differenza di quanto accadeva alla sede precedente, accade di rado che debba occuparmi io di prigionieri arrestati da qualcun altro e poi lasciati a languire per molte ore. Ho più tempo non solo per attività personali, non necessariamente legate alla gestione del WCF, ma anche per occuparmi meglio della gestione dietro le quinte: aggiornare e tenere i contatti con altre realtà, dirimere le piccole inevitabili controversie fra guardie, allontanare e denunciare alla Grey List i prigionieri imbroglioni e perditempo, coordinare le attività di miglioramento delle attrezzature e della manutenzione di quelle esistenti, tenere in ordine gli archivi (in modo da garantire il funzionamento efficiente dell’ingegnoso sistema di sicurezza inventato e realizzato per noi da Pene Seetan), aggiornare le regole e i moduli di iscrizione, controllare i manuali riservati alle guardie e, in generale, facilitare il corretto funzionamento di una squadra sempre meglio assortita.

wcf!_001.jpegTutto questo per dire che Stacey Westminster, io, non l’ho praticamente incontrata. Non sono stata io ad arrestarla, non sono stata io a rilasciarla a pena conclusa: l’ho incrociata una volta quasi per caso mentre intervenivo per risistemare la porta della sua cella che, per i soliti seccanti e ricorrenti glitch di Second Life si è, nella scorsa settimana, incastrata due o tre volte di seguito. Ho, questo sì, ricevuto da lei un paio di notecard con una richiesta di libertà provvisoria – a cui ho risposto con un assenso condizionato alla disponibilità di qualche guardia disposta a tenerla sotto controllo. Stacey non era un’amica, né avevamo conoscenze comuni, e nemmeno so cosa l’abbia portata al WCF. Anche per questo, quando, una volta rilasciata, ha voluto mandarmi le righe che seguono, ho apprezzato il gesto in modo particolare. Una prigione non è, in genere, come una scuola, a cui ci si affeziona e si guarda con nostalgia; ma ovviamente una prigione su Second Life è un po’ un’altra cosa. E credo che le considerazioni di Stacey possano essere di interesse non solo per chi, come noi, ne trae preziosi suggerimenti per migliorare (e la sempre piacevole conferma di un lavoro complessivamente ben fatto) ma anche per i suoi colleghi prigionieri e per i criminali che rischiano, prima o poi, di trovarsi a guardare il mondo da dietro le nostre sbarre. Le lascio, pertanto, la parola, traducendo il suo rapporto dall’inglese all’italiano con la massima fedeltà. Mi sono limitata a completare il testo in un paio di casi, segnalando [con parentesi quadre] le parole da me aggiunte. In coda, ovviamente, qualche mio commento personale e le risposte che le ho inviato in privato.

Immagine 1.pngQuesto è un rapporto sulla mia esperienza al WCF.
Riassunto in una parola: Grandioso!
Necessità in una parola: comunicazioni.

(Prima di tutto chiedo scusa per la presunzione nello scrivere un rapporto come questo.  Nessuno me l’ha chiesto, ed è alquanto presuntuoso da parte mia proporre un rapporto simile.  E non sono una esperta di prigioni, non avendo avuto che un’esperienza di 2-settimane alla Pandora’s Box come unica altra esposizione a un ambiente carcerario.  Quindi voglio sottolineare che propongo questo rapporto in umiltà, sapendo che non ho la minima idea di quali fossero le intenzioni delle creatrici della prigione o delle difficoltà inerenti nel mantenere la prigione e farla crescere.  Ma mi sono talmente divertita che ci tengo a restituire qualcosa a coloro che l’hanno resa possibile, e questo è il mio modo di farlo.)

Ho firmato per [scontare il periodo] minimo di 10 ore.  Sono stata lì, tutto sommato, circa 40 ore (vale a dire, dall’arresto al rilascio); di quel periodo ho passato qualcosa come 15 ore online dentro la prigione (e 1 ora online fuori dalla prigione–ne riparlerò meglio più avanti).  La mia sentenza è stata estesa formalmente di 2 ore, ma il mio orologio è stato fermato almeno una volta per 3 ore (mentre ero in prigione), e forse per qualcosa di più.

La mia esperienza in quelle circa 15 ore è stata intensa e godibile; c’erano alcune persone ottime e un ambiente molto suggestivo, con una struttura di regole riccamente appagante.  Ci sono stati anche alcuni periodi di noia, e affronterò anche quelli.

Le caratteristiche specifiche del WCF mi sembrano essere queste:
–ambientazione carceraria moderna
–i prigionieri sono sempre ben legati al guinzaglio, fuori o dentro le celle
–il RLV è usato con regolarità per:
—-negare ai prigionieri di spedire o ricevere IM
—-negare ai prigionieri il TP
—-costringere i prigionieri a restar sempre in ginocchio quando non camminano
–sentenze:
—-comminate in ore passate online
—-possono essere estese da qualsiasi Guardia per capriccio

Alaricaciao1.jpgAlaricaciao2.jpgAlaricaciao3.jpgAlaricaciao4.jpgL’effetto di essere sempre tenuta al guinzaglio è molto forte, una vera perdita della libertà di movimento che è sempre presente; l’inginocchiamento forzato impone un’aggiunta costante e simbolica.  Alla Pandora’s Box Prison mi inginocchiavo sempre, ma era volontario (eravamo soggette a punizioni se non ci fossimo inginocchiate alla presenza delle Guardie, ma a nessuno importava che ci alzassimo in piedi quando nessuna Guardia era presente); l’inginocchiamento involontario è differente per qualità, perché è una perdita di potere.

L’inabilità al TP è una forma base di sicurezza.  Ma la perdita degli IM è molto più forte, è uno strumento di isolamento molto significativo.  Concentra con forza l’attenzione della prigioniera sulla prigione e in nessun altro luogo; e se la prigioniera si trova nella sua cella e non ha niente da fare, le fa davvero *sentire* l’imprigionamento.

L’indeterminabilità della mia sentenza mi ha sorpresa: non solo la mia sentenza è stata estesa formalmente del 20% senza alcuna ragione dichiarata, ma c’è stata un’estensione ulteriore del 30% dovuta al fatto che l’orologio della mia cella era stato fermato, anche stavolta senza apparente motivo.  Dal mio punto di vista, tutto è stato molto arbitrario.  Non faccio questa osservazione come un reclamo; semmai, ha reso la mia permanenza molto più “reale”, nel senso che non sapevo anticipare con precisione quando sarebbe finita.  Nelle regole [della prigione, che i candidati sottoscrivono nel compilare il modulo] si accennava al fatto che avrebbe potuto accadere, ma l’avevo interpretata come una tattica intimidatoria nella formulazione.  Invece, era la pura verità–e le tattiche intimidatorie erano nelle azioni delle Guardie, non nelle parole usate per le regole!  Questa è una parte forte dell’esperienza del WCF: la perdita di qualsiasi controllo sul proprio destino.

chloeinterrogatorio.jpgNon penso di aver provato nemmeno la maggior parte delle possibilità di interazione con le Guardie nel breve tempo che ho passato dentro, ma le interazioni che ho avuto sono state molto buone, spaziando da dimostrazioni del potere delle Guardie all’intimidazione casuale al sexual teasing alla danza.  Una forma di interazione particularmente insolita che ho avuto è stata la concessione di un’ora di libertà provvisoria per partecipare a una lezione di slave-training in altra località; il permesso mi è stato dato a condizione che riuscissi a convincere una Guardia a portarmici al guinzaglio.  L’ho trovato estremamente godibile, un modo di mantenere la qualità base dell’esperienza WCF pur consentendomi la stimolazione esterna che io avevo richiesto.

Immagine 2.pngImmagine 3.pngImmagine 4.pngUn altro elemento di incertezza stava in ciò che ci si aspettava che facessi durante la giornata:  resto in attesa, quando mi “sveglio”, aspettando che una Guardia mi porti fuori dalla cella per “esercizi”? Cerco di attrarre l’attenzione di una Guardia? Sono sicura che se fossi rimasta lì più a lungo avrei imparato una qualche routine; ma l’incertezza che ho provato, del non sapere quale dovesse essere la routine, mi faceva sentire disorientata e impotente–esattamente ciò che dovrebbe provare una prigioniera.  Far sì che la prigioniera sia costretta a orientarsi da sola nell’individuare una routine appropriata è un punto forte di questo sistema.

Tuttavia, ci sono state anche volte in cui sono rimasta in ginocchio nella mia cella, tutta sola salvo, qualche volta, una prigioniera che rispetto a me stava nell’altra ala, e a cui era stato proibito parlare.  Penso che ci siano ancora troppo poche persone che vengono alla prigione, che si tratti di prigionieri o di Guardie, per rendere l’esperienza ricca come la si vorrebbe, almeno in certi momenti.  Potrebbe esserci anche un problema quando si dà il caso che ci siano Guardie fuori dall’area celle che non sono al corrente del fatto che una prigioniera si è svegliata in una cella.

Se nel complesso l’esperienza è stata eccellente, ci sono ancora alcuni punti che vorrei citare in cui esistono debolezze che si potrebbero affrontare.  Ci sono alcuni dettagli meccanici che hanno ancora bisogno di essere risolti–i numeri delle celle, la policy su come gestire la situazione quando una sola cella ospita più di un prigioniero, problemi di funzionamento di collari e porte–e i problemi abituali che derivano dall’avere una popolazione esigua (ogni tanto una prigioniera si trova senza alcuno con cui interagire).  Ma al di là di questi punti ovvii, ce ne sono altri meno ovvii che vanno menzionati e che cadono tutti sotto un’unica categoria: comunicazione.

Prima c’è la questione della lingua:  Inglese, Francese e Italiano sono le lingue principali della struttura.  Molte delle guardie disponevano di traduttori che davano traduzioni immediate di ciò che dicevano in una lingua diversa.  Perché non rendere traduttori del genere disponibili a tutti i prigionieri?  Forse si potrebbe mettere un link a un traduttore nella stanza degli armadietti.

controlroom.jpgPoi la questione della comunicazione OOC durante le scene:  le regole suggeriscono di usare gli IM per discutere OOC scene potenzialmente perturbanti, col ricordo alle (( )) indicato, come alternativa, per le volte in cui gli IM non sono disponibili.  Ma gli IM sono *sempre* bloccati (o almeno ho avuto l’impressione che questa fosse la policy durante la mia incarcerazione); sarebbe una buona idea che le regole riflettessero questa policy e non fossero scritte da un punto di vista che non è effettivamente utilizzato.  In alternativa, le Guardie che stanno iniziando una scena forte potrebbero aprire gli IM al prigioniero con la specifica finalità di negoziare la scena.  (Ancora meglio sarebbe se ogni Guardia avesse il potere di attivare gli IM di un prigioniero con quella sola Guardia; ma non so se tecnicamente sia possibile.)

Penso che potrebbe venir migliorata la comprensione da parte delle Guardie della presenza nell’area celle di prigionieri (che probabilmente sperano in una qualche interazione con una Guardia) e di quella dei prigionieri nelle celle di quali Guardie siano attualmente in zona (in modo da poter avvertire una Guardia, con una Notecard, del fatto che si sono svegliati nella loro cella). Non sono sicura di quanto sarebbe facile rendere pubblico questo genere di informazione; magari un cartello all’esterno che elenchi i prigionieri nelle celle e un altro all’interno che elenchi le Guardie disponibili all’interazione.

Luana Lukkas_001.jpgSuggerisco con forza la formazione di un gruppo di reduci del WCF, per favorire una prosecuzione dell’associazione fra gli ex prigionieri–che si sperano destinati anche ad essere futuri prigionieri–e lo staff WCF, oltre che gli uni con gli altri.  La prigione ha bisogno di più prigionieri e più Guardie; e tutti questi arrivano col passaparola.  Niente stimola il passaparola più della gente a cui piace parlare della loro esperienza, e il tener viva un’associazione continuata stimola quel tipo di conversazione.

stacey Westminster

A Stacey ho risposto con una lunga lettera di ringraziamento e con alcune risposte specifiche. Riassumo qui solo quelle che ritengo di interesse comune. Non sono stata certo a spiegarle in che misura la sua esperienza fosse frutto delle nostre intenzioni e quanto casuale – anche se è vero che al WCF cerchiamo di usare le restrizioni ammesse dal RLV al massimo delle loro potenzialità per render l’esperienza più intensa possibile, e che ci si sforza di mantenere un RP il più possibile coerente pur lasciando più spazio possibile alla creatività delle singole guardie… e, naturalmente, dei singoli prigionieri. Come dovrebbe essere evidente a tutti, bisogna essere in due perché una scena sia efficace e, da sempre, ho notato che queli che si divertono di più, in un ruolo o nell’altro, sono quelli che partecipano al gioco in modo attivo e non si limitano ad aspettarsi che faccia tutto l’altro. Se dovessi cercare di sintetizzarlo in una specie di aforisma, SL offre a ciascuno una quantità di divertimento direttamente proporzionale a quello che questi è in grado di generare.

chloeinterrogatorio.jpgDetto questo, io credo che la solitudine e l’incertezza debbano essere messi nel conto di una pena detentiva. Il WCF non è un parco dei divertimenti e chi viene sbattuto dentro deve sapere che, da noi, finire dietro le sbarre può significare esattamente finire dietro le sbarre. Nessuna guardia ha alcun obbligo di occuparsi dei prigionieri, se ha di meglio da fare altrove. Ma detto questo, è allo studio già da tempo un sistema che consenta di avvertire le guardie online che nelle celle ci sono, in un dato momento, uno o più carcerati a cui possono dedicare la loro attenzione.

Per quel che riguarda l’opportunità di munirsi di traduttori, credo che ogni avatar che non si sente troppo sicuro della sua padronanza delle lingue farebbe bene a fornirsi almeno di uno strumento gratuito come il Simbolic Translator, che si ritira gratuitamente a Cupo, ma non è certo un requisito indispensabile. La barriera della lingua può costituire un ulteriore e suggestivo elemento di isolamento per determinati prigionieri, e sarebbe peccato limitarlo con strumenti che permettano di arginarlo. Quanto all’idea del gruppo riservato agli ex prigionieri, se ne parlava con Jelena qualche tempo fa: ai tempi di Penning avevamo creato non uno ma due gruppi per il WCF e uno, rimasto sostanzialmente inutilizzato, potrebbe essere destinato facilmente alla community dei reduci.

Nel frattempo, Andromeda ha messo su una nuova cassetta accanto a quelle per gli aspiranti prigionieri e alle aspiranti guardie. Serve a raccogliere i suggerimenti, le critiche e le lodi. Anche se noi non siamo un servizio pubblico, anche se siamo qui per divertirci, le comunità nascono e crescono sulle idee di tutti ed è bello pensare che il WCF non appartenga solo a chi sfoggia la tag di owner, ma (e soprattutto) a chiunque la frequenta, ci passa del tempo e la rende viva.

 

Stacey Westminster: “Le mie prigioni”ultima modifica: 2009-08-28T16:22:00+02:00da winthorpe
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