Si chiamava Bettie

Un saluto a Bettie Page, idolo di generazioni intere, modello inimitabile e leggero del piacere libero, spensierato e senza inutili sensi di colpa.

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Bettie Page

1923 – 2008

 

bettiepage.jpgEra lo scorso luglio, erano i giorni del mio terzo e fin qui ultimo banishment, e sul blog di Spikeheel Starr trovai uno di quei test scemini che, però, per qualche motivo mi venne voglia di fare. Il gioco era rispondere a un po’ di domande facili per capire quale famosa pin-up ci somigliasse di più. Il risultato finale mi riempì di gioia: il nome che era comparso al termine del mio test era Bettie Page.

BP_03.jpgPosso citarmi da sola? Avevo scritto allora, in coda al post As Banished Time Goes By: Cosa chiedere di meglio? Bettie Page, un mio idolo di sempre, forse la modella bondage più allegra di ogni tempo, innocente nella malizia e maliziosa nell’innocenza… con quegli occhi malandrini e vivaci, che sanno esprimere la paura della prigioniera e la durezza della carceriera, ma che non dimenticano mai di burlarsi di quello che per lei, anche nelle situazioni più imbarazzanti, è soprattutto un gioco.

Immagine 1.pngPosso forse solo aggiungere che per Bettie, tutto sommato, il bondage non fu probabilmente una passione ma solo una professione: essere legata non doveva essere per lei così diverso che indossare un bikini di leopardo, o mostrarsi completamente nuda su una spiaggia. Corde, tavoli e catene non erano forse che solo alcuni dei possibili accessori per condire una posa sexy. Ben di rado il suo sguardo esprime il piacere del sentirsi la carne stretta dai nodi, la bocca tappata da un bavaglio. Ma anche le sue espressioni spaventate sono sempre un po’ esagerate, caricate, come di una che non ci crede più di tanto, e che si diverte a far finta, ma senza far finta sul serio. Eppure, forse proprio per questo, l’ho sempre vista un po’ come un’amica che non conoscevo ma con la quale mi piaceva immaginare che mi sarei trovata bene. Una che non dimentica come tutto sia un gioco meraviglioso, inesauribile e costantemente fonte di stupore e di piaceri sempre nuovi.

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Qualche anno fa, al festival di Torino, ho visto un discreto film su una parte della sua vita. Si intitolava The Notorious Bettie Page ed era abbastanza carino. Ma per quanto attraente e dotata – sicuramente più di quanto non fosse la stessa Bettie – la protagonista Gretchen Mol non poteva in alcun modo eguagliare quella che era stata chiamata a interpretare. Di certo, pur avendolo apprezzato, non credo che mi capiterà di rivederlo spesso. Mentre i filmini e le foto di Bettie mi capita ancora, ogni tanto, di rivederli. Anche in luoghi inaspettati, come si vede dalle immagini che riporto in questa pagina, scattate a Stanlee appena poche settimane fa e in cui Boy Lane e io ci siamo trovate a fare due chiacchiere davanti a uno schermo sul quale scorrevano immagini d’epoca proprio della unica, vera, irripetibile Bettie. Quella che tante di noi vorremmo essere state, quella che tutte noi avremmo voluto avere come amica – perché, a vederla, non c’è dubbio: con lei doveva essere impossibile non divertirsi.

Bettie se n’è andata giovedì scorso, alla discreta età di 85 anni, dopo essersi ritirata dalle scene oltre mezzo secolo fa. Ma il suo sorriso malizioso, pieno di peccato allegro e irresistibile innocenza, non era mai scomparso, e certo non sparisce ora davanti a una piccolezza come la morte.

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