Un pomeriggio al cinema: “Martyrs” (2008)

Qualche riflessione scatenata da un film agghiacciante che ho visto ieri alla Festa del Cinema di Roma. Un’orgia di sangue e violenza, ma che per qualche motivo mi ha toccata da vicino. Anche troppo.

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Comincia con una bambina coperta di sangue che, urlando di terrore, riesce a sfuggire da una specie di costruzione industriale semiabbandonata. Prosegue con delle immagini girate in super8 in cui si descrive una stanza buia con una sedia, catene, manette. Ci presenta un’altra bambina, Anna, amica della prima, che si chiama Lucie.

Poi salta avanti di quindici anni, e ci fa ritrovare le due bambine, ormai adolescenti, ancora molto amiche. Lucie tormentata da incubi, armata di un fucile da caccia, decisa a compiere una missione di violenza, forse per sè, forse per qualcosa che la spinge, che la costringe ad agire.

E c’è una tragedia, che dura pochi secondi e sembra esaurirsi lì. Sangue, urla, fucilate, rasoiate, pioggia e poi silenzio. E tu dici argh, mamma mia, che roba angosciante, meno male che è finita. E poi guardi l’ora e ti accorgi che non sei nemmeno a metà. E intanto il film va avanti ancora… l’unica superstite esplora quella casa, scende nel sotterraneo, trova qualcosa di terribile. E all’improvviso tutte le regole cambiano, e diventa un’altra cosa, del tutto fuori dagli schemi dei film di paura. Qualcosa di malato, di davvero orribile, che scava e tira fuori roba davvero tremenda.

 

Ieri pomeriggio ero alla Festa del Cinema di Roma e ho visto “Martyrs” (2008), un film franco-canadese. Sapevo che era un horror, e sapevo che aveva a che fare, almeno in parte, con il tipo di avventure che mi capita di vivere su Second Life. Ma non ero preparata a uno shock come quello che ho provato. Sono ancora scossa. E, beh, non so se consigliarlo a qualcuno perché è un film davvero impressionante. Però chi vuole vederlo, insomma, eviti di leggere questo post: dal prossimo paragrafo rivelerò elementi cruciali della trama. E questo è un film, davvero, da vedere senza sapere prima di cosa parla. Leggete solo, per favore, se non avete alcuna intenzione di vederlo, oppure se l’avete già visto. Magari, per decidere, date un’occhiata ai trailer, prima, okay?

 

La storia del film la ricostruiamo poco a poco. Le scene di Lucie, la bambina insanguinata, sono un prologo che si svolge nel 1971. Si capisce che è stata tenuta prigioniera per settimane da qualcuno che le ha inferto ogni sorta di tormento. Niente di sessuale: ci viene detto molto chiaramente, grazie al cielo, che nessuno ha nemmeno provato a violentarla. Ma è una magra consolazione perché la poverina ha passato giorni incatenata al buio su una sedia, di quelle con la padella per consentirle di fare pipì senza alzarsi. In tutto il periodo della prigionia, è stata presa a schiaffi, presa a pugni e calci, torturata con una lametta in ogni parte del corpo. Non sappiamo chi o perché abbia compiuto una simile infamia, ma sappiamo che ha paura, che è sconvolta e che viene ancora visitata da una specie di mostro che ogni tanto l’aggredisce e la ferisce di nuovo. Ha un’amichetta, quella Anna di cui dicevo prima, che le vuole bene e che non sa come fare per aiutarla.

Quindici anni dopo, le ritroviamo cresciute. Lucie, armata di un fucile, va a fare visita a casa di quella che sembra una famigliola felice, madre, padre e due figli che stanno facendo colazione. Senza pietà, in pochi secondi, abbatte i due adulti e poi, piangendo, urlando “Lo sai cosa mi hanno fatto i tuoi genitori?”, ammazza anche i due ragazzini. Si bagna la mano di sangue e comincia a girare per la casa: “Vedi? L’ho fatto!”… ma la cosa a cui sta parlando a quanto pare non è soddisfatta. Salta fuori all’improvviso e si rivela pian piano: un corpo tumefatto, massacrato di orrende ferite, cicatrici, segni di mesi, mesi e forse anni di tormenti ininterrotti. Le salta addosso, l’aggredisce a rasoiate, a pugni, con una violenza ancestrale.

Martyrs35.jpgAnna, l’amichetta di un tempo, arriva di corsa per aiutare Lucie. Scopriamo che il mostro che aggredisce Lucie non esiste: è frutto della sua mente, della follia scatenata dai tormenti che ha dovuto subire. Ma alla fine è il mostro a vincere, perché Lucie si taglia la gola davanti all’amica che resta sola, in questa casa piena di sangue, di cadaveri e di orrore.

Anna non se ne va, però. Esplora. Trova una botola, la apre, scende sotto terra e trova… trova un dungeon. Un po’ simile a quelli dove su Second Life passiamo tanto del nostro tempo. Un dungeon privato, nella cantina di una casa che da fuori sembrava normale. Ma con un’aria asettica, da laboratorio di esperimenti. Da vivisezione. Agghiacciante. Vuoto. Salvo che per una sedia come quella che abbiamo visto all’inizio: con le manette, il buco per la padella. Una sedia da tortura. E per terra c’è una catena.

La catena si tende all’improvviso. C’è qualcuno. Anna sussulta, poi va a vedere. E nel buio trova un corpo vivente di quella che è stata, chissà quanto tempo prima, una donna. Qualcosa che indossa una cintura di castità, una sorta di cilicio stretto attorno alla vita in modo da mordere a sangue la carne. E, sulla testa, una orrenda morsa di metallo che le copre gli occhi e che in pratica le è stata inchiodata sul cranio in modo irreversibile. Non è più una persona ma una cosa, una macchina per provare sofferenza, ormai incapace di parlare, da chissà quanto tempo.

È stato qui che ho cominciato a sentirmi veramente a disagio. Fino a questo punto, Martyrs mi sembrava un horror… impressionante, ma abbastanza tradizionale. Nell’angoscia mi sentivo su territori conosciuti: una famiglia di psicopatici torturatori, una bambina traumatizzata che cresce e che si vendica.

Martyrsa.jpgMa nel vedere quella prigioniera… nel vedere quell’essere che viveva nel buio, incatenata, da anni e anni, fino a perdere ogni natura umana… beh… non ho potuto fare a meno di pensare a certe fantasie che ho vissuto su Second Life. Essere prigioniera, senza speranza di fuga, nelle mani di qualche aguzzino… un rischio con cui ho flirtato spesso, pur senza mai arrivare a viverlo, nemmeno nel metaverso. Ho preso un po’ di frustate, un po’ di schiaffi… ma sempre da qualcuno che di me, fondamentalmente, si prendeva cura. Eppure ho sempre un po’ sognato di essere catturata e fatta prigioniera in modo irreversibile. Diventare una cosa, perdere la mia identità, essere trasformata, riplasmata, posseduta in modo totale.

Sto divagando, ma sono le rilfessioni che il film mi ha risvegliato. Conosco persone che, su SL, sono diventate oggetti in modo irreversibile. Conosco il fascino di questa fantasia anche se, per me, evidentemente è troppo estrema anche su SL… altrimenti mi sarebbe successo… alla fine mi rendo conto che, anche senza ricorrere alle safeword, i miei limiti li ho scoperti e li sto scoprendo. So di non essere particolarmente estrema, come sub, e di non essere molto sadica come domme. Mi piace il bondage, non mi piace la violenza – anche se devo confessare di aver provato emozioni che non mi aspettavo in qualche caso in cui l’ho subita. In questo film mi sono trovata trascinata in una storia che i miei limiti li trascendeva in modo radicale… gli americani dicono too close to the bone quando una situazione, una storia, un evento ci tocca più da vicino di quello che ci aspettavamo… un po’ troppo vicino all’osso. Ecco, “Martyrs” arriva all’osso… e non si ferma nemmeno lì.

Anna libera la prigioniera superstite… cerca di toglierle i ferri, di lavarla in una vasca… ma anche questa poveraccia è in preda ad allucinazioni che la spingono a comportamenti autolesionistici orrendi. Mentre Anna cerca di aiutarla il film prende la piega più inaspettata e tremenda: nella casa irrompe un piccolo commando che fa secca la donna massacrata, la sbatte in una fossa comune coi cadaveri di Lucia e dei quattro membri della famiglia. Quanto ad Anna, l’acchiappano, l’ammanettano, la portano di nuovo giù nel dungeon, la legano con catene pesantissime, la costringono sulla solita sedia.

Da qui in avanti, tutto quello che succede è un rosario di sofferenze continue. Ogni giorno, Anna viene visitata da un energumeno che le apre le manette, la prende a pugni e schiaffi, la incatena di nuovo. Ogni giorno, viene nutrita a forza da una guardiana che le caccia in bocca cucchiaiate di una sbobba verde dall’aria disgustosa. Giorno, dopo giorno, dopo giorno. Un lavoro metodico, scientifico, per spezzarla. E per tentare di farne, come ci viene detto, una martire.

Una martire? Sì… tutta questa serie di orrori, scopriamo, sono organizzati da un gruppo di persone che da diciassette anni tortura giovani prigioniere per riuscire a portarle a una sorta di ascesi… per cercare di spingerle alle soglie del trascendente in modo che possano, chissà, riuscire a vedere quello che c’è dopo la morte. Il tutto basandosi su una convinzione fondata sulle immagini di alcune persone fotografate un attimo prima della morte dopo lunghissime sofferenze. Quegli sguardi rivolti verso l’alto, ormai quasi sereni dopo che l’orrore ha raggiunto un punto di non ritorno, dopo che la mente e il corpo hanno superato la loro capacità fisica di soffrire.

Tutti sono vittime, dice ad Anna l’orrenda Mistress che le spiega l’operazione (e che sembra essere una degli organizzatori) ma pochissimi sono i martiri. E ad Anna toccherà essere la prima, fra le persone brutalizzate in questa casa degli orrori, a raggiungere quel momento di estasi del dolore – e sopravvivere abbastanza a lungo per comunicarlo a qualcuno. Un’estasi che passa attraverso quelle ore di tormento e, alla fine, e lo dico rabbrividendo di nuovo al ripensarci, addirittura a un completo scuoiamento. Orrore senza fine.

Immagine 1 11-23-22.pngEppure. Eppure, “Martyrs” mi è piaciuto, e ne sono spaventata io stessa… non è uno di quei terribili film pornohorror che detesto… come quelli tipo “Saw” o “Hostel”, di cui non ho mai retto più che una decina di minuti… film che usano la tortura per fare spettacolo, inventandosi sempre nuovi modi per rappresentare la sofferenza. Sarebbe stato così se il regista si fosse messo a mettere in scena torture sempre diverse. Invece qui no: a parte il finale spellamento (che, grazie a dio, ci viene risparmiato nei dettagli, e anche qui si capisce che l’intenzione non è il compiacimento gratuito nella violenza) Anna viene picchiata e torturata sempre allo stesso modo. Il punto non è tanto la messa in scena della violenza in quanto tale, ma solo come mezzo per spezzarla, annullarla, farne una cosa. Ed è questo che mi ha turbata tanto.

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Alla fine, su Second Life, forse mi è capitato di cercare le stesse cose – sia pure per una strada diversa. Ho sempre subito poca o nessuna violenza, e non ho mai usato violenza su qualcuno nemmeno quando, in tempi recenti, ho scoperto che il mio lato da Mistress tendeva a svilupparsi più di un tempo. (Con Useme, forse, sono stata sadica: ma, devo dire, un po’ a forza, sapendo che lui quello desiderava e pensando che, visto che lo derubavo dei suoi soldi, dovevo cercare di dargli quello che voleva… e infatti lui lo ha capito, credo, visto che da tempo frequenta soprattutto un’altra Mistress che, se ho capito bene, è una sadica naturale) Però, ad esempio, nei giorni scorsi ho sbattuto Backbuttoned a Pandora, dove so che le hanno fatto ogni sorta di orrore: le avevo imposto una cintura di castità per proteggerla dal peggio, ma ho la certezza che in quelle celle la povera Back è stata fustigata, presa a schiaffi e a pugni (qui sopra e qui sotto un’immagine del trattamento a cui è stata sottoposta da Darknight, una Warden durissima anche se, OOC, molto simpatica). Non me l’hanno conciata come le protagoniste del film… e la sua sentenza era limitata a una settimana… ma devo dire che sono stata contenta quando l’hanno finalmente rilasciata. Contenta di poterla legare di nuovo io, curarle le ferite, e tenerla sotto un controllo che continuo a considerare una forma di protezione.

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Eppure a Back io ho sempre dato quello che mi chiedeva. Era stata lei a propormi di essere mia prigioniera nelle tre settimane della mia vacanza estiva – io mi ero limitata a bloccarle gli IM e la chat e a ordinarle di scrivere sul blog. È stata Back a chiedere di visitare Pandora – io mi sono limitata a fissare la sentenza (e, per quel poco che potevo fare, proteggerla a distanza spiandola tramite il suo collare e, ogni tanto, parlando con le Warden che se ne occupavano) e a rifiutarmi poi di liberarla in anticipo, o unirmi a lei, pretendendo che vivesse l’esperienza fino in fondo. Ma con un dubbio: è giusto dare a qualcuno quello che vuole? È stato giusto dare a Backbuttoned l’esperienza di Pandora, sapendo che sarebbe stata una sofferenza, che sarebbe stato diverso da quello che lei voleva veramente? Back, ti avevo avvertita che saresti stata sola, senza di me, e succube delle voglie sadiche delle guardiane. backpandhug.jpgTu hai insistito, ma poi, una volta lì, avresti voluto scappare. Sei rimasta perché te lo ordinavo, un’ennesima prova nei miei confronti. Un ennesimo atto col quale ti sei legata a me ancora più strettamente… diventando, fin quando durerà, qualcosa di mia proprietà e a cui ormai tengo.

Vedendo “Martyrs” ho provato emozioni profonde e sconvolgenti. La violenza mi ha scioccata, sì, ma sapevo di potermi tirare indietro e proteggermi pensando “tanto sono solo effetti speciali”. Quello che sconvolgeva non era quello, quindi: era il veder visualizzati i potenziali effetti di quello che potrebbe succedere se le mie fantasie sfuggissero al mio controllo… o meglio… se io diventassi l’oggetto delle fantasie malate di qualcuno. Ho avuto, davvero paura: sia del potenziale aguzzino, sia di me stessa. Cosa cerco davvero? Quali sono i miei limiti? Quali sono le conseguenze delle mie fantasie?

Il caso Pandora – risolto

Solo poche righe per segnalare la conclusione della vicenda di cui ho parlato ieri. Una conclusione decisamente animata, per chi era presente, ma che si è fortunatamente risolta con una sospensione delle ostilità e nuovi rapporti di amicizia.

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Una delle regole velenose del giornalismo è che le denunce, gli scandali e le accuse vanno sempre in prima pagina, ma le smentite (quando arrivano) sono relegate a un trafiletto nella pagina della posta. Ma questo è un diario, non certo una rivista. Ed ecco perché ci tengo a dedicare un post, sia pur minimo, a rettificare il tiro decisamente critico di quanto ho scritto ieri.

Confermo, prima di tutto, di aver incontrato a Pandora alcune Guardiane molto simpatiche. Una, durante una pausa dal lavoro, mi ha persino accompagnata su un transatlantico enorme, bellissimo, in partenza per una crociera e dal nome rassicurante. Si chiama “Titanic” e sento dire che sia praticamente inaffondabile. Abbiamo giocato insieme a sporgerci dalla tolda e poi abbiamo brevemente esplorato i negozi eleganti che si trovano dentro, vicino alla gigantesca sala da ballo.

Confermo anche tutto quanto descritto ieri: il fatto che Andromeda fosse entrata nel carcere senza permesso, che si fosse comportata in modo molto provocatorio, che fosse stata arrestata. E anche che le fosse stata fissata unilateralmente una sentenza di una settimana, e che mi fosse stata chiesta una somma esagerata come cauzione per un rilascio anticipato, nonostante la mia sub avesse optato per la pena ridotta che il Banishment offre ai prigionieri.

Voglio ribadire quando spiegato in uno dei commenti al post di ieri: uno spostamento inatteso della sim, ieri, ha reso liberi per errore tutti i prigionieri. Nè io nè Andromeda potevamo accettare una fuga di quel genere, tanto più che lei indossava ancora manette chiuse a chiave dal personale di Pandora e non avrebbe potuto togliersele senza barare – un’opzione che non abbiamo minimamente preso in considerazione. L’ho riportata quindi nel carcere e l’ho affidata alle Guardiane, in attesa di parlare con Mechelle Oceanlane, la proprietaria, per il rilascio anticipato. Le ho inviato la lettera postata nei commenti di ieri e sono rimasta in attesa all’ingresso della prigione.

Quando la signora Oceanlane è tornata online stamattina, abbiamo avuto un lungo ed intenso scambio di IM. Lei, io, e Andromeda, in una infernale triangolazione di trattative a cui si aggiungeva la curiosità – in public chat e in IM – di alcune Guardiane preoccupate per la tensione che era a tratti palpabile. La signora Oceanlane, alla fine, ha portato Andromeda nell’atrio, legata a un guinzaglio. Sono volate parole grosse, da una parte e dall’altra. Ci sono state accuse, recriminazioni e anche qualche insulto più o meno velato. Fino al momento in cui, in seguito a due battute pronunciate OOC, prima la sottoscritta e poi Andromeda ci siamo viste eiettate fuori dalla SIM.

Che qualcuno potesse interrompere una discussione in questo modo mi ha profondamente irritata, lo ammetto, ma ho voluto dirlo alla padrona di casa: “Mechelle… Mi dispiace se quanto detto ti ha offesa. Mi rendo conto che Andromeda è insolente. Per questo chiedo scusa – naturalmente sono abituata a dare per scontato che l’ ((OOC)) sia un codice condiviso in ogni SIM. Detto questo, ritengo che eiettarci abbia privato sia te che me… in effetti, tutte e tre… di una conclusione soddisfacente del RP, e me ne dispiace. Io non metto mai in mute NESSUNO nè mai eietterei qualcuno nel mezzo di una conversazione”.

2017155206.jpgSono felice di poter dire che la discussione non è finita lì. Sia io che Andromeda siamo convinte che qualsiasi litigio fra persone civili non possa essere, alla fine, che il frutto di un malinteso o di una cattiva comunicazione, ed entrambe abbiamo continuato a discutere con Mechelle a lungo, mantenendo le nostre posizioni ma esprimendo rammarico per come la faccenda si fosse conclusa. Non sto a riportare tutti i dialoghi, ma alla fine Andromeda ha avuto la soddisfazione di sentirsi dire che a Pandora sperano di rivedere presto lei e il suo carattere scatenato e pestifero. E io ho avuto la gioia di ricevere da Mechelle scuse sentite, e di avere il permesso di aggiungerla ai miei contatti… ai miei amici.

Adesso Andromeda è al sicuro a Zhora, assicurata al lettino nella stanza degli impianti, addormentata in attesa che il Custodian che le ho appena installato nel cervello si radichi bene nella sua rete neurale. Domattina completerò la procedura che farà di lei un Bane uguale a tutti gli altri. Ma so che Pandora ci rivedrà abbastanza presto. E che quando questo accadrà ci saranno i fuochi artificiali.

Il vasino di Pandora

Attenzione alla prigione di Pandora. C’è, in genere, gente ottima nel RP – ma la proprietaria è meglio evitarla, a quanto vedo.

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Due premesse molto veloci. Da qualche giorno ho quella che si dice una sub – si tratta di Andromeda, una candidata Bane che ho conosciuto quando l’ho invitata a Villa BDSM per farle votare Belias al concorso per le ragazze in reggicalze (Belias è arrivata prima, a proposito! qui sotto qualche foto della premiazione) e che poco dopo mi ha ceduto tutte le sue chiavi. Non so se e quanto questa cosa durerà, e se sarà il caso ne riparleremo. Ma il punto non è questo.

1352069037.jpg762573950.jpgIl punto è che durante il weekend, Andromeda si è messa nei guai. È andata a curiosare a Pandora, ha insultato qualche guardia ed è finita rapidamente ai ceppi. Quando l’ho saputo sono venuta a trovarla e ho parlamentato con alcune delle guardiane. Sono state tutte molto collaborative. Qualcuna al punto da cercare di attirarmi in trappola per sbattere dentro anche me, nientemeno!

Tuttavia c’è RP e RP. I guardiani sostengono che nessuna pena è mai imposta dall’alto e che i prigionieri acconsentono a determinare una sentenza – che poi, naturalmente, viene eseguita in modo ferreo. Un po’ come accade per il Banishment, in cui i candidati indicano (OOC, ossia Out Of Character, fuori personaggio) il numero di ore che, salvo estensioni, passeranno nel banesuit – e a nessun Operatore è consentito fissarne anche solo una di più.

I guardiani, dicevo, sostengono questo. Ma Bojo Auer, la padrona di casa, la pensa diversamente. A meno che Andromeda non stia mentendomi, Bojo le ha fissato unilateralmente una sentenza di sette giorni. E non ha alcuna intenzione di farla uscire prima.

Intendiamoci: un atteggiamento del genere mi sta benissimo, se lo si porta avanti con un RP che abbia senso. Per questo, ho passato un po’ di tempo a cercare di trovare una via di uscita. Il Banishment è, costituzionalmente, una pena alternativa alla prigione – e io ho passato non so quanto a perorare la causa di Andromeda, che ovviamente passerebbe dalle celle di Pandora direttamente al Banesuit. Invece pare che la signora Auer sia ben poco interessata al RP e punti invece direttamente al soldo. Riporto qui la nostra ultima, sgradevole, conversazione, seguita al consiglio da parte di una Guardiana gentile, di rivolgermi alla Auer per discutere il rilascio anticipato.

[2008/10/14 0:43]  Win: Miss Auer. Warden Bashly said I should fill up forms E423 and E512412. I need a release of prisoner Andromeda Sawson on account of her opting for a reduced sentence going into banishment
[2008/10/14 1:05]  bojo Auer: who the hell is  wanrden bashly
[2008/10/14 1:05]  Win: Good day, Miss Auer. That would be Emme Bashly
[2008/10/14 1:07]  Win: I would appreciate you collaboration in releasing this prisoner. Banishment would ensure she serves all the time she owns to society
[2008/10/14 1:08]  Win: I would process her right away. As soon as you release her into my hands. I would even allow a Warden of your trust to make sure the processing takes place as it’s supposed to
[2008/10/14 1:08]  bojo Auer: sorry i dont  have time for your rp
[2008/10/14 1:09]  Win: ((Then  please just release her))
[2008/10/14 1:09]  Win: I will now come to the Prison to pick her up
[2008/10/14 1:10]  bojo Auer: what cell does she as ?
[2008/10/14 1:10]  bojo Auer: has
[2008/10/14 1:12]  Win: I understand her cell is d125, Miss Auer
[2008/10/14 1:13]  bojo Auer: [3:38]  D-125:  Name: Andromeda Sawson Sentence: 7days Locked time: 0 days Inactive: 0 days Locked by: bojo Auer
[2008/10/14 1:14]  bojo Auer: that is from 2 days ago
[2008/10/14 1:14]  Win: Yes, I am aware of that.
[2008/10/14 1:14]  Win: However, she can’t get out without cheating unless she gets her cuffs unlocked
[2008/10/14 1:14]  bojo Auer: so her sentence is still 5 days
[2008/10/14 1:15]  bojo Auer: she agreed with our rules
[2008/10/14 1:15]  Win: Miss Auer? If her sentence was up I’d have no reason to come and ask for her release.
1586337228.jpg[2008/10/14 1:15]  bojo Auer: she agrred with    joning us
[2008/10/14 1:15]  Win: ((I thought you had no time to RP))
[2008/10/14 1:15]  bojo Auer: she agreed with her sentence
[2008/10/14 1:16]  Win: As you will undoubtedly know, Banishment is an alternate option to jail
[2008/10/14 1:16]  bojo Auer: this is  no RP,this is reality
[2008/10/14 1:16]  bojo Auer: she agree  with all of these things or she wouldnt  be there
[2008/10/14 1:17]  bojo Auer: now she  has to   do the things seh commited hersel to,  end her sentence
[2008/10/14 1:17]  Win: Ok, here’s the thing
[2008/10/14 1:18]  Win: I am an officer of Kelley Tech. We do provide banishment as an alternative to jail
[2008/10/14 1:18]  bojo Auer: there is  however one way to get her out sooner
[2008/10/14 1:18]  Win: What would be that?
[2008/10/14 1:19]  bojo Auer: buy her remaining  days free. and i dont care what other prisons do, so save  me that information.
[2008/10/14 1:20]  Win: Ok, this conversation is over. Thanks for your time
[2008/10/14 1:24]  bojo Auer: you started the conversation,  but it is over when i say it is over.
[2008/10/14 1:26]  Win: It’s not a conversation if you keep going alone. But since you say so I will contribute the idea that asking someone to pay her way out after she has NOT agreed to those terms it’s what I call a scam. I will not give you a penny, and I will RP this my way (as I am no cheater) but I am rather disappointed to the way all this is organized. I thought of Pandora as a much better place.

Solo qualche annotazione finale. La signora Auer ha ogni diritto a rifiutare il piano di comunicazione OOC, naturalmente: questo rende Pandora un posto di gran lunga più credibile e suggestivo, con un senso serio di perdita di controllo.

Ma allora non può permettersi di esordire con frasi del tipo Non ho tempo per il vostro RP. Se la sua vuole essere una prigione “reale”, non si capisce perché dovrebbe venirle in mente un’espressione del genere. E il fatto che non abbia tempo per il RP ma ce l’abbia per chiedere soldi in cambio di un rilascio anticipato, beh, mi sembra piuttosto miserevole.

2040627825.jpgAvrei lasciato volentieri una mancia sostanziosa alla struttura, prima di andarmene via con Andromeda. Avrei probabilmente anche potuto riportarla in cella a fine banishment, nel caso si fosse rivelato necessario. Il posto è bello e le Guardiane che ho conosciuto finora mi sembrano toste, piacevolmente bastarde e capaci di un ottimo RP. Loro sì, non la padrona di casa, purtroppo. Che da me (o da Andromeda) non vedrà una lira. Siamo noi a non avere il tempo per i suoi calcoli. Mi informerò sulla somma che avrei dovuto spendere per liberare Andromeda in anticipo, e la verserò al Cafè Casablanca di Daedalus Lemuria, il mio preferito fra i locali a tema non-BDSM, attualmente a rischio di chiusura.

E visto che devo aspettare qualche giorno prima di poter sottoporre Andromeda al trattamento che la renderà un Bane… beh, può darsi che Pandora abbia presto una nuova prigioniera. Sempre che la meschinità della signora Auer non si spinga a bannare chi osa contraddirla, naturalmente, cosa che a questo punto non mi sento affatto di escludere.