Backbuttoned is back!

Ci sono persone che lasciano Second Life per sempre, ma c’è anche chi ricompare dopo tanto, tanto tempo. E che, grazie al fatto che quando siamo scollegate non esistiamo, riprende da dove era rimasta quasi che nulla fosse accaduto nel frattempo.

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L’ultima volta che ci eravamo viste era stato il 7 maggio del 2009. Era stato un incontro veloce, che seguiva un suo lungo, lungo silenzio. Problemi di RL, fra cui un incidente d’auto – anche se lo avevo saputo da Belias, non da lei. Ma nel frattempo per me erano cambiate tante cose, e Back, credo, era un po’ gelosa di Lella e forse anche di Lorella.

Poi, più niente per altri mesi. Fino al 16 luglio, quando provò a mandarmi un IM. Bloccato, però, perché le sue chiavi se le era riprese Belias.

Come sa bene chi ha seguito tutta la nostra storia, Backbuttoned è stata spesso al centro delle tempeste che, con Belias, ho vissuto in un periodo particolarmente difficile. Inutile ricostruire tutta la storia, quindi: basterà dire che di certo non avevo nessuna voglia di andare da Bel a chiederle indietro quelle chiavi, nonostante Back avesse a suo tempo dichiarato di volermi appartenere senza più alcuna possibilità di fuga, e avesse anche dimostrato la sua buona volontà affrontando una prova durissima. Le scrissi una lettera:

Cara Back,

ieri, appena tornata dalle vacanze, ti ho scritto un IM – erano settimane che non avevo più tue notizie e anche se sapevo che la tua RL ti aveva costretta a diradare molto la presenza su SL mi sono resa conto che da “poco” la tua presenza era scesa a “niente”. Anche se il fatto che a giugno ho avuto molto meno tempo (per via di un lavoro) mi faceva pensare che magari, semplicemente, non ci eravamo beccate. Sarà che è quasi un anno che ti ho fatto fare quella cosa a Villa BDSM e anche per questo mi sei tornata in mente spesso.

Poi, dopo quell’IM che ti ho spedito, nel pomeriggio ho parlato a lungo con Belias di una questione nostra… mi ha detto che hai avuto un incidente in RL e che è per questo che sei sparita a lungo.

Fammi avere tue notizie, Backolina… fammi sapere che stai bene, raccontami che succede di te. So che Belias ti ha rapita e, stavolta, la cosa non mi fa arrabbiare per niente… sono un po’ cambiata o sto cercando di cambiare, non so… ma la notizia che tu ci sei ancora, e che ti vedi con Bel (che in questo periodo è rimasta molto male per una serie di cose di cui non sento la colpa… ma la responsabilità sì) mi fa davvero piacere.

Anche se in-world non puoi venire, scrivimi due righe (e comunque siamo impegnatissime a metter su la nuova prigione quindi sarebbe difficile trovare un po’ di tempo per stare insieme solo noi) dimmi come stai.

Un grande bacio,

Win

Immagine 1.pngBack mi rispose subito. Ecco la sua lettera:

Cara Winth,

mi fa davvero piacere sentirti di nuovo.
Purtroppo ho avuto un’incidente d’auto e mi sono rotta 2 costole, è stato molto duro e doloroso guarire ma adesso le cose stanno andando molto meglio.
A causa dei miei problemi di salute prima e delle vacanze poi (…) SL è passata in secondo piano per un pò. Quando mi sono ricollegata tu non c’eri (vacanze?) e così mi sono incontrata con Belias che subito mi ha catturata e bloccata completamente, non posso nemmeno inviare IMs.
Spero che Belias mi liberi presto così potremo scambiare due chiacchiere come ai vecchi tempi.
Ti mando un abbraccio sincero e spero che la tua RL sia bella e felice.
A presto,

backbuttoned

Questo è quello che le scrissi subito dopo:

Cara Back,

davvero sono felice di sentirti. Non è un problema che tu sia con bel adesso, ma non dirle che ci siamo sentite. È molto arrabbiata perché Lorella adesso è diventata mia e lei sostiene che invece fosse sua e insomma è arrabbiata sia con Lorella che con me – la conosci, Belias. In questo periodo meno le parli di me, credo, meglio è per tutte e due voi.

Io sono molto felice. Non sono più su Second Life spesso come una volta – ho ricominciato ad avere un pochino di lavoro in più e poi ci sono le vacanze – ma il tempo che ci passo è molto bello… Lella Demonia ha comprato un’intera SIM che ha chiamato “Winsconsin” in mio onore e ci stiamo facendo una prigione che sostituirà quella che conosci bene. Diciamo che in questo periodo siamo molto impegnate dai lavori.

Stasera, nel caso Bel ti liberasse, alle 22.30 c’è una festa di addio al nubilato per Jelena, la mia sub che sicuramente ricordi (quella che mi aveva costruito la casa) e che si sposa in RL fra due settimane. Se sei online e nel caso improbabile che tu sia libera, io ci sarò e ovviamente sei invitata anche tu. Bel, per i motivi che ti ho scritto sopra, ha deciso di non venire quindi, di nuovo, forse è più saggio che tu non gliene parli. Altrimenti, cara Backolina, so che prima o poi ci rivedremo, ti auguro di divertirti nel tuo tempo online ma soprattutto di stare bene nel tuo tempo offline. Davvero sono contenta di avere avuto tue notizie dopo tutto quel tempo di silenzio.

Un bacione,

Win

Da allora, silenzio assoluto – nemmeno un cenno di risposta al mio IM di auguri natalizi. Fino a ieri, quando Back è riapparsa online. Legata e imbavagliata come è rimasta dall’ultima volta che si era collegata, sei mesi fa. Lo scambio che segue è pertanto avvenuto tutto in IM.

[2010/01/13 10:10]  Backbuttoned Bian: ciao
[2010/01/13 10:11]  Backbuttoned Bian: mi sei mancata tanto Winth
[2010/01/13 10:11]  Win: Ma sei imbavagliata?
[2010/01/13 10:11]  Backbuttoned Bian: si
[2010/01/13 10:11]  Backbuttoned Bian: da mesi
[2010/01/13 10:11]  Backbuttoned Bian: da quando manco da second life…
[2010/01/13 10:11]  Win: Uh… ma come – da chi?
[2010/01/13 10:11]  Backbuttoned Bian: da belias
[2010/01/13 10:11]  Backbuttoned Bian: scusa :(
[2010/01/13 10:11]  Win: Back, tranquilla! :-)
[2010/01/13 10:12]  Win: Non sono più la Win di una volta – anche se belias mi fa sempre accelerare il sangue
[2010/01/13 10:12]  Backbuttoned Bian: /kiss winth

Immagine 2.pngMi viene da sorridere: sempre la solita cara Back, che si illude di poter dare un comando via chat all’Animation Overrider che le permette di abbracciare… mediante gli IM.

[2010/01/13 10:12]  Backbuttoned Bian: vorrei abbracciarti ma non ci riesco…
[2010/01/13 10:12]  Win: Non puoi in IM, devi farlo via chat :-)

La abbraccio io. E lei scompare, per ricomparire poco dopo.

[2010/01/13 10:15]  Backbuttoned Bian: eccomi, crashata, scusa… il mio client deve essere vecchio
[2010/01/13 10:16]  Win: @version
[2010/01/13 10:16]  Backbuttoned Bian (busy response): RestrainedLife viewer v1.16.2 (SL 1.22.11)
[2010/01/13 10:17]  Win: Oh sì, vecchissimo, devi aggiornare :-)
[2010/01/13 10:17]  Backbuttoned Bian: non voglio farlo adesso, vorrei restare un po’ con te.
[2010/01/13 10:17]  Backbuttoned Bian: come va la tua vita? in SL e RL
[2010/01/13 10:17]  Win: resto finché posso… sono ancora in ufficio ma resto per te
[2010/01/13 10:17]  Backbuttoned Bian: vai pure, non voglio trattenerti, non sarebbe giusto: rl viene prima di sl
[2010/01/13 10:18]  Win: No. Voglio stare un po’ con te, oggi
[2010/01/13 10:18]  Backbuttoned Bian: ti prego solo di legarmi prima di andare

Lo faccio, ovviamente. Recupero le chiavi di quasi tutto, grazie alla Real Key, e riprendo su di lei un controllo totale. Anzi, quasi totale: perché a quanto pare la password del bavaglio è stata cambiata e mi è quindi impossibile recuperarne le chiavi, che restano in mano di Belias, che a sua volta in questi giorni è strettamente legata da Fujiko e certo non può venire a liberarla.

Meglio così: Back resterà imbavagliata fino a quando non sarà riuscita a liberarsi da sola con gli struggle… e ci vorrà molto, molto tempo, perché a quanto pare è quasi del tutto priva di forze. Fino ad allora, la terrò al sicuro in una gabbia in cima alla torre più alta del WCF.

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(foto: courtesy of Ewyn Raymaker)

Tornerà online presto? Passeranno altri sei mesi prima di avere sue notizie? Non posso saperlo e non so cosa sperare. Back continua a essere un’adorabile terremoto, che – come ha visto Ewyn, che è stata testimone divertita del suo ritorno – ti chiede di legarla e poi ti chiede di slegarla, vuole essere tua prigioniera ma poi cerca di scappare, e poi torna, e poi scappa di nuovo. Molto difficile averci un RP coerente e prolungato, ma lei è fatta così, diversa da chiunque altra – come siamo tutte, dopo tutto: siamo pezzi unici, per fortuna, anche quando cerchiamo di adeguarci a qualche ruolo codificato. È per questo che ciascuna di noi è, a modo suo, un tesoro prezioso.

[2010/01/13 11:07]  Win: Bene, cara… sono veramente contenta che tu sia di nuovo in mano mia. Per quando ci rivedremo, vorrei rivedere il tuo profilo come era le ultime volte prima che tu sparissi
[2010/01/13 11:07]  Backbuttoned Bian: lo cambieremo insieme
[2010/01/13 11:07]  Win: No. Voglio che tu scriva di tuo pugno qualcosa
[2010/01/13 11:07]  Backbuttoned Bian: va bene, cercherò
[2010/01/13 11:07]  Win: Poi semmai te lo farò cambiare, ma voglio che sia una cosa tua
[2010/01/13 11:07]  Backbuttoned Bian: va bene, come vuoi
[2010/01/13 11:07]  Backbuttoned Bian: a presto Winth… sono felicissima di essere di nuovo tua…
[2010/01/13 11:07]  Win: Ciao, piccola mia… bentornata a casa
[2010/01/13 11:08]  Backbuttoned Bian: ciao, odiosa :)
[2010/01/13 11:08]  Win: Non è così che ti piaccio?
[2010/01/13 11:08]  Backbuttoned Bian: non così cattiva…
[2010/01/13 11:08]  Win: E se mi dici “no”, non importa… ormai non hai scelta
[2010/01/13 11:08]  Backbuttoned Bian: no
[2010/01/13 11:09]  Win: Ciao, dolce e pazza amica… sono contenta di averti di nuovo qui
[2010/01/13 11:09]  Backbuttoned Bian: :)

Mamma mia!

L’attesa è finita. Andromeda ha scontato la sua sentenza ed è tornata a casa già da qualche giorno. E anche Backbuttoned, alla fine, è uscita dalla RR Prison. A Winsconsin, la vita ricomincia, con qualche novità.

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Se il banishment su Second Life è un’esperienza molto dura più per gli amici che per la persona che viene isolata nel banesuit, il dicorso vale anche per il carcere. La lunga permanenza di Andromeda e Backbuttoned alla RR Prison è stata sicuramente molto dura per entrambe – ma lo è stata molto anche per me. Non me ne lamento: per quanto sofferta, è stata una mia scelta. Ma mi sono accorta di avere, molto più spesso di quanto avrei immaginato, bisogno di andare a trovare le prigioniere – cercando di vederle attraverso la grata delle visite, di parlarci, quando possibile, quando le guardie non le tenevano imbavagliate… e in qualche caso, nei giorni in cui erano segregate in una cella di isolamento, almeno cercare di vederle da lontano, anche senza poterle confortare con una parola, un bacio da lontano, un gesto.

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Androback.jpgHo ritrovato le emozioni intense dei tempi di Mystique – quando la andavo a trovare nelle gabbie di Claven, e lei non era in grado di parlare nè di esprimere il piacere che la mia visita le faceva. Quel senso terribile di isolamento, di impotenza nel non poter abbracciare una persona a cui vuoi bene. Aggravata, nel caso di Backbuttoned e di Andromeda, dalla consapevolezza che alla prigione avevano ormai un controllo completo su di loro, perché le regole prevedevano che il personale avesse accesso alla loro Real Key. Quando metti il collare a qualcuno, vedere che le chiavi di quel collare passano a qualcun altro dà una lacerante sensazione di perdita. Quel tipo di emozione sconvolgente che, come ho visto in passato, può spingere qualche Mistress a dar fuori di matto scatenando quei drammi che tutti su SL temono ma che in un certo senso rinnovano a volte la verità dell’emozione, evitando che tutto si riduca a un gioco ripetitivo.

Perdere Andromeda e Backbuttoned per tutto questo tempo (rispettivamente 24 e 12 ore di sentenza: che per Andro sono state allungate dal fatto che alla prigione avevano avuto l’ordine di liberarla solo in mia presenza – mentre Back è rimasta bloccata dal fatto di aver avuto poco tempo per collegarsi a SL negli ultimi tempi) mi ha insegnato qualcosa, credo, confermandomi come il controllo assoluto possa da un lato diventare una schiavitù per chi lo detiene, e dall’altro spingere a dare per scontato un rapporto che, come tutti i rapporti interpersonali, reali o virtuali, deve nutrirsi sempre, giorno per giorno. Ho capito che, a volte, il modo per stringere un collare ancora di più è aprirlo. E mi ha fatto ricordare quanto sia stupido quel detto, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Nemmeno per sogno: Andromeda e Back mi sono mancate moltissimo, in tutto questo periodo. E il loro ritorno a casa è stata una festa, soprattutto quando ho rimesso ad Andro il collare col nomignolo che le ho dato da quando mi appartene – Windromeda. Tutto il passato, rivedendoci, è svanito come neve al sole: i suoi abusi come guardia della nostra prigione, i drammi che il suo comportamento aveva scatenato fra noi e la Greylist, e Shaya e Sylestra. Tutto dimenticato, in un turbine di batticuori, di abbracci, di baci a fior di labbra, di sorrisi.

RR atrio_001.jpgRRAndrovisit5.jpgrelease!_007.jpgrelease!_009.jpgrelease!_010.jpgrelease!_013.jpgrelease!_014.jpg A me gli ABBA sono sempre piaciuti poco, e il film “Mamma mia!”, che ho visto in DVD qualche tempo fa, mi è parso modestissimo. Eppure, sarà la forzata separazione di Andromeda, ma quando per la prima volta ho letto sottotitoli della canzone eponima, non ho potuto fare a meno di pensare che in qualche modo parlava di noi due. Fra l’altro, come Andromeda, anche gli ABBA sono svedesi – e le loro canzoni (e questa in particolare) hanno nel ritmo una giocosità  che mi ricorda molto lo spirito con cui lei affronta la sua Second Life: una specie di quieta disperazione disseminata in testi semplicissimi e ben dissimulata da motivetti molto allegri e ballabili. Ho cantato Mamma mia ad Andro non appena le porte della RR Prison si sono riaperte e, da allora, non passa giorno senza che me la canticchi ad alta voce anche in RL. Vedendo, invece delle immagini con Meryl Streep, una galleria fotografica che rappresenta l’ultimo mese della nostra vita nel metaverso.

 

Non so nemmeno da quanto tempo tradivi la mia fiducia
Così ho preso la decisione che dovevo farla finita.
Guardami ora, imparerò mai?
Non so come ma all’improvviso perdo il controllo
Nella mia anima c’è un fuoco
Basta uno sguardo e sento una campana che suona
Un altro sguardo e dimentico tutto, o-o-o-oh

Mamma mia, ecco che mi riprende
Oddio, come posso resisterti?
Mamma mia, si vede di nuovo?
Oddio, quanto mi sei mancata
Sì, ho avuto il cuore spezzato
Triste, dal giorno in cui ci siamo separate
Perché, perché mai ti ho mandata via?
Mamma mia, ora lo so davvero,
Oddio, non potrei mai lasciarti andare.

Ho provato rabbia e tristezza per le cose che fai
Posso contare le volte che ti ho detto che avevamo chiuso
E quando te ne vai, quando sbatti la porta
Penso tu sappia che non starai lontana a lungo
Lo sai che non sono così forte
Basta uno sguardo e sento una campana che suona
Un altro sguardo e dimentico tutto, o-o-o-oh

Mamma mia, ecco che mi riprende
Oddio, come posso resisterti?
Mamma mia, si vede di nuovo?
Oddio, quanto mi sei mancata
Sì, ho avuto il cuore spezzato
Triste, dal giorno in cui ci siamo separate
Perché, perché mai ti ho mandata via?
Mamma mia, anche se dico
Addio, lasciami ora o non farlo mai più
Mamma mia, è un gioco che facciamo
Addio non vuol dire per sempre

Mamma mia, ecco che mi riprende
Oddio, come posso resisterti?
Mamma mia, si vede di nuovo?
Oddio, quanto mi sei mancata
Sì, ho avuto il cuore spezzato
Triste, dal giorno in cui ci siamo separate
Perché, perché mai ti ho mandata via?
Mamma mia, ora lo so davvero,
Oddio, non potrei mai lasciarti andare.

Usemeritorna_001.jpgEwyn_001.jpgAndromeda è di nuovo con me, adesso. Back è tornata ieri ed è stata immediatamente ricatturata da una delle trappole che abbiamo cominciato a mettere intorno alla prigione, quindi so che la ritroverò a Penning non appena la sua RL le consentirà di riconnettersi. Jelena, anche se di questi tempi la vedo solo attorno all’ora di pranzo, ha un nuovissimo Mac che, mi dice, ha migliorato di moltissimo le prestazioni della sua Second Life, permettendole di vedere in maniera fantastica tutto quello che ha creato qui intorno. E la famiglia cresce: Pene Seetan è ormai di casa, e ha preparato un sistema complesso per la gestione delle code di persone in attesa di essere incarcerate – e una trappola con la quale proprio ieri abbiamo riacchiappato Useme non appena è venuto a curiosare alla prigione in cui, nelle vesti del Presidente, aveva già passato parecchio tempo. Costanza Paulino sprofonda sempre più nel dominio ormai assoluto che Jelena e io abbiamo su di lei. Compliant, sempre blindata nel suo astuccio di lattice, vive ormai stabilmente, nella nostra sim e al momento sta sperimentando una nuova gabbia – nella quale potrebbe finire prestissimo anche MG, se non riesce a completare una missione che gli ho affidato qualche giorno fa. Tomiko e Fujiko sono due guardie attive e molto temute dai prigionieri. E intanto Ewyn, di cui ho parlato un poco nel post dedicato a Challenge, è, per così dire, tornata anche lei nei paraggi e divenuta mia ospite a lungo termine.

Così tante cose da fare, così tante avventure da vivere, così tanti nuovi amici da conoscere e così poco tempo. Mamma mia!

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Give Keys

È finita. Dall’altro ieri sera, Andromeda non è più una guardia di Winsconsin. Da ieri sera è prigioniera alla RR Prison. Lontanissima da me. E in mano a gente che adesso ha in pugno anche la sua Real Key.

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Prima premessa: la Grey List.

Detesto chi bara. Second Life sarà anche un gioco, ma un gioco è per me qualcosa di maledettamente serio. Non sempre è facile riuscire a farsene coinvolgere fino in fondo, e perché la sospensione dell’incredulità funzioni occorre sapersi scegliere compagni di gioco che condividano lo stesso punto di vista. Che usino il Restrained Life Viewer, prima di tutto. Ma, ancora più importante, che sappiano che non si deve barare, mai. Perché nulla è più irritante di legare qualcuno, magari dedicandogli decine di minuti, se non addirittura qualche ora… e poi scoprendo, quando ci si ricollega dopo un po’, che quella persona si è collegata con il client normale di Second Life… si è tolto incongruamente le manette, le ha resettate e se n’è andato a spasso. E magari, dopo, ha pure la faccia di tornare per chiedere di ricominciare da capo. No, chi mi conosce sa che per me barare è il peccato capitale di Second Life, al punto che sono disposta quasi a tutto per evitare o cancellare un’accusa del genere.

Ollalla_002.jpgOllalla_003.jpgNon sono la sola a pensarla così. Nata all’interno della SLBI (una sorta di FBI di Second Life fondata da Ollalla Sugarbeet, compagna e consocia di Marine Kelley), la Grey List è un grande database accessibile alle migliori prigioni del metaverso, e raccoglie decine di segnalazioni e denunce documentate di cheaters e griefers. I cheaters sono quelli che barano, appunto: quelli che non si curano di trovare una via di fuga che abbia un senso narrativo, che si stufano a implorare i carcerieri di avere pietà. Che  danno la loro Real Key a destra e a manca perché ci sia sempre qualcuno in grado di liberarli. I griefers sono, invece, i guastafeste: quelli che interrompono una scena in modo incoerente, che distruggono le sim per il gusto di dare fastidio, che si divertono solo a creare scompiglio e godono solo nell’impedire agli altri di giocare in santa pace. .

Alla Grey List accedono solo prigioni gestite da avatar ritenuti eccezionalmente affidabili, perché lo strumento è delicato. Chi è stato messo in Grey List è automaticamente escluso dalle sim di tutte le strutture consorziate: perché siccome è uno scocciatore conclamato, ci si passa la voce e si evita di perderci tempo. Pertanto, è necessario che chi ha il potere di fare una denuncia sia assolutamente imparziale, e non sia tipo da segnalare qualche nemico per il puro desiderio di danneggiarlo – un comportamento che sarebbe gravissimo (e che configurerebbe chi lo perpetra come griefer di prim’ordine). Sono orgogliosa di poter dire che la nostra Winsconsin Correctional Facility fa parte della Grey List da alcune settimane: Andromeda ed io avevamo ricevuto la visita personale di Ollalla e, da allora, che sul tavolo della sala degli interrogatori fa bella mostra di sè il laptop che consente di accedere al database… di verificare chi è stato schedato, perché e da chi… e, se del caso, segnalare qualcuno.

Lazzy e Costanza.jpgCostanza.jpgSeconda premessa: lo scandalo.

Una prigione che fa parte della Grey List deve avere un comportamento irreprensibile. Le guardie sono tenute a rispettare scupolosamente i limiti dei prigionieri e le sentenze stabilite e, in caso di allungamento dei tempi di detenzione, devono prima assicurarsi che i prigionieri siano stati preventivamente informati dei rischi a cui andavano incontro. Ma la regola fondamentale, che ho imparato a mie spese di recente, impone di usare particolare attenzione quando ci si trova di fronte qualcuno che appertiene a qualcun altro. Qualcuno ricorda “La Mistress e il Bane“? Ecco un caso in cui il problema non nasceva certo da un mio abuso, ma solo da una mancanza di chiarezza fra una domme e una sub (quest’ultima si era iscritta al banishment senza aver davvero ottenuto il consenso della sua padrona): eppure ne scaturì un dramma interminabile e non particolarmente piacevole per nessuno. Ecco perché, nelle regole di Winsconsin, ho sottolineato che un avatar che risulti di proprietà di qualcun altro può entrare nella prigione solo con l’espresso consenso del padrone o della padrona (oppure dichiarando sotto la sua responsabilità di essere unowned, libero da qualsiasi legame).

trioguardie_001.jpgandrotrouble_004.jpgtrioguardie_002.jpgÈ pur vero che tutte le norme nascono per essere infrante – quando è il caso e quando ne vale davvero la pena – ma con molta attenzione. Da quando esiste Winsconsin, confesso che mi è capitato più volte di rapire qualcuno che non aveva compilato il modulo di iscrizione… ma alle mie guardie raccomando sempre la massima attenzione alle regole perché si fa presto a fare il patatrac. E infatti, quando l’abuso l’ha fatto Andromeda, il mio adorabile terremoto, è scoppiato il casino. Una sub ingenua, tale Shaya Ashdene, era venuta a curiosare. Andromeda le ha fatto indossare con l’inganno il collare della prigione e poi l’ha sbattuta dentro, togliendole IM e notecard e inventario e TP… e di fatto isolandola dalla sua Mistress, tale Sylestra Parkin. La quale, per colmo di sfortuna, è una delle guardie della RR Prison, la prigione ufficiale del marchio Real Restraints.

Tutto sembrava partito come un RP un po’ estremo ma gestibile. Invitata a partecipare, ho preso le parti di Andromeda, accusando Shaya di essere una bugiarda calunniatrice: che Andro non avrebbe mai rapito qualcuno che non fosse una criminale  e che mettevo la mano sul fuoco sulla sua sincerità. Su mia insistenza, a Shaya è stato consentito informare la sua Mistress della propria cattura tramite una lettera a Sylestra – che io, in qualità di padrona della prigione, ho passato a censura prima di autorizzare. Ecco il testo:

my beloved Mistress,

I am being locked up here in a prison called Winsconsin… it is new and I was curious how it was set up compared to RR, so I asked if I could look around a bit, and a friendly guard said yes and I did as she said and now they don’t let me out anymore…

If you can, please help me my Mistress

I love you
Shaya

((OOC: I am only temporarily allowed to write this note, and they do a great RP here, and treat me well so far, so please help me in RP to get me out of here, or, I will try to get out on my own if you don’t want that, it’s a new place and seems like they can do RP very well from what I can tell))

Non sto a tradurre tutto: ma nella parte finale, in OOC, Shaya dice che alla nostra prigione il RP è ottimo, che si diverte e che spera tanto che la sua Miss si presti a inventare uno scenario di gioco che le permetta di uscirne – senza barare e senza invocare una safeword.

Non è bastato: Sylestra si è presentata con un avvocato e con un giudice della RR Prison e, dopo un po’ di RP, ha annunciato che avrebbe denunciato Andromeda alla Grey List. Pensavamo che fosse un bluff per rendere il RP più convincente, ma poi abbiamo ricevuto una visita di Ollalla, molto preoccupata per aver ricevuto una vera denuncia. Lo scandalo. La vergogna. La reputazione di Winsconsin trascinata nel fango, mentre stavamo ancora agli inizi.

Cecilie_001.jpgCecilie_003.jpgCosa potevo fare? Ho preso Andromeda, l’ho legata ben bene, l’ho interrogata a lungo. Ha confessato di aver catturato Shaya senza che compilasse il modulo… di avermi mentito quando mi aveva assicurato che Shaya era una bugiarda… e ha ammesso perfino aver fatto lo stesso con un’altra ragazza, una certa Cecilie Greenwood. Ho convocato Cecilie, l’ho interrogata e ho scoperto che era vero: Andromeda aveva approfittato anche di lei e della sua ingenuità. Ma, quel che era peggio, mi aveva mentito spudoratamente. Spingendomi a infierire sull’innocente Shaya, ad accusarla di calunnia, a sbilanciarmi in difesa della mia adorata sub che, a mia insaputa, aveva invece la coscienza nera come una nuvola di inchiostro di seppia.

Ecco quale era il mio stato d’animo quando, l’altro ieri, ho spedito il messaggio a tutti i membri di Winsconsin e poi l’ho pubblicato anche qui. Delusione, ma forse soprattutto angoscia nel sapere che questa cosa era andata troppo in là. Che non potevo permettermi di risolverla in casa, lavando in famiglia i nostri panni sporchi e magari limitandomi a tenere Andromeda isolata per il tempo necessario a farle capire quanto avesse sbagliato. No: era necessaria una punizione esemplare, urbi et orbi, davanti a tutti gli amici miei e suoi, davanti al SLBI, alla Grey List, a Ollalla, alla RR Prison e a tutte le persone coinvolte. Era necessario dimostrare il massimo del rigore, perché fosse chiaro che a Winsconsin ci sono persone serie.

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Così, subito dopo aver pubblicato l’ultimo post, mi sono collegata e ho atteso che Andromeda tornasse online. Poi ho convocato tutte le persone che sono riuscita a trovare: amiche comuni come Nicki Georgette e Moss… vecchie amiche di Stonehaven come Moondog Merlin, Tula Daviau, KittyKat Maidstone, Nitalia Aeon… nuove amiche italiane come Tomiko e Annagavina. È venuto Ricky Munz, schiavo di Melissa Bulloch ma amico di Fujiko Atlas (col cui club stiamo avviando, spero, una proficua collaborazione). Ed erano presenti MG, ormai una presenza fissa a Winsconsin, ed Ewyn Raymaker, una probabile ospite della prigione di qui a poco. E ancora qualcun altro. Davanti a tutte queste persone ho spogliato Andromeda dell’uniforme che aveva svergognato col suo comportamento, l’ho espulsa dal gruppo e ho annunciato che il suo destino sarebbe appartenuto, appena possibile, alle guardie della RR Prison. Ho letto ad alta voce l’Application form che avevo riempito io per Andromeda e nella quale, alla voce “limiti”, ho scritto quanto segue:

“None of the above are limits. Andromeda will have to endure whatever the guards may see fit for her. I would appreciate if any misbehaviour on her part would be reported to me directly – however, my pledge is she won’t be allowed any kind of safewording, of OOC excuse or anything she could come up with in order to try and make her sentence shorter. I will trust the Guards of this prison to enforce discipline on her as long as the sentence hasn’t been completely served.”

Questa la traduco integralmente: “Nessuno dei comportamenti elencati sopra [che includono violenza, abusi, mouselook, blocco totale delle comunicazioni, isolamento e altre cose] costituisce limite. Andromeda dovrà sopportare qualsiasi trattamento le guardie riterranno opportuno infliggerle. Desidero essere informata di qualsiasi comportamento scorretto da parte sua – tuttavia, l’impegno che prendo per lei è che non le sia consentito alcun tipo di safeword, o di scuse OOC o qualsiasi altro trucco che lei possa inventarsi per cercare di abbreviare la sentenza. Confido che le Guardie di questa prigione le impongano disciplina fino a quando la sentenza non sarà stata scontata completamente”.

androlegata_005.jpgandrolegata_006.jpgandrolegata_007.jpgandrolegata_008.jpgLa pena massima ammessa alla RR Prison è di 24 ore. Ma ho deciso di optare per una pena non fissa. Ciò significa che le guardie sono libere di allungarla indefinitamente e unilateralmente se ritengono che sia necessario. E sono certa, conoscendo l’atteggiamento antiautoritario di Andromeda, che questo accadrà puntualmente. Per quanto ne so, Andromeda potrebbe non uscire mai più da quelle mura. E se anche uscisse, beh, non so se quello che avevamo insieme potrà mai tornare come era prima. Perché il RP è gioco, lo dice la parola stessa, ma anche il RP ha dei limiti. E questa volta, credo, con l’uscita di Andro dal gruppo di Winsconsin, quei limiti li abbiamo oltrepassati. Se ne sono accorti tutti, che c’era qualcosa di più difficile del solito: MG, che pure è stato vittima di Andromeda tante volte, Jelena, che qualche tempo fa con Andromeda aveva quasi avviato una storia parallela, Nicki, che in RL è scandinava come la mia amata sub e che ha provato a esprimerle solidarietà (prontamente rintuzzata da Moss, che l’ha ammonita: non metterti mai fra una sub e la sua padrona). Tutti, chi più chi meno, si sono informati sulla possibilità di visite ai prigionieri (sono ammesse, alla RR Prison come a Winsconsin, purché siano presenti guardie in grado di portare la prigioniera in parlatorio) o hanno manifestato pena per la situazione, pur capendo bene come la mia fosse una situazione senza uscita.

Ma chi ha mostrato il massimo del coinvolgimento è stato qualcuno che non mi sarei aspettata. Backbuttoned Bian, dopo l’ordalia dell’estate scorsa, ha accettato il mio collare per sempre e, da qualche tempo, ci ha aggiunto il plugin “No Escape” che mi permette di toglierle anche la benché minima chance di liberarsi da sola. Eppure, fin da quando è stata informata di quello a cui Andromeda stava per andare incontro, ha manifestato il suo disaccordo con estrema vivacità – e con l’insistenza che le è propria fin da quando la conosco, da quando apparteneva a Belias, e insisteva che io la legassi, mentre io rifiutavo di farlo perché mi sarebbe parso di rubarla.

androlegata_009.jpgTante cose sono cambiate, ma Back è sempre la stessa: insistente fino allo sfinimento, tacitabile solo con un bavaglio (e spesso nemmeno con quello) e con Andro ha mostrato ancora più fermezza del solito. Se cacci via Andro, ha ripetuto più volte, io vado con lei. Ha voluto che la legassi allo stesso paletto, ha continuato a insistere che, poiché avevo perdonato lei tante e poi tante volte, avrei a maggior ragione dovuto perdonare anche Andromeda. Ma il problema, stavolta, era diverso: le scappatelle di Backbuttoned coinvolgevano solo me e lei e il nostro rapporto e, al massimo, una o due altre persone). Questa di Andromeda aveva coinvolto la reputazione stesso di Winsconsin, la RR Prison, la SLBI e la Grey list, oltre ad almeno una decina di persone diverse. Transigere non era proprio possibile. E a Back ho detto, come altre volte, che se davvero voleva seguire il destino di Andromeda, beh, che così sarebbe stato. Ho pertanto compilato un’Application Form anche per lei – leggermente meno duro di quello di Andro, naturalmente, poiché Backie vivrà questa esperienza solo a causa della sua generosità mal riposta. E l’ho inviata alle guardie della RR Prison.

Sono passate, da allora, 24 ore angosciose. Sia Andro che Back sono rimaste tutto il tempo legate all’ingresso della prigione, e anche io, per ricevere amici in visita, candidati alle nostre celle, nuove guardie (a Monique, che è dei nostri dalla fine della settimana scorsa, si è aggiunta nel weekend sua moglie Tomiko: benvenute a entrambe) e potenziali candidati. Fino al momento in cui ho visto che una delle guardie che conoscevo alla RR Prison, finalmente, era online nello stesso momento in cui lo erano anche Andromeda e Backbuttoned.

rr prison_001.jpgrr prison_002.jpgrr prison_006.jpgrr prison_007.jpgEra il momento. Ho preso un respiro profondo, ho chiamato Kira Skytower al cellulare, le ho comunicato che avevo le due prigioniere e che ero pronta a consegnargliele appena avesse avuto tempo. Lo aveva, in quel momento, e non ci sono state più scuse. Mi sono tippata alla prigione e ho convocato le mie due sub. E ci siamo trovate davanti alla grande e pesante porta dell’istituto, dentro a cui il loro fato era in attesa.

Non mi dilungherò su quei momenti, nè riporterò i nostri dialoghi. Che io sia possessiva non è un segreto per nessuno: quando mi sono trovata al dunque, all’ora in cui dovevo avvicinarmi a qualcuno e, consapevolmente, cedergli le chiavi e la Real Key di Backbuttoned e di Andromeda, sono stata tentata di mandare tutto all’aria… ho sentito la mente che si lambiccava alla ricerca di una soluzione RP che ci permettesse di tornarcene a casa tutte e tre a testa alta, come se nulla fosse accaduto. Ma, naturalmente, ormai eravamo andate troppo in là. Tornare indietro non sarebbe stato un “cheat”, ma certo avrebbe costituito la vanificazione degli sforzi e del RP di una decina di persone, una perdita di tempo irreparabile e, soprattutto, il sigillo sulla mancanza di serietà di Winsconsin e della gente che ne era responsabile. No. Bisognava inghiottire il rospo. Bisognava andare a cercare, nei famigerati menu blu dei Real Restraints, quel plugin che, un tempo, il mio nome troppo lungo metteva in crisi… e che però Marine Kelley ha ormai da mesi corretto. Il menu Give Keys, che permette di passare a qualcuno le chiavi.

I miei occhi si sono incrociati prima con quelli di Backbuttoned. Non ci poteva credere, che stesse accadendo davvero, non ci poteva credere che la stessi abbandonando nelle mani di carcerieri sconosciuti che l’avrebbero isolata completamente per lungo tempo e tenuta ben lontana da Winsconsin. Mi ha implorata, mi ha supplicata, ha urlato e cercato di scappare. Quando l’hanno portata via, mi ha tempestata di IM. Fino a quando qualcuno deve averle messo il bavaglio.

[2009/02/21 11:19]  Backbuttoned Bian: winth
[2009/02/21 11:19]  Backbuttoned Bian: davvero mi lasci qui?
[2009/02/21 11:22]  Backbuttoned Bian: ti prego
[2009/02/21 11:22]  Backbuttoned Bian: ho paura
[2009/02/21 11:22]  Backbuttoned Bian: davvero
[2009/02/21 11:22]  Win: Ormai è fatta, Backolina
[2009/02/21 11:22]  Backbuttoned Bian: non lasciarmi qui
[2009/02/21 11:22]  Win: Scrivimi TUTTO quello che ti succede.. Se non hai le notecard, usa la mail
[2009/02/21 11:23]  Backbuttoned Bian: almeno hai dato un limite di tempo?
[2009/02/21 11:23]  Win: Non posso dirtelo
[2009/02/21 11:23]  Backbuttoned Bian: ti prego
[2009/02/21 11:23]  Backbuttoned Bian: hai messo dei limiti?
[2009/02/21 11:23]  Backbuttoned Bian: cosa mi faranno qui?
[2009/02/21 11:23]  Backbuttoned Bian: ho paura…
[2009/02/21 11:23]  Win: I imiti sono quelli che mi hai detto
[2009/02/21 11:24]  Backbuttoned Bian: quanto tempo dovrò restare qui?
[2009/02/21 11:24]  Backbuttoned Bian: mi verrai a riprendere?
[2009/02/21 11:24]  Backbuttoned Bian: aiuto
[2009/02/21 11:27]  Backbuttoned Bian: winth
[2009/02/21 11:27]  Win: Eccomi, cara, scusa, sono in public chat con Andro
[2009/02/21 11:28]  Backbuttoned Bian: non posso credere che mi hai lasciata qui
[2009/02/21 11:32]  Win: Back… faccio sempre quello che dico che farò
[2009/02/21 11:32]  Backbuttoned Bian: *** IM blocked by sender’s viewer

rr prison_010.jpgHo scosso la testa, rendendomi conto che Back ormai era persa, e sono tornata a concentrarmi sulla public chat con Andromeda e Viper Yedmore, il guardiano che la stava prendendo in carica. Sotto gli occhi pazienti e impassibili di Viper, Andro ha pianto e gridato, ha tentato di slegarsi con una serie di struggle (sempre vanificati alla fine dal mio intervento: appena Andromeda esauriva le forze, facevo nuovamente scattare il lucchetto), ha chiesto perdono per gli errori che aveva commesso, ha cercato di scappare, ma è stata sempre riportata ai miei piedi dai poteri che su di lei mi da il collare che indossa. Con un crescente groppo alla gola, con gli occhi che mi si riempivano di lacrime nel vedere quanto fossero pieni di lacrime i suoi, ho sbrigato tutte le pratiche. E finalmente l’ho fatto.

[2009/02/21 11:46]  Win, lentamente e penosamente, chiude col luccchetto le cinture che legano Andromeda. Tiene in mano la chiave per un momento… poi…
[2009/02/21 11:47]  Andromeda Sawson: ti prego …… non farlo ,……
[2009/02/21 11:47]  Viper Yedmore: È ora che vada
[2009/02/21 11:47]  Wrists straps (r forearm) 1.14: WinthorpeFoghorn Zinnemann has given Andromeda Sawson’s keys to Viper Yedmore
[2009/02/21 11:47]  Wrists straps (r forearm) 1.14 whispers: Viper Yedmore has taken Andromeda’s keys from her Wrists straps (r forearm) 1.14.
[2009/02/21 11:47]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Signore… Io… Io temo di doverle dare queste
[2009/02/21 11:47]  Wrists straps (r forearm) 1.14 whispers: Sorry WinthorpeFoghorn, you can’t manipulate Andromeda’s Wrists straps (r forearm) 1.14

Sono rimasta a guardare mentre Viper la portava via. L’ho sentita urlare da lontano: “Signora! Signora!”. Poi non ho sentito più niente se non grida soffocate e sempre più lontane. Mi sono avviata come in trance verso il pesante portone, che si è aperto e si è richiuso alle mie spalle con un tonfo.

Mi sono appoggiata al muro torreggiante della prigione, sotto l’occhio della telecamera di sicurezza. Fuori, il sole era sorto e non c’era più nessuno. Solo il vento, che faceva sventolare lo stendardo marrone della RR Prison.

 

rr prison_014.jpg

 

 

La scappatella di Backbuttoned

Qualcuno ogni tanto mi chiede ancora della promessa che avevo fatto a Backbuttoned la scorsa estate. È tempo di dare una risposta, perché da allora molte cose sono cambiate.

black hole_001.jpg

Ogni tanto mi succede di incontrare qualcuno che mi chiede: “Ma con Backbuttoned poi come è finita?” E capisco immediatamente cosa intendono. Non è tanto per capire dove sia finita lei, cosa stia facendo io, o per fare quattro chiacchiere, no: vogliono sapere della famosa promessa che le avevo fatto, prima dell’estate, se fosse riuscita a superare la prova che si era offerta di affrontare per me. E che, lo ricordo per chi non avesse letto il post dedicato alla faccenda (e soprattutto i suoi e gli altrui commenti) lei aveva superato brillantemente, restando legata, nel prato di Villa BDSM, per ben tre settimane, ossia tutto il periodo in cui io, causa vacanze, mi trovavo lontana da Second Life.

All’epoca, Back si era sottomessa a me in modo totale: io avevo tutte le sue chiavi, avevo ritoccato i suoi legami per renderli più inestricabili ancora, e le avevo bloccato ogni comunicazione eccettuati gli emote. Ma in cambio le avevo fatto una promessa che doveva servire a soddisfare, una volta per tutte, un desiderio che mi aveva ogni tanto confessato di avere e che mi ero sempre rifiutata di esaudirle. Back, mi ripeteva sempre quando era in mia mano, voleva tanto legarmi, avermi in suo potere, poter fare di me quello che desiderava. E io avevo deciso che, se fosse davvero riuscita a resistere quelle tre settimane senza imbrogliare, glielo avrei concesso – pronta a correre tutti i rischi che la cosa comportava. Perché io le garantivo assoluta obbedienza per 48 ore… ma in 48 ore di cose ne possono succedere molte: certi legami possono essere saldati, certe situazioni possono cambiare in modo imprevedibile. Per quel che ne sapevo, Back avrebbe potuto impormi qualche legame che da sola non ero capace di aprire… o peggio ancora avrebbe potuto vendermi a qualcuno… o mettermi in qualche situazione senza uscita. O anche, semplicemente, rifiutarsi di slegarmi al termine del periodo – e continuare a oltranza a richiudere le manette vanificando ogni mio tentativo di fuga. Fino al giorno in cui, chi sa, avrei chinato io la testa, la volontà spezzata, accettando il suo collare e diventando magari il suo animale domestico, o la sua prigioniera per sempre.

Poi, il giorno in cui sono tornata e mi sono presentata a Villa BDSM per slegarla, Back aveva fretta. Io mi sono inginocchiata davanti a lei, pronta a offrire i miei polsi alle sue manette. Ma lei doveva andare – e anche io sarei stata offline qualche altro giorno. Mi ha fatto rialzare, mi ha detto che avrebbe aspettato, che mi avrebbe chiesto di onorare la promessa un’altra volta.

Untitled.jpgCi siamo riviste diverse volte, da allora, e ogni volta Back mi diceva “un’altra volta”. Sempre “un’altra volta”, e ogni volta, obbedendo a un ordine che le avevo dato prima dell’estate, quando, dopo aver perdonato una sua uscita infelice, le avevo dato un’ultima chance di dimostrarsi davvero desiderosa di trovare qualcuno che la dominasse, mi porgeva i polsi, aspettando di vedere se quel giorno avevo voglia di legarla oppure se preferivo farmi i cavoli miei, lasciando che se ne andasse in giro. Confesso che, quasi sempre, ho scelto di chiuderle le manette, portarla via, isolarla, metterla sotto nel modo più inflessibile che conosco: chiudendola in gabbie sperdute nel nulla, sbattendola a Pandora per una settimana, bloccandole tutto quello che le potevo bloccare, isolandola dalle sue amiche. E passando, spesso, ore a parlare e farla parlare, ascoltando le sue confidenze, rivelandole le mie, e godendo di una sensazione di possesso che sentivo crescere, giorno dopo giorno dopo giorno.

E così un giorno le ho detto che doveva decidersi, e che doveva farlo in quel momento. Che ero disposta a onorare la mia promessa, ma che le mie chiavi doveva chiedermele lì e ora. L’avrei slegata all’istante e le avrei ceduto tutto, se mi avesse appena detto di farlo. Ma se non l’avesse fatto lì ed ora, beh, mi sarei considerata sciolta dall’impegno. Perché anche una spada di Damocle non può dondolare per sempre, condizionando un’intera esistenza.

Back non ha esitato. Ha detto che preferiva restare sotto il mio controllo. Almeno, mi ha detto arrossendo e scaldandomi il cuore con la sua dolce insicurezza, finché non mi fossi stufata di lei e avessi deciso di mandarla via. Le ho sorriso. Ho cambiato il testo del suo collare da “Protetta da Win” a “Proprietà di Win” e ho rimesso le sue chiavi nella scatolina di quelle che non mi serve avere sempre a portata di mano. Ormai era mia, per sempre, irreversibilmente, che le piacesse o no, che cambiasse idea o meno.

black hole_002.jpgLa sua e la mia RL ci hanno tenute entrambe più lontane da SL di quanto non accadesse un tempo: ma ho sempre cercato di affacciarmi ogni volta che mi arrivava la notizia che si trovava online. Ogni volta che si collegava, interrompevo quello che stavo facendo – fosse anche un Bane da sistemare – per andare a vedere come stava, allentarle un attimo il bavaglio, permetterle di sgranchirsi le braccia e magari fare due chiacchiere. E sono passate alcune settimane. Finché, una volta che mi aspettava una decina di giorni di lavoro intenso e di totale astinenza da Second Life, ho deciso finalmente di consentirle qualcosa che mi chiedeva da tempo: ossia di essere libera per qualche giorno, libera di andare in giro senza essere legata… e magari di fare shopping, di vedere qualche amica, di esplorare nuove land. In attesa di tornare, quando io ne avrei avuto il tempo, a piegare le ginocchia davanti a me. Le ho aperto manette e cavigliere, lasciandole legato al collo il solo collare, l’ho abbracciata e l’ho lasciata andare. Convinta che una padrona debba anche saper concedere qualche privilegio – soprattutto a qualcuno che in passato ha saputo dimostrare costanza e fedeltà a un impegno come quello delle tre settimane estive.

Ma Backbuttoned ormai credo di conoscerla abbastanza bene e… beh, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Così, e non a sua insaputa, avevo preso due precauzioni: le avevo bloccato gli IM mediante il plugin creato da Tat1ana, e avevo acceso lo SPY – la funzione che, nel collare di Marine, consente di ascoltare tutto quello che viene detto nel raggio di venti metri dalla persona che lo indossa. In questo modo, a meno che non comunicasse tramite lo scambio di notecard, avevo la certezza di poter essere sempre informata di qualsiasi cosa Back dicesse o sentisse. E, nel caso, sarei stata in grado di richiamarla all’ordine. Ogni giorno, ricevevo via mail decine di rapportini che mi informavano dei suoi movimenti e dei suoi incontri. Ed è così che ho capito molto presto che quella vacanza dalle catene, in realtà, era destinata a prendere una piega un po’ diversa.

black hole_003.jpgFra le prime visite di Back c’è stata la prigione di Pandora, dove era rimasta una settimana, subendo angherie di ogni tipo e implorandomi ogni giorno che la tirassi fuori come avevo tirato fuori Andromeda – con la differenza che Andromeda era stata chiusa là dentro senza processo, mentre Backbuttoned aveva accettato in modo esplicito una sentenza di una settimana. Non sarei mai andata a scocciare ancora Bojo Auer e Mechelle Oceanlane – perché in questo caso sarei stata dalla parte del torto: una cosa che sto cercando di insegnare a Backbuttoned è di accettare le conseguenze delle sue azioni, e certo non l’avrei mai fatta uscire in anticipo. Eppure adesso era di nuovo lì, a insistere con le secondine, e con la stessa Bojo, perché la facessero entrare e le dessero l’uniforme della prigione, ma le dessero una pena minima, di poche ore, in espressa deroga alle regole, chiarissime, della prigione. Ho sentito la voce di Bojo che le rispondeva con sufficienza, per giunta esprimendo nei confronti della sottoscritta un certo rancore non sopito per il nostro scontro di qualche settimana prima. Ho sentito Back insistere fin quasi alla morte, fino a capire finalmente che era meglio allontanarsi.

L’altro posto familiare dove Back si è recata durante la vacanza è stato Our Wicked Dream, e qui sì che ho inarcato non uno solo, ma entrambe le sopracciglia. Our Wicked Dream è la land dove Back era andata a legare Costanza Franizzi ma, soprattutto, il luogo dove sorge la casa di Belias e di Pony Mondschein. E Belias era la singola persona da cui, a suo tempo, avevo cercato di tenere Back lontana. Quando ho conosciuto Backbuttoned per la prima volta, lei era in mano proprio a Belias, e la sua presenza aveva in seguito contribuito non poco a creare fra me e Bel la tensione che poi aveva fatto esplodere un brutto periodo. Come sa chi legge queste pagine, sotto il tallone di Belias ho passato momenti per me indimenticabili ma anche drammi che non ricordo volentieri, gelosie, rancori, angosce e tormenti che invece mi sarei volentieri risparmiata. E alcuni contraccolpi della cosa avevano ferito profondamente Backbuttoned (e anche Belias, che è una persona sensibile, anche se si atteggia a dura), al punto che Bel stessa aveva insistito con me perché mi occupassi io di Backie in quel momento difficile.

black hole_004.jpgGià nei giorni in cui la tenevo prigioniera a Stanlee, mi era successo un giorno di capitare lì vicino per caso e scoprirla in compagnia di un avatar alternativo di Belias, che stava cercando di slegarla – e avevo più o meno fatto finta di niente, anche se la mia presenza aveva indotto Bel ad allontanarsi facendo firulì firulà. Dopo aver gironzolato per Our Wicked Dream senza incontrare nessuno, Back se ne era andata a spasso, ma io sapevo che era solo questione di tempo… e infatti, qualche ora dopo, ho visto che era di nuovo lì, e che stavolta c’era anche Belias. Non ci voleva molto a immaginare cosa sarebbe successo, ma ho deciso di non intervenire, sperando che il problema si sciogliesse da solo. Ma con Back le cose non si sciolgono mai da sole, magari con la complicità di SL e dei problemi che a volte ci sono sulla grid.

Mentre lavoravo in RL, a un certo punto, ho ricevuto in mail la notizia che Backbuttoned si era tolta il collare – qualcosa che semplicemente non può (o non dovrebbe) succedere se si usa il Restrained Life e il collare è chiuso a chiave. Ora, io il collare di certo non lo avevo aperto. Per giunta, se Back ora era senza, non potevo più sentire quello che si diceva a Belias… e, in ogni caso, senza quel plugin del collare avrebbe potuto scriversi con lei in IM senza che io fossi in grado di controllarla. Ho sentito il sangue affluirmi alla testa. Furiosa, ho sospeso il mio lavoro, ho lanciato il client e sono piombata in-world scrivendo a Back un IM secco: “Hai 2 minuti per spiegarmi cosa è successo”.  Back ha fatto la gnorri: “ciao”, mi ha scritto, “sei online?”black hole_005.jpg

[2008/11/14 8:00]  Win: Rispondi alla mia domanda, resta un minuto e mezzo
[2008/11/14 8:00]  Win: Hai tolto e rimesso il collare.
[2008/11/14 8:01]  Backbuttoned Bian: non ho barato
[2008/11/14 8:01]  Win: Non chiedo cosa non hai fatto ma cosa hai fatto
[2008/11/14 8:01]  Backbuttoned Bian: ho indossato un bodybag su spine ed il collare è andato via
[2008/11/14 8:01]  Win: Impossibie a meno che tu non stessi usando il viewer normale
[2008/11/14 8:01]  Backbuttoned Bian: sto usando il restrained viewer
[2008/11/14 8:02]  Win: Non quando hai indossato il body bag
[2008/11/14 8:02]  Win: Se hai un oggetto locked questo non si toglie se usi il RL Viewer
[2008/11/14 8:02]  Win: Allora, restano 30 secondi. Perché hai usato il viewer normale?
[2008/11/14 8:03]  Backbuttoned Bian: non lo ho usato
[2008/11/14 8:03]  Backbuttoned Bian: ho restrained life viewer
[2008/11/14 8:04]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: @version
[2008/11/14 8:04]  Backbuttoned Bian (busy response): RestrainedLife viewer v1.10.5.2 (SL 1.19.1.4)
[2008/11/14 8:04]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Hai una versione vecchia. Devi aggiornare.
[2008/11/14 8:05]  Backbuttoned Bian: come faccio?

Nel frattempo, guarda guarda, mi stava scrivendo anche Belias. Occhio agli orari:

[2008/11/14 7:59]  Belias Rubble: ciao winth
[2008/11/14 7:59]  Belias Rubble: ho rubato qcosa di tuo
[2008/11/14 7:59]  Belias Rubble: almeno per un po’
[2008/11/14 7:59]  Win: Cosa?
[2008/11/14 7:59]  Belias Rubble: un oggetto di scarso valore
[2008/11/14 7:59]  Belias Rubble: back
[2008/11/14 8:00]  Win: Ha tolto il collare. Le ho dato due minuti per spiegare. Poi stacco
[2008/11/14 8:03]  Win: Ha usato il viewer normale, o il collare non si sarebbe tolto
[2008/11/14 8:03]  Belias Rubble: no, capita
[2008/11/14 8:03]  Belias Rubble: era con me quando è successo
[2008/11/14 8:04]  Belias Rubble: e da allora non ha sloggato
[2008/11/14 8:04]  Win: Boh.
[2008/11/14 8:05]  Win: Comunque, benissimo, tienila pure… io devo finire il mio articolo
[2008/11/14 8:05]  Belias Rubble: non miinteressa più
[2008/11/14 8:05]  Belias Rubble: la libero
[2008/11/14 8:05]  Win: Neanche a me

Ero furiosa. FURIOSA. Ho staccato e mi sono rimessa a lavorare in RL. Sono tornata dopo una mezz’ora.

[2008/11/14 8:29]  Backbuttoned Bian: winth, sei caduta?
[2008/11/14 8:29]  Win: No. Ho staccato perché avevo da fare e tu non rispondevi alle mie domande. Ti saluto, per adesso
[2008/11/14 8:29]  Backbuttoned Bian: non essere arrabbiata con me
[2008/11/14 8:30]  Backbuttoned Bian: sei tu che mi hai lasciata libera
[2008/11/14 8:30]  Win: Non lo sarei se non me ne dessi motivo, Back. Ti ho detto chiaramente che il collare non si doveva staccare in nessun caso. Non credo ci sia molto altro da dire
[2008/11/14 8:30]  Backbuttoned Bian: non abbandonarmi, per piacere
[2008/11/14 8:31]  Backbuttoned Bian: giuro che si è tolto da solo

Era vero? Forse sì e forse no. Ma io ormai avevo il cuore che batteva a mille per la rabbia. E poi, Belias, quella che mi aveva detto che non le interessava più, che la liberava, mi ha scritto di nuovo.

[2008/11/14 8:30]  Belias Rubble: ride

Ma non avevo proprio voglia di ridere, io. E non è che me ne sia venuta di più quando Back si è rifatta viva – per modo di dire: perché quel che mi ha scritto significava palesemente solo una cosa. Che adesso non era solo legata, ma anche imbavagliata:

[2008/11/14 8:34]  Backbuttoned Bian: *** IM blocked by sender’s viewer
[2008/11/14 8:34]  WinthorpeFoghorn Zinnemann alza le spalle
[2008/11/14 8:35]  Backbuttoned Bian: *** IM blocked by sender’s viewer
[2008/11/14 8:35]  WinthorpeFoghorn Zinnemann scuote la testa e rimuove di nuovo la possibilità che tu veda quando sei online
[2008/11/14 8:36]  Backbuttoned Bian: *** IM blocked by sender’s viewer
[2008/11/14 8:36]  Backbuttoned Bian: *** IM blocked by sender’s viewer
[2008/11/14 8:38]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Sono letteralmente stupefatta. Basta così, divertiti

Ho smesso di risponderle e credo di essermi anche scollegata, visto che Back continuava a mandarmi IM bloccati e inviti a tipparmi che non avevo nessuna intenzione di accettare. Se di quella libertà che mi aveva tanto chiesto di renderle per un poco aveva saputo fare solo quello – di tornare a farsi legare dalla sola persona da cui doveva tenersi lontana – che accettasse le conseguenze delle sue azioni anche in questo. Io avevo altro da fare che far finta che mi importasse, a quel punto, di andare a salvarla e farmi condizionare da qualcosa del genere. Sono tornata in RL e quando mi sono ricollegata, molte ore dopo, avendo finito il mio articolo, ho scritto a Backbuttoned un messaggio di ghiaccio: “Ti prego di rimandarmi il bavaglio che ti ho dato quando hai tempo. Grazie”.

Sono passate diverse ore, forse un giorno. In quelle ore ho tolto anche a Belias la possibilità di vedere se ero online, ho svenduto le sue foto che avevo comprato sull’infernale “Owned”, ho deciso di ignorarla. Se, ogni volta che Belias ha a che fare con qualcuno che conosco devo starci così male, beh, forse meno notizie ho di lei meglio è. Se, ogni volta che ha mezza occasione di legare qualcuno a cui tengo, Belias non sa resistere, forse meno amicizie in comune ho con lei meglio è. Se, ogni volta che la saluto, mi deve fare una battuta per farmi sentire in colpa, o cercare di provocarmi, forse è meglio che non la saluti proprio più. Sono meccanismi che, ormai, da tempo si ripetono con frequenza preoccupante ma che credevo di essere riuscita a evitare visto che, ormai da tempo, i miei rapporti con Bel sono diventati occasionali e, per forza di cose, praticamente platonici. E se Back, ogni volta che la lascio andare, mi deve mettere in situazioni che mi torturano… tutto sommato meglio che restasse dove si era voluta cacciare per forza, smettendola di chiedere il mio aiuto. Avrei dovuto andare a “salvarla”? Mettendomi contro una persona con cui già ho un rapporto abbastanza complicato? No, che se la cavasse da sola, che restasse con la sua Belias che, palesemente, ancora rimpiangeva di averla abbandonata per chiedere, proprio a me, di consolargliela.

BackSnapshot_001.jpgQuesta era la mia determinazione. Ma stavolta non ho avuto il coraggio di toglierle di nuovo entrambe dai miei contatti. L’ho fatto già una volta, non è servito se non a farci stare male tutte e tre per parecchio tempo. E, puntualmente, non molte ore più tardi, ho ceduto. Belias mi ha scritto scusandosi, dispiaciuta che io ci fossi rimasta così male – ma mi ha voluto far leggere il dialogo che aveva avuto con Back, quel dialogo che – a causa di chissà che malfunzionamento di Second Life che aveva staccato il collare – io non avevo potuto origliare direttamente. Un dialogo in cui, praticamente, Back implorava Belias di prendere le sue chiavi – in termini e con una insistenza tale da farmi credere che forse io stessa, se fossi stata al posto di Bel, avrei ceduto alla tentazione. Non posso dire di essere riuscita a cancellare il rancore che avevo nei suoi confronti: ma ho trovato almeno la forza per scusarmi con Bel per la mia reazione eccessiva nei suoi confronti.

Belias era legata a casa di Happytimes, in quel momento, e mi ha fatto sapere che ci sarebbe rimasta per un po’ e che Back si trovava a Our Wicked Dream, legata solo con le catene ma, di nuovo, col mio collare, che aveva indossato di nuovo appena si era accorta dello sfortunato incidente. Back nel frattempo mi implorava di perdonarla, di andare a slegarla usando la Real Key, di andare per lo meno a trovarla. Io, dura, niente. Per un po’. Poi, come era successo l’altra volta, mi sono sciolta. Back è Back, lo sappiamo tutti. Tippami, le ho scritto. E sono andata.

Evito di riportare nei dettagli la nostra conversazione, che questo post è davvero di nuovo troppo lungo e troppo, troppo personale e doloroso. Ma ho rifiutato con decisione di usare la RK per aprire le catene strette da Belias. Sarebbe stato un imbroglio, sarebbe stato un rubare a Belias qualcosa che aveva preso legittimamente… qualcosa, qualcuno che aveva insistito per darsi a lei. Sono possessiva, lo so, ma non sono competitiva in questo modo: non ruberei mai la sub di qualcun altro, non quando non sono stati usati mezzi illeciti per imprigionarla, non quando la vittima si è appena, spontaneamente, buttata nelle braccia della catturatrice. No. Eppure, Back portava ancora il mio collare, quello che dice “Proprietà di Win” e una cosa del genere, qualcosa, deve pur significare.

BackSnapshot_002.jpgBack mi ha promesso di tutto: si è detta disposta a lasciarsi legare, isolare, bloccare completamente, seppellire nel dungeon più profondo e solitario, sopportare il mio silenzio per sempre, anche di sottoporsi al controllo assoluto del banishment più stretto, purché io la riprendessi. Mi ha commossa, ma non potevo, non volevo cedere a quel punto, e alla fine ho capito quale fosse l’unica soluzione possibile. Le ho detto che per la sua scappatella si poteva ritenere perdonata, e che l’avrei potuta accogliere nuovamente, ma solo quando fosse stata di nuovo libera dalle catene che non le avevo imposto io. Che si liberasse da sola dalle manette di Belias, e solo dopo si rifacesse viva con me. L’avrei attesa a braccia aperte.

Da allora sono passate alcune settimane in cui non è riuscita quasi mai a collegarsi e non ci siamo mai trovate online allo stesso momento. Ogni tanto ci sentiamo a distanza, quando lei mi manda un IM che io ricevo in differita… e a cui rispondo sapendo che lo leggerà anche lei la prossima volta. Chissà se sta cercando di liberarsi. Chissà se porta ancora il mio collare. Chissà se riuscirà a riconquistare la sua libertà e se, quando questo dovesse accadere, tornerà ad offrirmela.

E chissà se, nel caso, io sarò ancora la stessa da cui lei ha detto di voler tornare. Tante cose stanno cambiando velocemente. Andromeda, tanto per cominciare. E poi Jelena, di cui è giunta l’ora di parlare seriamente. E forse, forse, anche qualcun altro. Ma questa è un’altra storia. Anzi, un’altra ancora.

Come battere l’astensionismo

Proprio due righe due, a quattro giorni dalle presidenziali americane, per segnalare un sito magari poco utile… ma che di sicuro ha attratto tutta la mia attenzione.

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Me l’ha segnalata, via mail, New Vita. L’ho visitata all’istante e l’ho condivisa con i pochi contatti che ho su Facebook. Poi ho pensato che non bastava, che era troppo bella e che dovevo fare una deroga a una delle mie mille regole autoimposte – ossia di scrivere un post sul blog solo quando ho veramente qualcosa da raccontare. E allora, ecco qui.

La pagina si chiama http://www.declareyourself.com/ e ha come scopo quello di spingere gli americani a votare. Per Obama o per McCain? Non importa: basta che votino, che non abdichino al potere di scelta. Soprattutto se sono giovani, se hanno il diritto di voto per la prima volta, perché non ci rinuncino.

Ricordo che quattro anni fa, quando si scontravano Bush e Kerry, un’iniziativa analoga era http://www.tellanamericantovote.com – un dominio ancora attivo ma che linka oggi a http://www.votefromabroad.org/ . Ricordo che allora la convinzione era che gli americani all’estero avrebbero votato più volentieri Kerry che Bush e che quindi ricordar loro di esercitare il loro diritto avrebbe favorito il candidato dei democratici. Vinse Bush, invece, come ben sappiamo tutti.

Immagine 2.pngFrancamente ignoro se questa nuova iniziativa possa servire a facilitare Obama o McCain. Ma sono rimasta colpitissima dal linguaggio scelto e dalla disponibilità di una giovane starlet come Jessica Alba a prestarsi per una campagna così scioccante. Tanto di cappello a lei ma anche a una società che, per quanto puritana, a quanto pare è matura per utilizzare un tipo di immaginario che qui da noi mi sembra ancora costretto in larga misura nell’underground.

Visto che ormai il post l’ho scritto, aggiungo solo qualche annotazione sull’unica piccola novità. Che Backbuttoned fosse finalmente uscita da Pandora, lo avevo scritto già alla fine del post su “Martyrs” , ma quando l’ho vista apparire online stamattina ero convinta che sarebbe stato il momento, per lei, di esigere le 48 ore che le avevo promesso come premio del suo Ordeal estivo. Back ha rifiutato, però, e mi ha dato l’impressione di preferire la sua situazione attuale di completa sudditanza a me. Ne sono stata sorpresa fino a un certo punto e, per il momento, ho sospeso la faccenda, sapendo che avrei passato il weekend ben lontana da Internet e da Second Life. Back adesso è al sicuro fino a lunedì nel dungeon di un’amica, in una cella insonorizzata e, per buona misura, senza IM, nè chat nè altro. Ma lunedì dovremo parlare seriamente. Non posso passare la vita ad aspettare che lei decida di prendersi il premio, ma non posso nemmeno costringerla a farlo.

Qualche idea?

Un pomeriggio al cinema: “Martyrs” (2008)

Qualche riflessione scatenata da un film agghiacciante che ho visto ieri alla Festa del Cinema di Roma. Un’orgia di sangue e violenza, ma che per qualche motivo mi ha toccata da vicino. Anche troppo.

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Comincia con una bambina coperta di sangue che, urlando di terrore, riesce a sfuggire da una specie di costruzione industriale semiabbandonata. Prosegue con delle immagini girate in super8 in cui si descrive una stanza buia con una sedia, catene, manette. Ci presenta un’altra bambina, Anna, amica della prima, che si chiama Lucie.

Poi salta avanti di quindici anni, e ci fa ritrovare le due bambine, ormai adolescenti, ancora molto amiche. Lucie tormentata da incubi, armata di un fucile da caccia, decisa a compiere una missione di violenza, forse per sè, forse per qualcosa che la spinge, che la costringe ad agire.

E c’è una tragedia, che dura pochi secondi e sembra esaurirsi lì. Sangue, urla, fucilate, rasoiate, pioggia e poi silenzio. E tu dici argh, mamma mia, che roba angosciante, meno male che è finita. E poi guardi l’ora e ti accorgi che non sei nemmeno a metà. E intanto il film va avanti ancora… l’unica superstite esplora quella casa, scende nel sotterraneo, trova qualcosa di terribile. E all’improvviso tutte le regole cambiano, e diventa un’altra cosa, del tutto fuori dagli schemi dei film di paura. Qualcosa di malato, di davvero orribile, che scava e tira fuori roba davvero tremenda.

 

Ieri pomeriggio ero alla Festa del Cinema di Roma e ho visto “Martyrs” (2008), un film franco-canadese. Sapevo che era un horror, e sapevo che aveva a che fare, almeno in parte, con il tipo di avventure che mi capita di vivere su Second Life. Ma non ero preparata a uno shock come quello che ho provato. Sono ancora scossa. E, beh, non so se consigliarlo a qualcuno perché è un film davvero impressionante. Però chi vuole vederlo, insomma, eviti di leggere questo post: dal prossimo paragrafo rivelerò elementi cruciali della trama. E questo è un film, davvero, da vedere senza sapere prima di cosa parla. Leggete solo, per favore, se non avete alcuna intenzione di vederlo, oppure se l’avete già visto. Magari, per decidere, date un’occhiata ai trailer, prima, okay?

 

La storia del film la ricostruiamo poco a poco. Le scene di Lucie, la bambina insanguinata, sono un prologo che si svolge nel 1971. Si capisce che è stata tenuta prigioniera per settimane da qualcuno che le ha inferto ogni sorta di tormento. Niente di sessuale: ci viene detto molto chiaramente, grazie al cielo, che nessuno ha nemmeno provato a violentarla. Ma è una magra consolazione perché la poverina ha passato giorni incatenata al buio su una sedia, di quelle con la padella per consentirle di fare pipì senza alzarsi. In tutto il periodo della prigionia, è stata presa a schiaffi, presa a pugni e calci, torturata con una lametta in ogni parte del corpo. Non sappiamo chi o perché abbia compiuto una simile infamia, ma sappiamo che ha paura, che è sconvolta e che viene ancora visitata da una specie di mostro che ogni tanto l’aggredisce e la ferisce di nuovo. Ha un’amichetta, quella Anna di cui dicevo prima, che le vuole bene e che non sa come fare per aiutarla.

Quindici anni dopo, le ritroviamo cresciute. Lucie, armata di un fucile, va a fare visita a casa di quella che sembra una famigliola felice, madre, padre e due figli che stanno facendo colazione. Senza pietà, in pochi secondi, abbatte i due adulti e poi, piangendo, urlando “Lo sai cosa mi hanno fatto i tuoi genitori?”, ammazza anche i due ragazzini. Si bagna la mano di sangue e comincia a girare per la casa: “Vedi? L’ho fatto!”… ma la cosa a cui sta parlando a quanto pare non è soddisfatta. Salta fuori all’improvviso e si rivela pian piano: un corpo tumefatto, massacrato di orrende ferite, cicatrici, segni di mesi, mesi e forse anni di tormenti ininterrotti. Le salta addosso, l’aggredisce a rasoiate, a pugni, con una violenza ancestrale.

Martyrs35.jpgAnna, l’amichetta di un tempo, arriva di corsa per aiutare Lucie. Scopriamo che il mostro che aggredisce Lucie non esiste: è frutto della sua mente, della follia scatenata dai tormenti che ha dovuto subire. Ma alla fine è il mostro a vincere, perché Lucie si taglia la gola davanti all’amica che resta sola, in questa casa piena di sangue, di cadaveri e di orrore.

Anna non se ne va, però. Esplora. Trova una botola, la apre, scende sotto terra e trova… trova un dungeon. Un po’ simile a quelli dove su Second Life passiamo tanto del nostro tempo. Un dungeon privato, nella cantina di una casa che da fuori sembrava normale. Ma con un’aria asettica, da laboratorio di esperimenti. Da vivisezione. Agghiacciante. Vuoto. Salvo che per una sedia come quella che abbiamo visto all’inizio: con le manette, il buco per la padella. Una sedia da tortura. E per terra c’è una catena.

La catena si tende all’improvviso. C’è qualcuno. Anna sussulta, poi va a vedere. E nel buio trova un corpo vivente di quella che è stata, chissà quanto tempo prima, una donna. Qualcosa che indossa una cintura di castità, una sorta di cilicio stretto attorno alla vita in modo da mordere a sangue la carne. E, sulla testa, una orrenda morsa di metallo che le copre gli occhi e che in pratica le è stata inchiodata sul cranio in modo irreversibile. Non è più una persona ma una cosa, una macchina per provare sofferenza, ormai incapace di parlare, da chissà quanto tempo.

È stato qui che ho cominciato a sentirmi veramente a disagio. Fino a questo punto, Martyrs mi sembrava un horror… impressionante, ma abbastanza tradizionale. Nell’angoscia mi sentivo su territori conosciuti: una famiglia di psicopatici torturatori, una bambina traumatizzata che cresce e che si vendica.

Martyrsa.jpgMa nel vedere quella prigioniera… nel vedere quell’essere che viveva nel buio, incatenata, da anni e anni, fino a perdere ogni natura umana… beh… non ho potuto fare a meno di pensare a certe fantasie che ho vissuto su Second Life. Essere prigioniera, senza speranza di fuga, nelle mani di qualche aguzzino… un rischio con cui ho flirtato spesso, pur senza mai arrivare a viverlo, nemmeno nel metaverso. Ho preso un po’ di frustate, un po’ di schiaffi… ma sempre da qualcuno che di me, fondamentalmente, si prendeva cura. Eppure ho sempre un po’ sognato di essere catturata e fatta prigioniera in modo irreversibile. Diventare una cosa, perdere la mia identità, essere trasformata, riplasmata, posseduta in modo totale.

Sto divagando, ma sono le rilfessioni che il film mi ha risvegliato. Conosco persone che, su SL, sono diventate oggetti in modo irreversibile. Conosco il fascino di questa fantasia anche se, per me, evidentemente è troppo estrema anche su SL… altrimenti mi sarebbe successo… alla fine mi rendo conto che, anche senza ricorrere alle safeword, i miei limiti li ho scoperti e li sto scoprendo. So di non essere particolarmente estrema, come sub, e di non essere molto sadica come domme. Mi piace il bondage, non mi piace la violenza – anche se devo confessare di aver provato emozioni che non mi aspettavo in qualche caso in cui l’ho subita. In questo film mi sono trovata trascinata in una storia che i miei limiti li trascendeva in modo radicale… gli americani dicono too close to the bone quando una situazione, una storia, un evento ci tocca più da vicino di quello che ci aspettavamo… un po’ troppo vicino all’osso. Ecco, “Martyrs” arriva all’osso… e non si ferma nemmeno lì.

Anna libera la prigioniera superstite… cerca di toglierle i ferri, di lavarla in una vasca… ma anche questa poveraccia è in preda ad allucinazioni che la spingono a comportamenti autolesionistici orrendi. Mentre Anna cerca di aiutarla il film prende la piega più inaspettata e tremenda: nella casa irrompe un piccolo commando che fa secca la donna massacrata, la sbatte in una fossa comune coi cadaveri di Lucia e dei quattro membri della famiglia. Quanto ad Anna, l’acchiappano, l’ammanettano, la portano di nuovo giù nel dungeon, la legano con catene pesantissime, la costringono sulla solita sedia.

Da qui in avanti, tutto quello che succede è un rosario di sofferenze continue. Ogni giorno, Anna viene visitata da un energumeno che le apre le manette, la prende a pugni e schiaffi, la incatena di nuovo. Ogni giorno, viene nutrita a forza da una guardiana che le caccia in bocca cucchiaiate di una sbobba verde dall’aria disgustosa. Giorno, dopo giorno, dopo giorno. Un lavoro metodico, scientifico, per spezzarla. E per tentare di farne, come ci viene detto, una martire.

Una martire? Sì… tutta questa serie di orrori, scopriamo, sono organizzati da un gruppo di persone che da diciassette anni tortura giovani prigioniere per riuscire a portarle a una sorta di ascesi… per cercare di spingerle alle soglie del trascendente in modo che possano, chissà, riuscire a vedere quello che c’è dopo la morte. Il tutto basandosi su una convinzione fondata sulle immagini di alcune persone fotografate un attimo prima della morte dopo lunghissime sofferenze. Quegli sguardi rivolti verso l’alto, ormai quasi sereni dopo che l’orrore ha raggiunto un punto di non ritorno, dopo che la mente e il corpo hanno superato la loro capacità fisica di soffrire.

Tutti sono vittime, dice ad Anna l’orrenda Mistress che le spiega l’operazione (e che sembra essere una degli organizzatori) ma pochissimi sono i martiri. E ad Anna toccherà essere la prima, fra le persone brutalizzate in questa casa degli orrori, a raggiungere quel momento di estasi del dolore – e sopravvivere abbastanza a lungo per comunicarlo a qualcuno. Un’estasi che passa attraverso quelle ore di tormento e, alla fine, e lo dico rabbrividendo di nuovo al ripensarci, addirittura a un completo scuoiamento. Orrore senza fine.

Immagine 1 11-23-22.pngEppure. Eppure, “Martyrs” mi è piaciuto, e ne sono spaventata io stessa… non è uno di quei terribili film pornohorror che detesto… come quelli tipo “Saw” o “Hostel”, di cui non ho mai retto più che una decina di minuti… film che usano la tortura per fare spettacolo, inventandosi sempre nuovi modi per rappresentare la sofferenza. Sarebbe stato così se il regista si fosse messo a mettere in scena torture sempre diverse. Invece qui no: a parte il finale spellamento (che, grazie a dio, ci viene risparmiato nei dettagli, e anche qui si capisce che l’intenzione non è il compiacimento gratuito nella violenza) Anna viene picchiata e torturata sempre allo stesso modo. Il punto non è tanto la messa in scena della violenza in quanto tale, ma solo come mezzo per spezzarla, annullarla, farne una cosa. Ed è questo che mi ha turbata tanto.

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Alla fine, su Second Life, forse mi è capitato di cercare le stesse cose – sia pure per una strada diversa. Ho sempre subito poca o nessuna violenza, e non ho mai usato violenza su qualcuno nemmeno quando, in tempi recenti, ho scoperto che il mio lato da Mistress tendeva a svilupparsi più di un tempo. (Con Useme, forse, sono stata sadica: ma, devo dire, un po’ a forza, sapendo che lui quello desiderava e pensando che, visto che lo derubavo dei suoi soldi, dovevo cercare di dargli quello che voleva… e infatti lui lo ha capito, credo, visto che da tempo frequenta soprattutto un’altra Mistress che, se ho capito bene, è una sadica naturale) Però, ad esempio, nei giorni scorsi ho sbattuto Backbuttoned a Pandora, dove so che le hanno fatto ogni sorta di orrore: le avevo imposto una cintura di castità per proteggerla dal peggio, ma ho la certezza che in quelle celle la povera Back è stata fustigata, presa a schiaffi e a pugni (qui sopra e qui sotto un’immagine del trattamento a cui è stata sottoposta da Darknight, una Warden durissima anche se, OOC, molto simpatica). Non me l’hanno conciata come le protagoniste del film… e la sua sentenza era limitata a una settimana… ma devo dire che sono stata contenta quando l’hanno finalmente rilasciata. Contenta di poterla legare di nuovo io, curarle le ferite, e tenerla sotto un controllo che continuo a considerare una forma di protezione.

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Eppure a Back io ho sempre dato quello che mi chiedeva. Era stata lei a propormi di essere mia prigioniera nelle tre settimane della mia vacanza estiva – io mi ero limitata a bloccarle gli IM e la chat e a ordinarle di scrivere sul blog. È stata Back a chiedere di visitare Pandora – io mi sono limitata a fissare la sentenza (e, per quel poco che potevo fare, proteggerla a distanza spiandola tramite il suo collare e, ogni tanto, parlando con le Warden che se ne occupavano) e a rifiutarmi poi di liberarla in anticipo, o unirmi a lei, pretendendo che vivesse l’esperienza fino in fondo. Ma con un dubbio: è giusto dare a qualcuno quello che vuole? È stato giusto dare a Backbuttoned l’esperienza di Pandora, sapendo che sarebbe stata una sofferenza, che sarebbe stato diverso da quello che lei voleva veramente? Back, ti avevo avvertita che saresti stata sola, senza di me, e succube delle voglie sadiche delle guardiane. backpandhug.jpgTu hai insistito, ma poi, una volta lì, avresti voluto scappare. Sei rimasta perché te lo ordinavo, un’ennesima prova nei miei confronti. Un ennesimo atto col quale ti sei legata a me ancora più strettamente… diventando, fin quando durerà, qualcosa di mia proprietà e a cui ormai tengo.

Vedendo “Martyrs” ho provato emozioni profonde e sconvolgenti. La violenza mi ha scioccata, sì, ma sapevo di potermi tirare indietro e proteggermi pensando “tanto sono solo effetti speciali”. Quello che sconvolgeva non era quello, quindi: era il veder visualizzati i potenziali effetti di quello che potrebbe succedere se le mie fantasie sfuggissero al mio controllo… o meglio… se io diventassi l’oggetto delle fantasie malate di qualcuno. Ho avuto, davvero paura: sia del potenziale aguzzino, sia di me stessa. Cosa cerco davvero? Quali sono i miei limiti? Quali sono le conseguenze delle mie fantasie?

Backbuttoned Bian

For an English version of this post, please scroll all the way down. For German and French versions, sorry, you’ll have to use Google’s automatic translator (links on the top right column of this very page)

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Da oggi, e fino alla fine di Agosto, Backbuttoned Bian è impegnata in una prova difficile, per verificare fino a che punto sia veramente in grado di sopportare una ferrea disciplina. Le ho legato i polsi e le caviglie, bloccandole ogni tipo di interazione con l’ambiente (non può quindi fare clic su nulla). Le ho tolto la possibilità di scrivere IM. L’ho imbavagliata e l’ho resa perfettamente muta, in modo che non sia in grado neppure di bofonchiare nel bavaglio cose inintelligibili. Quattro guinzagli l’assicurano a un anello metallico fissato a un blocco di marmo nel giardino di Villa BDSM. Le è quindi impossibile accettare un TP da qualcuno. Potrà comunicare solo tramite gli emote, descrivendo comportamenti fisici. Non, quindi Backbuttoned pensa che tu abbia ragione. Sì invece Backbuttoned scuote la testa, muove le dita, si divincola, ti guarda in silenzio mugolando nel bavaglio

A Back ho proibito anche solo di tentare di liberarsi. Le ho vietato di teletrasportare persone nel luogo in cui si trova (ma le è permesso consentire a chiunque di trovarla sulla mappa). Le è consentito accettare offerte di amicizia, ma non può accedere al suo inventario e non potrà leggere o scrivere eventuali notecards. Le ho ordinato invece, al termine di ogni sessione di collegamento a SL, di aggiungere un commento in calce a questa pagina. In esso dovrà indicare chiaramente da che ora a che ora (SL Time) è rimasta connessa, chi è passato accanto a lei durante quel periodo, che cosa le ha detto oppure fatto. E dovrà scrivere le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue speranze, le sue frustrazioni. Qui, in pubblico, dove chiunque potrà leggere.

771375871.jpgI commenti potranno servire anche a chi volesse ad ogni costo comunicare con lei. Le sarà concesso, UNA sola volta al giorno, di postare una risposta articolata a tutte le eventuali domande che le fossero state fatte e a cui, data la sua situazione in-world, non avesse potuto rispondere.

Se, quando tornerò, troverò Back ancora nella stessa posizione… se non avrà cercato di liberarsi in alcun modo… se non avrà barato (usando un viewer diverso dal Restrained Life)… se non avrà omesso di raccontare nei suoi commenti nemmeno un minuto di questa esperienza… se tutte queste condizioni saranno soddisfatte, allora aprirò tutti i suoi legami e le consegnerò tutte le mie chiavi. Per 48 ore potrà fare di me qualsiasi cosa desideri. Se avrà sgarrato, invece, non avrà niente – e se sarà il caso studierò la punizione da infliggerle.

Invito chiunque legga questa pagina a tenerla d’occhio per mio conto e, se ritiene sia il caso, di intervenire a sua volta con qualche commento. Voglio sapere cosa penserà Back dell’esperienza ma mi interessano molto anche i punti di vista esterni. Andatela a trovare a Villa BDSM, se la vedete online, e raccontatemi se si sta comportando bene.

A tutti voi, e in modo particolare a Backbuttoned, buona estate. Ci risentiamo intorno al 1 di settembre.

Win

English Version

451228273.jpgStarting today, and through the rest of August, Backbuttoned Bian is taking a tough ordeal, designed to test her actual ability to endure a strict discipline. I have tied her wrists and ankles, and blocked any interaction with the environment (she cannot click on anything). I have removed her ability to write IMs. I gagged and muted her, so that she cannot even mumble unintelligible stuff through her gag. She is leashed four times to a metal ring set in a marble block in Villa BDSM’s italian garden. She is thus prevented from accepting TPs. She is only allowed to emote, by describing physical behaviour. She can’t use such stuff as Backbuttoned thinks you’re right. She can use Backbuttoned shakes her head, wiggles her fingers, squirms, looks at you helplessly while moaning in her gag

All efforts to struggle out of her restraints are forbidden to Backbuttoned. She is not allowed to TP people to the place where she is (but she is allowed to let anyone see her on the map). She is allowed to accept friendship offers, but she has no access to her inventory and she won’t be able to read or write notecards. At the end of each of her Second Life session, she is required to add a comment to this page. In that comment she will have to clearly indicate what the time was on SL when she logged in and when she logged out. She will have to tell who has been within her range in that period, and what did that person say or do to her. She will have to write all her emotions, her thoughts, her hopes, her frustrations. Here, in public, where anyone can read.

Comments are also available to anyone who need to communicate with her. ONCE a day she will be allowed a single post where she can answer to any question she has been asked – questions to which, given her in-world situation, she found she was unable to answer directly.

1564821665.jpgShould I still find Back in the same position when I come back… should it be apparent she has not even tried to struggle out… provided she will not have cheated (by using a different viewer than Restrained Life)… provided she won’t have skipped even just a minute of her experience in her comments… if all the above conditions will have been respected, then I will unlock all her shackles and let her have all my keys. She will have me for 48 hours and she will be free to do to me anything she wants. If she will have failed, she’ll get nothing instead – and I may be forced to think of an appropriate punishment for her.

Anyone reading this page is invited to keep an eye on her on my behalf and – if that is the case – contribute to the surveillance with further comments. I do want to know what Backbuttoned will think about this experience, but I am also very interested in external points of view. Should you see her online, please visit her in Villa BDSM, and let me know if she’s behaving.

I wish a nice summer to everyone – to Backbuttoned in particular. See you again around September 1st.

Win

Batticuori

Qualche dialogo, qualche rapimento, qualche appunto su cose che, nei giorni scorsi, ho fatto per la prima volta. In attesa di capire se sono i contraccolpi temporanei del mio lungo banishment, oppure un sostanziale cambio di atteggiamento.

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A me il film Frantic di Roman Polanski non ha fatto una grande impressione, lo confesso. Ma c’è una scena che, quando l’ho visto, si è scavata un angolino nella mia memoria emotiva e ci è rimasta attaccata tutti questi anni. Non l’ho mai rivista e non ricordo assolutamente il dialogo esatto, ma ricordo bene la situazione. Harrison Ford, la cui moglie è scomparsa misteriosamente durante una permanenza a Parigi, cerca di descriverla ai poliziotti con la massima precisione possibile. Si capisce bene che, mentre parla, la sta pensando intensamente, che la “vede” con la memoria e con il cuore. Solo che gli sbirri che stanno raccogliendo le sue parole non conoscono la donna e si capisce benissimo che, nella trascrizione del verbale, si sta perdendo tutta la verità. Quella descritta nella denuncia di scomparsa, chiaramente, non sarà la donna in carne e ossa e sangue a cui Ford sta pensando, ma solo un freddo identikit, generico e fungibile, uguale a milioni di altri.

Certo che io, qui, non ho il filtro di qualche agente polizia: il mio verbale me lo scrivo da sola e i limiti di quello che riesco ad esprimere sono solo miei e non posso imputarli a nessun altro. Eppure mi rendo conto che ci sono cose che non posso e non voglio raccontare nei dettagli, perché so che non sarei in grado di resituirne le sfumature senza scrivere pagine e pagine noiosissime per chi dovesse leggere… e per farlo dovrei passare più tempo a scrivere che a vivere. Invito quindi l’eventuale lettore a passare senz’altro al prossimo post, saltando a piè pari questo… nel quale cercherò solo di annotare, per mia memoria, i momenti più intensi di incontri vissuti nel corso della scorsa settimana… in un lento e bellissimo riscoprire alcune persone per me centrali che non vedevo da troppo tempo, cercando di capire se e quanto sono cambiata nelle ultime settimane, cosa sia accaduto di irreversibile, cosa si può invece ritrovare. Cosa va reinventato da zero. In capitoletti.

1551373416.jpgBentornata, Belias

La persona che mi ha fatto soffrire di più è anche quella che ho fatto soffrire di più io. Lo temevo e ne ho avuto una conferma diretta durante la prima di alcune lunghe chiacchierate. Il giorno in cui ti ho rimossa dai miei contatti è stato uno dei peggiori anche per me, lo sai. E sai anche quali fossero le mie intenzioni: proteggere me stessa in un momento nero, ma anche cercare di evitare che quel nero stingesse troppo anche su di te e su chi ti stava vicina. Non so ancora se ho fallito o se sono riuscita a minimizzare i danni. So che nei giorni seguenti ho continuato a digitare il tuo nome sul search, a sentire una fitta di dolore unita a un senso di sollievo ogni volta che vedevo che, non avendoti più fra i contatti, non avevo modo nemmeno di sapere se fossi online o meno. So che ho apprezzato che tu non mi scrivessi più nemmeno una riga, dopo quella mia decisione così improvvisa. So che quando, nelle ultime ore del mio banishment, mi hai inviato una tua fotografia, il cuore mi ha fatto una piccola capriola. Hai fatto tu il primo passo chiedendomi di nuovo di aggiungerti e te ne sono grata. Posso immaginare come sia difficile chiedere friendship a una stronza che ti ha cancellata e, se ho esitato un attimo ad accettare, è solo perché mi sono, per un attimo, chiesta come avrei potuto fare
a ribaltare la sensazione. Avrei voluto cancellare la tua richiesta senza che fosse un rifiuto, per poi essere io a chiederti amicizia – ed espormi a un tuo rifiuto che avrei compreso benissimo. Invece non ho potuto che accettare chinando la testa, con gratitudine, felice dell’umiliazione di dover riconoscere che ti stavi dimostrando più generosa di me. Non so cosa sarà di noi due, Belias, ma sono davvero felice di vederti di nuovo nella lista dei miei contatti. Come ho detto a qualcuno che conosciamo entrambe, sentivo come profondamente sbagliato avere una lista di amici così lunga e sapere che per colpa mia ne mancavano due persone così importanti.

1743313736.jpgFinalmente, Rossella

Mesi e mesi che ti ronzavo attorno, Rossella, da quella volta che con Samy mi trovavo a Pak e che rimasi affascinata dall’attitudine che esprimevi nel tuo profilo. Sono un’avida lettrice di profili, io. Non mi capacito di chi li ignora. Ma da allora, se si eccettua una brevissima visita a una tua gabbia, e un veloce ma intenso scontro di volontà, eri rimasta per me una specie di voce della coscienza con cui confrontarmi a distanza in momenti di dubbio, un reagente con cui mettere a confronto le mie esperienze, spesso molto distanti dalle tue, per capire cosa davvero volessi in quel momento, cosa davvero stessi cercando. Come sai, sono ancora in cerca. Ma sai anche che, senza aver perso la Win ribelle di un tempo, determinata a fuggire a qualsiasi costo da qualsiasi manetta, esiste ora anche una Win più docile. Domata in parte da Belias, non potrei mai negarlo. Ma domata anche dalla goccia cinese di lunghissime discussioni in privato e in pubblico, fra l’escapologia e il bondage del cuore, fra le emozioni nei roleplay alla Cerdita, che partono come simulazione e poi diventano vere, e quelle vere dell’abbraccio delle corde, che poi si traducono in roleplay attraverso gli emote. Mi hai insegnato, o mi stai insegnando (o forse soltanto mi aiuti a ricordare) che le regole qui non esistono ma che esiste solo quello che ci si sente di fare. E che non esiste modo più sicuro di legare a te una persona che lasciarla andare, spingerla fra le braccia di qualcun altro quando senti che ne ha bisogno. Pronta però, quando finalmente arriva il momento, ad afferrarle i polsi, piegarli delicatamente dietro la schiena e ammanettarli strettamente. Dopo aver quasi perso l’occasione a causa di una breve sperimentazione del FreeZee di Serenella, quella sera del trenta luglio non ho pensato per un attimo a cercare di slegarmi, ben prima che la tua voce ferma mi dicesse: Quando sei con me non esiste struggle, tug o squirm. Ti posso liberare dopo un minuto, dopo un’ora, o un giorno. Ma lo decido io. Ho annuito, in silenzio, come avevo fatto solo con un’altra persona. Controlla le chiavi, mi hai detto, dopo avermele restituite, quando veramente abbiamo capito che era ora di staccare e andare a dormire, controlla tutto.  Potevo risponderti solo come ho fatto: No, non controllo niente, non ne ho bisogno.

776932737.jpgMi manchi sempre, Samy

Non pensavo che ti avrei rivista prima di settembre, per i motivi che tu sai e che io posso solo intuire in parte, fingendo di credere che vada tutto bene come coraggiosamente mi dici, sperando dentro di me che tutto vada bene sul serio. Invece sei ricomparsa a sorpresa e qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento non potevo non venire, di corsa, nel nostro posto delle sedie. Per raccontarti tutto quello che mi era successo nelle ultime settimane, aggiornarti sugli ultimi gadget acquistati, rimpiangere che non avessi accesso a un computer abbastanza decente da consentirti di fare clic su di me, esaltarmi nel vedere che per la prima volta, dopo tanti mesi, indossavi di nuovo manette e legirons. So che non saresti scappata, mentre ti annegavo con le mie chiacchiere. Ma so anche che avere avuto l’occasione di impedirtelo con la forza dei Real Restraints ha reso per me la serata particolarmente indimenticabile. Win, non ti eclissare, mi hai detto mentre quel tizio ti stava addosso e ti tempestava di IM ignorando il fatto che stavamo insieme. Non c’è pericolo, Samina: lo sai che per te ci sono sempre, che il tuo salvataggio dalla Nestler resta uno dei momenti più emozionanti della mia Seconda Vita, che parlare con te anche per poco mi illumina nei momenti più cupi, mi rende un po’ di equilibrio, mi rende tutto più facile aiutandomi a non perdere di vista il fatto che siamo qui, soprattutto, per divertirci.

686183019.jpgYou’re mine, Mystique

I’m no good at being a domme, you said to me at point blank on that night of July 31st. And I could not help but being surprised. You have endured the tightest restrictions, you’ve been kept in the deepest dungeons, in the darkest isolation, leashed to every post that ever existed, banished, gagged, hogtied, sold, used and abused in every possible way. And I have wanted you since I first met you – no, let me rephrase that, I have wanted you since you started giving me your Stockholm novel to read… but I could never find the domme in me to hold you as tight as you would need. When you wanted free from Jaron last time and became a Baroness shopping for slaves and servants, I was shocked and excited. Ownership can be mutual and if I could not own you, I thought, I might as well be owned. However, as usual, life proved to be what happens to us when we are planning something else: when you were trying to fill your vacant cells in Chamcook, I was being held by someone who loved me too much to sell me to you. Then all hell broke loose around me, and too many things happened that I had no control over whatsoever – by the time I was free to visit again, things and moods had changed for you again. When we met on the patio and saw you with your cuff keys hanging out, sadly, because nobody had seized them, I realized not many people would dare kidnapping the Baroness you have become. And I knew I could do it, instead… I had to, out of respect of the Win who almost surrendered her freedom for you once… and I also knew that I really really wanted to. Restraining you is so simple and yet so hard. I am aware of your weakness against the temptation to cheat out, I know our radical timezone differences make it very difficult for this to work out. And I know we have a relationship that’s probably too complex to be handled in the usual domme/sub schemes – provided such schemes even exist. But you should know I will be in Chamcook much more often now, and that all my love for you won’t make me any keener on ignoring your lack of discipline, Mystique. And I don’t expect you to ever complain again because you have been unrestrained for too long a time. You are much more likely to complain about the opposite. Besides, it is time for you to start writing again.

1981193985.jpg889753659.jpgQuesto è solo l’inizio, Backbuttoned

Backbuttoned, mi hai ossessionata per settimane, mentre ero in mano a Belias, chiedendomi di legarti quando non riuscivo nemmeno a slegare me stessa. Mi hai fatto venir voglia di tirare capocciate nel muro ogni volta che cedevo e che, poco dopo, ti rivedevo liberata da qualche Real Key malandrina eppure ancora ansiosa di porgermi i polsi in quello che mi sembrava un teatrino insensato. Hai contribuito al caos nei giorni più brutti della mia Second Life, e per finire me ne hai fatta una talmente grossa che ho cercato di rimuoverti per sempre. Ho scritto di te cose terribili, su queste pagine, e non ne rinnego nemmeno una. E da quel giorno so di essere stata, con te durissima – come non lo sono mai stata con alcuno. Tu sei rimasta, nonostante tutto, accettando fino a questo momento qualsiasi castigo o restrizione: restando ore in ginocchio ad aspettare che il mio banishment finisse, chinando la testa quando cedevo le tue chiavi a qualcun altro, restando online muta e obbediente quando ti inibivo non solo gli IM ma anche il canale del bavaglio. Hai subito da parte mia e da parte di tante persone che mi vogliono bene l’ironia, la condanna, il rifiuto, il silenzio, l’isolamento, l’esclusione – e non sei scappata nonostante tutto. Hai continuato a commettere qualche errore: a fare struggle al mio cospetto anche quando non te lo permettevo, a comparirmi all’improvviso accanto in un momento che discrezione avrebbe voluto rimanesse privato, a cercare di contattarmi prima che ti autorizzassi. Ma devo ammettere che il collare che ti ho stretto sul collo è rimasto, da allora, intatto. E ho la sensazione che, lentamente, qualcosa in te stia cambiando. Mi sbaglio? Ne riparleremo questa settimana. Perché ho pensato alla proposta che mi hai fatto e sto considerando seriamente di accettarla. Ma a una serie di condizioni su cui sto riflettendo in questi giorni – regole molto dure che deciderò io, che non sono negoziabili e che costituiranno per te una prova molto difficile. Saprai superarla, Backbuttoned? Qualche tempo fa avrei sperato di vederti fallire, ora scopro che sto cominciando ad augurarmi il contrario.

(Prossimamente: MossTP)

As Banished Time Goes By

 

La testa ancora imprigionata nel casco di Serenella, la sentenza molto più che raddoppiata in seguito agli incidenti ben noti, ma il tempo che, piano piano, scorre. Anche grazie a qualche idea per mantenersi in allenamento.

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Amo il mio Custodian. Ha sempre ragione, non ha scatti d’ira. È implacabile e giusto. Sa quello che va bene per me. Mi tiene prigioniera e mi impedisce ogni comunicazione: niente IM o notecards in entrata o in uscita, niente inventario. E ovviamente niente chat: posso rispondere solo con il biblico “sì, sì” e “no, no”, muovendo la testa, sempre che il mio interlocutore mi stia guardando in quel momento. E mi inchino se devo ringraziare o salutare. Applaudo per esprimere approvazione o ilarità. E posso indicare me stessa o gli altri. Ecco tutto. Qualcuno sa capirmi, altri mi ignorano o mi fanno domande a cui non sono in grado di rispondere.

930499908.jpgTuttavia, visto che ormai mi sto comportando bene e ho imparato a obbedire docilmente agli ordini, mi sono stati restituiti la vista, l’udito e, quel che più conta, il cosiddetto environment (ossia la possibilità di interagire con le cose e le persone, cliccando con il mouse). E questo mi ha fatto balenare una possibile soluzione pratica al fatto che, quando sono sola, il timer del mio casco smette di scorrere verso la mia libertà. Dato che non sono in grado di trattenere qualcuno con la mia conversazione, mi sono detta, perché non dovrei cogliere l’occasione di farlo con la forza? Per cui, durante una visita al salone delle gabbie di Stonehaven, ho acchiappato a tradimento KittyKat Maidstone e l’ho tenuta prigioniera per un’oretta, costringendola a implorare i presenti di venire a chiedere a me pietà per suo conto, e lasciandola andare solo dopo che in cinque avevano votato a favore della sua liberazione.

Come ho fatto a chiedere qualcosa di così articolato? Beh, quando sei muta da giorni ti si aguzza l’ingegno. Mi sono accorta che KittyKat indossava il famigerato Evil Titler, uno script che con una frequenza di 5/10 minuti consente ai presenti di determinare una tag che tu sarai costretta a indossare, scrivendolo sul canale 20. Alla prima chance ho scritto una cosa del tipo “Win si scusa per avermi catturata pur non essendo in grado di offrire un RP decente a causa del suo banishment“, e poi, via via, ho cominciato a usare il titler per rivolgermi ai presenti. Una volta liberata, visto che continuavo a imporre a lei di portare su di sé questi quasi-fumetti destinati agli altri, la povera Kitty ha fatto apparire una scatola magica di sua creazione che visualizzava il testo da me scritto sul canale 30 e, in modo un po’ farraginoso, mi consentiva di farmi capire meglio.

Il metodo ha funzionato fino a quando Beverly Hultsch e Chloe Tomorrow hanno insinuato che la scatola fosse un imbroglio e convinto Kitty a togliermi il privilegio. Beverly ha pagato subito la sua intromissione: dopo aver eliminato la mia scatola delle parole, Kitty le ha fregato le chiavi e me le ha passate con una strizzata d’occhio, sibilando alla sua amica: “Adesso, Bev, goditi il piacere di essere fatta prigioniera di qualcuno che non può parlarti”.

1887251755.jpg488781890.jpg821705507.jpgDovevo scollegarmi poco dopo e mi sono quindi limitata a imporre a Beverly un timer di un’oretta. Ma ho visto che il patio di Stonehaven resta per me l’area ideale per aspettare che il mio banishment finisca. C’è quasi sempre qualche prigioniera immobilizzata e, se non c’è, non mi è difficile trovare qualcuno da legare io stessa per garantirmi quella compagnia che, piano piano, mi avvicina alla libertà. A quanto capisco, il fatto di essere muta e senza volto costituisce, per i miei occasionali prigionieri, un’esperienza particolarmente inquietante. Fra le nuove amicizie, segnalo la dolce Trish Roux, che non si aspettava di dover passare con me tanto tempo e che, una volta liberata, ha preso l’abitudine di venirmi a trovare esprimendo la sua impazienza di potermi finalmente vedere in faccia. Un’altra vittima di buona volontà è la buona vecchia Forrest, sulle cui corde so di poter sempre fare affidamento.

E c’è Backbuttoned, che pur essendo stata rimossa da contatti (e conseguentemente dalla mappa) mi ha ritrovata nonostante tutto. E, ormai da giorni, sta pagando carissimi i cristalli che ha frantumato col suo sconsiderato intervento dell’altro giorno. Ormai ho capito di non potermi fidare di lei, ma mi sono anche resa conto della disperazione che l’ha spinta a fare quello che ha fatto l’altro giorno. E visto che non posso fare a meno di incontrarla, e che ho comunque bisogno di almeno una vittima per tacitare il mio Custodian, ho deciso che posso prendere con una sola fava due o tre piccioni. La tengo quindi ben incatenata sul patio, bloccandole environment, struggle e teletrasporto e, per la quasi totalità del tempo, tenendola strettamente imbavagliata in modo che non possa annegarmi di chiacchiere. Anche se, ogni tanto, le allento il bavaglio lasciando che parta coi suoi monologhi, a cui rispondo solo annuendo o scuotendo la testa. Sono certa che, in queste condizioni, non potrà più nuocere a nessuno – in particolare alle persone a cui tengo di più – e se non impara la lezione stavolta vuol dire che è veramente senza speranza.

L’ultima, gradita, visita che ho ricevuto ieri è stata Melinda Arnahan, che avevo incrociato fugacemente a Villa BDSM e poi a casa di New, e che, in visita sul patio, ha per un attimo lasciato scoperte le chiavi del suo collare. Sarebbe stato un peccato non approfittarne, e le ho subito messo il guinzaglio. Dopo di che, visto che Backbuttoned, nonostante la mia esplicita proibizione, si era rimessa a cercare di liberarsi dalle sue catene, ho passato le sue chiavi a Melinda incaricandola a gesti di farle da guardiana. La reazione di Back è stata quella che mi aspettavo: agitazione scomposta, insulti in IM alla povera Melinda, decine di IM bloccati per me (che, grazie al mio amabile Custodian, io non posso comunque leggere), moltiplicazione dei tentativi di struggle. Ma, dati i precedenti, ho deciso di essere assolutamente inflessibile: Back resterà legata sul patio fino a quando non mi sarà passata l’arrabbiatura e il dispiacere, e le sue chiavi resteranno a Melinda o a chiunque sarà nei paraggi quando lei farà ancora qualcosa  per contrariarmi.

474389352.jpgQuando ho visto che Back sfiniva Melinda chiedendole di rivelarle quanto mancava all’apertura del mio casco (richiesta a cui Mel si è rifiutata di rispondere, seguendo in questo i suggerimenti di Serenella, per lasciarmi nell’incertezza), le ho bloccato anche il canale del bavaglio e l’ho lasciata al patio. Ho portato Mel in un luogo appartato, ho aggiunto al suo collare catene per polsi e caviglie, bavaglio e benda, lasciandola ben assicurata in un luogo sufficientemente lontano da far sì che Back non abbia alcuna speranza di farla impietosire, facendole rivelare cose che lei non vuol rivelare o, peggio, inducendola a liberarla. E vediamo cosa succede, adesso: Melinda ha saputo capire molto in fretta quello che volevo da lei, e mi sembra una preda docile e attenta con cui, quando uscirò finalmente da questo casco, mi farà piacere fare due chiacchiere con calma. E quanto a Back, se le chiavi di quello che indossa appartengono ora a Melinda, quelle del suo collare restano ancora saldamente in mano mia.

Chiudo questo post interlocutorio con due righe di ringraziamento per le persone buone che, nei commenti o con visite in-world, hanno partecipato con tanta sollecitudine ai drammi dei giorni scorsi. Ho ricevuto nei giorni scorsi una lunga lettera, bellissima e molto personale, e sento che, piano piano, sto ritrovando qualcosa di me stessa che avevo perduto. Non so quante ore mi restano, non so se il mio amato Custodian giudicherà di volermi tenere ancora con sé a lungo. Ma so che ora mi sento di nuovo desiderosa di conoscere gente nuova, di buttarmi il passato alle spalle – senza dimenticarlo, ma pronta a reinventare tutto da zero.

Visitando il blog di Spikey ho partecipato a una specie di scemo test per scoprire a quale pin-up assomigliavo. Giuro che non ho barato, e mi sono messa a saltare di gioia quando il risultato è stato quello che segue:

 

You Are Bettie Page
Girl next door with a wild streak
You’re a famous beauty – with unique look
And the people like you are cultish about it

Cosa chiedere di meglio? Bettie Page, un mio idolo di sempre, forse la modella bondage più allegra di ogni tempo, innocente nella malizia e maliziosa nell’innocenza… con quegli occhi malandrini e vivaci, che sanno esprimere la paura della prigioniera e la durezza della carceriera, ma che non dimenticano mai di burlarsi di quello che per lei, anche nelle situazioni più imbarazzanti, è soprattutto un gioco.

Adesso ho voglia di giocare. Ecco. Ma continuo ad amare il mio Custodian – mio scudo e mio orizzonte, mia forza, mio padrone che costantemente mi sorveglia, controlla e protegge.

Se hai un negozio di cristalli, lascia fuori l’elefante

Credevo che le scelte fatte ieri mattina fossero sufficienti a evitare ulteriori drammi. Mi sbagliavo. Ma quando una ferita si infetta, a volte basta incidere più profondamente.

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Non faccio in tempo a mettere online il post di stamattina quando, via mail, lo SPY che mi tiene informata di quello che combina Backbuttoned mi avverte che lei è appena andata nell’unico luogo dove non doveva andare. Che ha incontrato le uniche persone che non doveva incontrare.

Mi ricollego di corsa, con l’idea di tipparla via di lì immediatamente. Ma non faccio in tempo. Ho già sentito più di quello che volevo sentire. E lei comincia a bombardarmi di inviti al TP. Verso una location nascosta, ma che conosco bene, anche perché proprio stamani l’avevo rimossa dai link di questo blog. Una location dove Back sta facendo qualcosa di insensato e, per me, di profondamente disturbante.

Back, lo sapevi bene, il motivo per cui ho rimosso quelle persone dai contatti. Back, lo sapevi bene che ti ho tenuta legata tutto questo tempo per evitare che anche tu le rivedessi. Back, lo sapevi bene che tramite il tuo collare sentivo tutto, come se fossi lì con te. Back, lo sapevi bene che non posso teleportarmi perché il Custodian mi punisce se lo faccio troppo spesso. Tutte queste cose le sapevi bene, Back. Ma sei andata proprio lì, a fare tutto quello che io mi sto sforzando di non fare. E mi hai virtualmente costretta ad ascoltare tutto. E, non contenta, hai voluto a tutti i costi, teleportarmi, perché assistessi alla scena.

Potevo fare una sola cosa. Ho accettato il tuo TP. Il mio Custodian ha cominciato a urlare: a protestare per il TP, a intimarmi di camminare e di non restare ferma lì, ma l’ho ignorato. Ho slegato Costanza dalle corde che le avevi stretto addosso. Ho aperto il tuo collare, ho aperto le tue manette, ho aperto le tue cavigliere, restituendoti tutte le chiavi. Ho rimosso anche te dai contatti. E mi sono teleportata da qualche altra parte. Ad aspettare il verdetto del Custodian, il mio migliore amico. Freddo, giusto, implacabile, matematico.

Avevo un negozio di cristalli. Un terremoto l’aveva devastato. Non credevo ci fosse rimasto altro da spezzare. Invece c’era, e tu hai saputo trovarlo. Bel colpo.