Incubo ad occhi aperti, bendati

Per certe cose, su Second Life, è opportuno frequentare solo le zone cosiddette “Mature“. Ma anche con questa accortezza può capitare di trovarsi in situazioni piuttosto imbarazzanti.

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Le manette serrate sui polsi, dietro la schiena. I gomiti legati strettamente al punto che si toccano. Le caviglie chiuse anche loro da cavigliere ben lucchettate e collegate a una catena agganciata alle manette, che mi costringe a tenere le ginocchia piegate. Sono incaprettata sull’asfalto, con una pallina di gomma cacciata in bocca e tenuta al suo posto da una fibbia stretta. Una sciarpa mi copre completamente gli occhi. E non ho idea di dove mi trovo.

E poi guardo la barra del menu della finestra di Second Life e capisco, all’improvviso. Korea 4? Maledizione: sono finita in una sim di sbarco: una sorta di area di default, non di primo accesso come la Help Island, ma di quelle dove il sistema a volte ti sbatte quando, ricollegandoti, il luogo dove ti trovavi l’ultima volta che hai staccato si rivela non disponibile per un server down o per qualsiasi altro motivo tecnico… Korea 4, ci sono capitata già una volta, è un luogo niente affatto riservato a passatempi come quelli a cui sono abituata. La benda sugli occhi fa sì che io non veda altro che uno schermo nero, ma la mini-map mostra uno sciame di pallini verdi tutto intorno a me – segno che il luogo pullula, letteralmente, di avatar di ogni genere. I quali, dato che non siamo in una zona “Mature”, non sono affatto abituati a vedere ragazze incaprettate che cercano disperatamente di strisciare sulla strada per cercare di rifugiarsi in qualche luogo dove ci sia un po’ meno traffico.

Quando ti trovi legata, in pubblico, in una zona come Stonehaven, magari non sei tanto a tuo agio ma sai per certo che i passanti sanno con buona approssimazione quello che ti è successo e sono pronti a stare al gioco. In qualche caso sanno anche cosa fare per liberarti – e alle brutte ti rapiscono a loro volta, felici di cogliere una vittima già bella e impacchettata da qualcun altro senza dover correre il rischio di prendere l’iniziativa.

Quando ti trovi legata, in pubblico, in una zona dove non conoscono il mondo BDSM, è un incubo ad occhi aperti. Gli avatar non sanno come comportarsi: se ti fanno domande, tu non puoi rispondere in modo intelligibile. Non puoi nemmeno chiedere aiuto perché il bavaglio impasta tutto quello che scrivi e solo gli esperti sono in grado di capire qualcosa. Sento qualcuno accanto a me che mi dice che vorrebbe aiutarmi ma non sa come, e non posso spiegargli (o spiegarle? nemmeno posso vedere se sia un maschio o una femmina). Posso solo agitarmi un poco, tentare di togliermi le manette sapendo che ci possono volere svariate ore. Ringraziando il cielo che Tina non mi avesse spogliata: se fossi nuda rischierei di essere denunciata a Linden Lab, col rischio di essere cancellata da Second Life per comportamenti adulti in una sim non Mature. Non escludo che anche l’essere incaprettata come sono in questo momento possa essere considerato offensivo da qualcuno, e comincio freneticamente a scorrere la lista degli amici online, per vedere se c’è qualcuno che, su invio di un po’ di IM bloccati di allarme, non possa teleportarmi in qualche posto più sicuro.

Poi, e avrei dovuto aspettarmelo, accanto a me si materializza Tine. Ovvio, ero in mano sua pochi secondi fa, e sulla mappa lei vede sempre dove sono. Accolgo la sua comparsa con sollievo: qualsiasi sorte deciderà di infliggermi, sarà sempre meglio che essere azzerata dai tizi di Linden Lab. Che sono Dio, qui, ovviamente, e possono con un gesto cancellare il mio avatar, il mio account, tutti i miei oggetti, tutto il mio passato e tutti i miei ricordi. L’oblio, elettronico ma non per questo meno definitivo. La fine di Win.

d770c3dcee7933b0305eb91d57f40b43.jpgNon questa volta. Tine mi toglie il bavaglio dalla bocca, mi mette il guinzaglio e mi trascina in un’area dove nessuno possa vederci, e mi deride. “Speravo che conoscessi Cerdita, ma non eri registrata nel suo Orb” – frase che sottintende, ovviamente, “…mentre il mio sì!” Rispondo che, sebbene Cerdita sia una cara amica, sono alcuni mesi che non visito casa sua, e forse l’allarme è stato aggiunto da poco. Mentre parliamo raccolgo le chiavi del bavaglio, ma Tine mi apostrofa subito: “Lascia le chiavi del bavaglio, cagna”. Obbedisco immediatamente: inutile fare arrabbiare chi ha già le chiavi delle tue manette in pugno: “S-scusa, Tine”. Passa qualche istante di rassegnata tensione. Poi Tine pasticcia un po’ con le mie manette.

E poi un secondo imprevisto. Il mio computer, ormai un po’ asmatico, si impalla. Crasho, ci metto qualche minuto a ricollegarmi, e quando riesco a tornare online Tine è ancora lì. Ma è chiaro che il malfunzionamento dell’Orb prima e il crash dopo ha guastato l’incantesimo che si era creato – quella magica sospensione dell’incredulità per cui crediamo veramente a quello che succede ai nostri avatar… e siamo convinti di avere veramente l’altro in nostro potere… Oppure Tine si è ricordata di avere qualcosa di meglio da fare? Fatto sta che mi dice “Ma ora ti lascio andare per oggi”. Sento i meccanismi che scattano, i vari legami che vengono assicurati sul mio corpo in modo da non impedirmi i movimenti ma anche da rendermi impossibile di toglierli. Poi il tintinnio delle chiavi che vengono rimesse al loro posto. Nella posizione lock, mi è ora impossibile raccoglierle – mentre chiunque altro può farlo.

“Allora, dolcezza”, esordisce Tine. Io interrompo: “Io… così chiunque può catturarmi”. Lei sorride: “Certo. Ma vattene da questa sim di niubbi”. Mi rimette in bocca la pallina di gomma e la fissa saldamente al suo posto, poi mi congeda: “Sei pronta per andare, divertiti, dolcezza. Spero di rivederti presto”.

La abbraccio, mi abbraccia. E poi sparisce nel nulla.

Buona notte, Tine.

(prossimamente: Bondage Ordeal)

Le schiave di Isabel Schulze

Anche per una Bondage Expert come me, la fuga dalle manette non è sempre garantita. E il ritorno online di Isabel non porta con sé un collare, ma una minaccia ben più grave venuta dal passato.

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Ero partita troppo male, stavolta, e lo sapevo che non potevo farcela. A furia di dibattermi, mentre ancora Moss era lì che mi teneva compagnia, ieri sera ero riuscita a togliermi il bavaglio e recuperare perciò la possibilità di comunicare a distanza con gli IM – ma la stretta delle manette e delle cavigliere era ancora abbastanza salda da impedirmi di uscire dalla cella e magari teleportarmi da Forrest per una serata bollente, o da Samy per fare due chiacchiere. Nessuna delle due era online, comunque, e io mi stavo scrivendo qualche IM con Rossella Pintens, un’amica che avrò incontrato al massimo due o tre volte ma con cui ci scambiamo ogni tanto opinioni a distanza sul concetto di bondage.

Rossella sembra abbastanza interessata all’evoluzione che il mio modo di giocare sta avendo. Ha sempre un po’ disprezzato la mia tendenza a cercare di liberarmi dai legami, liquidandolo come mera “escapologia” e di fatto sostenendo che il bondage è altro. Ecco un estratto della nostra chiacchierata la sera del 26, subito prima che Isabel mi imbavagliasse, di fatto stroncando la nostra comunicazione.

[2008/03/26 12:12]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Intanto pero’ a me mi ha acchiappata una tipa…
[2008/03/26 12:12]  Rossella Pintens: ma tanto te ti liberi in un baleno
[2008/03/26 12:13]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Tsk tsk… ho messo un plugin con cui mi possono togliere TUTTI gli struggle con un clic…
[2008/03/26 12:13]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: E la tipa che mi ha preso ha creato degli script che rendono le manette “no escape”…
[2008/03/26 12:13]  Rossella Pintens: secondo me è una strada particolare quella sulla quale ti stai avventurando
[2008/03/26 12:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Davvero?
[2008/03/26 12:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Essere un bane mi ha turbata parecchio
[2008/03/26 12:14]  Rossella Pintens: si perchè ovviamente stai andando verso l’impossibilità di scappare
[2008/03/26 12:14]  Rossella Pintens: cosa possibile
[2008/03/26 12:15]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Eh…
[2008/03/26 12:15]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: E’ quello che mi piace… provarci e non riuscire
[2008/03/26 12:16]  Rossella Pintens: :):)

Un altro paio di battute e Isabel mi aveva messo il bavaglio (Rossella aveva commentato laconica: “Perfetto. Fine della radio”). Lei intende il bondage come donarsi a qualcuno. Io no: non posso andare da una persona a chiedere di legarmi… mi sembrerebbe di legarmi da sola e non sarebbe una vera perdita di controllo. Ed è anche per questo che non fisso regole, non comunico i miei limiti e non uso la Real Key, tenendola per i casi veramente di emergenza. Perché altrimenti il gioco non vale. Il giorno dopo, eliminato il bavaglio, la nostra conversazione è ripresa

[2008/03/27 12:00]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Salutino veloce che sono riuscita a togliermi il bavaglio
[2008/03/27 12:00]  Rossella Pintens: mi fa piacere
[2008/03/27 12:00]  Rossella Pintens: grazie del saluto :)
[2008/03/27 12:01]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Mi era spiaciuto interrompere a meta’, ma la Isabel ha deciso cosi’
[2008/03/27 12:01]  Rossella Pintens: capisco :)
[2008/03/27 12:01]  Rossella Pintens: ma tutte te le trovi?
[2008/03/27 12:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: In realta’ e’ lei che ha trovato me… tempo fa avevo catturato e tenuto per un po’ legata una tizia…
[2008/03/27 12:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Poi e’ venuto fuori che costei era una sua schiava… e forse in effetti addirittura un suo avatar alternativo!
[2008/03/27 12:02]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Quindi puoi capire, me l’ha giurata
[2008/03/27 12:17]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Azz, arriva la tipa che avevo legato e che probabilmente e’ l’alternavatar di Isabel! Saluto finche’ posso farlo

L’avatar sopraggiunto nel frattempo si chiama Tine Rhode. Tanto tempo fa aveva rapito me e Samy insieme mentre provavamo non so che nuove manette, e ci aveva fatto vedere i sorci verdi, separandoci e trattenendoci per un po’ in un dungeon che non conoscevamo. Mi era capitato di incontrarla di nuovo a Stonehaven e, con un colpo segreto, ero riuscita ad addormentarla per una ventina di minuti – tutto il tempo per ammanettarla, metterle un collare e catene pesanti, un bavaglio, e chiuderla in una gabbia in un sotterraneo. Esaltata per il colpaccio, non so nemmeno cosa mi aveva preso… ma avevo fatto in modo di tenere d’occhio le volte che lei si trovava online, e andare ogni tanto a vedere come andava la sua lotta coi legami per lucchettarla nuovamente ogni volta che, dopo ore di tentativi, era lì lì per liberarsi. Fino a quando, in un momento in cui io ero caduta prigioniera di qualcun altro, mi era piombata addosso Isabel con intenzioni bellicose e io avevo appreso che Tine era una sua schiava, e che forse addirittura era una sua seconda personalità, diciamo così. Con un trucchetto poi Tine era riuscita a farmela pagare tenendomi alla corda per un paio di giorni, fino a quando mi aveva abbandonata al mio destino, consentendomi finalmente di slegarmi e fuggire.

6af72e7fca1a8f4acfc5f5fc9f232a1f.jpg Tine mi si avvicina e sorride sardonica, ma non riesce a mettere le mani sulle mie manette (le chiavi le ha tenute Isabel) e si allontana silenziosa. Isabel arriva qualche minuto dopo, scopre a che punto sono arrivata nella mia lotta per liberarmi, mi mette un guinzaglio e dice che è tempo che io conosca le mie nuove coinquiline. Trascinata per lunghi corridoi, mi trovo alla fine sulla spiaggia tropicale che circonda casa sua, vicino a due ragazze che l’aspettano inginocchiate: si chiamano Sandrine e Fuu e sono due delle sue schiave. Parlano tutte tedesco, fra di loro, e la lingua per me incomprensibile aggiunge al senso di impotenza che mi attanaglia.

Isabel dice loro che io resterò lì per settimane, forse mesi. Le ragazze mi consigliano di avvertire gli amici più cari con un IM finché posso ancora farlo. Fuu si scollega poco dopo, mentre Sandrine viene legata, nuda, a quattro pali piantati sulla spiaggia. Isabel mi stringe di nuovo le manette e le cavigliere, annullando con un click ore di sforzi per allentarne la morsa, e mi blocca, impedendomi qualsiasi interazione. Poi lascia le mie chiavi sulle manette per allontanarsi, abbandonandomi legata a un guinzaglio che si direbbe attaccato alle parti intime di Sandrine. Evito di fare domande o di approfondire l’impressione.

Poi Isabel si scollega e io rimango a parlare con Sandrine. Per poco tempo, tuttavia, perché di lì a poco ricompare Tine. Scambia due chiacchiere di cortesia, ma sappiamo tutte e due cosa è venuta a cercare. Poco dopo, infatti, raccoglie le chiavi che Isabel le ha gentilmente lasciato sulle mie manette e mi trascina via al guinzaglio annunciando di avere intenzione di vendermi a una mia vecchia mistress per la misera cifra di 1 L$. Sparisce lasciandomi lì bendata, quindi mi manda un teletrasporto con destinazione misteriosa. Impossibilitata a fare altro, accetto. E a questo punto succedono un paio di cose impreviste.

58815bca5c223253f0c2ba99d8ec28c6.jpg Prima cosa: anche se sono bendata, la finestra di Second Life mi informa del luogo dove mi trovo. Tine mi ha teleportata a casa di Cerdita – proprio quella mia cara amica che qualche giorno fa ho vanamente tentato di trasformare in bane, e che ha una splendida villa sul mare, con una ricchissima collezione di gabbie e strumenti di restrizione. Cerdita è offline, o comunque altrove, però.

Seconda cosa: la casa di Cerdita ha anche lei un Orb di sicurezza come quello che Isabel aveva messo accanto alla mia cella… ma a quanto pare questo funziona benissimo. Il mio nome non è registrato fra quelli autorizzati e una voce minacciosa mi intima di andarmene entro 30 secondi. Non sono in grado di fare niente in quei pochi istanti, e poco dopo il meccanismo scatta implacabile. Mi ritrovo nel limbo dell’iperspazio, proiettata verso chissà dove. Legata mani e piedi, bendata e imbavagliata.

(Prossimamente: Incubo ad occhi aperti, bendati)