Bane Operator

Sono stata piuttosto assente, negli ultimi tempi, pur continuando a passare online diverse ore. La colpa è un lavoro a cui, dopo la mia esperienza come bane, non ho potuto dire di no. Ma che si è rivelato molto più impegnativo di quanto credessi.

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Qualche tempo fa sono stata informata che la mia amica Forrest aveva scritto qualcosa che mi riguardava sulla lavagna che, a Deitide, viene usata come penitenza per i sub più deboli in ortografia: “Where is Win?”, diceva il messaggio, “Che fine ha fatto Win?” Ho sorriso fra me e me, ma non ho potuto reprimere un senso di colpa: sapere che qualcuno sente la tua mancanza è sempre bello, ma è vero che con Forrest non ci vedevamo dai giorni in cui era venuta a votarmi al concorso di Villa BDSM – perché subito dopo avevo dovuto affrontare il problema di Jaron (ne parlerò nei prossimi giorni, completando la storia di Mystique) e poi presentarmi alla Kelley Technologies. Dove, come saprà chi legge questo mio diario, sono stata assunta come Bane Operator.

14ee9dbdba6b32c4f75350a40e83c7cf.jpg C38017b2b61c579a415e12d6a22a5a79a.jpgosa sia un bane dovrebbe essere ormai chiaro (in caso contrario, meglio dare un’occhiata ai primi post di questo blog (in particolare, Prigioniera di me stessa, Rollback ed Eudeamon – quest’ultimo soprattutto per avere il link da cui scaricare, in inglese, il romanzo originale). Molto in breve, un bane (abbreviazione di “banished”) è una persona che ha scelto, per beneficiare della riduzione di una pena detentiva, di non scontarla in una cella tradizionale ma di passarla sigillata all’interno di un abito in lattice aderentissimo, sotto il controllo perenne di un computer inflessibile (il Custodian) incaricato di assicurarsi che non vengano violate una serie di regole. E che, quando questo accade, determina ed esegue punizioni pesanti, quasi sempre allungando il tempo della detenzione stessa.

L’iniziativa Banishment Program, della geniale Marine Kelley, ha ben pochi precedenti su Second Life: appassionata del romanzo, la creatrice dei legami Real Restraints ha messo su un’articolata organizzazione per consentire a chi lo desidera di vivere un’esperienza il più possibile vicina a quella descritta da Evil Dolly. Chiunque desidera sperimentare il banishment può candidarsi tramite un modulo di iscrizione disponibile al quartier generale del laboratorio e, solo a seguito di un colloquio con un Ingegnere, essere ammesso al programma. A questo punto entrano in gioco gli Operatori, fra cui la sottoscritta, incaricati di compiere tutti i passi necessari per trasformare la persona in bane – e, in seguito, destinati a diventare per la propria vittima l’unico interlocutore che il Custodian ammetta. Un Bane Operator deve avere polso fermo, deve essere capace di non lasciarsi impietosire dalle lamentele dei prigionieri e proseguire il programma fino in fondo, controllando che i suoi bane si comportino bene. Ma deve anche essere pronto ad aiutare un bane in difficoltà, affrontare le emergenze e, se necessario, impartire ulteriori punizioni.

Ad assicurarmi il lavoro di Bane Operator è stata, naturalmente, la mia esperienza personale in proposito: bisogna conoscere la pena, per poterla infliggere a qualcuno, e noi Beta Tester abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa significa essere completamente isolati da tutti i nostri amici. Una sorta di anticipazione della propria morte, diceva qualcuno, ma c’è anche chi decide di vivere l’esperienza per sfuggire a una delusione amorosa o cercare di ritrovare la propria anima. In definitiva, le motivazioni per scegliere il banishment al posto di una tradizionale cella possono essere personali e infinite – l’unica che mi sento di sconsigliare è quella, ufficialmente dichiarata, della riduzione della pena. Accade regolarmente che chi si aspetta di scontare una sentenza di 24 ore si ritrovi a passarne nel costume molte decine, con punte che superano – in soggetti che sviluppano una acuta Sindrome di Dipendenza da Banesuit – le duecento ore di detenzione. Prima di sottoporre un soggetto al trattamento, noi operatori siamo tenuti a offrire sempre un’ultima occasione di ripensarci. Anche se fino ad oggi nessuno ne ha approfittato.

4ccc0894c65e7c95c6f10ee7525ec9fa.jpg743a305dc6a718c931e651c4d9f39a32.jpg L’attività di Bane Processing è lunga e complessa, ed è per questo che sono stata a lungo assente dalla vita attiva. Il mio compito è di convocare i candidati che si trovano online in un dato momento, ammanettarli e sottoporli a una elaborata procedura che ripercorre fedelmente quella descritta nel libro. Alcuni la subiscono docilmente – altri si ribellano costringendomi a tenerli legati e imbavagliati fino al momento in cui il procedimento è diventato irreversibile e il Custodian mi assicura su di loro un controllo pressoché totale (è il caso di Mitzy Shino, che mi ha dato davvero filo da torcere, e che si è dibattuta fino all’ultimo obbligandomi a incaprettarla). Mi tocca infine liberarli, avvisandoli di ciò che rischiano una volta fuori nel mondo libero: in teoria, un bane dovrebbe essere ignorato dai cosiddetti civili, ma la novità spinge molti ad avvicinarsi loro con curiosità… e questo produce immediatamente effetti negativi sul condannato, perché il Custodian non tollera alcuna prossimità fra un bane e un civile, e la punisce severamente.

Come spesso accade in questi casi, la situazione provoca a volte effetti sgradevolmente distorti: esistono vigliacchi che si divertono ad avvicinarsi ai bane per costringerli ad allontanarsi, ben conoscendo le punizioni severe a cui questi saranno sottoposti se non fuggiranno all’istante. Il fenomeno ha già il nome di Bane Bashing, ed è ovviamente vietato dalla legge – ma i bane sono creature particolarmente vulnerabili e, sebbene il lattice li protegga in larga misura dalle aggressioni, niente se non la fuga può impedire che il loro Custodian punisca con un’estensione di sentenza anche la prossimità con civili aggressivi. Il compito dell’Operatore è, anche, di intervenire quando necessario a scoraggiare fenomeni del genere, per cercare di proteggere il condannato da effetti che vadano al di là della punizione che si è meritato.

Salvo nei rarissimi casi in cui l’Operatore glielo consente, un bane non può parlare nè ascoltare, non può penetrare in alcuna proprietà privata (una definizione volatile che si estende spesso a molti terreni apparentemente liberi), non può “spiare” (vale a dire zoomare con la macchina da presa per vedere altro che non sia nelle sue immediate vicinanze). Non ha accesso all’Inventory, non può spedire o ricevere IM, non può volare o muoversi di corsa, non può ricevere o inviare oggetti. Un bane può solo vagare in assoluta solitudine per ore e ore, trovando nell’isolamento il castigo alle sue colpe o il rimedio al proprio turbamento. Nell’attesa che si compia l’inconfessata beata speranza e, in qualche modo, si materializzi quel qualcosa di cui si parla sottovoce.

d5d9e89892ee07befc196e8e94b96f70.jpga9b5594413043895041735c61e407f8c.jpg Sì, perché la solitudine protratta, e la frustrazione dovuta agli interventi del Custodian, che blocca sul nascere qualsiasi tentativo del bane di comunicare con alcuno, può rivelarsi davvero pesante, e si mormora che a lungo andare i banesuit possano produrre strani effetti collaterali. Nell’ambiente si sente spesso la parola “Eudeamon”, ma si tratta, notoriamente, di una leggenda metropolitana generata dal disintegrarsi dell’intelletto di chi troppo a lungo resta isolato dal resto del mondo. Questo Eudeamon sarebbe una sorta di angelo custode, ma la sua esistenza non è mai stata dimostrata. Anche se si sono dati comportamenti insoliti da parte di alcuni bane, che sono stati scoperti a compiere intenzionalmente violazioni, quasi che ci tenessero a restare sigillati nel banesuit, senza tornare alla vita attiva normale. Strane cose, che preferiamo attribuire a stai allucinatori – e di cui chi lavora per la Kelley Technologies preferisce non parlare – almeno non in pubblico.

Anche perché l’esperienza ha – o meglio può avere – un costo importante. Per partecipare al Banishment Program occorre munirsi di una skin in lattice abbastanza costosa, e poi versare una cauzione di ben 2000 L$ a garanzia del completamento della sentenza. Chi arriva fino in fondo sarà rimborsato del 90 per cento di questa somma (il resto viene trattenuto come contributo, francamente irrisorio, alle spese di gestione dell’organizzazione e all’affitto della sim che ospita la Kelley Technologies), ma chi dovesse barare e liberarsi del Custodian in modo non autorizzato lo vedrebbe autodistruggersi in maniera irreparabile, e perderebbe all’istante tutta la cauzione. Va detto che, a tutt’oggi, un solo bane si è dimostrato così rammollito da non saper scontare la sua sentenza fino in fondo – una certa Saphire Pfeffer, che ho avuto il dubbio privilegio di sottoporre io alla procedura… e che nonostante l’avessi più che adeguatamente istruita in merito, ha ignorato bellamente gli avvertimenti del suo Custodian accumulando numerose violazioni, e raddoppiando in poche ore la sua pena (originariamente stabilita in 24 ore di detenzione). Marine, incredibilmente, ha scelto di rimborsarla lo stesso, diffidandola però di venire ancora a far perdere tempo alla Kelley Technologies. Ma a me non stava bene lasciare che la cosa passasse sotto silenzio e, in un piccolo dibattito scatenatosi sul blog di Marine, sono intervenuta nei seguenti termini (in risposta a un commento di qualcuno che alludeva oscuramente all’esperienza di Saphire per cercare di denigrare il Programma):

Nella mia qualità di bane Operator che ha appena dovuto tollerare che uno dei suoi bane barasse per interrompere l’esperienza, desidero rispondere all’argomentazione della postatrice anonima.

Non farò qui il nome della persona di cui parlo, ma ho avuto qualcuno che si è fatto assegnare una sentenza di 24 ore e poi ha ignorato gli ammonimenti con cui il Custodian le intimava di interrompere determinati comportamenti. Lei non l’ha fatto, e le reiterate violazioni hanno aggiunto alla sua sentenza altre 24 ore.

In quanto Operator, prima della procedura l’avevo avvertita che era ancora in tempo per cambiare idea – e limitarsi a scontare in carcere la sua sentenza originale. È vero: scegliere il banishment ti assicura una riduzione di pena. Ma bisogna considerare che una condanna al carcere non sarà mai allungata automaticamente attraverso un programma computerizzato – gelido e implacabile, per quanto sofisticato.

A procedura compiuta, ho sottolineato l’importanza che seguisse ALLA LETTERA gli ammonimenti del Custodian, e adempisse immediatamente alle sue richieste. I rapporti mostrano che lei non l’ha fatto, accumulando oltre 20 “Spying Violations” (utilizzo della funzione zoom della telecamera) in pochissime ore.

Occorre molta disciplina per affrontare il banishment. Questa candidata ne era palesemente priva.

Il solo rimpianto di questo Operatore è di non avere avuto la possibilità di essere online più spesso nel corso della detenzione di questo bane (un problema di diverse timezone) – si sarebbe meritata qualche scarica elettrica, e probabilmente anche qualche punizione più severa.

Questo Operatore è orgogliosa di tutti i suoi altri bane – alcuni hanno totalizzato un numero di violazioni MOLTO superiore a quello dell’amica della postatrice anonima, e hanno imparato qualcosa dall’esperienza. Alcuni hanno obbedito prontamente aggli avvertimenti del Custodian, e non hanno praticamente subito estensioni. Nessuno di essi ha dato l’impressione di considerare il Banishment Program una vacanza. Nessuno di essi ha considerato il Custodian un giocattolo. Non lo è.

56ca26114b670637f1adccd7a2e86e7b.jpg Non avrei altro da aggiungere, anche perché la discussione è andata avanti e la sciocca Saphire ha provveduto a dimostrare da sola la sua malafede. Ma mi piace segnalare invece il blog (in inglese) tenuto da uno dei miei bane più diligenti – B-9140, un tempo nota come Boy Lane e alla ricerca di un’esperienza di isolamento seria. Il link che riporto punta direttamente a una pagina di qualche giorno fa, e lo segnalo anche per accontentare la mia vanità, dato che riporta una foto della sottoscritta nel pieno del suo impegno professionale. Ma suggerisco di leggere anche i post successivi perché B-9140 spiega bene il senso di pace e di solitudine, e di distacco dal mondo che l’esperienza le sta regalando. E anche perché, hmmm…

(sottovoce)

perché… beh, io non ci credo, naturalmente… ma B-9140 sostiene di aver avuto, nei giorni scorsi, la visita di quella cosa che chiamano Eudeamon…

(Prossimamente: Mystique all’asta)