Batticuori

Qualche dialogo, qualche rapimento, qualche appunto su cose che, nei giorni scorsi, ho fatto per la prima volta. In attesa di capire se sono i contraccolpi temporanei del mio lungo banishment, oppure un sostanziale cambio di atteggiamento.

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A me il film Frantic di Roman Polanski non ha fatto una grande impressione, lo confesso. Ma c’è una scena che, quando l’ho visto, si è scavata un angolino nella mia memoria emotiva e ci è rimasta attaccata tutti questi anni. Non l’ho mai rivista e non ricordo assolutamente il dialogo esatto, ma ricordo bene la situazione. Harrison Ford, la cui moglie è scomparsa misteriosamente durante una permanenza a Parigi, cerca di descriverla ai poliziotti con la massima precisione possibile. Si capisce bene che, mentre parla, la sta pensando intensamente, che la “vede” con la memoria e con il cuore. Solo che gli sbirri che stanno raccogliendo le sue parole non conoscono la donna e si capisce benissimo che, nella trascrizione del verbale, si sta perdendo tutta la verità. Quella descritta nella denuncia di scomparsa, chiaramente, non sarà la donna in carne e ossa e sangue a cui Ford sta pensando, ma solo un freddo identikit, generico e fungibile, uguale a milioni di altri.

Certo che io, qui, non ho il filtro di qualche agente polizia: il mio verbale me lo scrivo da sola e i limiti di quello che riesco ad esprimere sono solo miei e non posso imputarli a nessun altro. Eppure mi rendo conto che ci sono cose che non posso e non voglio raccontare nei dettagli, perché so che non sarei in grado di resituirne le sfumature senza scrivere pagine e pagine noiosissime per chi dovesse leggere… e per farlo dovrei passare più tempo a scrivere che a vivere. Invito quindi l’eventuale lettore a passare senz’altro al prossimo post, saltando a piè pari questo… nel quale cercherò solo di annotare, per mia memoria, i momenti più intensi di incontri vissuti nel corso della scorsa settimana… in un lento e bellissimo riscoprire alcune persone per me centrali che non vedevo da troppo tempo, cercando di capire se e quanto sono cambiata nelle ultime settimane, cosa sia accaduto di irreversibile, cosa si può invece ritrovare. Cosa va reinventato da zero. In capitoletti.

1551373416.jpgBentornata, Belias

La persona che mi ha fatto soffrire di più è anche quella che ho fatto soffrire di più io. Lo temevo e ne ho avuto una conferma diretta durante la prima di alcune lunghe chiacchierate. Il giorno in cui ti ho rimossa dai miei contatti è stato uno dei peggiori anche per me, lo sai. E sai anche quali fossero le mie intenzioni: proteggere me stessa in un momento nero, ma anche cercare di evitare che quel nero stingesse troppo anche su di te e su chi ti stava vicina. Non so ancora se ho fallito o se sono riuscita a minimizzare i danni. So che nei giorni seguenti ho continuato a digitare il tuo nome sul search, a sentire una fitta di dolore unita a un senso di sollievo ogni volta che vedevo che, non avendoti più fra i contatti, non avevo modo nemmeno di sapere se fossi online o meno. So che ho apprezzato che tu non mi scrivessi più nemmeno una riga, dopo quella mia decisione così improvvisa. So che quando, nelle ultime ore del mio banishment, mi hai inviato una tua fotografia, il cuore mi ha fatto una piccola capriola. Hai fatto tu il primo passo chiedendomi di nuovo di aggiungerti e te ne sono grata. Posso immaginare come sia difficile chiedere friendship a una stronza che ti ha cancellata e, se ho esitato un attimo ad accettare, è solo perché mi sono, per un attimo, chiesta come avrei potuto fare
a ribaltare la sensazione. Avrei voluto cancellare la tua richiesta senza che fosse un rifiuto, per poi essere io a chiederti amicizia – ed espormi a un tuo rifiuto che avrei compreso benissimo. Invece non ho potuto che accettare chinando la testa, con gratitudine, felice dell’umiliazione di dover riconoscere che ti stavi dimostrando più generosa di me. Non so cosa sarà di noi due, Belias, ma sono davvero felice di vederti di nuovo nella lista dei miei contatti. Come ho detto a qualcuno che conosciamo entrambe, sentivo come profondamente sbagliato avere una lista di amici così lunga e sapere che per colpa mia ne mancavano due persone così importanti.

1743313736.jpgFinalmente, Rossella

Mesi e mesi che ti ronzavo attorno, Rossella, da quella volta che con Samy mi trovavo a Pak e che rimasi affascinata dall’attitudine che esprimevi nel tuo profilo. Sono un’avida lettrice di profili, io. Non mi capacito di chi li ignora. Ma da allora, se si eccettua una brevissima visita a una tua gabbia, e un veloce ma intenso scontro di volontà, eri rimasta per me una specie di voce della coscienza con cui confrontarmi a distanza in momenti di dubbio, un reagente con cui mettere a confronto le mie esperienze, spesso molto distanti dalle tue, per capire cosa davvero volessi in quel momento, cosa davvero stessi cercando. Come sai, sono ancora in cerca. Ma sai anche che, senza aver perso la Win ribelle di un tempo, determinata a fuggire a qualsiasi costo da qualsiasi manetta, esiste ora anche una Win più docile. Domata in parte da Belias, non potrei mai negarlo. Ma domata anche dalla goccia cinese di lunghissime discussioni in privato e in pubblico, fra l’escapologia e il bondage del cuore, fra le emozioni nei roleplay alla Cerdita, che partono come simulazione e poi diventano vere, e quelle vere dell’abbraccio delle corde, che poi si traducono in roleplay attraverso gli emote. Mi hai insegnato, o mi stai insegnando (o forse soltanto mi aiuti a ricordare) che le regole qui non esistono ma che esiste solo quello che ci si sente di fare. E che non esiste modo più sicuro di legare a te una persona che lasciarla andare, spingerla fra le braccia di qualcun altro quando senti che ne ha bisogno. Pronta però, quando finalmente arriva il momento, ad afferrarle i polsi, piegarli delicatamente dietro la schiena e ammanettarli strettamente. Dopo aver quasi perso l’occasione a causa di una breve sperimentazione del FreeZee di Serenella, quella sera del trenta luglio non ho pensato per un attimo a cercare di slegarmi, ben prima che la tua voce ferma mi dicesse: Quando sei con me non esiste struggle, tug o squirm. Ti posso liberare dopo un minuto, dopo un’ora, o un giorno. Ma lo decido io. Ho annuito, in silenzio, come avevo fatto solo con un’altra persona. Controlla le chiavi, mi hai detto, dopo avermele restituite, quando veramente abbiamo capito che era ora di staccare e andare a dormire, controlla tutto.  Potevo risponderti solo come ho fatto: No, non controllo niente, non ne ho bisogno.

776932737.jpgMi manchi sempre, Samy

Non pensavo che ti avrei rivista prima di settembre, per i motivi che tu sai e che io posso solo intuire in parte, fingendo di credere che vada tutto bene come coraggiosamente mi dici, sperando dentro di me che tutto vada bene sul serio. Invece sei ricomparsa a sorpresa e qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento non potevo non venire, di corsa, nel nostro posto delle sedie. Per raccontarti tutto quello che mi era successo nelle ultime settimane, aggiornarti sugli ultimi gadget acquistati, rimpiangere che non avessi accesso a un computer abbastanza decente da consentirti di fare clic su di me, esaltarmi nel vedere che per la prima volta, dopo tanti mesi, indossavi di nuovo manette e legirons. So che non saresti scappata, mentre ti annegavo con le mie chiacchiere. Ma so anche che avere avuto l’occasione di impedirtelo con la forza dei Real Restraints ha reso per me la serata particolarmente indimenticabile. Win, non ti eclissare, mi hai detto mentre quel tizio ti stava addosso e ti tempestava di IM ignorando il fatto che stavamo insieme. Non c’è pericolo, Samina: lo sai che per te ci sono sempre, che il tuo salvataggio dalla Nestler resta uno dei momenti più emozionanti della mia Seconda Vita, che parlare con te anche per poco mi illumina nei momenti più cupi, mi rende un po’ di equilibrio, mi rende tutto più facile aiutandomi a non perdere di vista il fatto che siamo qui, soprattutto, per divertirci.

686183019.jpgYou’re mine, Mystique

I’m no good at being a domme, you said to me at point blank on that night of July 31st. And I could not help but being surprised. You have endured the tightest restrictions, you’ve been kept in the deepest dungeons, in the darkest isolation, leashed to every post that ever existed, banished, gagged, hogtied, sold, used and abused in every possible way. And I have wanted you since I first met you – no, let me rephrase that, I have wanted you since you started giving me your Stockholm novel to read… but I could never find the domme in me to hold you as tight as you would need. When you wanted free from Jaron last time and became a Baroness shopping for slaves and servants, I was shocked and excited. Ownership can be mutual and if I could not own you, I thought, I might as well be owned. However, as usual, life proved to be what happens to us when we are planning something else: when you were trying to fill your vacant cells in Chamcook, I was being held by someone who loved me too much to sell me to you. Then all hell broke loose around me, and too many things happened that I had no control over whatsoever – by the time I was free to visit again, things and moods had changed for you again. When we met on the patio and saw you with your cuff keys hanging out, sadly, because nobody had seized them, I realized not many people would dare kidnapping the Baroness you have become. And I knew I could do it, instead… I had to, out of respect of the Win who almost surrendered her freedom for you once… and I also knew that I really really wanted to. Restraining you is so simple and yet so hard. I am aware of your weakness against the temptation to cheat out, I know our radical timezone differences make it very difficult for this to work out. And I know we have a relationship that’s probably too complex to be handled in the usual domme/sub schemes – provided such schemes even exist. But you should know I will be in Chamcook much more often now, and that all my love for you won’t make me any keener on ignoring your lack of discipline, Mystique. And I don’t expect you to ever complain again because you have been unrestrained for too long a time. You are much more likely to complain about the opposite. Besides, it is time for you to start writing again.

1981193985.jpg889753659.jpgQuesto è solo l’inizio, Backbuttoned

Backbuttoned, mi hai ossessionata per settimane, mentre ero in mano a Belias, chiedendomi di legarti quando non riuscivo nemmeno a slegare me stessa. Mi hai fatto venir voglia di tirare capocciate nel muro ogni volta che cedevo e che, poco dopo, ti rivedevo liberata da qualche Real Key malandrina eppure ancora ansiosa di porgermi i polsi in quello che mi sembrava un teatrino insensato. Hai contribuito al caos nei giorni più brutti della mia Second Life, e per finire me ne hai fatta una talmente grossa che ho cercato di rimuoverti per sempre. Ho scritto di te cose terribili, su queste pagine, e non ne rinnego nemmeno una. E da quel giorno so di essere stata, con te durissima – come non lo sono mai stata con alcuno. Tu sei rimasta, nonostante tutto, accettando fino a questo momento qualsiasi castigo o restrizione: restando ore in ginocchio ad aspettare che il mio banishment finisse, chinando la testa quando cedevo le tue chiavi a qualcun altro, restando online muta e obbediente quando ti inibivo non solo gli IM ma anche il canale del bavaglio. Hai subito da parte mia e da parte di tante persone che mi vogliono bene l’ironia, la condanna, il rifiuto, il silenzio, l’isolamento, l’esclusione – e non sei scappata nonostante tutto. Hai continuato a commettere qualche errore: a fare struggle al mio cospetto anche quando non te lo permettevo, a comparirmi all’improvviso accanto in un momento che discrezione avrebbe voluto rimanesse privato, a cercare di contattarmi prima che ti autorizzassi. Ma devo ammettere che il collare che ti ho stretto sul collo è rimasto, da allora, intatto. E ho la sensazione che, lentamente, qualcosa in te stia cambiando. Mi sbaglio? Ne riparleremo questa settimana. Perché ho pensato alla proposta che mi hai fatto e sto considerando seriamente di accettarla. Ma a una serie di condizioni su cui sto riflettendo in questi giorni – regole molto dure che deciderò io, che non sono negoziabili e che costituiranno per te una prova molto difficile. Saprai superarla, Backbuttoned? Qualche tempo fa avrei sperato di vederti fallire, ora scopro che sto cominciando ad augurarmi il contrario.

(Prossimamente: MossTP)

Batticuoriultima modifica: 2008-08-05T07:00:00+02:00da winthorpe
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