La lettera

L’avevo annunciata, eccola. La lettera ricevuta ormai qualche giorno fa, quando ero ancora nelle mani di Jaron. Una lettera sincera e appassionata, che mi spinge a riflessioni difficili. E che arriva in un momento di profonda incertezza.

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Win, faccio presto, o per lo meno spero.
Verrò ancora a Stone. Frequenterò ancora Stone. E leggerò ancora il tuo blog.
Ma sono un po’ stufa.
Lo sai che sono sincera, lo sono sempre stata, non ti ho mai nascosto le mie emozioni, il mio bdsm più tradizionale, le mie passioni.
Detta brutalmente mi accorgo che ho ragione un’altra volta. Dopo averti letta, sì. Piano piano ti stai rendendo conto che ci sono risvolti diversi e che il rapporto D/S non è solo giocare ad acchiapparella e a rubarsi le chiavi.
Mi dispiace purtroppo di un’altra cosa. Il tuo meraviglioso blog sta creando dei mostri. Gente senza cuore che se ne crea uno di plastica e assurge a protagonismi assurdi. Miti pixeliani che nascono e vengono coltivati dalle ragazzine indifese e perpetuati. Gente che con tutto il rispetto, non dovrebbe nemmeno spazzare i cortili di una scuola di adolescenti e che invece sembra diventata protagonista assoluta del bondage italiano. Mancano solo gli scatti dei fotografi e i sorrisi per i flash. Dite cheese…..anzi in italia parliamo italiano per favore….dite cessi…….
Scusa sto diventando pesante.
Ma vedere i tentennamenti e i piagnistei ingenui di una bimba (…) soffocati dall’insano protagonismo di certe persone e  assistere ogni giorno che passa a puntate di una soap opera inesistente dove tutti acchiappano tutti, mi ha un pò stancata. Anche perchè non se ne vede il fine.Ok ti acchiappo, ti lego…..e POI? E poi che succede, Win? Io nel mio BDSM lo so che succede…ma voi cosa fate? Vi tenete legate….d’accordo. E poi? Poi vi lasciate…….e allora, a che serve?
Win non ci nascondiamo dietro un dito. E’ l’ennesima prova che un bdsm cosi’ è monco. Inconcludente. Inespresso. Incompiuto come un’opera classica rimasta nei cassetti per la morte dell’autore….
Io sono stata legata in RL. E ho legato. La cosa mi ECCITA, Win. Ma mi eccita sessualmente e lo fa anche con tutte voi. Però nessuno lo dice. Il sesso in BDSM non è necessario, ma il piacere sì. E se sei legata shibari con i nodi in posizioni particolari, lo provi. E se hai un rapporto di cattura come lo intendo io, pure. Voi lo soffocate, riconducendo il tutto a un gioco. E infatti poi spuntano le contraddizioni perchè sfocia nello piscodramma collettivo. Tu piaci a me, io piaccio a un’altra che pero’ preferisce una terza. Le cose iniziano a farsi pressanti. Facciamoci male.
Prima o poi la gente certe domande se le fa. E la principale è: a cosa serve tutto questo soprattutto se ha una struttura importante piena di corde, bavagli e collari e poi si riduce ad acchiapparella……che fine ha?
E allora vedi le menti più pronte e mature (…) che cercano qualcosa di diverso, finalmente. E quelle più fragili (…) che vagano impaurite.

0d7087274b1009f23bf4c9b30cd9a67b.jpgHo riproposto la lettera quasi integralmente, così come l’ho ricevuta. Gi unici interventi che ho fatto – segnalati da “(…)” – sono stati di rimuovere qualche riferimento troppo personale a singole persone, perché la questione non si riduca a una specie di atto di accusa a questo o a quella. Non è questo che desidero, e non è questo, credo, che voleva dirmi chi questa lettera me l’ha spedita. Qualcuno di cui, allo stesso modo, non intendo rivelare l’identità, ma che mi ha dimostrato e mi dimostra ancora un affetto e un’amicizia fuori dal comune.

Anche per questo, ci tengo a cercare di rispondere a qualcuno dei punti sollevati. Mi è difficile, francamente, credere che questo mio piccolo diario online possa davvero provocare tanti danni. Nessuno che vi venga nominato può davvero diventare una star, se non tutt’al più all’interno della ristrettissima cerchia di chi ha la bontà di continuare a leggermi – e che dubito fortemente sia rappresentativo del cosiddetto BDSM italiano. Anche perché quel mondo io non lo conosco: io, in RL non ho legato nessuno e non sono stata legata da nessuno. E sono sicura, o quasi, che non succederà mai.

5ebd692bfefcfb1ab27531336c18d653.jpgNaturalmente non posso negare che qualche effetto di interazione ci sia – era quello che speravo quando ho cominciato a scrivere della mia Seconda Vita, ed è quello che ho avuto. Grazie a queste pagine ho conosciuto e continuo a conoscere persone interessanti. L’ultima in ordine di numero è Mandrashee, che proprio un paio di giorni fa ho avuto il piacere di incontrare mentre, a Zhora, facevo due chiacchiere con Samy80. Ma nelle foto con cui illustro questo post si vede anche una bambolina con le mie fattezze che Valentine, arrossendo un poco, mi ha mostrato l’altro ieri. Sono gesti che mi fanno sciogliere, letteralmente, di felicità – che mi fanno dimenticare quasi completamente, almeno per un poco, le tensioni dei giorni passati. E che mi convincono a non rinunciare a collegarmi, a non abbandonare del tutto Second Life e queste pagine… per non privarmi della frequentazione di persone così affettuose, presenti, fantasiose. Anche perché Vale, ormai, comincio un poco a conoscerla. Finalmente comincio a sapere qualcosa di quello che sente dentro, di quello che la spinge a restare nei paraggi e di quello che le impedisce di passare da osservatrice a partecipante. E so che, almeno per una certa cosa che desidera, posso aiutarla.

4b7ce63273361604a63505402dea0e70.jpgNon mi sento però di negare completamente i rischi segnalati dalla lettera. È inevitabile, quando quello che provi e quello che ti succede è a disposizione di chiunque voglia leggerlo, che di te si sappia fin troppo e ho l’impressione che quanto mi è avvenuto nei giorni scorsi sia in parte il frutto avvelenato di queste pagine. Forse, se Jaron mi avesse fatto sparire completamente dalla circolazione, se nessuno fosse più stato in grado di sapere che fine avevo fatto, se fossi stata veramente isolata da tutte le persone che conoscevo… forse non sarebbe stato tutto così difficile. Nessuno avrebbe potuto ferirmi, perché non sarei più stata altro che un oggetto chiuso da qualche parte, senza pensieri, senza desideri di attenzione, senza tensione verso qualcosa o qualcuno che non poteva avere, senza sentimenti di abbandono, di gelosia, di tradimento. Sarei stata come la bambolina che Vale mi ha mostrato e che resta nascosta nel suo Inventario, protetta, al sicuro.

Con questo blog invece, anche se Jaron mi avesse legata in una gabbia ancora più piccola di quel tubo maledetto…. se mi avesse negato gli IM e le notecard, ordinato di togliere a tutti i miei contatti la possibilità di trovarmi sulla mappa… se mi avesse costretta a mettere i tappi nelle orecchie, in modo che nemmeno un visitatore occasionale potesse più dirmi una parola… se avesse piazzato un Orb di sicurezza che consentisse solo a lui di avvicinarmi… anche in quel caso, questo mio bisogno di scrivere, di analizzarmi in pubblico, avrebbe fornito un canale di sfogo ai miei sentimenti, e un canale di dialogo con le persone che ormai da mesi leggono queste righe. Persone che, dallo scorso marzo, hanno continuato ad aumentare – oh, moooolto lentamente, ma in maniera costante – passando dalla decina di visite quotidiane dei primi giorni a un record di oltre settanta appena tre o quattro giorni fa.

32a9cfd7e93bd8d2d44b8b36ceda2da6.jpg98608be4e407482121729576b2123caa.jpgA tutto questo, però, non vedo una soluzione. Ho bisogno di scrivere, fa parte della mia vita raccontarla a chi vuole ascoltare. Ma mi sorprendo sempre più spesso a ripensare all’epoca del mio banishment con una specie di nostalgia. Due giorni fa ho perfino indossato il mio Custodian e me lo sono chiuso addosso da sola per qualche ora, sperando di isolarmi dal mondo. Sempre più spesso guardo con un lieve senso di vertigine alle invenzioni di Serenella e confesso che sto seriamente considerando il suo FreeZee come via di fuga, almeno temporanea, a tutto quello che, di questi tempi, mi tormenta. Qualcuno potrà dire che basterebbe per qualche giorno non lanciare Second Life (anzi, Restrained Life, ovviamente), e in effetti è proprio quello che spesso vorrei fare. Perché i giorni passano e io non riesco ancora a ritrovarmi. Ma non ci riesco.

Sbaglio, lo so. Non dovrei mai collegarmi “solo per qualche minuto”, mentre magari c’è qualcosa in RL che mi sta impegnando. Poi invece la tentazione è troppo forte, e faccio partire il visore. Aspetto che il download dei dati sia completo, corro a controllare i miei contatti per vedere chi è online, poi vado vedere chi, fra coloro che mi concedono di conoscere la loro ubicazione sulla mappa, si trova dove. E ogni volta provo una piccola, inspiegabile fitta al cuore, desiderando scrivere un IM a qualcuno, e in genere non facendolo… desiderando ricevere un saluto ma, allo stesso tempo, sperando che non succeda. Spesso mi scollego in fretta, prima che chiunque possa accorgersi che sono online e scrivermi, o venirmi a trovare. E se qualcuno mi scrive provo al tempo stesso un sussulto, come di chi si è fatto beccare prima di riuscire a ritrarsi, e un sentimento di gratitudine per chi mi ha dedicato un secondo del suo tempo.

Quello che credo di aver imparato in questa recente avventura è che non sono fatta per entrare in certi grovigli di potere e affetti: meccanismi infernali di sub che sono sub di sub e domme di altri sub, catene di legami, incasinate, con incroci di gelosia. Eppure è proprio a questo che mi ha portato il desiderio di entrare in qualcosa di più stabile di quello che la lettera definisce giocare ad acchiapparella. Credevo di essere pronta per una cosa più seria… di aver scoperto una nuova dimensione. Ne sono uscita bruciacchiata nell’anima e nel cuore. Senza più molta voglia di giocare, terrorizzata all’idea di infilarmi di nuovo in un tunnel affettivo… di lasciarmi andare, di aprirmi. Di ritrovarmi, metaforicamente, nuda e indifesa, con le mani legate dietro la schiena, la bocca tappata. Costretta a guardare senza intervenire, sempre che guardare mi fosse concesso.

7db77289193f8bde3ccf43f842c03302.jpgOggi mi guardo allo specchio e mi chiedo cosa è rimasto della Win di qualche settimana fa. E non so capire se, semplicemente, ho scoperto di non essere in grado di sopportare una sottomissione vera, affettiva… oppure se è stata solo una brutta esperienza da cui non dovrei trarre conclusioni generali. Non lo so, e nel dubbio sono diversi giorni che mi sto prendendo una vacanza. Che mi collego a Second Life solo sporadicamente, e quasi solo per mettere a posto l’inventario, fare due chiacchiere, ricevere le comunicazioni dei gruppi cui appartengo. In attesa di vedere se riesco a ritrovare, almeno, la voglia di ricominciare da capo. Come ai vecchi tempi di Stonehaven, quelli rimpianti da Chloe, quelli di quell’acchiapparella spensierata che l’autrice della lettera ritiene così vuota, ripetitiva, incompiuta.

Eppure, sento che nelle sue critiche così appassionate e affettuose c’è molto di vero, a cominciare dal desiderio di esprimere in modo esplicito l’elemento sessuale che il bondage porta con sè. “La cosa mi ECCITA, Win. Ma mi eccita sessualmente e lo fa anche con tutte voi. Però nessuno lo dice“. Che posso rispondere? Che è vero: che legare ed essere legata provoca in me un’eccitazione, che è quello che mi fa battere il cuore, che è quello che cerco quando abbasso per un attimo la guardia, sperando che qualcuno che mi interessa, o anche qualcuno che non conosco, colga l’occasione… oppure quando mi arrischio io a scrutare i polsi di qualcuno, speando che si sia dimenticato le chiavi o, magari, mi abbia aggiunta alla lista dei suoi Friends. Se in queste pagine ho sempre dato il piacere per sottinteso, non intendevo certo sminuirlo: non potrei guardarmi allo specchio e negare che ci sia e che sia il fondamento di tutti i nostri giochi.

La parte più importante della lettera, per me, è questa: “Il sesso in BDSM non è necessario, ma il piacere sì. E se sei legata shibari con i nodi in posizioni particolari, lo provi. E se hai un rapporto di cattura come lo intendo io, pure. Voi lo soffocate, riconducendo il tutto a un gioco“.

È davvero così? Per ora, quando ho provato a giocare sul serio, mi sono subito fatta molto male. Devo ancora capire se significa che questo sport non fa per me, oppure se devo fare come quando si cade imparando ad andare in bicicletta: rimontare in sella immediatamente, e ricominciare a pedalare.

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