Mystique, il primo incontro

Ci si può innamorare di un altro avatar? Certo che si può, quando si incontra qualcuno con cui ci si riconosce profondamente, e come nella realtà si tratta, spesso, di un colpo di fulmine. Ma i fulmini possono bruciarti e, a volte, quella che credi un’anima gemella può ferirti più profondamente di una compagnia occasionale.

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È così difficile parlare ad altri di qualcuno che ami. Tu scavi nella memoria del tuo cuore, fai l’impossibile per tentare di esprimere a parole le emozioni che questa persona provoca in te. Ma chi ti ascolta, di solito, recepisce poco più di una serie di luoghi comuni – e forse non potrà mai capire perché, per te, proprio quella persona è unica e importante, e capace di scuoterti come una foglia quando pensi a lei o quando ci passi del tempo insieme. Forse è per questo che ci ho messo così tanto per cominciare a raccontare della piccola Mystique Aeon – la ragazza a cui ho insegnato a non barare mai, quella per amore della quale ho rischiato di diventare schiava di Claven Albatros, colei che senza saperlo spezzò il mio delicato cuore di avatar facendo sì che mi lasciassi catturare da Mistress Blackbear Babii. E anche quella che, proprio ieri, all’improvviso mi ha tradita consegnandomi a Jaron – e un istante dopo se n’è pentita, rovinando tutto, facendomi arrabbiare sul serio e, chissà, forse curandomi finalmente dalla mia ossessione per lei.

Perché quella che avevo per Mystique era, davvero, un’ossessione: mi capitava, nella vita reale, di sorprendere i miei pensieri a tornare a lei e a quello che stava passando in quel momento. E mi capitava di parlarne agli altri avatar e spesso di scoprire che eravamo in tanti a preoccuparci per lei, a seguire con crescente inquietudine la sua sperimentazione di detenzioni sempre più lunghe e sempre più restrittive, e la sua progressiva scomparsa dai luoghi che tutti frequentavamo. Fino a diventare, per lunghi periodi, una specie di fantasma, che tutti volevamo proteggere da lei stessa per i suoi comportamenti autodistruttivi… mentre forse eravamo noi amici che avremmo dovuto imparare a proteggerci da lei. Perché il suo atteggiamento da succube perfetta è in realtà una trappola, perché alla fin fine lei è il tipo che – come si dice – ha la tendenza a topping from the bottom... a dominarti con la sua sottomissione. Sotto l’atteggiamento remissivo, Mystique nasconde invece una volontà di ferro, che in più di un’occasione consuma ed esaurisce nervi e cuore a chi si illude di poterla tenere in pugno, e che mette a dura prova anche chi, come me, sarebbe stata pronta a buttarsi per lei nel fuoco dell’inferno, con un peso attaccato al collo.

c883b9a507344094bcc8775a62a11684.jpg Se ci penso bene, è stata lei anche a decidere il nostro incontro. Erano i miei primi tempi a Stonehaven e, come spesso accadeva, girovagavo senza meta cercando di capire come mettermi nei guai. In giro c’era poca gente, ed era impossibile non notare quella moretta incatenata al muro del castello. Portava una maglietta corta con su disegnate delle manette, e un paio di hot pants verdi estremamentee succinti. Aveva le braccia ammanettate dietro la schiena, le gambe costrette dalle cavigliere in posizione genuflessa ed era imbavagliata. Mi sembrava chiaro che fosse proprietà privata di qualcuno, e credo che non mi sarei mai avvicinata, se non avesse fatto lei la prima mossa. “Ciao”, mi fa lei per prima. Il bavaglio trasforma il saluto in un bofonchio, ma io frequento la zona da abbastanza tempo per aver imparato a capire i mugolii di chi parla con la bocca tappata. Sventurata, le rispondo, e sono perduta.

Una delle prime cose che Mystique mi chiede è se ho voglia di giocare un po’ col suo “Odium”. Oltre ai legami che ho descritto, scopro che indossa una specie di vibratore interno su cui non ha il controllo e che io scopro, cliccando, di poter accendere e spegnere a mio piacimento. Non amo particolarmente questo genere di strumento: basta un click per leggere in chat cose del tipo “Mystique Aeon sente un brivido di piacere mentre la macchina entra in azione”… mi sembra un modo per semplificare troppo la vita a chi non sa portare avanti nemmeno quel minimo di gioco di ruolo che da solo può, a volte, dare un senso a una solenne idiozia come il famoso sesso virtuale. Però cliccare un po’ su quell’affare non mi costa niente, così mi ci applico distrattamente, tenendolo acceso per un poco, poi spegnendolo sul più bello, poi accendendolo di nuovo durante una conversazione, poi spegnendolo ancora. Senza troppo farci caso, senza strategia e senza davvero osservare le reazioni di Mystique – che, nel frattempo, slego dal muro e porto in una gabbia lì vicino, chiudendocela a chiave.

Eppure, evidentemente, anche senza farlo apposta devo aver fatto qualcosa di giusto: ansimando, Mystique confessa che la sto facendo impazzire e che per lei quest’alternanza fra lo stimolo elettronico e la sua assenza è un delizioso tormento, che la porta più volte sull’orlo dell’orgasmo e ogni volta glielo nega all’ultimo istante con crudele malizia. Quando me ne rendo conto, mi decido a lasciare l’oggetto in funzione abbastanza a lungo in modo che lei possa, finalmente, arrivare fino in fondo. Non sono una Mistress e non sempre me la sento di negare qualcosa a qualcuno che sta fremendo – nemmeno quando la negazione è proprio ciò che questa persona sta cercando. Però, a quanto sembra, il tormento è durato abbastanza a lungo da far sì che per Mystique si tratti di un’esperienza importante. Mi aggiunge alla lista dei suoi amici, mi chiede se sono interessata leggere la sua storia e mi passa alcune notecard. Poi si scollega e io comincio a leggere, prima senza farci troppo caso e poi, via via, con attenzione crescente.

e4d03a04a534fe6aa26f24dddd4041a7.jpg Perché la storia di Mystique ha, sorprendentemente, parecchi punti in contatto con la mia. Anche lei ha iniziato la sua esperienza nel BDSM con le gabbie di Psi Merlin, di cui è stata anche prigioniera per diversi giorni. Anche lei, dopo un po’ di giorni a spasso per Stonehaven, è stata rapita dalla mia cara Bunny Hastings, che se l’è portata a casa (lo stesso cottage a Silent Wind che anche io ho conosciuto) e l’ha tenuta a lungo prigioniera lì, all’interno di un tubo. E anche lei si è innamorata, di Bunny, proprio come era successo a me quando mi ero trovata in suo potere, legata e imbavagliata e chiusa in una casa che non conoscevo. Mystique la chiama Sindrome di Stoccolma, ma si tratta di un’etichetta semplicistica: quello che mi conquista, nelle sue notecard, è invece il candore e la precisione di dettaglio con cui descrive le sue sensazioni di prigioniera di Second Life – e l’inquietante coincidenza di tante di queste sensazioni con le mie. Per tante persone, vedere il proprio avatar con le braccia legate dietro la schiena non ha, probabilmente, un effetto che vada al di là di quello che può dare un qualsiasi mediocre videogioco: per Mystique (e per me) si verifica invece un fortissimo transfert sulla vita reale. Vedere il nostro avatar legato ha su di noi un effetto che in parte è anche fisico: le braccia, seppur libere, ci si irrigidiscono davvero e, dopo molte ore, sentirsi i gomiti serrati dietro la schiena produce in noi una sorta di malessere reale, un fantasma di crampo che diventa indolenzimento autentico. Essere rapite e legate su Second Life non è solo un gioco di ruolo: la costrizione non ti lascia lividi sulla pelle, ma non si limita affatto alla sola fantasia.

E poi c’è l’amore per chi ci cattura. Mystique si è convinta che la sindrome di Stoccolma sia una forma automatica di autodifesa insita nell’essere umano: forse la cavernicola che veniva brutalmente rapita e posseduta con la forza da un nerboruto uomo di Neanderthal finiva per affezionarglisi obbedendo a un impulso di conservazione di se stessa e della specie… e questo istinto si è trasmesso in qualche modo fino a quelle come noi. Fatto sta che Mystique si è convinta di essere destinata a innamorarsi di chiunque la catturi e mantenga su di lei un controllo assoluto per un tempo sufficientemente lungo. Io non so se sono tanto d’accordo: ma non ho mai sperimentato una cattività davvero a lungo termine fino ad ora… e in qualche modo sono affascinata da qualcuno che sembra aver già capito quello che cerca nel mondo del BDSM. È più di quanto io possa dire di me stessa: io non so perché mi piaccia tanto essere immobilizzata da qualcun altro. Mystique sì: lei cerca e di solito trova l’innamoramento – forzato, condizionato dal rapporto di forza e dalla Sindrome di Stoccolma, ma pur sempre un innamoramento.
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In uno dei primi post di questo blog riflettevo sul fatto che magari farsi sigillare in un banesuit è un po’ un modo per provare l’emozione della morte e del lutto altrui prima che sia giunto il tempo. Però anche il punto di vista di Mystique ha un suo perché: il possesso altrui come un abbraccio globale, che ti include in modo totalizzante come un amore che ti divora. Thanatos o Eros? Penso alle considerazioni di Rossella, penso a Samy che mi chiude il casco del banesuit attorno al collo, a Jaron che mi trascina in manette su nel cielo, a Bunny che mi toglie tutti i tentativi di fuga, a tante e tante gabbie che ho sentito chiudersi automaticamente alle mie spalle, alle mani di Forrest che mi imprigionano con ferma dolcezza nelle corde dello shibari. E non so ancora darmi una risposta.

 

(Prossimamente: I diari di Mystique)

Mystique, il primo incontroultima modifica: 2008-04-15T10:45:00+02:00da winthorpe
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2 pensieri su “Mystique, il primo incontro

  1. Yuki, prima di tutto vai sul sito di Second Life e ti registri scegliendo un nome e un cognome. Poi vai a scaricarti il Restrained Love Viewer (già “Restrained Life”: trovi il link su questo stesso blog), nella colonna di sinistra… e poi cominci a esplorare!

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