I diari di Mystique

Seconda tappa del tentativo di ricostruire in pochi post i molti mesi del mio rapporto con Mystique – scoprendo le molte cose che ci accomunano ma ancora senza sapere quello che finirà per dividerci.

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Come tutte le persone che amano scrivere, adoro la lettura e, fra i mille generi possibili, una cosa che mi appassiona è la diaristica: poter seguire gli appunti quotidiani di una persona interessante mi affascina, spesso, più di un romanzo o di una biografia. Leggere i diari di qualcuno che conosco personalmente, però, è per me un’esperienza addirittura ipnotica. Mi sembra di avere accesso alla sua anima, di scoprire fra le righe quello che abbiamo in comune e quello che ci divide. E di avere un dialogo molto più intimo di quello che si può avere in occasioni di incontro spesso veloci.

Col passare dei giorni, Mystique mi ha continuato a passare via via i nuovi capitoli della storia della sua (seconda) vita, e io li ho divorati tutti, uno dopo l’altro, scoprendo quanto profondamente ciò che le accadeva su Second Life potesse influenzarla nella vita reale. Riporto e traduco un passaggio del secondo capitolo, Panic Attack!, in cui descrive le sue sensazioni dopo essere rimasta per ben due giorni prigioniera di Claven Albatros, che aveva rilevato le sue chiavi da Kaori Nozomi:

Questa cella non aveva molti visitatori per cui mi trovavo per lo più da sola. Indossavo anche le manette per i gomiti (…). Mi trattenevano le braccia sulla schiena e sembravano costringermi in una posizione molto scomoda sul lungo periodo. Erano giorni che mi osservavo con le braccia strette sulla schiena e la cosa cominciava a rendermi nervosa. Credo di essere una persona molto suggestionabile e cominciai a sentire un indolenzimento alle giunture delle spalle e subito sopra i gomiti, dove le manette mi stringevano. So che tutto questo non è reale, ma avevo passato così tante ore a identificarmi col mio corpo sullo schermo che il mio cervello aveva iniziato a mappare ciò che mi accadeva su SL alle reti neurali corrispondenti nei miei gangli fondamentali. Non si trattava di un evento senza precedenti. Una scimmia con un impianto neurale ci aveva messo due giorni a mappare le azioni di un braccio robot sui suoi gangli, ed era in grado ci controllare il braccio del robot con la stessa facilità con cui controllava il proprio. Ma qui non si  trattava di un esperimento di neuroscienza. Era un incidente. La mia estrema suggestionabilità, combinata con le molte ore passate in questo ambiente nuovo, aveva provocato un fenomeno inatteso. Mi scollegai, pensando che avrebbe risolto il problema. Ma non ne ebbi alcun sollievo. Era come se fossi due persone, quella nella Vita Reale e quella su SL, e sapevo che quella su Second Life era ancora legata e sofferente, e mi sentivo così anche io. Il mio terrore crebbe e non potei fare altro che tornare online per cercare di liberarmi.

256440afb298d53106b50ed370e8bfdb.jpg In quel caso, Mystique era poi riuscita a farsi liberare da Moss tramite la Real Key – una sorta di chiave di sicurezza presente nei Real Restraints, ma che per molti costituisce un modo appena legalizzato per barare. Ma tutto quello che aveva provato, l’angoscia del sapersi legata su Second Life anche quando nella vita reale tutto va bene, era qualcosa in cui potevo identificarmi perfettamente. Così come mi identificavo in quello che appariva, via via, nei capitoli successivi. La scoperta di come il bavaglio impedisca di parlare, e di quali semplici frasi si riescano comunque a pronunciare in modo comprensibile… Il fastidio per chi, solo per il fatto di averti catturata, ritiene di poterti chiamare slut (troia, sgualdrina)… L’amore per Bunny che l’aveva catturata, qualcosa che io avevo provato solo per qualche attimo, prima che lei mi lasciasse andare, avvertendomi che il suo cuore era di qualcun’altra. Ma era amore? Ecco come Mystique descrive una sua chiacchierata con Bunny:

Le confessai quanto l’amavo. Ne fu lusingata ma disse che non era amore. Quel pensiero mi mise a terra. Non era amore. Non me n’ero resa conto, ma aveva ragione. Come poteva essere amore? Non è necessario conoscere qualcuno molto bene e a lungo per potersene innamorare? Non si trattava che di un effetto del bondage. Non era amore; era la Sindrome di Stoccolma. Ma ti fa sentire come innamorata. Ti fa sentire piena di amore, più forte di qualsiasi amore io abbia provato (non che in proposito abbia avuto molte esperienze, nella Vita Reale). Un amore paralizzante, ossessivo, capace di consumarti. Cosa è l’amore se non una sensazione? Se la sensazione è amore, come può non essere amore? La sola differenza è come ci si arriva, ma la destinazione è la stessa.

Ed è qui che iniziano i guai, perché questa cosa che stiamo chiamando alternativamente amore o Sindrome di Stoccolma è qualcosa di forte e distruttivo – qualcosa che in Mystique scatena una gelosia furiosa quando Bunny passa del tempo con la sua amata Niamh, o con qualche altro avatar. Anche una prigioniera soffre di bisogno di attenzione e Mystique prova – quando Bunny lega o è legata da qualcun altro – una rabbia impotente che cresce di minuto in minuto. Mystique fugge una volta accettando, dopo lunga solitudine, un TP da Faye, e ritrovandosi in una gabbia, prigioniera della temibile Mistress Idoru Ryba… poi però fugge, barando, e torna da Bunny a capo chino, riuscendo a farsi perdonare di essersi allontanata senza permesso. Ma la situazione non è cambiata e il tormento della gelosia riprende fino al giorno in cui, libera da manette ma non dalla promessa di restare lì ad aspettarla, Mystique non decide di andarsene per sempre, lasciandole un biglietto in cui la implora di perdonarla ma di non farcela a restare con lei nella consapevolezza che il suo amore – o Sindrome – non è corrisposto con la stessa intensità.

937542681a36f48d2a76aa757191fe2c.jpgBunny ci resta malissimo – a tutt’oggi mi ripete, ogni volta che ne parliamo, che Mystique è una pazza, che nel suo diario ha modificato molti fatti per farli sembrare più spettacolari o drammatici, e che dopo due fughe consecutive è diventato evidente che non ci si può fare alcun affidamento. Non stento a credere che possa essere vero, eppure so che le emozioni descritte sono reali: che Mystique è davvero lacerata fra il bisogno di allontanarsi da Bunny per cancellare la gelosia e la tentazione di tornare da lei ancora e ancora, sempre sperando di diventare la sua schiava per sempre. Sono sensazioni che sembrano, pantografate, le mie: io non cerco (non ancora?) una situazione stabile di sottomissione. Rossella sostiene che cerco la persona giusta, ma anche che in realtà, sotto sotto, ho una tendenza dominante che è destinata a venir fuori, prima o poi. Eppure so bene quali sono state le mie sensazioni su Second Life e sono consapevole che, prima o poi, dovrò farci i conti. Proprio in questi giorni, Samy80 è tornata dalle vacanze e non ho ancora avuto modo di passarci un po’ di tempo insieme. Forse non mi è nemmeno ben chiaro perché faccia questa associazione, visto che quello che abbiamo condiviso fin qui mi sembra sia soprattutto un approccio molto giocoso. Eppure l’associazione mi è venuta in mente e non posso cancellarla. Così come non posso cancellare il pensiero di persone conosciute in tempi recenti: Francis Garrigus, che è venuto a votarmi al concorso dopo aver scoperto per caso questo blog… Arctic, che mi aveva promesso/minacciato una lezione… la stessa Rossella.

Scuoto la testa e scrollo via questi pensieri oziosi, e torno al diario di Mystique: lacerata dall’impossibilità di tornare ancora una volta da Bunny, la mia amica si mette scientificamente alla ricerca della Mistress perfetta, e nel capitolo sei del suo diario butta giù in otto punti quella che battezza “La Procedura Stoccolma”. Lascio ancora una volta la parola a lei:

Qualcuno è più sensibile ad essa di altri ma se vi piace essere controllati da qualcun altro è probabile che funzioni anche su di voi. Il tempo necessario non è lo stesso per tutti, ma ritengo che da 2 a 10 giorni sia un periodo ragionevole, che però dipende anche da condizioni come il tempo passato online e l’abilità della Mistress. Il primo paio di volte che è accaduto a me non avevo idea di cosa succedesse, per cui è stata una grande sorpresa, ma ora conosco bene la sensazione e mi rendo conto, gradualmente, mentre accade, come se affondassi nelle sabbie mobili. Gli effetti saranno irresistibili sensazioni di amore per la Mistress e l’incapacità di disobbedirle in sua presenza. La vittima della procedura non deve essere necessariamente consenziente. È possibile eseguirla su qualcuno contro la sua volontà.

La procedura:

1. La Mistress deve avere controllo esclusivo sulla sub per un esteso periodo di tempo. Si raccomanda il RealRestraint viewer.

2. Il controllo deve essere personale, non una gabbia automatica. Richiede un certo investimento temporale da parte della Mistress.

3. La Mistress deve esercitare il controllo in autonomia secondo il suo capriccio. La sub non deve sapere ciò che la Mistress farà, o essere in grado di controllare le azioni della Mistress, quindi non sono necessarie penalità predefinite per infrazioni specifiche.

4. Il controllo deve variare a capriccio della Mistress. Le condizioni di isolamento non possono essere immutabili. Dovrebbero esserci periodi di isolamento minore alternati a periodi di isolamento maggiore. La successione di questi cambiamenti deve essere ignota alla sub.

5. Il benessere della sub deve dipendere completamente dalla Mistress. Il timore di ciò che la Mistress potrebbe fare ispirerà il desiderio di compiacerla. La Mistress dovrà punire occasionalmente la sub, sebbene una punizione continua sia controproducente.

6. La sub deve essere costretta a restare coinvolta nel procedimento, non restarsene a guardare la TV. Esistono infiniti mezzi per assicurare questa condizione, e uno possibile è esigere che la sub consegni periodicamente rapporti scritti che descrivono le sue sensazioni. I rapporti serviranno anche ad aiutare la Mistress a seguire i progressi della procedura.

7. La Mistress dovrebbe visitare la sub spesso, ma non costituire una presenza continua. 

8. Il periodo complessivo di isolamento deve restare ignoto alla sub ed essere legato al capriccio della Mistress. La Mistress dovrebbe indicare alla sub una gamma di durate possibili, ad esempio da una settimana a parecchie settimane. La sub deve credere di non essere in grado di sopportare la lunghezza complessiva. La sub deve temere che sarà troppo lungo, più di quanto possa sopportarlo.

e3a778a462af712704446fb5831060d8.jpg Mi fermo qui, per oggi. Si parlava di Topping from the Bottom? Ecco un esempio di quello che Mystique è capace di fare, e di pretendere da chi volesse diventare la sua padrona. Ed ecco qualcosa che, per me, scatena una inquietudine profonda. Anche se non sono affatto convinta che la Procedura possa avere su di me un effetto così profondo (almeno questa è la mia esperienza fino ad oggi) questa ragazza è troppo, troppo simile a me perché io possa lasciarla andare: deve essere mia. Eppure, mi rendo conto con amarezza, sono troppo simile a lei per poterle dare qualcosa che, in misura minore e non così estrema, forse anche io sto cercando. Come posso sperare di diventare la Mistress di Mystique quando in realtà sono anche io alla ricerca di qualcuno che si impadronisca delle mie chiavi? Come posso sperare di eseguire su di lei la Procedura Stoccolma quando, dopo aver tenuto qualcuno prigioniero per dieci minuti, comincio a pensare come fare a lasciarlo andare senza farlo restare male? E poi, come devo interpretare questa pagina del diario? Mystique ormai sa bene che lo leggo avidamente, e potrebbe aver scritto queste indicazioni sperando che sia io a metterle in pratica. Si tratta di un messaggio per me? Oppure sono solo la lettrice autorizzata di una storia di cui in realtà non faccio parte?

Altro che Sindrome di Stoccolma. Questa ragazza mi ha preso il cuore e l’ha messo sotto chiave. E ancora nemmeno so se se ne sia accorta.

 

Continua in Cuore infranto

(Prossimamente: Intermezzo – Francis Garrigus)

Mystique, il primo incontro

Ci si può innamorare di un altro avatar? Certo che si può, quando si incontra qualcuno con cui ci si riconosce profondamente, e come nella realtà si tratta, spesso, di un colpo di fulmine. Ma i fulmini possono bruciarti e, a volte, quella che credi un’anima gemella può ferirti più profondamente di una compagnia occasionale.

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È così difficile parlare ad altri di qualcuno che ami. Tu scavi nella memoria del tuo cuore, fai l’impossibile per tentare di esprimere a parole le emozioni che questa persona provoca in te. Ma chi ti ascolta, di solito, recepisce poco più di una serie di luoghi comuni – e forse non potrà mai capire perché, per te, proprio quella persona è unica e importante, e capace di scuoterti come una foglia quando pensi a lei o quando ci passi del tempo insieme. Forse è per questo che ci ho messo così tanto per cominciare a raccontare della piccola Mystique Aeon – la ragazza a cui ho insegnato a non barare mai, quella per amore della quale ho rischiato di diventare schiava di Claven Albatros, colei che senza saperlo spezzò il mio delicato cuore di avatar facendo sì che mi lasciassi catturare da Mistress Blackbear Babii. E anche quella che, proprio ieri, all’improvviso mi ha tradita consegnandomi a Jaron – e un istante dopo se n’è pentita, rovinando tutto, facendomi arrabbiare sul serio e, chissà, forse curandomi finalmente dalla mia ossessione per lei.

Perché quella che avevo per Mystique era, davvero, un’ossessione: mi capitava, nella vita reale, di sorprendere i miei pensieri a tornare a lei e a quello che stava passando in quel momento. E mi capitava di parlarne agli altri avatar e spesso di scoprire che eravamo in tanti a preoccuparci per lei, a seguire con crescente inquietudine la sua sperimentazione di detenzioni sempre più lunghe e sempre più restrittive, e la sua progressiva scomparsa dai luoghi che tutti frequentavamo. Fino a diventare, per lunghi periodi, una specie di fantasma, che tutti volevamo proteggere da lei stessa per i suoi comportamenti autodistruttivi… mentre forse eravamo noi amici che avremmo dovuto imparare a proteggerci da lei. Perché il suo atteggiamento da succube perfetta è in realtà una trappola, perché alla fin fine lei è il tipo che – come si dice – ha la tendenza a topping from the bottom... a dominarti con la sua sottomissione. Sotto l’atteggiamento remissivo, Mystique nasconde invece una volontà di ferro, che in più di un’occasione consuma ed esaurisce nervi e cuore a chi si illude di poterla tenere in pugno, e che mette a dura prova anche chi, come me, sarebbe stata pronta a buttarsi per lei nel fuoco dell’inferno, con un peso attaccato al collo.

c883b9a507344094bcc8775a62a11684.jpg Se ci penso bene, è stata lei anche a decidere il nostro incontro. Erano i miei primi tempi a Stonehaven e, come spesso accadeva, girovagavo senza meta cercando di capire come mettermi nei guai. In giro c’era poca gente, ed era impossibile non notare quella moretta incatenata al muro del castello. Portava una maglietta corta con su disegnate delle manette, e un paio di hot pants verdi estremamentee succinti. Aveva le braccia ammanettate dietro la schiena, le gambe costrette dalle cavigliere in posizione genuflessa ed era imbavagliata. Mi sembrava chiaro che fosse proprietà privata di qualcuno, e credo che non mi sarei mai avvicinata, se non avesse fatto lei la prima mossa. “Ciao”, mi fa lei per prima. Il bavaglio trasforma il saluto in un bofonchio, ma io frequento la zona da abbastanza tempo per aver imparato a capire i mugolii di chi parla con la bocca tappata. Sventurata, le rispondo, e sono perduta.

Una delle prime cose che Mystique mi chiede è se ho voglia di giocare un po’ col suo “Odium”. Oltre ai legami che ho descritto, scopro che indossa una specie di vibratore interno su cui non ha il controllo e che io scopro, cliccando, di poter accendere e spegnere a mio piacimento. Non amo particolarmente questo genere di strumento: basta un click per leggere in chat cose del tipo “Mystique Aeon sente un brivido di piacere mentre la macchina entra in azione”… mi sembra un modo per semplificare troppo la vita a chi non sa portare avanti nemmeno quel minimo di gioco di ruolo che da solo può, a volte, dare un senso a una solenne idiozia come il famoso sesso virtuale. Però cliccare un po’ su quell’affare non mi costa niente, così mi ci applico distrattamente, tenendolo acceso per un poco, poi spegnendolo sul più bello, poi accendendolo di nuovo durante una conversazione, poi spegnendolo ancora. Senza troppo farci caso, senza strategia e senza davvero osservare le reazioni di Mystique – che, nel frattempo, slego dal muro e porto in una gabbia lì vicino, chiudendocela a chiave.

Eppure, evidentemente, anche senza farlo apposta devo aver fatto qualcosa di giusto: ansimando, Mystique confessa che la sto facendo impazzire e che per lei quest’alternanza fra lo stimolo elettronico e la sua assenza è un delizioso tormento, che la porta più volte sull’orlo dell’orgasmo e ogni volta glielo nega all’ultimo istante con crudele malizia. Quando me ne rendo conto, mi decido a lasciare l’oggetto in funzione abbastanza a lungo in modo che lei possa, finalmente, arrivare fino in fondo. Non sono una Mistress e non sempre me la sento di negare qualcosa a qualcuno che sta fremendo – nemmeno quando la negazione è proprio ciò che questa persona sta cercando. Però, a quanto sembra, il tormento è durato abbastanza a lungo da far sì che per Mystique si tratti di un’esperienza importante. Mi aggiunge alla lista dei suoi amici, mi chiede se sono interessata leggere la sua storia e mi passa alcune notecard. Poi si scollega e io comincio a leggere, prima senza farci troppo caso e poi, via via, con attenzione crescente.

e4d03a04a534fe6aa26f24dddd4041a7.jpg Perché la storia di Mystique ha, sorprendentemente, parecchi punti in contatto con la mia. Anche lei ha iniziato la sua esperienza nel BDSM con le gabbie di Psi Merlin, di cui è stata anche prigioniera per diversi giorni. Anche lei, dopo un po’ di giorni a spasso per Stonehaven, è stata rapita dalla mia cara Bunny Hastings, che se l’è portata a casa (lo stesso cottage a Silent Wind che anche io ho conosciuto) e l’ha tenuta a lungo prigioniera lì, all’interno di un tubo. E anche lei si è innamorata, di Bunny, proprio come era successo a me quando mi ero trovata in suo potere, legata e imbavagliata e chiusa in una casa che non conoscevo. Mystique la chiama Sindrome di Stoccolma, ma si tratta di un’etichetta semplicistica: quello che mi conquista, nelle sue notecard, è invece il candore e la precisione di dettaglio con cui descrive le sue sensazioni di prigioniera di Second Life – e l’inquietante coincidenza di tante di queste sensazioni con le mie. Per tante persone, vedere il proprio avatar con le braccia legate dietro la schiena non ha, probabilmente, un effetto che vada al di là di quello che può dare un qualsiasi mediocre videogioco: per Mystique (e per me) si verifica invece un fortissimo transfert sulla vita reale. Vedere il nostro avatar legato ha su di noi un effetto che in parte è anche fisico: le braccia, seppur libere, ci si irrigidiscono davvero e, dopo molte ore, sentirsi i gomiti serrati dietro la schiena produce in noi una sorta di malessere reale, un fantasma di crampo che diventa indolenzimento autentico. Essere rapite e legate su Second Life non è solo un gioco di ruolo: la costrizione non ti lascia lividi sulla pelle, ma non si limita affatto alla sola fantasia.

E poi c’è l’amore per chi ci cattura. Mystique si è convinta che la sindrome di Stoccolma sia una forma automatica di autodifesa insita nell’essere umano: forse la cavernicola che veniva brutalmente rapita e posseduta con la forza da un nerboruto uomo di Neanderthal finiva per affezionarglisi obbedendo a un impulso di conservazione di se stessa e della specie… e questo istinto si è trasmesso in qualche modo fino a quelle come noi. Fatto sta che Mystique si è convinta di essere destinata a innamorarsi di chiunque la catturi e mantenga su di lei un controllo assoluto per un tempo sufficientemente lungo. Io non so se sono tanto d’accordo: ma non ho mai sperimentato una cattività davvero a lungo termine fino ad ora… e in qualche modo sono affascinata da qualcuno che sembra aver già capito quello che cerca nel mondo del BDSM. È più di quanto io possa dire di me stessa: io non so perché mi piaccia tanto essere immobilizzata da qualcun altro. Mystique sì: lei cerca e di solito trova l’innamoramento – forzato, condizionato dal rapporto di forza e dalla Sindrome di Stoccolma, ma pur sempre un innamoramento.
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In uno dei primi post di questo blog riflettevo sul fatto che magari farsi sigillare in un banesuit è un po’ un modo per provare l’emozione della morte e del lutto altrui prima che sia giunto il tempo. Però anche il punto di vista di Mystique ha un suo perché: il possesso altrui come un abbraccio globale, che ti include in modo totalizzante come un amore che ti divora. Thanatos o Eros? Penso alle considerazioni di Rossella, penso a Samy che mi chiude il casco del banesuit attorno al collo, a Jaron che mi trascina in manette su nel cielo, a Bunny che mi toglie tutti i tentativi di fuga, a tante e tante gabbie che ho sentito chiudersi automaticamente alle mie spalle, alle mani di Forrest che mi imprigionano con ferma dolcezza nelle corde dello shibari. E non so ancora darmi una risposta.

 

(Prossimamente: I diari di Mystique)