Struggling the Collar

Le catene sono cadute per prime da polsi e da caviglie, il collare ha resistito un po’ più a lungo, ma sono di nuovo libera. Piccolo elenco di note, incontri, microavventure vissute in Korea, fra uno struggle e l’altro.

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JOLT – Del plugin realizzato da Moondog Merlin per lo Steel Collar, ho accennato brevemente nei commenti al post I plugin dei Real Restraints ma non avevo ancora avuto l’occasione di provarlo sulla mia pelle. Ci ha pensato Belias, che ha deciso di fare di me la sua “cagnetta” e conseguentemente (ma nemmeno poi tanto!) di togliermi la possibilità di usare la prima persona. Da quando mi ha messo il collare, mi becco una terribile scarica elettrica ogni volta che pronuncio parole come “Io”, “Me”, “Sono”, “Ho”, “No” – ma anche, nel caso mi trovassi a parlare con anglofoni, “I”, “Am”… e chissà quante altre. Sono costretta a parlare come una scema, a dire cose come “Win è prigioniera” invece che “Sono prigioniera”. E meno male che non le è ancora venuto in mente di umiliarmi del tutto costringendomi a usare quell’orrido gergo da SMS che a volte le rimprovero… bocciandomi i “Perché” e i “Non” e obbligandomi a usare “Perké” e “nn”. Come se non bastasse, confermo che Jolt è in grado di punire con un doloroso fulmine anche qualsiasi tentativo fallito di struggle – e Belias mi ha bloccato i settaggi rendendoli a me inaccessibili, in modo che anche qualora fossi riuscita ad aprire il collare io non potessi in alcun modo disabilitare le punizioni. Jolt, per chi è interessato, si trova in vendita a Stonehaven (primo negozio del terzo corridoio al piano dei Vendor).

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MOONDOG MERLIN – È la prima amica che mi raggiunge in Korea. Bontà sua, Belias non mi ha bloccato le interazioni nè soprattutto gli IM, così ho scritto a Moondog per chiederle se poteva rimandarmi alcune animazioni previste da Jolt che io, nella fretta di aggiornare i miei Restraints dalla versione 1.13 alla 1.14, avevo perduto. Moon era con me quel fatidico giorno in cui Belias mi rapì la prima volta, e forse è per questo che, mentre cerco di scrollarmi di dosso il suo collare, viene direttamente a trovarmi invece di limitarsi a rimandarmi le animazioni. Senza che io l’abbia chiamata, voglio precisare: adoro essere aiutata quando sono in difficoltà, ma non mi piace chiedere aiuto se non si tratta di un’emergenza. Ci scambiamo qualche idea circa il suo Jolt: l’effetto è suggestivo, ma un avatar senza troppa attenzione per il roleplaying potrebbe anche ignorare le scariche elettriche continuando imperterrito a dire parole vietate o a cercare di liberarsi. Per rendere la punizione più realistica sarebbe interessante se ogni scarica elettrica ti paralizzasse per un tempo sufficiente, magari esponenziale, in modo da farle passar la voglia. Per ora, io mi limito a non rinnovare i tentativi, dopo ogni fulmine, per almeno una sessantina di secondi. Prima di salutarmi, Moon mi trascina un po’ più in là, in modo che io non mi trovi proprio in mezzo al passaggio degli avatar che piovono su questa sim a grappoli, ogni volta che cercano di collegarsi a qualche luogo che al momento non è disponibile. Ora sono di nuovo sola, e libera di lottare contro le mie catene – e di continuare il mio frustrante elettroshock.

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USEME – Povero Useme… Non ci vedevamo da tempo, e qualche giorno fa l’avevo incontrato di nuovo, rubandogli come sempre una discreta sommetta prima di trascinarlo a Pak intimandogli di aggiornare i suoi Restraints alla versione 1.14. Il risultato era stato ambivalente: se ora il Give Keys funzionava, la vecchia Real Key andava rifatta e lui mi aveva detto di non avere il tempo di farlo prima di scollegarsi. Avevo pertanto deciso di tenerlo ben legato fino a quando non avessi avuto tempo di costringerlo a creare e passarmi la sua chiave. Poi Belias ci aveva messo la coda e ora – anche se fuggita da Wicked Dream – indosso un guinzaglio che mi impedisce di teleportarmi. Quando Useme appare online e mi chiede, con rispetto e cautela, se ho il tempo di aiutarlo per la Real Key, mi trovo di fronte a un grave dilemma: non voglio che il mio moneypig mi veda legata e collarata, ma desidero togliermi il pensiero e magari lasciarlo libero fino a quando potrò seriamente occuparmi di lui. Fortunatamente, ricordo di avergli lasciato la benda sugli occhi. Lo teleporto vicino a me con la proibizione di sbirciare e, un pezzo per volta, gli faccio resettare tutte le password sulla Real Key nuova che gli ho ordinato di creare per me. Finita la procedura, mi ritrovo di nuovo sua signora e padrona – e l’ho alleggerito di un altro po’ di L$. Gli restituisco le chiavi, sapendo bene che potrò recuperarle quando lo vorrò, e lo congedo lasciandolo bendato, con un timer di 30 minuti, in modo che non possa vedermi in questa situazione difficile. Un moneypig deve sempre rispetto alla sua Regina, e io devo assicurarmi di non dargli alcuno spiraglio per perderlo.

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VALENTINE VENDETTA – “Ti sto troppo addosso, forse?” mi chiede ogni tanto Valentine, che viene spessissimo a trovarmi quando non mi trovo in zone protette da qualche Orb di sicurezza. La rassicuro: se volessi evitare di farmi trovare sarebbe sufficiente disabilitare la funzione che consente a lei, e a parecchi dei miei contatti, di sapere in ogni istante la mia posizione. Vale mi raggiunge mentre sono alle prese con Useme, ma resta silenziosa, ed è probabile che il moneypig nemmeno si sia reso conto che, durante la procedura di creazione della sua RK, fosse presente una spettatrice. Vale mi racconta spesso le sue avventure – spesso in comune con Costanza Franizzi, un’altra nuova conoscenza che ho incontrato qualche giorno fa a Stonehaven (Costanza l’avevo notata perché vagava silenziosa vicino a noialtre, incerta se avvicinarsi o meno, attenta a quello che ci dicevamo… come se cercasse di non farsi riconoscere come italiana. Un po’ come capita a me e ai miei amici quando sono all’estero: ogni volta che sentiamo parlare italiano, cadiamo nel mutismo più assoluto, sperando che quei turisti non attacchino bottone). Vale mi fa un ennesimo regalo affettuoso: all’improvviso si trasforma in una bambina che mi somiglia tantissimo, e mi chiama “mamma”! Credo sia la cosa più tenera che mi è capitata in mesi di Second Life e sono orgogliosa di sentirmi, anche se per un breve scherzoso istante, madre di questa promettente nuova amica. Ho solo un momento di irrigidimento, visto che indosso ancora pesanti catene – poi mi rendo conto che ci troviamo in una sim per tutti, che la situazione non è equivoca e che non c’è nulla di male a incontrare un avatar baby. Ma sono contenta che Useme non sia più qui con noi.

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SERENELLA ABRUZZO – Forse la più cauta dei bane che ho avuto il piacere di gestire (credo che in tutto il suo periodo abbia commesso al massimo una o due violazioni) Serenella è anche la creatrice di un banesuit tutto suo che, mi dice, è per certi versi ancora più perverso di quello di Marine… ma che a differenza di questo non proibisce di avvicinarsi a singole persone. Il suo banishment, raccontato nei dettagli nel suo bel blog Serenella Second Life non è durato molto più del tempo originariamente previsto dalla sentenza, eppure ha richiesto svariate settimane, perché lei aveva modo di collegarsi solo raramente. Il termine è scaduto mentre io, arrivata carponi su un ponte stile Golden Gate, mi dibattevo ancora fra le catene e non potevo raggiungerla. Ho quindi dovuto teleportarla vicino a me per poterle dare il bentornato nel mondo delle persone libere. Non vedo l’ora di avere un po’ di tempo per chiacchierarci un poco – ma non so se sarà facile. Poche ore dopo la sua liberazione, Serenella si era di nuovo sigillata in un banesuit (il suo, stavolta) per un personale supplemento di pena!

66a5d44a4bb4b3861861c1aec1bd257c.jpg MYSTIQUE AEON – Oh, santo cielo. Non vedevo Mystique da due mesi, forse, e quando mi ha mandato un IM all’improvviso ho sentito come una scarica elettrica che il Jolt, al confronto, è nulla. Anche perché ci sono parecchie novità… la mia amica storica, l’avatar più sottomesso che abbia mai incontrato, colei per la quale avrei fatto qualsiasi cosa, per la quale ho desiderato sviluppare i miei istinti dominanti a scapito di quelli naturali… quella per cui sono quasi entrata nel giro di Claven Albatros… ha lasciato Jaron. Ma non solo: si è costruita un castello, ha cominciato a farsi chiamare Baronessa Mystique, ha fatto girare la voce che accetta candidature per schiavi e servi. Mi chiede se sono occupata, rispondo di no ma che ho un guinzaglio e non posso andarla a trovare. Viene lei e dapprima cerca invano di aiutarmi. Poi… beh, poi tanto vale che riporti direttamente una parte del nostro dialogo. Rimuovo per brevità solo le scariche elettriche di Jolt, che tuttavia continua a impormi la terza persona.

Mystique Aeon: potresti metterci molto tempo, ma sei carina incatenata.
Win arrossisce leggermente
Win: Sei bella come sempre, Mystique… come va la tua nuova second life?
Mystique Aeon: bene. vorrei che potessi vedere casa mia. con me vivono un’amica e una schiava – e c’è un sacco di spazio per altri.
Win: Anche Win vorrebbe venirti a trovare… ma prima deve liberarsi dal guinzaglio del collare…
Mystique Aeon: sei capace di liberarti da un collare?
Win: Certo… ci vuole tempo, ma si può fare… Win l’ha fatto una volta, in 14 ore
Mystique Aeon: ho creato uno scettro. vuoi vederlo?
Win: C-certo – scusa le urla di Win, ma il Jolt non le dà tregua

b48ccc406fa45fd4212e21f151c0dc58.jpgf0393be3ed0d30b41ca0813c6db49364.jpg(Mystique impugna lo scettro)

Win: Wow, che bellezza! L’hai creato da zero?
Mystique Aeon: sì.
Win: Win ha saputo creare solo una brutta mela d’oro, un regalo per Belias… a Win ci è voluta un’ora e comunque non ci sarebbe mai riuscita se Marine Kelley non le avesse dato consigli preziosi e uno script.
Win: È in grado di fare cose? Lo scettro?
Mystique Aeon: lo farà quando kirsten mi avrà dato gli script da comando a distanza a cui sta lavorando. me li aveva già dati ieri, ma li ho smarriti.
Win sente un piccolo brivido scenderle lungo la spina dorsale
Mystique Aeon: fai bene ad aver paura. la cosa che kirsten sta preparando è pura malvagità.
Win: Lo sai che Win ha paura di te… e che allo stesso tempo è cotta
Mystique Aeon: bene.
Win assentisce: “Ho ripensato spesso a un sogno su di me che mi avevi raccontato tanto tempo fa… e che ha continuato a ossessionarmi”
Mystique Aeon: ricordo il sogno, tu coperta di lattice bianco, incatenata a un letto.
You: …sì…

Ci salutiamo un attimo dopo percché io devo scollegarmi. Per fortuna. Ma è tempo che riprenda a raccontare la mia storia con Mystique, interrotta da troppo tempo. Ancora qualche giorno di pazienza.

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MOSS HASTINGS – Ricollegandomi più tardi, mi ritrovo al punto di partenza perché il ponte si trova in una sim adiacente che, al momento, non è disponibile. Non ho mai viaggiato tanto come da quando ho il guinzaglio al collo, perbacco. Mentre sto chiacchierando con Bunny, Moss viene a trovarmi e riesce a inventarsi un modo per spostarmi da questa zona, per tutti, a Snark, dove almeno non rischio di essere redarguita dai Linden per comportamento troppo maturo in una sim per tutti. Non capisco io stessa come diavolo faccia, ma la frequentazione di Chriss ha fatto di Moss una specie di vice-diavolo degli script. La procedura, comunque, è lunga e coinvolge anche il prodigioso Curfew nel frattempo, passa a dare un saluto anche Erikah Jameson, che ancora non avevo incontrato in-world, e che ha spostato il suo blog da Virgilio a Blogspot (metto entrambi i link perché vedo che non ha spostato il testo del primo sul secondo).

d80f7492995edf8523219563399cdd3c.jpg CERDITA PIEK – Non ci si vedeva dal nostro reciproco rapimento, sembra tantissimo tempo fa. Ci si incontra per caso in vetta alla torre di Psi a Snark, mentre tiro gli ultimi colpi al collare. Da brava spagnola, Cerdita indossa una maglia della sua squadra di calcio, e un tag che esulta per la vittoria agli Europei di Calcio. Poi, chiacchierando, scopro che in realtà gliene frega tanto quanto a me, che non ho visto per intero nemmeno una delle partite dell’Italia. Cerdita compie mercoledì il suo primo anno di Second Life e mi invita fin d’ora a una grande festa al patio di Stonehaven. Mi sono persa tutte le sue feste precedenti, organizzate a ogni suo complimese, perché ero sempre legata da qualche parte. Stavolta mi sento di promettere che ce la farò.

c29d81428dc852e518a28116ce459f56.jpg COSTANZA FRANIZZI – L’ultimo incontro della giornata, mi si avvicina quando ormai sono libera dal collare. Mi trovo a Zhora e, addirittura, mi sento così forte da incontrarmi con Belias, per un abbraccio intenso – lei ormai sa che non è questione di collari, e può permettersi di non legarmi ogni volta che ci incontriamo. Costanza compare assieme a Valentine, e ha un dubbio sulla Real Key, che sembra funzionare male. Belias e io cerchiamo di indurla a darne una copia anche a noi, ma Costanza, per motivi che mi sfuggono esita – possibile che non siamo riuscite a conquistarci la sua fiducia? A mali estremi, estremi rimedi – con un trucchetto che già aveva funzionato bene con Tine Rhode, riesco a sopraffarla e a legarla per bene, mani, piedi e bavaglio. Ma per stavolta la mia idea è solo di farla esercitarsi un poco nella fuga: le fisso un po’ di guinzagli addosso, l’assicuro a un palo piantato nel terreno, e resto a farle compagnia mentre si dimena, insieme a Valentina, a Erikah, a visitatori occasionali. Noto che Costanza di lezioni non ha già davvero più bisogno: si batte contro le manette con la sicurezza di una Bondage Expert e usa gli emote in modo magistrale. Alla fine, mi allontano: la fuga dai legami dà troppa soddisfazione in più quando la si conclude in assenza di chi ti ha catturata.

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BELIAS RUBBLE – Ehm. Non qui. Non oggi. Mi vergogno troppo. Ci vuole un altro post. Ma… mmm, posso anticipare qualcosa dicendo che, anche questa volta, rischio di perdermi la festa di Cerdita.

(Prossimamente: Sconfitta finale)

Fuga da Wicked Dream

A volte succede di voler scappare e di non riuscirvi (e di godersi fino in fondo la deliziosa frustrazione nel vedere sventati i propri tentativi). A volte succede di non voler scappare – ma di trovarsi sul piatto d’argento un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

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Qualcosa è cambiato, fra Belias e me, e se n’era accorta molto bene Lorella, in un suo commento a Belias non c’è. Nei giorni trascorsi da quando il suo offrirsi a Wizard Biedermann aveva fatto evaporare il mio desiderio di inginocchiarmi al suo cospetto, non sono mancate le occasioni di vedersi più o meno fugacemente… per recuperare qualche freebie interessante offerto a Dark Den, per andare a comprare insieme il MystiTool che a lei mancava, per una lunga e laboriosa visita a Pak al fine di aggiornare i nostri Real Restraints dalla versione 1.13 alla 1.14 (un aggiornamento non sostanziale, ma che per me è particolarmente significativo dato che risolve finalmente il bug del plugin Give Keys – adesso, anche in presenza mia o di altri avatar dal nome troppo lungo, il comando funziona perfettamente… sottraendomi finalmente quella indesiderata protezione, che pure mi aveva salvato dalle grinfie di Cielo ai tempi del mio rapimento ad opera di Gloria).

Belias è sempre la prima amica che mi saluta quando mi collego, è la prima che saluto io quando la vedo online. Quando ci vediamo, mi abbraccia sempre: mi salta addosso, aggrappandosi a me come un naufrago a un relitto galleggiante. Oppure mi butta a terra col suo impeto, inchiodandomi i polsi sul pavimento con una forza che non ti aspetti vedendola così piccina. Mi morde, mi graffia, mi bacia, mi odia, mi ama. Mi fa sentire al centro del mondo. Un giorno, a Pak, subisce per me un incantesimo che la pietrifica e la muta in una fontana – e lì mi fa sentire un impulso fortissimo a starle vicina, a coccolarla… a difenderla da un dom deficiente che trova spiritoso minacciare di sfregiare a martellate la statua in cui la mia amica si è trasformata.

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Perché da un lato so che se Belias mi acchiappa di nuovo non me la caverò tanto facilmente… eppure al tempo stesso mi rendo conto che non voglio che le mie chiavi siano disponibili al primo venuto e non lo siano per lei. D’altra parte, accade ormai di rado che riesca a passare su Second Life il tempo che ci passavo qualche settimana fa. Il risultato è che, da quando ero sfuggita al controllo di Belias, mi era capitato di essere legata solo da New Vita (un’esperienza da cui mi ha salvato solo l’intervento provvidenziale di Vale) oppure dalle colleghe del Bondage Team, un ambiente pericoloso ma fondamentalmente protettivo, dove si finisce in genere per imporsi a vicenda timer abbastanza brevi. Così mi è capitato sempre più spesso di scoprirmi a ricordare, con eccitazione crescente, quella volta che mi ero inginocchiata davanti a Belias senza avere addosso manette di sorta, consapevole che sarebbe bastata una sua parola perché le offrissi i polsi col capo chino… in un incantesimo che era durato pochi secondi intensi, e che la comparsa inopportuna di Wizard aveva dissipato.

Una sera, prima di addormentarmi, mi sono collegata. Belias era online e ci siamo scambiate una serie di IM in cui lei faceva finta di mettermi un collare e io lo accettavo, con gratitudine, chiudendo gli occhi, immaginando le sue mani sul mio collo, attendendo lo scatto degli altri legami, sprofondando nel sonno lentamente nella dolce illusione di sprofondare nel suo affettuoso controllo, incapace di reagire, di oppormi, di lottare. Era solo un gioco, ma quella sera mi si è scolpita nella mente. Scavando, scavando, spingendomi a diventare via via meno attenta, meno abbottonata… rivelandomi quanto, ormai, fossi vulnerabile alla volontà di Belias.

Poi, l’elemento decisivo. La scoperta, durante un pomeriggio di intensi rapimenti incrociati alla sede del Bondage Team (nel quale Moss Hastings stava cimentandosi nuovamente nella conquista dello status di Bondage Champion), di una nuova invenzione dalla mente diabolica di Tat1ana – uno script che consente a chi lo scopre di accedere alle cartelle condivise del #RLV, costringendoti a indossare tutto quello che ci hai messo.

dddb026a5b80a5f59729031724e3d6b7.jpg Per me, questo script significa qualcos’altro: vuol dire poter dare a Belias una nuova chance di rapirmi senza abbassarmi a offrirle le mie chiavi – un atto che va proprio contro la mia natura – e senza fidarmi di nuovo del plugin “Friends”, di cui lei aveva approfittato la volta scorsa. E i risultati sono quelli descritti nelle foto del post precedente a questo. Belias che mi mette a forza le catene alle caviglie e ai polsi, chiudendole con i suoi lucchetti. Che mi stringe al collo un collare. E che, quando scopre che l chiavi non sono a disposizione, mi dice con la calma di chi sa di aver vinto: “Chiavi, cara. Sappiamo entrambe che me le darai”. E mi porge la mano, nella quale, senza esitare come se fossi un topolino ipnotizzato da un boa constrictor, adesso lascio cadere quello che lei mi chiede. Chinando poi la testa, e aspettando immobile lo scatto irreversibile del meccanismo.

Quando mi scollego, penso che ormai è fatta. Non riuscirò ad andarmene, stavolta. Tentare di liberarsi da un collare richiede molte più ore di quelle necessarie per togliersi le manette – e stavolta mi trovo proprio nella tana del lupo. Una cosa era essere legata sulla croce di Villa BDSM, e poter approfittare del tempo che Belias passava altrove… ma qui mi trovo in Our Wicked Dream, nel dungeon che Belias condivide con Pony e in cui, ho visto, passa ormai gran parte del suo tempo. Ogni volta che tornerà online, non potrà che comparire qui accanto a me – pronta a verificare che non sia riuscita ad allentare i miei legami, e a stringerli di nuovo. E il guinzaglio che mi ha messo sul collare garantisce che mi sia impossibile teleportarmi altrove. Sono finita, ormai. Sono sua, per sempre.

E poi, quando torno a collegarmi, succede invece l’imprevisto. Una di quelle comunicazioni blu che Second Life manda ai residenti per avvertirli di questa o quella emergenza. E che in questo caso mi avverte che la SIM in cui mi trovo verrà riavviata fra cinque minuti e che è bene che me ne vada se non voglio essere logged off.

Esito. Belias è online. Devo avvertirla? Aspetto un paio di minuti, poi le scrivo.

[2008/06/26 8:06]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Ehi… collegamento veloce… bene… dove sei?
[2008/06/26 8:06]  Belias Rubble: ehm….
[2008/06/26 8:06]  Belias Rubble: mhhh
[2008/06/26 8:06]  Belias Rubble: ehm

Suona imbarazzata, ma perché? Controllo sul suo profilo, ma so già quello che sto per scoprire. Belias si trova nel luogo dove mi aveva portata nella mia breve vacanza dalla croce, il che vuol dire che è con Happytimes Dawes, la sua Mistress. [2008/06/26 8:07]  Belias Rubble arrossisce, mi scrive lei… ma io Happytimes la rispetto e scopro con sorpresa di non provare gelosia per lei – né la delusione che mi aveva ferita quando Belias se ne era andata con Wizard. Però, anche questa volta, Belias non c’è. “Uh! Ti vedo! Eheheh”, le dico, mentre il conto alla rovescia prima del riavvio della sim prosegue. Tre minuti.

“Ma sei nel mio dungeon?”, chiede Belias. Le rispondo subito, mentre il tempo che manca al riavvio scende a due minuti: “Eh, dove, se no? Mi hai messo il guinzaglio, come potevo andarmene?” Lei mi invita a guardarmi intorno: non me n’ero accorta ma nel dungeon c’è una specie di grossa gabbia per pappagalli che contiene un tale RJ, legato e completamente nudo. Mmm, vedo che il concetto di gabbia per uccelli si presta a pesanti doppisensi. Ma il tempo stringe e devo sapere perché Belias non viene da me: “Ma sei legata?”.  “No”, risponde, e io incalzo: “Mmmbeh… puoi muoverti?”. Manca appena un minuto al riavvio della sim in cui mi trovo e se lei non viene presto…

[2008/06/26 8:09]  Belias Rubble: tra un secondo
[2008/06/26 8:09]  Belias Rubble: sto parlando con mia sorella e la mia MIss
[2008/06/26 8:09]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: No, e’ che…
[2008/06/26 8:09]  Belias Rubble: cosa?

Non posso non dirglielo, e glielo dico: la sim sta per ripartire… e ho appena suggerito a RJ di spegnersi prima che accada. “Ora stacco anche io se no mi butta fuori”, le confesso… ma non faccio a tempo. Pochi secondi, e tutto diventa grigio – e appare il famoso messaggio: You have been logged off from Second Life. Ed è qui che prendo la decisione.

Senza dare tempo alla sim di riavviarsi, mi ricollego subito. Il client ci mette un po’, ad accogliermi di nuovo in world, e quando lo fa accade esattamente quello che mi aspettavo. Ricevo un altro messaggio che mi informa: la sim a cui sto cercando di collegarmi non è disponibile, e il sistema mi sta spostando in un altro luogo. Che è quello, già noto, che Second Life ha memorizzato come mia home, e in cui mi ero ritrovata, legata, quando Tine aveva cercato di portarmi a casa di Cerdita senza sapere che l’orb di sicurezza mi avrebbe cacciata via!

Ed è fatta! Ho ancora addosso collare e catene. Ho ancora il guinzaglio, che mi impedisce di teleportarmi. Ma sono fuggita dal dungeon di Belias, e ora è solo questione di struggle, di pazienza e di tempo!

(Prossimamente: Struggling the Collar)

 

Mystique, il primo incontro

Ci si può innamorare di un altro avatar? Certo che si può, quando si incontra qualcuno con cui ci si riconosce profondamente, e come nella realtà si tratta, spesso, di un colpo di fulmine. Ma i fulmini possono bruciarti e, a volte, quella che credi un’anima gemella può ferirti più profondamente di una compagnia occasionale.

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È così difficile parlare ad altri di qualcuno che ami. Tu scavi nella memoria del tuo cuore, fai l’impossibile per tentare di esprimere a parole le emozioni che questa persona provoca in te. Ma chi ti ascolta, di solito, recepisce poco più di una serie di luoghi comuni – e forse non potrà mai capire perché, per te, proprio quella persona è unica e importante, e capace di scuoterti come una foglia quando pensi a lei o quando ci passi del tempo insieme. Forse è per questo che ci ho messo così tanto per cominciare a raccontare della piccola Mystique Aeon – la ragazza a cui ho insegnato a non barare mai, quella per amore della quale ho rischiato di diventare schiava di Claven Albatros, colei che senza saperlo spezzò il mio delicato cuore di avatar facendo sì che mi lasciassi catturare da Mistress Blackbear Babii. E anche quella che, proprio ieri, all’improvviso mi ha tradita consegnandomi a Jaron – e un istante dopo se n’è pentita, rovinando tutto, facendomi arrabbiare sul serio e, chissà, forse curandomi finalmente dalla mia ossessione per lei.

Perché quella che avevo per Mystique era, davvero, un’ossessione: mi capitava, nella vita reale, di sorprendere i miei pensieri a tornare a lei e a quello che stava passando in quel momento. E mi capitava di parlarne agli altri avatar e spesso di scoprire che eravamo in tanti a preoccuparci per lei, a seguire con crescente inquietudine la sua sperimentazione di detenzioni sempre più lunghe e sempre più restrittive, e la sua progressiva scomparsa dai luoghi che tutti frequentavamo. Fino a diventare, per lunghi periodi, una specie di fantasma, che tutti volevamo proteggere da lei stessa per i suoi comportamenti autodistruttivi… mentre forse eravamo noi amici che avremmo dovuto imparare a proteggerci da lei. Perché il suo atteggiamento da succube perfetta è in realtà una trappola, perché alla fin fine lei è il tipo che – come si dice – ha la tendenza a topping from the bottom... a dominarti con la sua sottomissione. Sotto l’atteggiamento remissivo, Mystique nasconde invece una volontà di ferro, che in più di un’occasione consuma ed esaurisce nervi e cuore a chi si illude di poterla tenere in pugno, e che mette a dura prova anche chi, come me, sarebbe stata pronta a buttarsi per lei nel fuoco dell’inferno, con un peso attaccato al collo.

c883b9a507344094bcc8775a62a11684.jpg Se ci penso bene, è stata lei anche a decidere il nostro incontro. Erano i miei primi tempi a Stonehaven e, come spesso accadeva, girovagavo senza meta cercando di capire come mettermi nei guai. In giro c’era poca gente, ed era impossibile non notare quella moretta incatenata al muro del castello. Portava una maglietta corta con su disegnate delle manette, e un paio di hot pants verdi estremamentee succinti. Aveva le braccia ammanettate dietro la schiena, le gambe costrette dalle cavigliere in posizione genuflessa ed era imbavagliata. Mi sembrava chiaro che fosse proprietà privata di qualcuno, e credo che non mi sarei mai avvicinata, se non avesse fatto lei la prima mossa. “Ciao”, mi fa lei per prima. Il bavaglio trasforma il saluto in un bofonchio, ma io frequento la zona da abbastanza tempo per aver imparato a capire i mugolii di chi parla con la bocca tappata. Sventurata, le rispondo, e sono perduta.

Una delle prime cose che Mystique mi chiede è se ho voglia di giocare un po’ col suo “Odium”. Oltre ai legami che ho descritto, scopro che indossa una specie di vibratore interno su cui non ha il controllo e che io scopro, cliccando, di poter accendere e spegnere a mio piacimento. Non amo particolarmente questo genere di strumento: basta un click per leggere in chat cose del tipo “Mystique Aeon sente un brivido di piacere mentre la macchina entra in azione”… mi sembra un modo per semplificare troppo la vita a chi non sa portare avanti nemmeno quel minimo di gioco di ruolo che da solo può, a volte, dare un senso a una solenne idiozia come il famoso sesso virtuale. Però cliccare un po’ su quell’affare non mi costa niente, così mi ci applico distrattamente, tenendolo acceso per un poco, poi spegnendolo sul più bello, poi accendendolo di nuovo durante una conversazione, poi spegnendolo ancora. Senza troppo farci caso, senza strategia e senza davvero osservare le reazioni di Mystique – che, nel frattempo, slego dal muro e porto in una gabbia lì vicino, chiudendocela a chiave.

Eppure, evidentemente, anche senza farlo apposta devo aver fatto qualcosa di giusto: ansimando, Mystique confessa che la sto facendo impazzire e che per lei quest’alternanza fra lo stimolo elettronico e la sua assenza è un delizioso tormento, che la porta più volte sull’orlo dell’orgasmo e ogni volta glielo nega all’ultimo istante con crudele malizia. Quando me ne rendo conto, mi decido a lasciare l’oggetto in funzione abbastanza a lungo in modo che lei possa, finalmente, arrivare fino in fondo. Non sono una Mistress e non sempre me la sento di negare qualcosa a qualcuno che sta fremendo – nemmeno quando la negazione è proprio ciò che questa persona sta cercando. Però, a quanto sembra, il tormento è durato abbastanza a lungo da far sì che per Mystique si tratti di un’esperienza importante. Mi aggiunge alla lista dei suoi amici, mi chiede se sono interessata leggere la sua storia e mi passa alcune notecard. Poi si scollega e io comincio a leggere, prima senza farci troppo caso e poi, via via, con attenzione crescente.

e4d03a04a534fe6aa26f24dddd4041a7.jpg Perché la storia di Mystique ha, sorprendentemente, parecchi punti in contatto con la mia. Anche lei ha iniziato la sua esperienza nel BDSM con le gabbie di Psi Merlin, di cui è stata anche prigioniera per diversi giorni. Anche lei, dopo un po’ di giorni a spasso per Stonehaven, è stata rapita dalla mia cara Bunny Hastings, che se l’è portata a casa (lo stesso cottage a Silent Wind che anche io ho conosciuto) e l’ha tenuta a lungo prigioniera lì, all’interno di un tubo. E anche lei si è innamorata, di Bunny, proprio come era successo a me quando mi ero trovata in suo potere, legata e imbavagliata e chiusa in una casa che non conoscevo. Mystique la chiama Sindrome di Stoccolma, ma si tratta di un’etichetta semplicistica: quello che mi conquista, nelle sue notecard, è invece il candore e la precisione di dettaglio con cui descrive le sue sensazioni di prigioniera di Second Life – e l’inquietante coincidenza di tante di queste sensazioni con le mie. Per tante persone, vedere il proprio avatar con le braccia legate dietro la schiena non ha, probabilmente, un effetto che vada al di là di quello che può dare un qualsiasi mediocre videogioco: per Mystique (e per me) si verifica invece un fortissimo transfert sulla vita reale. Vedere il nostro avatar legato ha su di noi un effetto che in parte è anche fisico: le braccia, seppur libere, ci si irrigidiscono davvero e, dopo molte ore, sentirsi i gomiti serrati dietro la schiena produce in noi una sorta di malessere reale, un fantasma di crampo che diventa indolenzimento autentico. Essere rapite e legate su Second Life non è solo un gioco di ruolo: la costrizione non ti lascia lividi sulla pelle, ma non si limita affatto alla sola fantasia.

E poi c’è l’amore per chi ci cattura. Mystique si è convinta che la sindrome di Stoccolma sia una forma automatica di autodifesa insita nell’essere umano: forse la cavernicola che veniva brutalmente rapita e posseduta con la forza da un nerboruto uomo di Neanderthal finiva per affezionarglisi obbedendo a un impulso di conservazione di se stessa e della specie… e questo istinto si è trasmesso in qualche modo fino a quelle come noi. Fatto sta che Mystique si è convinta di essere destinata a innamorarsi di chiunque la catturi e mantenga su di lei un controllo assoluto per un tempo sufficientemente lungo. Io non so se sono tanto d’accordo: ma non ho mai sperimentato una cattività davvero a lungo termine fino ad ora… e in qualche modo sono affascinata da qualcuno che sembra aver già capito quello che cerca nel mondo del BDSM. È più di quanto io possa dire di me stessa: io non so perché mi piaccia tanto essere immobilizzata da qualcun altro. Mystique sì: lei cerca e di solito trova l’innamoramento – forzato, condizionato dal rapporto di forza e dalla Sindrome di Stoccolma, ma pur sempre un innamoramento.
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In uno dei primi post di questo blog riflettevo sul fatto che magari farsi sigillare in un banesuit è un po’ un modo per provare l’emozione della morte e del lutto altrui prima che sia giunto il tempo. Però anche il punto di vista di Mystique ha un suo perché: il possesso altrui come un abbraccio globale, che ti include in modo totalizzante come un amore che ti divora. Thanatos o Eros? Penso alle considerazioni di Rossella, penso a Samy che mi chiude il casco del banesuit attorno al collo, a Jaron che mi trascina in manette su nel cielo, a Bunny che mi toglie tutti i tentativi di fuga, a tante e tante gabbie che ho sentito chiudersi automaticamente alle mie spalle, alle mani di Forrest che mi imprigionano con ferma dolcezza nelle corde dello shibari. E non so ancora darmi una risposta.

 

(Prossimamente: I diari di Mystique)

23 ragazze, tanti amici e il ritorno di un adorabile cagnolino

Secondo giorno del concorso Latex Girl a Villa Bdsm. Ancora per oggi sarò online parecchio tempo, ma domani temo di poterci essere solo la mattina. Qualche aggiornamento sugli amici che sono venuti a trovarmi e qualche indicazione per chi volesse venirmi a votare anche in mia assenza.

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Il concorso a cui sto partecipando è una faticaccia per me, e posso solo provare a immaginare che faticaccia sia per Cielo Robbiani e Gloria Oppewall, che lo hanno organizzato per inaugurare nel modo migliore la loro nuova area BDSM italiana. Ovviamente non si può giudicare il successo di una SIM dall’affluenza a un concorso: a partecipare siamo in 23, e ognuna ha scritto, credo, a tutta la sua agenda implorando gli amici di venire a trovarla e di darle il suo voto… questo, naturalmente, oltre al tentativo di agganciare i visitatori occasionali per strappare il voto anche a loro. Quello che Carin, stamattina, definiva una sorta di speed dating che, quando si ha il tempo di un po’ di interazione, consente soprattutto di conoscere gente potenzialmente interessante.

d758f32ca2dcc7ae2875ebd70b1e539b.jpgVorrei citare tutti gli amici e le amiche che sono passati a trovarmi. È venuto Jaron, a un certo punto, e in mia assenza, la notte scorsa, è passata anche Mystique (continua a passare tanto tempo senza che riesca a vederla, e questo è ciò che di questo concorso mi pesa di più, credo). È passata, più di una volta, Rossella – sempre con al seguito splendide fanciulle imbavagliate o al guinzaglio, anch’esse pronte a votare per me… e a un certo punto è apparsa anche Astor, il famoso e gentilissimo puntino verde di quando non la conoscevo di persona e la ritenevo solo un ostacolo al mio desiderio di scrivere un IM alla sua amata. E poi c’è stata una vera sfilata di amici da Stonehaven: a cominciare dal proprietario Dirk Massiel, che in questi giorni mi sta raccontando di come abbia conosciuto nella vita reale la mitica Lorelei di Bedroom Bondage – e che mi ha passato sottobanco alcune foto inedite che le ha scattato ai tempi della loro frequentazione, quando l’ha legata (ed è stato legato da lei) nella vita reale. Dirk ha promesso di presentarmi l’avatar di Lorelei – su Second Life Lorelei Mission, tenutaria del Bondage Ranch e non sto più nella pelle… se lei mi desse il permesso, mi piacerebbe pubblicare qualcuna delle foto di Dirk qui sul blog. All’epoca lei gli aveva fatto promettere di non pubblicarle se non dopo la sua morte, ma poi è diventata una modella bondage molto nota, e ora una produttrice di ottimo materiale bondage, e magari il divieto può considerarsi caduto… Tuttavia mi asterrò dal pubblicare alcunché fino a quando non avrò la certezza di essere autorizzata a farlo.

Ha votato per me BlackBear Babii, la mia Mistress dislessica di forse dieci giorni, a cui mi ero concessa tanto tempo fa, quando piangevo per la prima volta la cattura di Mystique da parte di Jaron. Ha votato per me Useme Offcourse, cui avevo promesso che, per una volta, non l’avrei legato (e che ha commentato un po’ sardonicamente che questo concorso per me era praticamente una prigione all’aperto – un commento un po’ insolente da parte di un Moneypig… ma gliela faccio pagare appena riesco a mettergli le grinfie addosso). Bunny è passata con un giorno di ritardo (ieri era in punizione per aver “dato per scontata” la sua Mistress, Pirate Russell) e ha portato con sè quattro o cinque amichette, tutte ammanettate e tutte pronte a darmi il loro voto. Grazie, Bunny, sei una vera amica.

83cfc76d7472faeba47d8c6d1fc01013.jpgFra le visite più bizzarre che ho ricevuto, quella di Teck Paine, quel simpatico cagnolino un po’ indiscreto che appariva già in una foto risalente alla mia prima cattura da parte di Isabel e che da allora non avevo più incontrato. Teck è comparso trotterellando ed è rimasto a lungo a tenermi compagnia dopo avermi dato il suo voto – a quanto pare, su Second Life, il suffragio è veramente universale e anche un cane può  permettersi di fare scelte importanti. Teck è piaciuto molto, mi è parso, anche a Rossella, che gli ha dato qualche affettuosa grattatina sulla testa prima di salutarlo.

A trovarmi è passata anche Mudlark Burns, in questi giorni impegnata in una sorta di missione per conto della sua amata dominatrice Halle Westland – che l’ha chiusa in un attillato costume da catwoman e ha chiesto a dieci delle sue amiche più care di fotografarsi in compagnia di Mud nello stato in cui si trova in questi giorni, e spedirle il risultato insieme a una notecard. Il materiale finirà in un libro che Halle sta preparando e che, a quanto ho capito, sarà offerto in dono a chi ha partecipato al progetto. Sono orgogliosa di poter dire che anche io faccio parte della decina, e conto di pubblicare qui, in un prossimo post, le foto e il mio contributo all’opera cui Mudlark affida la sua immortalità artistica!

Più tardi si è fatta vedere (e ha votato) anche Moondog Merlin, cara amica di Mudlark e talentosa scripter che vende, da qualche tempo, un plugin battezzato Jolt. Ci torneremo sopra prossimamente anche perché finora l’ho potuto provare – e brevemente – solo su Useme… ma come anticipazione posso dire che consente a chi ha le chiavi delle tue manette di mandarti qualche scarica elettrica punitiva ogni volta che pronunci determinate parole proibite (o che non ne pronunci alcune obbligate, tipo “Mistress” o “Sir”), ogni volta che cerchi di liberarti da un legame, o anche ogni volta che gli gira di darti una scarichetta tanto per gradire.

5579edbda665b1882c17e270da0525bb.jpgHo conosciuto parecchi nuovi italiani, alcuni dei quali mi hanno concesso il loro voto – qualcuno in cambio della mia disponibilità a cambiare posizione, altri chiedendomi di sorridere o di smettere di farlo, altri ancora pretendendo di vedermi con un bavaglio in bocca (parlo troppo, eh? lo so), qualcuno esigendo di essere aggiunti come “amici”. Uno solo, finora, ha voluto di più e mi ha fatto sudare il voto fino all’ultimo. Si chiama Artic Spyker e, una volta ottenuto il controllo degli script del mio collare (che ho nascosto nel fiore che indosso sempre) mi ha costretto in pose piuttosto imbarazzanti e ha manifestato l’intenzione, a concorso finito, di rintracciarmi e darmi una sonora lezione che mi faccia passare la voglia di cedere, ogni tanto, alle mie tentazioni dominanti – quelle tentazioni che per Rossella sono destinate a crescere fino a predominare sul mio atteggiamento fino ad oggi. Staremo a vedere cosa succederà, anche perché Jaron mi ha confermato di non avere alcuna intenzione di lasciarmi andare tanto presto.

Tengo per ultima la notizia per me più eccitante, ossia la comunicazione da parte di Marine Kelley che il Banishment Program per il quale ho fatto da cavia nei primi giorni di questo blog sta per entrare nel vivo della sua esistenza commerciale… e che in seguito alla nostra esperienza, noi dieci vittime siamo le migliori candidate a parteciparvi come Operator – ossia come chi tiene le chiavi ed esercita il controllo, nel bene e nel male, di chi indossa il banesuit. Seguendolo a distanza, assicurandosi che si comporti bene, imponendo le punizioni quando necessario (l’hai letto, il romanzo Eudeamon? maledizione: provvedi subito!). Poiché il banishment sarà un servizio a pagamento, esserne l’operatore sarà addirittura un lavoro pagato – ma è chiaro che non lo farò per i soldi, come non è per i 1000 L$ di premio che sto partecipando al concorso di Villa BDSM. Il diavoletto dominante che si nasconde in me non vede l’ora di avere nelle grinfie qualche incauto esploratore dell’isolamento più completo. E fargli, o farle, provare, il delizioso inferno del mondo dei bane.

01438e7cffb38d1e3ff9e6de1dc24e3c.jpg14bfead18dedf421987973c11edac07d.jpg7659b5b6a488f36de35a15a6f83777d8.jpgÈ tempo, per me, di tornare online e guadagnarmi, se possibile, qualche altro voto. Per chi fosse così gentile da voler votare per me, ecco le istruzioni dettagliate per raggiungere la mia Vote Box e aiutarmi ad arrivare prima.

1) Collegati a Second Life (se necessario, creando un account gratuito: suvvia, ci vuole pochissimo) e recati a Villa BDSM.

2) Dal punto in cui atterri, fai qualche passo avanti, verso l’edificio grande, e gira a sinistra seguendo le indicazioni per il concorso.

3) Chiedi a qualcuno dei presenti, di quelli che indossano la tag VILLA BDSM di aggiungerti al gruppo, in modo che tu possa votare. Quando ricevi l’invito (che è gratuito) accettalo.

4) Entra nell’area del concorso – un ampio terrazzo in erba con balaustre in pietre grigie e svolta subitissimo a sinistra. La mia Vote Box è la prima che trovi, a terra, nell’angolo sinistro. Non puoi sbagliare: c’è su il mio nome, Winthorpe Foghorn Zinnemann. Cliccaci sopra. Udirai in chat conferma che il voto è stato registrato. Missione compiuta.

Ti prego, vota per me. Aiutami a essere la prima fra le ragazze di lattice di Villa BDSM.

(Prossimamente: Mystique, il primo incontro)

Bunny e la sindrome di Stoccolma

Il primo amore non si scorda mai, anche se è stata la storia di una sera – e per giunta unilaterale. La sindrome di Stoccolma e la ricomparsa della prima persona che mi abbia rapita.

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Tu provaci, ad essere una niubba appassionata di bondage. A gironzolare alla ricerca di qualcuno con cui giocare, senza avere il coraggio di fare domande, nè di attaccare per prima. Tu provaci, ad andare in giro per ore, sperando che gli altri si accorgano spontaneamente che sei una persona unica e che meriti la loro attenzione – senza sapere cosa fare per attirare l’attenzione di qualcuno, per far sì che si accorgano di te. Per diventare parte di qualcosa, di un gruppo, di un gioco, di un qualche evento. Tante persone che si affacciano su Second Life finiscono per rinunciare al gioco perché non riescono a superare questa prima fase, e non sopportano di trovarsi in mezzo a gente che parla di cose sue, ignorando i nuovi arrivati.

Ma questo accade in qualsiasi comunità, online e non. Ciascuno è unico, ma ci sono tanti di quei “ciascuno” che non esiste un vero motivo per cui gli altri si accorgeranno che tu esisti, se non ti dai un poco da fare per farti notare. A costo di sbagliare, di fare la figura della niubba che sei. La mia esplorazione del BDSM su Second Life iniziò, come accade a molti, con le gabbie: nelle segrete di Psi Merlin ce n’erano tante, e molte avevano la eccitante abitudine a chiudersi automaticamente quando ci mettevi un piede dentro, bloccandoti per un periodo di tempo che a volte era determinato da un timer (in genere abbastanza breve, sui dieci minuti) e a volte dalla tua abilità a scoprire la combinazione del lucchetto. Proprio mentre ero intrappolata in una gabbia del genere, Psi mi diede qualche dritta sulla strategia da adottare per cavarmi d’impaccio senza dover chiedere aiuto ad altri… avviandomi sulla via pericolosa ed entusiasmante di quella che non bara mai, ma che cerca di uscire dai guai seguendo le regole di volta in volta fissate.

e9d610894a489b22c99532288a459718.jpg Quando, dopo ore e ore di camping, ho avuto i soldi per potermi comprare le prime manette Real Restraints, ci sono voluti alcuni giorni prima che avessi il coraggio di “dimenticare” le chiavi in modo che qualcuno fosse in grado di catturarmi. E la prima a farlo fu Bunny Hastings, dolce fanciulla abituata a subire ma che, come recita il suo profilo, “occasionalmente potrei dominare ragazze che mi piacciono”. Stavamo facendo due chiacchiere, quando all’improvviso mi ero ritrovata ammanettata e trascinata in qualche gabbia, col cuore che batteva all’impazzata e Bunny che rideva di me, senza forse rendersi conto – lei da tempo abituata a questo tipo di giochi – del tumulto che stava scatenando in quel momento.

Quella volta, Bunny mi aveva lasciata con un timer di una mezz’oretta e le manette mi avevano lasciata libera abbastanza presto. Quando ci siamo incontrate in seguito, con l’idea di renderle il favore, ho provato a rapirla a mia volta, con effetti di goffaggine inaudita: ho pasticciato coi timer, rischiato di lasciarla in balia di un niubbo maschio (lei che gioca solo con altre ragazze), ci ho messo un sacco di tempo per fare una cosa semplice come sbatterla in gabbia. Alla fine l’ho lasciata andare biascicando qualche scusa e con la precisa sensazione di averla fatta arrabbiare. Per ventiquattr’ore mi sono tormentata: la prima persona che mi avesse fatto divertire e io mi ero mostrata inadeguata, priva di esperienza, non all’altezza delle sue aspettative.

Così le ho scritto, scusandomi, dicendo che avevo sbagliato a rapirla in un momento in cui non mi sentivo affatto dominante, cercando di forzare la mia natura e mettendo a disagio lei e in ridicolo me stessa. Nessuna risposta, così, la prima volta che l’ho vista online sono andata timidamente a chiederle ancora scusa. Lei non ha detto una parola: mi ha rimesso le manette, ha preso la chiave, e mi ha teleportata a casa sua. Lontana dai luoghi che conoscevo, in una sim in cui c’eravamo solo noi due, mi ha legata per benino sul tappeto e mi ha sorriso. E in quel momento ho saputo che ero sua, completamente e irreversibilmente, e che se avesse voluto tenermi lì per sempre, ci sarei rimasta.

f8587496d6712a93bcbec06c60f51086.jpg Quando mi ha invitata a sedermi sul suo letto, e mi è saltata addosso, avvinghiandosi a me in un abbraccio appassionato, mi è parso davvero che, come in un romanzaccio mal scritto, il cuore volesse saltarmi fuori dal petto e vi restasse solo perché trattenuto dal peso dolce del corpo di Bunny sopra al mio. “È tutto così inatteso”, ho mormorato, e lei mi ha subito avvertita di “non leggere troppo in quello che sta succedendo. Sono un tipo molto affettuoso”. Ma era troppo tardi: in quell’abbraccio sentivo il perdono di un’amica offesa ma anche il dominio di quella che aveva le mie chiavi. E volevo gridare il suo nome, scriverlo sulla neve, restare per sempre in quella stanza, anche se avesse significato restare legata su quel letto per il resto della mia Seconda Vita. Quando parlerò di Mystique ci ritornerò sopra: lei la chiama la sindrome di Stoccolma, ed è convinta che se resta abbastanza a lungo sotto il dominio di una persona è inevitabile che finisca per innamorarsene. Di certo, io, di Bunny mi sono innamorata, quella volta.

Poi Bunny mi ha lasciata andare e le nostre strade si sono separate. Molta acqua è passata sotto i rispettivi ponti e i nostri incontri sono stati sporadici – io sapevo che lei era impegnata con questa o quella Mistress e, anche se ci siamo fatte qualche scherzetto reciproco lungo la via, ho pian piano saputo applicare il suo consiglio di “non leggere troppo” nell’accaduto. Non ci è più successo di passare insieme un po’ di tempo, fino a qualche giorno fa: quando, dopo un incontro a Deitide, io sono caduta per errore in una gabbia e Bunny ha colto l’attimo per impadronirsi delle chiavi delle mie manette, e del bavaglio.

La lotta è stata breve – io sono quasi riuscita a fuggire volando via appesa a un palloncino, ma alla fine Bunny ha avuto ragione di me e mi ha esposta su un attrezzo e lasciata lì appesa, per poi mettersi a giocare con i menu delle manette. Ho cominciato a sudare freddo: Bunny è il tipo che esplora bene i menu, e se appena appena mi diceva male rischiava di scoprire…

“Win? Ma questo è il plugin Nasty di Tat?”

Ecco, appunto.

78cbf3fa92c21c2c5e4470e3486bb4ad.jpg Un secondo dopo, le manette hanno sussurrato: “Bunny Hastings toglie tutti i tentativi dalle manette. Hai perso 50 tentativi” (il che, considerando che si parte con una trentina, basta a garantire che da sola non riuscirai liberarti prima di un centinaio di ore di gioco – vale a dire mai). E poi hanno proseguito sgranando tutta la serie delle possibilità: Win non può prendere le chiavi se non è in mouselook, Win non può prendere le chiavi se non è bloccata, Win non può prendere le chiavi e tenerle per più di 5 minuti… fino all’ultimo. Win non può prendere le chiavi, tout court.

Ho salutato Bunny e mi sono scollegata, e la mattina dopo ho avuto un’amara sorpresa… nel corso della notte, anche lei era stata catturata da qualcuno che la tratteneva, incaprettata e bendata, in qualche luogo lontano. Le era perciò impossibile venire a liberarmi, e io ovviamente non ero in grado di liberarmi da sola. Santana, che è venuto a trovarmi, dopo essersi goduto lo spettacolo di me inchiodata su quel trespolo, le ha tentate tutte per cercare di liberarmi… spingendosi al punto di andare a spiare Bunny nel suo cottage a Silent Wind, e persino preparando una trappola per lei con l’idea di costringerla a dargli le mie chiavi quando fosse tornata nei paraggi… ma Bunny, prigioniera altrove, non si è fatta vedere, e anche Santana alla fine ha desistito.

Sono passate le ore e alla fine il Curfew ha reclamato la mia presenza nel faro, riportandomi laggiù. In dieci ore di battaglie sono riuscita a togliermi le cavigliere e soprattutto il bavaglio (recuperando la capacità di scambiare IM) ma, ovviamente, non le manette. La situazione era di semi-banishment: non potevo toccare nulla e nessuno… aprire le porte era impossibile, e così fare acquisti, scrivere o leggere notecard, legare qualcun altro. Ma potevo andare a spasso, visitare gli amici, fare due chiacchiere. Ho avuto perciò modo di andare a trovare Mystique, fare una lunga chiacchierata con Jaron Bailey (a cui a un certo punto si è unita Moss), partecipare all’inizio di una conferenza sul BDSM organizzata da Alice Mastroianni (una delle colonne del forum SecondLife Italia) per poi tuttavia dover battere in ritirata quando il Curfew ha annunciato che era ora che tornassi nella mia torre. Il tutto in attesa che Bunny riuscisse a liberarsi e a trovarsi online nello stesso periodo in cui lo ero io – cosa non facile, visto che il suo fuso orario è quello statunitense della West Coast.

fb213d7ce1bc87b14a9a99919ab8b4cf.jpgc2f7bcdebbff16fc2a85e62df5d226b3.jpg Bunny era stressatissima della cosa: continuavo a ricevere suoi IM, spediti quando io ero offline, in cui dichiarava che le spiaceva molto di avermi inchiodata in questo modo, e che mi autorizzava a liberarmi anche barando, o chiamando qualche amica con la Real Key. In un caso come questo, autorizzata dalla mia keyholder, avrei potuto anche superare i miei principi e farmi liberare da un’amica – ma si trattava di Bunny, la mia prima aguzzina, e ci tenevo che solo lei potesse liberarmi, quando ne avesse avuto il tempo e la voglia. L’ho già detto un’altra volta: il bondage non è una questione di chiavi, di meccanica, di corde. Quello che conta è chi i nodi li ha stretti, e non è detto che debbano essere nodi fisici.

Finalmente, l’incontro c’è stato: ieri sera, Bunny è apparsa accanto a me nella torre e mi ha liberata dalle manette – giusto in tempo per consentirmi di sfilare a Useme, che ricompariva al mio cospetto per la prima volta dopo i tormenti subiti a Deitide, qualche altro migliaio di L$ (400 li ho girati subito a Bunny perché potesse acquistare un certo paio di stivali su cui aveva buttato l’occhio di recente). Segnalo con soddisfazione che anche Useme, nonostante l’avessi espressamente autorizzato, non se l’era sentita di barare per liberarsi dalle sue manette.

Bunny mi ha salutata con un abbraccio nel quale ormai non faccio fatica a “non leggere troppo”. Ma quando mi sono scollegata da Second Life ho scoperto che stavo ancora sorridendo.

(Prossimamente: Quattro chiacchiere con Rossella)