La ragazza di Latex

A quarantott’ore dalla fine della campagna elettorale, c’è ancora qualcuno disposto a stare ad ascoltare chi chiede un voto? Temporaneamente libera dalle mani di Jaron, partecipo a un concorso per la più bella Latex Girl di Villa BDSM. Mi daresti il tuo voto?

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Mentre l’altra sera Jaron completava la gabbia intorno a me, è giunta per me l’ora di scollegarmi, e in seguito non sono più tornata su Second Life. Ricollegandomi, ieri mattina, la gabbia era stata completata e Jaron era lì ad aspettarmi. Mystique no, purtroppo: lei la trovo online solo quando mi collego la sera tardi. In compenso, a curiosare nei paraggi è venuta Aimee Riptide e c’è mancato poco che Jaron non aggiungesse anche lei al suo harem (una sorta di esperimento sociale che sta preparando per vedere come si sviluppa una piccola comunità di sub perfettamente isolata da tutti gli altri – dice lui). Abbiamo fatto due chiacchiere, e Aimee è parsa molto interessata al concorso per la miglior ragazza vestita in lattice organizzato da Villa BDSM, la land di Cielo Robbiani e Gloria Oppewall. Le ho passato l’indirizzo, e più tardi ho saputo che anche lei si era iscritta. Sarà un concorrente temibile, temo.

7cae3b7adacba1f18f4b0069707ae910.jpg32572981795aa5c75e26cad14c04780c.jpg Quando Aimee se n’è andata, sono rimasta di nuovo sola con Jaron e abbiamo parlato ancora. Di Mystique, ovviamente. È una strana situazione, la mia: anche se sono prigioniera di Jaron, credo di averci scambiato troppe confidenze per provare realmente una qualche emozione. Lo capisce bene anche lui quando mi dice: “I probably confide in you too much mystique wise to make you feel truely captive anyhow” (Traduco? Traduco: Probabilmente mi sono confidato troppo con te a proposito di Mystique perché possa farti sentire davvero mia prigioniera). E forse anche per questo, visto che la nostra amica è offline e lo sarà per tutto il giorno, all’improvviso Jaron mi slega… intasca le chiavi delle mie manette e me le fissa sul corpo, lasciandomi tuttavia libera di interagire e di muovermi. Perché sa bene che, quando chiamerà, io dovrò andare – non per lui, ma per Mystique.

Jaron sta cercando di ridurmi a un paio di legami particolarmente resistenti, contando sul fatto che per amor mio Mystique rinuncerà del tutto a fuggire. E sa di poterselo permettere perché io ho bisogno di starle vicino, almeno in questo periodo. E quindi tornerò allo skybox nel cielo di Snark non appena lui deciderà di richiamarmi. Vorrà ben dire qualcosa se, in ventiquatt’ore, non ho mai tentato di togliermi queste manette, che pure non mi danno alcuna emozione di cattura. Sono libera di partecipare al concorso di Villa BDSM, ma non di giocare liberamente con chi mi pare, perché le chiavi non le ho più io.

E parliamo del concorso… mi verresti a votare? Dico proprio a te che mi leggi: ho bisogno di tutti i voti che posso raccogliere, perché al concorso partecipano altre 22 ragazze molto belle, e tutte sono piene di amici. Se hai un account su Second Life, ti prego, collegati adesso e vieni a questo indirizzo: dovresti materializzarti proprio accanto alla box da cliccare per darmi il tuo voto (il mio nome lo sai, no? Winthorpe Foghorn Zinnemann). Se sono online, vieni a salutarmi… e se non ti piace quello che indosso, o se hai qualche altra richiesta che posso esaudire, non esitare a parlare… dovrei mettere un bavaglio? Un casco da bane? Una benda sugli occhi? Un abito più coprente – o più audace? Sono lì per te, pronta a quasi tutto per ottenere un voto.

Altrimenti, se vieni a darmi il tuo voto in un momento in cui non sono collegata… beh, il mio cubo è il primo che trovi, sulla sinistra, entrando nel recinto dove si sta tenendo il concorso. Basterà che tu ti faccia iscrivere (gratuitamente) al gruppo “Villa BDSM” e poi ci faccia un clic sopra. Ti ringrazio in anticipo, ma se vuoi che possa esprimere meglio la mia gratitudine segnalami il tuo passaggio e il tuo voto inviandomi un IM, oppure scrivendo un commento a questo post. E passa voce, per favore: avverti gli amici e le amiche, mandami qualcuno, aiutami a vincere. Domani, giovedi’ 10 aprile, vedo di postare qualche foto scattata nel primo giorno del concorso e qualche aggiornamento su come sta andando.

(Prossimamente: 23 ragazze, tanti amici e il ritorno di un adorabile cagnolino)

Bondage Ordeal

La capacità di liberarsi nel minor tempo possibile dalle manette è diventato una disciplina sportiva. Ma l’obiettivo si fonde con il desiderio di certificare in qualche modo i record di detenzione.

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La foto qui sopra risale a qualche giorno fa. Al centro, nella tuta arancione con la scritta sulla schiena (Keep this girl restrained, ossia “Mantenete questa ragazza ben legata”), la sottoscritta. La biondina con un’armatura in cuoio è, naturalmente, la mia cara Samy80 (che in questi giorni è in vacanza lontana da SL e che mi manca parecchio). Quella vestita di nero è colei che mi ha appena ammanettata e si chiama Aimee Riptide.

Aimee è una stilista. Il suo business principale su Second Life è la creazione di vestiti, quasi tutti di taglio piuttosto sexy, con una linea appena avviata – e già molto apprezzata – di costumi da supereroina (sono già in commercio Wonder Woman e una Vampirella che mi tenta parecchio). Nel suo tempo libero, invece, Aimee condivide con noialtre prigioniere di Second Life la passione per i legami e le manette, per la perdita di controllo, per la sensazione esaltante di trovarsi alla mercé di qualcun altro che tiene in pugno il nostro destino. Oppure, come si vede qui sopra, per la sensazione opposta (e per molti altrettanto esaltante) di chi le chiavi altrui le ruba senza farsi troppi scrupoli.

Dalla combinazione di quel business e di quella passione è nato, qualche mese fa, il gruppo del Bondage Team, di cui riporto e traduco qui il manifesto ufficiale:

Gruppo riservato alle donne e destinato a mostrare la vostra dedizione al bondage su SL, e il vostro grado di esperienza! Le iscritte sono tenute a utilizzare e capire gli strumenti Real Restraint di Marine Kelley e utilizzare il visore Restrained Life.

Le iscritte al gruppo possono acquistare e indossarne l’uniforme, che viene aggiornata via via che esse salgono di grado all’interno del gruppo stesso.

Di cosa sia il visore Restrained Life parlerò più diffusamente in un post futuro. Per ora basterà dire che si tratta di una versione alternativa del client Second Life che è stato studiato appositamente per rendere più realistica l’esperienza del bondage, rimuovendo una serie di paletti con i quali Linden Lab (la società proprietaria di SL) si assicura che l’utente normale non possa in alcun modo subire costrizioni da qualcun altro. Chi usa gli strumenti di restrizione RR insieme al viewer taroccato non può barare nemmeno se decide di farlo: una volta che i legami sono stati serrati, diventa impossibile toglierseli da soli.

bc5e28a40fad6d14b01eb03b937e7e22.jpg Ma torniamo al Bondage Team, che nel momento in cui scrivo conta già ben 62 iscritte. Come si legge nella descrizione, l’acquisto dell’uniforme non è obbligata – anche perché il costo non è indifferente: ben 400 L$ che, tanto per intenderci, è più o meno il costo di un buon paio di stivali di pelle, o di un set di corde RR, o persino di un attrezzo prezioso come il MystiTool (e riparleremo anche di questo inestimabile vademecum, zeppo di funzioni utili in qualsiasi avventura). Ma indossarlo è una delle condizioni necessarie per la partecipazione al Bondage Ordeal, ossia il rito iniziatico che consente di avviarsi alla carriera nel Team.

All’atto dell’iscrizione, la qualifica (che appare, volendo, nel tag che accompagna il tuo nome e che resta sempre sospeso sopra la testa del tuo avatar) è solo Bondage Team, mentre l’acquisto dell’uniforme consente di fregiarsi, intanto, del titolo di Trainee (vale a dire, in pratica, apprendista, o aspirante) e, volendo, fare domanda per partecipare all’Ordeal. Che per qualcuna può rivelarsi un’esperienza molto più dura del previsto.

Il tutto si svolge nella Bondage Arena, una skybox sospesa a centinaia di metri dal suolo per assicurarsi che nessun estraneo possa avvicinarsi e interferire con la procedura. La candidata deve indossare le pesanti Shackles RR di Marine Kelley, il collare e il bavaglio con pallina di gomma (oltre, naturalmente, all’uniforme da Trainee) e deve utilizzare il visore Restrained Life. Una delle Trainer del gruppo (Aimee Riptide, la celebre Mistress Idoru Ryba, la mia amica Moss Hastings e la Nasty scripter Tat1ana Pera) provvede a verificare lo stato dei legami, annotando il numero di fughe che la candidata avesse effettuato in precedenza (e di cui le manette tengono memoria) e i record di velocità fino ad allora totalizzati.

Adempiuto a queste incombenze, la Trainer ammanetta saldamente e imbavaglia la candidata, la lega con tre guinzagli all’interno della gabbia per l’Ordeal, e fissa su ciascun legame un timer di sei ore, passate le quali essi si apriranno automaticamente. Attenzione, parliamo di sei ore di gioco, non di sei ore della vita reale: se si pensa che la maggior parte degli appassionati di Bondage su SL non sono disposti, in genere, a lasciarsi legare per periodi più lunghi di un’ora, si può avere un’idea del perché si parli di Ordeal. Per qualcuna, l’esperienza si rivela troppo intensa, e viene interrotta per disperazione implorando la Trainer di concedere una liberazione prematura (che, nel caso, viene accordata senza discussione).

Scattato il timer, la candidata può cominciare a tentare di liberarsi. Tutti i legami di Marine consentono la fuga, ma solo attraverso una laboriosa procedura di tentativi che possono tenerti impegnata molto a lungo, e non è affatto detto che sei ore siano sufficienti. Ma il senso primario dell’Ordeal è nella durata della detenzione: scadute le sei ore di prigionia, la prova si considera comunque superata, e la candidata che ha resistito fino in fondo può finalmente sfoggiare la qualifica di Bondage Team Member a tutti gli effetti.

e0e633e008b21d424263d7779dd9d5ae.jpgc21a1f2eb1f4b69d9c3beeccbbd42832.jpge0e39be77d7c8c9ac0754536bb1d8cc1.jpgC’è chi di questo si accontenta, ma a molte non basta. Gente come Cerdita, Moss, Tat1ana e tante altre sono abituate a detenzioni ben più lunghe, e spesso sono riuscite a liberarsi dalle manette in tempi decisamente inferiori alle sei ore. Per gente così, il vero obiettivo dell’Ordeal è pertanto riuscire a liberarsi prima che il timer scatti, cercando di metterci meno tempo possibile e magari raggiungere un nuovo record di velocità. È l’espressione più agonistica di quella che Rossella chiama, con un po’ di disprezzo, “escapologia”, e nel Bondage Team viene premiata con un titolo apposito: chi riesce a liberarsi in meno di sei ore potrà fare la sborona davanti agli amici con un tag apposito: quello di Bondage Expert.

A chi è fuggita già tante volte, l’impresa può sembrare più facile di quanto non sia in realtà. Io, ad esempio, ho affrontato il mio primo Ordeal con una certa baldanza sentendomi forte delle fughe che avevo effettuato nei giorni in cui ero divenuta la schiava di Blackbear Babii. Il 25 febbraio di quest’anno sono riuscita a liberarmi dalle Shackles per i polsi nel tempo record di 1 ora e 24 minuti, mentre il bavaglio è caduto dopo 2 ore, 1 minuto e 50 secondi – ma al momento della verità sono rimasta fregata dalle cavigliere, che hanno resistito a qualsiasi sforzo e che mi hanno tenuto in gabbia fino allo scadere del termine.

Il regolamento dell’Ordeal consente di effettuare ulteriori tentativi, ma non prima che sia passata almeno una settimana da quello precedente, e aumentando i tempi dei timer a sette ore e poi addirittura a otto. Il mio secondo tentativo si è concluso anche quello con un buco nell’acqua. Quella volta, a non cedere prima delle sette ore di detenzione, è stato proprio il bavaglio, il che fra l’altro vuol dire che per tutto il periodo della mia lotta coi legami sono rimasta completamente isolata dagli amici, perché impossibilitata a scrivere IM.

Il rango di Expert me lo sono conquistata solo al terzo tentativo, con i timer settati a otto ore. Ma quel giorno mi sentivo un piccolo demonio. Uno dopo l’altro, i legami hanno cominciato ad allentarsi – per primo il bavaglio, caduto dopo 2 ore e 16, poi le cavigliere (3 ore, 9 minuti e 20 secondi). Mi mancavano solo le manette e Moss, che è sempre stata la mia Trainer, mi aveva detto che il record di fuga era detenuto da Challenge Nakamura con 3 ore e 50 minuti. Arrivata all’ultima mossa, mancavano ancora una decina di minuti al record di Challenge, e per un poco ho sperato davvero di farcela… ma evidentemente avevo consumato troppe energie, e la forza per l’ultimo tentativo mi è arrivato con un minuto di ritardo: le manette di sono aperte a 3 ore, 51 minuti e 10 secondi. È il secondo miglior tempo assoluto nella storia del Bondage Team, anche se io sono anche la prima Expert che non è riuscita a conquistare il titolo al suo primo Ordeal. Ma sono consolata dal fatto di avercela fatta comunque – e anche dalla consapevolezza che è stato proprio nel corso di questa prova ho ricevuto da Marine Kelley la notizia di essere stata ammessa al test del suo banesuit… avviando l’esperienza straordinaria con la quale ho inaugurato questo piccolo diario online.

Ad oggi, le Bondage Expert sono sei soltanto: Chriss, Moss, Cerdita, Tat1ana, Challenge e la sottoscritta. Va però specificato che Moss e Cerdita hanno già fatto un ulteriore salto di grado, conquistandosi l’ambito status e l’uniforme rossa delle Bondage Champion. Le ultime tre foto di questa pagina me le ha spedite proprio Moss e se le prime due raccontano il suo passaggio a Expert (con Idoru come Trainer), l’ultima la mostra dopo la sua trionfale fuga da manette rinforzate con il famigerato plugin “4,4,0”, che in pratica quadruplica i tempi necessari per riuscire a liberarsi. Le guardo con una certa invidia e già lo so: se non mi succede qualcosa di peggio molto presto, è solo questione di giorni perché io mi ritrovi legata e imbavagliata nell’Arena. A combattere per guadagnarmi il titolo di campionessa.

(Prossimamente: Nuovi amici)

Chi ha paura dei banesuit?

Il fenomeno dei banesuit potrebbe diventare a breve una vera e propria moda, ma c’è chi scopre di non essere in grado di reggerne il rigore estremo. E in qualche caso non si tratta della prigioniera.

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Quando ho avuto la notizia che Marine mi aveva accettata come cavia per testare il banesuit mi trovavo nell’Arena di Aimee Riptide a compiere il mio terzo Bondage Ordeal (e a questo punto faccio una  promessa formale: entro la settimana provvedo a dedicare un post a questa faccenda, che vedo che continuo a parlarne en passant senza mai spiegare di che si tratta). L’arena si trova in una skybox sospesa a qualche centinaio di metri di altezza, per evitare intrusioni, ma la mia carissima Samy80 Owatatsumi era riuscita ugualmente a trovarmi e stava volteggiando in aria subito oltre il muro per tenermi compagnia mentre cercavo di liberarmi. Samy è una ragazza adorabile e passiamo insieme parecchio tempo, quindi mi era parso normale sentire cosa ne pensasse lei. Dopo tutto, sarei scomparsa dalla circolazione per un paio di giorni e non avrei avuto più modo di giocare con lei, di parlarle, anche solo di vederla.

Samy prende il gioco in modo molto positivo e spiritoso e mi ha detto che non c’era problema. Ma se hai letto Pasqua da Bane magari ricordi che Moss e Chriss hanno fatto fatica a sopportare di star lontane due giorni una dall’altra. E so per certo che Moss, prima, aveva chiesto il permesso a Chriss e che, anche se questa aveva detto che non c’era problema, Moss era preoccupata lo stesso. Chriss è una persona molto chiusa e non esprime troppo le sue emozioni.

e541dc2f781ba0dfdb1d55beb5805a4f.jpgE c’è chi la prende ancora peggio. Proprio Samy, ieri sera, stava ricevendo una serie di IM che la impegnavano parecchio: “C’è una tipa sconvolta perchè una sua amica si è messa in un bane e ha accumulato 5 giorni di sentenza”, mi ha detto, per poi riportarmene una frase che suonava così: “Che cavolo ci puo’ essere di cosi’ eccitante nel passare giorno dopo giorno praticamente morta?”.

Per chi, in qualche modo, ha consentito a diventare una bane, l’esperienza è sicuramente estrema e molto dura. Ma è frutto di una scelta, forzata o meno che sia. Una scelta almeno in parte consapevole di rinunciare per un tempo spesso non prevedibile a qualsiasi rapporto che non sia con l’Operatore: e quindi di rinunciare ai contatti, agli amici, alle chiacchiere, al gioco e a tutto quello che non sia vagare, come osservatrice, ai margini della società. Ma per chi ti vuole bene, questa rinuncia non è affatto frutto di scelta: potrebbe viverla come un abbandono, come un rifiuto o come una perdita irreparabile.

Un bane è una figura estremamente enigmatica: niente volto, corpo rivestito di lattice nero, muto e sordo al dialogo, in grado di comunicare solo in modo molto sommario… e, quando ti rendi conto che comunicare a gesti è una fatica esasperante, finisce che rinunci proprio a farlo, salvo nei casi di vera emergenza. Se un’amica diventa un bane, tentare di comunicare con lei diventa un esercizio in frustrazione che non hai scelto di subire e che può diventare esasperante. Perché la persona con cui vuoi parlare non ti sente, non ti risponde, cerca di allontanarsi quando tu ti avvicini, si nasconde. E magari cerca di spiarti da lontano senza farti vedere, per combattere un po’ la solitudine: io, Samy, lo confesso, un pochino l’ho seguita a distanza, per sentirmi meno sola ma cercando di non disturbarla… almeno finché qualcuno non mi si è avvicinato costringendomi a una precipitosa ritirata.

Divenire un bane è una scelta difficile soprattutto per chi non sa rinunciare alla nostra compagnia. E la frase dell’amica di Samy mi ha fatto riflettere a lungo. “Che cavolo ci puo’ essere di cosi’ eccitante nel passare giorno dopo giorno praticamente morta?”. E’ vero: essere un bane è, un poco, come essere morti e vagare sulla terra come un fantasma: passi fra la gente senza poterci interagire, e non è difficile immaginare che, se la moda si diffonderà ulteriormente, la gente finirà per ignorarti completamente. Tanto lo sapranno che non sei in grado di parlargli, e che cercherai di allontanarti. Esattamente come accade nel libro, in cui i bane diventano dei paria che tutti ignorano – almeno quando non arriva l’infame che invece si diverte ad aggredirli fidando nell’impunità.

ab87be3bdd0a467d62969f43bbe84819.jpgCi sto pensando ancora adesso. Perché se essere un bane è un po’ come vivere da morti, tutto sommato la similitudine la si potrebbe estendere anche a certe altre forme di bondage estremo, di isolamento. Chi si offre in tutto e per tutto a una Mistress che la prende, le blocca ogni comunicazione esterna, la lega, la chiude in una cella di mattoni e butta via la chiave… una persona come questa, che cosa cerca? Non è un caso di scuola: ho una carissima amica – forse qualcosa di molto più che un’amica – che ormai riesco a vedere meno di una volta al mese. Perché ha fatto una scelta del genere. Dovrò parlarti di Mystique Aeon.

E anche io, quando cerco guai non estemporanei, quando rischio tutto girando con le chiavi delle manette esposte in zone frequentate dai cacciatori di schiave, che cosa cerco? Quello che so è che a tutt’oggi mi è successo una sola volta di essere catturata da qualcuno e tenuta prigioniera in una cella per molti e molti giorni… e in quel periodo cercavo di dimenticare proprio Mystique, che si era donata a Jaron e che da allora non potevo più frequentare. Avevo il cuore spezzato, e ho cercato l’oblio nelle celle di Blackbear, dove sono rimasta forse dieci giorni. Come morta, isolata da tutti. Ho cercato l’oblio, e alla fine l’ho trovato. E se il mio cuore è tornato in grado di battere, ne sono certissima, lo devo anche a quell’esperienza.

Credimi, passare giorno dopo giorno praticamente morta non è particolarmente eccitante, non sulla lunga distanza. Ma ci sono momenti in cui scopri di averne bisogno come dell’aria che respiri quando non sei imbavagliata.

 

(Prossimamente: Mistress si nasce)