Rapimenti, bane e bastardate

Un breve riassunto di due o tre avventurette, occasionali eppure intrecciate, avvenute ai margini delle mie due attività principali – quella di Bane Operator e quella di proprietaria del Winsconsin Correctional Facility.

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Qualcuno ricorda il film Ladyhawke? I protagonisti, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, sono due innamorati che vivono in un medioevo fiabesco e sono condannati a non incontrarsi mai, se non per pochi istanti, a causa dell’incantesimo di un vescovo/mago cattivo: di giorno, lei è un falco e riassume le sue sembianze umane solo al tramonto – momento in cui lui si trasforma da uomo in un lupo, per rimanere tale fino all’alba.

Ora, sarebbe un’esagerazione dire che gli ultimi mesi del mio rapporto con Jelena sono stati altrettanto difficili. Anche se la sera mi collego molto di rado, qualche volta riesco a sgattaiolare online per un saluto veloce e soprattutto, da qualche tempo, abbiamo preso l’abitudine quando possibile di incontrarci nella sua ora di pausa in ufficio. Solo che, anche se un’ora al giorno può sembrare lunga, non si tratta mai di sessanta minuti tranquilli: a volte si collega tardi lei, a volte non posso io, e basta un collega che rientra in anticipo perché lei debba staccare all’improvviso – oppure comunque minimizzare Second Life o ridurre la nostra interazione a poco più di un semplice scambio di IM, perdendo il potere immersivo e ipnotico che il metaverso è in grado di offrire.

jelenapool_001.jpgEcco perché, quando Jelena e io riusciamo a incontrarci in quel breve momento comune, tendo ad avere ancora meno pazienza del solito nei confronti degli IM che ricevo proprio in quei momenti. Ed ecco anche perché ero particolarmente seccata quando un mio Bane, S-5876, mi ha mandato i 3 IM bloccati che costituiscono il segnale per chiedere l’assistenza del proprio operatore per affrontare qualche situazione di emergenza. Dopo troppi giorni di impegni reciproci, avevo finalmente portato Jelena in cima alla torre di Snark, l’avevo legata strettamente e stavo assaporando l’istante – insomma, di tutto avevo voglia meno che di sciupare i pochi minuti che ci restavano occupandomi di qualcun altro, tanto più che qualcosa mi faceva sospettare che non di vera emergenza si trattasse. Ma sono una Bane Operator professionista e ho deciso che non potevo non rispondere all’appello. Ho appoggiato delicatamente a terra la testa di Jelena, che stavo accarezzando, e ho tippato S-5876 vicino a noi, disattivando per qualche minuto le funzioni che ne avrebbero punito la prossimità con la mia schiava e amica, e attaccandole al casco il Vox che le avrebbe permesso di comunicare con noi.

Ma il mio sospetto era fondato: S-5876 non aveva alcuna vera emergenza da affrontare. L’ho capito in pochi istanti e ho reagito con tutta la glaciale freddezza di cui ero capace in quel momento. Senza ascoltare i suoi balbettii, le ho sibilato che durante il suo banishment l’avevo avvertita di non abusare della chiamata di emergenza. Le ho detto che non sarei stata disponibile a parlarle fino all’ora in cui Jelena non si fosse disconnessa. Poi ho riattivato tutte le funzioni del suo Custodian, aggiungendo in più una pesante restrizione delle funzioni visive (di fatto quasi accecandola). Le ho strappato di dosso il Vox e, d’impulso, l’ho spinta nel vuoto. La torre di Snark è molto alta e sono quasi sicura che lo sfortunato Bane fosse ancora in caduta libera mentre io già stringevo di nuovo Jelena fra le mie braccia.

Ho scoperto dopo che il Bane, come me tanto tempo fa, aveva iniziato anch’esso un blog per raccontare la sua esperienza, e ho avuto la sorpresa di ritrovarmi citata in un post che raccontava tutta la situazione. Chi fosse curioso di leggerlo (ed è in grado di leggerlo in inglese) lo può trovare a questo indirizzo. Qui mi limito a riportare, tradotto, un estratto del mio commento di risposta:

(…) Non ho con [Jelena] che un’ora al giorno e ci vuole una vera emergenza per spingermi a interrompere quel momento e sprecarne un poco. Quindi, lo ammetto. Ero irritata fin dall’inizio. E mi sono imbestialita quando ho realizzato che l’emergenza era stata per te solo un tentativo di sfuggire alla solitudine che costituisce l’elemento chiave della sentenza che stai scontando. Si chiama “banishment”, non “cocktail party”.

Il fatto che fin qui tu ti fossi dimostrata uno dei miei Bane più disciplinati non ti dà diritto ad alcun tipo di indulgenza da parte mia… così come a nulla vale che ci si conosca da tanto tempo. Spero di essere stata molto chiara in proposito, oggi, e confido che saprai completare la tua pena senza altri errori.

Impegnati di più, S-5876.

ShibariJel.jpegDevo dire che il Bane la lezione l’ha imparata e il giorno dopo, quando la sua sentenza si è esaurita, nella stessa fascia oraria, mentre di nuovo mi trovavo con Jelena, non ha osato nemmeno chiedermi di andare a liberarla, come sarebbe stato suo diritto. Ci ho pensato io, quella volta, a tipparla e, dopo averle fatto provare qualche brivido minacciando di impartirle una estensione arbitraria della pena, l’ho liberata e restituita alla vita civile (anche questa scena è finita nel suo blog, naturalmente), restituendole il nome con cui era conosciuta prima del banishment, Shibari Hobble.

Ora cambiamo, per il momento, pagina e giorno, anche se non fascia oraria o sim. Ero sempre con Jelena e sempre a Snark, quando mi è capitato di ritrovare alcune vecchie conoscenze e di farci due chiacchiere. Non avevo intenzioni cattive, all’inizio: il mio cuore e soprattutto il mio portachiavi sono ormai impegnati da persone a cui dedico tutto il tempo che posso, e l’idea di rapire qualcuno di nuovo era lontanissima da me. Ma ho da sempre un debole per le minigonne jeans, e una certa Alina Henhouse si stava burlando di un’amica legata dicendo che lei, per fortuna, non aveva addosso manette, e però aveva un relay attivo e io sapevo di poterlo usare, tramite un aggeggino avuto in regalo da un’amica, per rimediare al volo a quell’assenza, ed era simpatica, spiritosa, impertinente. Insomma, in pochi secondi mi sono ritrovata con Alina al guinzaglio, immobilizzata, in ginocchio, in mano mia. L’ho trascinata a Penning e l’ho assicurata a un paletto davanti all’ingresso e lì l’ho tenuta per giorni, giorni e GIORNI, limitandomi a chiacchierarci quando avevo tempo libero e, costantemente, inesorabilmente, vanificando ogni poche ore i suoi disperati tentativi di liberarsi, rinnovando ogni volta i legami che la stringevano e le impedivano di andarsene.

Alina_001.jpegNon ho mai pensato di tenerla per sempre, Alina. Ma era tanto che non sperimentavo i meccanismi implacabili della Procedura Stoccolma e con lei mi sono voluta sbizzarrire. Nessuna libertà: solo il guinzaglio che le impediva di allontanarsi e la inchiodava lì a Penning, esposta alla vista e alle domande dei sempre più numerosi frequentatori della nostra prigione. Con la speranza di riuscire a fuggire che svaniva ogni volta che le piombavo addosso, serrandole di nuovo le manette quando magari le mancavano ormai solo due o tre tentativi. Dopo qualche giorno, Alina ha smesso di insultarmi, poco tempo dopo ha cominciato a ringraziarmi quando, arbitrariamente, le toglievo un bavaglio che le avevo imposto per futili motivi – e sentivo che era gratitudine vera, non un atteggiamento per cercare di ottenere qualcosa. Perché ogni minuto che passava Alina sentiva più forte la consapevolezza del fatto che solo da me dipendeva il suo destino.

E siccome l’appetito viene mangiando, prima ancora che Alina trovasse (approfittando di un lungo weekend di mia assenza) la via della fuga, le avevo procurato compagnia, ed ecco dove questa storia si ricollega all’inizio di questo post un po’ sconclusionato. Un bel giorno capita nel piazzale del WCF una certa Eniper1 Repine, che io subito saluto come “Benvenuta, palindroma”. Mi sorride, nonostante io stia evidentemente trattenendo Alina contro la sua volontà, mantiene le distanze ma, piano piano, si rilassa nella conversazione con me e la mia prigioniera. E si lascia scappare qualcosa sul fatto che le manette che porta addosso, e da cui sta cercando goffamente di liberarsi, le sono state messe addosso da Shibari Hobble.

Eniper1_001.jpegEniper1_002.jpegOra, chi mi conosce in world sa che, se appena ho tempo, non nego mai a chi vuole imparare qualche consiglio su come ci si libera dai legami di Marine. Sono pur sempre una campionessa del Bondage Team, dopo tutto. Ma l’idea di aiutare a liberarsi qualcuno che è stato legato da una persona che conosco, tanto più una a cui, pochissimi giorni prima, ho fatto qualche bastardata, beh, mi mette un po’ a disagio. Per cui, dopo aver dato a Eniper1 tutti i miei migliori consigli di fuga, attivo a sorpresa una delle tante trappole disseminate all’ingresso della prigione e la catturo senza darle tempo di prendere fiato.

Insomma, se con Alina mi stavo divertendo a rispolverare dopo tanto tempo le tecniche del Metodo Stoccolma, con Eniper mi scateno. Sia lei che Alina hanno una personalità abbastanza ironica e giocosa, ed entrambe condividono la mia assoluta determinazione a non barare mai. Ma mentre Alina conosce abbastanza bene i legami, Eniper ne capisce pochissimo e si trova completamente in balia del mio volere. La interrogo senza tregua e scopro che Shibari – trasformata dall’esperienza del banishment in una nuova dominatrice – sta lavorando su di lei per farla sua… un progetto che per Eniper è fonte di grande eccitazione ma al quale, allo stesso tempo, sta facendo di tutto per sfuggire.

La capisco più di quanto lei possa immaginare: anche io, nel mio lunghissimo periodo sub, anelavo a qualcuno che mi rapisse e mi trattenesse contro la mia volontà, che riuscisse a frustrare i miei tentativi di allontanarsi fino a spezzare la mia volontà. Anche io sognavo di essere catturata con forza da qualcuno a cui non fossi stata io a chiederlo, e ogni volta che riuscivo poi a fuggire sospiravo dentro di me rendendomi conto che, anche quella volta, il sogno che non potevo confessare senza distruggerlo, non si era realizzato. Fino a quando le mie chiavi non finirono in balia di Belias, naturalmente.

Eniper1_003.jpegCon tutti questi pensieri ben chiari nella mia mente, Eniper non ha scampo. Ogni volta che prova a disobbedirmi, scopre che sono in grado di aumentare ulteriormente il mio controllo su di lei. In poco tempo, la costringo a indossare il collare del WCF e, di fatto, a bloccarla sul posto in modo assoluto, con un guinzaglio a cui non si può fuggire. Preparo il cartello che si vede nella foto qui accanto e mando un IM a Shibari perché, quando ha tempo e voglia, venga a riprendersela.

Quel che è accaduto dopo è storia, non di questo blog ma di quello di Shibari. Chi è rimasto con la curiosità potrà seguirne l’esito qui. Io, per questa settimana, passo e chiudo. E comincio a pensare al secondo e al terzo dei post dedicati a quelle novità che mi riguardano più direttamente.

 

Grandi novità in famiglia: Jelena

Il primo di una serie di tre post che non mi decidevo a scrivere per una serie di motivi (nessuno dei quali particolarmente fondato) e che finalmente mi sento di affrontare in un giorno molto importante per la mia RL.

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Sono felice. Lo voglio dire prima di tutto: oggi cammino a un metro da terra perché stamattina sono uscita da un periodo di stasi professionale, non assoluta ma grave, che si protraeva ormai da troppo tempo. È accaduto all’improvviso, e intendo proprio all’improvviso: ho avuto la prima avvisaglia ieri mattina, la conferma ieri pomeriggio, e stamane ero già al lavoro. Questo non dovrebbe avere molto a che fare con la mia Second Life, eppure ce l’ha. In senso positivo, perché fin da oggi mi sento più tranquilla e contenta di me e di conseguenza più positiva in tutto quello che faccio sia in RL che su SL. In senso negativo perché è inevitabile che avrò meno tempo da passare in-world. Ancora di meno di quello degli ultimi tempi, già ampiamente ridotto rispetto a un annetto fa, quando mi trovavo a passare collegata davvero troppe, troppe ore. E questo proprio nel momento in cui la mia seconda vita ha raggiunto quello che forse è il momento più felice da quando mi collego al metaverso, per una lunga serie di motivi che non so nemmeno da che parte cominciare ad affrontare… ma che hanno a che fare sia con la crescita del Winsconsin Correctional Facility, sia con le persone che mi trovo accanto – e parlo di interazione occasionale ma anche e soprattutto di rapporti nuovi oppure che hanno preso di recente una piega nuova, a volte inaspettata e a volte meno, ma sempre, incredibilmente, positiva.

Statuafontana_003.jpegStatuafontana_001.jpegIl post che Rossella mi ha chiesto di pubblicare ieri ha fatto il resto. Raccontare il dramma e le avventure forse è più facile, da un lato perché lo scrivere può diventare uno sfogo e un modo per confrontarsi con gli amici, e dall’altro perché situazioni come quelle che sto vivendo nelle ultime settimane sono spesso fatte di atmosfere difficili da catturare e che, tutto sommato, preferivo assaporare e basta, imbavagliando dentro di me la giornalista che, mentre vive, prende appunti su quello che le accade già cominciando a dargli una forma di articolo. Ho cercato invece di stare in-world ogni volta che la RL me lo consentiva e godermi ogni possibile istante con alcune persone che mi stanno più care di quanto non sappia esprimere… di vivere quello che mi sentivo nel momento in cui me lo sentivo, cercando di farmi meno paranoie e di reprimere solo i miei sentimenti più negativi. Godendomela di più e, spero, lasciandola godere. Ma quando ho letto la forza di quello che stanno vivendo Ross e Costanza ho capito che la mia era solo pigrizia e che fissare da qualche parte almeno un’ombra di quello che sta capitandomi in questo periodo è qualcosa che devo a me stessa, alle persone coinvolte e anche a chi continua a leggere queste pagine.

La storia di Andromeda, me e Stevie Llanfair è rimasta un po’ sospesa, nell’ultimo paio di mesi, e questo soprattutto perché la mia cara Andro ha ridotto sensibilmente la sua presenza su SL: da un lato, la crisi economica (e la conseguente eliminazione di alcuni suoi colleghi) ha reso due volte più pesante il suo lavoro in RL. Dall’altro, il bel tempo estivo e l’allungarsi delle giornate (che nell’estate scandinava ha un senso per noi inimmaginabile di liberazione da inverni oscuri e interminabili) la spinge, con la mia benedizione e incoraggiamento, a passare più tempo all’aperto e in compagnia dei suoi bambini, restando, quindi, lontana dalla tastiera e dallo schermo che ci permettono di incontrarci. Ma dopo Andromeda, anche la mia Jelena aveva cominciato negli ultimi tempi a confessarmi certe tentazioni che inizialmente mi lasciavano perplessa.

Qualche frase civettuola buttata là, il gusto di provocare per vedere se e chi si faceva avanti… l’accettare e a volte anche un po’ fomentare la corte discreta di questa o di quella… sempre ripetendo che le sue chiavi erano tutte in mano mia, e che lei quindi mi apparteneva completamente, anima e corpo come dice nel suo profilo… anche se, beh, chissà che Win… magari per sfizio, magari come punizione… dopo tutto, se Win ti prestasse le chiavi io non potrei mica oppormi… sarei costretta a obbedirti… Queste cose, Jelena, ogni tanto a qualcuno le diceva – le diceva sapendo bene che io ascoltavo tutte le sue parole mediante lo Spy che tengo sempre attivo nel suo collare… e le diceva, voglio aggiungere, avendone parlato prima con me. Non era quindi un tentativo di scatenare la mia gelosia ma solo una nuova fase del rapporto che abbiamo fin dall’inizio: un rapporto che è di amicizia e di enorme affetto l’una per l’altra, molto più che di sottomissione e dominazione… e che, fin da quel giorno emozionante in cui lei mi disse di voler provare un’esperienza di slave (mio Dio, sono già passati sei mesi da quel post!) è stato sempre improntato alla più assoluta sincerità reciproca.

Katia_001.jpgInsomma, credo che la prima sia stata Katia80, vecchia amica già citata su queste pagine, ancora alla ricerca di se stessa e sempre in perenne bilico fra la tentazione della sottomissione e quella del dominio. Durante una visita a Penning, e dopo qualche provocazione di Jelena che, evidentemente, le ha fatto scattare dentro qualcosa di forte, Katia mi ha stordita per qualche minuto con un ben assestato colpo alla nuca e, prima che mi riavessi, mi ha sfilato dalle mani le chiavi della mia schiava/amica/architetta. Non ho capito bene se, alla fine, sia stata Katia a portarsi via Jelena o viceversa, ma mi risulta che un paio di serate in cui io ero impegnata in RL non siano, per così dire, andate sprecate.

Dopo Katia80 è toccato a Rabbah Inkpen, una rumena rude ma schietta che frequenta l’Italian Lesbian Club e che avevo incontrato durante una visita preliminare alla serata dedicata (anche) a Eudeamon. Le avance esplicite di Rabbah hanno trovato un terreno abbastanza fertile nella civetteria di Jelena, che le ha spiegato molto chiaramente come, qualora la sua pretendente fosse riuscita ad ottenere le sue chiavi, avrebbe dovuto piegarsi a qualsiasi suo desiderio. Ma lo scarso interesse di Rabbah per il RLV, e la sua quasi nulla curiosità per come funzionano chiavi e Real Restraints e per tutto ciò che implicano, sembravano destinati a portare a nulla: i giorni passavano e Rabbah non faceva nulla per contattarmi. Per me, tuttavia, era chiaro che Jelena ci teneva a fare questa esperienza e per lei mi sono spinta a fare in modo io di incontrare Rabbah: sono capitata per caso all’Italian Lesbian, ho ascoltato col cuore un po’ in tumulto le sue richieste, ho portato avanti una trattativa per me estenuante e anche un po’ destabilizzante, reprimendo la Win più possessiva, superando alcune incomprensioni dovute a un atteggiamento di Rabbah che a tratti trovavo irritante (non voleva ammettere, anzi negava, di essere venuta in visita da Jel su a casa nostra, in mia assenza – e io, che avevo le prove dell’incontro, volevo da lei una prova di sincerità prima di decidere il prestito). Ma infine, durante un breve incontro a tre, ho ceduto a Rabbah alcune delle chiavi (non quelle del collare, ovviamente: quelle sono sacre!) e ho fatto in modo di restare offline in modo da consentirle un incontro con la mia amatissima.

Rabbahvisit_001.jpegOffline? Non proprio. Approfittando del fatto che Jelena non conosce benissimo il funzionamento dello Spy, mi sono nascosta a Zhora e sono rimasta a chiacchierare con Aimee Riptide e alcuni visitatori mentre, su a Penning, Rabbah si dedicava a dominare Jelena – e per mortificare la mia ben nota gelosia mi sono persino spinta, all’inizio, a dare a Rabbah qualche suggerimento a distanza, via IM, su come prendere possesso di quelle manette in un momento in cui la sentivo imprecare accusandomi ingiustamente di averla imbrogliata. Rabbah si è rivelata senza speranze quanto a utilizzo dei Real Restraints, ma con una bella personalità dominante. Ascoltare la sua lunga sessione con Jelena, per giunta nell’intimità del mio stesso appartamento, è stata per me una nuova lezione di autocontrollo e, tutto sommato, la prima volta che ho davvero applicato il principio secondo cui se ami davvero qualcuno, almeno su Second Life, la cosa migliore è lasciargli un certo livello di libertà. Di quello che è successo ho poi parlato a lungo con Jelena e il nostro rapporto ne è uscito, se possibile, ancora rafforzato.

Jelvendita2.jpegNelle ultime settimane, il poco tempo che con Jel riesco a passare quotidianamente, soprattutto approfittando della sua sempre brevissima pausa pranzo, ha acquistato più intensità: ci siamo rimesse a parlare di ampiamenti e modifiche da fare alla prigione, ma soprattutto ho ricominciato a usare su di lei manette e legami che erano diventati sempre meno necessari – o perché lei aveva bisogno di libertà per costruire qualcosa, o perché io sapevo di non poterle stare vicina quella certa sera e, conseguentemente, non volevo lasciarla bloccata e impedirle di andare a trovare Rafflesia, Tayra, Annagavina o altre amiche sue… o di fare shopping. E invece adesso ho ritrovato il piacere di far scattare i lucchetti, di farle qualche scherzetto con gli autolock, per farle riscoprire una certa vulnerabilità e avere il piacere di notare che quando si trovava in difficoltà veniva a rifugiarsi su a casa. Mi sono spinta addirittura a chiuderla, davanti all’entrata del carcere, in una gabbia di Chorazin Allen che avevamo comprato per Costanza Paulino e che mi permette di mettere in vendita chi vi è chiuso dentro.

Qualche giorno prima, la gabbia aveva ospitato Marita Wayans, una nuova amica del WCF di cui parleremo presto, e Marita era riuscita in pochissime ore a farsi comprare, per 24 ore, da un visitatore italiano (Maurizio Wylder, in questi giorni ospite di una delle nostre celle) per la bella somma di 2500 L$. Ho deciso di vedere se le pretendenti di Jelena sarebbero state disposte a investire qualcosa su di lei e ho fissato, per l’apertura della gabbia, la stessa cifra, utilizzando il Nasty per impedire  che Jel potesse mettere al sicuro le chiavi delle manette che indossava e renderla davvero alla mercé del primo che passava.

MaritaPeneLorella.jpgMa Second Life, come quello reale, è un mondo dove non succede quasi mai quello che hai previsto. In partenza per un lungo weekend RL, ho autorizzato Jelena a farsi liberare dalla paying cage 48 ore dopo la cattura, e lei ne è uscita intatta riuscendo, tramite la collaborazione di Annagavina, a mettere al sicuro le sue chiavi da eventuali malintenzionati. Ho avuto la sensazione che anche questa esperienza, unita a quelle precedenti con Katia e Rabbah, abbiano convinto Jelena che quanto stava cercando non era, tutto sommato, il sentirsi in balia di qualcun altro. E chissà che non sia stato questo a prepararla a un’esperienza completamente diversa e inattesa per entrambe – e forse l’unica che non potevo essere io a darle.

Qualche giorno fa, entra in campo una nuova figura. Frine Sapphire, che compare un giorno alla prigione e ci racconta una storia interessante. È un nuovo avatar, ma nasce dalle ceneri di qualcuno che ha scelto di abbandonare SL e qualche esperienza sbagliata, desidera espiare non so che colpe, viene arrestata dalle nostre guardie, passa diverse ore nelle nostre celle, alla fine viene rilasciata.

Ma torna spesso nei paraggi, si fa notare con discrezione, ascolta moltissimo, osserva con attenzione gli equilibri, le persone che frequentano la nostra land, rivela una personalità interessante, interessata, discreta. Si capisce che sta cercando qualcosa. Fa amicizia con una nostra nuova guardia, Echo Foxclaw, ma poi mi rivela di volergli bene al massimo come a un fratello. E poi, beh, anche lei scopre Jelena. Non, come le pretendenti delle scorse settimane, come un oggetto da usare. No, tutto al contrario: come una possibile padrona, una casa per la sua anima, qualcuno in grado di completarla, di aver cura di lei.

Quando Jelena mi parla di Frine, quando mi fa leggere i loro scambi di lettere, sento che sta crescendo in lei la paura e il desiderio. Ho conosciuto Jelena che era una Mistress e ho sempre saputo che, in lei, quella natura sopravviveva, da qualche parte. Ho capito presto che nel nostro rapporto quell’elemento non avrebbe mai potuto svilupparsi, eppure c’era, e avevo anche avuto modo di apprezzarlo personalmente quella volta che mi ero collegata a Second Life con la password di Costanza Paulino. E, tutto sommato, questa tendenza a voler controllare il gioco l’ho sentita molto forte anche nelle sessioni di Jelena con Katia80 e con Rabbah. Altro che tentazione di sentirsi rapita da qualcuna meno protettiva della sua Win: comincio a capire solo adesso che forse Jelena si stava misurando con altre potenziali Mistress per esplorare in realtà la dominatrice che è dentro di lei e che mai, nemmeno in quelle due brevi avventure, ha davvero accettato di sottomettersi a qualcuno che non fossi io.

FrineJel_001.jpegLo sappiamo entrambe: Jelena è mia per sempre – sia pure l’effimero per sempre di Second Life. Ma i ruoli non possono confondersi, fra di noi. Sono io che ho le chiavi, è lei che mi offre i polsi e china la testa. E per quanto le voglia bene, per quanto sia pronta a qualsiasi cosa per donarle emozioni, c’è un’emozione che io sono l’unica a non poterle donare: quella della sottomissione assoluta e incondizionata che lei ha donato a me quando mi ha dato le chiavi del suo collare, quella dell’abbandono completo alle mie mani e al mio cuore. Quella che può darle solo qualcuno come Frine.

Paura e desiderio. Jelena è tentata ma, ci scommetto, è un po’ spaventata. Dell’emozione enorme di sentire qualcuno che ti si dona, ma anche della sconfinata responsabilità che questo comporta. Ma la paura si supera presto, ho imparato, se sai liberarti dal timore di non essere all’altezza delle aspettative, se sai essere sempre te stessa, e quando la superi scopri, all’improvviso, come tutto sia facile e bello. Come, su Second Life ma mica solo su Second Life, tutto sia tanto più facile di quanto non tendi a credere. E sento allargarsi dentro di me una nuova dimensione di felicità. È chiaro che il sangue, nelle vene di Jelena, sta scorrendo più forte: riconosco in lei sentimenti che conosco bene, capisco che Jelena è sulla soglia di ricevere da Frine quel dono che io ho ricevuto da lei, che sta per fare un salto di qualità e, soprattutto, capire sulla sua pelle il piacere che provo io quando la vedo.

Nei giorni scorsi, svariate volte, trovo Frine in casa mia (anzi, come non manco di ripetere spesso a Jelena, correggendola, in casa nostra). Sta su quel tappeto davanti a quel caminetto. Legata, docile, vinta e felice di esserlo. Desiderosa di sciogliersi nella volontà di Jelena.

Benvenuta in famiglia.

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(Prossimamente: Lella Demonia, Lorella Bravin, Shibari Hobble bane e neomistress… e la seconda parte di Mystique e Claven)

Un abbraccio per Tomiko

A poche settimane da Costanza, se n’è andata da SL un’altra persona che conoscevo. Poche righe per un saluto e qualche considerazione su questioni importanti sollevate da una sua lettera di addio.

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Da ieri mattina, il WCF ha perso una delle sue guardie. Tomiko Pobieski, che già da tempo si faceva vedere poco a Winsconsin a causa di altri impegni su SL, ha mandato a me – e credo a tante altre persone – una bella lettera in cui spiega i motivi per cui ha deciso di chiudere il suo account SL. La pubblico qui sotto, rimuovendo tutti i riferimenti personali: perché i motivi contingenti di questa decisione riguardano solo Tomiko e le persone a lei più vicine, ma le sue considerazioni hanno, mi sembra, un valore più generale e sollevano alcune questioni sul rapporto che SL ha o può avere con la vita reale.

Il messaggio si intitola, semplicemente, “ciao ciao”. Eccolo.tomikoverticale.jpg

allora la situazione è questa, vorrei spiegarla un po’.
Come già detto ho scoperto di non essere in grado di gestire serenamente la mia SL in quanto quello che succede qui la riporto scioccamente in RL. Questo è in linea di massima.
Voglio dire, ognuna di noi porta inevitabilmente un po’ di se stessa qui dentro e mi pare ovvio in quanto sono le persone che gestiscono gli avatar.
Sbagliato ovviamente far si che quanto accade qui però, anche se a mio parere per certi versi abbastanza ovvio, faccia si che destabilizzi fuori.
Io almeno non riesco, se mi arrabbio in SL difficile che facendo off line  la cosa finisca lì.
SL poi è un po’ una droga e quindi ti prende un po’ la smania a volte di fare, di entrare a tutti i costi, e gli affetti sono reali come in RL anche se un po’ diversi.
I miei scazzi con Xxxxx non sono riuscita a tenerli fuori dal mio reale, la mia amicizia nemmeno e questo mi ha dato ovviamente qualche problemino anche in famiglia. Troppo tempo qui trascurando qualcosa là e quindi non va bene.
(omissis)
Quello principale è l’aver capito che Xxxxx o meno io con qualsiasi persona sarei la stessa e la mia incapacità di separare le cose sarebbe la medesima. Io a dare il massimo per qualcosa in cui credo, a fare i numeri per esserci a scapito di altre cose fuori. Io a dare la mia amicizia totale e sentirmi inadeguata spesso e volentieri in quanto la mia amicizia solo su SL (mai messo in dubbio questo e sempre fatto di tutto per non far si che la cosa possa essere trasferita in RL, capitato una volta e giurato mai più …. uno dei periodi più bui della mia vita) quindi a dare tutto quello che posso su SL quasi per farmi perdonare il non poterla dare fuori.

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Scema si ma non abbastanza da non capire che la cosa non è giusta e che è un meccanismo autolesionista. Ma non riesco a essere abbastanza distaccata per fare come tanti che entrano, si fanno i cavoli loro ed escono senza tanti problemi.
Quindi da qui il pensiero di cancellare l’account, se una cosa non va e non si riesce a modificarla meglio chiudere.
Però non è facile, ho incontrato persone e fatto cose che mi piacciono e divertono, persone che mi hanno dato tempo, simpatia e perchè no affetto e lasciarle spiace.
(omissis)
Ripeto cmq che il mio problema è molto più generale è proprio la difficoltà di gestirmi la second life a prescindere dalle persone che incontro.
Quindi ho cancellato l’account quando ho visto che mi ha subito tolta e certamente esco più serena …in fondo mi ha aiutato e facilitato la decisione. SL non fa per me per cui saluto e tolgo il disturbo buona vita a te.
Se ti ho fatto del male ti prego di perdonarmi, se beh, mi hai apprezzato in qualche modo ne sono felice.
Discorso difficile da capire? Confuso ? Senza dubbio si ma non sono mai stata molto lineare di mio e non riesco sempre a far capire chiaramente quello che penso.
(omissis)
Ora tolgo i gruppi, azzero il profilo chiudo e disinstallo il programma inutile quindi mandarmi degli IM non potrei leggerli.
Se qualcuno dovesse chiederti di me in modo magari un po’ confuso ho cercato di spiegare puoi dire loro tranquillamente che fine ho fatto e perchè.
Bacio e buon proseguimento :)

Tomiko_001.jpgIl messaggio si chiude con un sorriso, e non mi sembra un sorriso forzato. Tomiko ha fatto una scelta ma, come Costanza qualche tempo fa, non ha voluto sparire nel nulla, ben sapendo quanto la sparizione di qualcuno possa turbare le persone che a quel qualcuno hanno voluto almeno un po’ di bene. Perché Second Life è un gioco, sì, ma un gioco molto più serio di quelli in cui si interagisce con un programma di computer: qui interagiamo con altri esseri umani, ognuno diverso da tutti gli altri, e sappiamo molto bene che questi esseri umani, a differenza dei personaggi dei cosiddetti videogiochi, non cessano di esistere quando noi facciamo log off. Al contrario: sentono il distacco, sentono la nostra sparizione, sentono la solitudine, sentono l’abbandono.

Il nome Second Life è giusto e sbagliato al tempo stesso. È vero, senza dubbio, che chi si collega e supera l’iniziale diffidenza o difficoltà d’uso – ma soprattutto trova una sua dimensione – ben presto si può trovare a gestire tutta una rete alternativa di rapporti, affetti e magari anche antipatie e problemi di relazione che costituisce, davvero, una seconda vita. Ma quel che non si pensa è che, poiché la persona che sta dietro all’avatar – l’agente, come dice qualcuno in modo un po’ burocratico – ha già una sua vita reale, di fatto Second Life possa rischiare di succhiare alla RL tempi, attenzione e a volte anche affetti. Ed ecco che il nome diventa un’illusione, una promessa che non si può mantenere: paradossalmente, si potrebbe dire che una seconda vita non possa che puntare a dimezzare la prima. O quantomeno a interagirvi in modo inestricabile, quantomeno a livello emotivo.

 

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Chi continua a leggere queste mie paginette lo sa: è vero che racconto avventure, fatti, dialoghi… ma quello che mi interessa di più è cercare di catturare le emozioni, mie e delle persone con cui ho la fortuna di interagire. Ci sarà anche chi si appassiona alla mera narrazione, alla mia piccola telenovela, ma non credo proprio che il mio diario continuerebbe a ricevere tutte queste visite se non si sentisse che le emozioni che racconto sono tutte vissute davvero… non nella virtualità ma nel corpo della persona che sta seduta al computer a scrivere queste righe. E che è Win, certo, ma certo è anche qualcun altro. Sempre “me stessa”, esattamente come Tomiko e, se devo giudicare i miei comportamenti del passato, con la stessa difficoltà a staccare la spina. Perché il cuore e il cervello di Win sono e non possono essere che tutt’uno con quello dell’agente che le dà la vita, appunto. L’ho scritto nelle due righe di descrizione di me stessa per Networked Blogs, un’applicazioncina che rimbalza sul mio profilo Facebook i post di questo blog: “I live in the metaverse, I write in this world. My soul is split between two bodies”. Vivo nel metaverso, scrivo in questo mondo. La mia anima è divisa in due corpi.

Samydomme_002.jpgÈ anche per questo, per porre un argine a emozioni che vivo sempre con enorme intensità, che ho sempre tenuto ferma la regola della separazione fra SL e RL. È per questo che ho sempre rifiutato di usare il Voice, di rivelare il mio nome reale agli amici di SL (o di chiedere a qualcuno di dirmi il suo). Non vivo nel mistero e molti amici in-world sanno benissimo in che città abito e conoscono alcuni dettagli della mia vita privata – ma ho sempre fatto attenzione ad evitare qualsiasi indicazione che possa davvero permettere a qualcuno di trovarmi. Non è paranoia: non è che abbia paura che un maniaco mi si apposti sotto casa per spiarmi o magari, visto anche il tipo di giochi che mi piace fare nel metaverso, fare qualcosa di peggio. È, davvero, che mi conosco bene e so quanto le emozioni di un gioco possano essere coinvolgenti: ricordo bene i tumulti emotivi che ho vissuto quando giocavo, tanti anni fa, a giochi di ruolo in teoria molto più innocenti come Dungeons & Dragons. Con Second Life, in cui entrano in gioco una serie pulsioni molto più profonde e liberatorie (soprattutto grazie al fatto di non interagire con amici e amiche che conosco nel mondo reale, e davanti a cui, quindi, non sempre saprei mettermi a nudo come accade qui) il rischio può essere molto più alto. E poiché sono ben consapevole che la RL deve essere sempre al primo posto, l’unica autodifesa che posso avere, per consentirmi di vivere le emozioni del gioco, è assicurarmi che in nessun modo il gioco possa avere qualche effetto concreto sulla mia vita reale.

tomiko1.pngMi accorgo che non mi sto spiegando come vorrei, ma Tomiko ha ragione, non è facile. Anche tenendo rigorosamente separate le due vite, l’interazione è inevitabile: a me, senza dubbio, è capitato di provare impazienza nei confronti della RL e delle persone con cui vivo quando questo entrava in conflitto con qualche situazione in-world che per me era irrisolta. Mi è capitato di collegarmi a tarda notte per slegare qualcuno che avevo fatto prigioniero e non farlo sentire abbandonato, per scrivere due righe a una persona che ne aveva bisogno, per spiegare a qualche avatar un comportamento che poteva essere equivocato. Lo scorso Natale, mentre con la mia famiglia RL preparavo il cenone, mi sono dovuta nascondere in bagno per scrivere una mail di auguri a Chloe Tomorrow, un’amica ammalata che non sentivo da tempo e per la quale temevo il peggio. Non mi ha mai risposto, ma la sapevo in ospedale e, fra i tanti SMS di auguri che ricevevo a sciami dai miei amici reali, ci tenevo a che questa persona, che in RL non vedrò mai, sentisse il calore del mio pensiero e delle mie speranze che potesse guarire o, almeno, soffrire il meno possibile. (Voglio annotare qui che proprio l’altro giorno sono capitata sul suo blog e ho letto un post breve ma molto confortante: “Just to let every on know that im fine and getting better thanks for all the support ive got”. Evviva, Chloe, so che qui non mi leggerai, ma sul tuo blog non posso commentare senza un account msn – però adesso so che starai meglio e questo mi basta, che ti si riveda su SL o meno).

tomikomonique.jpgÈ anche vero che, anche se a me non è capitato mai, ho sentito storie inquietanti di quello che può succedere quando RL e SL si confondono. Sia Jelena che Ewyn, due persone che mi sono, in modi diversi, molto vicine, mi hanno raccontato di recente esperienze più o meno personali che, fossero capitate a me, con ogni probabilità avrebbero reso anche me molto più sospettosa e circospetta. Non vado nei dettagli dei loro racconti, perché non sono affari miei: ma non so come potrei reagire se scoprissi che qualcuno che conosco su Second Life sa chi sono e dove abito. So però che, in passato, è capitato a me di trovarmi in mano indizi sufficienti da individuare con assoluta certezza l’identità reale di una mia cara amica americana – parlo del suo vero sesso (era in realtà un uomo sposato) ma anche di nome, cognome, indirizzo di casa e numeri di telefono. Non ho mai avuto la tentazione di contattarla, ovviamente, ma mi sarebbe piaciuto mandarle una cartolina affettuosa, firmata Win. Poi ho deciso, non solo di non farlo, ma anche di non dirle mai quello che avevo scoperto di lei. Ne parlavo l’altro ieri sera con Jelena e Lella:

[2009/05/17 13:39] Win: Insomma, tante volte mi sono chiesta se dirle che sapevo tutto di lei/lui… poi ho deciso che la mia regola di tenere separate RL e SL doveva valere nei due sensi… e che non volevo rischiare di spaventarla
[2009/05/17 13:39]  Jelena Kiranov: hai fatto bene a mio parere
[2009/05/17 13:40]  Win: Non mi sarei mai perdonata se – che ne so – avesse lasciato SL dopo essersi accorta di essersi scoperta così tanto…
[2009/05/17 13:41] Win: E poi, soprattutto… beh, perbacco, io ho il suo numero di casa e indirizzo!
[2009/05/17 13:41] Win: Anche se si fosse cancellata… che faceva, traslocava? Avrebbe vissuto sempre con l’incubo che potessi essere una pazza… che so, ricattarla… non si sa mai

Compliant_003.jpgCompliant_005.jpgCompliant_006.jpgÈ vero che c’è chi invece questo brivido lo cerca consapevolmente. Compliant Breen, ad esempio, da mesi e mesi vive esclusivamente chiusa in una gabbia magnetica all’interno del WCF, sospesa nel vuoto e, all’interno di essa, immobilizzata da un armbinder, resa muta da una maschera a gas chiusa col lucchetto, ridotta a un oggetto in perpetua e frustrante attesa di qualche minuto della mia attenzione, avida ormai anche, di una breve frase, di un solo sguardo fugace o almeno un cenno. Ma è anche pronta, e me l’ha detto in modo chiaro svariate volte, a compiere per me “missioni” nel mondo reale… cose che possano metterla a rischio di farsi scoprire dalle persone che le stanno vicine, sia al lavoro sia negli affetti. Cose che, manco a dirlo, io non mi sono mai sognata di chiederle, perché il ricatto non fa parte della mia natura, ma che so che lei sarebbe felice di fare per me. Certo, magari lo farebbe per me e non per altri proprio perché si rende conto che io non andrò mai oltre certi limiti ben precisi. Ma resta il fatto di aver offerto la sua disponibilità a rivelarmi… potrei dir meglio a lasciarsi estorcere… dettagli che in mani irresponsabili potrebbero metterla in vera difficoltà.

Però c’è anche chi queste cose le cerca ma poi si tira indietro. Penso a Sunset Quintessa, che proprio ieri mattina ho allontanato dalla nostra prigione. Per settimane si è fatto dominare da Andromeda, che nella sua veste di guardia sa essere molto dura (per la gioia di molti prigionieri maschi). Sunset le ha ripetuto fino alla nausea frasi tipo: “Ormai ti appartengo”, “sono obbligato a obbedire”, “questa è la schiavitù completa”, “ormai sono tuo anche in RL” fino a farsi assegnare, appunto, una missione da compiere nel mondo reale. Nulla di impossibile, ma qualcosa di piuttosto umiliante per un uomo, anche se Andro l’aveva studiata proprio sui gusti che lui aveva espresso. Ma Sunset, alla fine, non ne è stato capace e non mi è rimasto che mandarlo via – perché è vero che ognuno di noi ha i suoi limiti e che nessuno ha diritto di forzarli oltre il lecito… ma è vero anche che la parola data va rispettata. E continuare a ripetere “farò qualsiasi cosa” senza poi compiere una missione facile come quella, beh, non era davvero più accettabile.

Ma persone come Compliant e Sunset sono le eccezioni a una regola che per quello che mi riguarda rimane d’oro: SL e RL, soprattutto per chi come noi trova in SL la libertà della maschera, dell’avventura e del rischio, è bene che restino rigorosamente separate. Questo comporta a volte scelte che possono essere dolorose, come quando ci si costringe ad allentare certi legami che, ci si rende conto, stanno diventando troppo forti. So di per certo che a me è successo – sia come sub che come padrona o potenziale tale. So che la mia disponibilità a concedere ad Andromeda un certo livello di libertà (e non solo ad Andromeda: negli ultimi due giorni ben due diverse persone hanno avuto in mano le chiavi di Jelena: una vecchia amica come Katia80 Flow e una nuova conoscenza come Rabbah Inkpen) si deve in parti eguali a un mio tentativo di reagire alla mia gelosia, al desiderio di sfiatare un pochino i sentimenti molto forti che provo per loro, nello sforzo di mantenere salda la nostra amicizia anche a costo di indebolire un pochino l’attrazione reciproca, e anche alla consapevolezza che non posso essere online tanto quanto dovrei esserlo se questa, davvero, fosse la mia Seconda Vita. Perché di vita ce n’è una sola, e occorre ricordarlo sempre. E anche perché, ogni tanto è bene ripeterselo, su Second Life ogni persona che conosciamo è solo in parte opera della persona che gli dà la vita: l’altra metà è frutto della nostra immaginazione e di quello che siamo noi a proiettare nei moltissimi spazi indefiniti che qualsiasi maschera lascia sempre a disposizione di chi la guarda dall’esterno.

Samy_001.jpgPer questo, almeno su Second Life, anche il rapporto più stretto è in parte un’illusione e occorre ricordarlo nel momento in cui questo dovesse mettere in crisi la vita reale. Tomiko, forse, era arrivata a un punto in cui questo equilibrio non era più sostenibile e ha fatto una scelta decisa – sicuramente sofferta per lei, così come per tutte le persone che erano felici di incontrarla su SL o su Facebook, ma da accettare senza giudizi, senza angoscia e senza sentirci rifiutate come amiche. Così come senza giudizi va presa la scelta opposta di chi decide di restare, o quella di chi, dopo aver fatto scelte analoghe, ha cambiato idea, magari anche più di una volta.

So che Tomiko leggeva queste pagine e quindi ho privilegio di poterle usare per mandarle un saluto che forse potrà ancora leggere pur avendo lasciato sia FB che SL. Questo saluto non è necessario a lei, che sa bene quanta gente si fosse affezionata alla sua avatarina, ma lo è forse solo per me che lo scrivo. Adesso la so in famiglia, più tranquilla, più serena, anche se, forse, con un po’ di inevitabile nostalgia per questo nostro strano mondo di pixel dietro a cui, come dice un’altra persona profondamente coinvolta in questa storia, “ci stanno delle persone con sentimenti veri”.

Ma mi rende felice sapere che, in qualche punto dello scaffale RL di Tomiko ha trovato posto una copia di “Eudeamon”, il libro che ho trovato nel metaverso e che sono riuscita a portare nel mondo reale. Mi piace pensare che quel libro resterà in qualche modo un ricordo tangibile non certo di me sola, ma di tutta Second Life: amici e nemici, amori e sofferenze, momenti indimenticabili, illusioni e realtà di sentimenti a volte belli e a volte brutti ma sempre forti. E che, per questo, sono da conservare in qualche scrigno della mente, come piccoli tesori preziosi.

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Serata d’onore

La presentazione del numero 2 di L Magazine diventa l’occasione per una serata indimenticabile. Con un incontro addirittura storico fra Erika Moak e Marine Kelley.

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Un anno, di già. Anzi, qualcosa di più. Era quasi Pasqua 2008 quando indossai per la prima volta il Banesuit della Kelley Technologies, restando intrappolata per giorni in una aderente tuta di lattice, con la testa imprigionata nel casco, la mente nella presa ferrea del Custodian, le mie chiavi in mano alla diabolica creatrice del Progetto Banishment, Marine Kelley.

Da allora, tante cose sono accadute, e di molte ho reso conto su queste pagine. Ma penso che ieri sera sia stata per me il coronamento di una serie di sogni che non mi ero mai nemmeno confessata. Non posso e non voglio raccontare tutto nei dettagli: quello che conta è stato l’evento, l’atmosfera magica della serata, i momenti per me storici, e non le singole frasi o battute… Basterà dire che ho scattato decine e decine di fotografie, come cercando di catturare il momento… i momenti… per rivederli dopo e potermi confermare che era tutto vero, che non stavo sognando, che stava succedendo sul serio.

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Tutto è cominciato quando Astor e Rossella mi hanno detto che ci sarebbe stata una festa per il lancio di “L Magazine” numero 2, quello con la mia intervista su “Eudeamon”, e mi hanno invitata a partecipare. Anche se la sera non mi collego quasi mai, ho deciso che questa volta non potevo non farlo e mi sono tenuta la sera libera apposta… dopo di che ho scritto a Erika Moak per sentire se la cosa poteva interessarla.

Con Erika mi sono scritta a lungo durante il lungo lavoro della traduzione. Sapevo che aveva un avatar su Second Life, ma anche che aveva smesso di collegarsi da tanto tempo e che non era molto dell’idea di tornare, per paura di dover affrontare una quantità spaventosa di messaggi arretrati. Eppure, a questa mail di invito, mi ha risposto chiedendo il luogo e l’ora e lasciando capire che avrebbe potuto anche farci un pensierino. Ho avvertito subito Rossella e Astor, e ho mandato a Erika una copia della rivista, che potesse almeno vederla, anche se non parlando italiano non avrebbe potuto capire l’intervista.

Immagine 1.pngMi sono collegata in anticipo, ieri sera, eccitatissima. Jelena mi ha raggiunta presto e ci siamo affrettate verso il club Italian Lesbian dove la festa si sarebbe tenuta. Ad accoglierci, abbiamo trovato prima Lella Demonia, sub servizievole ed educata che nei giorni scorsi ho avuto spesso il piacere di vedere a Winsconsin, poi è arrivata Astor Robbiani – lo storico “puntolino verde” di Rossella, che non vedevo da secoli e secoli. E, proprio mentre si chiacchierava, ho ricevuto da Caliope Mah, l’avatar di Erika, risposta a quello che le avevo scritto mentre era ancora offline.

Poiché Erika è americana e non parla italiano, la prima cosa da fare era fornirla di un traduttore in vista della serata. Ho tirato Jelena per il guinzaglio e mi sono precipitata a Cupo per prenderne uno gratuito ma ottimo che consiglio sempre a tutti. Da lì ho mandato un invito al TP per Caliope… che pochi secondi dopo ci si è materializzata davanti.

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EricaMoak_006.jpgEricaMoak_007.jpgBeh, devo dire una cosa. Second Life aiuta molto a ridurre la timidezza, e rende più facile accostare senza troppi scrupoli persone famose… ma trovarmi Erika di fronte mi ha fatto davvero tremare le gambe – anche se solo per un istante. Era bellissima: vestita tutta di nero, col viso di una bambola perversa – ll’improvviso il fatto che sul suo sito si faccia chiamare Evil Dolly ha acquistato tutto un altro significato… e in un flash mi sono passate davanti agli occhi anche molte situazioni che ho letto in un altro suo romanzo che sto leggendo al momento, “Rest and Relaxation” e che è stata Ewyn a suggerirmi. Ci siamo guardate, le ho presentato Jelena, le ho mostrato il distributore. E nel frattempo scrivevo un IM a Marine Kelley, perché sapevo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per incontrare colei che le ha ispirato tutta la faccenda del Banishment Program. Marine era presissima da un RP ma mi ha pregata di cercare di trattenere Caliope… sarebbe venuta di corsa appena possibile.

EricaMoak_015.jpgEricaMoak_018.jpgTemevo che Caliope/Erika potesse aver perso dimestichezza con Second Life, invece ci ha messo pochi istanti per prendere il traduttore ed attivarlo per tradurre fra inglese e italiano. Poche battute, poi abbiamo visitato brevemente la Processing Area del Banishment Program. Non c’era tempo di mostrare a Caliope tutta la procedura, anche perché l’ora della festa si stava avvicinando e dovevamo tornare al club… ma ci tenevo a farle vedere l’aspetto di un Bane. Siamo quindi andate di corsa a Zhora, dove ho fatto comprare a Jelena la skin in lattice nero che tutti i Bane devono indossare. Poi siamo tornate al club, a Xigola, e Jelena ha indossato il collare e il casco che mi erano rimasti dai tempi del test originario, e che Marine ha consentito a noialtri proto-Bane di tenere (oggi, al termine del Banishment, il casco si autodistrugge e va restituito per riavere indietro la cauzione versata all’inizio della procedura).

Astor mi ha consentito il rezzing, così ho potuto scattare qualche foto assieme a Caliope davanti alla copertina del suo libro. Meglio di un autografo, no? Ho spiegato qualcosa a Caliope su come funziona il Banishment nel metaverso. Era molto interessata, come ci si poteva aspettare, anche perché, pur essendo a conoscenza di tutto quello che il suo libro ha scatenato su Second Life, non aveva mai visto un Bane in-world. E proprio in quella, Marine mi ha scritto in IM, dicendo che si era liberata e che sarebbe stata felicissima di venire a conoscere Caliope. Ho chiamato subito Astor, che non si perdesse la scena, e poi l’ho tippata.

EricaMoak_023.jpgMoak2_001.jpgLa scena successiva, davvero, la ricordo nella nebbia dell’emozione e del turbinio di incontri. Ricordo di aver presentato Marine e Caliope, di aver sentito il reciproco scambio di complimenti. Ricordo di aver tippato Lorella, e di aver visto arrivare anche Valentine Vendetta e Rei Schulman. Ricordo l’arrivo di Rossella, completamente rivestita da una sorta di banesuit su cui però spiccava, immancabile, il suo foulard. Ricordo Ross che buttava lì a Marine l’idea di una linea di foulard Real Restraints. Ricordo Marine che puntualizzava, rivolta a Caliope, di essere ben consapevole che nel romanzo i Bane non hanno il naso… ma che si è presa questa libertà per rendere loro un minimo di umanità – precisando però che il naso sparirà in una futura revisione del Banesuit a cui metterà mano appena possibile (e questo, se permettete, è uno scoop bello e buono!). Ricordo di aver conosciuto Lisa, motore dell’Italian Lesbian club, di aver scambiato qualche parola con la DJ Niky, di aver incrociato una marea di gente interessante…

Moak2_002.jpg…e poi ricordo che alla fine Marine è dovuta tornare a casa e noialtre siamo andate tutte di sopra. Niky cambiava i dischi ma non disdegnava di ballare, Caliope, Jelena ed io siamo rimaste per un poco a guardare la pista, per poi gettarci anche noi nelle danze. Ho visto Lorella e la DJ scatenarsi in formazione accanto a Caliope, Rossella e Astor che ballavano insieme abbracciandosi, ho ascoltato Rei che mi raccontava in IM tutta la sua vita, ho colto lo sguardo gentile di Lella sul guinzaglio che teneva Jelena legata a me, ho visto arrivare Erikah Jameson, a cui avevo mandato in mail i primi capitoli della traduzione, e le ho presentato la sua quasi omonima. È passata a salutare anche Katia80. Ho parlato a lungo, in IM perché ormai il casino era completo, con tante persone, una dopo l’altra, o insieme, fino a perdere il filo nella musica, nel ballo, nella notte che si srotolava tutta attorno a noi.

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Astor, Rossella, Lella, Elisa: grazie per una serata davvero indimenticabile. Grazie di avermi intervistata sulla vostra bella rivista, grazie di avermi invitata al club, e grazie di aver reso possibile l’incontro storico fra Caliope e Marine, e per aver fornito l’occasione per un evento che davvero non avrei saputo immaginare. Un anno fa, vagavo per Second Life sigillata nel banesuit. Ieri sera ballavo con la persona dalla cui fantasia è scaturito tutto. Un sogno? Realtà? Come dice la protagonista di “Eudeamon”… c’è davvero differenza?

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I costruttori di mondi

Per chi sa costruire e per chi, come me, ha la fortuna di avere qualcuno che sa farlo per lei. Qualche minuto per ricordare come, dietro a qualsiasi atto creativo, ci sia una forma di amore per gli altri.

Il video qui sopra me l’ha fatto vedere New Vita su Facebook. L’ho trovato bellissimo e commovente. La prima persona a cui l’ho fatto vedere, ovviamente, è Jelena – la mia costruttrice, colei che, insieme ad Andromeda ha fatto crescere tutto intorno a me una casa, una prigione, una land.

Da quando ho la fortuna di avere Jelena e Andromeda non passa giorno senza che mi guardi allo specchio e mi ripeta quanto sia fortunata ad avere due sub così creative, talentose, vulcaniche. Ma non solo: Pene Seetan, tecnicamente, appartiene a Ol Quan, ma sono ormai molte settimane che passa gran parte del suo tempo a Winsconsin, dove ha realizzato – dopo il sistema di funzionamento delle porte della prigione – una serie di strumenti per gestire le liste dei prigionieri, l’accesso alle porte da parte delle guardie e, da qualche giorno (e ancora in fase sperimentale), perfino la sicurezza del posto, consentendoci ormai di escludere i visitatori non desiderati ed intensificare ulteriormente l’isolamento dei prigionieri.

winsconsin_007.jpgTutta Second Life nasce in questo modo, naturalmente. Dalla spinta di ciascuno a fare qualcosa nella misura delle sue capacità, del suo tempo e del suo talento. Come ripeto sempre a chi mi fa i complimenti per la prigione, “I can’t build a thing to save my life”, non saprei costruire qualcosa nemmeno se da questo dipendesse la mia vita. Ma mi piace scrivere, mi piace interagire con gli altri. E, come mi fanno notare Jelena e tante altre persone (fra cui Tomiko – a cui, a proposito, voglio mandare anche da qui le mie felicitazioni: ieri, dopo un periodo molto burrascoso, ha rinnovato il suo tormentato matrimonio con Monique con un nuovo, romanticissimo, matrimonio) anche questo è importante. Questo blog, che ha compiuto un anno qualche settimana fa, è il piccolo mondo che ho costruito io… e ne fanno parte tutte le persone che lo leggono, quelle che vi compaiono, la famiglia che ci si sta pian piano coagulando intorno e perfino l’uscita nelle librerie di Eudeamon.

Ho scritto che tutta Second Life nasce così, dall’iniziativa spontanea di chi vi abita, ma il discorso vale naturalmente anche per la nostra prima vita. Se, come avviene su Second Life, potessimo smettere di preoccuparci della sopravvivenza quotidiana, se fossimo davvero tutti liberi dal bisogno, molte più persone potrebbero permettersi di dedicare le loro energie a creare, a intrattenere, a regalare il loro talento agli altri e a collaborare nel modo migliore. Forse, dopotutto, la promessa del metaverso non è solo o non è tanto quella di poter volare o vivere nel mondo della fantasia – ma di poter vivere facendo solo quello che siamo davvero portati per fare.

Voglio dedicare questo piccolo film a Jelena e Andromeda, prima di tutto. Ma anche a tutte le persone che – di qua o di là dalla tastiera – sanno cercare in sé la spinta per donare l’esistenza a qualcosa che prima non c’era, che si tratti di oggetti o di parole, di persone o di interi mondi.

L’ultimo saluto di Costanza

Da stamattina, Costanza Paulino non esiste più. La schiava di Jelena – e mia – ha lasciato Second Life all’improvviso e per sempre. Con una lettera molto bella.

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Io la conoscevo bene, Costanza.

L’avevo incontrata subito dopo aver conosciuto Jelena. Era la sua schiava personale, mi era persino stata affidata per qualche tempo. E poi, quando Jelena stessa è diventata mia, anche Costanza è inevitabilmente passata sotto il mio dominio. Per proprietà transitiva, potremmo dire: e infatti ci ho sempre tenuto a mantenere, come punto fermo, che dovesse continuare a chiamare Padrona anche Jelena.

Perché? Per tanti motivi che non so nemmeno io ricostruire completamente. Un po’ perché la storia di Jelena nasceva come esperimento, e non volevo che – se mai Jelena avesse provato dopo poco tempo il desiderio di tornare ad essere una dominatrice – potesse pensare che le avevo scippato la schiava. Un po’ perché ho già due schiave che adoro, Jelena e Andromeda (e poi c’è Backbuttoned… e alcune altre persone che mi sono molto care, anche se qui le nomino di rado per motivi diversi) e non me la sentivo di prendermi il peso, oltre che il piacere, di una sub tutta mia in più. Un po’, senza dubbio, perché Costanza aveva bisogno di essere trattata in modi che non hanno mai fatto parte della mia natura.

Si sa, il mio elemento sono corde e manette, controllo, ascolto, dominio. Non certo l’imposizione di umiliazioni costanti, l’espressione reiterata e continua di disprezzo fisico, l’impartizione di punizioni corporali o tormenti fisici, l’abuso sessuale. Non giudico certo chi ama subire o dare sensazioni di questo genere. Semplicemente, non sono cosa mia e non posso e non voglio forzarmi a darle a chi le apprezza – allo stesso modo in cui qualcuno che non ama il bondage non potrebbe mai darmi davvero le emozioni che esso provoca a me.

All’inizio, lo dico senza problemi, Costanza non mi aveva impressionata in modo particolare. Mi sembrava forse troppo succube, troppo tesa a esprimere costantemente a parole la sua sottomissione, a usare emote come /me sente quanto il dominio della sua padrona sia assoluto. Il fatto che a me e Jelena desse sempre del Voi inizialmente mi irritava un poco e, per dirla proprio tutta, la sua assoluta obbedienza mi rendeva anche difficile trovare in me il desiderio di imporle le punizioni a cui, palesemente, agognava.

Costanza addio 2.jpgMa i rapporti si evolvono, sempre, fuori e dentro da Second Life. Il tempo online di Jelena si è ridotto in modo notevole, per questioni di RL, e sempre più spesso mi è capitato di trovarmi in-world da sola con Costanza. Spesso, quando ero impegnata altrimenti, la ignoravo. Ma ogni volta che non avevo online Andromeda, un bane da sistemare, una situazione da affrontare, facevo in modo di andare da lei – e di farle quello che mi sentivo di fare. Per lungo tempo l’ho costretta a combattere le sue catene per poter ottenere la sua Real Key e mettermi in grado di slegarla e legarla senza dover aspettare per forza la presenza di Jelena. Le ho installato il Nasty nelle manette per privarla anche solo dell’idea di una possibilità di fuga. Ho preteso di avere il diritto di modificare i suoi oggetti, e che solo Jelena e io fossimo abilitate a vedere dove si trovasse sulla mappa di Second Life. Le ho dato l’ordine di comunicarmi via notecard qualsiasi conversazione avesse con qualsiasi persona le si accostasse. Le ho comprato un bavaglio RLV, le ho insegnato a preparare la cartella condivisa, le ho sistemato nei capelli uno script che le consentisse di inginocchiarsi all’arrivo delle sue padrone senza dover necessariamente aspettare che fossimo noi a costringerla.

Costanza ha accettato tutto con la flessibilità della sub perfetta. Si è spinta addirittura, un giorno, a offrirmi la sua password perché potessi entrare in Second Life con il suo account. La possedevo, quindi, in modo assoluto – al punto che un giorno, una sola volta, mi sono tolta lo sfizio di fingermi Costanza nell’ora in cui si collegava Jelena… e provare il brivido di essere dominata, sotto quelle mentite spoglie, dalla mia devota e adoratissima padrona di casa. Stretta nello shibari che Costanza ha indossato per mesi, ho sentito le mani di Jelena incatenarmi, la sua voce darmi ordini con voce al tempo stessa secca e affettuosa. E ho avuto anche l’emozione di sentire Jel che, credendo di parlare a Costanza, diceva quanto si trovasse bene da quando era nelle mie mani. Un’emozione sconfinata e anche, naturalmente, il senso di colpa di stare in un certo senso imbrogliandola – tanto che non appena scollegata le ho inviato una notecard rivelandole lo scherzetto che le avevo giocato… rinunciando da allora a collegarmi più come Costanza (salvo in rarissimi casi in cui la cosa si è dimostrata necessaria per risolvere questioni tecniche di HUD, e anche in quei casi mai più ho parlato con alcuno fingendomi lei).

jelenadomina_001.jpgCol tempo, Costanza è diventata parte integrante del paesaggio. A volte ignorata, a volte usata come strumento di controllo per altre persone (poiché nel suo collare mantenevo sempre attiva la funzione “Spy”, che mi riportava tutto quello che avveniva intorno a lei), a volte tormentata, legata e sottoposta ad abusi di vario genere. Se spesso la sua obbedienza rendeva a me difficile trovare l’appiglio per punirla in qualche modo, diciamo anche che il pretesto si trovava in altri modi. In tempi recenti, ad esempio, le avevo imposto di passare molte ore in una casetta per cane davanti a Winsconsin, per punirla di aver osato mandarmi non uno, ma ben due IM bloccati quando mi aveva vista collegarmi.

L’assolutezza della sua devozione era per me di stimolo ad alzare sempre la barretta, anche se a modo mio: come quando l’ho trascinata a Deitide e l’ho chiusa in una gabbia dalla quale non poteva uscire senza convincere i passanti a pagare una piccola cifra per contribuire a un riscatto che avrebbe sbloccato la serratura. Cosa che forse non sarebbe stata difficile in una land italiana, ma che per lei si rivelava una missione particolarmente pesante visto che a Deitide il traffico è per il 90% di lingua inglese. E che Costanza, nonostante il suo inglese fosse migliore di quello di tanti avatar italiani di mia conoscenza, non si sentiva all’altezza del compito.

È stato allora che ho sentito, in lei, qualcosa che cominciava a incrinarsi. Per me, quel senso di inadeguatezza nel non poter gestire il RP in inglese, faceva parte dell’umiliazione che volevo impartirle. Il fissarle una missione che sapevo avrebbe quasi certamente fallito era lo strumento che io potevo usare per ridurla sempre più a un oggetto nelle mie mani. E non come un servizio che rendevo io a lei, come una Mistress che sente il bisogno di intrattenere le sue sub: no, per il mio piacere che, quando percepivo questa sua sottomissione completa, era spesso intenso. Invece, a quanto ho visto, a Costanza questo dava solo un senso di inadeguatezza, convincendola di non essere degna di me, facendola soffrire per avermi delusa, facendola dubitare. Almeno in due occasioni mi è capitato di doverle parlare a lungo, consolandola OOC, facendole capire che era proprio del suo inevitabile fallimento che si nutriva il mio piacere nel nostro rapporto.

Poi, l’incidente. Nello scorso weekend. Quando ho ricevuto una lettera che Costanza aveva indirizzato a me per errore e che invece era destinata a qualcun altro. Non la riporterò, nè intendo rivelarne il contenuto nei dettagli, perché non è cosa che mi riguardasse. Ma, in un certo senso, mi riguardava eccome, poiché quella lettera descriveva come Costanza avesse eseguito gli ordini di un’altra padrona… qualcuno che aveva servito, su Second Life, prima di conoscere me e Jelena e con la quale il rapporto era proseguito via mail.

Costanza.jpgHo fatto qualche indagine. Ho appreso che quella persona era capitata, qualche giorno prima, a Winsconsin, e aveva incontrato Costanza nella posizione che le avevo imposto a metà della scorsa settimana, appesa a due pali nell’area delle celle di modo che qualsiasi guardia potesse sollazzarsi con lei a piacimento. Sapevo che non aveva potuto parlarle in IM, perché Costanza ce li aveva bloccati, e sapevo che non le aveva dato ordini in public chat, perché lo “Spy” me l’avrebbe rivelato. Eppure, la sua presenza a Winsconsin dimostrava che, di fatto, quello di Costanza era stato un tradimento, perché la visita non era stata una coincidenza: tramite Gmail, la padrona le aveva ordinato, una volta collegata a Second Life, di tipparla alla prigione, e Costanza aveva eseguito. Ecco il nostro dialogo, appena sono stata in grado di collegarmi e di parlarci.

[2009-03-29 15:58] Win: Salve, Costanza
[2009-03-29 15:58] costanza Paulino china il capo vergognosa
[2009-03-29 15:59] Win annuisce con aria grave
[2009-03-29 15:59] costanza Paulino attende tremante le parole della Padrona
[2009-03-29 15:59] Win: Devi imparare a fare attenzione con la mail, Costanza. Quello che hai fatto è molto grave, spero tu lo capisca
[2009-03-29 15:59] costanza Paulino, si Padrona… sono una sciocca e una stupida
[2009-03-29 16:0] Win: Quello che fai in RL non mi riguarda… fino a quando non mi costringi tu a occuparmene. come stavolta
[2009-03-29 16:0] costanza Paulino, si Padrona
[2009-03-29 16:0] costanza Paulino, mi dispiace … è stata una svista grave lo so
[2009-03-29 16:2] Win: Ne parleremo, Costanza. Non stasera… devo vedere al volo una persona… e dovremo parlare… anche con Jelena
[2009-03-29 16:2] costanza Paulino, si Padrona
[2009-03-29 16:2] costanza Paulino, ma Vi supplico credete che in SL avete la mia più totale devozione
[2009-03-29 16:3] Win: Non sarebbe un problema se non si trattasse di qualcuno che è venuto appena qualche giorno fa qui alla prigione…
[2009-03-29 16:3] costanza Paulino, Quando l’ho servita in SL avevo un altro AV che ora ho chiuso Padrona
[2009-03-29 16:3] Win: Ma che tu possa aver comunicato via Gmail con Xxxxx – quando qui dovresti avere gli IM bloccati… questo non è accettabile
[2009-03-29 16:4] costanza Paulino, Eravamo in chat e ha voluto sapere il mio nick e vedermi
[2009-03-29 16:4] Win: Appunto
[2009-03-29 16:4] costanza Paulino, Ma non interferirebbe mai nella mia SL attuale
[2009-03-29 16:5] Win: Ne riparleremo. Ci devo pensare. Usare GTalk per comunicare bypassando il blocco degli IM non mi convince
[2009-03-29 16:5] costanza Paulino, No padrona…non comunicherei mai con lei in SL
[2009-03-29 16:6] Win: Menti, Costanza, e ne ho le prove… è venuta qui e ci hai parlato, lo so
[2009-03-29 16:6] costanza Paulino, E’ quello che ho detto Padrona…è venuta qui quella sera… voleva vedere come vivevo ora
[2009-03-29 16:6] Win: Perché tu su GTalk le hai detto che eri qui, appunto… quindi ci avevi comunicato
[2009-03-29 16:6] costanza Paulino, Ma a parte quell’episodio RL e SL sono separate Padrona
[2009-03-29 16:7] Win: Mmm… ne parleremo, Costanza
[2009-03-29 16:7] costanza Paulino, Mi aveva ordinato di dirglielo
[2009-03-29 16:7] Win: QUINDI, SL e RL NON sono separate come hai appena detto, vedi?
[2009-03-29 16:7] costanza Paulino, Sono confusa padrona…scusatemi
[2009-03-29 16:7] Win: Devo andare. Per ora, buona notte, Costanza
[2009-03-29 16:8] costanza Paulino, Buonanotte Padrona

Immagine 1.pngNel giorno successivo ho avuto pochissimo tempo per occuparmi di Costanza nelle poche ore in cui era online. Stamattina, però, mentre ero alla prigione con Ewyn, l’ho vista collegarsi. L’ho salutata, le ho passato da leggere una copia del nuovo numero di L Magazine, che Rossella mi ha inviato fresco di stampa ieri sera (e su cui tornerò prestissimo), e quando mi sono scollegata le ho comunicato tutta la durezza che potevo trovare in me, ostentando di ignorarla. Per me era, come sempre, il solo modo per umiliarla senza spegnerle, come a volte ti invitava a fare, cicche di sigarette in bocca. Per lei, forse, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso troppo pieno di sensi di colpa. Tornando, poco dopo, ho trovato un pacchetto contenente le sue poche cose e una lettera a me indirizzata. Eccola.

 

Padrona
mi permetto di scrivervi e di disturbarvi un ultima volta solo per salutarvi.
Ho deciso di abbandonare SL.
Da una settimana sono legata a questo palo e ho capito che ormai non interesso più a nessuno. Stamattina ne ho avuto l’ultima prova.
Esistono errori che non possono essere perdonati e questo lo capisco benissimo, per cui è inutile per me continuare a collegarmi per passare ore a fissare il vuoto.

Prima di andarmente vi ho trasferito i pochi spiccioli che ho da parte e alcuni oggetti che forse potrete riutilizzare. Il resto sparirà con me.
Vi ringrazio tantissimo per le bellissime sensazioni che mi avete aiutato a provare in questi mesi e Vi prego di salutare da parte mia Miss Jelena che purtroppo ho visto pochissime volte in questo periodo.
Mi resta, mi creda, uno splendido ricordo, di Voi come persona e continuerò a seguire il Vostro lavoro sul blog. Mi spiace non essere stata all’altezza delle attese e soprattutto di non essere stata capace di contraccambiare le emozioni che da Voi ho ricevuto.

Chiudo solo facendoVi ancora tanti complimenti per questo splendido luogo che avete creato e che, in questo periodo, ho visto crescere. L’ho sentito veramente come casa mia e mi dispiacerà non vederlo più.

Appena uscita chiuderò l’account e la mia esperienza in questo mondo avrà fine. Questa volta in modo definitivo dopo essere già caduta una volta nell’errore di tornare con un nuovo AV. L’ultimo periodo mi ha insegnato molto sui miei limiti, sia personali sia, in parte, legati ai miei problemi di RL. E la cosa mi ha aiutato a prendere la giusta decisione.

Chiudo prima di doverVi salutare dal vivo, che mi imbarazzarebbe molto.

Ancora sinceri auguri di una felice SL e un enorme grazie per tutto

Costanza

Lazzy e Costanza.jpgHo richiuso la lettera, restando per un poco pensierosa, a riflettere sulle mie emozioni nel leggerla. Mi sarei aspettata, nel leggere l’addio di una schiava, di provare la fitta che mi provoca sempre un abbandono. Mi sono invece scoperta a provare una certa serenità. Costanza ha fatto una scelta netta, coraggiosa, bella e pienamente degna della schiava perfetta che così ha a lungo dimostrato di essere.

Ho il solo rimpianto che se ne sia andata continuando a pensare di non interessare più nessuno e di non essere stata all’altezza delle attese. Poiché so che legge queste pagine, le uso per dirglielo un’ultima volta: Costanza, sei stata molto al di sopra di quello che, quando ti ho incontrata, mi aspettavo da te. I tuoi rari errori – anche quest’ultimo, colossale, della mail inviata a me per sbaglio, sono sempre stati per me solo ulteriori lucchetti che potevo mettere sulla tua anima. E, ma questo credo che tu lo sappia, da me sono stati sempre perdonati tutti: quell’IM di troppo, quella volta che usasti il viewer normale per superare una restrizione. E perfino la tua mail dello scorso weekend, naturalmente. Si perdona tutto a chi tutto dà e tu hai sempre saputo dare tutta te stessa.

Credo che sia tu, in realtà, quella che non si è mai saputa perdonare… sei tu quella sempre tesa alla ricerca della perfezione assoluta della propria sottomissione, a tal punto ossessionata da essa da soffrire in modo sproporzionato quando ti mettevo in condizione di dover ammettere una mancanza qualsiasi… rivelandoti al tempo stesso incapace di godere davvero le volte (ed è successo spesso) che ti facevo i complimenti per una devozione che credo di non aver mai incontrato in alcun altro avatar.

Visto che mi dedichi alcune bellissime parole, Costanza, lascia che le ricambi. Lascia che ti dica che anche tu hai dato a me emozioni forti e uniche – sia con la tua sottomissione, sia regalandomi la tua fragilità e permettendomi di consolarti quando piangevi. Sei stata una parte importante della mia Seconda Vita, ma anche nella crescita di Winsconsin. Sono certa che la tua presenza mancherà a molti dei frequentatori abituali.

Costanza addio.jpg

Non scrivo tutto questo per chiederti di restare. Rispetto e ammiro la tua scelta di darci un taglio, e so che i giochi sono fatti anche perché oggi, dopo aver ricevuto i tuoi messaggi, mi sono collegata un’ultima volta col tuo account. Ho avuto il dono di essere online nell’istante in cui veniva disabilitato. L’immagine che riporto qui sopra è l’ultima catturata dalle tue pupille virtuali prima di chiudersi per sempre.

Te la dedico, Costanza. Per ringraziarti di quello che tu hai dato a me e alle persone che ti hanno incontrata. Per augurarti, di tutto cuore, di ritrovare nella tua prima, e più importante vita, quella serenità e quella gioia che, su Second Life, non hai trovato.

 

Jelena Kiranov

Il 5 novembre scorso, su questo blog è apparso il commento di una lettrice che non conoscevo. Un mese e mezzo più tardi e le cose sono cambiate. E mica di poco.

handbrajelena_001.jpg

Succederà anche a voi, ogni tanto, di andare a frugare nelle vecchie agende, o spulciare qualche album di fotografie, o ancora andare a rileggere lettere di qualche tempo prima per cercare di ritrovare le circostanze in cui avete incontrato qualcuno per la prima volta. E magari tentare di ricostruire con la memoria il modo in cui quella conoscenza si è poi sviluppata, andando a caccia dei momenti chiave, quelli che hanno segnato una qualche svolta importante e che, alla fin fine, hanno fatto di voi e di quella persona ciò che, qualsiasi cosa sia, siete in quel momento.

snow_001.jpgO magari invece a voi non succede. Ma sicuramente succede a me già nella mia vita reale – figuriamoci su Second Life, dove tutto quello che accade passa attraverso una comunicazione testuale che, soprattutto se avete provveduto a marcare una certa casella nelle preferenze del client, viene registrata in qualche angolino remoto del vostro hard disk e resta lì a oltranza, a vostra disposizione ogni volta che volete tentare il giochino della storiografa e ripercorrere il passato, remoto o recente. Un giochino che io faccio più spesso di quanto forse non sia normale: anche perché nel metaverso tutto sembra cambiare con una velocità a volte vertiginosa, spingendoci a riflettere sul perché le cose non succedano con questa velocità anche nella vita reale… sono i limiti che ci poniamo nella nostra esistenza quotidiana a far sì che siamo così poco esposti al cambiamento? Sono costrizioni reali, sociali o anche solo psicologiche a impedirci di seguire, quando lo desideriamo, le nostre fantasie e i nostri desideri? È la necessità di guadagnarci la vita, di essere accettati dal gruppo sociale in cui siamo nati, a far sì che nella vita reale ci si comporti con più cautela? E quello che facciamo su Second Life è un gioco, una fuga dal reale, oppure è un metodo per esplorare davvero, in tempi molto più veloci, un secondo, un terzo, un quarto modo in cui potremmo vivere la nostra vita interiore ed emotiva?

Sto scantonando, lo so, quindi torno a bomba, perché questo è il post in cui voglio ricostruire la storia di un’amicizia che in appena quarantacinque giorni si è sviluppata in un modo che non avrei mai potuto prevedere. Cominciando proprio su queste pagine, con un commento tardivo a un post di parecchio tempo prima. Era il 5 novembre, e il commento era di una certa Jelena. Che scriveva, testuali parole:

Scusa ma avrei una domandina tecnica e non mastico molto l’inglese, sono molto interessata al viewer alternativo “Restrainmen life”. E la domanda è la seguente:
Deve essere utilizzato da entrambe? Mistress e slave o basta che lo ha solo una tipo la mistress?
Grazie della disponibilità

snow_002.jpgEcco tutto. Ricordo di aver pensato qualcosa tipo: ecco, vedi? Anche le cose che ho scritto tanto tempo fa possono ancora interessare a qualcuno… e quel commento mi confermava che non si è mai abbastanza chiari. Sul mio blog anche i post più vecchi sono sempre aperti a ulteriori commenti perché mi sono accorta che, su una media di 80/90 visitatori al giorno, le pagine che vengono lette sono sempre almeno 3/400 – vale a dire che i visitatori hanno la tendenza ad andarsi ad andare oltre ai tre ultimi post che compaiono nella homepage per andare a curiosare in quelli del passato. Poi ho risposto a Jelena, cercando di risolvere qualcuno dei suoi dubbi, e abbiamo avuto un breve scambio di commenti che è ancora tutto lì, in coda a quel vecchio articoletto sui Real Restraints. E al termine del quale ci siamo date un appuntamento in-world.

Il giorno dopo siamo riuscite a sentirci solo per IM. Le ho mandato un saluto veloce, perché stavo per uscire per commissioni RL, ma già che c’ero le ho mandato al volo il messaggio “@version“, per verificare se usasse il Restrained Life oppure il client tradizionale di Second Life. Non ho ricevuto la risposta automatica, ma un IM di Jelena stessa:

[2008/11/06 5:30]  Jelena Kiranov: non ho il RLV qui sono in ufficio
[2008/11/06 5:31]  Jelena Kiranov: l’ho installato a casa però ;)
[2008/11/06 5:31]  Win : Vedo, vedo ;-)
[2008/11/06 5:31]  Jelena Kiranov: qui ho win e non mi funzia
[2008/11/06 5:31]  Win: Eh, considera che se qualcuno tio dovesse legare in RLV, se poi usi il normale l’owner ne viene informato come se tu stessi barando
[2008/11/06 5:32]  Jelena Kiranov: di solito sono io che lego ;P
[2008/11/06 5:32]  Win: Allora tutto a posto! :-)
[2008/11/06 5:32]  Jelena Kiranov: ci si rivede quando siamo più libere. nn vedo l’ora

snow_003.jpgHo sorriso fra me e me. Non ci sono mai abbastanza domme, su Second Life, almeno per quello che ricordo fin troppo bene dei tempi in cui gironzolavo con le chiavi appese alle manette nella speranza che qualcuno si accorgesse di me spontaneamente, senza che dovessi essere io a offrire i polsi al loro divertimento. E anche se in tempi recenti mi rendo conto che il più delle volte anch’io, ormai, “sono io che lego”, beh, l’istinto di cercare di favorire la diffusione della conoscenza di Real Restraints fra le persone con un’attitudine al dominio mi è rimasto. Sarei stata felice di insegnare a Jelena tutto quello che sapevo, e chissà che, col tempo, non ci sarebbe potuta scappare per me qualche avventuretta in grado di farmi ritrovare il piacere della perdita del controllo… e tornare a essere la prigioniera di Second Life, e non la carceriera in cui mi sono trasformata.

Ci siamo viste per la prima volta il giorno seguente. Io ero a Stanlee, a cercare di esplorare meglio il Detention Center di cui Boy Lane mi ha nominata Warden e l’ho invitata a raggiungermi. “Finalmente ci si incontra in-world, come si deve”, le ho detto: “Felice di conoscerti”. Jelena ha sorriso: “piacere mio, sto leggendo il tuo blog con molto interesse”. Mi ha detto di aver scoperto queste pagine da non so che mio post sul forum di Second Life Italia e mi ha chiesto consigli su che accessori comprare per una sua nuova slave… “qualcosa che la leghi come un salame in posizioni strane, le piace essere umiliata”. Jelena mi ha raccontato di aver scoperto da poco il BDSM: qualche tempo prima era con un’amica, le aveva passato un collare Amethyst, le aveva messo un guinzaglio – scoprendo che la cosa piaceva ad entrambe.  Le ho segnalato il negozio di Marine, ovviamente, suggerendo di potenziarne i prodotti con i plugin di Chriss Rosca (il mio amatissimo Friends) e di Tat1ana Pera (il Nasty ma anche alcuni nuovi da poco messi in commercio) e buttandole lì anche il suggerimento di prendere alla sua schiava un bel Curfew, visto che mi diceva di avere una sua land personale e di volercela tenere segregata.

lezioni di scripting_001.jpglezioni di scripting_003.jpgAbbiamo parlato a lungo. Non so come mai, ma quel giorno ero in vena di confidenze e ho raccontato qualcosa sulle mie speranze e le mie fantasie. A un certo punto Jelena mi ha anche fatto provare un brividino piacevole, dicendomi: “chi lo sa, potrei catturarti prima o poi, penso che avrei molto da imparare da te” per poi capovolgere il discorso rilanciando in modo sorprendente: “o magari potrei fare io la mia prima esperienza da slave, l’idea mi eccita”. Ho sorriso, ripetendole la mia vecchia teoria: “Senti, io sono convinta che – beh, che una brava domme debba sapere almeno un po’ come ci si sente quando si è in mano di qualcun altro. All’inizio”, ho proseguito, “io non me la sentivo proprio di rapire qualcuno… dopo mesi da prigioniera di questo o quello ora – beh… francamente… quando catturo qualcuno godo come se fossi io la prigioniera. Ora a volte mi manca un po’ la mia vita di prima… preda di tutti… ma si fa sempre presto a rimediare…” Jelena ha capito benissimo cosa intendevo: “beh, basta che ci teniamo in contatto per rimediare. a entrambe le esigenze intendo”.

Era una conversazione quasi del tutto OOC, ma mentirei se negassi di aver cominciato, in quel momento, a sentire un pizzicorino familiare… un’emozione che cominciava a nascere e che mi faceva venir voglia di far provare alla mia nuova amica qualcosa che non aveva mai provato. Ho messo mano allo sparagabbie, uno dei giocattoli che non uso quasi mai perché troppo innaturale per i miei gusti. “Ci sono tanti modi, poi, per catturare qualcuno e capire se ha voglia o meno di fare l’esperienza”, ho mormorato, e ho fatto un click. Una gabbia è comparsa attorno a Jelena, imprigionandola per qualche secondo. Le ho sorriso, aspettando qualche istante, poi ho fatto sparire la gabbia: “Non ne approfitterei mai… non stavolta… non durante una chiacchiera informale…” Ma Jelena ha commentato: “non sono seccata…. anzi. penso che sia l’inizio di una bella amicizia la nostra”.

Beh… non avevo molto tempo davanti a me, ma non ho saputo resistere. Nel mio inventario ho preso al volo un paio di manette e gliele ho passate. È partito il primo emote:

[2008/11/07 5:29]  Win si avvicina all’improvviso… ti gira alle spalle… e ti afferra i polsi
[2008/11/07 5:30]  Win: (indossa)
[2008/11/07 5:30]  Jelena Kiranov: mmmh
[2008/11/07 5:30]  Handcuffs R whispers: Handcuffs R of Jelena Kiranov has been locked by Win
[2008/11/07 5:30]  Win preme qualcosa… uno scatto metallico… e tu ti trovi con le mani immobilizzate
[2008/11/07 5:31]  Jelena Kiranov: mi hai imprigionata O.O
[2008/11/07 5:31]  Win ti afferra per la vita e ti sussurra all’orecchio: “Hai commesso un errore, mia cara”
[2008/11/07 5:31]  Jelena Kiranov sente un brivido che le corre lungo la schiena
[2008/11/07 5:32]  Win: Siamo a 800 metri di altezza… nessuno qui attorno che possa aiutarti, e queste manette… anche se sono freebie… sono potenti
[2008/11/07 5:32]  Jelena Kiranov incomincia ad agitarsi
[2008/11/07 5:32]  Win ti afferra per il collo e avvicina il viso al tuo, sorridendo: “Avrai qualcosa da raccontare, quando tornerai a casa… sempre che io decida che tu un giorno possa riacquistare la libertà”
[2008/11/07 5:35]  Win ti spinge nel pozzo e guarda sorridendo mentre tu precipiti sul fondo

ozzievisit_010.jpgMi sento rimescolare un pochino solo a rileggerlo, questo scambio, anche se pochissimi secondi dopo ho recuperato Jelena dal pozzo in cui l’avevo gettata – scriptato in modo da impedirle di volare o tipparsi – e le ho tolto le manette. C’è chi non bacia, al primo appuntamento, e c’è chi, come me, non ama catturare qualcuno solo perché può farlo, alla prima occasione. Tanto meno qualcuno che ti ha detto “di solito sono io che lego”. Abbiamo continuato quindi a parlare e scambiarci idee e confidenze, fino a quando Jelena mi ha buttato lì l’idea di prestarmi per un poco la sua schiava. La proposta, devo dirlo, lì per lì mi ha lasciata perplessa: “Grazie”, le ho risposto, “ma… sai una cosa? Sono molto restia a usare le schiave altrui… salvo che faccia parte di una umiliazione che la padrona vuole imporre loro. Sono molto gelosa e temo troppo di essere causa di gelosia io stessa”. Ma Jelena non era gelosa, mi ha detto, e pensava che l’esperienza avrebbe potuto far bene sia a lei che alla sua tipa, così mi sono detta perché no?

eudeamon_003.jpgCosì, qualche giorno dopo, ci siamo ritrovate a Stonehaven, sul patio: stavolta era in compagnia della sua schiava, Costanza Paulino, una ragazza che aveva conosciuto in seguito a un suo post sul Forum di Second Life Italia nel quale cercava espressamente una padrona. Jelena mi ha ceduto le chiavi di Costanza perché me ne occupassi. Io mi sono limitata a metterle un bavaglio RLV che le impedisse di comunicare con altri tranne me, e l’ho legata strettamente, sempre tenendo Jelena informata di dove la portassi e cosa le facessi… ma soprattutto ripetendo continuamente a Costanza che la stavo tenendo solo per conto di Jelena, e a Jelena che Costanza sarebbe tornata in mano sua nel momento stesso in cui l’avesse voluta indietro. Non solo perché detesto chi si intromette in rapporti altrui, ma anche per una questione più personale: ho imparato che rapire qualcuno ha senso solo quando ti viene voglia di farlo, e che non ha senso farlo solo perché ti senti obbligata o perché te l’hanno chiesto.

Sono passati alcuni giorni. Costanza è rimasta per un po’ bloccata sul patio, con Jelena che ogni tanto l’andava a trovare, fino al giorno in cui – sapendo di avere davanti a me un lungo periodo di forzata astinenza – ho reso le chiavi alla sua padrona. E poi, per un poco, con Jelena ci siamo sentite solo sporadicamente e soprattutto via IM oppure via Facebook. Lei mi teneva informata di quello che stava facendo in una land che aveva acquistato… doveva essere un club, inizialmente, ma poi ha cominciato a parlarmi di gabbie, forse addirittura di una prigione… a invitarmi a vedere il suo lavoro, a dirmi che in qualche modo le poche cose che le dicevo, e i post non frequenti di questo blog, erano per lei di ispirazione.

statua_001.jpgL’11 novembre scorso era il giorno in cui Backbuttoned aveva fatto la sua scappatella. Ero furiosa, volevo sparire, chiudermi, togliere a me stessa la possibilità di rispondere agli IM, e per sbollire un poco la rabbia mi sono trasformata in una statua utilizzando il famoso Freezee della scomparsa Serenella. Non avevo IM nè chat, non potevo più aprire l’inventario – e proprio in quella mi è arrivato da Jelena un regalo a sorpresa.

[2008/11/14 14:40]  Xstreet SL Central Authority: Jelena Kiranov has given you a gift of “Kill Bill, Black Mamba suite” from XstreetSL.com!  Message de l’acheteur: Ciao, ecco il vestito perfetto per la tua animazione. Jelena.

Ho potuto aprirlo solo quando l’infernale invenzione mi ha liberata dal mio autoimposto isolamento, e ho scoperto di che si trattava: di un costume completo da Black Mamba, il personaggio di Uma Thurman in “Kill Bill” di Tarantino. E non era un regalo così per fare: Jelena mi aveva visto usare, sul patio, un’animazione ispirata a quel film e aveva voluto offrirmi la possibilità di renderla ancora più efficace con un abbigliamento adatto. Ma era solo l’inizio.

Qualche tempo dopo, stavo ammirando i progressi del club, rispondendo, dal basso della mia ben scarsa competenza, alle domande di Jelena che mi descriveva i suoi progetti. Jelena mi ha parlato dello spazio che aveva nella sua nuova land e, dopo averci girato un po’ intorno, mi ha fatto sapere che se avessi voluto avrebbe potuto ospitarci anche me. Non solo: visto che si stava costruendo una casa, le sarebbe stato facile rezzarne una anche per me, qualche centinaio di metri su nel cielo in modo da offrirmi il massimo della privacy e dell’indipendenza. Anche di questo episodio posso ricostruire il momento preciso:

[2008/11/17 4:53]  Win: Ma guarda che le celle troppo spaziose non vanno bene a tutti, eh… a me ad esempio piace stare in quelle molto piccole
[2008/11/17 4:53]  Jelena Kiranov: ma tu non hai una casa?
[2008/11/17 4:54]  Win: No, io niente… mai avuto il tempo… e non so costruire nulla… alla fine o gioco o costruisco…
[2008/11/17 4:54]  Win: Dovrei forse un giorno affittare un posto, almeno per poterci portare qualche preda ogni tanto… o per farmici portare se mi acchiappa qualcuno che non ha una casa… ma alla fine rinvio sempre
[2008/11/17 4:54]  Jelena Kiranov: se ti serve una casa , quando ho finito qui te ne faccio una.
[2008/11/17 4:55]  Win: Oh, grazie… ma mi spiacerebbe che perdessi del tempo rispetto al tuo progetto… sei davvero gentile…
[2008/11/17 4:55]  Jelena Kiranov: figurati. io pensavo di rifare casa mia a un migliaio di metri, se vuoi ne rezzo due.

Andromedanewhome_003.jpgInsomma, tempo pochi giorni e la mia casa era pronta. Non solo: quando ha saputo che mi piaceva la neve, e che stavo per comprare delle texture per circondare il tutto di un paesaggio invernale, Jelena avrebbe voluto pagarmele lei stessa (ho dovuto insistere per fare almeno a metà). Mi ci ha aggiunto un laghetto dove si può pattinare, un pupazzo di neve che permette di giocare a palle di neve. E ha corredato la casa di finestre oscurabili, di una porta che posso chiudere a chiave quando voglio e perfino di una zona più appartata dove, se del caso, sistemare qualche ospite che per qualsiasi motivo desiderassi tenere fuori dalla vista di altri visitatori.

Ma non era mica finita. Ci sono persone che, quando le conosci, cominciano a pretendere sempre di più da te. Jelena si è rivelata l’opposto: giorno, dopo giorno, dopo giorno, mi ha offerto sempre più poteri sulla land… dapprima consentendomi di materializzare oggetti (altrimenti come avrei potuto arredare la mia casa?), poi di teletrasportarmi direttamente da un punto all’altro della sim, in seguito di editare gli oggetti. Poi, quando ha saputo della prigione che Andromeda aveva cominciato a costruire sopra il suo negozio di Galveston…

[2008/12/10 4:57]  Jelena Kiranov: Comunque se ti fa piacere, potrei ospitare anche Andromeda nella mia land.

prisongalveston_001.jpg…mi ha offerto di ospitare anche quella costruzione, mettendo a disposizione un esorbitante numero di prims che permetteva una struttura molto più ricca e articolata e, volendo, anche un negozio. Andromeda e Jelena si sono conosciute, hanno fatto subito amicizia. E nel giro di pochi giorni mi sono vista offrire dalla mia nuova amica nientemeno che la comproprietà della intera land, con una varietà di poteri e diritti che mi fa girare la testa se solo provo a pensarci e che mi rende di fatto padrona assoluta di tutto quello che Jelena  e Andro stanno costruendo.

Potevo avere ancora qualcosa in più? Non mi pareva possibile, e mi sbagliavo. Lo scorso 11 dicembre trovo su Facebook un messaggio di Jelena. Eccolo.

Ultimamente, forse a causa della mancanza di Costanza, mi stanno venedo dei dubbi sulla mia identità da Dominatrice.
Di solito ho un carattere abbastanza ribelle e ho sempre pensato che il ruolo da Sub non mi si addicesse, inoltre, come ti ho accennato, quella breve esperienza che ho fatto con te mi è piaciuta.
Il modo in cui descrivevi la situazione mentre mi mettevi le manette mi faceva venire i brividi.
Se ti va, i primi giorni della settimana prossima potrei partecipare al Banishment. Forse questo mi schiarirà le idee.

Jelena_004.jpgAltro che rimescolio: questa volta ho sentito dentro di me smuoversi un piccolo terremoto. Una cosa è acchiappare (o essere acchiappata da) qualcuno che incontri per strada, ma scoprire che qualcuno con cui hai fatto amicizia ha in mente idee così diverse dal tipo di rapporto che si stava sviluppando fino a quel momento, è tutta un’altra cosa. È il potere di Second Life cui accennavo all’inizio: siamo in un vero e proprio laboratorio di sentimenti, dove possiamo sperimentare e rischiare più in fretta e con meno costrizioni di quanto non ci sia consentito nella vita reale. E, a pensarci bene, forse è questo il suo fascino: non tanto, o meglio non solo, il poter volare, costruire, cambiare forma e aspetto a volontà… ma soprattutto cambiare le geometrie affettive, tentare ruoli diversi. Esplorare. Esplorarsi. Sia a vicenda che introspettivamente. A Jelena, quindi, ho risposto in un modo che voleva essere interlocutorio ma che, mi rendo conto adesso rileggendo, tradiva un desiderio già febbrile di chiudere le mani sui suoi polsi… e soprattutto di stringerle al collo un collare che portasse il mio nome.

(Win sorride)

Jelena, credo che nessuno possa sapere cosa vuole se non prova tutto. Io sono sempre stata convinta di essere una sub. Poi, un po’ forse la sottomissione straordinaria di Back questa estate, un po’ forse il talento di Andromeda… o forse quello che è successo e mi ha tanto ferita quando ero in mano a Belias… il male che lei mi ha fatto senza volerlo… non so… ma tutto ha fatto sì che io abbia sentito crescere in me il bisogno opposto.

Non vuol dire che so cosa sono. So che posso ancora cambiare, di qua o di là… e so che sono ancora un po’ in mezzo al guado.

Il tutto per dire, mia cara: niente stress. Ci conosciamo da poco, ma è come se fosse da più tempo… SL ha un modo tutto suo di accelerare i tempi… e, beh, sono pronta a esserci sempre, per te, qualsiasi cosa tu voglia provare… sapendo che capirai che se ci sono cose che non mi sento di fare non mi forzerò a farle… ma anche ansiosa di sperimentare, con te, quello che desideri.

Sono i rapporti, il bello, qui, e spesso non sono bianchi o neri ma di mille sfumature intermedie e mai uguali anche da un giorno all’altro.

Sono qui, Jelena… pronta ad essere tua amica, tua ospite, tua confidente (oppure quella che si confida, se ne avessi bisogno io)… ma anche pronta a fissare il suo sguardo nel tuo e guardarti, in silenzio, aspettando che tu, alla fine, pieghi davanti a me le tue ginocchia e mi offra le tue chiavi chinando il capo.

Ho atteso la risposta con una certa impazienza, anche perché Jelena di giorno si connette abbastanza di rado. E poi è arrivata, non esplicita ma difficilmente equivocabile.

Mi serviranno dei legami, quali sono i migliori?
Cioè per l’esperienza che hai quali puoi indicarmi?
Visto che stavolta sono per me non bado a spese vorrei il massimo della gamma. :)

(sospiro di piacere al ricordo)

Jelena_last001.jpgJelena_last002.jpgLe ho consigliato l’ultimo prodotto di Marine Kelley, collare e manette Restrained Elegance. Hanno le stesse funzioni delle Serious Shackles – ma costano meno e sono molto più belle. Ci siamo trovate a Stonehaven e l’ho accompagnata al Vendor dei Real Restraints. Non credo si potesse sentire, ma il mio cuore batteva un po’ più forte. E giurerei di aver sentito anche quello di Jelena. Mi sembrava quasi una versione speculare di quel giorno per me sconvolgente raccontato in “Sconfitta finale“. E anche di quel momento so esattamente l’ora precisa. È importante? Sicuramente no: ma mi dà un senso di conforto poter vedere il momento esatto in cui, per Jelena, tutto è cambiato.

La sua mano si solleva verso il vendor. Sento la transazione che viene eseguita. Resto a osservarla, palpitante, mentre materializza la scatola, la apre, prende le manette.

[2008/12/12 4:51]  Jelena Kiranov: le indosso ora
[2008/12/12 4:51]  Jelena Kiranov: prendile tu le chiavi

“Sei sicura?”, le chiedo. “Lo hai visto come sono, io, eh… a volte mi lascio un po’ andare…” Non sto traccheggiando. Sono solo una persona che ama rinviare i piaceri. Voglio che Jelena sia ben consapevole della scelta che sta facendo. Voglio che sia lei a darmi le sue chiavi. Voglio che sia mia in modo assoluto, divorante. La guardo, in silenzio, e lei mi risponde con una voce più decisa di quella che mi sarei aspettata: “Solo tu potrai essere la mia padrona. nessun’altra”.

[2008/12/12 4:52]  Win allunga la mano verso il tuo collo, sfiorandolo leggermente, scivolando lungo il metallo del collare
[2008/12/12 4:53]  Win ferma la mano sulla chiave. Alza gli occhi a cercare i tuoi, ti osserva per un lungo momento
[2008/12/12 4:53]  Elegance Collar 1.14.2 (spine) whispers: Win has taken Jelena’s keys from her Elegance Collar 1.14.2 (spine).
[2008/12/12 4:53]  Win mette in tasca una piccola chiave, facendola sparire
[2008/12/12 4:56]  Win ti appoggia le mani sulle spalle e ti tira leggermente verso di sè

Jelena_001.jpgJelena_002.jpgLe dò un bacio leggero. La sento mormorare “Mi pare di avere anche le chiavi ai polsi”, ma ogni cosa a suo tempo: ho un’altra priorità, adesso. Sorrido a Jelena durante il bacio, e le chiudo il lucchetto intorno al collare.

[2008/12/12 4:56]  Elegance Collar 1.14.2 (spine) whispers: Jelena Kiranov’s Elegance Collar 1.14.2 (spine) has been locked by Win (Type Lock).

È fatta. E già la voce di Jelena suona diversa quando mi chiede: “Mi serve altro Signora?”. Sorrido fra me e me: non voglio che mi dia del lei… è prima un’amica e solo dopo una sub… ma non è il momento di dirglielo. Le rispondo con una carezza: “Serve qualcosa a me, cara”. Le afferro dolcemente gli avambracci, sollevando i polsi e cercando la chiave che vi è appesa. Sono le 4:58 del 12 dicembre.

[2008/12/12 4:58]  Elegance RW 1.14.2 (r forearm) whispers: Win has taken Jelena’s keys from her Elegance RW 1.14.2 (r forearm).
[2008/12/12 4:58]  Elegance RA 1.14.2 (r lower leg) whispers: Win has taken Jelena’s keys from her Elegance RA 1.14.2 (r lower leg).
[2008/12/12 4:58]  Elegance RA 1.14.2 (r lower leg) whispers: Jelena Kiranov’s Elegance RA 1.14.2 (r lower leg) has been locked by Win (Type Taut).
[2008/12/12 4:58]  Elegance RW 1.14.2 (r forearm) whispers: Jelena Kiranov’s Elegance RW 1.14.2 (r forearm) has been locked by Win (Type 1 Front low).

“Adesso manca solo un piccolo dettaglio…”, mormoro. Srotolo dal nulla un piccolo gunzaglio metallico e lo fisso all’anello del suo collare.  “Sono qui per servirla”, sussurra Jelena. La guardo, cercando di nascondere la mia gioia:”E così accadrà, Jelena. Ormai è fatta. Benvenuta nella mia collezione”.  Jelena sorride: “Sono già sua su FB, è ovvio che lo dovessi essere anche qui… anche se penso che lo fossi già da tempo”. È vero, forse. Jelena l’ho sentita mia fin dal primo istante che ha postato quel commento. Anche quando mi ha detto “sono io che lego”, anche quando ho fantasticato che mi rubasse le chiavi. E tutto il percorso che abbiamo fatto insieme portava in questa direzione: a noi due, una davanti all’altra. Jelena con polsi e caviglie legate, io con le sue chiavi in tasca.

Jelena_003.jpgMa è tempo di chiarire alcune cose. La guardo, seria: “Non voglio che tu mi dia del lei. Non per il momento”. “Va bene, grazie”, mi risponde. Io proseguo: “Ma poi che tu mi dessi del lei… mi farebbe pensare che tu sia al piano di Costanza. Mentre lei è e resta tua, almeno per adesso”.  Jelena fa un gesto, come se si fosse improvvisamente ricordata di quello che era appena pochi giorni fa: “Già Costanza… chissa che fine ha fatto….” Chissà. Ma non è questo che conta, e voglio che Jelena lo sappia: “Davanti a lei non voglio tenerti legata… non in modo che si veda… almeno fino a quando non sarà chiaro il tuo rapporto con lei”. La risposta di Jelena è un sussurro: “Comunque penso che lei preferisca te”. Eccolo, il punto da chiarire. La guardo, seria: “Non mi riguarda, Jelena. Non sono tipa da cercare di rubare le sub – nemmeno a qualcuno che è appena diventata di mia proprietà”.

Le prendo i polsi e glieli sposto dietro alla schiena, richiudendo il lucchetto. Le blocco l’interazione con l’ambiente. “Adesso sei davvero completamente in mio potere”, le dico, ma so che ci sono ancora alcune cose da fare. Mi piace darle l’impressione di sprofondare, lentamente ma inesorabilmente. Guardo il suo collare: c’è ancora l’incisione di default. “Che tu porti il nome di Marine sul collare non va bene. Da ora in poi avrai il nome mio…”

[2008/12/12 5:34]  Elegance Collar 1.14.2 (spine): Please say the new label on the public chat channel. The limit is 22 letters max. Say “.” to clear the text.
[2008/12/12 5:34]  You: Win’s home maid
[2008/12/12 5:35]  Jelena Kiranov: :)
[2008/12/12 5:35]  Jelena Kiranov sorride

Jelena_letto.jpgSorrido anche io. Ma approfitto del suo sorriso per metterle il bavaglio ad anello che ha appena comprato.

[2008/12/12 5:38]  RR Ringgag 1.14.2 (mouth) whispers: Win has taken Jelena’s keys from her RR Ringgag 1.14.2 (mouth).
[2008/12/12 5:39]  Win ti sfiora le labbra con le dita, appoggiandoci il bavaglio, ancora odoroso di cuoio nuovissimo e mai usato…
[2008/12/12 5:39]  RR Ringgag 1.14.2 (mouth) whispers: Jelena Kiranov’s RR Ringgag 1.14.2 (mouth) has been locked by Win (Type Total).
[2008/12/12 5:40]  Jelena Kiranov: oh!
[2008/12/12 5:40]  RR Ringgag 1.14.2 (mouth): Jelena Kiranov is cheating !
[2008/12/12 5:40]  RR Ringgag 1.14.2 (mouth): Jelena Kiranov said ‘oh!’ on open chat while gagged !
[2008/12/12 5:40]  Win sorride. Si avvicina ancora a te, inserendo un dito nell’anello, carezzandoti la lingua che tu non hai più modo di difendere chiudendo la bocca

Bloccata. Non può parlare. Non può toccare. Può solo mandarmi gli IM. E lo fa.

[2008/12/12 5:41]  Jelena Kiranov: mi fai venire i brividi.
[2008/12/12 5:41]  Jelena Kiranov: :)
[2008/12/12 5:41]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: …bene… :-)

Jelena è mia, adesso. Giù le mani.