Mystique, il primo incontro

Ci si può innamorare di un altro avatar? Certo che si può, quando si incontra qualcuno con cui ci si riconosce profondamente, e come nella realtà si tratta, spesso, di un colpo di fulmine. Ma i fulmini possono bruciarti e, a volte, quella che credi un’anima gemella può ferirti più profondamente di una compagnia occasionale.

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È così difficile parlare ad altri di qualcuno che ami. Tu scavi nella memoria del tuo cuore, fai l’impossibile per tentare di esprimere a parole le emozioni che questa persona provoca in te. Ma chi ti ascolta, di solito, recepisce poco più di una serie di luoghi comuni – e forse non potrà mai capire perché, per te, proprio quella persona è unica e importante, e capace di scuoterti come una foglia quando pensi a lei o quando ci passi del tempo insieme. Forse è per questo che ci ho messo così tanto per cominciare a raccontare della piccola Mystique Aeon – la ragazza a cui ho insegnato a non barare mai, quella per amore della quale ho rischiato di diventare schiava di Claven Albatros, colei che senza saperlo spezzò il mio delicato cuore di avatar facendo sì che mi lasciassi catturare da Mistress Blackbear Babii. E anche quella che, proprio ieri, all’improvviso mi ha tradita consegnandomi a Jaron – e un istante dopo se n’è pentita, rovinando tutto, facendomi arrabbiare sul serio e, chissà, forse curandomi finalmente dalla mia ossessione per lei.

Perché quella che avevo per Mystique era, davvero, un’ossessione: mi capitava, nella vita reale, di sorprendere i miei pensieri a tornare a lei e a quello che stava passando in quel momento. E mi capitava di parlarne agli altri avatar e spesso di scoprire che eravamo in tanti a preoccuparci per lei, a seguire con crescente inquietudine la sua sperimentazione di detenzioni sempre più lunghe e sempre più restrittive, e la sua progressiva scomparsa dai luoghi che tutti frequentavamo. Fino a diventare, per lunghi periodi, una specie di fantasma, che tutti volevamo proteggere da lei stessa per i suoi comportamenti autodistruttivi… mentre forse eravamo noi amici che avremmo dovuto imparare a proteggerci da lei. Perché il suo atteggiamento da succube perfetta è in realtà una trappola, perché alla fin fine lei è il tipo che – come si dice – ha la tendenza a topping from the bottom... a dominarti con la sua sottomissione. Sotto l’atteggiamento remissivo, Mystique nasconde invece una volontà di ferro, che in più di un’occasione consuma ed esaurisce nervi e cuore a chi si illude di poterla tenere in pugno, e che mette a dura prova anche chi, come me, sarebbe stata pronta a buttarsi per lei nel fuoco dell’inferno, con un peso attaccato al collo.

c883b9a507344094bcc8775a62a11684.jpg Se ci penso bene, è stata lei anche a decidere il nostro incontro. Erano i miei primi tempi a Stonehaven e, come spesso accadeva, girovagavo senza meta cercando di capire come mettermi nei guai. In giro c’era poca gente, ed era impossibile non notare quella moretta incatenata al muro del castello. Portava una maglietta corta con su disegnate delle manette, e un paio di hot pants verdi estremamentee succinti. Aveva le braccia ammanettate dietro la schiena, le gambe costrette dalle cavigliere in posizione genuflessa ed era imbavagliata. Mi sembrava chiaro che fosse proprietà privata di qualcuno, e credo che non mi sarei mai avvicinata, se non avesse fatto lei la prima mossa. “Ciao”, mi fa lei per prima. Il bavaglio trasforma il saluto in un bofonchio, ma io frequento la zona da abbastanza tempo per aver imparato a capire i mugolii di chi parla con la bocca tappata. Sventurata, le rispondo, e sono perduta.

Una delle prime cose che Mystique mi chiede è se ho voglia di giocare un po’ col suo “Odium”. Oltre ai legami che ho descritto, scopro che indossa una specie di vibratore interno su cui non ha il controllo e che io scopro, cliccando, di poter accendere e spegnere a mio piacimento. Non amo particolarmente questo genere di strumento: basta un click per leggere in chat cose del tipo “Mystique Aeon sente un brivido di piacere mentre la macchina entra in azione”… mi sembra un modo per semplificare troppo la vita a chi non sa portare avanti nemmeno quel minimo di gioco di ruolo che da solo può, a volte, dare un senso a una solenne idiozia come il famoso sesso virtuale. Però cliccare un po’ su quell’affare non mi costa niente, così mi ci applico distrattamente, tenendolo acceso per un poco, poi spegnendolo sul più bello, poi accendendolo di nuovo durante una conversazione, poi spegnendolo ancora. Senza troppo farci caso, senza strategia e senza davvero osservare le reazioni di Mystique – che, nel frattempo, slego dal muro e porto in una gabbia lì vicino, chiudendocela a chiave.

Eppure, evidentemente, anche senza farlo apposta devo aver fatto qualcosa di giusto: ansimando, Mystique confessa che la sto facendo impazzire e che per lei quest’alternanza fra lo stimolo elettronico e la sua assenza è un delizioso tormento, che la porta più volte sull’orlo dell’orgasmo e ogni volta glielo nega all’ultimo istante con crudele malizia. Quando me ne rendo conto, mi decido a lasciare l’oggetto in funzione abbastanza a lungo in modo che lei possa, finalmente, arrivare fino in fondo. Non sono una Mistress e non sempre me la sento di negare qualcosa a qualcuno che sta fremendo – nemmeno quando la negazione è proprio ciò che questa persona sta cercando. Però, a quanto sembra, il tormento è durato abbastanza a lungo da far sì che per Mystique si tratti di un’esperienza importante. Mi aggiunge alla lista dei suoi amici, mi chiede se sono interessata leggere la sua storia e mi passa alcune notecard. Poi si scollega e io comincio a leggere, prima senza farci troppo caso e poi, via via, con attenzione crescente.

e4d03a04a534fe6aa26f24dddd4041a7.jpg Perché la storia di Mystique ha, sorprendentemente, parecchi punti in contatto con la mia. Anche lei ha iniziato la sua esperienza nel BDSM con le gabbie di Psi Merlin, di cui è stata anche prigioniera per diversi giorni. Anche lei, dopo un po’ di giorni a spasso per Stonehaven, è stata rapita dalla mia cara Bunny Hastings, che se l’è portata a casa (lo stesso cottage a Silent Wind che anche io ho conosciuto) e l’ha tenuta a lungo prigioniera lì, all’interno di un tubo. E anche lei si è innamorata, di Bunny, proprio come era successo a me quando mi ero trovata in suo potere, legata e imbavagliata e chiusa in una casa che non conoscevo. Mystique la chiama Sindrome di Stoccolma, ma si tratta di un’etichetta semplicistica: quello che mi conquista, nelle sue notecard, è invece il candore e la precisione di dettaglio con cui descrive le sue sensazioni di prigioniera di Second Life – e l’inquietante coincidenza di tante di queste sensazioni con le mie. Per tante persone, vedere il proprio avatar con le braccia legate dietro la schiena non ha, probabilmente, un effetto che vada al di là di quello che può dare un qualsiasi mediocre videogioco: per Mystique (e per me) si verifica invece un fortissimo transfert sulla vita reale. Vedere il nostro avatar legato ha su di noi un effetto che in parte è anche fisico: le braccia, seppur libere, ci si irrigidiscono davvero e, dopo molte ore, sentirsi i gomiti serrati dietro la schiena produce in noi una sorta di malessere reale, un fantasma di crampo che diventa indolenzimento autentico. Essere rapite e legate su Second Life non è solo un gioco di ruolo: la costrizione non ti lascia lividi sulla pelle, ma non si limita affatto alla sola fantasia.

E poi c’è l’amore per chi ci cattura. Mystique si è convinta che la sindrome di Stoccolma sia una forma automatica di autodifesa insita nell’essere umano: forse la cavernicola che veniva brutalmente rapita e posseduta con la forza da un nerboruto uomo di Neanderthal finiva per affezionarglisi obbedendo a un impulso di conservazione di se stessa e della specie… e questo istinto si è trasmesso in qualche modo fino a quelle come noi. Fatto sta che Mystique si è convinta di essere destinata a innamorarsi di chiunque la catturi e mantenga su di lei un controllo assoluto per un tempo sufficientemente lungo. Io non so se sono tanto d’accordo: ma non ho mai sperimentato una cattività davvero a lungo termine fino ad ora… e in qualche modo sono affascinata da qualcuno che sembra aver già capito quello che cerca nel mondo del BDSM. È più di quanto io possa dire di me stessa: io non so perché mi piaccia tanto essere immobilizzata da qualcun altro. Mystique sì: lei cerca e di solito trova l’innamoramento – forzato, condizionato dal rapporto di forza e dalla Sindrome di Stoccolma, ma pur sempre un innamoramento.
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In uno dei primi post di questo blog riflettevo sul fatto che magari farsi sigillare in un banesuit è un po’ un modo per provare l’emozione della morte e del lutto altrui prima che sia giunto il tempo. Però anche il punto di vista di Mystique ha un suo perché: il possesso altrui come un abbraccio globale, che ti include in modo totalizzante come un amore che ti divora. Thanatos o Eros? Penso alle considerazioni di Rossella, penso a Samy che mi chiude il casco del banesuit attorno al collo, a Jaron che mi trascina in manette su nel cielo, a Bunny che mi toglie tutti i tentativi di fuga, a tante e tante gabbie che ho sentito chiudersi automaticamente alle mie spalle, alle mani di Forrest che mi imprigionano con ferma dolcezza nelle corde dello shibari. E non so ancora darmi una risposta.

 

(Prossimamente: I diari di Mystique)

Nelle mani di Jaron

Basta un’amica distratta o maliziosa. Basta un momento di esitazione. E ti ritrovi in una nuova gabbia, con sbarre che non puoi spezzare. Perché non sono fisiche.

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Ho scattato la foto qui sopra mentre volavo, trascinata da un guinzaglio, verso una skybox nata da pochissimi giorni nei cieli di Snark, l’isola di Psi Merlin situata a sud di Stonehaven. Il puntolino nero che chi aguzza la vista intravede sopra di me è Jaron Bailey, il mio catturatore. E il solo uomo che, nella mia breve vita su Second Life, io abbia odiato con tutte le mie forze, anche prima di quella volta che mi ha colta, come uno stupido fiorellino, nella prigione di Ratmaw. Ma è colpa mia: colpa mia che qualche giorno fa mi sono lasciata andare a qualche confidenza di troppo. Per il piacere di parlare di Mystique.

Mystique. Mystique. Mystique Aeon. Sempre lei: la mia ossessione di un tempo che sembra infinito e che in realtà, se rifletto sui pochi mesi attivi che ho passato su Second Life, si riducono a ben poca cosa… ma Second Life ha questo potere, di condensare molto in poco, di accelerare le emozioni e i rapporti, amplificandoli oltre ogni logica, anche all’interno di quello che inizialmente consideravi soltanto un gioco. Mystique, che di cui ormai è giunto il momento di parlare a lungo, e ripetutamente. Mystique, che mi ha fatto fare sciocchezze e follie, prima senza saperlo, poi – credo – consapevolmente. Mystique, la sub perfetta che in realtà domina i suoi dominatori con una mano ferrea. Mystique, che tutti vogliono proteggere, prima dai suoi aguzzini, poi da se stessa. E che invece proprio per questo forse è, fra le persone che conosco, la più pericolosa.

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Mi sono fermata davanti alla gabbia per qualche minuto e pochi istanti dopo Jaron è piombato in volo come un falco: “Strano posto per gironzolare”, ha commentato sardonico, al che io gli ho risposto che volevo solo vedere se per caso Mystique fosse di nuovo lì – nonostante sapessi che da qualche giorno Jaron ha trasferito lei e Sylvine Fouroux in una nuovissima skybox di legno a qualche centinaio di metri sul livello di Snark. Vaglielo a spiegare, a un uomo, che mi piaceva guardare la gabbia e pensare alla mia amica, che in quel momento era offline, immaginando di starle vicina. E infatti, Jaron ha aggiunto, con un ghigno, che se quella gabbia mi piaceva tanto sarebbe stato felice di ospitarmici.

Mi sono tirata indietro, ovviamente, ma non avevo fatto i conti col suo occhio di predatore. E con la distrazione, o la malizia, di Bunny, che salutandomi l’altra sera si era dimenticata di disattivare la funzione del Nasty che mi proibiva di recuperare le mie chiavi, anche quando le manette sono aperte. In un battibaleno, Jaron mi ha chiuso le manette sui polsi, poi è partito in volo, trascinandomi nella prigione volante dove Mystique passa da qualche giorno tutto il suo tempo. Fasciata strettamente dal lattice del banesuit di Sable Janus, e con la testa imprigionata da un casco che la costringe a ripetere continuamente formule di sottomissione a Jaron. Di cui, ormai, nel suo profilo, afferma di essere proprietà assoluta.

Nella skybox di Jaron non c’era nessuno. Dopo aver assicurato il guinzaglio a un anello fissato nel muro, mi ha frugata senza tante cerimonie facendomi cacciare le chiavi delle cavigliere e costringendomi in ginocchio davanti a lui. Poi ha cominciato a costruirmi intorno una gabbia di legno, raccontandomi con tono trionfante i suoi piani per il mio futuro: da ora in poi intende tenermi lì assieme a Mystique, per tenerle compagnia… ma poiché sa che io ho la tendenza a scappare appena resto incustodita mi ha annunciato un piano che dovrebbe rendere la mia cattività molto più irreversibile di quanto non sia stata finora. Jaron punirà Mystique per ogni mia disobbedienza, avvertendola che la causa della punizione sono io… e viceversa.

“Questo è un ricatto!”, ho esclamato indignata. “Lo è”, ha risposto lui sorridendo, “funzionerà?”

(Prossimamente: La ragazza di Latex)

Nuovi amici

Breve aggiornamento sugli ultimi nomi aggiunti alla lista dei miei contatti – gli “amici” della cui presenza o meno su Second Life sono aggiornata in tempo reale.

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“Diventare amici”, su Second Life, ha un significato leggermente diverso da quello della vita reale. Ogni avatar ha una lista di contatti selezionati di persone che ha ammesso (o che l’hanno ammessa) nella propria cerchia in seguito a una richiesta di amicizia inviata da una delle parti e accettata dall’altra. Nella versione minimale, i miei “amici” sono informati in diretta ogni volta che mi collego a Second Life, ma con un semplice clic posso consentire loro anche di individuarmi in qualsiasi momento sulla mappa generale della grid – per potermi raggiungere ma anche solo per farsi un’idea di dove mi trovo, di cosa sto facendo in quel momento, se sono o meno in compagnia di qualcuno. Volendo (ma io lo faccio solo in casi molto specifici) si può autorizzare un amico a modificare gli oggetti di nostra proprietà – un privilegio che non è necessariamente reciproco e di cui è considerato delittuoso abusare.

Aggiungere qualcuno alla lista senza il suo consenso è impossibile. Chiedere a qualcuno amicizia è possibile a tutti, ma c’è chi si irrita molto quando questo succede a sorpresa, senza che ci sia stato prima un avvicinamento, una conversazione, un qualche tipo di scambio che lo renda, in qualche modo, giustificato. Aggiungere qualcuno alla lista è un gesto che può avere significati molto variabili, ma che non va preso alla leggera – di avatar ce ne sono a sciami, e la lista ti permette di selezionare e tenere traccia di quelli con cui ci troviamo meglio. Qui di seguito segnalo qualcuna delle aggiunte più recenti, con qualche notizia sul come e perché sia nato il contatto.

95e02dee0e382ddd871c98b0711645da.jpgCielo Robbiani – Nel corso dei miei vagabondaggi solitari in qualità di bane, sono capitata a Manette Matte, una zona BDSM italiana espressa dall’omonimo e pregevole sito internet ma che frequento di rado perché troppo spessa affetta da un tasso di chiacchiera troppo alto e da una eccessiva presenza di niubbi. Non so se sia una particolarità degli italiani, ma ho notato che quasi tutte le volte che bazzico aree dove si parla la mia lingua finisco per incontrare individui che mi chiedono amicizia senza scambiare due parole, oppure che due parole le pronunciano, ma alternandosi fra “Vuoi scopare?” e “Dove sei?”. Io non sono su Second Life a cercare sesso virtuale, e non sono su Second Life a cercare persone da incontrare poi nella First Life. Il fatto che io abiti a Milano o a Roma non deve fare differenza: sono su Second Life, parlo italiano e inglese e questo ti deve bastare. Cielo, tuttavia, si è rivelato subito diverso: a differenza di un babaleo il cui nome ora mi sfugge, ha saputo capire che in quanto bane non potevo essere avvicinata e mi ha inviato una notecard gentile che mi invitava a farmi viva quando avessi potuto. L’ho fatto e ho incontrato un dom gentile, che sta dandosi un gran da fare per aprire la sua land personale (Villa BDSM). Ha due difetti: tende, nella chat, a spezzettare le frasi in troppi frammenti incompleti, e mi sembra che abbia ancora le idee poco chiare rispetto agli oggetti RR e al RL viewer. Ma sta organizzando un bel concorso per chi indossa il miglior abito di lattice, con un premio che mi fa gola, e conterei di partecipare (se non ho capito male si svolgerà dal 9 all’11 del mese). Mi ha anche offerto un lavoro come Mistress a pagamento. Dubito di essere tagliata per farlo, ma nella (seconda) vita non si può mai sapere.

Gloria Oppewall – Tutte le volte che l’ho incontrata finora indossava abiti neri facendo sospettare una tendenza dominatrice che, invece, è lontanissima dalla sua natura. È la schiavetta di Cielo e ho dedicato un po’ di tempo a istruirli insieme sulle meraviglie dei Real Restraints, spingendola ad acquistare manette e benda e aiutandola a inserire in entrambe il meraviglioso plugin Friends di Chriss Rosca (che consente di garantire a un selezionato numero di persone di cui ti fidi, e solo a quelle, di rubarti le  chiavi). Cielo è un dom molto geloso, si direbbe, e teme assai che Gloria possa essere legata da qualcun altro – e anche lei sembra piuttosto spaventata all’idea di essere dominata da qualcuno che sia diverso dal suo Master. Con Friends sono a cavallo entrambi, almeno fino a quando Gloria non dovesse scoprire il brivido del rapimento ad opera di sconosciuti.

Claven Albatros – Claven meriterebbe (e anzi meriterà) un post tutto per sé perché la storia del nostro incontro si intreccia molto strettamente con quello del mio rapporto con Mystique Aeon. Diciamo che ha una fama di Mistress ESTREMAMENTE rigorosa ed ESTREMAMENTE esigente. Dal 29 febbraio di quest’anno, Mystique aveva accettato di diventare di sua proprietà, di fatto scomparendo quasi totalmente dalla scena. Salvo rarissime eccezioni (un paio di visite e una libera uscita), Mystique è rimasta per quasi un mese chiusa in una sua cella in una skybox molto isolata – incatenata strettamente, imbavagliata, impossibilitata a comunicare con chiunque, e senza nemmeno poter aprire il proprio Inventory… fino al giorno in cui è stata addirittura sigillata nel banesuit di Sable Janus, e costretta ogni due minuti a ripetere i mantra che il casco le ordinava di ritrascrivere in maniera esatta, inviando a Claven un log dettagliato su quante volte l’ordine fosse stato eseguito in modo corretto. A sorpresa, un paio di giorni fa, Mystique si è fatta cacciare da Claven per aver barato, utilizzando il client standard in luogo del Restrained Life e rimuovendo senza permesso tutti i legami che Claven le imponeva. Uno scazzo gravissimo che pare sia nato dalla sua confessione, a Claven, di aver rivelato la sua password a qualcuno, consentendogli di collegarsi a Second Life al suo posto. Ne riparleremo, perché si tratta di una scelta abbastanza clamorosa, e posso ben capire che Claven se ne sia sentita tradita. Sapendo che Mystique è una delle mie amiche più care, ed essendosi trovata per caso a passare in un luogo dove mi trovavo, ha ritenuto fosse il caso di informarmi che Mystique non faceva più parte della sua famiglia – e soprattutto avvertirmi che poteva darsi il caso che dietro all’avatar di cui sono innamorata da tanto tempo, a volte ci fosse una persona diversa da quella che ormai credevo di conoscere. Ho apprezzato l’attenzione, e riporto qui, traducendolo, il dialogo con cui ho osato chiedere a Claven di aggiungermi ai suoi contatti.

1873dbb63d2fa06fac66e12ab06d979b.jpg07a55bd2ba46510b1fe16e7b8bdbe7d1.jpg[16:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Potrei avere l’onore di aggiungerti tra gli amici della mia contact list, Claven?
[16:14]  Claven Albatros: Sì, ti prego
[16:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Grazie
[16:14]  Claven Albatros: Stavo per dire che sarei stata onorata di fare di te una parte della mia comunità. Sembra che tu sia una persona davvero deliziosa.
[16:14]  Claven Albatros: Mi dispiace che non abbia funzionato
[16:15]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Mi sarebbe piaciuto… Non posso dire che… In effetti mi spiace che non sia accaduto, in un certo senso
[16:15]  Claven Albatros: Spiace anche a me
[16:16]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Io… io credo di non potermi spingere ad andare da qualcuno chiedendo che mi rapisca… e [diventare tua prigioniera per stare vicina a Mystique] era una scappatoia che pensavo avrebbe potuto funzionare col mio modo di essere su SL…
[16:17]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Ma ho veramente apprezzato che tu mi abbia detto tutte queste cose e mi auguro di poter condividere qualcosa, un giorno, con te
[16:17]  Claven Albatros: Lo spero anch’io. Forse questo potrà aprire una nuova porta. Abbi cura di te e stai bene, Win.

Astor Robbiani – Astor, per me, è da parecchie settimane quel puntino verde che compare costantemente accanto a quello che rappresenta, sulla mappa di Second Life, Rossella Pintens la quale, sebbene non ci si veda mai, è una delle quattro o cinque persone che mi hanno concesso il privilegio di conoscere in ogni istante la loro ubicazione (un privilegio che io invece concedo al 90 per cento dei miei contatti). Non ricordo se Rossella fosse con Astor quando l’ho incontrata per la prima volta a Pak, davanti al negozio di Marine – di certo, mi sembra di averle viste sempre insieme ciascuna delle rare volte che i nostri sentieri si sono nuovamente incrociati. A quanto ho capito, Rossella ha detto ad Astor che la definivo “il pallino verde”, e mi sa che la cosa non l’ha entusiasmata. Fatto sta che l’altro ieri sera stavo giocando un po’ con Forrest – che mi aveva chiamato in aiuto perché la slegassi e che ovviamente avevo provveduto a impacchettare per benino (anche perché indossava con quel famoso abitino nuovo che mi aveva mostrato di tra le sbarre della cella di Isabel, e non ho saputo resistere alla tentazione di toglierglielo)… Insomma, stavamo divertendoci un poco su un bondage bed pieno di animazioni quando a un bel momento, nella stanza, vedo entrare Astor, con Rossella al guinzaglio, legata e con una benda sugli occhi che le impediva di vedere alcunché. Dire che la cosa mi ha distratta sarebbe un eufemismo – anche perché quel poco che so di Rossella mi consente di immaginarla come quella che il guinzaglio lo tiene in mano, non certo quella che lo indossa, soprattutto in pubblico. Astor si è presentata come il puntino e si è allontanata dopo poco, immagino soddisfatta per l’effetto della sua comparsa. Con lei la lista degli avatar italiani nella mia agenda arriva alla vertiginosa cifra di sei. Devo fare più attenzione alle zone che frequento, mi sa.

(Prossimamente: Moneypig)

Chi ha paura dei banesuit?

Il fenomeno dei banesuit potrebbe diventare a breve una vera e propria moda, ma c’è chi scopre di non essere in grado di reggerne il rigore estremo. E in qualche caso non si tratta della prigioniera.

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Quando ho avuto la notizia che Marine mi aveva accettata come cavia per testare il banesuit mi trovavo nell’Arena di Aimee Riptide a compiere il mio terzo Bondage Ordeal (e a questo punto faccio una  promessa formale: entro la settimana provvedo a dedicare un post a questa faccenda, che vedo che continuo a parlarne en passant senza mai spiegare di che si tratta). L’arena si trova in una skybox sospesa a qualche centinaio di metri di altezza, per evitare intrusioni, ma la mia carissima Samy80 Owatatsumi era riuscita ugualmente a trovarmi e stava volteggiando in aria subito oltre il muro per tenermi compagnia mentre cercavo di liberarmi. Samy è una ragazza adorabile e passiamo insieme parecchio tempo, quindi mi era parso normale sentire cosa ne pensasse lei. Dopo tutto, sarei scomparsa dalla circolazione per un paio di giorni e non avrei avuto più modo di giocare con lei, di parlarle, anche solo di vederla.

Samy prende il gioco in modo molto positivo e spiritoso e mi ha detto che non c’era problema. Ma se hai letto Pasqua da Bane magari ricordi che Moss e Chriss hanno fatto fatica a sopportare di star lontane due giorni una dall’altra. E so per certo che Moss, prima, aveva chiesto il permesso a Chriss e che, anche se questa aveva detto che non c’era problema, Moss era preoccupata lo stesso. Chriss è una persona molto chiusa e non esprime troppo le sue emozioni.

e541dc2f781ba0dfdb1d55beb5805a4f.jpgE c’è chi la prende ancora peggio. Proprio Samy, ieri sera, stava ricevendo una serie di IM che la impegnavano parecchio: “C’è una tipa sconvolta perchè una sua amica si è messa in un bane e ha accumulato 5 giorni di sentenza”, mi ha detto, per poi riportarmene una frase che suonava così: “Che cavolo ci puo’ essere di cosi’ eccitante nel passare giorno dopo giorno praticamente morta?”.

Per chi, in qualche modo, ha consentito a diventare una bane, l’esperienza è sicuramente estrema e molto dura. Ma è frutto di una scelta, forzata o meno che sia. Una scelta almeno in parte consapevole di rinunciare per un tempo spesso non prevedibile a qualsiasi rapporto che non sia con l’Operatore: e quindi di rinunciare ai contatti, agli amici, alle chiacchiere, al gioco e a tutto quello che non sia vagare, come osservatrice, ai margini della società. Ma per chi ti vuole bene, questa rinuncia non è affatto frutto di scelta: potrebbe viverla come un abbandono, come un rifiuto o come una perdita irreparabile.

Un bane è una figura estremamente enigmatica: niente volto, corpo rivestito di lattice nero, muto e sordo al dialogo, in grado di comunicare solo in modo molto sommario… e, quando ti rendi conto che comunicare a gesti è una fatica esasperante, finisce che rinunci proprio a farlo, salvo nei casi di vera emergenza. Se un’amica diventa un bane, tentare di comunicare con lei diventa un esercizio in frustrazione che non hai scelto di subire e che può diventare esasperante. Perché la persona con cui vuoi parlare non ti sente, non ti risponde, cerca di allontanarsi quando tu ti avvicini, si nasconde. E magari cerca di spiarti da lontano senza farti vedere, per combattere un po’ la solitudine: io, Samy, lo confesso, un pochino l’ho seguita a distanza, per sentirmi meno sola ma cercando di non disturbarla… almeno finché qualcuno non mi si è avvicinato costringendomi a una precipitosa ritirata.

Divenire un bane è una scelta difficile soprattutto per chi non sa rinunciare alla nostra compagnia. E la frase dell’amica di Samy mi ha fatto riflettere a lungo. “Che cavolo ci puo’ essere di cosi’ eccitante nel passare giorno dopo giorno praticamente morta?”. E’ vero: essere un bane è, un poco, come essere morti e vagare sulla terra come un fantasma: passi fra la gente senza poterci interagire, e non è difficile immaginare che, se la moda si diffonderà ulteriormente, la gente finirà per ignorarti completamente. Tanto lo sapranno che non sei in grado di parlargli, e che cercherai di allontanarti. Esattamente come accade nel libro, in cui i bane diventano dei paria che tutti ignorano – almeno quando non arriva l’infame che invece si diverte ad aggredirli fidando nell’impunità.

ab87be3bdd0a467d62969f43bbe84819.jpgCi sto pensando ancora adesso. Perché se essere un bane è un po’ come vivere da morti, tutto sommato la similitudine la si potrebbe estendere anche a certe altre forme di bondage estremo, di isolamento. Chi si offre in tutto e per tutto a una Mistress che la prende, le blocca ogni comunicazione esterna, la lega, la chiude in una cella di mattoni e butta via la chiave… una persona come questa, che cosa cerca? Non è un caso di scuola: ho una carissima amica – forse qualcosa di molto più che un’amica – che ormai riesco a vedere meno di una volta al mese. Perché ha fatto una scelta del genere. Dovrò parlarti di Mystique Aeon.

E anche io, quando cerco guai non estemporanei, quando rischio tutto girando con le chiavi delle manette esposte in zone frequentate dai cacciatori di schiave, che cosa cerco? Quello che so è che a tutt’oggi mi è successo una sola volta di essere catturata da qualcuno e tenuta prigioniera in una cella per molti e molti giorni… e in quel periodo cercavo di dimenticare proprio Mystique, che si era donata a Jaron e che da allora non potevo più frequentare. Avevo il cuore spezzato, e ho cercato l’oblio nelle celle di Blackbear, dove sono rimasta forse dieci giorni. Come morta, isolata da tutti. Ho cercato l’oblio, e alla fine l’ho trovato. E se il mio cuore è tornato in grado di battere, ne sono certissima, lo devo anche a quell’esperienza.

Credimi, passare giorno dopo giorno praticamente morta non è particolarmente eccitante, non sulla lunga distanza. Ma ci sono momenti in cui scopri di averne bisogno come dell’aria che respiri quando non sei imbavagliata.

 

(Prossimamente: Mistress si nasce)