Bunny e la sindrome di Stoccolma

Il primo amore non si scorda mai, anche se è stata la storia di una sera – e per giunta unilaterale. La sindrome di Stoccolma e la ricomparsa della prima persona che mi abbia rapita.

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Tu provaci, ad essere una niubba appassionata di bondage. A gironzolare alla ricerca di qualcuno con cui giocare, senza avere il coraggio di fare domande, nè di attaccare per prima. Tu provaci, ad andare in giro per ore, sperando che gli altri si accorgano spontaneamente che sei una persona unica e che meriti la loro attenzione – senza sapere cosa fare per attirare l’attenzione di qualcuno, per far sì che si accorgano di te. Per diventare parte di qualcosa, di un gruppo, di un gioco, di un qualche evento. Tante persone che si affacciano su Second Life finiscono per rinunciare al gioco perché non riescono a superare questa prima fase, e non sopportano di trovarsi in mezzo a gente che parla di cose sue, ignorando i nuovi arrivati.

Ma questo accade in qualsiasi comunità, online e non. Ciascuno è unico, ma ci sono tanti di quei “ciascuno” che non esiste un vero motivo per cui gli altri si accorgeranno che tu esisti, se non ti dai un poco da fare per farti notare. A costo di sbagliare, di fare la figura della niubba che sei. La mia esplorazione del BDSM su Second Life iniziò, come accade a molti, con le gabbie: nelle segrete di Psi Merlin ce n’erano tante, e molte avevano la eccitante abitudine a chiudersi automaticamente quando ci mettevi un piede dentro, bloccandoti per un periodo di tempo che a volte era determinato da un timer (in genere abbastanza breve, sui dieci minuti) e a volte dalla tua abilità a scoprire la combinazione del lucchetto. Proprio mentre ero intrappolata in una gabbia del genere, Psi mi diede qualche dritta sulla strategia da adottare per cavarmi d’impaccio senza dover chiedere aiuto ad altri… avviandomi sulla via pericolosa ed entusiasmante di quella che non bara mai, ma che cerca di uscire dai guai seguendo le regole di volta in volta fissate.

e9d610894a489b22c99532288a459718.jpg Quando, dopo ore e ore di camping, ho avuto i soldi per potermi comprare le prime manette Real Restraints, ci sono voluti alcuni giorni prima che avessi il coraggio di “dimenticare” le chiavi in modo che qualcuno fosse in grado di catturarmi. E la prima a farlo fu Bunny Hastings, dolce fanciulla abituata a subire ma che, come recita il suo profilo, “occasionalmente potrei dominare ragazze che mi piacciono”. Stavamo facendo due chiacchiere, quando all’improvviso mi ero ritrovata ammanettata e trascinata in qualche gabbia, col cuore che batteva all’impazzata e Bunny che rideva di me, senza forse rendersi conto – lei da tempo abituata a questo tipo di giochi – del tumulto che stava scatenando in quel momento.

Quella volta, Bunny mi aveva lasciata con un timer di una mezz’oretta e le manette mi avevano lasciata libera abbastanza presto. Quando ci siamo incontrate in seguito, con l’idea di renderle il favore, ho provato a rapirla a mia volta, con effetti di goffaggine inaudita: ho pasticciato coi timer, rischiato di lasciarla in balia di un niubbo maschio (lei che gioca solo con altre ragazze), ci ho messo un sacco di tempo per fare una cosa semplice come sbatterla in gabbia. Alla fine l’ho lasciata andare biascicando qualche scusa e con la precisa sensazione di averla fatta arrabbiare. Per ventiquattr’ore mi sono tormentata: la prima persona che mi avesse fatto divertire e io mi ero mostrata inadeguata, priva di esperienza, non all’altezza delle sue aspettative.

Così le ho scritto, scusandomi, dicendo che avevo sbagliato a rapirla in un momento in cui non mi sentivo affatto dominante, cercando di forzare la mia natura e mettendo a disagio lei e in ridicolo me stessa. Nessuna risposta, così, la prima volta che l’ho vista online sono andata timidamente a chiederle ancora scusa. Lei non ha detto una parola: mi ha rimesso le manette, ha preso la chiave, e mi ha teleportata a casa sua. Lontana dai luoghi che conoscevo, in una sim in cui c’eravamo solo noi due, mi ha legata per benino sul tappeto e mi ha sorriso. E in quel momento ho saputo che ero sua, completamente e irreversibilmente, e che se avesse voluto tenermi lì per sempre, ci sarei rimasta.

f8587496d6712a93bcbec06c60f51086.jpg Quando mi ha invitata a sedermi sul suo letto, e mi è saltata addosso, avvinghiandosi a me in un abbraccio appassionato, mi è parso davvero che, come in un romanzaccio mal scritto, il cuore volesse saltarmi fuori dal petto e vi restasse solo perché trattenuto dal peso dolce del corpo di Bunny sopra al mio. “È tutto così inatteso”, ho mormorato, e lei mi ha subito avvertita di “non leggere troppo in quello che sta succedendo. Sono un tipo molto affettuoso”. Ma era troppo tardi: in quell’abbraccio sentivo il perdono di un’amica offesa ma anche il dominio di quella che aveva le mie chiavi. E volevo gridare il suo nome, scriverlo sulla neve, restare per sempre in quella stanza, anche se avesse significato restare legata su quel letto per il resto della mia Seconda Vita. Quando parlerò di Mystique ci ritornerò sopra: lei la chiama la sindrome di Stoccolma, ed è convinta che se resta abbastanza a lungo sotto il dominio di una persona è inevitabile che finisca per innamorarsene. Di certo, io, di Bunny mi sono innamorata, quella volta.

Poi Bunny mi ha lasciata andare e le nostre strade si sono separate. Molta acqua è passata sotto i rispettivi ponti e i nostri incontri sono stati sporadici – io sapevo che lei era impegnata con questa o quella Mistress e, anche se ci siamo fatte qualche scherzetto reciproco lungo la via, ho pian piano saputo applicare il suo consiglio di “non leggere troppo” nell’accaduto. Non ci è più successo di passare insieme un po’ di tempo, fino a qualche giorno fa: quando, dopo un incontro a Deitide, io sono caduta per errore in una gabbia e Bunny ha colto l’attimo per impadronirsi delle chiavi delle mie manette, e del bavaglio.

La lotta è stata breve – io sono quasi riuscita a fuggire volando via appesa a un palloncino, ma alla fine Bunny ha avuto ragione di me e mi ha esposta su un attrezzo e lasciata lì appesa, per poi mettersi a giocare con i menu delle manette. Ho cominciato a sudare freddo: Bunny è il tipo che esplora bene i menu, e se appena appena mi diceva male rischiava di scoprire…

“Win? Ma questo è il plugin Nasty di Tat?”

Ecco, appunto.

78cbf3fa92c21c2c5e4470e3486bb4ad.jpg Un secondo dopo, le manette hanno sussurrato: “Bunny Hastings toglie tutti i tentativi dalle manette. Hai perso 50 tentativi” (il che, considerando che si parte con una trentina, basta a garantire che da sola non riuscirai liberarti prima di un centinaio di ore di gioco – vale a dire mai). E poi hanno proseguito sgranando tutta la serie delle possibilità: Win non può prendere le chiavi se non è in mouselook, Win non può prendere le chiavi se non è bloccata, Win non può prendere le chiavi e tenerle per più di 5 minuti… fino all’ultimo. Win non può prendere le chiavi, tout court.

Ho salutato Bunny e mi sono scollegata, e la mattina dopo ho avuto un’amara sorpresa… nel corso della notte, anche lei era stata catturata da qualcuno che la tratteneva, incaprettata e bendata, in qualche luogo lontano. Le era perciò impossibile venire a liberarmi, e io ovviamente non ero in grado di liberarmi da sola. Santana, che è venuto a trovarmi, dopo essersi goduto lo spettacolo di me inchiodata su quel trespolo, le ha tentate tutte per cercare di liberarmi… spingendosi al punto di andare a spiare Bunny nel suo cottage a Silent Wind, e persino preparando una trappola per lei con l’idea di costringerla a dargli le mie chiavi quando fosse tornata nei paraggi… ma Bunny, prigioniera altrove, non si è fatta vedere, e anche Santana alla fine ha desistito.

Sono passate le ore e alla fine il Curfew ha reclamato la mia presenza nel faro, riportandomi laggiù. In dieci ore di battaglie sono riuscita a togliermi le cavigliere e soprattutto il bavaglio (recuperando la capacità di scambiare IM) ma, ovviamente, non le manette. La situazione era di semi-banishment: non potevo toccare nulla e nessuno… aprire le porte era impossibile, e così fare acquisti, scrivere o leggere notecard, legare qualcun altro. Ma potevo andare a spasso, visitare gli amici, fare due chiacchiere. Ho avuto perciò modo di andare a trovare Mystique, fare una lunga chiacchierata con Jaron Bailey (a cui a un certo punto si è unita Moss), partecipare all’inizio di una conferenza sul BDSM organizzata da Alice Mastroianni (una delle colonne del forum SecondLife Italia) per poi tuttavia dover battere in ritirata quando il Curfew ha annunciato che era ora che tornassi nella mia torre. Il tutto in attesa che Bunny riuscisse a liberarsi e a trovarsi online nello stesso periodo in cui lo ero io – cosa non facile, visto che il suo fuso orario è quello statunitense della West Coast.

fb213d7ce1bc87b14a9a99919ab8b4cf.jpgc2f7bcdebbff16fc2a85e62df5d226b3.jpg Bunny era stressatissima della cosa: continuavo a ricevere suoi IM, spediti quando io ero offline, in cui dichiarava che le spiaceva molto di avermi inchiodata in questo modo, e che mi autorizzava a liberarmi anche barando, o chiamando qualche amica con la Real Key. In un caso come questo, autorizzata dalla mia keyholder, avrei potuto anche superare i miei principi e farmi liberare da un’amica – ma si trattava di Bunny, la mia prima aguzzina, e ci tenevo che solo lei potesse liberarmi, quando ne avesse avuto il tempo e la voglia. L’ho già detto un’altra volta: il bondage non è una questione di chiavi, di meccanica, di corde. Quello che conta è chi i nodi li ha stretti, e non è detto che debbano essere nodi fisici.

Finalmente, l’incontro c’è stato: ieri sera, Bunny è apparsa accanto a me nella torre e mi ha liberata dalle manette – giusto in tempo per consentirmi di sfilare a Useme, che ricompariva al mio cospetto per la prima volta dopo i tormenti subiti a Deitide, qualche altro migliaio di L$ (400 li ho girati subito a Bunny perché potesse acquistare un certo paio di stivali su cui aveva buttato l’occhio di recente). Segnalo con soddisfazione che anche Useme, nonostante l’avessi espressamente autorizzato, non se l’era sentita di barare per liberarsi dalle sue manette.

Bunny mi ha salutata con un abbraccio nel quale ormai non faccio fatica a “non leggere troppo”. Ma quando mi sono scollegata da Second Life ho scoperto che stavo ancora sorridendo.

(Prossimamente: Quattro chiacchiere con Rossella)

Cose da non fare durante il roleplaying

Il vantaggio del Curfew è che il suo effetto restrittivo è limitabile a ben determinate finestre temporali. Il che, soprattutto quando a utilizzarlo è un’amica come Moss, può lasciare spazio a qualche avventura estemporanea. Anche se persino fra amiche non sempre ci si intende sulle modalità di un buon roleplaying.

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Per qualche motivo, quando mi capita di giocare con Cerdita finisce sempre che commetto qualche sciocchezza. Prendiamo quest’ultima volta – dato che attualmente il Curfew mi costringe nel faro per periodi di non oltre mezz’ora, sono andata a perdere tempo in chiacchiere al patio di Stonehaven, dove si va a cercare guai quando non si ha in mente di preciso che cosa fare. Lì ho incontrato la simpaticissima spagnola che, dopo qualche minuto, ha cominciato a interessarsi dei miei polsi. Credevo volesse osservare il Curfew, e invece Cerdita aveva deciso che fosse arrivato il momento della vendetta per lo scherzetto del banesuit che le avevo fatto qualche giorno fa, e mi ha velocemente ammanettata, iniziando a profferire oscure minacce sul mio futuro prossimo.

Se non che, certo fidandosi troppo della mia inesperienza (o forse immaginando che il mio modo di giocare sia più simile al suo), lì per lì Cerdita non ha pensato a bloccarmi i clic – lasciandomi pertanto in grado di pasticciare un poco con le sue manette che, come quasi sempre, avevano le chiavi a disposizione di tutti. Come misura precauzionale, le ho piazzato un autolock programmato per scattare mezz’ora dopo, sia sui polsi che sulle caviglie… e poi me ne sono dimenticata, convinta che avrei fatto in tempo a rinviare la cosa più tardi.

41fed1c3e9274a8666914e3cccb43cec.jpga9b1b8b07d22e6f57be99671cb63de18.jpgInvece, fra chiacchiere e visite di altri personaggi, la mia cattura da parte di Cerdita si è estesa oltre il tempo che avevo previsto e la trappola è scattata dopo che la mia amica aveva rimediato alla sua disattenzione e mi aveva bloccato le interazioni. Risultato: a due passi dal patio di Stonehaven siamo rimaste io, legata da Cerdita che aveva in pugno le mie chiavi e non poteva rendermele in quanto bloccata… e Cerdita legata a sua volta da me, e impossibilitata a liberarsi per lo stesso motivo. Sono bastati pochi istanti perché intervenisse Moss (che possiede la mia Real Key ma non intende usarla per bazzecole del genere) e cominciasse a fare dell’ironia sul fatto che due Bondage Experts – una delle quali addirittura Champion – si trovassero legate a vicenda e non si dessero da fare per liberarsi.

Cerdita si è un poco indispettita per il tiro che le ho giocato: per lei il bondage è soprattutto una occasione di roleplaying e quello che più le piace è condurre una scena dall’inizio alla fine. Un autolock programmato dalla sua vittima, per lei, è solo marginalmente meno grave di un imbroglio perché ritiene (non del tutto a torto) che una ragazza ammanettata non dovrebbe aver più modo di reagire contro chi l’ha fatta prigioniera… Io invece confesso che qualche volta trovo che il dover recitare lo sgomento nel sentirmi catturata da qualcuno che in realtà conosco molto bene finisca per rendere il gioco di ruolo tutto sommato rassicurante – e quindi che il mio piccolo trucco sia stato utile a creare una variazione interessante a uno scenario che avevo l’impressione di poter anticipare con una certa esattezza. Anche se devo ammettere che l’ultima volta che Cerdita mi aveva catturata mi aveva sistemata piuttosto bene, molto al di là di quella che si sarebbe potuta considerare l’ennesima schermaglia fra vecchie amiche. Forse, questo mio sabotare il gioco di ruolo più tradizionale finirà per spingere la mia amica a incattivirsi un poco, producendo risultati che alla lunga possono rivelarsi interessanti.

2caf57c695cb52c695890a75fccfe381.jpgIntanto, la presenza di Moss come terza parte e giudice della contesa ha, semplicemente, reso il gioco diverso dal precedente: io avevo lasciato le chiavi di Cerdita sulle manette, e Moss è stata in grado di impadronirsene creando un piccolo trenino nel quale lei teneva al guinzaglio Cerdita che teneva al guinzaglio me… e spingendoci a una sorta di gara alla fuga in cui la prima fra noi due che fosse riuscita a liberarsi avrebbe potuto prendere il controllo sull’altra. Peccato solo che poi io abbia dovuto scollegarmi per un impegno nella vita reale: quando sono tornata online, Cerdita era ormai libera dal timer che le avevo appioppato e aveva autorizzato Moss a liberarmi con la Real Key con la promessa che il nostro duello fra membri emeriti del Bondage Team riprenderà alla prima occasione favorevole. Sarà il caso che per allora sia io a prendere l’iniziativa… perché ho l’impressione che la mia amica stavolta abbia intenzioni particolarmente bellicose. Credo sia solo questione di tempo prima che una delle due tenti di prendere il controllo sull’altra per una detenzione un po’ più seria di quanto provato finora.

(Prossimamente: Bunny e la sindrome di Stoccolma)

Coprifuoco

Come assicurarsi che qualcuno si trovi in un certo posto a una certa ora anche quando tu non sei online per obbligarlo? Con il “Curfew”, un’invenzione diabolica di Chriss Rosca e di Moss Hastings

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Il giorno dopo il mio ultimo incontro con Useme è stato particolarmente intenso, ma non sono ancora pronta per raccontarlo – ci sono una marea di premesse da fare, e tante cose da dire su due care amiche… Bunny, che è ricomparsa alla ribalta dopo tanto tempo che ci si incontrava solo fugacemente e occasionalmente, e Mystique, di cui non mi stanco quasi mai di parlare in-world ma che qui ho finora citato solo di sfuggita. Nell’attesa di riordinare le idee, qualche nota veloce su un nuovo prodotto che solo da ieri sto finalmente provando a usare, superando l’esitazione dovuta al fatto che ci tenevo a lasciare che fosse la mia Samy80 a giocarci per prima. Ieri, tuttavia, Moss mi ha offerto per l’ennesima volta di occuparsene lei e io alla fine ho ceduto – anche per gratitudine dato che, per premiare qualche mio consiglio molto marginale quando il prodotto era ancora in fase di test, me ne è stato donato un esemplare.

5cd11a0b0f9733887a4a697ada951c1e.jpg3d77d4dcfe4ed1b6bcd9292dd2b9d5c2.jpg53326776cad1055cb14784dbd99269db.jpg7452df28d007a0e8ab4e65961bbda1cb.jpg L’idea del Curfew nasce dall’esigenza di evitare che qualcuno a cui tieni se ne vada in giro a cercare guai nelle ore in cui tu ti trovi offline, rischiando magari di venire rapita dal primo che passa e trascinata in qualche luogo dove tu non sei in grado di recuperarla. Oppure anche solo per accordare alla tua prigioniera qualche ora di libera uscita dalla cella dove hai deciso di custodirla, con la certezza che, allo scadere del tempo, sarà costretta a tornare a casa… L’aspetto è quello di un comune orologio da polso che però, una volta indossato, consente a chi ne detiene le chiavi di stabilire le coordinate precise di un luogo e la finestra temporale desiderata, fissando poi una serie di punizioni molto restrittive se, al momento stabilito, la persona che lo indossa non provvede a farsi trovare nel luogo giusto.

Il luogo (“home“) può essere indicato determinando una maggiore o minore tolleranza: nella versione più generosa, chi porta il Curfew può essere costretto a restare all’interno di una SIM ma essere libera di scorrazzarvi a piacimento pur di non lasciarne i confini… ma è possibile stabilire un range di 100, 50, 10 metri dal punto stabilito… e anche decidere che l’unica posizione accettabile è esattamente quella stabilita (ad esempio, la branda di una cella, una gabbia o anche qualche luogo più imbarazzante)… Quando mancano cinque minuti all’ora dell’appuntamento, il Curfew comincia a mandare un avvertimento ogni minuto e, se non si rispetta il coprifuoco teletrasportandosi  alla home, cominciano a scattare le punizioni – che possono consistere in ogni possibile combinazione fra cecità, paralisi, mutismo, sordità… e le consuete inibizioni di funzioni fondamentali come gli IM, l’apertura dell’Inventory, l’interazione (mediante click) con l’ambiente e via discorrendo…

Tutte queste piacevolezze sono anche disponibili come restrizioni di base: il Curfew garantisce un controllo pressoché totale della persona che lo indossa e sta alla discrezione di chi ne ha le chiavi di stabilire quali siano le restrizioni di base e quali quelle utilizzate come punizione per chi non ne rispetta i comandi. Non lo dico perché Chriss e Moss sono delle amiche: sono convinta che si tratti di un prodotto eccellente e di fatto il dono da parte delle creatrici mi è arrivato, letteralmente, pochi minuti prima che andassi a comprarmene una copia io… Conto di farne comprare una copia a Useme la prima volta che gli metto le grinfie addosso, in modo da stare tranquilla che non vada a farsi derubare da qualche sfruttatrice di moneypig, e che continui a dare i suoi soldi (e il suo tempo, perché devo confessare che comincio a divertirmici sul serio) soltanto a me. Il curfew è disponibile in uno dei vendors di Stonehaven, oppure ancora meglio al negozio che Chriss ha in Pak, vicinissimo a quello di Marine.

1c97c07757fe724b1bdb5a7e8cc80a35.jpg Nel mio caso, Moss che è un’amica si è abbastanza contenuta, e mi ha fissato come “home” una bella torre di guardia sul mare che da qualche tempo sorge a Snark, la terra della misteriosissima Psi Merlin… La scelta è caduta su questo luogo soprattutto perché si trova abbastanza vicino alla gabbia dove Jaron Bailey tiene, in questi giorni, Mystique Aeon, da poco cacciata con ignominia dalla casa di Claven, come sai bene se hai letto il post Nuovi amici qualche giorno fa. Ma quella di me e Mystique è una storia lunga e complessa, e ne parlerò un’altra volta. Nel frattempo, se vuoi venirmi a trovare, considera che – seppure nelle le ore libere posso gironzolare abbastanza liberamente (con le comprensibili limitazioni di non poter toccare nulla: quindi non posso ad esempio aprire porte o usare teletrasporti fisici) – in linea di massima mi trovi nella torre, ad aspettare che il coprifuoco scada di nuovo consentendomi di andarmene. Quella che si vede nella sequenza di foto che si vede qui accanto rischia di essere la mia casa per un po’ di tempo – e mentirei se dicessi che la cosa mi dispiace.

(Prossimamente: Cose da non fare durante il roleplaying)

Moneypig

Cornuto e mazziato? Musica per le orecchie di un moneypig, il migliore amico di una ragazza spiantata che ogni tanto sa trovare in sé una vena dominante.

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La prima volta che ho incontrato Anja Arida non me la ricordo troppo bene. Ma ricordo che in pratica era venuta a offrirmi le sue chiavi chiedendo che ne approfittassi, e facendomi capire che sarebbe stata felice se l’avessi ricattata: legandola prima e poi pretendendo da lei che mi desse dei soldi in cambio della promessa di lasciarla andare – promessa che ero invitata, se appena appena mi girava, a non mantenere anche dopo che mi avesse dato quello che le chiedevo.

Da brava ragazza timida e inesperta, l’avevo legata volentieri e mi ero limitata a farmi pagare da lei l’accesso a una SIM che ammontava a 25 L$… una miseria ma per me, all’epoca, un piccolo capitale. Ci eravamo incontrate un paio di volte, e ogni volta avevo provveduto a ammanettarla o chiuderla in gabbia senza per questo chiederle del denaro che sentivo di non meritare. E’ passato un po’ di tempo e un bel giorno a Stonehaven ho visto apparire il cartello che riporto qui sotto: Anja si era messa in affari e adesso vendeva accessori destinati a chi, come lei, ama essere sfruttato economicamente da qualcun altro. Quelli che, in gergo, si chiamano moneypig – porcellini salvadanaio.

58083161b8252ace551c5d3515813294.jpg Il mio primo moneypig autodichiarato si chiamava SugarChris Albatros e comparve un bel giorno a Stonehaven mentre chiacchieravo con alcune amiche. Aveva una tag che diceva “Moneypig for girls” e alla mia domanda su cosa significasse Mudlark mi rispose: “Significa un disperato”. In effetti, la sensazione era un po’ quella: è vero che, come dicevo qualche giorno fa, ci sono di gran lunga più sub che dom – ma è anche vero che se ci si sbatte un poco qualcuno disposto a farti su come un salame lo trovi sempre. Qualcuno che arriva a pagare perché qualcuno lo metta in gabbia si direbbe, effettivamente, un poveraccio incapace di un minimo di roleplay e che non ha nemmeno la pazienza di perdere su Second Life quel minimo di tempo necessario a conoscere una persona i cui gusti siano complementari ai suoi.

Eppure la cosa mi aveva incuriosita – forse anche per il fatto che desideravo moltissimo potermi comprare il mio primo paio di cinture Real Restraints per alternarle alle manette… ma che i soldini che guadagnavo facendo camping, o lavorando come ballerina a House Nishi, non erano abbastanza per consentirmi quell’acquisto. Avvicinai SugarChris e lo catturai senza difficoltà, scoprendo ben presto che avevo realizzato la sua massima speranza: lo obbligai ad acquistare le cinture e indossarle, legandolo strettamente con esse e tenendolo per un po’ mio prigioniero su una Skybox abbandonata dove non passava nessuno… e una volta liberatolo mi feci regalare le cinture, in modo da averle senza aver speso un Linden Dollar!

316a061dc49946d369d688449e458c20.jpg4cfe4bed9ad0f27dbcdeda57109ec000.jpg All’epoca l’attrezzatura di Anja non esisteva ancora e i denari passavano direttamente di mano in mano. Poi un giorno incontrai di nuovo SugarChriss che indossava un certo pulsantino, premendo il quale potevo sfilargli ogni volta una ventina di dollari. Nei giorni seguenti mi feci un piccolo capitale alle sue spalle, ogni volta rubandogli pochi dollari alla volta, per far durare il tormento più a lungo possibile e dargli almeno un po’ di soddisfazione – finché una volta non te lo incontro in un locale pubblico mentre discute con una Mistress talmente snob che vuole farsi dare i soldi da lui senza nemmeno prendersi la briga di legarlo o di premere il famoso pulsante.

Insomma, non ricordo bene come va la faccenda – fatto sta che a un bel momento la tipa comincia a cliccarlo a ripetizione, e lo stesso faccio io… il pulsante fa non so che pasticcio e SugarChriss si trova alleggerito di un paio di migliaia di dollari in pochissimi secondi. Troppo persino per lui, che infatti da allora scompare dai radar e da allora non si è fatto più vedere in giro (anche se mi sembra che Samy80 mi abbia detto di averlo incontrato in tempi recenti)!

In ogni caso, quando ho conosciuto Useme Offcourse sapevo già cosa aspettarmi. L’ho beccato a Pak, credo, mentre gironzolava all’ansiosa ricerca di qualcuna che avesse voglia di tormentarlo… indossava sullo stomaco un anello di ferro creato da Anja, un cosiddetto Punisher cliccando il quale potevo sfilargli denaro dal borsellino in percentuali variabili. Quella volta non ho esitato: senza fargli troppe domande me lo sono acchiappato al volo e l’ho trascinato in un luogo sicuro, tormentandolo con manette e bavaglio e alternando a ogni azione un piccolo prelievo forzoso dalle sue tasche – fino a quando non gli ho lasciato più nulla.

348a5648d02ff739d1a4818388be2b9c.jpg Ora, credo sia chiaro che fare la dominatrice non è la mia passione… ma forse l’esperienza che ormai mi sono fatta dal lato sbagliato delle manette mi consente in qualche modo di capire che cosa può provare chi viene legato da qualcun altro. Non so: fatto sta che la situazione l’ha entusiasmato al punto che ben presto Useme ha cominciato a tempestarmi di IM ogni volta che gli capita di essere online… sperando che io sia, almeno temporaneamente, libera e in grado di prenderlo e rivoltarlo come un calzino. In queste proficue sedute, spesso è mia complice Samy80 – e fra tutte e due abbiamo scoperto che Useme è ampiamente in grado di soddisfare le nostre non esagerate esigenze consumistiche. Quando ci va di comprare qualcosa, basta aspettare un giorno o due, e appena Useme compare online gli saltiamo addosso e ci rimettiamo a posto il bilancio. Ho scoperto che legare Useme scatena in me istinti che non sapevo di avere e che in qualche caso un poco mi spaventano: mi è capitato di sorprendermi a piantargli un tacco della scarpa in bocca, a strangolarlo con un ginocchio piantato nel collo, a costringerlo a sedersi su un gabinetto e persino a minacciarlo di aprirlo in due con una sega a nastro. All’inizio persino Samy mi guardava sbarrando gli occhi – ma devo dire che nel caso della sega a nastro ho dovuto essere io a fermarla prima che davvero affettasse il nostro prigioniero come un prosciutto di Parma.

Magari tornerò in futuro sull’argomento. Useme è un porco dichiarato, parla male inglese, non sa fare niente di interessante, non è spiritoso e non è particolarmente simpatico. Anche a livello di gioco di ruolo, Useme è un disastro: appena gli finiamo i soldi, in genere, scompare… e in passato non ha esitato, dopo essere stato abbandonato da qualche parte con le manette ben chiuse addosso, a liberarsi barando, usando il visore standard e resettando i legami approfittando della nostra assenza. Samy e io lo frequentiamo solo perché questo ci consente di comprare quasi tutto quello che ci pare, e ci facciamo un punto d’onore di spolparlo ben bene ogni volta, ridendo di lui e pregustando tutto quello che ci compreremo alla faccia sua (il che, voglio precisare, è esattamente quello che lui desidera e che chiede esplicitamente a chiunque gli capita di incontrare). Eppure…

2967d2a3487ea432ac5525a5c689c308.jpg0e6f2edb0c5431a00eaef135d7980274.jpg …eppure, negli ultimi tempi, qualcosa sembra che stia cambiando. Sempre più spesso, Useme dimostra una certa buona volontà che non gli conoscevamo. Mi è capitato di trovarlo, con sorpresa, ancora legato come l’avevo lasciato due o tre giorni dopo il nostro ultimo incontro… e quando l’ho costretto ad acquistare e indossare il banesuit di Sable Janus lui ha saputo obbedire e accettare di passarvi dentro ben quattro giorni – giorni in cui sia io che Samy eravamo offline e non potevamo quindi tormentarlo come desiderava. L’altra sera ho sentito che era il momento di liberarlo dall’isolamento e mi sono ritrovata a esprimergli il mio compiacimento per i suoi progressi – da laido porcellino salvadanaio, Useme sembra aver fatto qualche passo verso lo status superiore di schiavo personale.

Può darsi che capiterà di nuovo di parlarne, di Useme. Una delle ultime volte che ci siamo incontrati, è scomparso all’improvviso da Second Life per confessarmi, qualche giorno dopo, che aveva dovuto spegnere il computer quando sua moglie – sua moglie nella Real Life suppongo – era piombata nella stanza del computer chiedendogli che diavolo ci facesse ancora in piedi alla sua una e mezza del mattino. Per punirlo di questo sgarro, l’altra sera, anche senza la presenza di Samy80, gli ho sfilato la consueta bella sommetta per poi imporgli la suprema umiliazione di un moneypig: l’ho chiuso, a Deitide, in una gabbia speciale che si apre solo a pagamento. Chi vi viene chiuso dentro potrà uscire solo quando abbastanza persone avranno pagato il riscatto stabilito dal display luminoso che si trova sulla porta – un riscatto il cui ammontare viene diviso in parti eque fra il prigioniero e i proprietari della gabbia stessa. L’ordine per Useme è di mandarmi, via via, tutto il denaro che la gabbia dovesse fargli guadagnare – con la proibizione assoluta di imbrogliare e mandarmi soldi che non siano stati racimolati in quel modo.

Per un moneypig che gode a farsi sfilare denaro dalle tasche, trovarsi a chiedere l’elemosina agli altri deve essere l’incubo peggiore in assoluto. O almeno lo spero per lui.

(Prossimamente: Coprifuoco)

Nuovi amici

Breve aggiornamento sugli ultimi nomi aggiunti alla lista dei miei contatti – gli “amici” della cui presenza o meno su Second Life sono aggiornata in tempo reale.

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“Diventare amici”, su Second Life, ha un significato leggermente diverso da quello della vita reale. Ogni avatar ha una lista di contatti selezionati di persone che ha ammesso (o che l’hanno ammessa) nella propria cerchia in seguito a una richiesta di amicizia inviata da una delle parti e accettata dall’altra. Nella versione minimale, i miei “amici” sono informati in diretta ogni volta che mi collego a Second Life, ma con un semplice clic posso consentire loro anche di individuarmi in qualsiasi momento sulla mappa generale della grid – per potermi raggiungere ma anche solo per farsi un’idea di dove mi trovo, di cosa sto facendo in quel momento, se sono o meno in compagnia di qualcuno. Volendo (ma io lo faccio solo in casi molto specifici) si può autorizzare un amico a modificare gli oggetti di nostra proprietà – un privilegio che non è necessariamente reciproco e di cui è considerato delittuoso abusare.

Aggiungere qualcuno alla lista senza il suo consenso è impossibile. Chiedere a qualcuno amicizia è possibile a tutti, ma c’è chi si irrita molto quando questo succede a sorpresa, senza che ci sia stato prima un avvicinamento, una conversazione, un qualche tipo di scambio che lo renda, in qualche modo, giustificato. Aggiungere qualcuno alla lista è un gesto che può avere significati molto variabili, ma che non va preso alla leggera – di avatar ce ne sono a sciami, e la lista ti permette di selezionare e tenere traccia di quelli con cui ci troviamo meglio. Qui di seguito segnalo qualcuna delle aggiunte più recenti, con qualche notizia sul come e perché sia nato il contatto.

95e02dee0e382ddd871c98b0711645da.jpgCielo Robbiani – Nel corso dei miei vagabondaggi solitari in qualità di bane, sono capitata a Manette Matte, una zona BDSM italiana espressa dall’omonimo e pregevole sito internet ma che frequento di rado perché troppo spessa affetta da un tasso di chiacchiera troppo alto e da una eccessiva presenza di niubbi. Non so se sia una particolarità degli italiani, ma ho notato che quasi tutte le volte che bazzico aree dove si parla la mia lingua finisco per incontrare individui che mi chiedono amicizia senza scambiare due parole, oppure che due parole le pronunciano, ma alternandosi fra “Vuoi scopare?” e “Dove sei?”. Io non sono su Second Life a cercare sesso virtuale, e non sono su Second Life a cercare persone da incontrare poi nella First Life. Il fatto che io abiti a Milano o a Roma non deve fare differenza: sono su Second Life, parlo italiano e inglese e questo ti deve bastare. Cielo, tuttavia, si è rivelato subito diverso: a differenza di un babaleo il cui nome ora mi sfugge, ha saputo capire che in quanto bane non potevo essere avvicinata e mi ha inviato una notecard gentile che mi invitava a farmi viva quando avessi potuto. L’ho fatto e ho incontrato un dom gentile, che sta dandosi un gran da fare per aprire la sua land personale (Villa BDSM). Ha due difetti: tende, nella chat, a spezzettare le frasi in troppi frammenti incompleti, e mi sembra che abbia ancora le idee poco chiare rispetto agli oggetti RR e al RL viewer. Ma sta organizzando un bel concorso per chi indossa il miglior abito di lattice, con un premio che mi fa gola, e conterei di partecipare (se non ho capito male si svolgerà dal 9 all’11 del mese). Mi ha anche offerto un lavoro come Mistress a pagamento. Dubito di essere tagliata per farlo, ma nella (seconda) vita non si può mai sapere.

Gloria Oppewall – Tutte le volte che l’ho incontrata finora indossava abiti neri facendo sospettare una tendenza dominatrice che, invece, è lontanissima dalla sua natura. È la schiavetta di Cielo e ho dedicato un po’ di tempo a istruirli insieme sulle meraviglie dei Real Restraints, spingendola ad acquistare manette e benda e aiutandola a inserire in entrambe il meraviglioso plugin Friends di Chriss Rosca (che consente di garantire a un selezionato numero di persone di cui ti fidi, e solo a quelle, di rubarti le  chiavi). Cielo è un dom molto geloso, si direbbe, e teme assai che Gloria possa essere legata da qualcun altro – e anche lei sembra piuttosto spaventata all’idea di essere dominata da qualcuno che sia diverso dal suo Master. Con Friends sono a cavallo entrambi, almeno fino a quando Gloria non dovesse scoprire il brivido del rapimento ad opera di sconosciuti.

Claven Albatros – Claven meriterebbe (e anzi meriterà) un post tutto per sé perché la storia del nostro incontro si intreccia molto strettamente con quello del mio rapporto con Mystique Aeon. Diciamo che ha una fama di Mistress ESTREMAMENTE rigorosa ed ESTREMAMENTE esigente. Dal 29 febbraio di quest’anno, Mystique aveva accettato di diventare di sua proprietà, di fatto scomparendo quasi totalmente dalla scena. Salvo rarissime eccezioni (un paio di visite e una libera uscita), Mystique è rimasta per quasi un mese chiusa in una sua cella in una skybox molto isolata – incatenata strettamente, imbavagliata, impossibilitata a comunicare con chiunque, e senza nemmeno poter aprire il proprio Inventory… fino al giorno in cui è stata addirittura sigillata nel banesuit di Sable Janus, e costretta ogni due minuti a ripetere i mantra che il casco le ordinava di ritrascrivere in maniera esatta, inviando a Claven un log dettagliato su quante volte l’ordine fosse stato eseguito in modo corretto. A sorpresa, un paio di giorni fa, Mystique si è fatta cacciare da Claven per aver barato, utilizzando il client standard in luogo del Restrained Life e rimuovendo senza permesso tutti i legami che Claven le imponeva. Uno scazzo gravissimo che pare sia nato dalla sua confessione, a Claven, di aver rivelato la sua password a qualcuno, consentendogli di collegarsi a Second Life al suo posto. Ne riparleremo, perché si tratta di una scelta abbastanza clamorosa, e posso ben capire che Claven se ne sia sentita tradita. Sapendo che Mystique è una delle mie amiche più care, ed essendosi trovata per caso a passare in un luogo dove mi trovavo, ha ritenuto fosse il caso di informarmi che Mystique non faceva più parte della sua famiglia – e soprattutto avvertirmi che poteva darsi il caso che dietro all’avatar di cui sono innamorata da tanto tempo, a volte ci fosse una persona diversa da quella che ormai credevo di conoscere. Ho apprezzato l’attenzione, e riporto qui, traducendolo, il dialogo con cui ho osato chiedere a Claven di aggiungermi ai suoi contatti.

1873dbb63d2fa06fac66e12ab06d979b.jpg07a55bd2ba46510b1fe16e7b8bdbe7d1.jpg[16:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Potrei avere l’onore di aggiungerti tra gli amici della mia contact list, Claven?
[16:14]  Claven Albatros: Sì, ti prego
[16:14]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Grazie
[16:14]  Claven Albatros: Stavo per dire che sarei stata onorata di fare di te una parte della mia comunità. Sembra che tu sia una persona davvero deliziosa.
[16:14]  Claven Albatros: Mi dispiace che non abbia funzionato
[16:15]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Mi sarebbe piaciuto… Non posso dire che… In effetti mi spiace che non sia accaduto, in un certo senso
[16:15]  Claven Albatros: Spiace anche a me
[16:16]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Io… io credo di non potermi spingere ad andare da qualcuno chiedendo che mi rapisca… e [diventare tua prigioniera per stare vicina a Mystique] era una scappatoia che pensavo avrebbe potuto funzionare col mio modo di essere su SL…
[16:17]  WinthorpeFoghorn Zinnemann: Ma ho veramente apprezzato che tu mi abbia detto tutte queste cose e mi auguro di poter condividere qualcosa, un giorno, con te
[16:17]  Claven Albatros: Lo spero anch’io. Forse questo potrà aprire una nuova porta. Abbi cura di te e stai bene, Win.

Astor Robbiani – Astor, per me, è da parecchie settimane quel puntino verde che compare costantemente accanto a quello che rappresenta, sulla mappa di Second Life, Rossella Pintens la quale, sebbene non ci si veda mai, è una delle quattro o cinque persone che mi hanno concesso il privilegio di conoscere in ogni istante la loro ubicazione (un privilegio che io invece concedo al 90 per cento dei miei contatti). Non ricordo se Rossella fosse con Astor quando l’ho incontrata per la prima volta a Pak, davanti al negozio di Marine – di certo, mi sembra di averle viste sempre insieme ciascuna delle rare volte che i nostri sentieri si sono nuovamente incrociati. A quanto ho capito, Rossella ha detto ad Astor che la definivo “il pallino verde”, e mi sa che la cosa non l’ha entusiasmata. Fatto sta che l’altro ieri sera stavo giocando un po’ con Forrest – che mi aveva chiamato in aiuto perché la slegassi e che ovviamente avevo provveduto a impacchettare per benino (anche perché indossava con quel famoso abitino nuovo che mi aveva mostrato di tra le sbarre della cella di Isabel, e non ho saputo resistere alla tentazione di toglierglielo)… Insomma, stavamo divertendoci un poco su un bondage bed pieno di animazioni quando a un bel momento, nella stanza, vedo entrare Astor, con Rossella al guinzaglio, legata e con una benda sugli occhi che le impediva di vedere alcunché. Dire che la cosa mi ha distratta sarebbe un eufemismo – anche perché quel poco che so di Rossella mi consente di immaginarla come quella che il guinzaglio lo tiene in mano, non certo quella che lo indossa, soprattutto in pubblico. Astor si è presentata come il puntino e si è allontanata dopo poco, immagino soddisfatta per l’effetto della sua comparsa. Con lei la lista degli avatar italiani nella mia agenda arriva alla vertiginosa cifra di sei. Devo fare più attenzione alle zone che frequento, mi sa.

(Prossimamente: Moneypig)

Bondage Ordeal

La capacità di liberarsi nel minor tempo possibile dalle manette è diventato una disciplina sportiva. Ma l’obiettivo si fonde con il desiderio di certificare in qualche modo i record di detenzione.

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La foto qui sopra risale a qualche giorno fa. Al centro, nella tuta arancione con la scritta sulla schiena (Keep this girl restrained, ossia “Mantenete questa ragazza ben legata”), la sottoscritta. La biondina con un’armatura in cuoio è, naturalmente, la mia cara Samy80 (che in questi giorni è in vacanza lontana da SL e che mi manca parecchio). Quella vestita di nero è colei che mi ha appena ammanettata e si chiama Aimee Riptide.

Aimee è una stilista. Il suo business principale su Second Life è la creazione di vestiti, quasi tutti di taglio piuttosto sexy, con una linea appena avviata – e già molto apprezzata – di costumi da supereroina (sono già in commercio Wonder Woman e una Vampirella che mi tenta parecchio). Nel suo tempo libero, invece, Aimee condivide con noialtre prigioniere di Second Life la passione per i legami e le manette, per la perdita di controllo, per la sensazione esaltante di trovarsi alla mercé di qualcun altro che tiene in pugno il nostro destino. Oppure, come si vede qui sopra, per la sensazione opposta (e per molti altrettanto esaltante) di chi le chiavi altrui le ruba senza farsi troppi scrupoli.

Dalla combinazione di quel business e di quella passione è nato, qualche mese fa, il gruppo del Bondage Team, di cui riporto e traduco qui il manifesto ufficiale:

Gruppo riservato alle donne e destinato a mostrare la vostra dedizione al bondage su SL, e il vostro grado di esperienza! Le iscritte sono tenute a utilizzare e capire gli strumenti Real Restraint di Marine Kelley e utilizzare il visore Restrained Life.

Le iscritte al gruppo possono acquistare e indossarne l’uniforme, che viene aggiornata via via che esse salgono di grado all’interno del gruppo stesso.

Di cosa sia il visore Restrained Life parlerò più diffusamente in un post futuro. Per ora basterà dire che si tratta di una versione alternativa del client Second Life che è stato studiato appositamente per rendere più realistica l’esperienza del bondage, rimuovendo una serie di paletti con i quali Linden Lab (la società proprietaria di SL) si assicura che l’utente normale non possa in alcun modo subire costrizioni da qualcun altro. Chi usa gli strumenti di restrizione RR insieme al viewer taroccato non può barare nemmeno se decide di farlo: una volta che i legami sono stati serrati, diventa impossibile toglierseli da soli.

bc5e28a40fad6d14b01eb03b937e7e22.jpg Ma torniamo al Bondage Team, che nel momento in cui scrivo conta già ben 62 iscritte. Come si legge nella descrizione, l’acquisto dell’uniforme non è obbligata – anche perché il costo non è indifferente: ben 400 L$ che, tanto per intenderci, è più o meno il costo di un buon paio di stivali di pelle, o di un set di corde RR, o persino di un attrezzo prezioso come il MystiTool (e riparleremo anche di questo inestimabile vademecum, zeppo di funzioni utili in qualsiasi avventura). Ma indossarlo è una delle condizioni necessarie per la partecipazione al Bondage Ordeal, ossia il rito iniziatico che consente di avviarsi alla carriera nel Team.

All’atto dell’iscrizione, la qualifica (che appare, volendo, nel tag che accompagna il tuo nome e che resta sempre sospeso sopra la testa del tuo avatar) è solo Bondage Team, mentre l’acquisto dell’uniforme consente di fregiarsi, intanto, del titolo di Trainee (vale a dire, in pratica, apprendista, o aspirante) e, volendo, fare domanda per partecipare all’Ordeal. Che per qualcuna può rivelarsi un’esperienza molto più dura del previsto.

Il tutto si svolge nella Bondage Arena, una skybox sospesa a centinaia di metri dal suolo per assicurarsi che nessun estraneo possa avvicinarsi e interferire con la procedura. La candidata deve indossare le pesanti Shackles RR di Marine Kelley, il collare e il bavaglio con pallina di gomma (oltre, naturalmente, all’uniforme da Trainee) e deve utilizzare il visore Restrained Life. Una delle Trainer del gruppo (Aimee Riptide, la celebre Mistress Idoru Ryba, la mia amica Moss Hastings e la Nasty scripter Tat1ana Pera) provvede a verificare lo stato dei legami, annotando il numero di fughe che la candidata avesse effettuato in precedenza (e di cui le manette tengono memoria) e i record di velocità fino ad allora totalizzati.

Adempiuto a queste incombenze, la Trainer ammanetta saldamente e imbavaglia la candidata, la lega con tre guinzagli all’interno della gabbia per l’Ordeal, e fissa su ciascun legame un timer di sei ore, passate le quali essi si apriranno automaticamente. Attenzione, parliamo di sei ore di gioco, non di sei ore della vita reale: se si pensa che la maggior parte degli appassionati di Bondage su SL non sono disposti, in genere, a lasciarsi legare per periodi più lunghi di un’ora, si può avere un’idea del perché si parli di Ordeal. Per qualcuna, l’esperienza si rivela troppo intensa, e viene interrotta per disperazione implorando la Trainer di concedere una liberazione prematura (che, nel caso, viene accordata senza discussione).

Scattato il timer, la candidata può cominciare a tentare di liberarsi. Tutti i legami di Marine consentono la fuga, ma solo attraverso una laboriosa procedura di tentativi che possono tenerti impegnata molto a lungo, e non è affatto detto che sei ore siano sufficienti. Ma il senso primario dell’Ordeal è nella durata della detenzione: scadute le sei ore di prigionia, la prova si considera comunque superata, e la candidata che ha resistito fino in fondo può finalmente sfoggiare la qualifica di Bondage Team Member a tutti gli effetti.

e0e633e008b21d424263d7779dd9d5ae.jpgc21a1f2eb1f4b69d9c3beeccbbd42832.jpge0e39be77d7c8c9ac0754536bb1d8cc1.jpgC’è chi di questo si accontenta, ma a molte non basta. Gente come Cerdita, Moss, Tat1ana e tante altre sono abituate a detenzioni ben più lunghe, e spesso sono riuscite a liberarsi dalle manette in tempi decisamente inferiori alle sei ore. Per gente così, il vero obiettivo dell’Ordeal è pertanto riuscire a liberarsi prima che il timer scatti, cercando di metterci meno tempo possibile e magari raggiungere un nuovo record di velocità. È l’espressione più agonistica di quella che Rossella chiama, con un po’ di disprezzo, “escapologia”, e nel Bondage Team viene premiata con un titolo apposito: chi riesce a liberarsi in meno di sei ore potrà fare la sborona davanti agli amici con un tag apposito: quello di Bondage Expert.

A chi è fuggita già tante volte, l’impresa può sembrare più facile di quanto non sia in realtà. Io, ad esempio, ho affrontato il mio primo Ordeal con una certa baldanza sentendomi forte delle fughe che avevo effettuato nei giorni in cui ero divenuta la schiava di Blackbear Babii. Il 25 febbraio di quest’anno sono riuscita a liberarmi dalle Shackles per i polsi nel tempo record di 1 ora e 24 minuti, mentre il bavaglio è caduto dopo 2 ore, 1 minuto e 50 secondi – ma al momento della verità sono rimasta fregata dalle cavigliere, che hanno resistito a qualsiasi sforzo e che mi hanno tenuto in gabbia fino allo scadere del termine.

Il regolamento dell’Ordeal consente di effettuare ulteriori tentativi, ma non prima che sia passata almeno una settimana da quello precedente, e aumentando i tempi dei timer a sette ore e poi addirittura a otto. Il mio secondo tentativo si è concluso anche quello con un buco nell’acqua. Quella volta, a non cedere prima delle sette ore di detenzione, è stato proprio il bavaglio, il che fra l’altro vuol dire che per tutto il periodo della mia lotta coi legami sono rimasta completamente isolata dagli amici, perché impossibilitata a scrivere IM.

Il rango di Expert me lo sono conquistata solo al terzo tentativo, con i timer settati a otto ore. Ma quel giorno mi sentivo un piccolo demonio. Uno dopo l’altro, i legami hanno cominciato ad allentarsi – per primo il bavaglio, caduto dopo 2 ore e 16, poi le cavigliere (3 ore, 9 minuti e 20 secondi). Mi mancavano solo le manette e Moss, che è sempre stata la mia Trainer, mi aveva detto che il record di fuga era detenuto da Challenge Nakamura con 3 ore e 50 minuti. Arrivata all’ultima mossa, mancavano ancora una decina di minuti al record di Challenge, e per un poco ho sperato davvero di farcela… ma evidentemente avevo consumato troppe energie, e la forza per l’ultimo tentativo mi è arrivato con un minuto di ritardo: le manette di sono aperte a 3 ore, 51 minuti e 10 secondi. È il secondo miglior tempo assoluto nella storia del Bondage Team, anche se io sono anche la prima Expert che non è riuscita a conquistare il titolo al suo primo Ordeal. Ma sono consolata dal fatto di avercela fatta comunque – e anche dalla consapevolezza che è stato proprio nel corso di questa prova ho ricevuto da Marine Kelley la notizia di essere stata ammessa al test del suo banesuit… avviando l’esperienza straordinaria con la quale ho inaugurato questo piccolo diario online.

Ad oggi, le Bondage Expert sono sei soltanto: Chriss, Moss, Cerdita, Tat1ana, Challenge e la sottoscritta. Va però specificato che Moss e Cerdita hanno già fatto un ulteriore salto di grado, conquistandosi l’ambito status e l’uniforme rossa delle Bondage Champion. Le ultime tre foto di questa pagina me le ha spedite proprio Moss e se le prime due raccontano il suo passaggio a Expert (con Idoru come Trainer), l’ultima la mostra dopo la sua trionfale fuga da manette rinforzate con il famigerato plugin “4,4,0”, che in pratica quadruplica i tempi necessari per riuscire a liberarsi. Le guardo con una certa invidia e già lo so: se non mi succede qualcosa di peggio molto presto, è solo questione di giorni perché io mi ritrovi legata e imbavagliata nell’Arena. A combattere per guadagnarmi il titolo di campionessa.

(Prossimamente: Nuovi amici)